UNIVERSITÀ TELEMATICA INTERNAZIONALE UNINETTUNO FACOLTÀ DI PSICOLOGIA Corso di Laurea in Discipline Psicosociali Elaborato finale in Psicologia dello Sviluppo LE EMOZIONI Relatore Candidato Prof. Massimo Ammaniti Tiziana Porcaro Matr: 1000HHHCLDIPSI Anno Accademico 2013/2014 Indice Introduzione pag.1 Parte prima STUDI SULLE EMOZIONI 1 Le emozioni pag.1 1.1 Teorie delle emozioni pag.5 1.2 Teoria delle emozioni di James- Lange pag.5 1.3 La teoria di Cannon – Bard pag.7 1.4 Ultimi Studi di A. Damasio pag.8 Parte seconda CONOSCERE E RICONOSCERE LE EMOZIONI 2 Conoscere e riconoscere le emozioni pag.12 2.1 Le emozioni primarie pag.14 2.2 Le emozioni negative pag.17 2.3 paura e ansia: espressione della nostra società pag.18 2.3.1 La paura pag.18 2.3.2 L’ansia pag.21 2.4 Funzioni e disturbi pag.23 2.5 Diagnosi e Trattamenti pag.28 Parte Terza 3 Le emozioni nell'ambito degli ambienti di apprendimento online pag.34 3.1 La comunicazione online pag.36 3.2 Le emozioni online pag.38 3.3 Trasferimento delle emozioni nel mondo virtuale pag.40 Conclusioni pag.42 Bibliografia pag.44 -1LE EMOZIONI Introduzione Le emozioni rappresentano l’essenza dell’umanità, l’io profondo dell’essere umano, il motore principale che genera azioni e reazioni, senza queste, la vita non avrebbe ragione di essere. L’umana condizione, nell’accezione in cui la intendiamo, non esisterebbe senza i sentimenti e le sensazioni che muovono l’universo individuale l’esistenza diventerebbe un semplice susseguirsi di eventi meccanici. L’individuo stesso, metterebbe in dubbio la stessa ragione della sua esistenza, non sentirebbe il bisogno di crescere, imparare, condividere e trascorrere del tempo con l’altro (Barry W. Connors, 2007). L’esistenza, così intesa non avrebbe colore, non esisterebbero cose come le opere creative degli artisti, non sarebbe possibile effettuare opere di bene disinteressato e piccoli gesti quotidiani di amorevole solidarietà perché quelle sensazioni, alla base di quegli stessi gesti, non esisterebbero. Questo, poiché, che ci piaccia o no, le emozioni muovono l’universo, generano azioni e reazioni condizionando la sfera quotidiana dell’individuo. Quando si parla di emozioni si entra in un campo particolarmente angusto e soprattutto “soggettivo”, ognuno reagisce a modo proprio alle emozioni che prova. C’è chi le gestisce appellandosi all’estremo raziocinio cercando di evitare qualsiasi tipo di condizionamento, chi, invece vive la sua esistenza totalmente condizionato dalla sfera emozionale, parliamo di persone che reagiscono con estrema passionalità agli eventi e chi gestisce le proprie emozioni in maniera del tutto equilibrata. -2- L’unica certezza è che l’uomo cerca da sempre di avere il controllo totale su di esse, impresa ardua ovviamente, considerato che quando si tratta di sensazioni ed emozioni si ha a che fare con qualcosa non empiricamente verificabile, qualcosa che non segue regole uguali per tutti. Cosa ne sappiamo dunque? In primis la cosa certa è che esistono emozioni positive e negative, cioè che ci portano a sperimentare livelli emozionali che donano un buon ricordo o una buona sensazione o ci permettono di esplorare terre un po’ più aride. Esistono, infatti, quelle emozioni positive, come la gioia, la serenità, la felicità, l’euforia che permettono all’individuo di vivere momenti di particolare gaudio, allo stesso modo, esistono specularmente delle sensazioni che condizionano in senso negativo la quotidianità, solo per citarne alcune, ansia, paura, e tanto altro ancora.Volendo catalogare il periodo storico attuale secondo alcuni stati emozionali potremmo dire che si tratta del secolo dell’ansia e del terrore, sono queste le emozioni “di punta” della società attuale. Quelle da cui nessuno sembra essere immune. Basti pensare ai giovani della nuova Europa tendente sempre di più all’autonomia, l’individuo, giovani in primis, tendono a sperimentare un disagio emozionale che porta inevitabilmente a episodi violenza, talvolta, fra i giovani, tante altre fra genitori e figli. Queste situazioni potrebbero rappresentare sia una conseguenza del lascivo atteggiamento nei confronti dei valori positivi alla base della società sia l’effetto di una fallace “alfabetizzazione emozionale” (Daniel Goleman, 2011), dall’alfabetizzazione emozionale molti studiosi fanno dipendere la sicurezza sociale. Attraverso questo procedimento, l’individuo impara a conoscere le proprie emozioni, -3- lavorando sulla gestione dei sentimenti negativi e sulla conservazione dell’ottimismo con l’obiettivo di migliorare l’individualità. Nel percorso di alfabetizzazione rientrano non solo quelle che sono le procedure di apprendimento e gestione dei propri sentimenti ma veri e propri training che permettono all’individuo di: Essere auto consapevole: ossia osservare il proprio io e saper riconoscere e gestire i propri sentimenti. Decidere in modo autonomo e passare al vaglio le proprie azioni in modo da comprendere se queste siano dettate dal sentimento o da un pensiero ragionato. Controllare i sentimenti attraverso l’analisi dei messaggi che stanno dietro l’emozione stessa, in particolar modo, imparare a gestire i sentimenti meno positivi. Essere empatico, ovvero, l’individuo impara a comprendere i sentimenti dell’altro analizzando le situazioni attraverso diverse prospettive. Comunicare con efficacia i propri sentimenti, vale a dire saper reagire adeguatamente alle azioni altrui attraverso la gestione della sfera emozionale. Essere in grado di individuare modelli tipici di reazione in base a sentimenti prevalenti della propria sfera emozionale e saperli individuare negli altri. -4- Auto-accettarsi, ossia imparare a gestire i propri pregi e difetti, accettandoli con serenità ma allo stesso tempo consapevole di riuscire a migliorare la propria sfera emotiva. Portare a compimento i propri progetti attraverso un percorso responsabile di riconoscimento delle cause e degli effetti delle proprie azioni. Saper interagire in gruppo in modo equilibrato, ossia individuando quando bisogna essere leader e quando obbedire agli ordini. Saper risolvere i conflitti con l’altro in maniera leale. Ad oggi, gli studi di tipo scientifico in campo emozionale sono aumentati in maniera esponenziale grazie alle molteplici tecnologie messe a punto per lo studio del cervello e delle aree che governano le emozioni, con particolare rilievo per quelle come paura e ansia. Queste, in effetti, sono quelle maggiormente studiate in campo medico poiché più diffuse. I disturbi dell’ansia, in effetti, sono quelli più comuni a livello mondiale (Merikangas, Kalaydjian, 2009), si tratta di sentimenti di così grossa portata che, nella maggior parte dei casi, non consentono all’individuo di condurre serenamente la propria esistenza. -5- 1.1 LE TEORIE DELLE EMOZIONI 1.2 TEORIA DELLE EMOZIONI