UNIVERSITÀ TELEMATICA INTERNAZIONALE UNINETTUNO

UNIVERSITÀ TELEMATICA INTERNAZIONALE UNINETTUNO
FACOLTÀ DI PSICOLOGIA
Corso di Laurea in Discipline Psicosociali
Elaborato finale
in Psicologia dello Sviluppo
LE EMOZIONI
Relatore
Candidato
Prof. Massimo Ammaniti
Tiziana Porcaro
Matr: 1000HHHCLDIPSI
Anno Accademico 2013/2014
Indice
Introduzione
pag.1
Parte prima
STUDI SULLE EMOZIONI
1
Le emozioni
pag.1
1.1 Teorie delle emozioni
pag.5
1.2 Teoria delle emozioni di James- Lange
pag.5
1.3 La teoria di Cannon – Bard
pag.7
1.4 Ultimi Studi di A. Damasio
pag.8
Parte seconda
CONOSCERE E RICONOSCERE LE EMOZIONI
2
Conoscere e riconoscere le emozioni
pag.12
2.1 Le emozioni primarie
pag.14
2.2 Le emozioni negative
pag.17
2.3 paura e ansia: espressione della nostra società
pag.18
2.3.1 La paura
pag.18
2.3.2 L’ansia
pag.21
2.4 Funzioni e disturbi
pag.23
2.5 Diagnosi e Trattamenti
pag.28
Parte Terza
3 Le emozioni nell'ambito degli ambienti di
apprendimento online
pag.34
3.1 La comunicazione online
pag.36
3.2 Le emozioni online
pag.38
3.3 Trasferimento delle emozioni nel mondo
virtuale
pag.40
Conclusioni
pag.42
Bibliografia
pag.44
-1LE EMOZIONI
Introduzione
Le emozioni rappresentano l’essenza dell’umanità, l’io profondo
dell’essere umano, il motore principale che genera azioni e reazioni,
senza queste, la vita non avrebbe ragione di essere. L’umana condizione,
nell’accezione in cui la intendiamo, non esisterebbe senza i sentimenti e
le
sensazioni
che
muovono
l’universo
individuale
l’esistenza
diventerebbe un semplice susseguirsi di eventi meccanici. L’individuo
stesso, metterebbe in dubbio la stessa ragione della sua esistenza, non
sentirebbe il bisogno di crescere, imparare, condividere e trascorrere del
tempo con l’altro (Barry W. Connors, 2007). L’esistenza, così intesa non
avrebbe colore, non esisterebbero cose come le opere creative degli
artisti, non sarebbe possibile effettuare opere di bene disinteressato e
piccoli gesti quotidiani di amorevole solidarietà perché quelle sensazioni,
alla base di quegli stessi gesti, non esisterebbero. Questo, poiché, che ci
piaccia o no, le emozioni muovono l’universo, generano azioni e reazioni
condizionando la sfera quotidiana dell’individuo. Quando si parla di
emozioni si entra in un campo particolarmente angusto e soprattutto
“soggettivo”, ognuno reagisce a modo proprio alle emozioni che prova.
C’è chi le gestisce appellandosi all’estremo raziocinio cercando di evitare
qualsiasi tipo di condizionamento, chi, invece vive la sua esistenza
totalmente condizionato dalla sfera emozionale, parliamo di persone che
reagiscono con estrema passionalità agli eventi e chi gestisce le proprie
emozioni in maniera del tutto equilibrata.
-2-
L’unica certezza è che l’uomo cerca da sempre di avere il controllo totale
su di esse, impresa ardua ovviamente, considerato che quando si tratta di
sensazioni ed emozioni si ha a che fare con qualcosa non empiricamente
verificabile, qualcosa che non segue regole uguali per tutti. Cosa ne
sappiamo dunque? In primis la cosa certa è che esistono emozioni
positive e negative, cioè che ci portano a sperimentare livelli emozionali
che donano un buon ricordo o una buona sensazione o ci permettono di
esplorare terre un po’ più aride. Esistono, infatti, quelle emozioni
positive, come la gioia, la serenità, la felicità, l’euforia che permettono
all’individuo di vivere momenti di particolare gaudio, allo stesso modo,
esistono specularmente delle sensazioni che condizionano in senso
negativo la quotidianità, solo per citarne alcune, ansia, paura, e tanto altro
ancora.Volendo catalogare il periodo storico attuale secondo alcuni stati
emozionali potremmo dire che si tratta del secolo dell’ansia e del terrore,
sono queste le emozioni “di punta” della società attuale. Quelle da cui
nessuno sembra essere immune. Basti pensare ai giovani della nuova
Europa tendente sempre di più all’autonomia, l’individuo, giovani in
primis, tendono a sperimentare un disagio emozionale che porta
inevitabilmente a episodi violenza, talvolta, fra i giovani, tante altre fra
genitori e figli. Queste situazioni potrebbero rappresentare sia una
conseguenza del lascivo atteggiamento nei confronti dei valori positivi
alla base della società sia l’effetto di una fallace “alfabetizzazione
emozionale” (Daniel Goleman, 2011), dall’alfabetizzazione emozionale
molti studiosi fanno dipendere la sicurezza sociale. Attraverso questo
procedimento, l’individuo impara a conoscere le proprie emozioni,
-3-
lavorando sulla gestione dei sentimenti negativi e sulla conservazione
dell’ottimismo con l’obiettivo di migliorare l’individualità.
Nel percorso di alfabetizzazione rientrano non solo quelle che sono le
procedure di apprendimento e gestione dei propri sentimenti ma veri e
propri training che permettono all’individuo di:

Essere auto consapevole: ossia osservare il proprio io e saper
riconoscere e gestire i propri sentimenti.

Decidere in modo autonomo e passare al vaglio le proprie azioni in
modo da comprendere se queste siano dettate dal sentimento o da un
pensiero ragionato.

Controllare i sentimenti attraverso l’analisi dei messaggi che
stanno dietro l’emozione stessa, in particolar modo, imparare a gestire i
sentimenti meno positivi.

Essere empatico, ovvero, l’individuo impara a comprendere i
sentimenti dell’altro analizzando le situazioni attraverso diverse
prospettive.

Comunicare con efficacia i propri sentimenti, vale a dire saper
reagire adeguatamente alle azioni altrui attraverso la gestione della sfera
emozionale.

Essere in grado di individuare modelli tipici di reazione in base a
sentimenti prevalenti della propria sfera emozionale e saperli individuare
negli altri.
-4-

Auto-accettarsi, ossia imparare a gestire i propri pregi e difetti,
accettandoli con serenità ma allo stesso tempo consapevole di riuscire a
migliorare la propria sfera emotiva.

Portare a compimento i propri progetti attraverso un percorso
responsabile di riconoscimento delle cause e degli effetti delle proprie
azioni.

Saper interagire in gruppo in modo equilibrato, ossia individuando
quando bisogna essere leader e quando obbedire agli ordini.

