CONTROLLI DI QUALITA’ Controllo negativo 1: amplificazione di (H2O distillata) con i reagenti della reazione Controllo negativo 2 amplificazione del DNA di un soggetto sano Controllo negativo 3 amplificazione del DNA di un gene endogeno per valutare la qualità del campione Controllo positivo amplificazione del DNA di un soggetto con la mutazione 1 2 3 4 5 6 7 8 CN 1 CN2 CP proteina p210 b3a2 b2a2 1 2 3 4 5 6 7 8 CP Controllo di qualità 3 1 2 3 4 5 6 7 RT-PCR Una variante della PCR è la RT-PCR Consente di valutare l’espressione di determinati mRNA in una cellula o in un tessuto 1. Estrazione di RNA totale 2. Retro-trascrizione in cDNA (RNA DNA) 3. Amplificazione con oligonucleotidi specifici 4. Analisi dei prodotti di amplificazione mediante elettroforesi su gel di agarosio Processo di retrotrascrizione cDNA PCR Reazione di retrotrascrizione (RT) Perchè effettuiamo la retrotrascrizione: i punti di rottura su alcuni geni sono posizionati sugli esoni e quindi sono lontani. L’RNA è abbastanza instabile e quindi convertirlo in CDNA lo rende più stabile PCR: vantaggi e svantaggi 1) Velocità e facilità d’uso In poche ore si possono ottenere milioni di copie della sequenza di DNA target 2) Sensibilità Virtualmente è possibile utilizzare il DNA di una singola cellula come template 3) Robustezza Amplificazione possibile anche utilizzando DNA di bassa qualità Necessario conoscere la sequenza del DNA da amplificare per sintetizzare i primers 4) Non tutte le taq polimerasi hanno attività di proofreading RT-PCR Log[DNA] La RT-PCR non è una tecnica quantitativa Plateau Lineare Prodotto variabile Esponenziale N° cicli Limiti della visualizzazione su gel d’agarosio Scarsa precisione Bassa sensibilità Bassa risoluzione Discriminazione bande con size marker Etidio bromuro non è quantitativo Soluzioni • Utilizzare i dati ottenuti durante la fase esponenziale Il prodotto di PCR è proporzionale al template iniziale • Questo è reso possibile mediante il rilevamento, di una fluorescenza, che è proporzionale al prodotto di PCR • La fluorescenza, durante ogni ciclo di amplificazione, può essere rilevata utilizzando uno strumento quantitativo ma anche dei marcatori fluorescenti il cui accumulo segue la stessa c i n e t i c a d e l l a r e a z i o n e d i P C R PERCHE’ QUANTIFICARE (1) Molte applicazioni in medicina o in ricerca richiedono la quantificazione del numero di copie target del campione di partenza per es: - determinazione della carica virale nel sangue per la diagnosi di infezioni di HIV o HCV - l’analisi dell’espressione genica dai livelli di mRNA PERCHE’ QUANTIFICARE (2) DNA: •alterazioni quantitative, dei geni mutati •genomi estranei (microorganismi, OGM) •DNA fetale (nel sangue materno aumenta nei casi di sofferenza del feto) •DNA tumorale (aumenta nei soggetti affetti da neoplasie) mRNA: •trascritti virali •variazioni temporali •variazioni individuali La regolazione dell’espressione genica varia in funzione del soggetto, patologia, sesso ecc. •variazioni patologiche •trascritti anomali (fusione, splicing) PCR Real Time PCR Real Time permette contemporaneamente - l’amplificazione - il rilevamento dell’amplificato La PCR Real Time misura l’amplificazione in tempo reale durante la fase esponenziale della reazione Durante ogni ciclo di amplificazione viene rilevata la fluorescenza del campione proporzionale al prodotto di PCR La fluorescenza si genera durante la PCR per effetto di reazioni chimiche come il legame di molecole fluorescenti Analisi del prodotto di PCR non su gel di agarosio ma mediante valutazione