DI JAMES- LANGE Sono moltissime le teorie e i saggi pubblicati sullo studio delle emozioni, una delle prime tesi fu formulata nel 1884 da William James, noto psicologo e filosofo dell’epoca. Stando a questa teoria, le emozioni sperimentate dall’individuo rappresentano una risposta automatica ai cambiamenti fisiologici del corpo stesso. Secondo questa interpretazione, una risata, ad esempio, non figurerebbe non come una risposta alla sensazione provata ma ne sarebbe quasi una causa, non si sorride perché si è contenti ma si è contenti proprio perché sorridiamo. Detta in altre parole, il sistema sensoriale individuale invierebbe delle informazioni al cervello sulla situazione e, come risultato, questo invia i suoi segnali al corpo che si modifica e reagisce secondo quanto comandato, dunque, la modificazione fisiologica rappresenterebbe l’emozione stessa se questa venisse annullata anche l’emozione stessa lo sarebbe. James fu il primo studioso che definì per primo le emozioni attivamente come l’effettivo “sentire” il cambiamento in seguito allo stimolo. L’evento emotigeno, in effetti, genererebbe delle reazioni avvertite dal soggetto e proprio l’insieme di tali cambiamenti fisiologici sarebbe la base dell’esperienza emozionale. -6- Questa interpretazione, unica nel suo genere, può essere considerata a dir poco anticonvenzionale, considerando la posizione totalmente differente rispetto alla psicologia comune secondo la quale la reazione corporea rappresenterebbe l’effetto dell’emozione e non la causa stessa. La conseguenza diretta dell’ elaborazione di questa teoria è che diverse emozioni hanno diversi correlati fisiologici, da qui ne deriva che sull’assunto che emozioni come rabbia, paura, tristezza, felicità, sorpresa, corrispondono a determinate espressioni somatiche ben diverse fra di loro. Alla teoria di James sono state effettuate molteplici obiezioni, prima fra tutte, la scarsità di dati empirici. -7- 1.3 LA TEORIA DI CANNON – BARD La teoria di James-Lange ha stimolato molte ricerche sui processi fisiologici implicati negli stati emotivi. Walter Cannon intorno all’anno 1927, si oppose alle teorie di James, sostenendo che l’esperienza emotiva si verifichi a prescindere dalla sua espressione, il fisiologo ne pubblicò una critica mettendo in evidenza che gli organi viscerali sono strutture relativamente insensibili, scarsamente fornite di nervi., per questo lente rispetto ai cambiamenti che subiamo negli stati emotivi, secondo Cannon ogni emozione poteva presentare diversi eventi fisiologici. Philip Bard (1929),avanzò l'ipotesi secondo la quale è il talamo a svolgere un ruolo importante nell’esperienza emotiva. Per Cannon e Bard (teoria di Cannon — Bard), gli impulsi nervosi che fanno passare le informazioni sensoriali vengono poi ritrasmessi attraverso il talamo. Gli studi di Cannon- Bard hanno dimostrato attraverso molteplici dati empirici che le emozioni sarebbero prodotte quando i segnali raggiungono il talamo, il carattere delle emozioni, dunque, è qualificato dal modello di attivazione del talamo. Attraverso gli studi empirici di Cannon, infatti, si dimostrò come anche se interrotta l’eventuale comunicazione con il sistema nervoso centrale, il comportamento emotivo non viene alterato, alcune modificazioni, inoltre, sono identiche per molte emozioni. -8- 1.4 ULTIMI STUDI DI A. DAMASIO Damasio sembra completamente rivoluzionare la tradizione culturale classica relativa allo studio delle emozioni sostenendo che queste anziché perturbare la serenità del raziocinio individuale, rappresentino la base per il corretto funzionamento della mente stessa. Se l’uomo non provasse emozioni non sarebbe un individuo ragionevole, il corpo e il cervello rappresentano un organismo unico e indissolubile. Ragione ed emozioni, dunque, viaggiano di pari passo, si aiutano reciprocamente come ingranaggi perfetti della stessa macchina. Appare chiaro come una posizione del genere, sostenendo l’interconnessione fra mondo emotivo e razionalità, si contrappone in maniera netta alla tradizione scientifica che colloca le emozioni nei centri sottocorticali più antichi e meno evoluti trascurandone l’interconnessione con il pensiero. Così facendo, Damasio contribuisce a reinventare e a riconsegnare la giusta importanza alla dimensione cognitiva dell’emozione. Secondo lo studioso, le cause che hanno portato le tradizione a considerare le emozioni come componenti irrazionali, sono da individuarsi nella scarsa visione evoluzionistica della psicologia tradizionale nello studio della mente, nel disinteresse verso il concetto di omeostasi e, altresì, in una sorta di lacuna circa il corretto concetto di organismo sia delle scienze cognitive sia delle neuroscienze. -9- Secondo Damasio, l’errore della visione tradizionalistica relativa alle emozioni è quello di considerare la mente un qualcosa di estraneo e autonomo rispetto all’organismo mentre, per ottenere una corretta visione d’insieme e, conseguentemente, una corretta analisi del campo emozionale dell’individuo, bisogna considerare il corpo e la mente un unico indissolubile elemento. Il corpo e la mente, anche secondo le recenti acquisizioni scientifiche, sono da considerarsi come componenti integrate oltre che interdipendenti di uno stesso organismo che, proprio grazie a questa integrazione, riesce ad interagire con l’ambiente circostante. Quanto all’omeostasi, essa rappresenta l’insieme delle reazioni fisiologiche coordinate e, nella maggior parte dei casi automatiche, indispensabili per la stabilità degli stati interiori dell’organismo. Non considerando questa fondamentale caratteristica non avrebbe alcun senso trattare le emozioni che, stando a Damasio, costituiscono una parte integrante della regolazione e la cui funziona è quella appunto di orientare l’individuo verso comportamenti volti a preservare la sopravvivenza. Proprio in quanto regolatori, le emozioni svolgono, secondo Damasio,una duplice funzione biologica. In primo luogo esse producono un’immediata reazione a una situazione esterna detta induttrice e in un secondo momento regolano lo stato interno dell’organismo per preparare la reazione specifica. Abbiamo dunque, una prima funzione che è quella di produrre una reazione subitanea, spontanea e una seconda che è quella di -10- preparazione dell’organismo a quella reazione stessa. Si sostiene, dunque, che nel corso della evoluzione umana, l’individuo abbia acquisito i mezzi per reagire ad alcuni stimoli, specialmente quelli più rigogliosi o percepiti come utili all’essere umano, attraverso un percorso di confezionamento di risposte che, per l’appunto, si definiscono emozioni. Sulla base di questa visione, il conflitto fra emozione e ragione viene abilmente superato, come dimostrano anche gli studi di nuova generazione. Per Damasio, quindi, l’errore di