Buon compleanno Liga! testo: Erika Sambuco – foto: Stefanino Benni 13 marzo 1960, è questo che recita la carta d identità anagrafica di Luciano Ligabue che oggi compie 52 anni. Se è vero che l’Italia ha avuto pochi veri interpreti rock, il Liga è uno di questi. Nel tempo dalla piccola Correggio si è incamminato sulla strada dei Sogni di rock n’roll (che a volte si realizzano) finendo per far “ballare sul mondo” migliaia e migliaia di persone. Evitando le biografie spicciòle (che parlando di un esordio tardivo nel 1990, di un disco bestseller come “Buon compleanno Elvis”, di altri titoli dalle vendite dorate e di una serie impressionante di concerti oceanici) c’è da dire che il cantautore ha interpretato come nessuno l’anima romantica e di frontiera del rock made in Italy. E qualche giorno fa arrivano notizie: anche se dopo il concerto evento Campovolo 2.0 aveva annunciato che si sarebbe fermato per un po’, Luciano Ligabue fermo non riesce a stare! Londra, Locarno, Napoli e Taormina, l’estate per il Liga sarà all’insegna del rock, con una serie di date che lo vedranno esibirsi anche alla prestigiosa Royal Albert Hall di Londra. E’ stato lo stesso manager, Claudio Maioli, dalla pagina Facebook a postare, per la gioia dei fan partenopei, la notizia di nuove date in arrivo, tra cui quella di Napoli, in piazza Plebiscito, dopo ben 9 anni di attesa per un concerto partenopeo. In un lungo post Maioli spiega i motivi che lo hanno spinto, insieme a Luciano, a rompere lo stop previsto per il 2012. “Dopo due anni in cui abbiamo portato il live di Arrivederci, Mostro! negli stadi, nei teatri, nei palazzetti fino a quel mega evento che è stato Campovolo 2.0, avevamo pensato di rimanere fermi con l’attività live. Un anno di pausa per riorganizzare le idee e per generare un nuovo disco e nuovi live. Poi, però, sono successe alcune cose. Nello stesso giorno sono arrivate due proposte: una per un concerto in Svizzera al festival di Locarno, Moon and Stars, e l’altra per una data alla Royal Albert Hall di Londra. Ho chiesto a Luciano se potevamo rompere quella pausa programmata e fare queste due date. Non solo era entusiasta della notizia ma ha rilanciato: “Sai Maio, ho voglia di trovare arrangiamenti più cattivi per alcune mie canzoni. Un mini tour di cui restano da definire ancora un paio date: “Saranno comunque non più di 5 o 6 concerti per sfogare la parte più rock’n’roll di Luciano con luci essenziali e senza fronzoli, come succedeva agli esordi” conclude Maioli, che rivela: “Stiamo anche pensando a un posto nel nord Italia dove non siamo mai stati e in cui ci sia un paesaggio naturale che possa far da cornice allo spettacolo, un po’ come accadde ai tempi di Woodstock». Rock in progress quindi e noi che intanto porgiamo tanti auguri a lui, al suo rock vero, alle sue storie autentiche, alla voce convincente ed alle sue chitarre piene. ngg_shortcode_0_placeholder Litfiba live a Roma, il nuovo sogno ribelle testo: Erika Sambuco – foto: Serena de Angelis Un paio d’anni fa Piero Pelù e Ghigo Renzulli avevano giurato di essere tornati per durare. Un tour lunghissimo, un live con due inediti e un disco interamente nuovo hanno spezzato via anche gli ultimi dubbi. I Litfiba sono ripartiti puntando sugli elementi che ne delineavano i connotati nei momenti migliori: integrità, istinto e anticonformismo. In una parola, rock. Ieri sera il duo-simbolo del rock italiano è passato da Roma, e la Capitale non si è certo fatta trovare impreparata. Dopo la reunion all’insegna della Grande Nazione Pelù e Renzulli, entrati ormai nel secondo decennio del XXI secolo, si riconfermano uno dei sodalizi più esplosivi di sempre, e se l’album pubblicato a gennaio poteva aver lasciato qualche dubbio, dopo aver assistito alla data romana posso dire che il tour potrà dissipare ogni perplessità. La band che accompagna i Litfiba sul palco è composta da Daniele Bagni (basso e cori), Federico Sagona (tastiere