MALATTIA DI ALZHEIMER: COME SOSTENERE IL MALATO E LA

MALATTIA DI ALZHEIMER:
COME SOSTENERE IL MALATO E LA FAMIGLIA?
LA MALATTIA:
insorgenza, decorso, terapia;
la ricerca e le prospettive future
Dott. Francesco Salerno
Direttore Sanitario
RSA San Camillo Carugate (MI)
CHE COSA E’ LA DEMENZA?
Condizione che comporta
l’alterazione progressiva di
alcune funzioni:
Orientamento T/S
Memoria
Pensiero
Linguaggio
Capacità di pianificazione
Cambiamento di personalità
Caratteristiche cliniche della Malattia di Alzheimer (AD)
• Esordio insidioso
• Declino cognitivo: Perdita di memoria, Afasia , Aprassia, Agnosia e difficoltà nelle
funzioni esecutive.
• Perdita funzionale : IADL (attività strumentali della vita quotidiana), ADL (attività di base
della vita quotidiana).
• Disturbi del Comportamento come Oscillazione dell’umore, Agitazione e Wandering
(cammino senza meta).
CHE COSA E’ LA DEMENZA? (2)
• L’Alzheimer è definita la malattia delle quattro A:
• perdita significativa di memoria (amnesia);
• incapacità di formulare e comprendere i messaggi verbali (afasia);
• incapacità di identificare correttamente gli stimoli, riconoscere persone, cose e
luoghi (agnosia);
• incapacità di compiere correttamente alcuni movimenti volontari, per esempio
vestirsi (aprassia).
• Anche se il decorso della malattia di Alzheimer è unico per ogni individuo, ci sono
molti sintomi
Malattia di Alzheimer
La malattia di Alzheimer è stata
descritta per la prima volta nel 1906
dal neuropatologo Alois Alzheimer
(1863-1915) durante la Convenzione
psichiatrica di Tubingen, nella quale
presentò il caso di una donna di 51
anni affetta da una sconosciuta forma
di demenza. Ma solo nel 1910 la
malattia ebbe un nome, grazie a Emil
Kraepelin, il più famoso psichiatra di
lingua tedesca dell'epoca che
ripubblicò il suo trattato "Psichiatria",
nel quale definiva una nuova forma di
demenza scoperta da Alzheimer,
chiamandola appunto malattia di
Alzheimer.
Rapporto demenza 2015
- 46.8 milioni di persone con demenza nel 2015
- 74.7 milioni di persone con demenza nel 2030
- 131.5 milioni di persone con demenza nel 2050
- 9.9 milioni, di nuovi casi di demenza ogni anno
- 1 caso di demenza ogni 3 secondi
- 818 miliardi di dollari l’attuale costo economico
mondiale della demenza
- 1.000 miliari di dollari il costo economico
mondiale della demenza nel 2018
Quante sono in Italia le persone ammalate di
demenza?
• LA PREVALENZA (%) DELLA DEMENZA IN ITALIA E’ DEL 5,9 – 7,1 %
DEGLI ULTRA 65enni
↓
1.241.000
- Nel 2030 1.60900 con un costo sociale di 37,6 miliardi di euro
Situazione Lombardia
90-100.000 persone con Demenza
di cui
60.000 da M.A.
Quante sono in Italia le persone ammalate di demenza?
ETA’
STUDIO
TUSCANY
STUDIO
CONSELICE
EURODE M3
64-69
1,1
0,7
1,04
70-74
1,4
1,8
4,01
75-79
7
2,4
5,70
80-84
10,6
7,8
13,00
85- 89
20,6
23,4
2160
> 90
27,8
66,7
32,20
CLASSIFICAZIONE DELLE DEMENZE
- VASCOLARE
- DEGENERATIVE
- MISTE
LE CONDIZIONI CHE SIMULANO LA DEMENZA
• La depressione È una malattia caratterizzata da tristezza dell’umore, incapacità a
gioire di ciò che un tempo era solito piacere e da perdita di interessi e di iniziativa; spesso
causa disturbi del sonno, dell’appetito e può associarsi a difficoltà di memoria e di
concentrazione, simulando una condizione demenziale. In realtà, quello della
depressione è un problema assai controverso: infatti, se da un lato è vero che,
soprattutto nei soggetti giovani, essa è una malattia a sé stante, dall’altro è altrettanto
vero che nell’anziano essa può preludere a una successiva evoluzione verso la demenza.
•
Il delirium Il delirium, invece, è uno stato di confusione mentale causato da gravi
malattie, quali meningiti o altre infezioni, disturbi ormonali, malattie polmonari o
cardiache, oppure da intossicazioni farmacologiche. Si differenzia dalla demenza perché
si manifesta non gradualmente, come quest’ultima, ma all’improvviso. La diagnosi di
depressione, così come quella di delirium, è spesso assai difficoltosa, specie nel soggetto
anziano, ed è appannaggio del medico esperto. Anche in questo caso, la natura
potenzialmente curabile di entrambe le condizioni ne rende indispensabile la corretta
individuazione.