Cartesio e della dicotomia fra mente e corpo è stato quello di separare questi due elementi facenti parte dello stesso meccanismo di regolazione biologica. La tesi elaborata mira a dimostrare l’indissolubile legame esistente fra la razionalità, dunque la mente e il dispositivo di base delle emozioni e dei sentimenti, ossia il corpo, identificando le emozioni come la base del processo decisionale. Tale processo decisionale, come può essere, ad esempio, la scelta fra una o più possibilità esistenti, è totalmente diverso dalla procedura di analisi che mira, invece, a passare in rassegna a tutti i pro e i contro di una scelta. Quando si ha a che fare con situazioni complesse che implicano molteplici risvolti e conseguenze, si è portati a paragonare l’evento a situazioni trascorse affini e similari al fine di prendere spunto da analogie con la presente situazione. Le esperienze trascorse, inevitabilmente, tracciano dei percorsi emotivi nell’individuo, non necessariamente coscienti, detti marcatori somatici, ovvero sentimenti ed emozioni negativi o positivi che saranno utilizzati come indicatori per la scelta -11- attuale. Tali marcatori hanno la funzione di facilitare il compito della selezione di opzioni vantaggiose dal punto di vista biologico. Ne deriva che la coscienza, secondo Damasio, iniziando come un tipo di sentimento, ossia una percezione del corpo, è un tutt’uno con l’emozione in quanto attivazione dell’organismo stesso. -12- 2. CONOSCERE E RICONOSCERE LE EMOZIONI Nell’accezione comune, non si è soliti distinguere fra emozioni e sentimenti, considerandoli quasi come dei sinonimi, in realtà così non è. Per emozione si intende la reazione sociale e pubblica che l’individuo tende a porre in essere, diversamente, il sentimento è quello che sostiene la reazione rappresentando la sfera privata della reazione. L’emozione, così intesa, gioca un ruolo socialmente molto importante, è, infatti, attraverso l’espressione dell’emozione che è possibile costruire i rapporti con l’altro e le relazioni interpersonali tramite un processo di mediazione emotiva. Le emozioni, primarie o secondarie che siano, rappresentano dei veri e propri mezzi di comunicazione che permettono di percepire anche gli stati mentali altrui (Siegel 2001). Proprio sulla capacità di esprimere le proprie emozioni si basa la possibilità di entrare in sintonia con gli altri, di diventare empatici e condividere i propri stati d’animo attraverso l’uso degli strumenti comunicativi sia verbali che non. (La teoria dell’attaccamento di Bowlby). Sin dalla prima infanzia l’individuo sviluppa degli schemi di comunicazione interpersonali con le figure di attaccamento, queste, influenzeranno da adulti il modo di approcciarsi ed esprimere le proprie emozioni. Si tratta di uno scambio reciproco attraverso il quale si stabilisce una sintonizzazione affettiva con la quale possono essere amplificate le emozioni positive e minimizzate quelle negative. Questi meccanismi di regolazione possono influenzano via via i rapporti interpersonali del -13- piccolo e del futuro adulto. Tornando alla classificazione delle emozioni, bisogna dire che esistono due concezioni degli stati emotivi, una universalistica secondo cui le emozioni si ritrovano a essere uguali anche in diverse culture e una relativistica secondo la quale le emozioni avrebbero connotazioni diverse a seconda delle culture.(Cattanirussi B., 2006). La distinzione più comune attualmente usata è quella fra emozioni primarie ed emozioni secondarie. -142.1 LE EMOZIONI PRIMARIE Le emozioni primarie sono quelle sensazioni generalmente innate nell’individuo e identiche per tutte le popolazioni e culture e per questo considerate universali. Quelle secondarie, diversamente, sono quelle derivate dal mix delle emozioni primarie e si delineano in seguito alla crescita, all’evoluzione e all’interazione sociale dell’individuo. Come abbiamo avuto modo di verificare sono molti gli studi condotti sulle emozioni ma molto interessante, a tal proposito, è lo studio di Ekman approntato nel 2008. Lo psicologo americano ha raccontato la sua esperienza avuta in un villaggio della Papua Nuova Guinea. Si era recato li per studiare le emozioni degli abitanti del posto per capire se queste fossero comuni ad altre popolazioni. I Fore, gli indigeni del posto, un popolo pre-letterario, quando videro lo studioso che mangiava cibi a loro sconosciuti, mostrarono una evidente meraviglia accompagnata da una singolare espressione. Piacevolmente interessato alla vicenda fotografò l’espressione del membro della tribù. Grazie a questa popolazione Ekman ebbe modo di poter verificare come le emozioni di base rappresentassero un fattore comune all’umanità intera a prescindere dalla propria cultura. A lui, in effetti, si deve l’elenco delle emozioni divise in primarie e secondarie. Le emozioni primarie o di base sono: 1. rabbia, generata dalla frustrazione che si può manifestare attraverso l’aggressività; -15- 2. paura, emozione dominata dall’istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una situazione pericolosa; 3. tristezza, si origina a seguito di una perdita o da uno scopo non raggiunto; 4. gioia, stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri; 5. sorpresa, si origina da un evento inaspettato, seguito da paura o gioia; 6. disprezzo, sentimento e atteggiamento di totale mancanza di stima e disdegnato rifiuto verso persone o cose, considerate prive di dignità morale o intellettuale; 7. disgusto, risposta repulsiva caratterizzata da un’espressione facciale specifica (Ekmann P., 2008). Le emozioni dette secondarie, diversamente, sarebbero quelle che si originano dalla combinazione delle emozioni primarie e prendono forma man mano attraverso lo sviluppo emozionale dell’individuo e in relazione alla società. Esse sono: – allegria, sentimento di appagamento dell’animo; – invidia, stato emozionale in cui un soggetto desidera ciò che possiede qualcun altro; – vergogna, reazione emotiva che si prova quando si trasgrediscono le regole; -16– ansia, reazione emotiva alla percezione di un pericolo lontano e ipotetico; – rassegnazione, accettazione senza reagire ad un dolore; – gelosia, paura di perdere ciò che si possiede; – speranza, credere di poter gestire e controllare gli eventi; – offesa, danno morale che si arreca a una persona con atti o con parole; – nostalgia, malessere causato dal desiderio di rivedere una persona che non c'è più o di una situazione che si vorrebbe rivivere; – rimorso, turbamento psicologico scaturito da comportamenti o azioni contrari alle proprie regole morali; – delusione, tristezza dovuta al non aver raggiunto le proprie aspettative. -17- 2.2 LE EMOZIONI NEGATIVE Le emozioni negative, sono generalmente catalogate come quelle sensazioni che producono una serie di effetti negativi nell’individuo. Parliamo