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Bruno Casini
IN VIAGGIO CON I LITFIBA
Cronache rock dagli anni Ottanta
Interventi di
Antonio Aiazzi, Giovanni Ballerini, Giampiero Bigazzi,
Cosimo Cadore, Francesco Checco Calamai,
Simona Capecchi, Cesare Dagliana, Luca Doni, Claude Guyot,
Renzo Franchi, Pina Izzi, Massimo Luconi, Gianni Maroccolo,
Roberto Orzali, Pierfrancesco Pacoda, Piero Pelù,
Pier Pierucci, Gianni Pini, Alessandro Querci,
Ghigo Renzulli, Derno Ricci, Giordano Sangiorgi,
Vincenzo Striano, Nicola Vannini
© 2009 Editrice ZONA
È VIETATA
ogni riproduzione di qualunque parte di questo estratto
senza autorizzazione dell’editore
ZONA
In viaggio con i Litfiba.
Cronache rock dagli anni Ottanta
di Bruno Casini
ISBN 978-88-6438-049-0
© 2009 Editrice ZONA
via dei Boschi 244/4 loc. Pieve al Toppo
52040 Civitella in Val di Chiana - Arezzo
tel/fax 0575. 411049
www. editricezona. it - info@editricezona. it
Ufficio Stampa: Silvia Tessitore - sitessi@tin. it
Progetto grafico: Serafina - serafina. [email protected]
Foto copertina: Cesare Dagliana
Foto autore: Roberto Mascaroni
Interni: foto di Cesare Dagliana,
Lucia Baldini e Maurizio Berlincioni
Stampa: Digital Team - Fano (PU)
Finito di stampare nel mese di ottobre 2009
A Ringo De Palma
e alla sua batteria
FIRENZE E I LITFIBA
Cala il sipario sugli anni Settanta, arrivano al galoppo i dorati e
frastornanti anni Ottanta, Firenze decolla nel firmamento delle culture
rock, delle culture giovanili, delle culture indipendenti, delle culture estetiche, delle culture contaminate. Volevo mettere le piramidi egiziane al
posto del Duomo e del Battistero, un sogno fantastico, un coup de theatre,
la spettacolarità giovanile al potere!
A Firenze si stava preparando una delle stagioni più belle, più vere, si
percepiva nell’aria qualcosa di irreale, qualcosa di inimmaginabile, qualcosa stava esplodendo e sarebbe diventato qualche anno più tardi il terremoto culturale più intelligente della storia di questa città.
Il Banana Moon chiudeva il suo magico portone per sempre, gli artisti, i video-makers, le band, i collettivi teatrali, i poeti. Gli scrittori, nati in
questo spazio, emigrano in nuovi luoghi, in gallerie, in clubs, in loft, in
teatri, arriva la cultura del post-moderno, arriva la new wave ed il post
punk, arriva l’elettronica da intrattenimento, arriva il ballo industriale, arriva l’intrattenimento moderno e tecnologico, arriva l’estetica spettacolare,
arriva il decadentismo chic, arriva la moda dell’eccesso, arriva il nero
ovunque, arriva il romanticismo delle periferie, arriva la letteratura siderale,
arriva il video-bar, arriva il rumore elegante, arriva il design tecnicolor,
arriva la dark room, arriva il sesso insicuro, arriva lo sballo del “poppers”,
arriva la geometria estetica.
Una babele di linguaggi, una trasmissione di avventure culturali, un
flash accecante, ecco gli anni Ottanta, passano veloci, diritti, superficiali,
noi siamo dentro questo vortice, coinvolti completamente, sulle barricate
della creatività. Stress culturale è il nostro slogan, produciamo giorno e
notte, si lavora e si progetta dappertutto, il clubbing notturno diventa territorio di incontro e di scambio, si crea e si litiga, tanto, forse troppo ma
poi si arriva al dunque. Tempestosi, agitati ma concreti!