della fluorescenza tramite software gestito da un computer PCR Convenzionale vs. PCR Real-Time Divergenza !!! rilevazione tradizionale Rilevazione Real-Time PCR Principio base della Real-Time PCR Si determina QUANDO viene generato il segnale piuttosto che l‘intensità del segnale stesso (analisi all‘end –point) rilevazione tradizionale Sample Ct threshold Ct = threshold cycle: Il numero di cicli al quale il prodotto di PCR supera la soglia di rilevabilità Chimiche fluorescenti per PCR Real-Time •La fluorescenza si genera durante la PCR per e f f e t t o di diverse possibili reazioni chimiche •Le chimiche principali sono basate sia sul legame di coloranti fluorescenti che si intercalano nella doppia elica di DNA, come il SYBR Green, sia sull'ibridazione d i s o n d e s p e c i f i c h e . SYBR Green SYBR Green: principio Utilizza una molecola fluorescente non specifica che si lega al solco minore del DNA SYBR Green All’inizio del processo di amplificazione, la miscela di reazione contiene DNA denaturato, primers e la molecola fluorescente SYBR Green Dopo l’annealing dei primers, si legano poche molecole fluorescenti alla doppia elica. SYBR Green Durante l’elongazione si verifica un aumento di fluorescenza che corrisponde all’ aumento del numero di copie dell’amplicone SYBR green • Metodica semplice • Non costosa • Non-specifica – La molecola fluorescente si lega in maniera aspecifica a t u t t e l e d o p p i e e l i c h e . – È necessario ottimizzare la metodica per evitare la formazione di prodotti aspecifici TaqMan TaqMan La Real-Time PCR si può realizzare mediante l’impiego: coloranti intercalanti ( es. SYBR green), che si legano in maniera aspecifica a tutto il DNA sonde ad ibridazione specifiche per il frammento di interesse, m a r c a t e c o n m o l e c o l e f l u o r e s c e n t i Esistono diversi tipi di sonde: Dual-labeled (come le sonde TaqMan) Molecular beacons Scorpion Sonde FRET (Fluorescence Resonance Energy Transfer) Sonde TaqMan La sonda di tipo TaqMan è un oligonucleotide che, come i primers della PCR, viene disegnato per essere complementare alla sequenza bersaglio da amplificare R 3’ 5’ 5’ Primer 3’ 5’ Q 3’ 5’ Primer 3’ 5’ La sonda è disegnata in modo da ibridarsi all’interno del frammento amplificato nella reazione di PCR 3’ Reporter-Quencher 5’ REPORTER (R): fluorocromo ad alta energia che emette fluorescenza 3’ QUENCHER (Q): fluorocromo a bassa energia che spegne la fluorescenza del reporter R Q 5’ 3’ Se R e Q si trovano vicini, Q spegne l'effetto di R perchè i fotoni di R vengono assorbiti da Q Real-Time PCR: attività 5’>3’ esonucleasica 3’ 5’ 3’ R Q 5’ R 3’ Q 5’ 5’ R 3’ 5’ Q 5’ Curve di amplificazione Fluorescenza Plot lineare Cicli di amplificazione Per ogni campione si ottiene una curva di amplificazione il cui CT(=Threshold Cycle) è inversamente proporzionale alla quantità di template iniziale Real-Time PCR: applicazioni • • • • • • • • • Quantificazione virale Quantificazione dell’espressione genica Efficacia della terapia farmacologica Misura dei danni al DNA Controllo di qualità e validazione dei saggi Detenzione dei patogeni Controllo degli OGM Genotyping MRD MRD (Minimal Residual Disease): Quota residua di cellule neoplastiche non eradicate dalla terapia farmacologica Tali elementi neoplastici, presenti ad un livello inferiore alla capacità di rilevazione delle metodiche convenzionali, sono in grado di espandersi e dare origine alla recidiva TEST GENETICI: DEFINIZIONE Insieme di analisi che vengono effettuate sul DNA, RNA,cromosomi, proteine metaboliti che consentono