Saper risolvere i conflitti con l’altro in maniera leale.
Ad oggi, gli studi di tipo scientifico in campo emozionale sono aumentati
in maniera esponenziale grazie alle molteplici tecnologie messe a punto
per lo studio del cervello e delle aree che governano le emozioni, con
particolare rilievo per quelle come paura e ansia. Queste, in effetti, sono
quelle maggiormente studiate in campo medico poiché più diffuse. I
disturbi dell’ansia, in effetti, sono quelli più comuni a livello mondiale
(Merikangas, Kalaydjian, 2009), si tratta di sentimenti di così grossa
portata che, nella maggior parte dei casi, non consentono all’individuo di
condurre serenamente la propria esistenza.
-5-
1.1 LE TEORIE DELLE EMOZIONI
1.2 TEORIA DELLE EMOZIONI DI JAMES- LANGE
Sono moltissime le teorie e i saggi pubblicati sullo studio delle emozioni,
una delle prime tesi fu formulata nel 1884 da William James, noto
psicologo e filosofo dell’epoca.
Stando a questa teoria, le emozioni sperimentate dall’individuo
rappresentano una risposta automatica ai cambiamenti fisiologici del
corpo stesso. Secondo questa interpretazione, una risata, ad esempio, non
figurerebbe non come una risposta alla sensazione provata ma ne sarebbe
quasi una causa, non si sorride perché si è contenti ma si è contenti
proprio perché sorridiamo.
Detta in altre parole, il sistema sensoriale individuale invierebbe delle
informazioni al cervello sulla situazione e, come risultato, questo invia i
suoi segnali al corpo che si modifica e reagisce secondo quanto
comandato, dunque, la modificazione fisiologica rappresenterebbe
l’emozione stessa se questa venisse annullata anche l’emozione stessa lo
sarebbe.
James fu il primo studioso che definì per primo le emozioni attivamente
come l’effettivo “sentire” il cambiamento in seguito allo stimolo.
L’evento emotigeno, in effetti, genererebbe delle reazioni avvertite dal
soggetto e proprio l’insieme di tali cambiamenti fisiologici sarebbe la
base dell’esperienza emozionale.
-6-
Questa interpretazione, unica nel suo genere, può essere considerata a dir
poco anticonvenzionale, considerando la posizione totalmente differente
rispetto alla psicologia comune secondo la quale la reazione corporea
rappresenterebbe l’effetto dell’emozione e non la causa stessa. La
conseguenza diretta dell’ elaborazione di questa teoria è che diverse
emozioni hanno diversi correlati fisiologici, da qui ne deriva che
sull’assunto che emozioni come rabbia, paura, tristezza, felicità, sorpresa,
corrispondono a determinate espressioni somatiche ben diverse fra di
loro. Alla teoria di James sono state effettuate molteplici obiezioni, prima
fra tutte, la scarsità di dati empirici.
-7-
1.3 LA TEORIA DI CANNON – BARD
La teoria di James-Lange ha stimolato molte ricerche sui processi
fisiologici implicati negli stati emotivi. Walter Cannon intorno all’anno
1927, si oppose alle teorie di James, sostenendo che l’esperienza emotiva
si verifichi a prescindere dalla sua espressione, il fisiologo ne pubblicò
una critica mettendo in evidenza che gli organi viscerali sono strutture
relativamente insensibili, scarsamente fornite di nervi., per questo lente
rispetto ai cambiamenti che subiamo negli stati emotivi, secondo Cannon
ogni emozione poteva presentare diversi eventi fisiologici.
Philip Bard (1929),avanzò l'ipotesi secondo la quale è il talamo a
svolgere un ruolo importante nell’esperienza emotiva. Per Cannon e Bard
(teoria di Cannon — Bard), gli impulsi nervosi che fanno passare le
informazioni sensoriali vengono poi ritrasmessi attraverso il talamo. Gli
studi di Cannon- Bard hanno dimostrato attraverso molteplici dati
empirici che le emozioni sarebbero prodotte quando i segnali
raggiungono il talamo, il carattere delle emozioni, dunque, è qualificato
dal modello di
attivazione del talamo. Attraverso gli studi empirici di Cannon, infatti, si
dimostrò come anche se interrotta l’eventuale comunicazione con il
sistema nervoso centrale, il comportamento emotivo non viene alterato,
alcune modificazioni, inoltre, sono identiche per molte emozioni.
-8-
1.4 ULTIMI STUDI DI A. DAMASIO
Damasio sembra completamente rivoluzionare la tradizione culturale
classica relativa allo studio delle emozioni sostenendo che queste anziché
perturbare la serenità del raziocinio individuale, rappresentino la base per
il corretto funzionamento della mente stessa. Se l’uomo non provasse
emozioni non sarebbe un individuo ragionevole, il corpo e il cervello
rappresentano un organismo unico e indissolubile.
Ragione ed emozioni, dunque, viaggiano di pari passo, si aiutano
reciprocamente come ingranaggi perfetti della stessa macchina.
Appare
chiaro
come
una
posizione
del
genere,
sostenendo
l’interconnessione fra mondo emotivo e razionalità, si contrappone in
maniera netta alla tradizione scientifica che colloca le emozioni nei centri
sottocorticali più antichi e meno evoluti trascurandone l’interconnessione
con il pensiero. Così facendo, Damasio contribuisce a reinventare e a
riconsegnare
la
giusta
importanza
alla
dimensione
cognitiva
dell’emozione.
Secondo lo studioso, le cause che hanno portato le tradizione a
considerare le emozioni come componenti irrazionali, sono da
individuarsi nella scarsa visione evoluzionistica della psicologia
tradizionale nello studio della mente, nel disinteresse verso il concetto di
omeostasi e, altresì, in una sorta di lacuna circa il corretto concetto di
organismo sia delle scienze cognitive sia delle neuroscienze.
-9-
Secondo Damasio, l’errore della visione tradizionalistica relativa alle
emozioni è quello di considerare la mente un qualcosa di estraneo e
autonomo rispetto all’organismo mentre, per ottenere una corretta visione
d’insieme e, conseguentemente, una corretta analisi del campo
emozionale dell’individuo, bisogna considerare il corpo e la mente un
unico indissolubile elemento. Il corpo e la mente, anche secondo le
recenti acquisizioni scientifiche, sono da considerarsi come componenti
integrate oltre che interdipendenti di uno stesso organismo che, proprio
grazie a questa integrazione, riesce ad interagire con l’ambiente
circostante.
