Effe$%sulla%bilancia%commerciale%(cfr.%Mankiw)%

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EFFETTI DEL PROTEZIONISMO SULLA BILANCIA DEI PAGAMENTI (cfr. G. Mankiw,
Macroeconomia, Zanichelli)
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•  Si#può#dimostrare#che#l’a3uazione#di#forme#protezionis7che#produce#sulla#
bilancia#dei#pagamen7#effe;#contrari#a#quelli#a3esi#da#i#sostenitori#di#tale#
prassi#
•  Per#cogliere#ques7#elemen7#facciamo#degli#esempi#riproponendo#lo#
schema#IS?LM#in#economia#aperta.#
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valuta,#prodo3a#nel#mercato#interno,#e#la#domanda#di#valuta#che#
scaturisce#dagli#scambi#con#l’estero#
•  Inoltre#si#farà#uso#della#dis7nzione#tra#tasso#di#cambio#nominale#e#reale#
•  (slide#esterna#–#effe;#protezionismo.pdf#
le ipotesi:
a) Y è fisso e determinato dai fattori della produzione
Y=f(K,L)
b) consumo è in relazione diretta con il reddito disponibile
C=c(Y-T)
1
c) gli investimenti sono funzione inversa dei tassi di interesse
I=i(r)
con r=tasso di interesse reale
L’identità contabile è la seguente:
Y=C + I + G + NX
con NX=esportazioni nette
Ne consegue che se sottraiamo gli in entrambi i membri gli elementi del consumo
Y-C-G = I + NX
Avremo Y-C-G altro non è che il risparmio nazionale (S), quindi
S-I = NX
Tenuto conto che l’investimento è funzione del tasso di interesse reale,
NX = S – i(r*) dove r* è il tasso di interesse reale mondiale (se è grande l’economia può
modificare tale tasso altrimenti, la variabile rimane esogena)
Rappresentazione grafica:
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In economia chiusa avremo : punto E r che determina S=I
In economia aperta avremo: punto E’ r’ che coincide con S>I ovvero NX>0 avanzo BP (in questo
caso analizziamo le partite correnti – PC)
Ora introduciamo la relazione che lega il tasso di cambio nominale con quello reale
𝑝
𝑝!
dove il tasso di cambio reale è funzione del tasso nominale e del rapporto tra i prezzi interni ed
esteri.
La relazione tra tasso di cambio reale e saldo della PC sarà così rappresentata:
𝜀=𝑒
2
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dove a una riduzione del cambio segue un deprezzamento e quindi un aumento dell’export portando
in avanzo NX (a parità di M).
il modello si chiude in questo modo:
se S - I=NX
questa identità dimostra che NX è pari alla differenza tra risparmio e investimento (si ricorda che
NX in questa sezione è riferita al saldo delle partite correnti)
allora S-I indica gli investimenti esteri netti che misurano quanto i cittadini del paese domestico
prestano all’estero e quanto si indebitano
ne consegue che:
a) S>I si crea risparmio interno eccedente. Il paese domestico è creditore all’estero
b) S<I si crea investimenti eccedenti. Il paese è debitore verso l’estero
c) S=I saldo in pareggio della PC
Pertanto in a) abbiamo un avanzo di NX mentre in b) un disavanzo
Questa identità dimostra che il flusso internazionale dei fondi che finanzia l’accumulazione del
capitale e il flusso di beni e servizi sono due facce della stessa medaglia. Ora ci serviamo di un
modello per prevedere le reazioni del saldo PC a diversi provvedimenti di politiche
protezionistiche.
Il MODELLO che collega offerta della valuta domestica e domanda netta di valuta domestica
dall’estero:
3
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in caso di attuazione di misure protezionistiche, vediamo cosa succede:
ad esempio l’imposizione di dazi (contingentamento) che mira a ridurre le importazioni di auto. Ora
per ogni cambio reale la quantità di M si riduce e NX sarà più elevata. Ciò determina una
traslazione verso l’alto della curva. Quali effetti si produrranno?
