FLUORIMETRIA E SPETTROFLUORIMETRIA Si definisce fluorescenza la luminescenza di una sostanza in seguito ad assorbimento di radiazione elettromagnetica. La luminescenza è un processo in cui un atomo od una molecola emette radiazione luminosa nel corso di una transizione da un livello elettronico di maggiore energia ad uno minore. Se la transizione dal livello fondamentale ad un livello superiore è dovuta ad assorbimento di radiazioni luminose, la successiva emissione di luce è detta fotoluminescenza o fluorescenza. Se gli atomi e le molecole colpiti da radiazione elettromagnetica e passate ad un livello energetico eccitato, nel ritorno allo stato fondamentale disperdono l’energia acquisita per collisione con altri atomi o molecole, si ha soltanto il fenomeno dell’assorbimento della radiazione elettromagnetica. Se l’energia acquisita viene in parte riemessa come radiazione elettromagnetica si ha il fenomeno della fluorescenza. Cioè, il ritorno di un elettrone dallo stato eccitato allo stato fondamentale si accompagna all’emissione di un fotone. Poichè si perde energia nelle transizioni senza radiazioni che sempre si accompagnano alla transizione fluorescente, l’energia del fotone emesso è sempre minore dell’energia del fotone assorbito, cioè la della luce fluorescente è sempre maggiore della lunghezza d’onda della luce eccitante. RADIAZIONI ECCITANTI: UV E VISIBILE Composti fluorescenti di interesse biologico: Vitamine; Ormoni; Nucleotidi; Amminoacidi aromatici (Trp); Clorofille; Proteine. FLUOROFORI ESTRINSECI Radamine Fluoresceine Cumarine Carbocianine Idrocarburi aromatici e derivati: pirene, perilene, antracene. L’emissione di fotoni in seguito all’assorbimento di radiazioni elettromagnetiche può avvenire in un tempo più o meno breve: Fluorescenza intervallo di tempo tra eccitazione ed emissione dell’ordine di 10-9 – 10-3 secondi; Fosforescenza intervallo di tempo tra eccitazione ed emissione 10-3 secondi. Nel fenomeno della fluorescenza si distingue una luce eccitante ed una luce fluorescente, che sono caratteristiche di ogni molecola fluorescente. Dall’analisi delle radiazioni capaci di eccitare la fluorescenza si ricava lo spettro di eccitazione, che è in pratica lo spettro di assorbimento della sostanza; lo spettro di fluorescenza o di emissione è l’analisi della luce emessa per fluorescenza. La fluorescenza si può sfruttare sia per analisi qualitative che quantitative fluorimetria e spettrofluorimetria. FLUORIMETRIA E’ la misura della fluorescenza finalizzata alla determinazione quantitativa di sostanze fluorescenti. Trova larga applicazione in analisi quantitative perchè è una metodica di elevata sensibilità, che permette di rilevare quantità dell’ordine di un centinaio di pg (in fotometria l’ordine è dei g). IF = 2,3 I0 l c (1) IF = intensità della luce fluorescente; I0 = intensità della luce incidente; = coefficiente di estinzione molare che assorbe alla ; l = cammino ottico, in cm; c = concentrazione, in moli/litro; = efficienza quantica della sostanza in esame, cioè il rapporto quanti emessi/quanti assorbiti. La relazione (1) non è valida per soluzioni molto concentrate. L’efficienza quantica è influenzata dal pH e dalla temperatura: diminuisce all’aumentare della temperatura in quanto aumentano le collisioni tra le molecole e quindi la dispersione dell’energia. La concentrazione di una sostanza fluorescente può essere facilmente determinata per semplice comparazione dell’intensità della luce fluorescente con l’intensità di fluorescenza di una soluzione a concentrazione nota della stessa sostanza. A differenza della fotometria nella quale si misura la frazione di potenza radiante che colpisce la fotocellula - cioè il rapporto tra la luce emergente e la luce incidente, I/I0, per ricavare l’assorbanza – in fluorimetria si misura l’intensità assoluta della luce fluorescente, IF. In altri termini in fluorescenza non si fa riferimento a specifici parametri di misura, come trasmissione od assorbanza, e IF viene comunemente espressa in unità arbitrarie. FLUORIMETRO Per la determinazione