Il trattamento farmacologico stabile Il trattamento farmacologico stabile nella BPCO ha l’obiettivo di ridurre o abolire i sintomi, migliorare la capacità di esercizio fisico e diminuire la frequenza e la gravità delle riacutizzazioni, migliorando così lo stato globale di salute e la qualità di vita di questi pazienti. Molti aspetti del trattamento della malattia possono essere standardizzati, ma ogni paziente può avere caratteristiche diverse dagli altri. L’approccio terapeutico dovrebbe essere personalizzato su ogni singolo paziente non tralasciando di considerare la gravità della malattia, che deve essere valutata non solo sulla quantificazione del dato funzionale respiratorio di ostruzione del flusso nelle vie aeree, ma anche sulla qualità e intensità dei sintomi percepiti dal paziente e l’impatto che possono avere sulla qualità di vita, sulla frequenza delle riacutizzazioni e sulla presenza di complicazioni sistemiche e/o comorbidità.1-2 I Broncodilatatori I broncodilatatori rappresentano il cardine del trattamento nei pazienti con BPCO.1-2 I farmaci appartenenti a questa classe attualmente disponibili sono rappresentati dai beta2agonisti a lunga durata d’azione (LABA) e a breve durata d’azione (SABA), dagli anticolinergici a lunga durata d’azione (LAMA) e a breve durata d’azione (SAMA) e dalla teofillina a lento rilascio. Questi farmaci migliorano il calibro delle vie aeree riducendo l’iperinsufflazione polmonare e le resistenze a carico delle vie aeree migliorando, attraverso questi meccanismi, i sintomi, la tolleranza allo sforzo e la qualità della vita dei pazienti con BPCO. L’uso regolare dei broncodilatatori a lunga durata d’azione è inoltre in grado di ridurre la frequenza delle riacutizzazioni nella BPCO, uno dei principali eventi clinici che caratterizzano la storia naturale della malattia. Possono essere prescritti sia al bisogno che in maniera regolare con la finalità di alleviare e/o prevenire i sintomi respiratori e la scelta a del trattamento dipende sia dalla disponibilità dei farmaci che dalla risposta individuale sia in termini di efficacia che di effetti collaterali.1-3 Broncodilatatori per via inalatoria a breve durata di azione Beta-2 agonisti (SABA) Fanno parte di questa categoria di farmaci il salbutamolo, il fenoterolo e la terbutalina. Tali farmaci agiscono sui recettori beta-2 adrenergici del muscolo liscio bronchiale determinando aumento del calibro delle vie aeree e riducendo di conseguenza la dispnea e migliorando la qualità di vita dei pazienti, mentre determinano solo un modesto miglioramento della funzionalità respiratoria.4 La broncodilatazione ottenuta è rapida e la durata d’azione massima è di 4-6 ore, pertanto sono prevalentemente indicati come farmaci al bisogno in tutti gli stadi della malattia. Gli effetti collaterali provocati da tali farmaci, più o meno rilevanti, dipendono molto dell’età e dalle comorbidità presenti nei pazienti affetti da BPCO. Uno degli effetti collaterali più frequenti in relazione al loro uso è sicuramente la comparsa di episodi di tremore degli arti e/o di tachicardia dose-dipendente. Altri effetti collaterali legati al loro utilizzo sono l’ipokaliemia5 e l’aumento del consumo di ossigeno6 ma comunque non è stata dimostrata alcuna responsabilità di questi farmaci riguardo all’aumento della mortalità nella BPCO. Anticolinergici (SAMA) Fanno parte di questa categoria di farmaci l’ipratropio bromuro e l’ossitropio bromuro. Tali farmaci agiscono bloccando l’azione dell’acetilcolina sui recettori colinergici e determinando di conseguenza broncodilatazione, riduzione della dispnea ed una migliore qualità di vita per i pazienti affetti da BPCO. La durata di azione di questi farmaci è un po' più lunga di quella dei SABA ed è di circa 8 ore. 7 Gli effetti collaterali provocati da tali farmaci possono essere secchezza delle fauci, possibili disturbi prostatici ed talvolta