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nel punto E’ ci sarà NX>(S-I) ovvero un eccesso di domanda della valuta domestica all’estero,
questo spingerà il tasso di cambio reale ad apprezzarsi fino a far tornare in equilibrio in E’’ , di
modo che NX=(S-I).
cosa ha determinato il protezionismo?
a) non ha prodotto effetti sulle PC, che rimane inalterata (scendono M e X)
b) ha ridotto il volume complessivo degli scambi, producendo una perdita per la collettività
4
cosa si impara dall’esempio?
Il protezionismo produce un apprezzamento reale della valuta domestica e non modifica la BP (PC)
ma il suo volume, restringendo il valore.
Tuttavia, le conseguenze possono essere diverse a seconda del regime dei cambi adottato. Per capire
queste differenze facciamo riferimento a un modello IS-LM in economia aperta.
Si adotta il modello di una piccola economia aperta, dove il tasso di interesse è quello determinato a
livello mondiale e pertanto esogeno. Questo fa sì che la LM possa essere verticale.
(indichiamo LM* e IS* per far capite che diversamente da quanto si studia in economia chiusa, r è
il tasso di interesse reale internazionale).
CURVA IS:
Y= C(Y-T) + I(r*) + NX(ε) + G
Ipotesi nel breve i prezzi sono costanti quindi il tasso di cambio reale segue le variazioni del cambio
nominale “e”. se “e” aumenta l’export scende per via dell’apprezzamento e NX si riduce.
Esiste dunque una relazione negativa tra il tasso di cambio nominale e Y (curva IS negativa)
CURVA LM:
𝑀𝑠
= 𝐿(𝑟 ∗ , 𝑌)
𝑃
la LM è verticale (non compare il tasso di cambio nell’equazione).
MODELLO IS-LM
Y= C(Y-T) + I(r*) + NX(e) + G
𝑀𝑠
= 𝐿(𝑟 ∗ , 𝑌)
𝑃
le variabili G, T, Ms, P, r* sono esogene mentre “e; y” sono endogene
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EFFETTO PROTEZIONISMO: CAMBI FLESSIBILI
Un aumento delle tasse sulle importazioni (dazio) fa ridurre “M” e quindi facendo aumentare NX,
facendo spostare verso destra la curva IS*. Nel nuovo punto B si assiste a un aumento di Y ma non
vi è equilibrio. Si determina un apprezzamento della valuta domestica, “e” aumenta fino al punto C,
tornando in equilibrio.
Cosa è successo? Apprezzamento della valuta e nessun effetto sul reddito (figura successiva)
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EFFETTO PROTEZIONISMO: CAMBI FISSI
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in questo caso le attese di apprezzamento della valuta domestica saranno sterilizzate dalla banca
centrale che acquisterà valuta estera, facendo aumentare l’offerta di moneta. Nel punto B il cambio
è rimasto invariato ma è aumentato il livello del reddito.
In definitiva possiamo riclassificare gli effetti in questo modo:
Effetti
protezionismo
y
negativo
Cambi flessibili
e
NX
positivo
negativo
y
positivo
Cambi fissi
e
negativo
Vedremo adesso perché i PVS che adottano forme generali di protezionismo tendono a:
a) sopravvalutare la valuta
b) agganciarsi a qualche valuta forte (una forma speciale di cambi fissi)
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NX
positivo
PROTEZIONISMO E TASSI DI CAMBIO SOPRAVVALUTATI
Un tasso di cambio sopravvalutato è il risultato più comune di una POLITICA DI SOSTITUZIONE
DELLE IMPORTAZIONI.