di emozioni quali collera, tristezza, paura, disgusto etc. Queste, come hanno dimostrato diversi studi, condizionano in modo negativo non solo la sfera emozionale dell’individuo ma soprattutto quella fisica, in particolare il sistema immunitario. Howard Friedman e Boothby-Kewley hanno condotto una dettagliata analisi dei dati elaborati da circa 101 studi minori, analisi, che ha confermato come le emozioni negative influenzino la salute dell’individuo. Gli individui che per un periodo di tempo più o meno lungo vivono emozioni negative, ad esempio ansia, presentano maggiori probabilità di sviluppare patologie come ulcere, emicranie e asma. Ne consegue, dunque, che le emozioni negative influenzano in maniera deficitaria la salute anche se non è ancora del tutto chiaro in che modo i meccanismi biologici interagiscano fra di loro. Due sono le principali emozioni specchio della società attuale, ansia e paura. -18- 2.3 PAURA E ANSIA: ESPRESSIONI DELLA NOSTRA SOCIETÀ 2.3.1 LA PAURA Per paura si intendono tutti quegli stati emozionali che possono andare dal timore, apprensione, preoccupazione, inquietudine sino ad arrivare a stati emozionali più preoccupanti quali ansia, terrore, e panico. La paura è generalmente annoverata fra le emozioni primarie, cioè presenti nell’individuo sin dalla nascita, proprio questa presenza innata dell’emozione può essere considerata un indicatore della sua importanza. Essa è, in effetti, un sistema di adattamento che regola il rapporto fra ambiente e individuo per la sopravvivenza di quest’ultimo. La sensazione di paura deriva dalla percezione di un pericolo reale o supposto, presenta una considerevole componente istintiva derivante dall’impulso o istinto di conservazione e sopravvivenza del soggetto, solitamente è accompagnata da fenomeni fisici quali alterazione delle principali funzioni fisiologiche difensive (Bear, Mark F., W. Connors, A. Paradiso, 2007). Molti studi hanno dimostrato che qualsiasi oggetto, persona o evento, potenzialmente potrebbe essere individuato da un soggetto come pericoloso e, dunque, incutere il sentimento di paura che può essere di tipo innato o appreso. Le paure innate possono essere generate dal dolore, da oggetti, eventi o persone sconosciuti che generano incertezza, da -19- situazioni di pericolo per l’individuo o la specie, come l’altezza, il buio, il freddo, etc., da circostanze che richiedono interazioni con individui o animali aggressivi. Le paure apprese, invece, fanno capo a una varietà di stimoli che derivano da dirette esperienze rivelatesi pericolose. Questo meccanismo di acquisizione delle paure, viene denominato condizionamento, che, se esasperato può generare vere e proprie fobie che possono influenzare negativamente il modo di interagire della persona. La paura, come tante altre emozioni, può anche avere una connotazione positiva, con particolare riferimento alla segnalazione, al preavviso della situazione di allarme, che prepara dunque l’organismo alla reazione di autoconservazione. La paura porta una serie di elementi individuabili facilmente anche dalle espressioni corporee dell’individuo, sin dalla precoce età. Tipiche manifestazioni espressive, per esempio, sono le sopracciglia avvicinate, la fronte aggrottata, tensione ai muscoli del viso, fattori questi, che rendono facilmente riconoscibile il sentimento. Quando la paura diventa preoccupante al punto da associarsi a fobie con evidenti manifestazioni di ansia e di panico allora si parla di disturbo, a quel punto, l’intera esistenza dell’individuo ne viene condizionata ed è bene ricorrere ai ripari. -20- La sensazione di paura deriva dalla percezione di un pericolo reale o supposto, presenta una considerevole componente istintiva derivante dall’impulso o istinto di conservazione e sopravvivenza del soggetto, solitamente è accompagnata da fenomeni fisici quali alterazione delle principali funzioni fisiologiche difensive (Bear, Mark F., W. Connors, A. Paradiso, 2007). Quando il soggetto teme che si possano verificare situazioni di disagio senza nessuna vera motivazione, la paura che si genera può causare una modifica del comportamento permanente, spesso identificata come sindrome ansiosa. -21- 2.3.2 L’ANSIA L’ansia è un’esperienza umana universale caratterizzata dall'apprensione per qualcosa di spiacevole che potrebbe accadere (Yager, Gitlin, 2000), si tratta della sensazione di non sentirsi capaci di affrontare uno stimolo esterno o interno, pertanto, genera stress per l'individuo stesso. L’ansia è parte integrante del sistema della paura (Panksepp, 1998, 2000) anche se presenta alcune volte delle finalità adattive, che permettono cioè, alle persone di adeguarsi alle condizioni ambientali, comportandosi in modo da diminuire o evitare situazioni pericolose, si tratta di una reazione psicologia alla paura (Bourne, E. J. , 2010), o alla paura di fallire, di non raggiungere un obiettivo, di non piacere a qualcuno su cui si vuol fare colpo. Si tratta di una emozione naturale, utile sicuramente all’adattamento individuale, considerato che senza le sensazioni di ansia e di paura l’uomo non riuscirebbe a percepire il rischio e il pericolo intorno a sé. Una sana quota di ansia, dunque, è accettabile in molte situazioni per dare all’individuo quella marcia in più per superare una prova, ma quando supera la soglia di accettabilità questa assume una connotazione del tutto negativa sino a diventare patologica e a influenzare negativamente, come avviene per la paura, la normale quotidianità dell’individuo. L’ansia si manifesta dal punto di vista fisiologico attraverso le stesse manifestazioni della rabbia, dunque, ciò che le differenzia è l’aspetto cognitivo e dunque, l’interpretazione della situazione. -22- Questo tipo di sensazione, talvolta, può insorgere in modo subdolo, insediandosi un po’ alla volta nell’individuo che inizia a mostrare preoccupazione per cose poco importanti per poi manifestarsi a tutto tondo, in altri casi, invece, insorge imponente e senza mezze misure. Una volta entrata a far parte del palcoscenico emozionale dell’individuo l’ansia condiziona in modo permanente l’esistenza dell’uomo e ne limita il campo di azione e dei comportamenti. L’ansia si nutre di ansia e ne genera tanta altra, in effetti quanto più si reagisce con tensione più ne viene prodotta altra generando un vero e proprio vortice ansioso. Ci sono, poi, delle componenti genetiche in virtù delle quali generazioni di persone si trasmettono ansia, questo avviene per un eccesso di molecole cosiddette “ansiogene” come ad esempio la noradrenalina che genera un incremento dell’ansia al di sopra della soglia considerata accettabile. In ogni caso l'ansia è un'emozione comune come la paura, la rabbia, la tristezza e la felicità, svolge, inoltre, una funzione importante in relazione alla