Dopo il Banana Moon arriva il Casablanca, situato all’interno della
Casa del Popolo di Rifredi, uno dei quartieri operai del dopoguerra, veniamo accolti all’interno di questa struttura, due radio fiorentine (Radio
Cento Fiori e Controradio) si inventano il progetto, una sorta di “club”
aperto a tutte quelle storie giovanili di quel periodo quindi musica, teatro,
cinema, cibo, video, arte, installazioni, si balla, si ascolta jazz, si legge
Frigidaire, si vedono comici surreali, feste tropicali, si ascoltano i Talking
Heads in continuazione. Apre il 26 novembre 1980 con una festa affollatissima, piove quella sera, sul palco tocca a Johnson Righeira aprire gli
eventi musicali di questo spazio, da pochi mesi circola nelle radio alternative italiane il suo primo singolo, si chiama Bianca Surf, a Firenze non è
trasmesso, si passa poco, non è adeguato al suono dark di questa città,
qui trionfano Joy Division e Sister Of Mercy. Proprio in questo periodo,
siamo nell’autunno 1980, compro 20 Jazz Funk Greats dei Throbbing
Gristle, capitanati da Genesis P Orridge, mi affascinano… suoni inquietanti, musiche schizzate, testi deliranti, è una piccola rivoluzione musicale
in un periodo di post punk e poi la copertina del disco con il gruppo fotografato sulle scogliere inglesi, un quadretto di sana normalità quotidiana,
all’opposto della loro musica… estrema, radicale e disumana. Folk acido, psichedelia dark, dance apocalittica: un vero trip paranoico.
Casablanca è uno spazio culturale nato fuori le mura del centro storico, è un primo progressivo spostamento verso le periferie, ha sempre
voluto dare spazio a tematiche culturali diverse, dal jazz locale a quello
internazionale, dalla new wave al rock, dalla performance al cinema,
dalla fotografia alla nuova comicità, dall’intrattenimento al video. Tanto
“coraggio culturale” in una Casa del Popolo.
Un nuovo “paesaggio giovanile” in città. Arrivano punk, dark e jazzofili
colti in mezzo alla tombola e a volte al ballo liscio.
Nel marzo ’80 esce il mensile Popster con un articolo “Siete pronti
per le brigate rock? Viva l’Italia. Confessioni raccolte da Red Ronnie”
un percorso tra le città con i loro gruppi. Firenze ha un discreto spazio, si
parla di alcune band come Cafè Caracas, Neon, Garage e Sniff, la risposta fiorentina ai bolognesi Skiantos. Raf canta e suona il basso nei Cafè
Caracas, si fa chiamare Rip ed è un grande sostenitore di formazioni
inglesi che fanno “ska” come Selecter, Specials e Madness, ma anche
“reggae”. Il gruppo sono un trio, classica formazione alla Police o alla
Jam.
[continua...]
6 DICEMBRE 1980, DEBUTTO
ALLA ROKKOTECA BRIGHTON A SETTIGNANO
È il 6 dicembre 1980 l’entrata ufficiale dei Litfiba nel mondo della
musica, su questa data si è giocato molto, chi ha detto che era l’8 dicembre (l’infausto giorno della morte di John Lennon) oppure l’11 dicembre,
ma è sabato 6 dicembre ore 22.00 l’inizio della grande avventura nella
prateria della musica italiana.
La Rokkoteca Brighton si trova all’interno della Casa del Popolo di
Settignano, da pochi mesi è diventato un luogo di ritrovo molto rock, anzi
after punk, concerti, happening, selezioni sonore molto oscure, il suono
dello spazio è orientato verso quei suoni “dark”. Qui nasce quella generazione fiorentina molto stimata e molto seguita negli anni dopo in tutta la
città, capelli cortissimi, camicie militari azzurre, pantaloni neri, scarpe
nere rigorosamente a punta, un’immagine post romantica. È il popolo
che frequenta questo posto e che poi dilagherà in tutti quei clubs nati
come funghi in tutta Firenze.
Nicola Vannini è l’anima della Rokkoteca Brighton, l’inventore, l’organizzatore, ma pure quello che passa la musica tutte le notti. Per due
anni Settignano diventa posto strategico della new wave italiana, qui si
esibiscono gruppi storici come i Diaframma di Federico Fiumani e qui
nascerà anche la formazione con Vannini alla voce, per alcuni anni, ma
anche i teutonici Rinf, gli Atman, i Redox e tanti altri. Tutte le volte che
andavo alla Rokkoteca mi sembrava di partire per un viaggio lontano,
quando poi entravi nella “cave” pensavi ai locali di Berlino o di Barcellona,
e poi tutta quella musica cosi inquitetante, spasmodica, nera, qui ho cominciato ad apprezzare tutte quelle band d’Oltremanica come Joy Division,
Bauhaus, Sister Of Mercy, Rema Rema, Virgin Prunes, Killing Joke,
Clock Dva. Tra l’altro quando torno a Settignano, in quella piazzetta dove
si trova la Casa del Popolo penso sempre a Ian Curtis, qui nel 2007 ho
visto il film Control di Anton Corbijn, bellissimo, e penso che nell’aria di
Settignano ci sia qualcosa del mitico lead vocal dei Joy Division. Grande
responsabile è Nicola Vannini, l’anima “nera” di Settignano. Quella
piazzetta di Settignano dovrebbe chiamarsi “piazza Ian Curtis”!
