La conquista dell’America Lezioni d'Autore Dal sito www.cittacapitali.it Lo sterminio totale delle popolazioni autoctone americane, avvenuto dopo la scoperta di Colombo, fu la sconfitta dell’etica universalistica dei diritti dell’umanità e la vittoria della politica particolaristica degli interessi di piccoli gruppi umani. Il ‘problema storiografico’ della colonizzazione nel XVI e XVII secolo (con il genocidio degli indigeni) è affrontato: - per spiegare come sia stata possibile la conquista degli Imperi azteco e inca da parte di pochi soldati spagnoli - e come è avvenuta l’occupazione totale dell’America settentrionale, con la cacciata degli indigeni, da parte di inglesi e francesi. L’America oggi – America Settentrionale e Centrale Comprende i tre grandi Stati del Nord (Canada, Stati Uniti, Messico). Si tratta di un’area di circa 25 milioni di Kmq, con più di mezzo miliardo di abitanti. Gli Stati Uniti e il Canada fanno parte del G7, il gruppo dei paesi economicamente più sviluppati del mondo. Il Nordamerica è tra le più ricche aree del pianeta, al contrario dell’America centrale che, con il Messico, rientra tra le aree in via di sviluppo. L’America oggi – America Meridionale Composta da 13 Stati, con una superficie complessiva di circa 18 milioni di Kmq e una popolazione di poco più di 400 milioni di abitanti: il Brasile occupa quasi la metà del Sudamerica ed ha quasi la metà della popolazione. Qui l’economia è in forte crescita negli ultimi anni, mentre il resto del Sudamerica è in via di sviluppo. Negli Stati Uniti e nel Canada si parla inglese e francese, mentre in Brasile si parla portoghese e nel resto dell’America spagnolo. Per questo, l’America centrale e meridionale viene anche chiamata America Latina. Il primo viaggio di Colombo Il 12 ottobre del 1492, Cristoforo Colombo approdò con le sue caravelle a San Salvador. Successivamente, lo stesso Colombo e altri continuarono a esplorare i nuovi territori. Va segnalato, tra gli altri, Amerigo Vespucci che per primo intuì che si trattava di un nuovo continente e gli diede il nome che conosciamo. Nel 1494 Spagna e Portogallo stipularono il Trattato di Tordesillas con il quale fissarono un meridiano come confine per dividersi le terre da esplorare. Da Wikipedia La fine dell’Impero azteco La Spagna iniziò la colonizzazione con la conquista di Cuba. Da lì, nel 1519, partì Hernán Cortés con poche centinaia di uomini verso il Messico e, nel giro di due anni, conquistò l’impero degli Aztechi facendo prigioniero il loro imperatore Montezuma. L’estensione, e quindi la potenza, dell’Impero azteco era tale che poche centinaia di guerrieri non potevano certo averne ragione. Come fu possibile, dunque, la vittoria di Cortés, e in soli due anni? Gli storici spiegano la vittoria di Cortés con tre motivazioni: 1. il comportamento ambiguo ed esitante dell’imperatore Montezuma. 2. La capacità di Cortés di sfruttare l’impopolarità del dominio azteco sulle diverse popolazioni messicane. 3. La grande superiorità militare degli spagnoli in fatto di armi e mezzi. Infine gli spagnoli inaugurano, senza saperlo, anche la guerra batteriologica, portandosi dietro il vaiolo che fece strage nelle file nemiche. Lo sterminio degli Aztechi La colonizzazione del Messico fu un’autentica rapina di ogni risorsa e un bestiale sfruttamento del lavoro di uomini, donne e bambini, trattati come schiavi, con il pretesto di evangelizzarli. A nulla valsero le proteste anche di uomini di Chiesa come il frate Bartolomeo de Las Casas. L’esportazione involontaria di malattie mortali fece il resto e, dopo meno di un secolo, restarono in vita solo pochi nativi. Lo sterminio degli Inca Dopo una decina d’anni, Francisco Pizarro, sull’onda dei successi di Cortés, riuscì a farsi finanziare dalla corona di Spagna una spedizione sulle Ande dove si sapeva di un regno ricco d’oro. Il 16 novembre 1532 riuscì ad attirare in una trappola nella città andina di Cajamarca l’imperatore degli Inca Atahualpa e a sconfiggere il suo esercito enormemente superiore, di numero, ai suoi armati. Pizarro sconfisse Atahualpa per gli stessi motivi per i quali Cortés sconfisse Montezuma: la tecnologia moderna delle sue