FISIOPATOLOGIA
La malattia è dovuta a una
diffusa distruzione di neuroni,
causata principalmente dalla
beta-amiloide, una proteina che
depositandosi tra i neuroni
agisce come una sorta di
collante, inglobando placche e
grovigli "neurofibrillari".
FISIOPATOLOGIA
Caratteristiche cliniche di AD Stadio lieve (MMSE 21 – 30 (dove è normale
da 30/30 a 24/30)
Cognitività : Memoria (Recall),
Apprendimento, Cercare la parola,
Risoluzione dei Problemi, Giudizio
e Calcolo.
Funzione: Lavoro, Gestione dei
soldi, Cucinare, Governo della
casa, Leggere/Scrivere, Hobbies.
Comportamento: Apatia, Ritiro,
Depressione e Irritabilità.
Caratteristiche cliniche di AD Stadio moderato (MMSE 10- 20)
Cognitività
Memoria a breve termine ,
Linguaggio (anomie, parafasie)
Insight (penetrazione, potere
psicologico), Orientamento e
Abilità visuo/spaziali
Funzione : Perdita IADL,
Smarrimento di oggetti,
Smarrimento di sè, Difficolà a
vestirsi (sequenza e selezione).
Caratteristiche cliniche di AD Stadio grave (MMSE <10)
Cognitività : Attenzione, Difficoltà
nella esecuzione delle attività familiari
(aprassia), Linguaggio (frasi,
mutismo).
Funzione: Perdita ADL,
Abbigliamento, Igiene , Bagno,
Alimentazione , Continenza, Cammino,
Rallentamento motorio,
Comportamento: Agitazione,
Verbale, Fisica, Insonnia.
Disturbi psicotici
Possono rappresentare una complicanza ed una evoluzione negativa della malattia.
Delirio La prevalenza del delirio nell’AD è del 33.5% (mediana delle stime di
vari lavori effettuata da Wragg e Jeste, 1989). Tuttavia più del 90% dei pazienti
affetti da AD presenta questa complicanza nel corso della malattia (Frostl et al.,
1994). Altrettanto frequente nella MID e nella malattia di Huntington (circa 50%).
Tipologia: sospettosità (30%), pensiero di essere stati derubati (22%), di non
essere nella propria casa (18%), che la moglie è stata sostituita (14%), di essere
stati abbandonati dalla famiglia (11%).
Allucinazioni Visive (22%), uditive (13%).
Le allucinazioni gustative, olfattive o tattili sono molto meno frequenti .
Disturbi psicotici
La quasi totalità dei pazienti affetti da demenza, nel corso della malattia,
manifesta disturbi comportamentali o sintomi non cognitivi (BPSD =
Behavioral Psychological Syntoms of Dementia)
- psicosi (deliri o allucinazioni)
- alterazioni dell’umore
- apatia
- ansia
- sintomi neurovegetativi (appetito, sonno, sessualità)
- attività psicomotoria (vagabondaggio, affaccendamento)
- agitazione (aggressività verbale o fisica)
- alterazioni della personalità (apatia, indifferenza, disinibizione,
irritabilità)
PSICOSI (2) :
ESCLUDERE LE CAUSE ORGANICHE
Possibili cause di agitazione o aggressività nel paziente affetto da demenza:
• Farmaci: Sedativi/Ipnotici; Ansiolitici, Antistaminici, Antibiotici, Antipertensivi
• Patologie mediche: IVU, Disidratazione, Malnutrizione, Infezioni respiratorie,
Ictus recente, Dolore, Stipsi/stasi fecale, Scompenso cardiaco congestizio,
Ipotensione ortostatica, BPCO, Distiroidismo, Diabete, Abuso/dipendenza di
sostenze o alcol, Cadute recenti con fratture misconosciute
• Disturbi psichiatrici intercorrenti: Depressione maggiore, Disturbo bipolare,
Disturbo di panico, Disturbi psicotici, Accentuazione dei tratti di personalità
• Fattori ambientali: Cambiamento dell’ambiente e delle persone che lo abitano,
Problemi con la famiglia, Frustrazioni, Eccessiva o scarsa stimolazione,
Maltrattamenti.
Fase terminale(1)
È caratterizzata dai seguenti disturbi:
1) perdita completa della memoria;
2) incapacità a esprimersi e comprendere ciò che viene detto;
3) difficoltà nel riconoscere i propri familiari;
4) difficoltà nel riconoscere il proprio volto allo specchio;
5) difficoltà di movimento;
6) disturbi di equilibrio, che causano cadute a terra;
7) incapacità a vestirsi, a lavarsi, a utilizzare il gabinetto;
8) incapacità a controllare l’emissione di urina e di feci (incontinenza);
9) difficoltà a deglutire e ad alimentarsi.