Nati nell’area della Rokkoteca Brighton di Settignano ecco i Diaframma. Gruppo
autenticamente legato ad atmosfere dense di pathos aristocratico e decadente, un
suono compatto e tagliente, una ritmica precisa. Le loro esibizioni dal vivo sono
una impressionante performance di tensione, poesia e nevrastenia. Quattro figure
“azzurre marmoree” che hanno contribuito notevolmente alla maturità del paesaggio new wave fiorentino. (Comunicato stampa realizzato per la partecipazione dei Diaframma al Festival Rock di Bologna)
Da qualche settimana i muri di Firenze erano tappezzati di strani volantini in bianco e nero, molto geometrici, rigorosi nella grafica, un po’
cubisti. Si annunciava la prima di una nuova band fiorentina, il varo di
questa formazione, i Litfiba. E infatti quella notte dentro la Rokkoteca è
tutto sold out, lo spazio è pieno, compresso, tutti ad aspettare l’uscita di
Piero Pelù alla voce, Ghigo Renzulli alle chitarre, Francesco Calamai alla
batteria, Antonio Aiazzi alle tastiere e Gianni Maroccolo al suo basso
pulsante. Il palcoscenico non è enorme, il gruppo deve suonare in un
piccolo spazio, c’è un’atmosfera da grande evento, si avverte che sta
succedendo qualcosa, si ha l’idea che partirà da qui una grande astronave per un lungo viaggio fatto di tante sorprese.
La prima esibizione dei Litfiba è molto rumorosa, l’impianto fonico
non dà ottimi risultati, però tutti hanno addosso un’energia pazzesca, una
grinta animalesca che trova la sua lancia in Piero, vero e autentico front
man creativo. Gioca con la sua gestualità sincera, è proprio lui, è fatto
così, un mimo “contemporaneo”, arrivato da un altro pianeta. Impressiona, spiazza, sconvolge, coinvolge.
La musica che esce da questo primo live è molto confusa, pezzi ad
alto ritmo cardiaco, tastiere ed effetti elettronici, chitarre taglienti, le casse dell’impianto voce sembra che debbano crollare da un momento all’altro, Aiazzi suona con una mano e con l’altra sorregge una cassa del
service che sta per cadere. Ghigo non fa altro che ripetere “occhio alle
casse”, il pubblico volteggia da una parte all’altra della sala, grande euforia
stasera, Pelù è il grande trascinatore, il “pifferaio magico”, nervoso, carico, tanto carico. Scorrono brani come in In my head o After death, a
me piace Under the moon, grande ritmica e grande pressione del basso,
Maroccolo è una macchina da guerra!
Alcuni pezzi sono brevissimi, sembra quasi un concerto punk, le tastiere di Mister Aiazzi sono epiche, pagane, coltissime, le chitarre di Ghigo
sono taglienti, secche, un po’ heavy, scuola anni ’70.
Piero Pelù per tre volte si getta fra le braccia del suo amato pubblico,
la terza volta atterra sul pavimento glaciale della Rokkoteca, si dice che
si sia incrinato una costola e per qualche settimana abbia girato per Firenze leggermente dolorante. Piero urla diverse volte “pubblico non rispondi” vuole provocare la caldissima platea di stasera, la sua voce ricorda il suo amico Rotten dei Sex Pistols, ed il suo corpo è in tensione
come l’amato Iggy Pop. La dimensione Litfiba è molto post punk, la
prima uscita spiazza un po’ tutti.