Quanto all’omeostasi, essa rappresenta l’insieme delle reazioni
fisiologiche coordinate e, nella maggior parte dei casi automatiche,
indispensabili per la stabilità degli stati interiori dell’organismo.
Non considerando questa fondamentale caratteristica non avrebbe alcun
senso trattare le emozioni che, stando a Damasio, costituiscono una parte
integrante della regolazione e la cui funziona è quella appunto di
orientare l’individuo verso comportamenti volti a preservare la
sopravvivenza.
Proprio in quanto regolatori, le emozioni svolgono, secondo Damasio,una
duplice funzione biologica. In primo luogo esse producono un’immediata
reazione a una situazione esterna detta induttrice e in un secondo
momento regolano lo stato interno dell’organismo per preparare la
reazione specifica. Abbiamo dunque, una prima funzione che è quella di
produrre una reazione subitanea, spontanea e una seconda che è quella di
-10-
preparazione dell’organismo a quella reazione stessa. Si sostiene, dunque,
che nel corso della evoluzione umana, l’individuo abbia acquisito i mezzi
per reagire ad alcuni stimoli, specialmente quelli più rigogliosi o percepiti
come utili all’essere umano, attraverso un percorso di confezionamento di
risposte che, per l’appunto, si definiscono emozioni.
Sulla base di questa visione, il conflitto fra emozione e ragione viene
abilmente superato, come dimostrano anche gli studi di nuova
generazione. Per Damasio, quindi, l’errore di Cartesio e della dicotomia
fra mente e corpo è stato quello di separare questi due elementi facenti
parte dello stesso meccanismo di regolazione biologica. La tesi elaborata
mira a dimostrare l’indissolubile legame esistente fra la razionalità,
dunque la mente e il dispositivo di base delle emozioni e dei sentimenti,
ossia il corpo, identificando le emozioni come la base del processo
decisionale. Tale processo decisionale, come può essere, ad esempio, la
scelta fra una o più possibilità esistenti, è totalmente diverso dalla
procedura di analisi che mira, invece, a passare in rassegna a tutti i pro e i
contro di una scelta.
Quando si ha a che fare con situazioni complesse che implicano
molteplici risvolti e conseguenze, si è portati a paragonare l’evento a
situazioni trascorse affini e similari al fine di prendere spunto da analogie
con la presente situazione. Le esperienze trascorse, inevitabilmente,
tracciano dei percorsi emotivi nell’individuo, non necessariamente
coscienti, detti marcatori somatici, ovvero sentimenti ed emozioni
negativi o positivi che saranno utilizzati come indicatori per la scelta
-11-
attuale. Tali marcatori hanno la funzione di facilitare il compito della
selezione di opzioni vantaggiose dal punto di vista biologico.
Ne deriva che la coscienza, secondo Damasio, iniziando come un tipo di
sentimento, ossia una percezione del corpo, è un tutt’uno con l’emozione
in quanto attivazione dell’organismo stesso.
-12-
2. CONOSCERE E RICONOSCERE LE EMOZIONI
Nell’accezione comune, non si è soliti distinguere fra emozioni e
sentimenti, considerandoli quasi come dei sinonimi, in realtà così non è.
Per emozione si intende la reazione sociale e pubblica che l’individuo
tende a porre in essere, diversamente, il sentimento è quello che sostiene
la reazione rappresentando la sfera privata della reazione. L’emozione,
così intesa, gioca un ruolo socialmente molto importante, è, infatti,
attraverso l’espressione dell’emozione che è possibile costruire i rapporti
con l’altro e le relazioni interpersonali tramite un processo di mediazione
emotiva. Le emozioni, primarie o secondarie che siano, rappresentano dei
veri e propri mezzi di comunicazione che permettono di percepire anche
gli stati mentali altrui (Siegel 2001).
Proprio sulla capacità di esprimere le proprie emozioni si basa la
possibilità di entrare in sintonia con gli altri, di diventare empatici e
condividere i propri stati d’animo attraverso l’uso degli strumenti
comunicativi sia verbali che non. (La teoria dell’attaccamento di
Bowlby). Sin dalla prima infanzia l’individuo sviluppa degli schemi di
comunicazione interpersonali con le figure di attaccamento, queste,
influenzeranno da adulti il modo di approcciarsi ed esprimere le proprie
emozioni.
Si tratta di uno scambio reciproco attraverso il quale si stabilisce una
sintonizzazione affettiva con la quale possono essere amplificate le
emozioni positive e minimizzate quelle negative. Questi meccanismi di
regolazione possono influenzano via via i rapporti interpersonali del
-13-
piccolo e del futuro adulto.
Tornando alla classificazione delle emozioni, bisogna dire che esistono
due concezioni degli stati emotivi, una universalistica secondo cui le
emozioni si ritrovano a essere uguali anche in diverse culture e una
relativistica secondo la quale le emozioni avrebbero connotazioni diverse
a seconda delle culture.(Cattanirussi B., 2006). La distinzione più comune
attualmente usata è quella fra emozioni primarie ed emozioni secondarie.
-142.1 LE EMOZIONI PRIMARIE
Le emozioni primarie sono quelle sensazioni generalmente innate
nell’individuo e identiche per tutte le popolazioni e culture e per questo
considerate universali. Quelle secondarie, diversamente, sono quelle
derivate dal mix delle emozioni primarie e si delineano in seguito alla
crescita, all’evoluzione e all’interazione sociale dell’individuo.
Come abbiamo avuto modo di verificare sono molti gli studi condotti
sulle emozioni ma molto interessante, a tal proposito, è lo studio di
Ekman approntato nel 2008. Lo psicologo americano ha raccontato la sua
esperienza avuta in un villaggio della Papua Nuova Guinea. Si era recato
li per studiare le emozioni degli abitanti del posto per capire se queste
fossero comuni ad altre popolazioni. I Fore, gli indigeni del posto, un
popolo pre-letterario, quando videro lo studioso che mangiava cibi a loro
sconosciuti, mostrarono una evidente meraviglia accompagnata da una
singolare espressione. Piacevolmente interessato alla vicenda fotografò
l’espressione del membro della tribù. Grazie a questa popolazione Ekman
ebbe modo di poter verificare come le emozioni di base rappresentassero