sopravvivenza. Quando poi rappresenta un reale condizionamento e un reale ostacolo per la corretta interazione sociale dell’individuo allora è giusto che si intervenga per ristabilire il giusto equilibrio (Bourne, E. J. , 2010). -23- 2.4 FUNZIONI E DISTURBI I disturbi d’ansia sono una delle patologie più frequenti e costituiscono un fattore di rischio per altre malattie. La maggiore causa scatenante è lo stress (Provenzano, 2009), l'incapacità di gestire le proprie emozioni porta allo scatenarsi di vere e proprie patologie psichiatriche, ovvero disturbi che incidono a tal punto sull'intelligenza emotiva da non permettere all'individuo di comportarsi in maniera funzionale a se stesso (Di Pietro, 2013). Uno studio americano condotto dall’Istituto Nazionale della Salute Mentale ha dimostrato che il 17 % della popolazione ha sofferto di attacchi di panico, fobie e ansia almeno una volta nel corso di un solo anno (Bourne, E. J. , 2010). Le cause? La società moderna. Guerre, disastri ambientali, crisi economiche, terrorismo, e quanto altro, generano nell’individuo uno stato di incertezza cronica che porta inevitabilmente all’ansia e alla paura. L’uomo non conosce alcuna certezza e la tecnologia non aiuta a rendere migliore la prospettiva, ogni giorno, attraverso i media le notizie globali arrivano quasi in contemporanea a tutti gli individui, ogni giorno, dunque, una nuova dose di insicurezza e viene fornita al pubblico universale “stressato” dal quadro sociale generale. E’ proprio lo stress che crea il giusto mix emozionale che facilità l’insediarsi di emozioni quali l’ansia e la paura, le fobie che, talvolta, si traducono in vere e proprie manifestazioni fisiche come panico e, in casi particolari, inibizione dell’individuo nella propria sfera sociale. -24Genitori, figli, adolescenti, adulti, nessuno ne è immune, è come se l’ansia fosse una conseguenza automatica della società in cui viviamo, caratterizzata dalla decadenza dei valori personali oltre che dalle “macro incertezze”. Tra i disturbi più frequenti ci sono gli attacchi di panico generalmente durano pochi minuti, anche se ci sono dei casi rari in cui durano anche due ore, si presentano all’improvviso senza una causa apparente, se ne possono avere due, tre nell’arco anche di una settimana per poi non ripresentarsi più per anni. Generalmente gli attacchi di panico si sviluppano in età adolescenziale fino ai vent’anni e sono in almeno un terzo dei casi accompagnati dalla tendenza ad avere paura dei luoghi aperti e frequentati da gente (agorafobia). Anche l’uso di sigarette aumenta il rischio degli attacchi (Isensee et al. 2003). Gli attacchi di panico sono influenzati da un’attività eccessiva di una parte del nostro cervello, l’amigdala e l’ipotalamo. L’amigdala svolge un ruolo centrale nei soggetti ansiosi, generando uno stato di ansia esagerato che stimola i circuiti della paura che includono l’amigdala e le sue estensioni. L’ipereccitabilità in questi circuiti genera un’ansia patologica che si manifesta poi in vari stati d’ansia (Rosen, J.B., Schulkin J. , 1998). I disturbi derivanti dall’ansia sarebbero: Attacco di Panico Disturbo di Panico senza Agorafobia Disturbo di Panico con Agorafobia -25- Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo di Panico Fobia Specifica Fobia Sociale Disturbo Ossessivo Compulsivo Disturbo Post Traumatico da Stress Disturbo Acuto da Stress Disturbo d’Ansia Generalizzato L’Attacco di Panico e il Disturbo di Panico senza Agorafobia: l’attacco di panico è una condizione che si verifica in uno specifico momento caratterizzato dall’insorgere di improvvisa paura, disagio molto intenso anche se non in una situazione di vero pericolo. In genere questo evento è caratterizzato da almeno quattro sintomi fra palpitazioni, sudorazione, brividi, senso di asfissia, etc. I sintomi sono spesso accompagnati dalla paura e da un senso di catastrofe. Il Disturbo di Panico senza Agorafobia, invece, rappresenta una condizione di frequenti attacchi di panico improvvisi collegati a una forte preoccupazione per l’insorgenza di altri attacchi. In alcuni casi, il disturbo può sembrare totalmente infondati, privo di contenuti psicologici. Per comprendere la causa dell’insorgenza di tali attacchi è importante sondare la motivazione del soggetto, molto spesso, i familiari sono la chiave per comprendere i sintomi che portano all’espressione del disturbo. -26- L’Agorafobia non rappresenta un disturbo codificabile, esso va necessariamente Agorafobia o Agorafobia senza anamnesi del Disturbo di Panico. In questo caso il soggetto presenta una forte componente ansiogena in situazioni percepite come difficili da affrontare per l’impossibilità di realizzare un’eventuale fuga ne consegue, dunque, il consueto attacco di panico. Il Disturbo di Panico con Agorafobia: è caratterizzato da frequenti attacchi di panico, tali da minare l’autonomia del soggetto che risulta essere in continua ricerca di un accompagnatore durante le uscite o, in alcuni casi, delega lo stesso a sostituirlo durante le commissioni da svolgere. La Fobia Specifica:è caratterizzata da un senso di ansia clinicamente significativa generata dal contatto con situazioni o oggetti temuti; spesso tale disturbo implica la messa in atto di una condotta volta a evitare quella stessa situazione che incute il senso di ansia. Per potere stabilire la diagnosi è necessario, per gli individui di età inferiore ai 18 anni, che i sintomi persistano almeno da 6 mesi. Secondo una visione più ampia di fobia, essa comprende sia una componente di repulsione che di attrazione inconsapevole verso l’oggetto o la situazione temuta che, allo stesso tempo è contrastata da tre meccanismi di difesa come lo spostamento, la proiezione e l’evitamento. Questi, agiscono in contemporanea per cui la paura è automaticamente spostata dagli oggetti interni agli oggetti esterni che vengono evitati il più possibile. -27- La Fobia Sociale è rappresentata dalla paura marcata derivante da situazioni sociali a cui il soggetto è esposto anche in presenza altrui, una sorta di paura di giudizio. La risposta ansiogena a questo disturbo può acquisire le caratteristiche dell’attacco di panico. -28- 2.5 DIAGNOSI E TRATTAMENTI Il disturbo d’ansia, in generale, è caratterizzato da un’ansia cronica della durata di circa sei mesi e accompagnato da disturbi quali gli attacchi di panico, fobie e ossessioni (J. Bourne, 1998). Quando ci sono troppe preoccupazioni, quando si pensa che ogni minimo problema sia insormontabile e quando questo stato di impotenza continua per mesi ci troviamo di fronte ad un disturbo d’ansia. L’intensità e la frequenza delle preoccupazioni sviluppano dei sintomi come l’irritabilità, la difficoltà di concentrazione, affaticamento e stanchezza, insonnia ma anche tachicardia e sudorazione eccessiva. Se ci troviamo