La voce raggiunge gli addetti ai lavori fiorentini, per molti giorni si
parla di questo “pierrotten”, il Gianburrasca della new wave fiorentina,
delle sue liriche “nere”, dei suoi riferimenti esoterici, magia nera o magia
bianca, HP. Lovercraft, Black Sabbath, Black Widow, High Tide, Tony
Iommi, Ozzy Osbourne, il dark sound, the Wizard, Paranoid...
Sono un cane nero ed ho l’energia del vento (Gira nel mio cerchio da 17 Re –
Litfiba)
[continua...]
ESTATE ’82. I LITFIBA IN TOUR PER L’ITALIA
Dopo la vittoria al festival di Bologna i Litfiba cominciano a fare molti
live, si comincia a viaggiare, la strada diventa nostra amica. Si parte di
giorno, molto spesso al mattino e si torna di notte, molto tardi, quando
ormai rischiara, si vedono albe e si bevono tanti cappuccini in svariati
autogrill. Si parla di tutto in questi viaggi, si parla di musica, di arrangiamenti, di libri, di dischi, di concerti, di cinema, qualcuno di loro ci racconta
le avventure di Fantozzi, sanno a memoria tutti i film di Paolo Villaggio.
Era un loro mito!
Il 20 giugno ’82 i Litfiba suonano allo Stadio Comunale di Sesto Fiorentino, all’interno del Festival dell’Unità. Il posto è enorme, vaste gradinate di cemento, tutti siamo scettici su quanta gente verrà stasera. Concerto per pochi intimi? Tra l’altro è anche domenica, quindi si aprono le
scommesse. Alla fine il pubblico arriva numeroso, viene a vedere i Litfiba, la nuova band fiorentina. Un concerto duro e molto rock con una
platea caldissima, anche gli organizzatori del festival non ci vogliono credere. Successo, tanti bis, richiami sul palco.
Il 28 giugno ’82 ci aspetta Milano, presso il Parco Delle Basiliche,
zona piazza Vetra, arriviamo nel pomeriggio ma nessuno ci considera,
impianto scadente, poco pubblico, concerto da dimenticare.
Milano è una città che ha prodotto tanti gruppi che rimangono nel
sommerso, penso agli X Rated, ai Kaos Rock, alle Candeggina Gang e
alle tante etichette storiche come la Cramps, la Divergo, l’Ultima Spiaggia. Quella sera al concerto vennero pochi amici, pochi giornalisti, la
gavetta stava continuando.
Intanto si comincia a pensare al singolo dei Litfiba, quello per la Fonit
Cetra, il 45 giri premio dopo il festival, due brani, e cominciano anche i
viaggi a Milano per parlare del progetto e della sua attuazione. Il primo
appuntamento è con la signora Mara Maionchi, che ci riceve nel suo
ufficio Fonit-Cetra il 28 settembre ’82, un incontro molto stimolante. Siamo io, Piero Pelù e Gianni Maroccolo, ci dà ottime dritte: andate avanti
così! Quando usciamo pensiamo tra noi: lo devono fare per forza questo
disco, non notiamo una grande passione. Torniamo a Firenze con la Renault
rossa di Mister Pelù.
Anche Lulù e Marlène è un brano che stupisce, a me fa venire in
mente alcune cose di Edith Piaf o Jacques Brel, e poi Istanbul, il gioiello
sonoro del disco, un canto corale, un canto universale, una delle canzoni
più belle dei Litfiba in assoluto. Al disco collaborano anche Francesco
Magnelli alle tastiere, Hanno Rinne (solo di chitarra in Pioggia di luce)
e Lu Rashid (voce in Istanbul).
[continua...]
DUE INTERVISTE A PIERO PELÙ
(Westuff, Numero zero, dicembre 1984, intervista di Bruno Casini)
Piero Pelù, frontman del gruppo Litfiba, uno dei migliori gruppi
italiani, alla vigilia delle loro apparizioni europee (Francia, Spagna, Svizzera) ed inclusi nella compilation discografica Catalogne
Issue in uscita per Ira Records di Firenze. Piero Pelù ed il sesso…
Il sesso esiste chiaramente, in special modo quando sono sul palco, è
una mia parte, una provocazione animalesca, pur senza mai estremizzare.
Il pubblico mi coinvolge, mi trascina, è quasi un rapporto carnale, fisico,
anche un po’ demoniaco.
I testi dei Litfiba, le atmosfere, l’immagine pubblica?