e cori), Pino Fidanza (batteria), Cosimo Zannelli (seconda chitarra e cori). Il Palalottomatica è gremito, ma non al completo: quando le luci si spengono, centinaia di corna rosse che si illuminano ad intermittenza omaggiano Piero Pelù e Ghigo Renzulli, che entrano sorridenti e in apparenza rilassati, pronti a dare al pubblico il loro rock “vecchio” e nuovo. E’ infatti Squalo ad aprire lo show, con un Pelù più convinto e tonico che mai, supportato, manco a dirlo, dalla chitarra potente e disinvolta di Renzulli e dalla giovane band, a dar vita ad una formazione che ha tutta l’aria di divertisi molto. Pelù corre da una parte all’altra del palco, si esibisce nei suoi “giochi di mano”, dispiega insomma tutto l’armamentario da perfetta “rockstar latina” che lo ha reso un personaggio unico dal 1980 a questa parte. Sarà una “Fiesta Tosta” all’insegna del rock, fra pura energia e divertimento e frecciate ai potenti di turno (ma anche a quelli passati, stanziati nella vicina Arcore…), com’è nello stile dei Litfiba. Largo spazio hanno i brani dell’ultimo album, alternati comunque ai classici di sempre, capaci più di altri di far saltare all’unisono i migliaia del parterre e di scuotere gli anelli laterali e le tribune. I due avevano avvisato: sarebbe stato il tour più incazzoso, ballabile e persino pogabile di sempre, e devo dire che le attese non sono state tradite, in uno show certo studiato, all’insegna della formula “frase introduttivacanzone”, che ha lanciato messaggi precisi, da quello contro l’ipocrisia e le ingenti spese militari, all’appello a favore della libertà (ideale incarnato, per il gruppo, nella figura di Lucio Dalla, che è stato omaggiato, teschio argenteo alla mano, con Lulù e Marlene). Dopo il ricordo del cantautore bolognese, la gloriosa storia dei Litfiba è riemersa con maggior decisione, facendo virare lo show verso il passato. Un minuto di silenzio inoltre per Matteo Armellini, l’operaio morto a seguito del crollo del palco di Reggio Calabria durante l’allestimento del concerto di Laura Pausini, ricordando poi quanto siano importanti e necessarie le normative della sicurezza sul lavoro. E’ ufficialmente cominciata l’ultima parte dello show, quella “antologica” e celebrativa di Ghigo e Piero, che campeggiano giganteschi e vagamente “diabolici” ai lati del palco sotto forma di scheletri stampati su due enormi tendoni. Più gli si dà, più il pubblico ne vuole: l’ultimo bis è quello in cui si gioca il tutto per tutto, col sentore di essere ormai alla fine di una serata passata forse troppo in fretta e riconfermando quanto si era in realtà capito fin dalle primissime battute della serata: i Litfiba non si discutono. In una recente intervista Pelù dichiara: “Al giorno d’oggi le rockstar si preoccupano di decidere chi sia la più bella del reame, noi vogliamo sottolineare che siamo rocker sul serio” e ancora “Il significato letterale della parola è “roccia”, qualcosa di indistruttibileche non si piega di fronte a nulla. Credo che il rock abbia molto a che vedere con l’istinto, con l’immegiatezza, e poco con il ragionamento. E’ una musica primordiale, un elemento grezzo che a noi piace molto. Per questo l’ultimo disco è un disco rock: molte canzoni sono state scritte di getto, sono venute fuori spontaneamente. Se c’è l’eccessiva elaborazione, l’anima del rock si smarrisce”. La musica non può cambiare il mondo, ma il mondo può cambiare la musica. Un’artista ha il dovere di denunciare quello che vede attraverso la propria arte ed è questo che stanno facendo i Litfiba, specie con il loro ultimo album Grande Nazione. Un live ricco di adrenalina. E’ proprio il caso di dire che l’unione fa la forza ed a cinquant’anni non è mai troppo tardi per ricominciare a sognare… ngg_shortcode_1_placeholder Chiara Civello: appuntamento l’8 maggio al Sistina di Roma Se – come sostiene Chiara Civello – il primo è il disco del cercarsi, il secondo del raccogliersi, il terzo