Fase terminale (2)
• Sul piano funzionale il malato è completamente
dipendente. La malattia, da ultimo, confina il malato a
letto e la morte sopraggiunge per le complicanze
dell’allettamento, la più comune delle quali è la
polmonite.
Terapia(1)
• Gli antiossidanti (Seligilina,Vitamina E) Si ritiene che questi farmaci
intervengano nei processi ossidativi che caratterizzano l’invecchiamento. Il
loro impiego contribuirebbe a “rallentare” i meccanismi che portano alla
perdita delle cellule cerebrali.
• Gli inibitori dell’acetilcolinesterasi (donepezil,galantamina,rivastigmina) Il
presupposto teorico dell’impiego di tali farmaci risiede nel riscontro in
alcune demenze (tra cui la malattia di Alzheimer e la demenza a corpi di
Lewy) di una marcata carenza cerebrale della sostanza chimica acetilcolina.
Gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, aumentando la disponibilità cerebrale di
acetilcolina, possono migliorare alcuni sintomi cognitivi (quali memoria e
attenzione) e comportamentali (quali apatia, agitazione e allucinazioni).
Purtroppo va ricordato che non tutti i pazienti rispondono a questa terapia.
Terapia (2)
• Gli antipsicotici. Si è soliti distinguerli in quelli di vecchia generazione (il cui
uso dovrebbe essere limitato a condizioni particolari di “emergenza” e
comunque non protratto nel tempo) e quelli cosiddetti atipici, di nuova
generazione. Questi ultimi (clozapina, olanzapina, quetiapina e risperidone)
vengono impiegati nel trattamento dei disturbi comportamentali delle
demenze, quali i deliri, le allucinazioni, l’aggressività, l’agitazione,
l’insonnia.
• Gli antidepressivi Sono indicati nel trattamento della depressione e spesso
aiutano a distinguere la depressione “vera” (che risponde al trattamento)
da quella che prelude alla successiva evoluzione in demenza (la cui risposta
è assai più dubbia).
• Gli ansiolitici e gli ipnotici Sono farmaci comunemente impiegati nella
terapia dell’ansia e dell’insonnia, il cui uso è sconsigliabile nell’anziano per
gli effetti potenzialmente dannosi sulla memoria e
Terapia non farmacologica:
musicoterapia
Durante l’esperienza musicoterapica, il sistema
nervoso si attiva e determina effetti a livello
cognitivo, il rilascio di endorfine (riducono la
percezione del dolore), di serotonina (determina il
miglioramento dell’umore), di dopamina (migliora
l’attività motoria), la produzione di
immunoglobulina A (potenzia le difese
immunitarie) e la vitalizzazione del sistema
neurovegetativo. «Musica e movimento sono
naturalmente correlati: a tutti viene spontaneo
battere il tempo con il piede durante l’ascolto di
una musica e questa attitudine è alla base di
comportamenti complessi regolati dalla musica
stessa, come marciare a tempo o danzare
Terapia non farmacologica:
Pet Teraphy
Il contatto con un animale può aiutare a
soddisfare certi bisogni
( Affetto, sicurezza, relazioni interpersonali),
e recuperare alcune abilità che queste
persone possono aver perduto
Terapia non farmacologica (1):
Doll Teraphy
Il ricorso ad una bambola, in persone in cui le
capacità di memoria, logiche e verbali si sono
ridotte e che a causa di una patologia non riescono
più ad intrattenere relazioni stabili ed equilibrate,
consente di attivare delle modalità di
relazione pre-verbali e non verbali che
permettono di canalizzare le energie mentali su
un'attività che riveste al contempo un ruolo di
distrazione ed uno, ancora più importante, di
stimolo rappresentando un contesto per
manifestare emozioni e pensieri
che altrimenti tenderebbero ad affollare in modo
confuso il mondo interno del paziente.
Terapia non farmacologica:
Doll Teraphy
dirigere l'attenzione di una persona
affetta da demenza o da patologie con
compromissioni simili verso un compito
semplice, come quello di accudimento di una
bambola, evitando la congestione del pensiero
dovuta alla concentrazione su idee e stati affettivi
che, non avendo un filo di unione, generano stati
di confusione e di disagio che vengono manifestati
spesso con disordini del comportamento. Questo
approccio di cura, inoltre, consente di creare un
contesto per rispondere ad alcuni bisogni
universali privi di limiti di età, quali quello di
sentirsi utili e capaci di svolgere
ancora delle attività quotidiane, di
dare affetto e di prendersi cura di
qualcuno, ma anche di esprimere
emozioni primordiali e naturali.
