Diapositiva 1 - Docenti.unina

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Laboratorio 4 di Politica Sociale
GRUPPO N° 3
COMPONENTI:Carfora Raffaella
Esposito Loredana
La Marca Rosa
DEFINIZIONE
(EU Third Poverty Program, European Council Declaration, 19 dicembre
1984)
“… dovrebbero essere definiti poveri quegli individui, famiglie e gruppi di
persone le cui risorse materiali, culturali e sociali sono così limitate da
escuderli dallo standard minimo di vita accettabile della comunità in cui
vivono…”
I DIVERSI ASPETTI DELLA POVERTA’
Quello della povertà è un fenomeno complesso e legato ai
cambiamenti storici, culturali e sociale delle società
contemporanee.
Il fenomeno della povertà è stato studiato storicamente
attraverso il riferimento a 2 distinti modelli che si sono
succeduti nel tempo e che si basano sui diversi approcci e
dimensioni presi in esame.
•Povertà assoluta
•Povertà relativa
Per “povertà assoluta” si intende uno stato si deprivazione sostanziale che rende
il soggetto incapace di procurarsi un insieme di beni e servizi ritenuti
essenziali al soddisfacimento dei bisogni primari. I primi studi sono stati fatti
alla fine del XIX secolo in Inghilterra. I principali studiosi furono Both e
Rowntree. Per Both i poveri erano quelle persone che non possedevano o
possedevano in quantità insufficiente i mezzi per sopravvivere (“Life and
Labour of the people in London”). Rowntree, sulle mosse del lavoro di Both,
definì i poveri come vittime dei cambiamenti avventi sia a livello economico
che sociale. Egli fissa una soglia , la cosiddetta”soglia della povertà”, definendo
povero chiunque disponesse di risorse al di sotto della stessa. Il concetto di
povertà si identificava con quello minimo di sussistenza.
La “povertà relativa” è un concetto che tiene conto degli
standard di vita, dei livelli medi e mediani di reddito(o dei
consumi) di un’intera popolazione. In quest’ottica essere
poveri non significa essere privi di risorse, ma averne in
quantità ridotta rispetto agli altri in mezzo ai quali si vive.
Secondo Townsend “individui, famiglie o gruppi di persone
possono essere considerati poveri quando non possiedono
le risorse che consentono loro di ottenere quei tipi di diete,
di partecipare alle attività e di vivere in condizioni di vita
che sono consuetudine o per lo meno sono incoraggiate o
approvate nella società alla quale appartengono. Le loro
risorse sono così seriamente al di sotto di quelle di cui
dispone l’individuo o la famiglia media , che essi sono
effettivamente esclusi dai modi di vita, usanze ed attività
usuali”.
Oggi il concetto di “povertà” lascia il passo al concetto di
“esclusione sociale”. Con il termine esclusione sociale si
indica l’ impossibilità, l’incapacità o la discriminazione
nella partecipazione ad importanti attività sociali e
personali per cui l’individuo perde la percezione di
appartenenza ad una data comunità. L’esclusione sociale è
una condizione di deprivazione che si manifesta dunque
attraverso una condizione di svantaggio generalizzato e la
somma di più condizioni di disagio dovute
all’inadeguatezza delle risorse e ad un limitato accesso a
diverse importanti dimensioni delle attività umane quali
educazione, lavoro, famiglia, reti informali, consumo di
beni e servizi, comunità di riferimento e istituzioni
pubbliche, vita politica, tempo libero e svago.
Esistono diversi metodi di analisi della povertà ognuno dei quali presuppone una
definizione diversa della povertà, ogni definizione di povertà sviluppa una sua
metodologia di analisi, l’evoluzione del concetto decreta l’evoluzione del
metodo.
 METODO DELLE SOGLIE (povertà assoluta)
(povertà intesa in termini assoluti;assenza di reddito).
Soglia di povertà definita in base al valore monetario in un paniere di beni
necessari per la salute e l’efficienza fisica.
 METODO DEGLI INDICATORI DI DEPRIVAZIONE (povertà relativa)
Consente di valutare aspetti che vanno al di là del reddito e del consumo,
abbandona il concetto di povertà inteso in termini prettamente ed
esclusivamente economici. La deprivazione è funzionale della disponibilità
economica ma è correlata anche da altre variabili come istruzione, salute,
abitazione, etc.
La maggior parte dei paesi europei prevede già da tempo un reddito di
base per chi si trova in situazioni di povertà, l’Italia si caratterizza
ancora oggi per l’assenza di una simile misura. Da tempo si discute il
progetto di introdurre anche in Italia una qualche forma di sostegno
economico per chi vive in condizioni di disagio, ma si tratta di un
progetto la cui realizzazione è problematizzata e complessificata da
un’ampio dibattito attivato e portato avanti da quanti credono che
l’assistenza possa creare forme di dipendenza, soprattutto quando
riguarda persone in età da lavoro (Saraceno, 2004). In generale, le
critiche più comuni rivolte alle forme di sostegno economico sono
sostanzialmente due:
 quella secondo cui esse creano forme di dipendenza a lungo termine;
 quella secondo cui quanto più un sistema è generoso e universalistico,
Per rispondere alle sollecitazioni provenienti dalla società civile, nel 1999
il governo avviò con il d.l. n. 237/1998 la sperimentazione dell’ Rmi.
La sperimentazione dell’ Rmi aveva lo scopo di verificare l’adeguatezza di
una misura generalizza di sostegno al reddito per coloro che erano al di
sotto di una certa soglia e l’opportunità di introdurla a livello nazionale.
La sperimentazione ha avuto inizio nel gennaio 1999 ed è durata un
biennio convolgendo 39 comuni,gran parte meridionali. Al termine
della sperimentazione, il governo di centrodestra (2001), lo ha
sostituito con il reddito di ultima istanza(Rui), una misura da attuare
regionalmente che prevedeva sussidi di entità più bassa e un
confinanziamento nazionale alle regioni che lo avessro implementato.
Negli anni però nessuna regione ha mai attuato il Rui. Solo tre regioni
hanno proceduto con sperimentazioni in una direzione simile a quella
dell’Rmi:la Campania(reddito di cittadinanza), la Basilicata
(programma di promozione della cittadinanza solidale)e il Friuli
Venezia Giulia. Nel 2009, il Lazio ha approvato l’istituzione del reddito
minimo garantito.
Per concludere …
La povertà è,un fenomeno complesso, e necessariamente complessi saranno gli
sforzi per misurarla e per combatterla. L’obiettivo dei governi non deve essere più
solo quello di innalzare il reddito delle famiglie più povere (condizione comunque
fondamentale per sconfiggere la povertà), ma anche quello di creare un
“ambiente” socialmente vivibile da tutti, in cui le persone possano integrarsi e
svilupparsi in quanto esseri umani
Bibliografia:
Saggio “l’evoluzione del concetto:dalla povertà
assoluta alla povertà relativa
Saggio “i sistemi di misurazione della povertà”
Ugo Ascoli “il welfare in Italia”
Progetto Net.Mate Regione Marche
Convention della Caritas sulla povertà (anno 2009)
Divisione dei compiti:
Raffaella Carfora (elaborato Power Point)
Loredana Esposito (elaborazione testi)
Rosa La Marca ( ricerca bibliografica)
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