del trovarsi, il quarto (quinto se si conta la De Luxe Edition di 7752 ), quale potrebbe essere? Lei non lo ha ancora detto ma, all’ascolto di un lavoro adulto e maturo come questo, viene da definirlo quello del lasciarsi andare. Ovvero dell’immergersi in questo fiume di note che scorre senza sforzo e lasciarsi portare laddove le mille anime di Chiara confluiscono. “Al posto del mondo”, la canzone scritta con Diana Tejera, autrice di rango che non nasconde di certo la sua raffinata passionalità figlia di sangue ispanico, è già il manifesto di un’appartenenza a tutti e a nessun universo musicale in particolare. Certo c’è profumo di tango, di latinità, ma c’è anche il respiro di una grande canzone dell’età d’oro dei “radio days”, quell’idea di classico senza tempo che solo la naturalezza di una melodia dritta, ispirata e di una altrettanto felice interpretazione può trasmettere. Chiara Civello muove i suoi primi passi nel jazz per poi rimanere vittima di un coup de foudre per la musica brasiliana e per alcuni suoi autori prestigiosi oggi suoi amici; guarda quindi al pop come a un’area di libertà dove certo rigore cede il passo al divertimento. Bene, oggi nessuno di questi elementi (ma anche altri) si potrebbe dire dominante; si tratta di un sovrapporsi di eredità in perfetto equilibrio, tanti “movimenti” del talento e del cuore che vanno tutti nella direzione di definire semplicemente i contorni di una grande artista. E più si è sicuri della propria identità, tanto più si è pronti alla condivisione, al mettersi in gioco. Esattamente come Chiara ha fatto al 62° Festival di Sanremo presentando, nell’omaggio alla grande canzone italiana, il brano “You Don’t Have to Say You Love Me” – “Io che non vivo (senza te)” – di Pino Donaggio ), con Orville Richard Burrel da Kingston, Giamaica, meglio noto come Shaggy. O come, sempre a Sanremo, ha duettato la sua canzone in gara “Al posto del mondo” con Francesca, la sedicenne di Bassano del Grappa vincitrice della V edizione di X Factor. “Al posto del mondo,” il primo album di Chiara registrato e prodotto interamente in Italia, è composto da 10 inediti (nella versione digitale sarà invece possibile scaricare anche una bonus track del brano “Lo vedi”). Questo ultimo lavoro è la fotografia più fedele della Chiara Civello di oggi, più che mai libera di volare nel successivo “E se” sui trapezi di un’orchestrazione circense alla Bacharach (con il quale firma l’intensa “Trouble”); raccogliersi nella dimensione bluesy di “Hey caro ragazzo”, impreziosire quella autentica perla di cultura musical/popolare che è “Il cuore è uno zingaro”. Ma è anche la Chiara Civello di “A me non devi dire mai”, scritta a quattro mani con Bungaro, esempio di quel gusto acustico degli arrangiamenti che alla fine finisce per porre il suggello del suo stile avvolgente. Come in “Ma una vita no” da ascoltare a luci basse, con l’anima in difesa per non farsi troppo coinvolgere. Salvo poi cambiare atmosfera e tutto il resto con il torrido rock di “Got to Go”, scritto con Jesse Harris già autore per Norah Jones. Più che mai libera, appunto. Patti Smith dopo cinque anni ritorna sul palco di Luglio Suona Bene Patti Smith, che ritorna dopo cinque anni di assenza sul palco di Luglio Suona Bene, ormai non può essere definita solamente una “sacerdotessa del rock” o una straordinaria “rockeuse”. Patti Smith è una delle personalità più importanti della cultura newyorkese degli ultimi trent’anni: poetessa, intellettuale, musicista, artista contemporanea, attivista, scrittrice, esponente di spicco della cultura femminile, è in grado di giocare con i suoni e con le parole con incredibile sapienza, profondità e senso estetico. Fu tra gli artisti che, 10 anni fa, parteciparono all’inaugurazione dell’Auditorium Parco della Musica. “Easter”, il disco della sua consacrazione, l’album che l’ha portata al clamoroso successo internazionale esattamente trent’anni fa, fondeva già la