di evidenziare alterazioni dovute ad una patologia genetica, ereditabile o meno. Essi si distinguono in test clinici e di ricerca TEST GENETICI: CLINICI Forniscono al paziente ed alla famiglia una risposta utile per l’inquadramento diagnostico, la prevenzione o un trattamento terapeutico I laboratori che effettuano test clinici devono seguire delle procedure approvate e standardizzate TEST GENETICI: CLINICI •Test diagnostici: per confermare o escludere una malattia genetica nota o sospetta in un individuo sintomatico •Test predittivi: per individui asintomatici in una famiglia con una storia di una patologia genetica. Tali test sono indicati nel caso in cui si possa ridurre la morbidità o mortalità della malattia. •Test di portatore:per identificare individui con una storia familiare o anche a gruppi etnici con un elevato numero di portatori di uno specifico allele patologico •Test prenatali, effettuati in gravidanza per determinare lo stato di salute del feto.Tali test si effettuano solo se si conoscono in anticipo le mutazioni legate alla patologia nella famiglia TEST GENETICI di ricerca Tali test hanno invece lo scopo principale è la migliore comprensione di un disordine genetico o lo sviluppo di una nuova tecnologia diagnostica TEST CLINICI • DIRETTI: quando si conosce la mutazione causativa della malattia • INDIRETTI: si conosce solo la localizzazione del locus (sito cromosomico) sul genoma umano a. l’indagine diretta non mutazione causativa ha identificato la I TEST DIRETTI si eseguono per diagnosticare • Malattie ereditarie: alterazioni qualitative o quantitative del materiale genetico a livello delle cellule germinali • • • trasmissione alla prole • Malattie acquisite: alterazioni qualitative o quantitative del materiale genetico a livello delle cellule somatiche non viene trasmessa alla prole I TEST DIRETTI si eseguono per diagnosticare • Malattie ereditarie • Malattie acquisite FIBROSI CISTICA TALASSEMIA DISTROFIA DI DUCHENNE/BECKER EMOFILIA ATROFIA MUSCOLO-SPINALE MALATTIE EMOLINFOPROLIFERATIVE MALATTIE INFETTIVE Tumori MALATTIE EREDITARIE Sono autosomiche se trasmesse dai cromosomi autosomici (dal cromosoma 1 al cromosoma 22) Sono legate al cromosoma X (x linked) se trasmesse dal cromosoma X Mutazioni dominanti: condizioni in un individuo eterozigote, in cui il l’allele mutato si esprime fenotipicamente. Mutazioni recessive:condizioni in un individuo eterozigote in cui l’allele mutato non si manifesta fenotipicamente. I test INDIRETTI solo per diagnosticare Malattie ereditarie si conosce la localizzazione del locus (sito cromosomico) sul genoma umano Analisi dei polimorfismi del DNA • Polimorfismo genetico:variazione genetica nella popolazione caratterizzata da sostituzioni, delezioni o inserzioni di basi nel DNA •Può riguardare regioni codificanti •Quindi i polimorfismi rappresentano dei marcatori che vengono trasmessi con la lesione genetica Analisi mediante linkage disequilibrium •Termine genetico con cui si indica la presenza di associazione statistica tra alleli specifici che costituiscono un determinato aplotipo (combinazioni di varianti alleliche) •il linkage disequilibrium è maggiore in popolazioni omogenee, cioè originate da un nucleo di individui fondatori come le popolazioni sarda o finlandese •Individua regioni cromosomiche in cui si collocano i geni responsabili di una data malattia •Analisi molecolare delle varianti alleliche in pazienti apparentemente non imparentati. • I pazienti che hanno ereditato lo stesso segmento cromosomico, ereditano anche la stessa mutazione in