FARMACI, DIAGNOSI E PREGIUDIZI COME SI VIVE CON L’EPILESSIA Conosciuta fin dall’antichità, l’epilessia è una malattia neurologica tra le più diffuse tanto da essere riconosciuta come malattia sociale. Coinvolge una persona su cento, con maggiore incidenza nei bambini e nella terza età per totale di circa 500 mila persone affette e circa 30 mila nuovi casi per anno. “Occorre distinguere tra crisi epilettica ed epilessia – spiega Fabrizio Monti, responsabile della Neurofisiologia clinica e del Centro diagnosi e cura dell’epilessia afferenti alla Clinica Neurologica degli ospedali triestini – Con il termine crisi epilettica s’intende infatti una varietà di sintomi neurologici, che di solito si risolvono in pochi secondi o minuti, dovuti ad una scarica elettrica anomala, sincronizzata e prolungata di cellule nervose della corteccia cerebrale. Una sola crisi, anche se drammatica e preoccupante, non significa avere l’epilessia. Il termine di epilessia identifica invece una malattia neurologica caratterizzata da un’imprevedibile periodicità del verificarsi di crisi epilettiche”. Quanto alle cause attualmente si ritiene che alla base di quei casi un tempo definiti senza causa apparente vi siano cause genetiche. Ma la malattia può essere anche causata da un danno cerebrale che intercorre prima o subito dopo la nascita (per esempio per mancanza d’ossigeno o per un parto difficile), da malformazioni del cervello (per un errore di sviluppo), da malattie infettive del sistema nervoso, da traumi cranici gravi, da tumori cerebrali, da ictus (soprattutto negli anziani) e da malformazioni dei vasi cerebrali. Molti fattori esterni – tra cui uno stress psicofisico eccessivo o un’assunzione esagerata di alcol o droga - possono facilitare la comparsa, in un soggetto predisposto, di una crisi epilettica. E alcuni soggetti sono particolarmente sensibili all’effetto di luci intermittenti sia naturali (passaggio lungo un viale alberato) ma soprattutto artificiali ( luci al neon, luci psichedeliche, schermi televisivi, videogiochi). “La diagnosi – dice il dottor Monti, che attualmente è anche responsabile regionale della Lice – Lega italiana contro l’epilessia – richiede un’accurata valutazione dei sintomi e della storia clinica”. “L’esame di laboratorio tuttora più valido e utilizzato – continua - è l’elettroencefalogramma (Eeg)che rileva l’attività elettrica del cervello attraverso elettrodi posti sulla testa. Vi sono poi metodiche più avanzate, che abbinano al tracciato dell’Eeg la registrazione video prolungata del paziente per documentarne eventuali crisi o l’Eeg dinamico che consente di registrare 24-48 ore di vita”. Altro importante accertamento è la Risonanza magnetica dell’encefalo che ci fornisce importanti informazioni dal punto di vista della sua struttura. Quanto alla terapia si utilizzano farmaci sintomatici, che non eliminano la causa dell’epilessia ma garantiscono una vita normale al 70-80 per cento dei pazienti, che altrimenti sarebbero gravemente limitati da frequenti crisi epilettiche. Nei rari e selezionati casi di epilessia resistente ai farmaci si può utilizzare la chirurgia. “In generale – conclude il dottor Monti – con un’epilessia controllata si può e si deve condurre una vita normale, un lavoro normale. Una donna con epilessia può assumere farmaci anticoncezionali e l’epilessia di per sè non crea problemi rilevanti né durante la gravidanza né durante il parto”. Come disse un grande epilettologo americano, Lennox, disse: “Il soggetto con epilessia soffre più che per la sua malattia per tutto ciò che essa comporta, soprattutto a livello sociale”.