poesia (di Rimbaud) con le canzoni (di Springsteen) e ha regalato alla musica di quegli anni una profondità di suono e di temi in grado di scuotere l’anima e di far sognare. Patti, che è stata nominata nel 2007 nella Rock’n’Roll Hall of Fame assieme a R.E.M., Van Halen, ecc. si è assicurata un posto di autrice nella storia del rock’n’roll con i suoi “tre accordi rock uniti al potere delle parole”, e si è guadagnata la reputazione di straordinaria interprete della musica pop, facendo proprie le canzoni di altri artisti. A cominciare dal singolo “Hey Joe”, tratto dall’album Horses del 1974 che conteneva estrapolazioni di “Gloria” di Van Morrison o di “Land of 1.000 Dances” di Chris Kenner, passando per le performance di “You Light Up My Life” o “To My Generation” fino a oggi, Patti Smith continua a dare nuova forma ai classici della musica popolare e a rivisitarli fornendo sempre una originale, inimitabile interpretazione. Lo testimonia anche l’album pubblicato nell’agosto 2011, “Outside Society”: 18 tracce che raccontano la lunga carriera e la storia umana dell’artista americana. Sempre nel 2011 Patti canta insieme al gruppo musicale R.E.M. nella canzone “Blue”, presente nell’album Collapse into Now. Nel 2012 il primo libro di narrativa di Patti Smith le fa guadagnare istantaneamente il più importante premio letterario americano, The National Book Award. Infine, sempre nel 2012, in occasione del festival di Sanremo duetta come ospite straniero con il gruppo Marlene Kuntz cantando “Impressioni di settembre” della Premiata Forneria Marconi e il suo più famoso successo Because the Night, facendole guadagnare una standing ovation e il premio unanime della stampa quale migliore esibizione. Antonello Venditti festeggia il suo compleanno in concerto a Roma Foto e Testo di Federico Aniballi L’otto marzo è la festa della donna e gli spalti sono coperti di minose gentilmente offerte per l’occasione, eppure non è questa la festa della serata, lo si capisce subito non appena si abbassano le luci. Il pubblico si emoziona, applaude ed intona “tanti auguri a te, tanti auguri a te”: è il compleanno di Antonello, il sessantatreesimo per la precisione! Ma invece di spegnere le candeline, lui ha acceso gli animi. Bel concerto: la voce c’è e la voglia di cantare pure. Apre con il singolo “Unica” per poi dedicarsi ad un’alternanza di classici evergreen e nuovi successi, ma prima c’è spazio per un saluto speciale, quello al suo amico Lucio Dalla. Il ricordo non è né nostalgico né tanto meno amaro… della serie “chi muore cantando, muore felice”. E allora c’è spazio pure per una preghiera ed un ringraziamento altrettanto speciale rivolto ai due giovani morti sotto i palchi di Jovanotti e Laura Pausini, rispettivamente Francesco Pinna e Matteo Armellini: “è grazie a gente come loro che noi possiamo essere qui stasera”. E musica sia. Si abbassano le luci, si accendono i microfoni e si ricominicia a cantare. Buon compleanno Antonello: il regalo lo hai fatto tu a tutti i tuoi fan. ngg_shortcode_2_placeholder Litfiba: il ritmo del 2000 è pura adrenalina Testo e foto: Stefanino Benni Nel lontano Ottobre 1980 in una cantina di Via dei Bardi a Firenze, si formano i LITFIBA, che in oltre 30 anni hanno segnato e ancora segnano con elettrizzante ritmo la storia rock regalandoci bellissimi album sicuramente presenti nelle nostre bacheche musicali, come Desaparecido (1983), 17 Re (1986), Pirata (1989), El Diablo (1990), Terremoto (1993), Spirito (1995), Mondi sommersi (1997), Croce e delizia (1998), Infinito (1999). Dieci anni di separazione musicale tra Piero e Ghigo e poi nel dicembre 2009 reunion dei Litfiba, e ritorno di Pelù alla voce. Da qui la Mitica band fiorentina si esibisce prima in una lunga tournè per tutto il 2010 dando luce al doppio album live “ Stato libero di Litfiba”, che riscuote un notevole consenso di pubblico. Affrontano poi ad inizio 2011 un nuovo tour che tocca le maggiori