Voci dal Sud 29 Anno V° nr. 10 Ottobre 2009 w w w . s o s e d . eu Una mostra al British Museum di Londra rilegge la storia azteca Montezuma non venne ucciso dal suo popolo ma dagli spagnoli Nuovi, straordinari documenti accuserebbero i conquistadores di Cortés Deborah Bonetti Gazzetta del Sud L’ultima mostra della fortunata serie dedicata ai grandi imperatori della storia è stata inaugurata al British Museum di Londra: “Moctezuma: Imperatore Azteco”, piu’ comunemente noto come Montezuma – l’ortografia scelta dal museo ha voluto rifarsi all’originale – l’ultimo imperatore eletto dagli aztechi, morto a 54 anni, fu una figura chiave nella storia dell’America Latina, famosissimo in tutto il mondo ma finora largamente ignorato e incompreso in patria. La sfarzosa mostra che gli dedica il prestigioso museo britannico, per anticipare le celebrazioni dell’anniversario di indipendenza del Messico (1810) e della rivoluzione messicana (1910), mira proprio a riabilitare la tragica figura del leader “mexica” (così si chiamava una falange distaccatasi dagli antichi aztechi intorno al 1200), finora considerato scellerato nemico del proprio popolo. Moctezuma letteralmente vuol dire “colui che scaglia una freccia in cielo” mentre il suo secondo nome “Xocoyotzin”, che serviva a differenziarlo da Moctezuma I (che regnò 40 anni prima), significa “giovane degno di onore”. Grande generale in battaglia, Moctezuma II era a capo dei due corpi di guerrieri d’élite, aquila e giaguaro (di cui il museo mostra alcune statue), e fu nominato comandante militare supremo prima di diventare imperatore. In seguito regnò, dal 1502 al 1520, e fu architetto di una forte espansione dell’impero mexica/azteco, che sotto di lui stabilì la capitale a Tenochtitlan, su un’isola del lago Tetzcoco dove si trova l’attuale Città del Messico, e vi costruì un maestoso palazzo dal quale amministrava il suo vasto impero. All’arrivo degli spagnoli, nel 1519, Moctezuma fece il tragico errore di considerarli esseri divini – grazie anche ad una serie di presagi ricevuti dai saggi nei mesi precedenti – e li accolse con tutti gli onori riservati alla reincarnazione del Dio Quetzalcoatl. Hernán Cortés, a capo dello sbarco spagnolo, se ne approfittò e, tradendo la cortesia dell’imperatore, presto lo sottomise e lo fece imprigionare nel suo stesso palazzo. Finora, la leggenda vuole che Moctezuma pagasse a caro prezzo la fiducia riposta in Cortés, morendo in modo terribile per mano del proprio popolo. I mexica, infatti, trattati brutalmente dagli spagnoli, rimasero disgustati nel vedere che il loro leader pareva schierato dalla parte dei conquistadores e decisero di lapidarlo. In realtà, secondo una nuova tesi messa avanti dal British Museum, pare che le cose non andarono per niente così. Colin McEwan, curatore della mostra e massimo esperto del settore Americhe del museo, spiega: «Mettendo insieme questa mostra abbiamo incontrato straordinari documenti che ci hanno costretto a pensare che Moctezuma potrebbe essere stato assassinato dagli spagnoli e non dai mexica. È infatti molto probabile che Cortes lo abbia fatto uccidere e poi abbia raccontato che lo avevano fatto i suoi sudditi, presentando così gli spagnoli, agli occhi del mondo, nel ruolo di pacieri in terra azteca». Secondo diversi esperti, gli spagnoli lo avrebbero addirittura ucciso colandogli oro fuso in gola. A corroborare questa straordinaria tesi ci sarebbero diversi documenti mai visti prima d’ora in Europa, tra cui diversi codici dell’epoca, in cui l’imperatore viene raffigurato come prigioniero tenuto addirittura al guinzaglio dai conquistadores. La mostra poi presenta una cascata di ori e turchesi che sfavillano nelle varie sale, una vasta selezione di codici miniati in cui la vera storia della fine dell’impero viene riscritta e una preziosa selezione di ori e gioielli. Tra gli oggetti più interessanti c’e’ una maschera tempestata di turchesi, un pezzo del palazzo di Moctezuma ritrovato a Città del Messico e diversi oggetti reperiti negli ultimi mesi negli scavi di fronte al grande tempio della capitale. La mostra resterà aperta 4 mesi ( www.britishmuseum.org ).