Economia Politica
Appunti delle lezioni
Raffaele Paci
testo di riferimento:
Mankiw, Principi di economia,
3°ed., 2004, Zanichelli
Cap 9
Commercio internazionale
e benessere
Inquadramento generale
In questa sezione applicheremo i concetti di benessere al caso in cui il
paese sia aperto al commercio internazionale. Riprenderemo,
sviluppandoli in maggiore dettaglio, i concetti sui vantaggi derivanti dagli
scambi internazionali già analizzati nella UD03. Vedremo sotto quali
condizioni un paese diventa esportatore o importatore di un determinato
bene e chi tra compratori e venditori ne trae vantaggio. Il risultato più
importante è che aumenta il benessere della collettività nel suo insieme
dall’apertura al libero commercio e che se vengono imposte delle
restrizioni al commercio queste comportano una perdita secca per il
sistema economico.
Obiettivi di apprendimento
Capire quando un paese diventa esportatore o importatore di un
determinato bene
Determinare chi guadagna e chi perde in seguito al commercio
internazionale
Imparare che i guadagni sono superiori alle perdite e che quindi
complessivamente la collettività aumenta il suo benessere
Analizzare gli effetti negativi sul benessere derivanti dall’introduzione di
barriere doganali e restrizioni al libero commercio.
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Equilibrio senza commercio internazionale
Iniziamo considerando un paese chiuso agli scambi internazionali
(autarchia) che produce acciaio. Il mercato dell’acciaio in questo caso è
costituito solamente dai compratori (domanda) e produttori (offerta) interni.
Non è possibile effettuare importazioni o esportazioni.
In questo caso le condizioni di equilibrio del mercato e di benessere per gli
agenti economici sono quelle studiate finora.
Equilibrio senza commercio internazionale
Prezzo
acciaio
Offerta
interna
Surplus
consumatore
Prezzo
equilibrio
Surplus
produttore
Domanda
interna
0
Quantità
equilibrio
Quantità
acciaio
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Prezzo mondiale e vantaggio comparato
Consideriamo adesso che cosa succede se il paese decide di aprirsi agli
scambi internazionali.
La prima cosa da capire è se al nostro paese converrà importare o
esportare il suo acciaio. A tal fine si deve confrontare il prezzo mondiale
(PM) con il prezzo domestico (PD) di equilibrio che prevale nel mercato
interno prima dell’apertura.
Per semplicità, si ipotizza che il singolo paese, rispetto al resto del mondo, è
piccolo e quindi non influenza il prezzo mondiale, si comporta da price taker.
Se Prezzo mondiale > Prezzo domestico il paese diventa esportatore;
Se Prezzo mondiale < Prezzo domestico il paese diventa importatore.
Il Prezzo domestico riflette il costo opportunità del bene, nel senso che ci
dice a quante unità di moneta locale (e quindi di altri beni) dobbiamo
rinunciare per ottenere una unita del bene
Se il Prezzo mondiale è maggiore del Prezzo domestico significa che il
paese ha un vantaggio comparato nella produzione di quel bene, è più
efficiente e quindi ha un vantaggio nell’offrire all’estero il suo prodotto.
Prezzo mondiale superiore al prezzo domestico, il paese diventa esportatore
P
O interna
Prezzo
con
commercio
prezzo
mondiale
Prezzo
senza
commercio
D interna
esportazioni
0
Quantità
domandata
interna
Quantità
offerta
interna
Q
Al prezzo mondiale la quantità offerta dai produttori interni è maggiore di quella
domandata dai consumatori interni, la differenza costituisce le esportazioni verso
gli altri paesi.
3
P
Surplus consumatore
prima del commercio
O interna
Prezzo
dopo
A
commercio
esportazioni
Prezzo
prima del
commercio
Prezzo
mondiale
D
B
C
Surplus produttore
prima del commercio
D interna
0
Assenza di
scambi
Surplus consumatore
Con scambi
A+B
A
-B
C
B+C+D
+(B+D)
A+B+C
A+B+C+D
+D
Surplus produttore
Surplus totale.
Q
Variazione
Se un paese diventa esportatore:
•I produttori interni ne beneficiano e i consumatori
sono danneggiati
•Il benessere totale aumenta (area D) perché i
guadagni dei venditori superano le perdite dei
consumatori
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Prezzo domestico superiore al prezzo mondiale, il paese diventa importatore
P
O interna
Prezzo
prima del
commercio
Prezzo
dopo il
commercio
Prezzo
mondiale
Importazioni
0
Quantità
offerta
interna
Quantità
domandata
interna
D interna
Q
Al prezzo mondiale la quantità offerta dai produttori interni è inferiore a quella
domandata dai consumatori interni, la differenza costituisce le importazioni
dagli altri paes
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P
Figure 5 How Free Trade Affects Welfare in an
Surplus consumatore
Importing Country
dopo il commercio
Offerta
interna
A
prezzo
senza commercio
prezzo
dopo commercio
C
B
D
importazioni
Surplus produttore
dopo il commercio
0
Surplus produttore
Surplus totale.
Domanda
interna
Q
Assenza di scambi
Surplus consumatore
Prezzo
mondiale
Con scambi
Variazione
A
A+B+D
B+C
C
+(B+D)
-B
A+B+C
A+B+C+D
+D
Se un paese diventa importatore:
•I consumatori interni ne beneficiano e i produttor
sono danneggiati
•Il benessere totale aumenta (area D) perché i
guadagni dei consumatori superano le perdite de
venditori.
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Dazio doganale
Consideriamo adesso il caso in cui il paese importatore,
spinto dalle pressioni dei produttori interni scontenti di
vedere diminuire il proprio benessere, decide di introdurre
un dazio doganale sui beni importati.