un fattore comune all’umanità intera a prescindere
dalla propria cultura. A lui, in effetti, si deve l’elenco delle emozioni
divise in primarie e secondarie.
Le emozioni primarie o di base sono:
1. rabbia, generata dalla frustrazione che si può manifestare attraverso
l’aggressività;
-15-
2. paura, emozione dominata dall’istinto che ha come obiettivo la
sopravvivenza del soggetto ad una situazione pericolosa;
3. tristezza, si origina a seguito di una perdita o da uno scopo non
raggiunto;
4. gioia, stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri
desideri;
5. sorpresa, si origina da un evento inaspettato, seguito da paura o gioia;
6. disprezzo, sentimento e atteggiamento di totale mancanza di stima e
disdegnato rifiuto verso persone o cose, considerate prive di dignità
morale o intellettuale;
7. disgusto, risposta repulsiva caratterizzata da un’espressione facciale
specifica (Ekmann P., 2008).
Le emozioni dette secondarie, diversamente, sarebbero quelle che si
originano dalla combinazione delle emozioni primarie e prendono forma
man mano attraverso lo sviluppo emozionale dell’individuo e in relazione
alla società.
Esse sono:
– allegria, sentimento di appagamento dell’animo;
– invidia, stato emozionale in cui un soggetto desidera ciò che possiede
qualcun altro;
– vergogna, reazione emotiva che si prova quando si trasgrediscono le
regole;
-16– ansia, reazione emotiva alla percezione di un pericolo lontano e
ipotetico;
– rassegnazione, accettazione senza reagire ad un dolore;
– gelosia, paura di perdere ciò che si possiede;
– speranza, credere di poter gestire e controllare gli eventi;
– offesa, danno morale che si arreca a una persona con atti o con parole;
– nostalgia, malessere causato dal desiderio di rivedere una persona che
non c'è più o di una situazione che si vorrebbe rivivere;
– rimorso, turbamento psicologico scaturito da comportamenti o azioni
contrari alle proprie regole morali;
– delusione, tristezza dovuta al non aver raggiunto le proprie aspettative.
-17-
2.2 LE EMOZIONI NEGATIVE
Le emozioni negative, sono generalmente catalogate come quelle
sensazioni che producono una serie di effetti negativi nell’individuo.
Parliamo di emozioni quali collera, tristezza, paura, disgusto etc. Queste,
come hanno dimostrato diversi studi, condizionano in modo negativo non
solo la sfera emozionale dell’individuo ma soprattutto quella fisica, in
particolare il sistema immunitario. Howard Friedman e Boothby-Kewley
hanno condotto una dettagliata analisi dei dati elaborati da circa 101 studi
minori, analisi, che ha confermato come le emozioni negative influenzino
la salute dell’individuo.
Gli individui che per un periodo di tempo più o meno lungo vivono
emozioni negative, ad esempio ansia, presentano maggiori probabilità di
sviluppare patologie come ulcere, emicranie e asma.
Ne consegue, dunque, che le emozioni negative influenzano in maniera
deficitaria la salute anche se non è ancora del tutto chiaro in che modo i
meccanismi biologici interagiscano fra di loro.
Due sono le principali emozioni specchio della società attuale, ansia e
paura.
-18-
2.3 PAURA E ANSIA: ESPRESSIONI DELLA NOSTRA SOCIETÀ
2.3.1 LA PAURA
Per paura si intendono tutti quegli stati emozionali che possono andare
dal timore, apprensione, preoccupazione, inquietudine sino ad arrivare a
stati emozionali più preoccupanti quali ansia, terrore, e panico. La paura è
generalmente annoverata fra le emozioni primarie, cioè presenti
nell’individuo sin dalla nascita, proprio questa presenza innata
dell’emozione può essere considerata un indicatore della sua importanza.
Essa è, in effetti, un sistema di adattamento che regola il rapporto fra
ambiente e individuo per la sopravvivenza di quest’ultimo. La sensazione
di paura deriva dalla percezione di un pericolo reale o supposto, presenta
una considerevole componente istintiva derivante dall’impulso o istinto
di conservazione e sopravvivenza del soggetto, solitamente
è
accompagnata da fenomeni fisici quali alterazione delle principali
funzioni fisiologiche difensive (Bear, Mark F., W. Connors, A. Paradiso,
2007).
Molti studi hanno dimostrato che qualsiasi oggetto, persona o evento,
potenzialmente potrebbe essere individuato da un soggetto come
pericoloso e, dunque, incutere il sentimento di paura che può essere di
tipo innato o appreso. Le paure innate possono essere generate dal dolore,
da oggetti, eventi o persone sconosciuti che generano incertezza, da
-19-
situazioni di pericolo per l’individuo o la specie, come l’altezza, il buio, il
freddo, etc., da circostanze che richiedono interazioni con individui o
animali aggressivi.
Le paure apprese, invece, fanno capo a una varietà di stimoli che derivano
da dirette esperienze rivelatesi pericolose.
Questo meccanismo di acquisizione delle paure, viene denominato
condizionamento, che, se esasperato può generare vere e proprie fobie
che possono influenzare negativamente il modo di interagire della
persona.
La paura, come tante altre emozioni, può anche avere una connotazione
positiva, con particolare riferimento alla segnalazione, al preavviso della
situazione di allarme, che prepara dunque l’organismo alla reazione di
autoconservazione.
La paura porta una serie di elementi individuabili facilmente anche dalle
espressioni corporee dell’individuo, sin dalla precoce età. Tipiche
manifestazioni espressive, per esempio, sono le sopracciglia avvicinate, la
fronte aggrottata, tensione ai muscoli del viso, fattori questi, che rendono
facilmente riconoscibile il sentimento.
Quando la paura diventa preoccupante al punto da associarsi a fobie con
evidenti manifestazioni di ansia e di panico allora si parla di disturbo, a
quel punto, l’intera esistenza dell’individuo ne viene condizionata ed è
bene ricorrere ai ripari.
-20-
La sensazione di paura deriva dalla percezione di un pericolo reale o
supposto, presenta una considerevole componente istintiva derivante
dall’impulso o istinto di conservazione e sopravvivenza del soggetto,
solitamente è accompagnata da fenomeni fisici quali alterazione delle
principali funzioni fisiologiche difensive (Bear, Mark F., W. Connors, A.