effetti negativi in portatori di glaucoma acuto. Associazioni con i broncodilatatori a breve durata d’azione La somministrazione combinata di due broncodilatatori a breve durata di azione con meccanismo di azione differenziato (beta-2 adrenergico e anticolinergico) determina una maggiore variazione positiva dei parametri spirometrici rispetto a ognuno dei due componenti da soli, una minore necessità di SABA al bisogno e un miglioramento della qualità di vita.8 Broncodilatatori per via inalatoria a lunga durata di azione Beta due agonisti a lunga durata d’azione (LABA) I broncodilatatori beta-2 adrenergici a lunga durata di azione attualmente disponibili sono formoterolo, salmeterolo e indacaterolo. Vari studi di confronto negli anni hanno dimostrato che tali farmaci migliorano la funzionalità respiratoria, riducono la dispnea, e la necessità di SABA al bisogno, migliorando pertanto la qualità di vita nei pazienti affetti da BPCO. Inoltre è stato dimostrato che l’uso regolare di broncodilatatori a lunga durata d’azione riduce l’incidenza di riacutizzazioni nella storia naturale di questa patologia. 9-11 L’effetto dei LABA è di durata maggiore rispetto ai SABA. La durata d’azione è di circa 12 ore per il formoterolo e il salmeterolo e di più di 24 ore per indacaterolo. In particolare Indacaterolo ha mostrato in recenti studi un’azione broncodilatatrice più rapida che si sviluppa entro 5 minuti dall’inalazione e una superiorità come LABA in termini di funzionalità respiratoria, qualità di vita e controllo della dispnea, rispetto al Formoterolo 12 e al Salmeterolo13 Anticolinergici a lunga durata d’azione (LAMA) Gli anticolinergici a lunga durata d’azione hanno una maggiore selettività per i recettori colinergici M3, che sono localizzati nel polmone sulla muscolatura liscia bronchiale, a livello endoteliale e sulle ghiandole mucipare sottomucose e mediano la broncocostrizione, la produzione di muco e la vasodilatazione. Tali farmaci agiscono riducendo il tono vagale colinergico che è aumentato nelle vie aeree del paziente con BPCO e determinando pertanto broncodilatazione.14 I LAMA attualmente disponibili sono il tiotropio bromuro, il glicopirronio e l’aclidinium. Il tiotropio bromuro ha una durata di azione superiore alle 24 ore e agisce antagonizzando competitivamente e reversibilmente soprattutto i recettori colinergici M1 e M3, ma anche gli M2 da cui però si dissocia più rapidamente. Il suo uso regolare migliora la funzione respiratoria valutata in termini di FEV1 e FVC, riduce i sintomi respiratori e la necessità di SABA al bisogno e migliora la qualità di vita dei pazienti affetti da BPCO 15-17. Inoltre revisioni sistematiche18 hanno dimostrato che il tiotropio è in grado di ridurre significativamente il rischio di riacutizzazione e di ricovero per questa causa rispetto al placebo e dell’ipratropio bromuro, ma non diversamente dai LABA, in pazienti con BPCO da moderata a grave. Nello studio Upflit17, durato quattro anni, che ha coinvolto un totale di quasi seimila pazienti BPCO è stato a sua volta confermata l’efficacia del tiotropio, nei confronti del placebo, nel migliorare la funzionalità respiratoria e la qualità della vita e nel ridurre l’incidenza delle riacutizzazioni e dei ricoveri correlati a tale patologia, sebbene non si sia dimostrata una riduzione statisticamente significativa del declino del FEV1 funzione respiratoria che si ha nella BPCO. Per quanto riguarda gli effetti collaterali della somministrazione di tiotropio, nei vari studi gli eventi avversi sono risultati paragonabili a quelli registrati nei soggetti di controllo che non assumevano tiotropio. Tra l’altro il recentissimo studio Tiospir, uno dei più ampi studi internazionali mai condotti, ha confermato l’equivalenza, in termini di sicurezza e di efficacia, per entrambe le formulazioni disponibili di tiotropio, tiotropio handihalear 18 µg 1 erogazione o.d. e