di IF ci si serve di un fluorimetro, le cui componenti essenziali sono: Una sorgente luminosa stabile che fornisce l’energia eccitante; Filtri od un monocromatore per selezionare la della luce eccitante; Una cuvetta per la soluzione in esame; Una fotocellula od un fotomoltiplicatore che riceve una frazione fissa della luce fluorescente, ed è connessa con un galvanometro molto sensibile, o con un sistema di amplificazione ed un display digitalico. Il fotomoltiplicatore è in posizione tale da non ricevere le radiazioni della sorgente eccitante che attraversano la soluzione; comunemente è disposto a 90° rispetto alla direzione della luce eccitante. FLUORIMETRO - SPETTROFLUORIMETRO Soluzione Standard a concentrazione nota della sostanza in esame (concentrazione leggermente maggiore della concentrazione presunta nel campione in esame). Letture in unità arbitrarie = unità di luce relativa, RLU. Soluzione in esame. Per lo standard, Cn, nota, posta = 100 RLU per IFn; Per il campione la fluorescenza, IFi, da qui si ricava Ci. Ci = Cn IFi IFn Ogni volta si deve calibrare il fluorimetro con lo standard, perchè in fluorimetria a differenza della spettrometria per assorbimento, si effettuano misure assolute di intensità luminosa. Nelle misure quantitative fluorimetriche si allestiscono due soluzioni standard a diversa concentrazione; si fissa a 100 la scala di registrazione con la soluzione più concentrata, e si verifica la linearità della risposta con la soluzione più diluita. Si allestisce il bianco, rappresentato dal solvente e da tutte le altre sostanze eventualmente presenti in soluzione, ad eccezione della sostanza in esame. Infatti in soluzione possono essere presenti: inibitori della fluorescenza, cioè sostanze che attenuano la fluorescenza (quenching della fluorescenza), od assorbono parte della luce eccitante o della luce fluorescente; potenziatori della fluorescenza; impurità fluorescenti; sostanze responsabili di fenomeni di light scattering, per cui parte della luce dispersa può raggiungere la fotocellula sommandosi alla luce fluorescente. Il light scattering può essere individuato in uno spettrofluorimetro. SPETTROFLUORIMETRO La spettrofluorimetria è una metodica di analisi qualitativa altamente sensibile poichè ci permette di disporrre di due parametri per l’identificazione di una sostanza: lo spettro di eccitamento e lo spettro di fluorescenza. Lo spettrofluorimetro è uno strumento analogo al fluorimetro, con la sola differenza che due monocromatori, uno posto subito dopo la sorgente luminosa ed uno prima del fotomoltiplicatore, permettono di variare la della luce incidente sulla soluzione, ed il secondo di analizzare la della luce fluorescente. Spettro di eccitamento = spettro di assorbimento Spettro di fluorescenza = analisi qualitativa della radiazione luminosa fluorescente. La spettrofluorimetria come si è detto è una metodica di elevata specificità: anche se due sostanze fluorescenti possono mostrare spettri di eccitamento molto simili, difficilmente avranno eguali spettri di fluorescenza; e viceversa. Ciò è di particolare interesse per l’analisi qualitativa. Fluorimetria e spettrofluorimetria, per l’elevata sensibilità, trovano applicazione principalmente per la determinazione quantitativa di sostanze presenti in concentrazioni troppo basse per essere rilevate con la spettrofotometria. Sono comunemente usati metodi fluorescenti per il dosaggio di ioni metallici, vitamine, ormoni, farmaci, pesticidi, amminoacidi, quest’ultimi come dansil derivati. E’ possibile ad es. determinare la concentrazione intracellulare di ioni Ca2+ utilizzando vari chelanti fluorescenti. Si possono determinare attività enzimatiche , in particolare quelle che implicano il NAD come coenzima, per la fluorescenza della sua forma ridotta, o che possono essere accoppiate a reazioni che utilizzano questo coenzima. Altre attività enzimatiche possono essere facilmente determinate utilizzando substrati legati a molecole fluorescenti. Con l’uso di anticorpi od antigeni marcati con molecole fluorescenti vengono