Terapia non farmacologica:
Doll Teraphy
Distrazione,
Compensazione
affettiva
Reiterazione
E’ possibile modificare l’incidenza, prevenire la demenza?
Studi dimostrano che è possibile ridurre la probabilità di
ammalarsi di demenza attraverso il mantenimento di una vita
attiva e lo sviluppo di quella che viene chiamata “riserva
cognitiva”.
L’effetto protettivo della attività fisica è molto potenziato dalla
associazione con attività mentali sia cognitive che di svago.
E’ possibile modificare l’incidenza della malattia:
LE 10 REGOLE D’ORO PER IL CERVELLO
.
• 1 La testa innanzitutto La salute inizia dal cervello. E’ uno degli organi più vitali del corpo e ha bisogno di cure e
attenzione.
• 2. Dal cervello al cuore. Ciò che è buono per il cuore è buono per il cervello. Fare qualcosa tutti i giorni per prevenire
malattie cardiache, ipertensione, diabete e ictus: possono aumentare il rischio di Alzheimer.
• 3. I numeri che contano Tenere sotto controllo peso, pressione, colesterolo e glicemia.
•
4. Nutrire il cervello Assumere meno grassi e più sostanze antiossidanti.
•
5. Far lavorare il corpo L’attività fisica ossigena il sangue e aiuta le cellule nervose: camminare 30 minuti al giorno tiene
attivi mente e corpo.
• 6. Stimolare la mente Mantenere il cervello attivo e impegnato stimola la crescita delle cellule e delle connessioni nervose:
leggere, scrivere, giocare, imparare cose nuove, fare le parole crociate.
•
7. Avere rapporti sociali Occupare il tempo libero con attività che richiedono sforzo fisico e mentale: socializzare,
conversare, fare volontariato, frequentare un club, ritornare sui banchi di scuola.
•
8. Attenzione ai colpi! Usare le cinture di sicurezza, stare attenti al rischio di cadute, indossare il casco quando si va in
bicicletta.
• 9. Essere saggi Evitare le cattive abitudini: non fumare, non bere troppo, non fare uso di droghe.
•
10. Guardare avanti Iniziare oggi a preparare il domani.
Fonte. Alzheimer’s Association (USA)
PERCHE’ E’ COSI’ DIFFICLE TROVARE UNA CURA EFFICACE?
1 – Il cervello è fatto di cellule perenni che non si replicano e quindi le lesioni
prodotte non sono reversibili. Occorre quindi un intervento farmacologico prima
che un danno grave sia prodotto
2 – I primi sintomi molto probabilmente si hanno quando la malattia opera nel
cervello già da alcuni anni. Non sappiamo quindi quando inizia il processo
patologico perché ci mancano dei “segnali” biologici o clinici sicuri e misurabili
per la fase pre-clinica della demenza, per scoprire chi si ammalerà di Alzheimer :
oggi però se ne stanno proponendo alcuni, ma il più sensibile deriva da un
esame invasivo ( puntura lombare) difficile da proporre come screening
3 – I meccanismi fino ad oggi ipotizzati per la patogenesi del danno cellulare
cerebrale non hanno trovato risultati conclusivi e conferme sufficienti. Oggi ad
esempio nel 30% dei casi si trovano alterazioni da malattia di Alzheimer grave nel
cervello di persone che non avevano in vita nessun deficit cognitivo!
PERCHE’ E’ COSI’ DIFFICLE TROVARE UNA CURA EFFICACE?
4 – La ricerca fatica ad avere modelli di studio, ad esempio
animali, che sicuramente si possano trasferire sull’uomo, vista la
natura particolare della malattia, che colpisce appunto il
pensiero umano che è molto lontano (nella maggior parte dei
casi!), da quello degli animali da laboratorio
5 – Per gli studi sull’uomo scarseggia la possibilità di studiare il
cervello di persone la cui funzione cognitiva sia stata ben
conosciuta in vita
A CHE PUNTO E’ LA RICERCA
SULLA CURA DELL’ALZHEIMER?
Oggi ci si orienta sulle terapia Biologiche come i
vaccini.:
Vaccini attivi nell’uomo sono state interrotte per
effetti collaterali gravi e scarsi risultati
Vaccini passivi: i primi studi che risalgono al 2012
sono molto deludenti
ˮ il sostegno morale, il
supporto psicologico, la
stimolazione intellettiva,
spesso, sono prioritari˶
Prendersi cura di un
anziano e’ qualcosa che và
oltre l’assistenza di base.
Bisogna fare il possibile per
migliorare la QoL.
Ogni anziano non è solo un corpo
malandato che richiede cure e
attenzioni speciali, E’ prima di tutto
una persona con abilità, tipicità,
caratteristiche , sentimenti propri
GRAZIE !!!