davanti a questi sintomi, una volta escluse delle possibili cause mediche dopo degli accurati approfondimenti come iperventilazione, problemi alla tiroide o uso di alcool e droghe, allora potremo diagnosticare un disturbo d’ansia generalizzata. I disturbi d’ansia si possono presentare a qualsiasi età dall’adolescenza all’età adulta, e sono particolarmente legati a situazioni stressanti che causano paure, per esempio il timore di affrontare un’interrogazione, in età adolescenziale, o un colloquio di lavoro, in età adulta. Secondo alcuni studi ci sono dei timori di base che alimentano i disturbi d’ansia come la paura di perdere il controllo, di fallire, di non essere all’altezza e anche di morire (Beck, A. T., Emery, G., 2005). Le situazioni stressanti aumentano queste paure e di conseguenza gli stati d’ansia. -29È possibile affrontare i nostri stati d’ansia e quindi le nostre paure senza dover necessariamente ricorrere a farmaci che inibiscono inevitabilmente la nostra mente e le nostre azioni? In psicologia ed in psicoterapia si sta avendo un ampliamento nel campo di studio della mente e del comportamento da un livello biopsichico ad uno relazionale e olistico che studiano l’individuo in base alle interazioni familiari, ambientali, sociali e spirituali. Il terapeuta deve instaurare una relazione con chi deve essere curato orientata a produrre un cambiamento nelle disfunzioni del soggetto sofferente. I disturbi psicologici, le sofferenze sono legate al karma cioè al modo che abbiamo di sfruttare l’ambiente, la meditazione è una delle tecniche usate, in medicina olistica, per ritrovare una connessione con il mondo che ci circonda e ampliare gli orizzonti della mente (Pagliaro, G. M. 2004). Ci sono varie tecniche di meditazione che in alcuni casi possono avere dei buoni risulta e in altri casi utilizzate insieme a trattamenti farmacologici e psicoterapia hanno dei risultati inaspettati. In ogni caso è sempre necessario studiare la storia del soggetto, della malattia e la gravità della stessa per poter individualizzare la terapia. Un altro approccio terapeutico è la capacità di vincere l’ansia con l’intelligenza emotiva (Cucchi, M. 2013), cioè l’abilità individuale di percepire, comprendere e gestire le emozioni, in sé e negli altri attraverso il nostro cervello che è in grado di integrare emozione e ragione; il nostro benessere passa attraverso questa alchimia. -30- L’intelligenza emotiva può essere allenata, esattamente come i muscoli del nostro corpo; ci permettere di prendere decisioni complesse velocemente, intuire il comportamento degli altri, gestire i nostri stati d’animo e lo stress. Le forme d’ansia patologica sono spesso associate a bassi livelli di intelligenza emotiva (Goleman D. 2011). Imparare a utilizzare e gestire efficacemente le proprie emozioni costituisce una risorsa eccezionale. I percorsi per vincere l’ansia passano spesso attraverso un vero e proprio allenamento del nostro cervello emotivo. Il potere del subconscio è immenso e imparare a gestirlo ci darebbe una potenza infinita. Bisogna iniziare a pensare sempre positivo, a pensare che tutto è realizzabile e niente è impossibile da raggiungere. Il nostro subconscio si lascia guidare da noi, da ciò che la nostra coscienza cispinge a pensare, pertanto per poter affrontare le nostre ansie e le nostre paure bisogna principalmente guardare alla vita in senso positivo e con la certezza che possiamo affrontare qualsiasi problema. Tuttavia l’uomo da sempre ha utilizzato sostanze psicoattive a partire dall’antica Cina, derivate da alcune piante, fino ad oggi con l’aggiunta di sostanze sintetiche, ma l’utilizzo di tali sostanze anche se porta ad un immediato sollievo (pertanto poco dispendioso in fatto di energia) finito l’effetto che non fa che peggiorare gli stati d’ansia e portare ad una vera e propria dipendenza. -31Un altro approccio è la medicina psicosomatica olistica che si occupa del benessere globale delle persone, curando la mente e il corpo come unità. Considera l’uomo interconnesso con la società e il pianeta stesso, il malessere del pianeta corrisponde al malessere interiore. “Secondo il paradigma olistico l’infinita intelligenza del Tutto si realizza concretizzandosi fisicamente nel grande gioco dell’evoluzione della vita e della coscienza. Così ogni creatura, ogni unità vivente rispecchia in sé il Tutto, con differenti livelli di consapevolezza e quindi con diversi gradi di libertà di arbitrio e di azione”( Montecucco, N. F., 2006). Conoscere se stessi è la via per conoscere la realtà e quindi per prendere coscienza del dolore, riconoscerlo e affrontarlo superandolo. Un’altra prospettiva in psicoterapia è l’EDMR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i movimenti Oculari). Ideato dalla psicologa americana Francine Shapiro, aiuta ad alleviare lo stress e i sintomi associati ai ricordi traumatici. Durante le sedute di EDMR si attivano i due processi, il primo è quello di desensibilizzazione del ricordo rispetto all’evento traumatico e il secondo e la sua rielaborazione a livello emotivo, corporeo e cognitivo. La terapia prevede otto fasi: la prima fase valuta le condizioni del paziente e le sue possibilità di trarre beneficio dall’EDMR. la seconda fase prevede che il paziente venga dettagliatamente -32- informato sul tipo di trattamento. nella terza fase si accede all’evento traumatico causa di stress e all’identificazione della parte peggiore dell’evento. la quarta fase riguarda la desensibilizzazione, gli viene chiesto di guardare dentro di lui, ogni singolo evento, emozione, pensiero e immagine fisica, è qui che inizia la stimolazione bilaterale, fino a quando non proverà più alcun disagio nel parlare dell’evento traumatico. Nella quinta fase ci si concentra sulla convinzione positiva elaborata dal paziente stesso rispetto a sé. Al termine di questa fase egli inizia a vedersi in modo costruttivo e positivo, si sente di nuovo capace e in grado di compiere delle scelte. La sesta fase “scansione corporea”, il terapeuta chiede al paziente di ripensare allo stato traumatico, ai pensieri positivi e di verificare se ci sono ancora tensioni o disturbi a livello fisico. Le settima fase è quella di chiusura. Al paziente viene inseganto a gestire il tempo tra una seduta e l’altra, laddove ci fosse bisogno di altre sedute per poter risolvere lo stato ansioso. L’ottava fase e conclusiva prevede la rivalutazione dei risultati ottenuti per confermarli o perfezionarli se necessario. -33- Dopo una seduta di EDMR in genere il paziente cambia il proprio comportamento, in senso positivo, verso se stesso e gli altri. L’EDMR viene sempre più spesso visto come un approccio psicoterapeutico globale e innovativo e si sta iniziando ad utilizzare anche per patologie non necessariamente legate a traumi o esperienze stressanti. -34- 