tiotropio respimat 2.5µg due erogazoni o.d.19 Il glicopirronio, altro LAMA approvato dall’EMEA nel 2012, mostra una spiccata selettività per i recettori M3 rispetto gli M2 (quattro volte maggiore) ed è in grado di raggiungere una concentrazione plasmatica di picco (C max) entro 5 minuti dall’assunzione del farmaco. Il glicopirronio ha una lunga durata d’azione (24 ore) con una sola somministrazione giornaliera. In due importanti studi di fase III randomizzati 20-21 e controllati con placebo e con tiotropio22, è stata dimostrata la superiorità di glicopirronio versus placebo in termini di miglioramento della funzionalità respiratoria, sia per quanto concerne l’end point primario (trough FEV1) che per quanto concerne gli end point secondari funzionali. Inoltre si è riscontrato un miglioramento statisticamente significativo per quanto concerne il SGRQ e il TDi rispetto placebo. Nei trial clinici il glicopirronio ha diminuito l’uso di farmaci al bisogno e ha ridotto in maniera statisticamente significativa il rischio di riacutizzazioni moderate severe del 34% (p= 0.001) di rispetto placebo. Infine nello studio GLOW III23, questo nuovo LAMA ha mostrato miglioramenti significativi rispetto placebo in termini di tolleranza all’esercizio dopo 3 settimane di trattamento. Anche per questo la maggior parte degli eventi avversi sono risultati di lieve –moderata gravità. L’incidenza di eventi avversi anticolinergici e cardiaci è risultata bassa e simile al gruppo placebo. Aclidinio è un anticolinergico a lunga durata d’azione approvato nel luglio 2012 per la terapia dei paziente BPCO. Il dosaggio raccomandato è 400µg t.d. Questa nuova molecola ha mostrato una maggiore selettività per i recettori M3 rispetto agli M2 determinando un significativo effetto broncodilatatore con un numero non significativo di effetti avversi cardiovascolari. La bronco dilatazione viene ottenuta già dopo 10-15 minuti dall’assunzione del farmaco e due recenti studi, ATTAIN 24 e ACCORD COPD I 25, hanno di fatto dimostrato l’efficacia della molecola in termini di broncodilatazione e controllo della dispnea nonché nel miglioramento della qualità di vita rispetto placebo nei pazienti con BPCO da moderata e grave. Inoltre l’analisi combinata dei due studi di fase III sopra citati ha evidenziato che aclidinium ha diminuito in maniera significativa le esacerbazioni moderate-severe del 29 % (p=0.01) Il farmaco inoltre è risultato ben tollerato e la maggior parte degli eventi avversi sono risultati di lieve–moderata gravità. L’incidenza di eventi avversi anticolinergici e cardiaci è risultata bassa e simile al gruppo placebo. Broncodilatatori per via orale: Metilxantine a lento rilascio Oltre al rilascio del muscolo liscio bronchiale, i teofillinici, in genere somministrati come formulazioni orali a lento rilascio, possono aumentare la forza di contrazione del diaframma, interferire positivamente con la clearance delle vie aeree e aumentare l’output cardiaco, con benefici per lo stato di salute nei pazienti con BPCO, ma il loro margine terapeutico è piuttosto ristretto a causa della potenziale tossicità e delle interazioni con altri farmaci, per cui essi debbono essere considerati di seconda scelta nel trattamento della fase stabile della malattia. Le metilxantine possono essere indicate solamente nei pazienti che rimangono sintomatici nonostante la terapia con broncodilatatori inalatori. 