Generalmente la sopravvalutazione può essere determinata da un alto livello di protezione contro le
importazioni. Per tenere il tasso di cambio al di sopra di quello di equilibrio occorre:
a) politiche economiche restrittive che fanno abbassare le M
b) stabilire controlli nel commercio per frenare la propensione a importare
tuttavia la sopravvalutazione basata sui controlli non potrebbe realizzarsi in un paese dove il cambio
è flessibile. Per questo solo una piccola parte dei PVS lascia liberamente fluttuare il cambio.
Normalmente è prassi agganciare la valuta a una moneta più forte.
MOTIVI DELLA SOPRAVVALUTAZIONE:
un paese può scegliere questa politica del cambio per integrare altre modalità di protezionismo.
L’effetto sarà una riduzione dei P della materie prime e dei beni capitali che favorisce i produttori
che riducono i costi di produzione. Il controllo sulle importazioni avviene principalmente sui beni di
consumo, pertanto l’apprezzamento fa aumentare i profitti delle imprese interne. L’aumento dei
prezzi interni genera peraltro ulteriori attese ad apprezzamento della valuta, per il noto rapporto
(p/pe).
Un paese che mantiene nel tempo il suo tasso di cambio sopravvalutato può andare incontro ad altre
sfavorevoli conseguenze. Si annotano tra queste:
1) in ragione dei danni provocati ai settori dell’export ci saranno maggiori richieste di sussidi, e
questo farà aumentare il deficit pubblico;
2) un’eccessiva politicizzazione del commercio internazionale porta a potenziali corruzioni che
scaturiscono dal fatto di ottenere licenze e permessi per comprare beni di importazione alla
valuta favorevole e rivenderle a prezzi interni più alti nel mercato domestico.
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GLI STRUMENTI DELLA POLITICA COMMERCIALE
(cfr. Krugman e Obstfeld, Economia internazionale, Pearson)
Tra gli strumenti di politica commerciale analizzeremo il caso dei DAZI DOGANALI, rinviando a
un corso progredito di economia internazionale lo studio dei sussidi all’export, il contingentamento
delle importazioni, le limitazioni volontarie dell’export ecc..
DAZIO DOGANALE:
il dazio è una tassa sull’importazione di un bene. Possiamo avere un “dazio specifico”, che consiste
in un ammontare monetario fisso, oppure un “dazio ad valorem”, che viene fissato in rapporto al
valore di un bene.
In entrami i casi l’effetto è un aumento del costo di trasferire all’interno di un paese i beni colpiti
dal dazio.
FINALITA’ del dazio:
a) aumento del gettito fiscale
b) protezione di particolari settori industriali
Cerchiamo di capire gli effetti del dazio attraverso un supporto grafico:
XS rappresenta l’offerta estera di esportazioni
MD indica la domanda nazionale di importazioni
Pw è il prezzo mondale di equilibrio
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il paese A introduce un dazio che aumenta il prezzo delle importazioni nella misura di “t”. cosa
comporta questa politica?
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a) il P delle “M” aumenta, questo farà ridurre MD nel paese A e aumentare la domanda dei
beni nazionali
b) ora si determina un eccesso di offerta di beni esteri. Ne consegue una discesa dei P che farà
ridurre XS. I beni saranno ora indirizzati al consumo interno del paese B.
il dazio crea dunque una differenza tra i prezzi praticati nei due mercati. Nel paese A il dazio fa
aumentare Pt mentre nel paese B lo fa diminuire di P*t fino a P*t = Pt – t.
l’aumento del prezzo in A spinge i produttori a offrire quantità maggiori ma induce i consumatori
dello stesso paese a domandare meno. In parallelo, in B ci sarà una minore offerta e una maggiore
domanda e quindi una riduzione dell’offerta di esportazioni.
il volume degli scambi allora si è ridotto (infatti ci spostiamo da qE a qT). La riduzione avviene
nella misura del dazio introdotto. In corrispondenza di qT la domanda di importazioni uguaglia
l’offerta di esportazioni se Pt-P*t = t.