3 LE EMOZIONI NELL’AMBITO DELL’APPRENDIMENTO ON LINE. La nostra società può essere definita coma una società interconnessa, tutto ci lega al mondo dei computer, tablet, smartphone siamo sempre connessi alla rete e per questo informati di ciò che accade nel mondo ma anche nel privato, sappiamo tutto di tutti, la conoscenza dilaga. E' per questo che nelle aziende, nel commercio, nell'intrattenimento e nell'istruzione si utilizza sempre più spesso la rete internet per arrivare all'intera popolazione globale, quello delle telecomunicazioni via internet è un settore in espansione che permette lo sviluppo di nuovi settori come l'e-commerce e l'e-learning. Bisogna, pertanto, adeguarsi a quelle che sono le nuove aspettative delle persone, per questo anche il modo di insegnare si è sviluppato con l'elearnig, così è diventato più facile e veloce studiare, raggiungere un obiettivo specifico, come la laurea, che fino a qualche anno fà poteva sembrare impensabile per persone impegnate con il lavoro e con la famiglia, quindi impossibilitate a raggiungere materialmente le sedi universitarie, seguire i corsi e dare gli esami. Con le università online tutti questi disagi sono stati superati, mettendo a disposizione degli studenti una serie di strumenti atti ad aiutarli nello studio e nella condivisione degli argomenti, ci sono aule virtuali alle quali partecipano nello stesso momento persone che si trovano in luoghi diversi, i materiali di studio sono messi a disposizione di tutti, i forum, le chat e, soprattutto, c'è sempre una persona al di là della tecnologia, -35un tutor, che ti segue e aiuta durante tutto il percorso di studi. Tutto sta diventando sempre più smart, per smart intendiamo la possibilità di accedere alle informazioni di qualsiasi genere in modo facile e veloce. Le città diventano smart, le automobili diventano smart, e così anche anche le università. E' la società che lo chiede, ottenere tutto quello che si desidera in modo rapido e veloce, cioè smart. Per stare al passo con i tempi bisogna adeguarsi, e così anche le università si adeguano! La smart university deve essere sempre all'avanguardia, aggiornare continuamente i metodi e le tecniche di educazione rispondendo ai continui cambiamenti e aggiornamenti tecnologici mantenendo alta la qualità dei servizi erogati. Ma superati i disagi materiali come ci si pone emotivamente di fronte all'apprendimento online? quali sensazioni scaturiscono nell'individuo di fronte pur sempre ad una macchina? e lo scambio di opinioni, i dubbi e le incertezze come si superano? -363.1 COMUNICAZIONE ONLINE I corsi online devono essere altamente qualitativi e per questo è necessario mettere a punto degli indicatori di qualità per verificare che la comunicazione favorisca la funzione del tutor e migliori l’apprendimento da parte degli studenti. Grazie alla tecnologia oggi è possibile creare degli ambienti di apprendimento come le aule virtuali, i forum e le chat, per la collaborazione degli studenti e dei tutor all’interno di un gruppo di studio anche se geograficamente distanti, di importanza fondamentale è l’utilizzo di questi strumenti ai fini di un apprendimento collaborativo. Ci sono vari tipi di comunicazione, asincrona quando si utilizzano e-mail e forum o sincrona quando si utilizzano chat e videolezioni, in ogni caso c’è sempre un’interazione tra studente-studente, tutor-studente o docentestudente. Nella comunicazione ci sono dei segnali che per loro natura comunicano emozioni (Magno Caldognetto e Poggi, 2004) e sono di tipo lessicale come ad esempio pauroso o arrabbiato, di tipo morfologico come l’uso di vezzeggiativi o dispregiativi e sintattico come le esclamazioni. Spesso però percepiamo tristezza o contentezza, semplicemente leggendo una frase che non contenga indizi linguistici specifici. Pertanto, ne conviene che le emozioni possono essere comunicate anche in modo indiretto. -37Chiaramente l’espressione emotiva è limitata quando passiamo ad una comunicazione multimediale, le persone trovano difficoltà nell’esprimere tramite i messaggi scritti gli aspetti affettivi ed emotivi, che è mediata da un computer tramite la video scrittura, dove spesso gli aspetti comunicativi interpersonali vengono scaricati su delle emoticon (Baracco, 2002; Riva, 2002). Oltre al tipo di emozioni comunicate ci sono dei segnali che intensificano l’espressione dell’emozione, come per esempi inserire uno o più punti esclamativi alla fine di una frase o dei puntini di sospensione che sono stati trovati sia in casi di espressione di emozioni negative, che in espressioni di emozioni sociali positive. Da una prima indagine risulta che gli utenti di chat e forum utilizzano segni grafici per esprimere le loro sensazioni, ma non esiste un’interpretazione univoca di questi segni. È importante linguisticamente scoprire e come graficamente le emozioni affinché si vengono possano espresse riprodurre virtualmente (Poggi e Pelachaud, 2000). Lo studio delle emozioni in ambito virtuale è necessario e auspicato per poter migliorare i servizi da offrire ai propri utenti tramite internet, nello specifico conoscere quello che la persona a cui si rivolge un’offerta formativa prova quando legge un testo online, partecipa ad un forum o ad una chat non può che aiutare a migliorare la propria offerta didattica on line attirando sempre più utenti. -383.2 EMOZIONI ONLINE Sempre più spesso si effettuano ricerche per studiare il ruolo delle emozioni nell'educazione online e nel processo di apprendimento. Le emozioni influenzano gli studenti nello studio e nel raggiungimento degli obiettivi, inoltre esse influenzano l'interesse dello studente nei confronti del materiale di studio (Ainley, Corrigan, & Richardson, 2005; Krapp, 2005) e facilitano l'autoregolazione nello studio, spesso in senso positivo. Dai vari studi sull’argomento è emerso che gli studenti che scelgono l’educazione online sono altamente motivati e capaci di autoregolarsi (Artino, 210). Anche la partecipazione ad un mondo virtuale genera un’esperienza emozionale che determina un fattore importante nell’apprendimento (Cannon-Bowers & Bowers, 2009). Il ruolo delle emozioni e della loro influenza sul raggiungimento degli obiettivi da parte degli studenti nei mondi virtuali si studia anche attraverso il grado di divertimento o di noia avvertito dagli studenti stessi. Uno studio recente dimostra come il divertimento individuale abbia un’influenza positiva sulla qualità degli esami svolti, ma anche la noia sembra avere un impatto positivo, poiché spinge le persone a cercare nuovi stimoli. Studiare le emozioni che emergono durante l’apprendimento online è complicato poiché non si ha una classe di studenti da analizzare ma ci si trova in un mondo virtuale popolato da persone disposte in ogni parte del mondo e con le quali non è possibile