Paradiso, 2007).
Quando il soggetto teme che si possano verificare situazioni di disagio
senza nessuna vera motivazione, la paura che si genera può causare una
modifica del comportamento permanente, spesso identificata come
sindrome ansiosa.
-21-
2.3.2 L’ANSIA
L’ansia è un’esperienza umana universale caratterizzata dall'apprensione
per qualcosa di spiacevole che potrebbe accadere (Yager, Gitlin, 2000), si
tratta della sensazione di non sentirsi capaci di affrontare uno stimolo
esterno o interno, pertanto, genera stress per l'individuo stesso.
L’ansia è parte integrante del sistema della paura (Panksepp, 1998, 2000)
anche se presenta alcune volte delle finalità adattive, che permettono cioè,
alle persone di adeguarsi alle condizioni ambientali, comportandosi in
modo da diminuire o evitare situazioni pericolose, si tratta di una reazione
psicologia alla paura (Bourne, E. J. , 2010), o alla paura di fallire, di non
raggiungere un obiettivo, di non piacere a qualcuno su cui si vuol fare
colpo.
Si tratta di una emozione naturale, utile sicuramente all’adattamento
individuale, considerato che senza le sensazioni di ansia e di paura
l’uomo non riuscirebbe a percepire il rischio e il pericolo intorno a sé.
Una sana quota di ansia, dunque, è accettabile in molte situazioni per dare
all’individuo quella marcia in più per superare una prova, ma quando
supera la soglia di accettabilità questa assume una connotazione del tutto
negativa sino a diventare patologica e a influenzare negativamente, come
avviene per la paura, la normale quotidianità dell’individuo.
L’ansia si manifesta dal punto di vista fisiologico attraverso le stesse
manifestazioni della rabbia, dunque, ciò che le differenzia è l’aspetto
cognitivo e dunque, l’interpretazione della situazione.
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Questo tipo di sensazione, talvolta, può insorgere in modo subdolo,
insediandosi un po’ alla volta nell’individuo che inizia a mostrare
preoccupazione per cose poco importanti per poi manifestarsi a tutto
tondo, in altri casi, invece, insorge imponente e senza mezze misure. Una
volta entrata a far parte del palcoscenico emozionale dell’individuo
l’ansia condiziona in modo permanente l’esistenza dell’uomo e ne limita
il campo di azione e dei comportamenti. L’ansia si nutre di ansia e ne
genera tanta altra, in effetti quanto più si reagisce con tensione più ne
viene prodotta altra generando un vero e proprio vortice ansioso. Ci sono,
poi, delle componenti genetiche in virtù delle quali generazioni di
persone si trasmettono ansia, questo avviene per un eccesso di molecole
cosiddette “ansiogene” come ad esempio la noradrenalina che genera un
incremento dell’ansia al di sopra della soglia considerata accettabile.
In ogni caso l'ansia è un'emozione comune come la paura, la rabbia, la
tristezza e la felicità, svolge, inoltre, una funzione importante in relazione
alla sopravvivenza. Quando poi rappresenta un reale condizionamento e
un reale ostacolo per la corretta interazione sociale dell’individuo allora è
giusto che si intervenga per ristabilire il giusto equilibrio (Bourne, E. J. ,
2010).
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2.4 FUNZIONI E DISTURBI
I disturbi d’ansia sono una delle patologie più frequenti e costituiscono un
fattore di rischio per altre malattie. La maggiore causa scatenante è lo
stress (Provenzano, 2009), l'incapacità di gestire le proprie emozioni
porta allo scatenarsi di vere e proprie patologie psichiatriche, ovvero
disturbi che incidono a tal punto sull'intelligenza emotiva da non
permettere all'individuo di comportarsi in maniera funzionale a se stesso
(Di Pietro, 2013).
Uno studio americano condotto dall’Istituto Nazionale della Salute
Mentale ha dimostrato che il 17 % della popolazione ha sofferto di
attacchi di panico, fobie e ansia almeno una volta nel corso di un solo
anno (Bourne, E. J. , 2010).
Le cause? La società moderna. Guerre, disastri ambientali, crisi
economiche, terrorismo, e quanto altro, generano nell’individuo uno stato
di incertezza cronica che porta inevitabilmente all’ansia e alla paura.
L’uomo non conosce alcuna certezza e la tecnologia non aiuta a rendere
migliore la prospettiva, ogni giorno, attraverso i media le notizie globali
arrivano quasi in contemporanea a tutti gli individui, ogni giorno, dunque,
una nuova dose di insicurezza e viene fornita al pubblico universale
“stressato” dal quadro sociale generale. E’ proprio lo stress che crea il
giusto mix emozionale che facilità l’insediarsi di emozioni quali l’ansia e
la paura, le fobie che, talvolta, si traducono in vere e proprie
manifestazioni fisiche come panico e, in casi particolari, inibizione
dell’individuo nella propria sfera sociale.
-24Genitori, figli, adolescenti, adulti, nessuno ne è immune, è come se
l’ansia fosse una conseguenza automatica della società in cui viviamo,
caratterizzata dalla decadenza dei valori personali oltre che dalle “macro
incertezze”.
Tra i disturbi più frequenti ci sono gli attacchi di panico generalmente
durano pochi minuti, anche se ci sono dei casi rari in cui durano anche
due ore, si presentano all’improvviso senza una causa apparente, se ne
possono avere due, tre nell’arco anche di una settimana per poi non
ripresentarsi più per anni.
Generalmente gli attacchi di panico si sviluppano in età adolescenziale
fino ai vent’anni e sono in almeno un terzo dei casi accompagnati dalla
tendenza ad avere paura dei luoghi aperti e frequentati da gente
(agorafobia). Anche l’uso di sigarette aumenta il rischio degli attacchi
(Isensee et al. 2003). Gli attacchi di panico sono influenzati da un’attività
eccessiva di una parte del nostro cervello, l’amigdala e l’ipotalamo.
L’amigdala svolge un ruolo centrale nei soggetti ansiosi, generando uno
stato di ansia esagerato che stimola i circuiti della paura che includono
l’amigdala e le sue estensioni.
L’ipereccitabilità in questi circuiti genera un’ansia patologica che si
manifesta poi in vari stati d’ansia (Rosen, J.B., Schulkin J. , 1998). I
disturbi derivanti dall’ansia sarebbero:

Attacco di Panico

Disturbo di Panico senza Agorafobia

Disturbo di Panico con Agorafobia
-25-

Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo di Panico

Fobia Specifica

Fobia Sociale

Disturbo Ossessivo Compulsivo

Disturbo Post Traumatico da Stress

Disturbo Acuto da Stress

Disturbo d’Ansia Generalizzato
L’Attacco di Panico e il Disturbo di Panico senza Agorafobia:
l’attacco di panico è una condizione che si verifica in uno specifico
momento caratterizzato dall’insorgere di improvvisa paura, disagio molto
intenso anche se non in una situazione di vero pericolo. In genere questo
evento è caratterizzato da almeno quattro sintomi fra palpitazioni,
sudorazione, brividi, senso di asfissia, etc. I sintomi sono spesso
accompagnati dalla paura e da un senso di catastrofe. Il Disturbo di
Panico senza Agorafobia, invece, rappresenta una condizione di frequenti
attacchi di panico improvvisi collegati a una forte preoccupazione per
l’insorgenza di altri attacchi. In alcuni casi, il disturbo può sembrare
totalmente infondati, privo di contenuti psicologici. Per comprendere la
causa dell’insorgenza di tali attacchi è importante sondare la motivazione
del soggetto, molto spesso, i familiari sono la chiave per comprendere i
sintomi che portano all’espressione del disturbo.
-26-
L’Agorafobia non rappresenta un disturbo codificabile, esso va
necessariamente Agorafobia o Agorafobia senza anamnesi del Disturbo di
Panico. In questo caso il soggetto presenta una forte componente
ansiogena in situazioni percepite come difficili da affrontare per
l’impossibilità di realizzare un’eventuale fuga ne consegue, dunque, il
consueto attacco di panico.
Il Disturbo di Panico con Agorafobia: è caratterizzato da frequenti
attacchi di panico, tali da minare l’autonomia del soggetto che risulta
essere in continua ricerca di un accompagnatore durante le uscite o, in
alcuni casi, delega lo stesso a sostituirlo durante le commissioni da
svolgere.
La Fobia Specifica:è caratterizzata da un senso di ansia clinicamente
significativa generata dal contatto con situazioni o oggetti temuti; spesso
tale disturbo implica la messa in atto di una condotta volta a evitare
quella stessa situazione che incute il senso di ansia. Per potere stabilire la
diagnosi è necessario, per gli individui di età inferiore ai 18 anni, che i
sintomi persistano almeno da 6 mesi. Secondo una visione più ampia di
fobia, essa comprende sia una componente di repulsione che di attrazione
inconsapevole verso l’oggetto o la situazione temuta che, allo stesso
tempo è contrastata da tre meccanismi di difesa come lo spostamento, la
proiezione e l’evitamento. Questi, agiscono in contemporanea per cui la
paura è automaticamente spostata dagli oggetti interni agli oggetti esterni
che vengono evitati il più possibile.
-27-
La Fobia Sociale è rappresentata dalla paura marcata derivante da
situazioni sociali a cui il soggetto è esposto anche in presenza altrui, una
sorta di paura di giudizio. La risposta ansiogena a questo disturbo può
acquisire le caratteristiche dell’attacco di panico.
-28-
2.5 DIAGNOSI E TRATTAMENTI
Il disturbo d’ansia, in generale, è caratterizzato da un’ansia cronica della
durata di circa sei mesi e accompagnato da disturbi quali gli attacchi di
panico, fobie e ossessioni (J. Bourne, 1998). Quando ci sono troppe
preoccupazioni, quando si pensa che ogni minimo problema sia
insormontabile e quando questo stato di impotenza continua per mesi ci
troviamo di fronte ad un disturbo d’ansia.
L’intensità e la frequenza delle preoccupazioni sviluppano dei sintomi
come l’irritabilità, la difficoltà di concentrazione, affaticamento e
stanchezza, insonnia ma anche tachicardia e sudorazione eccessiva. Se ci
troviamo davanti a questi sintomi, una volta escluse delle possibili cause
mediche dopo degli accurati approfondimenti come iperventilazione,
problemi alla tiroide o uso di alcool e droghe, allora potremo
diagnosticare un disturbo d’ansia generalizzata.
I disturbi d’ansia si possono presentare a qualsiasi età dall’adolescenza
all’età adulta, e sono particolarmente legati a situazioni stressanti che
causano paure, per esempio il timore di affrontare un’interrogazione, in
età adolescenziale, o un colloquio di lavoro, in età adulta. Secondo alcuni
studi ci sono dei timori di base che alimentano i disturbi d’ansia come la
paura di perdere il controllo, di fallire, di non essere all’altezza e anche di
morire (Beck, A. T., Emery, G., 2005). Le situazioni stressanti aumentano
queste paure e di conseguenza gli stati d’ansia.
-29È possibile affrontare i nostri stati d’ansia e quindi le nostre paure senza
dover necessariamente ricorrere a farmaci che inibiscono inevitabilmente
la nostra mente e le nostre azioni?
In psicologia ed in psicoterapia si sta avendo un ampliamento nel campo
di studio della mente e del comportamento da un livello biopsichico ad
uno relazionale e olistico che studiano l’individuo in base alle interazioni
familiari, ambientali, sociali e spirituali. Il terapeuta deve instaurare una
relazione con chi deve essere curato orientata a produrre un cambiamento
nelle disfunzioni del soggetto sofferente. I disturbi psicologici, le
sofferenze sono legate al karma cioè al modo che abbiamo di sfruttare
l’ambiente, la meditazione è una delle tecniche usate, in medicina
olistica, per ritrovare una connessione con il mondo che ci circonda e
ampliare gli orizzonti della mente (Pagliaro, G. M. 2004).
Ci sono varie tecniche di meditazione che in alcuni casi possono avere dei
buoni risulta e in altri casi utilizzate insieme a trattamenti farmacologici e
psicoterapia hanno dei risultati inaspettati. In ogni caso è sempre
necessario studiare la storia del soggetto, della malattia e la gravità della
stessa per poter individualizzare la terapia.
Un altro approccio terapeutico è la capacità di vincere l’ansia con
l’intelligenza emotiva (Cucchi, M. 2013), cioè l’abilità individuale di
percepire, comprendere e gestire le emozioni, in sé e negli altri attraverso
il nostro cervello che è in grado di integrare emozione e ragione; il nostro
benessere passa attraverso questa alchimia.
-30-
L’intelligenza emotiva può essere allenata, esattamente come i muscoli
del nostro corpo; ci permettere di prendere decisioni complesse
velocemente, intuire il comportamento degli altri, gestire i nostri stati
d’animo e lo stress. Le forme d’ansia patologica sono spesso associate a
bassi livelli di intelligenza emotiva (Goleman D. 2011).
Imparare a utilizzare e gestire efficacemente le proprie emozioni
costituisce una risorsa eccezionale. I percorsi per vincere l’ansia passano
spesso attraverso un vero e proprio allenamento del nostro cervello
emotivo.
Il potere del subconscio è immenso e imparare a gestirlo ci darebbe una
potenza infinita. Bisogna iniziare a pensare sempre positivo, a pensare
che tutto è realizzabile e niente è impossibile da raggiungere. Il nostro
subconscio si lascia guidare da noi, da ciò che la nostra coscienza
cispinge a pensare, pertanto per poter affrontare le nostre ansie e le nostre
paure bisogna principalmente guardare alla vita in senso positivo e con la
certezza che possiamo affrontare qualsiasi problema.
Tuttavia l’uomo da sempre ha utilizzato sostanze psicoattive a partire
dall’antica Cina, derivate da alcune piante, fino ad oggi con l’aggiunta di
sostanze sintetiche, ma l’utilizzo di tali sostanze anche se porta ad un
immediato sollievo (pertanto poco dispendioso in fatto di energia) finito
l’effetto che non fa che peggiorare gli stati d’ansia e portare ad una vera e
propria dipendenza.
-31Un altro approccio è la medicina psicosomatica olistica che si occupa del
benessere globale delle persone, curando la mente e il corpo come unità.
Considera l’uomo interconnesso con la società e il pianeta stesso, il
malessere del pianeta corrisponde al malessere interiore.
“Secondo il paradigma olistico l’infinita intelligenza del Tutto si realizza
concretizzandosi fisicamente nel grande gioco dell’evoluzione della vita
e della coscienza. Così ogni creatura, ogni unità vivente rispecchia in sé
il Tutto, con differenti livelli di consapevolezza e quindi con diversi gradi
di libertà di arbitrio e di azione”( Montecucco, N. F., 2006).
Conoscere se stessi è la via per conoscere la realtà e quindi per prendere
coscienza del dolore, riconoscerlo e affrontarlo superandolo.
Un’altra prospettiva in psicoterapia è l’EDMR (Desensibilizzazione e
Rielaborazione attraverso i movimenti Oculari).
Ideato dalla psicologa americana Francine Shapiro, aiuta ad alleviare lo
stress e i sintomi associati ai ricordi traumatici.
Durante le sedute di EDMR si attivano i due processi, il primo è quello di
desensibilizzazione del ricordo rispetto all’evento traumatico e il secondo
e la sua rielaborazione a livello emotivo, corporeo e cognitivo.
La terapia prevede otto fasi:

la prima fase valuta le condizioni del paziente e le sue possibilità di
trarre beneficio dall’EDMR.

la seconda fase prevede che il paziente venga dettagliatamente
-32-

informato sul tipo di trattamento.

nella terza fase si accede all’evento traumatico causa di stress e
all’identificazione della parte peggiore dell’evento.

la quarta fase riguarda la desensibilizzazione, gli viene chiesto di
guardare dentro di lui, ogni singolo evento, emozione, pensiero e
immagine fisica, è qui che inizia la stimolazione bilaterale, fino a
quando non proverà più alcun disagio nel parlare dell’evento
traumatico.

Nella quinta fase ci si concentra sulla convinzione positiva
elaborata dal paziente stesso rispetto a sé. Al termine di questa fase
egli inizia a vedersi in modo costruttivo e positivo, si sente di
nuovo capace e in grado di compiere delle scelte.

La sesta fase “scansione corporea”, il terapeuta chiede al paziente
di ripensare allo stato traumatico, ai pensieri positivi e di verificare
se ci sono ancora tensioni o disturbi a livello fisico.

Le settima fase è quella di chiusura. Al paziente viene inseganto a
gestire il tempo tra una seduta e l’altra, laddove ci fosse bisogno di
altre sedute per poter risolvere lo stato ansioso.