effettuati dosaggi immunologici. L’analisi di spettri di fluorescenza permette di avere informazioni sulla struttura di proteine, di catene polinucleotidiche, di membrane cellulari. Lo spettro di fluorescenza, sia quello intrinseco, dovuto agli amminoacidi aromatici o di eventuali coenzimi, che quello estrinseco, acquisito per aggiunta di derivati fluoresenti, si modifica in presenza di ligandi fisiologici o artificiali, e ciò consente anche lo studio di modificazioni conformazionali delle proteine. La fluorescenza intrinseca od estrinseca di una proteina può eccitare – mediante trasferimento di energia per risonanza – la fluorescenza di un altro fluoroforo aggiunto, spazialmente vicino; il fenomeno è indicato come FRET, Fluorescence Energy Transfer. Determinando le variazioni della fluorescenza del secondo fluoroforo a secondo che sia eccitato per irradiazionediretta o per FRET, si possono misurare con accuratezza le distanze tra residui amminoacidici e la localizzazione di metalli od altri ligandi. Trovano largo uso come sonde fluorescenti proteine del tipo della Green Fluorescent Protein, GFP. FRET Förster Critical Distance for common RET Donor-Acceptor Pairs Donor Acceptor Förster Distance (Nanometers) Tryptophan Dansyl 2.1 IAEDANS (1) DDPM (2) 2.5 - 2.9 BFP Dansyl DsRFP FITC 3.1 - 3.3 3.3 - 4.1 Dansyl Octadecylrhodamine 4.3 CFP CF (3) GFP Texas Red 4.7 - 4.9 5.1 Fluorescein Tetramethylrhodamine 4.9 - 5.5 Cy3 GFP Cy5 YFP >5.0 5.5 - 5.7 BODIPY FL (4) BODIPY FL (4) 5.7 Rhodamine 6G Malachite Green 6.1 FITC Eosin Thiosemicarbazide 6.1 - 6.4 B-Phycoerythrin Cy5 7.2 Cy5 Cy5.5 >8.0 http://www.olympusmicro.com/primer/techniques/fluores cence/fret/fretintro.html http://www.invitrogen.com/site/us/en/home/References/MolecularProbes-The-Handbook/Technical-Notes-and-ProductHighlights/Fluorescence-Resonance-Energy-Transfer-FRET.html CHEMILUMINESCENZA E BIOLUMINESCENZA Luminescenza: emissioni di radiazioni luminose nel ritorno di un atomo o di una molecola da un livello energetico maggiore ad uno minore. La luminescenza è un processo non accopagnato da apprezzabili variazioni della temperatura della sostanza ed avviene attraverso un meccanismo diverso dall’incandescenza. La luminescenza viene classificata in base allo stimolo che causa il passaggio dallo stato fontamentale a quello eccitato: Fotoluminescenza, cioè fluorescenza, se causata da radiazioni luminose; Chemiluminescenza, se causata da reazioni chimiche; Bioluminescenza, se da reazioni enzimatiche; Radioluminescenza, se da radiazioni ionizzanti; Elettroluminescenza, se da campi elettrici; Termoluminescenza, che viene attivata in certi materiali solidi in seguito a riscaldamento a temperatura superiore a quella ambientale per attivazione di uno stimolo latente, e da non confondere con la fotometria di emissione che avviene per incandescenza. La chemiluminescanza ha una bassa efficienza quantica , che non supera 0,1, mentre con la bioluminescanza si possono raggiungere valori fino a 0,9. Strumentazione: luminometro che non è altro che un fluorimetro nel quale manca la sorgente luminosa, e non necessita di un monocromatore. Può essere usato un comune fotometro senza attivare la sorgente luminosa. E’ chiaro che la reazione va fatta avvenire al buio. Un’analisi quantitativa basata sulla luminescenza sfrutta una reazione chimica cui può andare incontro la sostanza in esame, generando essa stessa luminescenza, od un prodotto che può essere fatto reagire con una sostanza luminescente. CHEMILUMINESCENZA In diverse reazioni di interesse biologico, come quelle catalizzate dalle ossidasi flaviniche si genera H2O2 che può essere dosata facendola reagire con il luminol, una molecola che in seguito ad ossidazione da luogo ad emissione di luce bluastra di intorno a 430 nm. Si fa avvenire la reazione in esame nella cuvetta del luminometro in presenza di una soluzione di luminol, e dalla quantià di luce misurata, in raffronto con soluzioni standard di H2O2 fatte reagire nelle stesse condizioni sperimentali, si risale alla quantità di H2O2 formatosi. ac. 3aminoftalico