esso contenuto. •Risale agli anni '80, il primo gene mappato con questo approccio: quello della fibrosi cistica in 7q31.2. Analisi molecolare di polimorfismi • di sequenza (SNPs-single nucleotide polimorfism, RFLP-restriction fragment lenght polymorphism) • di lunghezza (VNTR Variable number STR-single tandem repeats) tandem repeats, VALIDITA’ DEI TEST GENETICI La maggior parte dei test genetici non è in grado di identificare tutte le mutazioni patogenetiche dipende da: •eterogeneità genetica:quando mutazioni in loci genetici diversi possono avere lo stesso effetto fenotipico •eterogeneità allelica :quando mutazioni diverse sono a carico dello stesso locus TEST GENETICI Validità diagnostica + al test Affetti VP - al test FN Non affetti FP VN Sensibilità del test = veri positivi/totale affetti = VP/(VP + FN) Specificità del test = veri negativi/totale sani = VN/(VN +FP) DISORDINI X-LINKED • Sono circa 500 i geni mappati sul cromosoma X, il 70% di questi sono associati a malattia. DISORDINI X-LINKED • Gene sul cromosoma X • I maschi, emizigoti per il cromosoma X, sono più spesso affetti • Nelle femmine, entrambe le copie devono essere mutate DISORDINI X-LINKED • Distrofia muscolare di Duchenne/Becker • Emofilia A e B DISTROFIA MUSCOLARE DI DUCHENNE/BECKER (DMD/BMD) • Miopatia ereditaria degenerativa, dovuta ad un difetto del gene che sintetizza la distrofina una proteina che si lega alla membrana delle fibre muscolari e ne preserva l’integrità. • Incidenza: 1/3500 nati maschi • 1/30000 per la forma Becker DISTROFIA MUSCOLARE DI DUCHENNE/BECKER (DMD/BMD) • La malattia è trasmessa con carattere recessivo X-linked • I maschi che veicolano mutazioni nel gene DMD sono affetti • Le femmine portatrici sono sane DUCHENNE o BECKER? DMD - Duchenne BMD - Becker Muscular Dystrophy Muscular Dystrophy Forma grave. Assenza totale o forte riduzione della sintesi di distrofina Fenotipo più lieve. Distrofina ridotta o strutturalmente alterata Caratteristiche cliniche DMD • Miopatia degenerativa progressiva • Insorgenza nella forma grave tra i 2 e 5 anni • Infiltrazione nel muscolo di tessuto connettivo e adiposo • Pseudoipertrofia muscolare • Progressiva necrosi muscolare • Complicanze polmonari e/o cardiache portano al decesso • Riduzione o assenza della distrofina CARATTERISTICHE CLINICHE Distrofia di Becker (BMD) • • • • Forma allelica della DMD Meno grave Insorgenza tra 12 e 80 anni Mutazioni del gene della distrofina che conservano parzialmente la funzionalità della proteina DISTROFINA - IL GENE • Localizzato sul braccio corto del cromosoma X • Lungo più di 3000 kb, pari a circa 1,5 % dell’intero cromosoma X • Costituito da 79 esoni La proteina • distrofina • espressa soprattutto nel muscolo scheletrico e in piccole quantità nel cervello Complesso delle glicoproteine associate alla distrofina (DAG) citoscheletro Muscolo Fascio di Fibra muscolare Proteina Membrana cellulare I-band Ruolo della distrofina La distrofina funge da ponte tra l’apparato contrattile intracellulare e la matrice extra-cellulare, sottoposta a forte stress meccanico durante la contrazione muscolare. In assenza di distrofina, anche tutte le proteine dell’apparato contrattile diminuiscono; pertanto la mancanza di distrofina produce un difetto al supporto strutturale della membrana, rendendola più suscettibile a rotture durante l’attività contrattile. Nuovi studi sul ruolo della distrofina:oltre al ruolo meccanico, regola l’attività di altri geni coinvolti nella fibrosi e nello stress ossidativo BASI GENETICHE Circa il 65% delle mutazioni DMD e