L’ottava fase e conclusiva prevede la rivalutazione dei risultati
ottenuti per confermarli o perfezionarli se necessario.
-33-
Dopo una seduta di EDMR in genere il paziente cambia il proprio
comportamento, in senso positivo, verso se stesso e gli altri.
L’EDMR viene sempre più spesso visto come un approccio
psicoterapeutico globale e innovativo e si sta iniziando ad utilizzare anche
per patologie non necessariamente legate a traumi o esperienze stressanti.
-34-
3 LE EMOZIONI NELL’AMBITO DELL’APPRENDIMENTO ON
LINE.
La nostra società può essere definita coma una società interconnessa,
tutto ci lega al mondo dei computer, tablet, smartphone siamo sempre
connessi alla rete e per questo informati di ciò che accade nel mondo ma
anche nel privato, sappiamo tutto di tutti, la conoscenza dilaga. E' per
questo che nelle aziende, nel commercio, nell'intrattenimento e
nell'istruzione si utilizza sempre più spesso la rete internet per arrivare
all'intera popolazione globale, quello delle telecomunicazioni via internet
è un settore in espansione che permette lo sviluppo di nuovi settori come
l'e-commerce e l'e-learning.
Bisogna, pertanto, adeguarsi a quelle che sono le nuove aspettative delle
persone, per questo anche il modo di insegnare si è sviluppato con l'elearnig, così è diventato più facile e veloce studiare, raggiungere un
obiettivo specifico, come la laurea, che fino a qualche anno fà poteva
sembrare impensabile per persone impegnate con il lavoro e con la
famiglia, quindi impossibilitate a raggiungere materialmente le sedi
universitarie, seguire i corsi e dare gli esami.
Con le università online tutti questi disagi sono stati superati, mettendo a
disposizione degli studenti una serie di strumenti atti ad aiutarli nello
studio e nella condivisione degli argomenti, ci sono aule virtuali alle quali
partecipano nello stesso momento persone che si trovano in luoghi
diversi, i materiali di studio sono messi a disposizione di tutti, i forum, le
chat e, soprattutto, c'è sempre una persona al di là della tecnologia,
-35un tutor, che ti segue e aiuta durante tutto il percorso di studi.
Tutto sta diventando sempre più smart, per smart intendiamo la possibilità
di accedere alle informazioni di qualsiasi genere in modo facile e veloce.
Le città diventano smart, le automobili diventano smart, e così anche
anche le università. E' la società che lo chiede, ottenere tutto quello che si
desidera in modo rapido e veloce, cioè smart.
Per stare al passo con i tempi bisogna adeguarsi, e così anche le università
si adeguano!
La smart university deve essere sempre all'avanguardia, aggiornare
continuamente i metodi e le tecniche di educazione rispondendo ai
continui cambiamenti e aggiornamenti tecnologici mantenendo alta la
qualità dei servizi erogati.
Ma superati i disagi materiali come ci si pone emotivamente di fronte
all'apprendimento online? quali sensazioni scaturiscono nell'individuo di
fronte pur sempre ad una macchina? e lo scambio di opinioni, i dubbi e le
incertezze come si superano?
-363.1 COMUNICAZIONE ONLINE
I corsi online devono essere altamente qualitativi e per questo è
necessario mettere a punto degli indicatori di qualità per verificare che la
comunicazione favorisca la funzione del tutor e migliori l’apprendimento
da parte degli studenti.
Grazie alla tecnologia oggi è possibile creare degli ambienti di
apprendimento come le aule virtuali, i forum e le chat, per la
collaborazione degli studenti e dei tutor all’interno di un gruppo di studio
anche se geograficamente distanti, di importanza fondamentale è
l’utilizzo di questi strumenti ai fini di un apprendimento collaborativo.
Ci sono vari tipi di comunicazione, asincrona quando si utilizzano e-mail
e forum o sincrona quando si utilizzano chat e videolezioni, in ogni caso
c’è sempre un’interazione tra studente-studente, tutor-studente o docentestudente.
Nella comunicazione ci sono dei segnali che per loro natura comunicano
emozioni (Magno Caldognetto e Poggi, 2004) e sono di tipo lessicale
come ad esempio pauroso o arrabbiato, di tipo morfologico come l’uso di
vezzeggiativi o dispregiativi e sintattico come le esclamazioni. Spesso
però percepiamo tristezza o contentezza, semplicemente leggendo una
frase che non contenga indizi linguistici specifici.
Pertanto, ne conviene che le emozioni possono essere comunicate anche
in modo indiretto.
-37Chiaramente l’espressione emotiva è limitata quando passiamo ad una
comunicazione multimediale, le persone trovano difficoltà nell’esprimere
tramite i messaggi scritti gli aspetti affettivi ed emotivi, che è mediata da
un computer tramite la video scrittura, dove spesso gli aspetti
comunicativi interpersonali vengono scaricati su delle emoticon (Baracco,
2002; Riva, 2002).
Oltre al tipo di emozioni comunicate ci sono dei segnali che intensificano
l’espressione dell’emozione, come per esempi inserire uno o più punti
esclamativi alla fine di una frase o dei puntini di sospensione che sono
stati trovati sia in casi di espressione di emozioni negative, che in
espressioni di emozioni sociali positive.
Da una prima indagine risulta che gli utenti di chat e forum utilizzano
segni grafici per esprimere le loro sensazioni, ma non esiste
un’interpretazione univoca di questi segni.
È
importante
linguisticamente
scoprire
e
come
graficamente
le
emozioni
affinché
si
vengono
possano
espresse
riprodurre
virtualmente (Poggi e Pelachaud, 2000).
Lo studio delle emozioni in ambito virtuale è necessario e auspicato per
poter migliorare i servizi da offrire ai propri utenti tramite internet, nello
specifico conoscere quello che la persona a cui si rivolge un’offerta
formativa prova quando legge un testo online, partecipa ad un forum o ad
una chat non può che aiutare a migliorare la propria offerta didattica on
line attirando sempre più utenti.
-383.2 EMOZIONI ONLINE
Sempre più spesso si effettuano ricerche per studiare il ruolo delle
emozioni nell'educazione online e nel processo di apprendimento. Le
emozioni influenzano gli studenti nello studio e nel raggiungimento degli
obiettivi, inoltre esse influenzano l'interesse dello studente nei confronti
del materiale di studio (Ainley, Corrigan, & Richardson, 2005; Krapp,
2005) e facilitano l'autoregolazione nello studio, spesso in senso positivo.
Dai vari studi sull’argomento è emerso che gli studenti che scelgono
l’educazione online sono altamente motivati e capaci di autoregolarsi
(Artino, 210).
Anche la partecipazione ad un mondo virtuale genera un’esperienza
emozionale che determina un fattore importante nell’apprendimento
(Cannon-Bowers & Bowers, 2009).
Il ruolo delle emozioni e della loro influenza sul raggiungimento degli
obiettivi da parte degli studenti nei mondi virtuali si studia anche
attraverso il grado di divertimento o di noia avvertito dagli studenti stessi.
Uno studio recente dimostra come il divertimento individuale abbia
un’influenza positiva sulla qualità degli esami svolti, ma anche la noia