1-2 Inibitori delle fosfodiesterasi 4 (PDE-4) Questa categoria di farmaci agisce aumentando la concentrazione cellulare dell’AMP ciclico e riducendo l’infiammazione bronchiale. Roflumilast è il primo inibitore della fosfodiesterasi 4 approvato dall’EMEA, è un farmaco orale in monosomministrazione giornaliera, che pur non avendo una azione broncodilatatrice diretta, migliora la funzionalità respiratoria (FEV1 e FVC) sia in pazienti non trattati con broncodilatatori 26 che in pazienti in trattamento con salmeterolo e tiotropio27. Al momento è indicato nel trattamento di pazienti BPCO in stadio III – in stadio IV, con storia di bronchite cronica e frequenti riacutizzazioni poiché, oltre ad esplicare un’azione antiinfiammatoria, riduce le riacutizzazione nei pazienti BPCO con tali caratteristiche. Tuttavia la terapia con tale farmaco è associata a significativi effetti collaterali, in particolare diarrea, perdita di peso. 12 Corticosteroidi Il documento GOLD e le linee guida AGENAS sconsigliano la somministrazione dei soli corticosteroidi inalatori nella BPCO e vengono raccomandati solo in combinazione con broncodilatatori a lunga durata d’azione nei pazienti BPCO 1-2. Le associazioni al momento a disposizione per il trattamento della BPCO sono fluticasone/salmeterolo e budesonide /formoterolo. I dati più solidi, sui quali si basano le attuali indicazioni delle linee guida si basano su numerosi studi nei quali gli steroidi inalatori sono stati studiati in associazione con i LABA e confrontati con i singoli monocomponenti (ICS e LABA) ed il placebo. Tra i primi Mahler e coll28 hanno evidenziato che il trattamento con l’associazione fluticasone propionato e salmeterolo somministrati con lo stesso erogatore induceva un incremento della funzionalità respiratoria maggiore di quello indotto dagli stessi farmaci somministrati singolarmente. Analoghi risultati a favore della combinazione sono stati anche evidenziati in altri studi in cui l’associazione salmeterolo 50 μg/fluticasone 500 μg, era in grado di incrementare maggiormente la funzione respiratoria e di ridurre i sintomi e il numero di riacutizzazioni di più rispetto al trattamento con ì singoli componenti somministrati da soli nei pazienti con BPCO29. Tuttavia la nuova prospettiva per il trattamento della BPCO nasce con lo studio TORCH (Towards a Revolution in COPD Health)30. Nessun studio sino ad allora aveva valutato l’effetto della terapia inalatori nella BPCO sui parametri fondamentali della malattia, come la mortalità. Lo studio TORCH è stato condotto per valutare se il trattamento con la combinazione salmeterolo 50 μg più fluticasone propionato μg, due volte al giorno riducesse la mortalità per qualsiasi causa nei pazienti affetti da BPCO, rispetto al placebo. Nello studio è stato comparato il trattamento con salmeterolo 50 mcg più fluticasone propionato 500 mcg (in regime di combinazione) con ciascuno dei componenti dell’associazione somministrati singolarmente e con il placebo per ha valutato per un periodo di 3 anni in pazienti BPCO con VEMS pre-broncodilatatore < 60%. Il dato più rilevante riguarda la riduzione del rischio di mortalità relativa che è del 17.5% nel gruppo in trattamento con l’associazione rispetto al placebo, ancorché ai limiti della significatività statistica (P=0.052). Tale riduzione del rischio di mortalità relativa è particolarmente rilevante se si considera che la riduzione di mortalità ottenibile con la sospensione del fumo di sigaretta sia intorno al 12% e che l’effetto di riduzione della mortalità data dalle statine sia del 12.8%. Lo studio ha confermato l’efficacia della combinazione Fluticasione/salmeterolo nel ridurre la frequenza delle riacutizzazioni, comprese quelle riacutizzazioni che richiedono l’ospedalizzazione, nel migliorare la sintomatologia e la qualità della vita nonchè la funzione respiratoria. Tali effetti sono risultati migliori non solo rispetto al placebo ma anche rispetto ai gruppi trattati con i singoli componenti dell’associazione (salmeterolo o fluticasone solamente) indicando che la combinazione dei 2 farmaci (ICS e LABA) è più vantaggiosa dei singoli componenti. Un’analisi post hoc del TORCH ha inoltre evidenziato che il trattamento farmacologico con l’associazione steroide-broncodilatatore a lunga durata d’azione per via inalatoria è in grado di ridurre il declino della funzione respiratoria (in termini di