Martino Giorgia IVB
Soleri Bertoni
La valenza emotiva dei colori
Dalla nostra nascita entriamo in contatto con lo straordinario mondo dei colori: la reazione al colore é una
cosa soggettiva, frutto di esperienze personali. Esistono tuttavia delle regole fisiologiche, universali, di
reazione. Per esempio, è dimostrato che:
 Il rosso denota un senso di forza, di sicurezza, di conquista;
 Il blu è sinonimo di calma, soddisfazione, pace interiore, quiete e armonia;
 Il verde esprime stabilità, costanza, equilibrio psicologico, autostima;
 Il nero è il “non colore”, la negazione;
 Il grigio è il colore neutro di chi prende le distanze dai sentimenti e dalla vita;
 Il rosa simboleggia femminilità e gioventù;
 Il giallo suggerisce espansione e movimento, libertà e autonomia.
Quest’ultimo é considerato un colore vivace perché la retina del nostro occhio è particolarmente sensibile
alla lunghezza d’onda emessa da tale colore.
Quando – inoltre - abbiniamo due colori é la combinazione stessa che ci offre sensazioni diverse, poiché
l’occhio deve adattarsi prontamente per reagire alle diverse lunghezze d’onda del colore.
La percezione cromatica inizia fin da bambini e si esprime mediante il disegno, che rappresenta l’unico
ponte tramite il quale si stabilisce una comunicazione reale tra ragazzi, che aiuta a un ritorno
all’immaginazione, al fantasticare e al creare. Spesso adolescenti incapaci di esprimere con parole qualcosa
di doloroso, riescono a farlo con l’utilizzo dei colori nel disegno. Ho personalmente conosciuto Matteo, di
dodici anni, proveniente da una famiglia i cui genitori, dopo litigi violenti, hanno deciso di separarsi.
Questa situazione ha prodotto su di lui ansie depressive e nel suo disegno tenta tramite il colore di riunificare
la famiglia, almeno nella propria memoria affettiva.
A occuparsi di tali studi è una disciplina specifica: la psicologia dei colori, che descrive il significato
psicologico oggettivo delle varie tonalità, seleziona il colore per scoprire le sue caratteristiche psicologiche.
Lo psicologo, psichiatra e filosofo svizzero Max Luscher ha steso, nel 1949, un interessante "test dei colori",
basato sul fatto che una particolare attrazione o repulsione nei confronti di un determinato colore siano
riconducibili a particolari stati psicofisici ed emozionali che ogni colore ed ogni combinazione cromatica
generano nell'osservatore. In breve, i colori parlano di noi, dando precise informazioni su bisogni, desideri,
rifiuti, paure, basta saper decifrare il messaggio.
Secondo le teorizzazioni, in genere le associazioni "colori - emozioni" sono piacevoli o spiacevoli. In linea di
massima, i colori caldi (giallo, arancione e rosso) sono aggressivi, irrequieti o stimolanti e positivi, mentre
quelli freddi (violetti, blu e verdi) sono negativi, scostanti e riservati, tranquilli o sereni.
I colori, quindi, a seconda della tonalità considerata, evocano differenti sentimenti ed emozioni: felicità,
sorpresa, paura, interesse, tristezza, collera, disgusto, piacere…
Ma che cos’è un’emozione? Spesso, sbagliando, interpretiamo questo termine come uno stato d’animo
statico e distinto in cui possiamo venire a trovarci nella nostra esperienza psicologica.
In realtà le emozioni hanno un inizio, una fine, un contorto cammino di mezzo e sono in stretto rapporto con
l’ambiente, per questo si dice che siano dei processi costituti da vari componenti.
Un’emozione ha inizio in seguito a un evento scatenante (antecedente) e presuppone da parte del soggetto
una prima fase di elaborazione cognitiva: l’appraisal, la valutazione della situazione.
A questa fa seguito il lavoro di pianificazione (si decidono le strategie), il coping (si mettono in atto i piani), il
monitoraggio (si tengono sotto controllo gli effetti di ciò che si sta facendo) e, per abbandonare l’emozione,
l’elaborazione attraverso la ruminazione o la condivisione sociale.
La seconda fase consiste nelle reazioni fisiologiche (per esempio l’arrossimento) e infine la terza nelle
risposte comportamentali, che informano dello stato emotivo.
Sono numerosi gli esperti che hanno dato un contributo in questo campo, ricordiamo…
M. B. Arnold ha introdotto il termine appraisal, distinguendo quella consapevole dall’inconsapevole.
Ellis si è espresso nella R.E.T: terapia emozionale razionale, ossia il percorso di alfabetizzazione che
permette al soggetto di capire il ruolo delle emozioni, tracciando il modello esperienza, pensiero, emozione.
Infine nel XX secolo Cannon e Bard ribadirono la teoria centrale nella quale le emozioni hanno origine nella
mente e non nella periferia del corpo, come sostenevano William James e lo psicologo danese Lange nel
modello James-Lange della fine XIX secolo.
In conclusione si può dire che le emozioni ci permettono di elaborare i fattori ambientali, dai più complessi ai
più semplici, caratterizzando l’uomo per ciò che è.