capitali europee (Londra, Parigi, Amsterdam, Berlino, Barcellona, Bruxelles, Ginevra, Zurigo), con dei bellissimi live (documentario live “Cervelli in fuga”) ed un enorme seguito di pubblico, Si apre un nuovo sipario e di nuovo i Litfiba escono a gennaio 2012 con un disco d’inediti intitolato “Grande nazione” che il 2 marzo a Firenze ha dato il via e titolo al nuovo entusiasmante tour , ben introdotto dagli orecchiabili primi singoli brani “Squalo” ( novembre 2011) e “La mia valigia” (gennaio 2012), dove nel videoclip possiamo ammirare la bella e brava Eva Poles (ex Prozac + e attuale componente Rezophonic, ora impegnata in una nuova produzione discografica), più volte ritratta nei nostri reportage fotografici (in ultimo quello del 10° ROCK TV Bday Party del 2011 all’Alcatraz di Milano). Il Grande Nazione Tour 2012, come definito da Piero Pelù e Ghigo Renzulli < Sarà il più divertente, incazzoso e pogabile della nostra storia ». Il tour per l’Italia si concluderà il 1° maggio, nella bellissima cornice dell’Arena di Verona. Il disco uscito in gennaio 2012 e già disco d’oro e i Litfiba scendono energeticamente sul palco facendo gustare al pubblico oltre 2 ore di live a tutto rock adrenalinico. Una vera e propria imponenza e Terremoto di suoni hard-rock/punk, che vanta una scaletta di ben 25 pezzi, in cui promuovono 8 brani di “Grande Nazione” e una carellata di grandi successi che hanno egregiamente segnato la storia dei Litfiba. Il pubblico al Mediolanum Forum di Assago (MI) è letteralmente in delirio sulle note di “El Diablo”, “Proibito” , “Regina di cuori” , “Tex” , “Squalo”, “La mia valigia”, “Sole nero”, “Cane”, “Cangaçeiro”, “Ritmo 2 “, “Spirito”, “La preda”…..e molte altre perle di musica Rock…… < Un ritmo gira il mondo / ed io ci sono dentro / cercando in ogni cosa / tutte le facce/tutte le razze / quell’onda (onda..onda..onda..) / che mi ha sbattuto qua / il ritmo del 2000 / è adrenalina pura / è un ritmo da paura……………> Indubbiamente un bellissimo ed energico Live Organizzazione Evento: F&P Group e Parole & Dintorni ngg_shortcode_3_placeholder Pausini: stop al tour. Ecco il nuovo calendario Nel rispetto del lutto per Matteo Armellini, stop per due settimane all’Inedito World tour di Laura Pausini. Lo ha reso noto F&P Group, la società che organizza i concerti. Laura Pausini, i musicisti, i tecnici e tutto lo staff hanno valutato di non poter proseguire con il lavoro perché profondamente colpiti dalla scomparsa del collega e amico Matteo, tragicamente scomparso la notte tra il 4 e 5 marzo scorso. Lo spettacolo ripartirà da Firenze il prossimo 18 marzo e ciascuna replica, fino a fine anno, quando lo show concluderà il suo tour mondiale sarà dedicata a Matteo Armellini. I biglietti acquistati restano validi per le nuove date annunciate. Relativamente al concerto di Reggio Calabria, il recupero della data e’ allo studio dell’organizzazione. Si sta comunque ragionando per proporre lo spettacolo in una data estiva perché in alcun modo, la produzione, l’artista, i tecnici e i musicisti intendono tornare nella struttura del PalaCalafiore di Reggio Calabria. Ecco il calendario del tour: 18 E 19 MARZO – FIRENZE – NELSON MANDELA FORUM 21 E 22 MARZO – CASERTA – PALA MAGGIÒ 24 E 25 MARZO – GENOVA – 105 STADIUM 27 E 28 MARZO – TORINO – PALA OLIMPICO 30, 31 MARZO E 2 APRILE – TREVISO – PALA VERDE 5 E 6 APRILE – ACIREALE – PALASPORT 10 APRILE – ZURIGO (SVIZZERA) – HALLENSTADION 11 APRILE – GINEVRA (SVIZZERA) – ARENA GENF 13 APRILE 2012 – PARIGI (FRANCIA) – BERCY PALAIS OMNISPORTS 14 APRILE 2012 – BRUXELLES (BELGIO) – FOREST NATIONAL 17 APRILE – BOLOGNA – UNIPOL ARENA 20 APRILE – MADRID (SPAGNA) – PALACIO DEPORTES 21 APRILE – BARCELLONA (SPAGNA) – PALAU ST JORDI 24 APRILE – TOLOSA (FRANCIA) – ZENITH 26 APRILE – NIZZA (FRANCIA) – NIKAIA 27 APRILE – MARSIGLIA (FRANCIA) – LE DOME 29 APRILE – METZ-AMNEVILLE (FRANCIA) – GALAXIE 30 APRILE – STRASBURGO (FRANCIA) – ZENITH 02 