All’inizio nessun riferimento poi, lentamente, sono arrivati i primi stimoli e cioè il teatro e quindi il mio interesse per l’espressività corporea, la
letteratura degli ermetici (Salvatore Quasimodo), lo studio della melodia.
Musicalmente esiste un grosso riferimento ad un asse che congiunge il
mondo occidentale con il mondo orientale (quello indiano), la cultura nomade e quindi il folklore tzigano, l’Est, la loro migrazione forzata verso
l’Europa spinti dalle orde tartare e mongole.
E la Turchia con Yassassin, questo riferimento ad Alì Agca nella
vostra performance per la presentazione del disco all’Altro Mondo
di Rimini?
La Turchia è un esempio del mondo arabo in generale, di un modo
legato a strutture feudali (le caste), poi questo episodio politico di Alì ed
anche il significato che Bowie ha dato a questo titolo (in turco vuol dire
“lunga vita a voi”).
Sei molto attratto dall’occulto, dall’oscuro, dal demoniaco, le
prime uscite dei Litfiba avevano in te questa immagine, e adesso?
All’inizio traspariva questa mia versatilità in maniera molto estetica
(trucco, abbigliamento), adesso è meno estetica ma più interiore, più radicata.
Le nuove tendenze musicali ed i Litfiba: acustico, elettronica,
dark, wave, quale è la vostra sintonia adesso?
In questo momento non siamo molto coinvolti con il mondo inglese,
quello attuale, ma preferiamo dirigerci verso il suono originale, l’acustico,
il violino, la chitarra; a me piacerebbe un disco completamente basato su
queste atmosfere, non mi interessa la sinteticità del suono elettronico.
Piero Pelù e il divismo…
Io sono un divo, sono un Dio (ecco il mio aspetto mistico); a parte gli
scherzi, mi sento cambiato dall’inizio, per varie ragioni, dalla maturità
personale alle mille esperienze che fai; una cosa che mi rimane è sempre
l’energia, il coinvolgimento, lo stimolo del mio lavoro.
Cosa ascolti negli ultimi tempi?
Ascolto molte cassette dei nuovi gruppi fiorentini, le “promises” per i
nuovi anni futuri; poi ascolto musica classica, i compositori russi, questo
connubio tra musica dotta e musica orientale.
Gruppi italiani interessanti, nuovi?
Per il futuro ci sarà una grossa selezione naturale, comunque esistono
molte cose sotterranee che si stanno movendo. Posso dirti che Endless
Nostalgia di Verona è un gruppo molto interessante, gli Stati D’Ansia di
Castelvetro (Modena), i No Fun di Lucca che conosco da un anno e
reputo molto intelligenti, una grossa carica sul palco.
Che cosa è I.R.A.?
I.R.A. è una etichetta indipendente nata a Firenze da pochi giorni, sta
producendo un disco con Litfiba, Diaframma, Moda, Underground Life.
Coordinare, produrre, distribuire i gruppi italiani, un modello di etichetta
tipicamente inglese, una Rough Trade made in Italy.
Domanda fatta anche a Federico Fiumani dei Diaframma: lo
faresti un concerto per gli Hare Krishna?
Si, certamente, sarebbe una cosa pirotecnica, lo farei, però se ne
pentirebbero, ho già qualche idea.
(Diablo di un Pelù, il manifesto Firenze, 9 marzo 1997, intervista di Bruno Casini)
È un dolce pomeriggio assolato, si sente odore di primavera in arrivo,
siamo nella roccaforte dei Litfiba, nel loro quartier generale ovvero all’Ira Sound Lab di Firenze, una sorta di “factory” con studio di registrazione, ufficio, archivi. Qui lavora la rock band più importante della nostra
penisola, questa è la mitica stanza dei bottoni della band fiorentina. Qui si
coordinano tutte le attività del gruppo, per un attimo mi sembra di essere
in un’altra città, Londra o Milano. Attività frenetica, telefoni che squillano, fax che arrivano, il nuovissimo disco Mondi Sommersi sta andando
benissimo, è ai primi posti della classifica dei più venduti. È il capitolo
dell’acqua, dopo l’aria (Spirito), la terra (Terremoto), e il fuoco (El
Diablo) chiude questo progetto legato alla Tetralogia degli Elementi.