BMD sono grosse delezioni del gene che portano alla totale assenza o a ridottissime quantità di distrofina delezioni con scivolamento di lettura del codice DMD delezioni con lettura corretta BMD Tipi di mutazione del gene della distrofina • Macrodelezioni ~ 65% • Macroduplicazioni ~ 5-10% • Mutazioni puntiformi, micro-inserzioni e -delezioni ~ 25-30% Diagnosi di BMD/ DMD 1. biochimica creatina fosfochinasi sierica elevata (CPK) 2. istopatologica biopsia muscolare -colorazione per la distrofina 3. Analisi del DNA screening di delezioni comuni o mutazioni note in famiglia Indagine Biochimica • Determinazione dei livelli sierici della componente muscolare MM della CPK valori di rifierimento (v.n. uomo 350 UI/l - donna 250 UI/l) Maschi % individui affetti ConcentrazioneCPK CK Concentrazione sierica DMD 100% 100% > 10volte voltelalanorma norma >10 BMD 100% 100% > 5volte voltela lanorma norma >5 Indagine Biochimica • Determinazione dei livelli sierici della componente muscolare MM della CPK valori di rifierimento (v.n. uomo 350 UI/l - donna 250 UI/l) Maschi Femmine portatrici % individui affetti % individui affetti DMD DMD 100% circa 50% Concentrazione CK Concentrazione sierica CPK sierica > 10 volte la norma 2-10 volte la norma BMD BMD 100% circa 30% > 5 volte la norma 2-10 volte la norma •Nelle fasi di attiva necrosi muscolare possono aumentare i livelli di LDH, transaminasi e aldolasi DIAGNOSI ISTOLOGICA colorazione della distrofina sul contorno delle fibre muscolari di soggetto sano Distrofia di Becker: ridotta colorazione delle fibre X Tronca o normale (BMD) Distrofia di Duchenne: assenza di distrofina X Delezioni genomiche (assenza di distrofina) Tecniche Molecolari per la diagnosi della DMD Western blot per l’espressione della distrofina da biopsia muscolare di pazienti con BMD o DMD effettuato su biopsie muscolari di pazienti affetti Analisi di espressione della proteina distrofina File 1-2: distrofia di Becker Fila 3: normale espressione di distrofina File 4-5: distrofia di Duchenne Western blot per distrofina da biopsia muscolare di pazienti con BMD o DMD Cos’e’ un Western Blot? • Una tecnica in cui le proteine sono separate mediante elettroforesi su gel e successivamente trasferite su un supporto (membrana o filtro). • Successivamente la specifica proteina di cui stiamo andando a valutare l’espressione viene identificata mediante la sua reazione con un anticorpo specifico. Fasi di un Western Blot • Prima fase: elettroforesi su gel. (Le proteine del campione vengono separate su un gel in base alle loro dimensioni) • Seconda fase: trasferimento su membrana. (Le proteine nel gel sono poi trasferite su una membrana di nitrocellulosa mediante un campo elettrico) • Terza fase: saturazione o “blocking”. (La saturazione e’ usata per prevenire le interazioni non specifiche tra l’anticorpo e la membrana) Fasi di un Western Blot • Quarta fase: legame dell’anticorpo primario. (L’anticorpo riconosce la proteina specifica immobilizzata sulla membrana) • Quinta fase: legame dell’anticorpo secondario. (L’anticorpo secondario, coniugato a un enzima (AP o HRP), riconosce specificamente l’anticorpo primario, gia’ legato alla proteina sulla membrana) • Sesta fase: rivelazione o “detection”. (L’enzima coniugato all’anticorpo secondario scinde un substrato che, in corrispondenza della proteina specifica, sviluppa precipitato colorato o chemioluminescente) PRIMA FASE: denaturazione e CORSA ELETTROFORETICA Western blot: seconda fase Immobilizzazione e trasferimento • Elettroblotting – Apparato di trasferimento – Il