MAGGIO – LIONE (FRANCIA) – HALLE TONY GARNIER 03 MAGGIO – GRENOBLE (FRANCIA) – PALAIS DES SPORTS 06 MAGGIO – VIENNA (AUSTRIA) – STADTHALLE 08 MAGGIO – BERLINO (GERMANIA) – 02 WORLD 10 MAGGIO – MONACO (GERMANIA) – CIRCUS KRONE 11 MAGGIO – MONACO (GERMANIA) – CIRCUS KRONE 13 MAGGIO – STOCCARDA (GERMANIA) – BEETHOVENSAAL 15 MAGGIO – DUSSELDORF (GERMANIA) – MITSUBISHI ELECTRIC HALLE 17 MAGGIO – AMBURGO (GERMANIA) – LAEISZALLE 19 MAGGIO – AMSTERDAM (OLANDA) – HEINEKEN MUSIC HALL 20 MAGGIO – ANVERSA (BELGIO) – LOTTO ARENA 22 MAGGIO – LONDRA (REGNO UNITO) – ROYAL ALBERT HALL 4, 5 E 6 GIUGNO – VERONA – ARENA 9 GIUGNO – PERUGIA – PALA EVANGELISTI 7 LUGLIO – LUCCA – SUMMER FESTIVAL 18 LUGLIO – BARI – ARENA DELLA VITTORIA 21 LUGLIO – PALERMO – VELODROMO 27 LUGLIO – NAPOLI – PIAZZA DEL PLEBISCITO 4 E 5 DICEMBRE – MILANO – MEDIOLANUMFORUM 11 E 12 DICEMBRE – ROMA – PALALOTTOMATICA I Cani, Live @ Piper. Cronaca di un concerto quasi normale di Francesco Corbisiero Era il giugno dell’anno scorso. Un compagno d’università che poi sarebbe diventato il mio coinquilino mi accolse a casa sua, per una ripetizione di un esame che non riuscii allora a passare e che è ancora fermo lì (microeconomia) e in uno dei frequenti e svaccati momenti di cazzeggio travestiti da pausestudio, tra una sigaretta sul balcone e una discussione sugli amorazzi vari ed eventuali in corso, fece passare sul suo Mac un disco stranissimo di un gruppo altrettanto bislacco, di cui ancora non si conosceva l’identità. Finiti gli esami e tornato finalmente a Lecce per l’estate, presi da YouTube tutte le canzoni e le ascoltai piano piano. Febbraio 2012: son passati la bellezza di otto mesi da quel giorno, e cinque da quando quel gruppo si palesò definitivamente sotto i riflettori e davanti al pubblico del Circolo degli Artisti per la prima data di un tour che li ha imposti in Italia come fenomeno di costume e gruppo in voga dei una scena musicale romana al momento assai moscia e capace di dare slanci, passione e budella soltanto nell’ambito del rap, e io sono al Piper, con un folto gruppo di conoscenti e amici sparsi un po’ in tutta la sala, ad aspettare di ascoltare quel gruppo finalmente dal vivo. Perché sarebbe stato facile buttare giù due righe quando il tam tam era nel vivo e le informazioni rimanevano confuse e deficitarie, ma non l’ho fatto. Aspettavo di saperne di più, vederli calcare il palco, e poi, magari, solo allora tirare le somme. Oppure, molto più semplicemente, cercare di capire. I Cani: l’esempio di come alle volte bastino 3 tastiere, una batteria molto post punk (manco a dirlo, titolo di uno dei loro pezzi) alla Cure e un basso adeguatamente profondo per strizzare l’occhio agli MGMT d’oltreoceano, prendere a piene mani gli arrangiamenti degli anni ’90 di un protagonistachiave dell’ambiente sotto er Cuppolone (Max Gazzè), rinfrescarli quanto basta e creare un indie-pop dai suoni sintetici nel bel mezzo dei sette colli della Capitale. E, inoltre, una chiara dimostrazione del fatto che, quando il testo di un brano tocca nervi scoperti e si descrivono in poche, sapienti e spietate pennellate atteggiamenti diffusi e pratiche quotidiane del proprio microcosmo, è inevitabile far centro, dipingere un affresco desolante in chiave quasi sociologica, ma senza necessariamente creare vie d’uscita o ergersi a santoni o guru (non è questo il tono e l’intento della band). Ed è un progetto underground (ma neanche tanto, ormai) che fa leva sui giovani. Giovane e indipendente è l’etichetta (la 42 Records), e giovanissimi anche i protagonisti della serata. Pure il Piper è pienissimo di ragazzi, con la voglia soltanto di ascoltare, ballare, dimenarsi un po’ in una serata d’intervallo tra un esame e il ritorno delle lezioni universitarie o soltanto di togliersi lo sfizio di vedere all’opera l’oggetto di tanta curiosità. Aprono il concerto i Gazebo Penguins, con il loro punk rock emiliano durissimo: solo sette canzoni