Da maggio in largo ed in lungo per l’Italia in tour. Insomma un bel
daffare per Piero Pelù che incontriamo per una chiacchierata
chilometrica.
Cominciamo dagli ultimi eventi: i Rom a Firenze. Sei uno dei pochi artisti che ha preso le difese dei nomadi contro l’intolleranza ed
il razzismo ordinario.
Come in tutte le grandi città sono circondati da diffidenza, sospetti e
purtroppo, per colpa di pochi, nascono problemi e ci rimette l’intera comunità Rom e naturalmente anche la loro importanza culturale. Io conosco il campo del Poderaccio, ci sono stato qualche volta e trovo anche
molte contraddizioni dell’essere Rom. Trovo degli aspetti negativi anche
perché un po’ li conosco, sono sempre stato sensibile alla loro cultura,
alle loro origini e quindi li amo molto, però una cosa che non sopporto
(ovvio, non tutti sono così) è lo sfruttamento dei bambini, il fatto di mandarli a elemosinare o a vendere rose la notte nei ristoranti senza mandarli
a scuola. Necessariamente viene fuori una generazione che non saprà
scrivere, leggere e non si inserirà mai in una realtà. Se i genitori vogliono
fare queste scelte, che ci vadano loro sulle strade a chiedere l’elemosina
e i bambini li mandino a scuola, almeno la scuola dell’obbligo. Se non
accade si creano ancor più differenze sociali fra noi e loro.
[continua...]
La scena
e i protagonisti
LIFTIBA, LITFIBA O LIBTIFA? ECCO IL GRANDE DILEMMA…
di Giordano Sangiorgi
Liftiba, Litfiba o Libtifa? Ecco il grande dilemma dei giovani alternativi rock dei primi anni Ottanta. Brufolosi diciottenni in camicia bianca,
occhiali scuri e cravatta in pelle nera stretta. Tutti ne parlavano. Una
sigla misteriosa che pochi riuscivano a spiccicare bene e soprattutto senza mai capirne l’origine. Fu così che mi avvicinai al primo Ep Yassassin
che per la verità trovai non del tutto attraente mentre rimasi letteralmente affascinato da Catalogue Issue l’album che raccoglieva il meglio
della Firenze Indipendente di quegli anni mentre qui da noi eravamo tutti
ancora letteralmente innamorati degli Skiantos e dei figliocci bolognesi
Confusional Jazz Quartet, Gaz Nevada e compagnia cantante.
Per me fu un attimo, dopo l’ascolto di Catalogue Issue, provare a
fare un concerto dei Litfiba – nel frattempo, grazie al Mucchio Selvaggio
avevamo risolto il dubbio grammaticale – a Faenza, magari in estate
durante il mitico concerto di Rock Verde, il festival che si teneva da
alcuni anni nella ex Colonia di Castel Raniero in cima alle colline faentine,
per sensiblizzare sulle tematiche ambientali insieme al Wwf, in una sorta
di Parco Lambro locale.
Parlai con Bruno Casini, il loro manager che agiva dall’interno dell’Arci
fiorentina e aveva ideato un Independent Music Meeting che aveva capito, in anticipo sui tempi, la necessità in questo settore di ritrovarsi per
dare valore tutti insieme al lavoro dei singoli, e che mi ispirerà, dieci anni
dopo, per il MEI. Li andai a trovare a un concerto e poco dopo, nell’estate dell’86, li portai sul palco verde di Castel Raniero con sotto la città di
Faenza illuminata.
E fu il delirio: arrivarono qualche migliaio di persone, per noi assolutamente inattese, scavalcando le reti per non pagare, ingorgando il traffico
della tranquilla collina, tantissime fan fin dal primo pomeriggio completamente invasate, erano arrivate su alla colonia in Ciao per poter vedere e
toccare un Piero Pelù che era già star (quasi) a tempo pieno. A petto
nudo, con l’asciugamano intorno al collo, mentre si aggirava tra i fan
prima di buttarsi su un palco che in cima a quel prato stava in piedi,
nonostante una discesa molto pericolosa, sulle note della magica chitarra
di Ghigo Renzulli.