Dazio doganale: una tassa applicata su un bene prodotto
all’estero e venduto all’interno.
La tariffa fa aumentare il prezzo di vendita all’interno del
bene rispetto al prezzo mondiale per l’ammontare della
tariffa stessa.
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Dazio doganale
P
O interna
Equilibrio
senza commercio
Prezzo
con dazio
Dazio
Prezzo
senza dazio
Prezzo mondiale
Importazioni
con dazio
O
0
O
Q
D interna
D
Q
Q
D
Q
Q
Importazioni
senza dazio
P
Come tutte le imposte, il dazio doganale genera una perdita secca (area D+F), il benessere complessivo del paese diminuisce.
Surplus consumatore con dazio
Surplus
produttore
con dazio
O interna
A
Perdita secca
Entrate fiscali dal
dazio
B
Prezzo
con dazio
dazio
C
D
Prezzo
senza dazio G
0
E
Importazioni
con dazio
O
Q
O
Q
Importazioni
senza dazio
Surplus produttore
Entrate fiscali
D interna
D
Q
Assenza di dazio
Surplus consumatore
F
prezzo
mondiale
D
Q
Q
Con dazio
Variazione
A+B+C+D+E+F
A+B
G
C+G
-(C+D+E+F)
-C
nessuna
E
+E
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Contingente di importazione (quota)
Una alternativa al dazio doganale è l’imposizione di un contingente di
importazione. La quota impedisce al paese di acquistare le quantità
desiderate all’estero.
Esaurita la quota gli importatori vedranno un’offerta totale rappresentata
dalla somma dell’offerta nazionale e dalla quota consentita di importazioni.
La curva di offerta al di sopra del prezzo globale è parallela all’offerta
nazionale ma spostata a destra di una misura pari alla quota.
Contingente di importazione (quota)
P
O interna
Equilibrio
senza commercio
Quota
O interna +
importazioni
prezzo
Interno con
quota
Equilibrio
con quota
Prezzo
Prezzo
senza =
mondiale
quota
0
Importazioni
con quota
O
Q
O
Q
D interna
D
Q
D
Q
Prezzo
mondiale
Q
Importazioni
senza quota
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Benessere con contingente di importazione (quota)
Assenza di quota
Surplus
consumatore
Con quota
Variazione
A+B+C+D+E’+
E’’+F
A+B
(C+D+E’+E’’+
F)
Surplus
produttore
G
C+G
-C
Surplus
importatore
autorizzato
nessuna
E’+E’’
+(E’+E’’)
A+B+C+D+E’+
E’’+F+G
A+B+C+E’
+E’’+G
-(D+F)
Surplus
totale.
L’introduzione di una quota sulle importazioni riduce la quantità
scambiata e diminuisce il benessere della collettività creando una
perdita secca (area D+F).
Benessere con contingente di importazione (quota)
P
O interna
Equilibrio
senza commercio
Quota
A
prezzo
Interno con
quota
Prezzo
prezzo
senza =
G
mondiale
quota
0
B
C
E'
D
Equilibrio
con quota
F
E"
Importazioni
con quota
O
Q
O interna
+
importazioni
O
Q
D interna
D
Q
D
Q
prezzo
mondiale
Q
Importazioni
senza quota
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Benefici del commercio internazionale
Aumenta il benessere complessivo della collettività:
se il paese esporta: l’aumento del benessere dei produttori
interni è maggiore della perdita di benessere dei consumatori
interni
se il paese importa: l’aumento del benessere dei consumatori
interni è maggiore della perdita di benessere dei produttori
interni.
Aumenta la varietà di beni disponibili sul mercato interno (via
importazioni)
Diminuiscono i costi di produzione sfruttando le economie di scala
(via esportazioni)
Aumenta la competizione tra le imprese
Favorisce lo scambio di idee e tecnologia.
E’ importante ricordare che ciascun paese esporterà quei prodotti
per i quali ha un vantaggio comparato e che pertanto ciascun potrà
esportare e importare qualche prodotto. Vi saranno pertanto beni per
i quali si avvantaggeranno i consumatori e contemporaneamente
altri settori nei quali avranno vantaggio i produttori. Nel complesso il
paese ha comunque un beneficio netto dal libero commercio
Argomenti a favore delle restrizioni
Le lobby locali per difendere la loro produzione interna, spesso avanzano
alcune motivazioni in difesa del protezionismo commerciale.
1) Salvaguardia dell’occupazione interna
le importazioni fanno chiudere le industrie locali danneggiando anche i
lavoratori
[il libero scambio distrugge posti di lavoro in alcuni settori, ma ne crea altri
nei settori di esportazione].
2) Sicurezza nazionale:
è importante mantenere la produzione interna in alcuni settori strategici
anche se non è competitiva a livello internazionale
[in alcuni casi può essere vero, ma si deve stare attenti a non estendere
questo concetto a troppi settori].
3) Tutela delle industrie nascenti:
prima che un nuovo settore diventi competitivo a livello internazionale ha
necessità di crescere al riparo dalla concorrenza estera
[Se ci si attende che una industria sarà profittevole allora i produttori saranno
disposti a sopportare perdite iniziali, in ogni caso è difficile scegliere i settori
sui quali puntare].
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4) Concorrenza sleale:
il protezionismo può essere giustificato quando gli altri paesi sussidiano le
proprie imprese
[se un paese sussidia le sue imprese fa concorrenza sleale, ma il minor
prezzo che ne deriva va a vantaggio di tutti i consumatori, nazionali ed
esteri]
5) Protezionismo come arma di trattativa
si ricorre al protezionismo per avere un’arma contro il protezionismo degli
altri paesi
[non è una strategia efficiente perché produce comunque una perdita di
benessere per la collettività]
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