NOTA BENE: l’aumento del prezzo in A è inferiore al dazio. Ciò accade perché una parte di esso si
riflette nella diminuzione del prezzo all’esportazione in B e non viene sopportato dai consumatori di
A.
Questo è proprio l’esempio classico dell’adozione del dazio, ovvero limitare le importazioni. Nella
maggior parte dei casi però la dimensione di questo effetto si rivela assai contenuta. Nel caso sia un
paese piccolo a imporre un dazio, tenuto conto che la sua quota sul mercato mondiale è modesta,
l’effetto sul prezzo mondiale sarà modesto. Cioè la riduzione delle sue importazioni non spinge di
molto ad abbassare il prezzo della merce e quindi non si riduce l’offerta delle esportazioni estere.
Si può vedere cosa succede nel caso di un paese piccolo: effetto finale riduzione delle importazioni
mentre il prezzo mondiale resta invariato.
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COSTI E BENEFICI DI UN DAZIO
Il dazio produce un aumento del prezzo del bene importato. Le conseguenze sono:
a) svantaggio dei consumatori
b) vantaggio dei produttori
c) vantaggio per lo Stato
per poter confrontare costi e benefici occorre dare una valutazione quantitativa attraverso un’analisi
microeconomica.
SURPLUS CONSUMATORE:
Misura il vantaggio acquisito da un consumatore all’atto dell’acquisto in base alla differenza tra il
presso effettivamente pagato e quello che egli sarebbe disposto a pagare.
L’aumento del prezzo riduce il surplus da B a A
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Stiamo utilizzando i concetti del surplus del consumatore e del produttore per derivare i benefici e
costi sociali della politica commerciale. Vediamo graficamente come benefici e costi si
distribuiscono una volta introdotto il dazio.
il surplus del produttore (l’area al di sotto del prezzo) con l’aumento del prezzo (da Pw a PT)
aumenta pari all’area “a”. viceversa il surplus del consumatore (l’area al di sopra del prezzo) si
riduce di (a+b+c+d).
Inoltre, il Governo tassando le importazioni ottiene un aumento del gettito fiscale, che sarà pari
all’entità del dazio t=Pt-P*T per le importazioni, che dopo il dazio sono pari a S2D2. Quindi il
gettito maggiore è pari a (c+e).
Per calcolare l’effetto netto del dazio, si assume che un euro guadagnato o perso ha lo stesso valore
sociale, indipendentemente dal gruppo di operatori a cui si riferisce.
Pertanto avremo:
beneficio netto = costi dei consumatori – beneficio dei produttori – beneficio statale; ovvero
(a+b+c+d) – (a) –(c+e) = b + d +e
abbiamo allora due triangoli (b; d) che misurano le perdite per il paese e un rettangolo (e) che
misura il guadagno. Come interpretare i risultati?
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i due triangoli possono essere intesi come PERDITE DI EFFICIENZA dovute al fatto che un dazio
genera una distorsione negli incentivi al consumo e alla produzione;
il rettangolo invece evidenzia i BENEFICI IN TERMINI DI RAGIONI DI SCAMBIO, associati
alla diminuzione dei prezzi esteri all’esportazione indotta dal dazio stesso.
Pertanto, il vantaggio del dazio dipende quindi dalla capacità del paese che lo impone di far
diminuire i prezzi esteri all’esportazione. Se il paese non può modificare i prezzi mondiali l’area
“e” scompare e il dazio provoca una riduzione del benessere nazionale.
Il dazio distorce gli incentivi dei produttori che dei consumatori, introducendo entrambi ad agire
come se le importazioni fossero più costose di quanto siano in realtà.
Le distorsioni significano che i produttori producono una quantità troppo elevata del bene
considerato e i consumatori domandano una quantità troppo bassa. Se dunque il paese è piccolo le
ragioni di scambio non migliorano e l’applicazione del dazio produce costi superiori ai vantaggi.
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