e poi via, è dura la vita da gruppo-spalla. Mi colpisce il modo del bassista di tenere il suo strumento, come fosse un fucile in spalla, in attesa di farlo suonare, di sparare qualche suo colpo, quasi un tributo a Johnny Rotten dei Clash. Ma colpisce ancora di più che i ragazzi di Zocca di Reggio nell’Emilia – seguiti da un nutrito gruppo di amici emiliani e tutti in prima fila – si divertano a fare un collage alla rinfusa di frasi tratte dai testi delle canzoni dei Cani e di adagiarle sulle loro basi rock. Penso: i diretti interessati si saranno incazzati da morire. Invece arrivano loro e smentiscono il mio malpensiero. Perché sono autoironici, i Cani, e non se la sono presa affatto, anzi ringraziano. E oltre alla capacità di saper ridere di sé, sembrano pure schivi, nonostante sul palco si scatenino alla grande. ‘Se non parliamo molto non è perché siamo timidi, mica perché siamo arroganti’ dice al microfono il frontman del gruppo di cui, anche se conosciamo l’identità. Non faremo il nome perché i quattro hanno scelto volutamente la strategia della segretezza (do you remember le buste di cartone in testa anche durante le interviste?) e noi la rispettiamo. E il concerto inizia e procede così, tra i brani di un ‘sorprendente album d’esordio’ (questo il titolo) che ha fatto discutere tantissimo nella torrida estate romana del 2011: dall’intimità di pezzi come ‘Il pranzo di Santo Stefano’ alla fotografia della gioventù femminile che sogna l’America di ‘Hipsteria’, dai pensieri maligni di un giovane che in discoteca ci sta come un pesce fuor d’acqua di ‘Door Selection’ alla caustica ‘Le coppie’, per finire in crescendo verso l’inno ‘I pariolini di 18 anni’, ritratto di famiglia dei figli di una borghesia capitolina sporca e malconcia, e ‘Velleità’, ultima, catartica e velenosa canzone prima dello stage diving dei membri del gruppo sul pubblico (eseguito anche dal bancone del bar del Piper) e al ritorno dietro le quinte accompagnato da miriadi di applausi. Da segnalare inoltre la cover di ‘Con un deca’ degli 883, che ha visto interprete presente proprio l’autore originario, Max Pezzali, a cantare insieme ai Cani, gongolante per cotanto omaggio. E insomma, alla fine di tutto questo racconto, cosa dire? Mettiamola così: come album d’esordio non c’è male. Tante potenzialità e atmosfere plastiche, molta paraculaggine, sapiente uso dei mezzi d’informazione alternativi (Facebook e Sound Cloud in primis), show scenico come si deve e tecnica già più raffinata rispetto alle prime esibizioni – pietose – del tour. Cari Cani, benché non sia proprio nessuno per giudicarvi, io vi promuovo e vi alzo anche il voto per simpatia. Però attenti, perché se il prossimo non sarà un disco con fiocchi e controfiocchetti, l’oblio è dietro l’angolo ad aspettarvi. Mica son tutti buoni e cari come me. Joan Baez all’Auditorium Parco Musica torna della La regina delle folk singer torna all’Auditorium Parco della Musica dopo gli applauditissimi concerti del 2004 e del 2007. Icona del pacifismo e dei diritti civili, l’usignolo di Woodstock, l’artista statunitense che, da più di cinquanta anni, cantando in molte lingue (italiano compreso), spaziando tra folk, rock, pop, country e gospel, non ha mai abbandonato per nemmeno un secondo l’impegno verso le cause dei deboli e degli oppressi. Autrice di molte delle sue canzoni, è nota anche per le sue interpretazioni dei brani degli amici e colleghi Woody Guthrie, Pete Seeger, Bob Dylan, The Beatles, Jackson Browne, Paul Simon, The Rolling Stones, Stevie Wonder e molti altri. Negli ultimi anni interpreta brani di autori quali Steve Earle, Natalie Merchant e Ryan Adams. Ha un’estensione vocale di tre ottave e un particolarissimo rapido vibrato. Joan Baez simboleggia da sola una generazione di artisti politicamente impegnati. Insieme a musicisti come Bob Dylan, di cui ha cantato molte canzoni, Joan Baez trova nel folk un modo per esprimere la sua critica