VEMS, cioè volume di aria espirata nel primo secondo) nei pazienti con BPCO da moderata o grave rallentando così la progressione della malattia. Si è evidenziato che salmeterolo la combinazione riduce il declino del VEMS di 16 ml/anno rispetto al placebo (p< 0,001). I dati ottenuti hanno quindi supportato l’uso di questa terapia in pazienti con gravità spirometrica minore (VEMS prebroncodilatore <60% predetto) rispetto a quelli indicati Sulla base di tali studi pertanto le linee guida attualmente consigliano l’utilizzo degli steroidi in associazione ad broncodilatatori a lunga durata d’azione in pazienti con VEMS ≤ 50% del teorico (VEMS < 60% pre broncodilatatore se si utilizza fluticasone propionato + salmeterolo) e storia di frequenti riacutizzazioni (1 o più all’anno negli ultimi 3 anni). Per quanto concerne gli effetti collaterali della terapia con steroidi inalatori a lungo termine, dati solidi sulla safety arrivano, ancora una volta, dallo studio TORCH, che per numerosità coinvolge un numero di pazienti superiore a tutti gli studi precedenti con la stessa combinazione ICS/LABA. In tale studio per quanto concerne l’associazione steroidebroncodilatatore a lunga durata d’azione non sono emerse differenze rispetto al placebo riguardo al rischio di eventi cardiovascolari, insorgenza di cataratta, fratture e variazioni in termini di osteopenia/osteoporosi alla densitometria ossea31-33. In uno studio randomizzato di 12 mesi, anche l’associazione budesonide/formoterolo (160/4.5 mcg) ha ridotto il numero di severe esacerbazioni per paziente/anno del 24 % versus placebo e 23 % versus formoterolo34. L’incremento del FEV1 è risultato del 15% versus placebo e 9% versus budesonide. Il miglioramento del PEF a favore dell’associazione si è mantenuto per tutti i 12 mesi di osservazione. budesonide/formoterolo ha ridotto i sintomi e l’uso di broncodilatatori al bisogno e migliorato la qualità di vita. In un ulteriore trial di 12 mesi35, i soggetti trattati con budesonide/formoterolo avevavo un tempo prolungato alla prima esacerbazione (254 versus 96 giorni) ed un miglioramento significativo del FEV1 rispetto al placebo. La terapia di associazione si confermava in grado di ridurre le esacerbazioni (1.38 versus 1.80 per paziente per anno) e di migliorare la qualità di vita. Particolarmente discusso è stato il rischio di polmonite del trattamento prolungato con ICS, che è emerso dallo studio TORCH30, date le dimensioni del campione analizzato. L’incidenza delle polmoniti nello studio, peraltro non confermate radiograficamente, non ha tuttavia determinato un aumento nel numero dei decessi. Quantificando nel dettaglio il rischio pro-infettivo di un trattamento cronico con una combinazione fluticasone/salmeterolo nei pazienti con BPCO dai risultati dello studio TORCH emerge inoltre un dato contrastante: in corso di terapia con steroidi vi è sì un aumento di patologie infettive come le polmoniti (3 su 100 pazienti/anno nel gruppo placebo contro 7 su 100 pazienti nel gruppo trattato con la combinazione) ma si osserva anche una marcata riduzione delle riacutizzazioni (92/100 pazienti/anno nel gruppo placebo contro 67/100 pazienti/anno nel gruppo in trattamento con la combinazione steroide–broncodilatatore a lunga durata d’azione)31. Un'analisi a posteriori dello studio ha rilevato inoltre che i pazienti a maggiore rischio di sviluppare polmonite, sono i soggetti più anziani, quelli con un indice di massa corporea più basso (<25kg/m2) ed i pazienti affetti da una forma grave della malattia (VEMS<50% del teorico)36. I risultati dello studio osservazionale “real-life” PATHOS37 hanno dimostrato che il trattamento con la combinazione fissa budesonide/formoterolo si associa ad una minore incidenza di polmonite e decessi correlati, rispetto alla terapia a base di fluticasone/salmeterolo37. Il gruppo di pazienti trattati con fluticasone/salmeterolo ha avuto