L’ossidazione del luminol ad opera di H2O2 può essere catalizzata dall’emina, prodotto di ossidazione dell’emoglobina, e viene correntemente sfruttata per la ricerca di tracce di sangue nelle analisi investigative di medicina forense. L’esame non necessita di un luminometro: si tratta di un’analisi qualitativa che può essere effettuata per reazione diretta sul campione sospetto, osservando la comparsa della luminescenza bluastra. La luminescenza del luminol dura 30 sec e necessita, per essere rilevata della quasi oscurità. BIOLUMINESCENZA Luciferasi: enzima responsabile della luminescenza di alcuni organismi (1) luciferasi delle lucciole; (2) luciferasi di alcuni batteri luminosi marini (genere Photobacterium e Vibrio). (1) La luciferasi catalizza l’ossidazione della luciferina, un acido organico complesso presente nelle lucciole, con emissione di luce fredda ed un efficienza quantica molto elevata (0,88). Per la reazione è necessario ATP: si forma prima luciferina-adenilato, che in presenza di O2 da luogo ad ossiluciferina, CO2, AMP e produzione di luce. Dall’ossiluciferina si rigenera poi la luciferina. In laboratorio luciferina e luciferasi da lucciola, reperibili in commercio, sono utilizzate per la determinazione quantitativa dell’ATP. Dall’intesità della luce che si genera si risale alla quantità di ATP. Si tratta di un metodo altamente sensibile, che permette di rilevare quantità di ATP dell’ordine delle fmoli. Il sistema della luciferina luciferasi può ovviamente essere utilizzato per la determinazione di tutte le attività enzimatiche che coinvolgono ATP. La luceferasi di origine batterica catalizza l’ossidazione di aldeidi alifatiche a lunga catena e del flavinmononucleotide ridotto, con produzione di luce: FMNH2 + R-CHO + O2 FMN + R-COOH + H2O + h La reazione può essere accoppiata ad una NAD(P)H:FMN ossidoriduttasi, permettendo così il dosaggio di una serie di metaboliti o di enzimi che possono dar luogo a coenzimi piridinici ridotti. Determinazione dell’acido lattico o della lattico deidrogenasi: Lattato + NAD+ piruvato + NADH + H+ (1) NADH + H+ + FMN FMNH2 + NAD+ (2) FMNH2 + R-CHO + O2 FMN + R-COOH + H2O + h (3) (1) lattico deidrogenasi; (2) ossidoreduttasi; (3) luciferasi. BIOLUMINESCENZA Aequorina enzima presente nelle meduse come Aequorina, Aequorea victoria. Negli organismi marini le proteine implicate nei fenomeni di luminescenza sono sia produttori primari, come l’aequorina, sia fotoproteine secondarie che, illuminate, generano per fenomeni di fluorescenza radiazioni a lunghezza d’onda maggiore. AEQUOREA VICTORIA L’aequorina è una proteina di 22 kDa che quando lega selettivamente gli ioni Ca2+ emette luce blu. E’ stata definita un bioluminescent calcium indicator ed è stata usata per misurare il calcio intracellulare. Nella medusa la luce blu può eccitare una fotoproteina secondaria, anch’essa presente nell’aequorea, la green fluorescent protein, GFP, che a sua volta emette luce verde. La GFP, fortemente fluorescente in ambiente riducente, è una proteina di 238 aa che presenta due massimi nello spettro di eccitazione, a 395 e 475 nm, ed un massimo di emissione a 509 nm. Aequorina e GFP sono utilizzate nelle tecniche definite di subcellular imaging. STRUTTURA DELL’AEQUORINA AEQUORINA - GFP AEQUORINA - GFP GFP Contains a chromophore consisting of modified amino acid residues. The chromophore is formed by autocatalytic backbone condensation between Ser-65 and Gly-67, and oxidation of Tyr-66 to didehydrotyrosine. Maturation of the chromophore requires nothing other than molecular oxygen. Con tecniche di ingegneria genetica sono state create diverse proteine mutanti che hanno fluorescenza di diversi colori. Si possono fondere i geni codificanti queste proteine fluorescenti mutanti con geni per proteine specifiche del citosol, nucleo, mitocondri, ed ottenere in cellule od organismi transfettati proteine chimeriche che vanno a localizzarsi nei rispettivi compartimenti cellulari e sono riconoscibili al microscopio per la loro luminescenza o fluorescenza. PROTEINE FLUORESCENTI