gel e’ messo tra strati di carta da filtro con la membrana a diretto contatto col gel sul lato verso l’elettrodo positivo – Viene applicato un campo elettrico e le proteine migrano fuori dal gel verso l’elettrodo positivo e si legano alla membrana – Fatto a 4°C per evitare surriscaldamento, decomposizione del tampone e degradazione delle proteine Seconda fase Immobilizzazione e trasferimento membrana Western blot: seconda fase Immobilizzazione e trasferimento Trasferimento dal catodo (-) all’ anodo (+) 1) 2) 3) 4) 5) 6) Spugnette 3 fogli di carta da filtro imbevuti di tampone di trasferimento Gel Membrana 3 fogli di carta da filtro imbevuti di tampone di trasferimento Spugnette Apparato per il trasferimento “Semi-dry” Western blot: terza fase saturazione o “blocking” • Per saturare i siti idrofobici liberi sulla membrana • Per prevenire il legame dell’anticorpo primario alla membrana stessa • Latte scremato o Albumina di Siero Bovino (BSA) Western blot: quarta fase incubazione con anticorpo primario • L’anticorpo primario riconosce la proteina di interesse e non lega le altre proteine immobilizzate sulla membrana Western blot: quarta fase incubazione con anticorpo primario Western blot: quinta fase Incubazione con anticorpo secondario Western blot: sesta fase rivelazione o “detection” • Fosfatasi alcalina (AP) o perossidasi del rafano (HRP) – Conversione di un substrato colorimetrico in un precipitato colorato • Substrati Chemioluminescenti – Emettono luce se convertiti dall’enzima – Possono essere visualizzati su lastre radiografiche • Marcatura radioattiva Western blot substrato HRP Anticorpo primario Anticorpo secondario HRP luce Rivelazione Il substrato metabolizzato dalla perossidasi (HRP) emette luce pg proteina Analisi diretta: Macro-delezioni del gene della distrofina • Sono localizzate preferenzialmente in due zone del gene: la deletion rich region prossimale (esoni 1-20) e la deletion rich region distale (esoni 45-53); • le mutazioni out of frame sono responsabili più frequentemente del fenotipo Duchenne • le mutazioni in frame sono responsabili più frequentemente del fenotipo Becker Esoni del gene DMD 1 2 3 4 5 6 8 12 13 17 19 Deletion rich prossimale 41…………………… … 53 Deletion rich distale Genetica Molecolare •Analisi del DNA su leucociti del sangue •Linee guida del gruppo collaborativo europeo per la diagnosi Molecolare della Distrofia DMB/DMD •MPLA (multiple ligation probe amplification), analizza tutti gli esoni del gene della distrofina in contemporanea (delezioni e duplicazioni) •Questo approccio consente di evidenziare circa il 98% delle delezioni del gene della distrofina MPLA Poiche solo le sonde legate vengono amplificate in maniera esponenziale durante la reazione di PCR, il numero di prodotti di PCR legati rappresenta una misura diretta delle sequenze target nel campione esaminato ELETTROFORESI CAPILLARE •Migrazione dei campioni all’interno di un capillare di silice collegato a due elettrodi •Strumenti automatizzati per l’analisi di frammenti e l’analisi di sequenze •Utilizzo per l’amplificazione di un primer fluorescente Vantaggi Velocità di corsa Analisi di ridotte quantità di campione Alto potere risolutivo Principio Diagnosi DMD mediante Elettroforesi capillare Tipi di mutazione del gene della distrofina • Macrodelezioni ~ 65% • Macroduplicazioni ~ 5-10% • Mutazioni puntiformi, micro-inserzioni e -delezioni ~ 25-30% DHPLC Denaturing High Performance Liquid Chromatography E’ una tecnica relativamente recente che sfrutta i principi della cromatografia liquida ad alta risoluzione (HPLC) per la separazione e l’analisi degli acidi nucleici. Principio del metodo: Fase stazionaria: copolimero non polare idrofobico (polistirenedivinilbenzene) Fase mobile: 1) Tri-Etil Ammonio Acetato (TEAA), molecola anfipatica, che fungendo da ponte (accoppiante ionico), permette alle molecole di DNA (cariche negativamente) di interagire con la matrice 2) Acetonitrile (ACN), solvente organico 3) Acqua Opportune condizioni di gradiente di fase mobile, a concentrazione crescente di solvente organico (ACN), permettono prima l’adsorbimento e poi l’eluizione dei frammenti di acido nucleico in funzione della lunghezza (condizioni non denaturanti) e/o in funzione della sequenza (condizioni parzialmente denaturanti). Caratteristiche • La separazione dei frammenti di DNA in base alla diversa dimensione e alla diversa conformazione è permessa dal diverso adsorbimento e ripartizione tra la fase stazionaria (matrice) e la fase mobile (buffer). • Procedura rapida completamente automatizzata, strumentazione costosa ma con bassi costi di analisi, • Non è possibile localizzare e identificare precisamente la mutazione, utile per screening su grandi popolazioni. Applicazioni del DHPLC Permette di separare ssDNA e dsDNA operando in tre diverse condizioni a seconda delle finalità desiderate: - non denaturanti, ~ 50°C (sizing dsDNA, STR) - parzialmente denaturanti, > 50°C (mutation detection, SNP) - totalmente denaturanti, > 75°C (sintesi e purificazione di oligo) • Condizioni non denaturanti • Analisi di frammenti dsDNA • Il tempo di ritenzione è direttamente proporzionale alla lunghezza dei frammenti 12.82 13.02 13.53 5 16.10 15.06 15.30 pUC18HAEIII 4 10.67 3 7.22 2 5.52 Absorbance (mV) SIZING 1 0 2 4 6 8 10 12 Time (Minutes) 14 16 18 20 B A bp 587 458 434 298 257+267 174 102 80 Analisi di mutazione e’ un metodo temperatura dipendente basato sulla separazione cromatografica di molecole di DNA ds contenenti basi non appaiate (eteroduplex) Applicazione del DHPLC nella DMD Esempio di femmina con mutazione puntiforme ex 59 Esempio di femmina eterozigote con delezione ex 67 Limiti del DHPLC La metodica del DHPLC non consente l’identificazione della posizione della mutazione e tantomeno la sua tipologia, quindi per i campioni che mostrano profili di eluizione alterati rispetto ai wild-type è previsto sempre il successivo sequenziamento diretto. Trattamento e terapie • Attualmente non esistono terapie. • Tutti i trattamenti mirano al controllo dei sintomi e a migliorare la qualità della vita TERAPIA GENICA PER DMD: cosa si è fatto e cosa si sta facendo • • • • Terapia genica mediante l’utilizzo di un vettore che trasporta una minidistrofina (solo una parte della sequenza codificante). Il ruolo del vettore virale è quello di veicolare porzioni geniche per ripristinare il corretto schema di lettura nel DNA delle cellule muscolari del paziente e stimolare la produzione di nuova distrofina. Difficoltà delle’approccio: il gene responsabile, quello della distrofina, è molto grosso e quindi difficile da “impacchettare” nei vettori virali attualmente disponibili per il trasferimento nelle cellule dei malati Altra strategia coreggere il difetto genico a livello dell’RNA rispristinando la produzione di una distrofina più corta ma funzionale. Identificazione, come conseguenza del danno muscolare di microRNA, che rilasciati in circolo inibiscono l’espressione genica. L’analisi di questi piccoli RNA potrebbe essere adoperata come un marker biologico per diagnosticare la malattia e misurare l’efficacia dei trattamenti terapeutici.