Trattamento riabilitativo della spondilolisi nel

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Il trattamento riabilitativo nella lombalgia da spondilolisi nel giovane atleta.
del Dr. Stefano Guidotti
Una gran parte dei giovani atleti che lamentano lombalgia sono in realtà affetti da spondilolisi, una
malattia più spesso congenita, caratterizzata dall'interruzione della parte istmica della vertebra (cioè
della zona anatomica dell'arco posteriore situata fra faccetta articolare superiore e quella inferiore) e
che può condurre, se non precocemente diagnosticata, alla spondilolistesi, ben più grave e
fortunatamente più rara della precedente, in cui si ha lo scivolamento del corpo vertebrale sotto
l’effetto delle forze dislocanti che si vengono a generare, con conseguenze neurologiche talvolta
tragiche.
Anche se in molti casi la malattia è asintomatica, la sintomatologia più frequente è costituita da una
lombalgia da carico o comunque scatenata dall’esercizio fisico più intenso, che interessa la regione
lombare compresa tra le ultime coste e i glutei. Talvolta si rilevano alterazioni posturali di
compenso come un aumento della cifosi toracica e antiversione del bacino con flessione delle
anche.
Addirittura, secondo Micheli e Wood dell Children's Hospital di Boston su 100 atleti al di sotto dei
18 anni che lamentano lombalgia, il 47 % avrebbe una spondilolisi. Ne sarebbero più esposti i
giovani che praticano sport in cui il gesto atletico prevede una iperestensione del rachide lombare
come la ginnastica artistica, i tuffi, la pallavolo, il salto in alto o che espongono a ripetuti traumi
come il rugby, il motocross, l'equitazione.
Iwamogo e collaboratori studiando 327 giocatori di rugby riscontrarono una frequenza di lombalgia
nel 72 % di loro e la presenza di spondilolisi all’esame radiografico nell’oltre il 15 % .
Nei giovani atleti, dove le strutture articolari e capsuloligamentose godono di una particolare
elasticità, e quindi di una minore efficacia stabilizzante, la componente muscolare rappresenta
l’elemento fondamentale per assicurare la necessaria stabilità funzionale; per questo il programma
riabilitativo deve mirare al rinforzo e al riequilibrio di questo sistema, oltre a norme igieniche
generali, quali il controllo del peso corporeo, il mantenimento di posture corrette anche nello
svolgimento delle normali attività quotidiane, la corretta movimentazione dei carichi con particolare
riferimento agli zaini scolastici.
Considerando schematicamente la componente muscolare che influenza questa regione, divisa in tre
gruppi, possiamo parlare di muscoli ipolordizzanti (che riducono cioè la lordosi lombare), muscoli
iperlordizzanti (che aumentano cioè la lordosi) e muscoli neutri stabilizzatori del rachide lombare.
Al primo gruppo appartengono il retto addominale, il grande gluteo e gli ischio-crurali, al secondo
ileo-psoas, quadrato dei lombi, lunghissimo del torace e ileocostale lombare, al terzo gruppo
obliquo interno e trasverso dell’addome.
Nel trattamento del dolore lombare da spondilolisi ci dobbiamo prefiggere di correggere le
alterazioni posturali, iniziando col ridurre la lordosi lombare potenziando la muscolatura
ipolordizzante (sia in modo isometrico che isotonico) e aumentando la lunghezza dei muscoli
iperlordizzanti attraverso i classici esercizi di stretching statico lento e graduale nel rispetto delle
catene cinetiche muscolari. Questi esercizi purtroppo risultano spesso ripetitivi e noiosi per i
giovani pazienti, che ben presto si annoiano e riducono la loro partecipazione attiva, inficiandone
anche l’efficacia.
Tra i metodi proposti per intervenire precocemente, un ruolo importante può essere attribuito al
metodo Pilates che per le sue caratteristiche particolari svolge un ruolo fondamentale nell'aumentare
la stabilità del "core", inteso come “centro”, “fulcro” o “baricentro stabile”. Il concetto che la
stabilizzazione del bacino, attraverso la sinergia tra parete addominale e la colonna lombare e i
glutei, rappresenti il punto di partenza e il fondamento di tutti gli altri esercizi, costituisce la base su
cui si sviluppa tutta la tecnica Pilates.
Questo metodo attraverso l’esecuzione di esercizi globali, variati e divertenti a catena cinetica
chiusa conduce a rinforzare e allungare ileopsoas e quadricipite, rinforzare la muscolatura intra,
extrarotatoria ed estensoria dell'anca, il tutto accompagnato da una rigoroso controllo della
respirazione. Nell'insieme si realizza in sinergia e in sicurezza un ottima stabilizzazione di colonna,
addome, anca e ginocchio con una riduzione del dolore in 4-6 settimane, come sostiene il Dr. James
G. Garrick, Direttore del Centro di Medicina dello Sport del Saint Memorial Hospital di San
Francisco, uno dei pionieri della Chirurgia Artroscopica in California, e uno fra i primi ad usare le
tecniche Pilates nella riabilitazione dello Sportivo e dei ballerini.
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