Partirono le prime note, partì l’urlo della folla, suonavano i clacson
delle auto che non riuscivano a uscire dalla coda gigantesca che si era
formata lungo la piccola strada che portava all’ex colonia diroccata, mi
cercavano i vigili urbani che volevano denunciarmi, dopo le chiamate
fatte dai contadini del luogo preoccupati dall’assalto inatteso di migliaia
di giovani, per disturbo della quiete pubblica. Insomma, un gran casino. E
io ero completamente attonito e stordito di fronte a un successo così
eclatante che mai mi sarei immaginato, visto che fino a quel momento
avevo organizzato i concerti di tanti gruppi di rock italiano dell’epoca ma
con un “tiro” decisamente più basso.
Fu quello il mio ingresso nell’olimpo dei promoter locali di concerti.
Sceso a Faenza nei giorni successivi venivo salutato con
grande entusiasmo da parte di tutti per quel grande evento che aveva
scosso una città sonnolenta e totalmente fuori dai circuiti dei concerti
rock. Insomma, diventai a tutti gli effetti il Promoter. E nello stesso periodo, sull’onda dell’entusiasmo di quel concerto, mi inventai Faenza Rock,
che ancora oggi continua, e tanti altri live. Non so poi se è stato così un
bene.
Giordano Sangiorgi è ideatore e organizzatore del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza.
CHE PERIODO RAGAZZI!
di Francesco Checco Calamai
indubbiamente un gran bel periodo per me purtroppo breve.
una presunta tendinite che poi si rivelò un blocco di tipo psicosomatico
al braccio mi allontanò dopo soli circa tre anni che stavo nel gruppo
riuscii a malapena a festeggiare per la bellissima vittoria al festival rock
datato 1982 dove in giuria c’erano personaggi del calibro di Red Ronnie
e Michel Pergolani
per l’occasione presentammo il nostro primo ep registrato dal mitico
all’epoca artigiano Sergio Salaorni nel suo micro studio in via del Larione,
poi via in tournee in Sicilia, poi di spalla a Siouxsie and the Banshees a
Prato, in mezzo un sacco di concerti per culminare in una bellissima
performance in piazza Signoria per dire sì al concerto dei Rolling Stones...
all’epoca il Comune non voleva concedere lo stadio
che periodo ragazzi… Gianni un martello pneumatico, Antonio il lord
del gruppo tutto finezza e macchine, Ghigo il ragioniere sia musicale che
di fatto e come tutti i ragionieri, cazzo se rompeva.
poi io uno spaccalegna della batteria giusta tecnica ma tanto cuore e
sudore
infine Piero che non sapeva neanche accendere il microfono ma gia
alla rokkoteca Brighton fece vedere di che panni si vestiva
tutto bello poi il blocco al braccio io fuori la banda che vola, dall’avvocato per uscire dalla società, Ringo al mio posto – che tristezza che pianti
– la band che si scorda completamente di me… gioia e dolore, tormento
ed estasi, questo è stato per me il periodo Litfiba breve molto bello e
anche doloroso…
certo che ancora oggi penso che sarebbe potuto durare di più ma così
è la vita... ancora oggi dopo tante altre storie con altre band e tante altre
esperienze di vita quando passo in via de’ Bardi mi viene un po’ il magone
ma poi cambio “pelle” e mi rivedo il film... questa volta il braccio non
mi si blocca...
Francesco Checco Calamai è stato il primo batterista dei Litfiba. Oggi suona
con gli Spiders.
Immagini dal viaggio
Si ringraziano:
Giampiero Bigazzi, Francesca Pieraccini, Isabella Benini, Luciano Casini, Armando Bonechi, Giuseppe Siechi, Daniele Pugi, Antonio Destefanis, Gianni
Maroccolo, Giancarlo Riccio, Roberto Orzali, Alessandro Querci, Renzo Franchi,
Francesco Calamai, Piero Pelù, Antonio Aiazzi, Ghigo Renzulli, Mario Lauria,
Simona Capecchi, Giordano Sangiorgi, Pina Izzi, Giancarlo Cauteruccio, Maurizio Dami, Nicola Vannini, Gianni Pini, Pier Pierucci, Marco Querci Curtis, Paolo
Casini, Roberta Nastasi, Cosimo Cadore, Rodolfo Banchelli, Johnson Righeira,
Antonio Cuscinà, Carlo Smeriglio, Sandro Tamburi, Massimo Sestini, Federico
Guglielmi, Luciano Trevisan, Massimo Buda, Toni Verità, Francesca Martinotti,
Massimo Costa, Gianluca Bassi, Luciano Casadei, Giandomenico Curi, Luisa
Mann, Claude Guyot, Simone Fortuna, Teresa De Santis, Massimo Luconi, Paolo Radaelli, Samuele Mazza, Michele Bocci, Mario Bufano, Paolo Russo, Francesco Fracassi, i Denovo, Daniele Locchi, Riccardo Chiarini, Vincenzo Striano,
Giovanni Ballerini, Cesare Pergola, Barbara Pignotti, Salvatore Ferlito, Biagio
Iannaccone, Sergio Piazzoli, Fulvio Panzeri, Roberto Mascaroni, Alfredo Pirri,
Mario De Lucia, Stefano Tonchi, Nicola Turcato, Ernesto De Pascale.