sociale. Per cinque decenni, come cantante, attivista, e ambasciatore di buona volontà, Joan Baez ha cantato con la stessa mentalità. Nel 2007 è stata premiata il Lifetime Achievement Award dalla National Academy of Arts and Sciences Drive. Partecipò alla marcia Selma-Montgomery del 1965 con Martin Luther King, alla marcia su Washington, alle manifestazioni alla UC Berkeley contro la Guerra in Vietnam. Arrestata due volte nel 1967 per aver bloccato l’ingresso dell’Armed Forces Induction Center di Oakland, in California, è rimasta in carcere per più di un mese. Cantò alla celebrazione di Phil Ochs, “The War is Over”, nel maggio 1975 a New York. La sua esperienza in Vietnam la porta a fondare il suo proprio gruppo per la difesa dei diritti umani, Humanitas International, che si occupa di denunciare le oppressioni dei governi sia di destra che di sinistra. Nel 1981 le sue critiche ai diritti umani di Cile, Brasile e Argentina le impediscono di esibirsi in quei paesi; mentre si trovava in quei paesi venne tenuta sotto sorveglianza e minacciata di morte. In seguito intraprese un secondo viaggio nel sudest asiatico per portare medicinali nella Cambogia occidentale e partecipò a una conferenza umanitaria delle Nazioni Unite a Kampuchea (Cambogia). Il 17 luglio 2006, la Baez ha ricevuto il Distinguished Leadership Award dalla Legal Community Against Violence. Joan Baez ha avuto un grande ruolo nelle battaglie per i diritti civili degli omosessuali e nell cause ambientaliste. Nel 2003 la Baez si è esibita davanti a centinaia di migliaia di persone in due proteste contro l’invasione americana dell’Iraq, a San Francisco (lo stesso aveva fatto nel 1991 per la Guerra del Golfo). Nel dicembre 2005, Joan Baez è apparsa alla protesta del Carcere di San Quintino in California, contro l’esecuzione di Tookie Williams. Obama, è l’unico uomo politico per il quale Joan Baez si sia schierata. Suonando sul palco del Glastonbury Festival nel giugno 2008, la Baez disse che uno dei motivi per cui le piace Obama è che le ricorda un suo vecchio amico: Martin Luther King. Nel giugno 2009 pubblica su Youtube un video in cui canta We Shall Overcome con alcune strofe in farsi per solidarietà con il popolo iraniano durante la repressione delle manifestazioni di popolo contro le frodi elettorali del regime di Ahmadinejad. Lo ha registrato a casa sua e ha caricato il video su YouTube e sul suo sito personale. « Joan Baez è stata e sempre sarà l’amore della mia vita. Come l’amore vero, doveva finire in qualche modo. Non ho mai trovato nessun altro così divertente, così impressionantemente bella e così intelligente come lei. Sara è stata solo un ripiego. Joan era l’unica e ancora lo è » Bob Dylan VENERDI 6 LUGLIO CAVEA ORE 21 AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA Biglietti: parterre euro 40,00 /parterre laterale euro 40,00 /tribuna centrale euro 40,00 tribuna mediana euro 30,00 / tribuna laterale eurp 30,00 Info 06-80241281 www.auditorium.com Dalla: il ricordo di Gaetano Curreri “In questo momento non sono sconvolto ma addolorato, perchè ho perso un amico, un maestro, un punto di riferimento nella musica come nella vita. Oggi io, Giovanni Pezzoli, Fabio Liberatori, gli Stadio, tutti noi piangiamo un grande amico, un pezzo della nostra storia: 40 anni di dischi e concerti che non si potranno mai dimenticare. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere un grande uomo. Ero un ragazzo quando arrivai a suonare con Lucio, da lui era come andare a bottega dall’artigiano: non sapevo di essere un cantante, un autore – lo devo a Lucio – cosi come anche la nostra collaborazione con il poeta Roberto Roversi. Qui in casa ho il suo clarinetto, quello di “Banana Republic”, che mi regalò dopo la tournée e che ora è il ricordo di tante storie musicali che abbiamo vissuto con Lucio. Oggi, in un momento cosi, mi chiedo come si possa ricordarlo senza dire ovvietà…” Gaetano Curreri (Stadio)