avere un incontro diretto, faccia a faccia. -39- Le emozioni accademiche in passato non sono state oggetto di molti studi ma negli ultimi 15 anni l’interesse è aumentato soprattutto nei confronti dello studio della classi tradizionali. Sarebbe auspicabile, quindi, aumentare l’interesse nello studio delle emozioni accademiche in relazione all’apprendimento online. Pekrun’s (1992) sostiene che l’influenza delle emozioni accademiche sui risultati è correlata ai meccanismi cognitivi e motivazionali. Infatti le emozioni positive come il divertimento e la speranza hanno un’influenza positiva sulla motivazione, così come sull’uso di strategie per l’apprendimento e l’autoregolazione (Pekrun et al., 2002). al contrario le emozioni negative come la rabbia e l’ansia riducono le risorse cognitive e l’autoregolazione (Pekrun, 1992; Pekrun et al., 2002). Gli studi sulle emozioni accademiche sono agli inizi ed è importante continuare a capire il ruolo delle emozioni positive così come quelle negative per individuare dei modelli psicologici precisi per lo studio delle emozioni come la speranza, il divertimento ma anche la noia e l’ansia generate dagli studi online che influenzano il grado di motivazione e apprendimento degli studenti. Nuovi modelli e nuove teorie potrebbe guidare gli educatori nella creazione di un ambiente formativo che aiuti gli studenti ad ottenere il massimo rendimento. -40- 3.3 TRASFERIMENTO DELLE EMOZIONI NEL MONDO VIRTUALE L’impatto delle emozioni accademiche nelle situazioni faccia a faccia, dove gli studenti comunicano e scambiano informazioni, sono ben diverse rispetto a quelle che scaturiscono da una situazione virtuale, questo scambio è arricchito dall'espressione del viso, dal tono della voce e dai gesti, che rafforzano quello che si sta cercando di comunicare anche a livello emotivo, al contrario nell’apprendimento online dove un tipo di comunicazione è la scrittura, pertanto limitata sotto l’aspetto emotivo. Per questo per potenziare l’ambiente formativo si stanno sviluppando degli studi per creare delle strategie di feedback affettivo, come le emoticon o gli avatar nei mondi virtuali, anche se si tratta di un processo complicato vista la natura delle emozioni. Nell’ambito degli studi sulle emozioni online sono stati elaborati dei software che potessero riprodurre alcune espressioni facciali tipiche di determinate emozioni, su di un viso virtuale. Uno di questi studi riguarda la “faccia parlante” LUCIA un software basato su un sistema di sintesi bimodale, un’interfaccia uomo-macchina che utilizza sistemi di sintesi di emozioni o atteggiamenti da testo che rendono più veloce la comunicazione e la comprensione. Un altro software che serve per la trasformazione delle emozioni umane in emozioni virtuali ma visibili si chiama INTERFACE, sviluppato per potenziare LUCIA, è stato ideato e realizzato per catturare e semplificare -41- le informazioni sulle emozioni necessarie a costruire un volto parlante, con l’uso di INTERFACE, l’ utilizzo delle animazioni espressive ed emotive facciali è stato valutato dagli utenti positivamente, per questo gli studi per il miglioramento di questo settore continuano. La strada da percorrere è lunga ma con l’avvento delle nuove tecnologie e il continuo sviluppo di queste, probabilmente, in un futuro neanche troppo remoto, si arriverà a trasmettere le nostre emozioni anche attraverso i mondi virtuali rendendoli sempre più simili al nostro mondo reale. -42- CONCLUSIONI Tutti gli studi sulle emozioni sono veritieri e confutabili allo stesso tempo, molti sono gli studi condotti in materia, senza volerli elencare tutti, pare interessante analizzarne uno in particolare condotti in Svezia e Inghilterra. Questi, si sono svolti su un gruppo di individui ai quali sono state velocemente mostrate delle immagini di uomini adirati e subito dopo delle foto inespressive. I soggetti analizzati hanno riferito di aver recepito unicamente il volto inespressivo. A questo punto gli studiosi Arne Ohman, Ray Dolan e alcuni altri colleghi decisero di esporre i soggetti a una varietà di facce e somministrare una leggera scossa elettrica al dito in concomitanza con il volto arrabbiato. Si è così dimostrato che in corrispondenza alla foto adirata riportavano una risposta automatica anche inconsapevoli dello stimolo della “faccia adirata”. Questo esperimento, dunque, ha mostrato e evidenziato il concetto di “emozione inconscia”, inoltre, attraverso un’indagine tomografica a emissioni di positroni si è evidenziato che contemporaneamente alla somministrazione della faccia adirata si attivava nei pazienti una particolare zona del cervello denominata amigdala. Potremmo concludere, volendo sintetizzare, che l’emozione si riferisce a sensazioni positive o negative in risposta ad alcuni accadimenti. La società attuale è caratterizzata da individui che vivono continui stati d’ansia e attacchi di panico che, oggi come oggi, indicano uno stato di -43- malessere generalizzato che colpisce tutti, individui appartenenti a qualsiasi strato sociale e di qualsiasi età, nessuno né è esente. La società in cui viviamo non ci aiuta a trovare un equilibrio tra mente, corpo e ambiente, un equilibrio che ci consentirebbe di vivere in armonia con noi stessi , con gli altri e con il mondo stesso. Per costruire un mondo migliore, qualitativamente più vivibile, è necessario partire dai noi stessi, effettuare un cambiamento interno, affrontare le nostre paure e sconfiggerle con la consapevolezza di sapere di essere in grado di affrontare la nostra vita e la società che ci circonda. I cattivi pensieri, i traumi non elaborati, la paura di non sentirsi all’altezza, le situazioni stressanti incidono profondamente sul nostro stile di vita e conseguentemente sulla nostra salute fisica. Se c’è la salute mentale né consegue quella fisica, pertanto, imparare ad affrontare le nostre fobie, le nostre ansie, ci aiuterebbe a stare bene, ad essere positivi e ad affrontare la vita di tutti i giorni con quella giusta dose di spensieratezza che ci renderebbe felici. Lo studio sulle emozioni si sta sempre evolvendo così come evolve la nostra società, con l’avvento delle nuove tecnologie e il continuo sviluppo di queste probabilmente, in un futuro neanche troppo remoto, si arriverà a trasmettere le nostre emozioni anche attraverso i mondi virtuali rendendoli sempre più simili al nostro mondo reale. Ormai è tutto online pertanto bisogna adeguarsi alle nuove tecnologie utilizzandole al meglio non solo per il divertimento ma anche per il lavoro e lo studio. -44BIBLIOGRAFIA Artino, A. R. (2010). Online or face-to-face learning? Exploring the personal factors that predict students' choice of instructional format. The Internet and Higher Education, 13(4), 272-276. Artino, A. R. 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