un’incidenza di polmoniti superiore del 73%, con un numero di eventi pari ad 11,0 per 100 pazienti-anni in confronto a 6,4 per 100 pazienti-anni nel gruppo budesonide/formoterolo. Inoltre, la terapia con fluticasone/salmeterolo è associata al 74% in più di ospedalizzazioni per polmonite rispetto al trattamento con budesonide/formoterolo, con 7,4 ricoveri ospedalieri per 100 pazientianni nel gruppo trattato con fluticasone/salmeterolo, rispetto a 4,3 ricoveri ospedalieri per 100 pazienti-anni nel gruppo trattato con budesonide/formoterolo. BPCO stabile. La scelta terapeutica La scelta terapeutica deve essere adeguata per la singola persona e guidata dalla gravità del quadro clinico, considerato nel suo complesso di sintomi, funzione respiratoria, complicanze, comorbilità e dalle caratteristiche individuali (fenotipo) della persona che ne è affetta.1 Nelle persone con diagnosi di BPCO che abbiano sintomi quali ad esempio la ridotta tolleranza all’esercizio fisico e/o dispnea da sforzo (≥ grado 1 MMRC), anche in presenza di un VEMS o FEV1 pre-broncodilatatore > 80% del valore teorico si può considerare il trattamento con farmaci broncodilatatori.38 Nelle persone sintomatiche con diagnosi di BPCO e VEMS o FEV1 pre-broncodilatatore < 80% del valore teorico, attuare il trattamento regolare e continuativo con un broncodilatatore a lunga durata d’azione (salmeterolo, formoterolo, indacaterolo, tiotropio, aclidinio, glicopirronio) per via inalatoria.39,10-21 Due studi clinici ad un anno hanno indicato una maggiore protezione verso le riacutizzazioni del tiotropio rispetto ai LABA pur determinando entrambe le categorie una efficace broncodilatazione.40-42 Inoltre, uno studio clinico su una larga popolazione di pazienti ha dimostrato la sicurezza clinica del tiotropio nelle formulazioni inalatorie e nei dosaggi disponibili.19 Nelle persone in trattamento farmacologico regolare, ad ogni visita programmata si dovrebbe valutare: - la corretta e regolare assunzione della terapia inalatoria; - la variazione dei sintomi ed in particolare, la tolleranza all’esercizio fisico e la dispnea da sforzo; - le modificazioni della funzione polmonare in termini non solo di VEMS o FEV 1 e di volumi polmonari (in base al programma di controlli spirometrici); - il ricorso ai broncodilatatori a breve durata d’azione come supporto occasionale; - la frequenza e gravità degli episodi di riacutizzazione; - la frequenza e la durata degli episodi di ospedalizzazione; - gli eventuali eventi collaterali e/o avversi. Nel caso di risultato giudicato insoddisfacente in termini di sintomatologia e/o funzionalità polmonare da parte della persona con BPCO e/o dal medico curante, considerare: • l’aumento della dose del singolo broncodilatatore se e come previsto nella scheda tecnica del farmaco in uso;43-44 • l’aggiunta di un secondo broncodilatatore a lunga durata d’azione, con meccanismo d’azione differente;45-50 • l’aggiunta di un corticosteroide per via inalatoria (CSI), nei pazienti con frequenti riacutizzazioni e FEV1 <60% del predetto.28-31, 34-35 Nelle persone con BPCO, sintomatiche nonostante l’uso regolare di broncodilatatori a lunga durata d’azione, con VEMS o FEV1 pre-broncodilatatore < 60% del valore teorico e storia di frequenti riacutizzazioni (≥ 2/anno), considerare l’associazione LABA+CSI. 2,31 L’utilizzo della combinazione fissa può migliorare significativamente l’aderenza della persona alla terapia.30-31, 34-35 - L’associazione LAMA+LABA+CSI, in persone sintomatiche con VEMS o FEV1< 60% del valore teorico, ha migliorato la funzione ventilatoria e la qualità della vita e ridotto il numero di ospedalizzazioni.51-52 - In pazienti con diagnosi di BPCO, bronchite cronica, VEMS o FEV1 < 50% e frequenti riacutizzazioni (≥ 2), l’aggiunta di un inibitore delle fosfodiesterasi-4 (roflumilast) alla terapia regolare con broncodilatatori a lunga durata d’azione (LAMA o