armi, i cavalli, la cultura, le malattie portate dagli europei. Lo sterminio degli Inca Il territorio degli Inca, come si vede dalla cartina, era molto vasto, dall’attuale Perù al Cile. Pizarro cercò di organizzarlo facendo fronte a congiure interne da parte di hidalgos spagnoli e a una lunga resistenza della popolazione inca guidata dai successori di Atahualpa. Tupac Amaru, ultimo imperatore inca, fu sconfitto e giustiziato nel 1571. La colonizzazione francese e inglese Al Nordamerica si interessarono soprattutto Inghilterra e Francia. La politica inglese e francese mirò a creare vere e proprie colonie. L’Inghilterra colonizzò la costa orientale e fondò quelle che diventeranno le 13 colonie che daranno vita nel 1776 agli Stati Uniti d’America. La Francia fondò, tra le altre, Nouvelle-Orléans (oggi New Orleans) e Montreal nel territorio del Québec. A metà del XVIII secolo, a seguito della Guerra dei sette anni, la Francia dovette cedere all’Inghilterra tutte le sue conquiste coloniali e lasciarle mano libera nell’intero Nordamerica. Lo sterminio dei Pellerossa Il continente nordamericano era abitato da popolazioni indigene organizzate in tribù nomadi che vivevano di caccia, pesca e raccolta su un territorio vastissimo, dotato di risorse naturali più che sufficienti alla loro sopravvivenza. La colonizzazione inglese e francese scacciò gli indigeni dalle terre che occupavano da sempre e vi installò i propri emigranti: avventurieri in cerca di fortuna, europei di varie nazionalità perseguitati per motivi religiosi, coloni in cerca di terre da coltivare. I mezzi per lo sterminio furono sostanzialmente i medesimi usati per il genocidio di Aztechi, Inca e altre popolazioni sudamericane. L’indipendenza dell’America La rivoluzione americana del 1776 che diede vita agli USA, prima realtà statuale indipendente del Nuovo Mondo, e i rivolgimenti che accaddero successivamente in Europa (dalla Rivoluzione francese all’epopea napoleonica, alla nascita delle nazioni), furono la spinta per le rivoluzioni indipendentiste nelle colonie spagnole e portoghesi dell’intera America Latina che, nei primi decenni dell’Ottocento, ottennero l’indipendenza dalle rispettive madrepatrie. L’Ottocento Nel corso del XIX secolo, i nuovi Stati americani si trasformarono e si consolidarono lungo una linea di sviluppo che vide gli USA (e, in parte, il Canada) spingersi sempre più verso Ovest conquistando l’intero territorio fino all’Oceano Pacifico. Nello stesso tempo, gli USA avviarono la grande industrializzazione che li vedrà dominare il mondo nel secolo successivo, mentre gli Stati del Centro e Sud America (e il Messico) si attestarono su un’economia prevalentemente latifondista, che solo in questi ultimi anni ha avuto una modificazione significativa nel Brasile. Un melting pot Nel XVII secolo, i latifondisti americani (soprattutto spagnoli, portoghesi e inglesi), dopo aver sfruttato fino alla morte gli indigeni, iniziarono a importare manodopera schiavile dall’Africa. Solo la guerra di secessione statunitense mise fine alla schiavitù negli USA e nell’intero continente. Nel corso dell’Ottocento e del Novecento, l’America tutta fu terra d’emigrazione per i poveri e i perseguitati d’Europa, sicché oggi possiamo davvero pensare alle popolazioni americane del Nord e del Sudamerica come a un melting pot dell’intera umanità. Il cosiddetto “scambio colombiano” Gli abitanti del Vecchio Mondo hanno importato dal Nuovo Mondo alimenti nuovi e nutrienti come il mais, i fagioli, la patata, le arachidi, il melone, l’ananas, il pomodoro, il cacao, la zucca gialla, la manioca, il tacchino ecc. In cambio abbiamo loro regalato i nostri germi patogeni che li hanno distrutti, il cavallo e le nuove tecnologie militari! (A. W. Crosby, Lo scambio colombiano, 1992). Lo scambio più importante e rivoluzionario, però, è stato quello umano: tra mille e più sofferenze e atroci supplizi sono stati rimescolati gruppi umani di diversa impronta genetica. Oggi, scrive Crosby, “esistono due Europe e due Afriche: una su ciascuna sponda dell’Atlantico. Gli Europei e gli Africani d’America sono la conseguenza più clamorosa dello scambio colombiano…” FINE Lezioni d'Autore