Un ringraziamento speciale a tutto quel pubblico che ha affollato con gioia i
concerti dei Litfiba in quel periodo.
Hanno collaborato: Roberta Vannocci, Angelica Indrio, Evelyne Bonazza.
SOMMARIO
Firenze e i Litfiba
6 dicembre 1980, debutto. alla Rokkoteca Brighton a Settignano
Capodanno postmoderno al Casablanca. Litfiba e Righeira
Mephistofesta al Casablanca. I Litfiba vincono il Festival Rock
Boxe Music Management. Rock Reading al Manila
Estate ’82. I Litfiba in tour per l’Italia
Denovo e Litfiba al Piper di Roma. Lo Slego di Rimini
L’Eneide dei Krypton, colonna sonora dei Litfiba
I Litfiba a Macello Rock. Yassassin all’Altro Mondo di Rimini
Diaframma, Litfiba e Neon al Motovelodromo di Firenze
I Litfiba alla “Biennal” dei giovani del Mediterraneo a Barcellona
Desaparecido Tour ’85
Litfiba, seconda incursione alla biennale di Barcellona
17Re. Il viaggio dei Litfiba continua
The Final Cut
Due interviste a Piero Pelù
LA SCENA E I PROTAGONISTI
Liftiba, Litfiba o Libtifa? Ecco il grande dilemma…, di Giordano Sangiorgi
I Litfiba: una presenza importante nella mia vita, di Simona Capecchi
Il mio ristorante poteva aspettare, di Claude Guyot
Agli albori dei Litfiba, di Renzo Franchi
Litfiba, eroi nel vento della new wave fiorentina. I ricordi dei loro inizi
e di chi li intervistò per primo a Firenze, di Giovanni Ballerini
L’ombra della sera a Radio Ulisse, di Luca Doni
Con Piero andavamo in motorino, di Derno Ricci
Litfiba! Riunitevi!, di Cosimo Cadore
Ho iniziato a fotografare i Litfiba senza sapere niente di loro,
di Cesare Dagliana
5
11
16
20
27
31
37
43
50
58
64
70
78
86
90
92
99
101
103
104
106
108
112
114
115
117
Io e i Litfiba, di Nicola Vannini
Sfiorati, di Giampiero Bigazzi
Ringo, di Roberto Orzali (con Alessandro Querci)
Per una drammaturgia sonora, di Massimo Luconi
Da Piero con veemenza, di Gianni Pini
Litfiba ed Eneide, cronache dal back stage, di Pina Izzi
La Luna conquistata, di Pier Pierucci
Anni Ottanta a Firenze. Anni inconsapevoli e ruggenti, di Vincenzo Striano
Vivere on the road, di Pierfrancesco Pacoda
Che periodo ragazzi!, di Francesco Checco Calamai
Avventure indimenticabili, di Antonio Aiazzi
La musica, mia grande e unica passione, di Gianni Maroccolo
La Cantina: una fantastica sala prove, di Ghigo Renzulli
Il viaggio è come una lotta, continua sempre, di Piero Pelù
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IMMAGINI DAL VIAGGIO
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MATERIALI PER IL VIAGGIO
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Litfiba in tour. Concerti 1980-1985
Concerti indimenticabili a Firenze (1980-1985)
Discografia consigliata. Anni ’80 a Firenze
I novantanove brani più richiesti a Controradio (1985)
Colonna sonora usata per la stesura del volume...
...e brani dei Litfiba maggiormente ascoltati per il libro:
Bibliografia
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www.editricezona.it
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