sembra avere un impatto positivo, poiché spinge le persone a cercare
nuovi stimoli.
Studiare le emozioni che emergono durante l’apprendimento online è
complicato poiché non si ha una classe di studenti da analizzare ma ci si
trova in un mondo virtuale popolato da persone disposte in ogni parte del
mondo e con le quali non è possibile avere un incontro diretto, faccia a
faccia.
-39-
Le emozioni accademiche in passato non sono state oggetto di molti studi
ma negli ultimi 15 anni l’interesse è aumentato soprattutto nei confronti
dello studio della classi tradizionali.
Sarebbe auspicabile, quindi, aumentare l’interesse nello studio delle
emozioni accademiche in relazione all’apprendimento online.
Pekrun’s (1992) sostiene che l’influenza delle emozioni accademiche sui
risultati è correlata ai meccanismi cognitivi e motivazionali.
Infatti le emozioni positive come il divertimento e la speranza hanno
un’influenza positiva sulla motivazione, così come sull’uso di strategie
per l’apprendimento e l’autoregolazione (Pekrun et al., 2002). al contrario
le emozioni negative come la rabbia e l’ansia
riducono le risorse
cognitive e l’autoregolazione (Pekrun, 1992; Pekrun et al., 2002).
Gli studi sulle emozioni accademiche sono agli inizi ed è importante
continuare a capire il ruolo delle emozioni positive così come quelle
negative per individuare dei modelli psicologici precisi per lo studio delle
emozioni come la speranza, il divertimento ma anche la noia e l’ansia
generate dagli studi online che influenzano il grado di motivazione e
apprendimento degli studenti.
Nuovi modelli e nuove teorie potrebbe guidare gli educatori nella
creazione di un ambiente formativo che aiuti gli studenti ad ottenere il
massimo rendimento.
-40-
3.3 TRASFERIMENTO DELLE EMOZIONI NEL MONDO
VIRTUALE
L’impatto delle emozioni accademiche nelle situazioni faccia a faccia,
dove gli studenti comunicano e scambiano informazioni, sono ben diverse
rispetto a quelle che scaturiscono da una situazione virtuale, questo
scambio è arricchito dall'espressione del viso, dal tono della voce e dai
gesti, che rafforzano quello che si sta cercando di comunicare anche a
livello emotivo, al contrario nell’apprendimento online dove un tipo di
comunicazione è la scrittura, pertanto limitata sotto l’aspetto emotivo.
Per questo per potenziare l’ambiente formativo si stanno sviluppando
degli studi per creare delle strategie di feedback affettivo, come le
emoticon o gli avatar nei mondi virtuali, anche se si tratta di un processo
complicato vista la natura delle emozioni.
Nell’ambito degli studi sulle emozioni online sono stati elaborati dei
software che potessero riprodurre alcune espressioni facciali tipiche di
determinate emozioni, su di un viso virtuale.
Uno di questi studi riguarda la “faccia parlante” LUCIA un software
basato su un sistema di sintesi bimodale, un’interfaccia uomo-macchina
che utilizza sistemi di sintesi di emozioni o atteggiamenti da testo che
rendono più veloce la comunicazione e la comprensione.
Un altro software che serve per la trasformazione delle emozioni umane
in emozioni virtuali ma visibili si chiama INTERFACE, sviluppato per
potenziare LUCIA, è stato ideato e realizzato per catturare e semplificare
-41-
le informazioni sulle emozioni necessarie a costruire un volto parlante,
con l’uso di INTERFACE, l’ utilizzo delle animazioni espressive ed
emotive facciali è stato valutato dagli utenti positivamente, per questo gli
studi per il miglioramento di questo settore continuano.
La strada da percorrere è lunga ma con l’avvento delle nuove tecnologie e
il continuo sviluppo di queste, probabilmente, in un futuro neanche
troppo remoto, si arriverà a trasmettere le nostre emozioni anche
attraverso i mondi virtuali rendendoli sempre più simili al nostro mondo
reale.
-42-
CONCLUSIONI
Tutti gli studi sulle emozioni sono veritieri e confutabili allo stesso
tempo, molti sono gli studi condotti in materia, senza volerli elencare
tutti, pare interessante analizzarne uno in particolare condotti in Svezia e
Inghilterra.
Questi, si sono svolti su un gruppo di individui ai quali sono state
velocemente mostrate delle immagini di uomini adirati e subito dopo
delle foto inespressive. I soggetti analizzati hanno riferito di aver recepito
unicamente il volto inespressivo. A questo punto gli studiosi Arne
Ohman, Ray Dolan e alcuni altri colleghi decisero di esporre i soggetti a
una varietà di facce e somministrare una leggera scossa elettrica al dito in
concomitanza con il volto arrabbiato. Si è così dimostrato che in
corrispondenza alla foto adirata riportavano una risposta automatica
anche inconsapevoli dello stimolo della “faccia adirata”.
Questo esperimento, dunque, ha mostrato e evidenziato il concetto di
“emozione inconscia”, inoltre, attraverso un’indagine tomografica a
emissioni di positroni si è evidenziato che contemporaneamente alla
somministrazione della faccia adirata si attivava nei pazienti una
particolare zona del cervello denominata amigdala.
Potremmo concludere, volendo sintetizzare, che l’emozione si riferisce a
sensazioni positive o negative in risposta ad alcuni accadimenti.
La società attuale è caratterizzata da individui che vivono continui stati
d’ansia e attacchi di panico che, oggi come oggi, indicano uno stato di
-43-
malessere generalizzato che colpisce tutti, individui appartenenti a
qualsiasi strato sociale e di qualsiasi età, nessuno né è esente.
La società in cui viviamo non ci aiuta a trovare un equilibrio tra mente,
corpo e ambiente, un equilibrio che ci consentirebbe di vivere in armonia
con noi stessi , con gli altri e con il mondo stesso.
Per costruire un mondo migliore, qualitativamente più vivibile, è
necessario partire dai noi stessi, effettuare un cambiamento interno,
affrontare le nostre paure e sconfiggerle con la consapevolezza di sapere
di essere in grado di affrontare la nostra vita e la società che ci circonda.
I cattivi pensieri, i traumi non elaborati, la paura di non sentirsi
all’altezza, le situazioni stressanti incidono profondamente sul nostro
stile di vita e conseguentemente sulla nostra salute fisica. Se c’è la salute
mentale né consegue quella fisica, pertanto, imparare ad affrontare le
nostre fobie, le nostre ansie, ci aiuterebbe a stare bene, ad essere positivi e
ad affrontare la vita di tutti i giorni con quella giusta dose di
spensieratezza che ci renderebbe felici.
Lo studio sulle emozioni si sta sempre evolvendo così come evolve la
nostra società, con l’avvento delle nuove tecnologie e il continuo
sviluppo di queste probabilmente, in un futuro neanche troppo remoto, si
arriverà a trasmettere le nostre emozioni anche attraverso i mondi virtuali
rendendoli sempre più simili al nostro mondo reale. Ormai è tutto online
pertanto bisogna adeguarsi alle nuove tecnologie utilizzandole al meglio
non solo per il divertimento ma anche per il lavoro e lo studio.
-44BIBLIOGRAFIA
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