LABA) migliora la funzione ventilatoria e riduce la frequenza delle riacutizzazioni.26-27 Scelta degli inalatori La terapia inalatoria rappresenta il cardine del trattamento farmacologico della BPCO. A differenza della terapia orale o endovena, la terapia inalatoria consente di somministrare i farmaci direttamente nel lume delle vie aeree, ottenendo a questo livello concentrazioni consistenti del farmaco riducendone al minimo l’esposizione sistemica. L’efficacia dei farmaci somministrati per via inalatoria può variare, però, in relazione alla differente formulazione e alle caratteristiche dei dispositivi usati per inalarli. Il successo della terapia inalatoria non dipende solamente dall’efficacia del farmaco, ma anche dalla disponibilità di inalatori facili da usare e che assicurino elevate quantità del farmaco nell’apparato respiratorio. Le evidenze cliniche più recenti, sottolineate dalle principali società scientifiche pneumologiche, richiamano l’attenzione sul fatto che la terapia inalatoria può risultare poco o per niente efficace se non assunta in maniera adeguata. Si può affermare, quindi, che non si può parlare solo dell’efficacia delle singole molecole, ma della combinazione tra molecola ed inalatore. Esistono differenti tipi di device per la somministrazione inalatoria dei farmaci usati nel trattamento dell’asma e della BPCO: i nebulizzatori, gli spray predosati (pressurized metered dose inhaler, pMDI) e gli inalatori di polvere secca (dry powder inhalers, DPI). Gli spray pre-dosati sono stati introdotti nella pratica clinica circa 50 anni fa, sono stati progressivamente migliorati, in particolare per quanto riguarda la velocità dell’erogazione, il diametro delle particelle, l’uso in soluzione anziché sospensione, i propellenti non più dannosi per l’ambiente. Il limite maggiore rimane proprio la necessità di coordinare l’attuazione dello spray con l’inspirio da parte del paziente. Lo sviluppo di nuove tecnologie e dispositivi inalatori ha consentito lo sviluppo di formulazioni pMDI in soluzione che permettono di ridurre le dimensioni delle particelle erogate e diminuire la velocità di erogazione. Gli MDI con propellente HFA migliorano la coordinazione mano/respiro in quanto il plume prodotto dal MDI è meno veloce e questo offre al paziente un maggior tempo per effettuare una corretta inspirazione. I DPI possono essere: 1) a singola dose 2) multidose con dosi unitarie 3) multidose con reservoir ed hanno eliminato rispetto ai tradizionali spray ogni necessità di coordinazione da parte del paziente, poiché consentono di assumere la dose del farmaco inspirando direttamente dall’inalatore. Il paziente deve tuttavia essere in grado di produrre un flusso inspiratorio sufficiente a mobilizzare il farmaco. L’efficacia di un dispositivo DPI è funzionale al flusso inspiratorio generato dal paziente. A parità di sforzo inspiratorio il dispositivo che genera al suo interno valori più elevati di Picco di Flusso Inspiratorio (PIF) garantisce erogazioni più precise e costanti di farmaco. Anche per i DPI, come già sottolineato per gli MDI, la deposizione polmonare dipende dalla quota di frazione respirabile del farmaco, vale a dire la quantità di particelle con un diametro tra 5 - 2.5 um. DPI dotati di una resistenza particolarmente elevata possono essere utilizzati con difficoltà da pazienti che possono effettuare un modesto sforzo inspiratorio come bambini, anziani, paziente severamente ostruiti. Bibliografia 1. La gestione clinica integrata della BPCO. Documento dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Nazionali 2013. 2. Vestbo J, Hurd SS, Agusti AA, et al. Global Strategy for the Diagnosis, management, and Prevention of Chronic Obstructive Pulmonary Disease. GOLD Executive Summary. Am J Resp Crit Care Med 2013; 187,4, 347-365. 3. Guyatt GH, Townscend M, Pugsley SO, et al. 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