Cattedra di Educazione degli Adulti Prof.ssa Aureliana Alberici Tel. 06.49229286 E-mail: [email protected] http://host.uniroma3.it/docenti/alberici Facoltà di Scienze della Formazione Dipartimento di Scienze dell’Educazione Seminario di studi Apprendimento in età adulta Modelli e strumenti Le dimensioni della qualità per l’educazione degli adulti di Aureliana Alberici Roma, 24 maggio 2004 1 Il seminario di studi, promosso dall’Isfol, costituisce un momento di riflessione sulla ricerca “Modelli innovativi di formazione degli adulti”. Ricerca realizzata in collaborazione con il Laboratorio di Metodologie Qualitative nella Formazione degli Adulti e la I Cattedra di Educazione degli Adulti (Dipartimento di Scienze dell’Educazione-Università di Roma Tre) che è stata finalizzata allo studio sul territorio di esperienze di qualità relative alla formazione degli adulti. Ciò con il duplice fine di individuare, da un lato i fattori di successo in termini di soddisfazione dei bisogni di apprendimento dell’utente, di promozione dell’occupabilità, di inclusione sociale, dell’autorealizzazione e della cittadinanza attiva e dall’altro la capacità di realizzare azioni didattiche tagliate su misura per gli adulti e non adattate a loro. Il ritorno in formazione, in età adulta, è un evento estremamente complesso. E ciò nel contesto di quei processi economici, sociali, culturali che segnano la natura dell’ultima modernità globale, o della società della conoscenza. Processi che hanno prodotto una condizione di cambiamento continuo e spesso di incertezza di prospettive sul piano personale, economico e sociale. Anche per questo in questi ultimi anni, si è andata sviluppando una riflessione esplicita sul ruolo del sapere e delle conoscenze nella vita dei singoli, delle organizzazioni e della società nel suo complesso. E’ apparso evidente come la grande rilevanza di questa dimensione nella società globalizzata possa essere una fonte inedita di nuove opportunità, ma anche di nuove forme di esclusione. Essa infatti può divenire (come da più parti si è manifestato) una via privilegiata per politiche di pura gestione del capitale umano o piuttosto per promuovere nuovi livelli di civiltà. In questo senso abbiamo sostenuto che la metafora della società della conoscenza e dell’apprendere può essere assunta a immagine descrittiva ed evocativa della nuova condizione umana in una società in cui vivono, lavorano, si organizzano donne e uomini che si incontrano o si scontrano ogni giorno con un nuovo capitale: il sapere, le conoscenze, le tecnologie 2 dell’informazione e della comunicazione (la rete) come fondamento ‘strutturale’ dell’economia e dello sviluppo sociale. In questo macroscenario, appena abbozzato, intendo sviluppare la mia relazione, riflettendo su alcuni concetti che ritengo particolarmente significativi per il nostro seminario, quali learning society, apprendimento permanente, soggetto, cittadinanza, durata, pervasività, contestualizzazione, competenza, ecc. Si tratta di parole chiave per un quadro teorico di riferimento, su cui impostare le strategie operative del Lifelong Learning. Parole chiave che comprendono quelle che nella ricerca vengono definite le dimensioni della qualità nell’educazione e formazione permanente, intese come fattori di qualità di un intervento di facilitazione dell’apprendimento degli adulti. Dimensioni che si riferiscono all’accoglienza, alla progettazione, alla personalizzazione e alla individualizzazione, alla valutazione, alla costruzione di reti territoriali per la gestione della complessità. Learning society Nella learning society il sapere e le conoscenze sono il nuovo capitale a fondamento strutturale dell'economia e dello sviluppo sociale. Gli individui si giocano la loro maggiore o minore libertà, autorealizzazione e autonomia, sulla capacità o meno di accedere ai saperi, alle competenze, in generale all'apprendimento. L'accento viene posto sulla capacità umana di creare ed usare le conoscenze in maniera efficace ed intelligente. Nella società della conoscenza, gli individui stessi, il loro sapere, le loro competenze, sono la risorsa. Ma gestire un proprio progetto di vita e rispondere dinamicamente alle continue sfide del vivere sociale, del lavoro, comporta la necessità di acquisire, mantenere e sviluppare durante il corso della vita i saperi, le capacità, le competenze a ciò necessarie. 3 Con la metafora della learning society l'attenzione si concentra su un concetto di sistema sociale in cui ‘la conoscenza’ è leva emergente per lo sviluppo socio-economico e l'apprendimento si configura come condizione per il funzionamento e la salute del sistema stesso. Una concezione di sistema in cui la dimensione strutturale si interseca sempre più con la valorizzazione delle cosiddette risorse immateriali dei sistemi il cui cuore sono le risorse umane. L'intreccio indissolubile tra la trasformazione della società e quella dei suoi membri, sono aspetti costitutivi e necessari affinché il sistema possa vivere e il suo funzionamento si orienti all'innovazione. Centralità del soggetto e Accoglienza La definizione data alla società della conoscenza enfatizza gli aspetti di permanenza e di processualità dei percorsi formativi, in tutte le dimensioni della vita associata e individuale caratteristica del mondo globalizzato. L’attenzione si sposta sulla centralità del soggetto nella formazione, e sul suo bisogno di orientamento per l’apprendimento permanente, cosicché tali concetti si configurano sempre più come parole chiave dell’Eda. La centratura sul soggetto è un assunto rilevante nell’ambito dell’Eda. Esso comporta, in modo esplicito, la mobilitazione delle risorse interne, cioè soggettive, degli individui. Risorse soggettive che interagiscono in modo dialettico con il contesto e che non possono mobilitarsi a prescindere da esso. In questo senso l’apprendimento ha smesso di riferirsi solo agli individui e ha assunto diverse identità sociali. La famiglia, il gruppo, l’azienda, il lavoro, sono stati legittimamente considerati come categorie e luoghi di possibile apprendimento, come sistemi che apprendono e in tale senso sono sostanza di ogni ipotesi di buona pratica. I processi di adultizzazione vengono così interpretati sulla base di variabili che si riferiscono non a un’astratta identità adulta, ma a gruppi o a 4 singoli, alla collocazione di uomini e di donne, nei diversi contesti che costituiscono la traccia su cui si svolgono i corsi di vita e nei quali è possibile trovare le risorse più significative per l’apprendimento in età adulta. Emerge su questo terreno di riflessione l’importanza del concetto di costruzione soggettiva del significato. Mi riferisco a quello che possiamo chiamare il processo di significazione e cioè il fatto che tutto quello che riguarda lo sviluppo degli esseri umani, la crescita umana, può essere compreso soltanto nella relazione con le dinamiche sociali e culturali attraverso cui esso si manifesta. L’attività principale di tutti gli esseri umani, dovunque si trovino, è quella di estrarre significato dai loro incontri con il mondo. Ed è questo processo di creazione del significato che influenza tutto ciò che gli individui fanno, ciò in cui credono e anche ciò che sentono sul versante emotivo. Si viene qui a mettere in rilievo l’unicità e irripetibilità di ogni autentico percorso di formazione nel quale diviene vincente la ricerca di strategie di formazione permanente, che consentano agli individui di dare un significato a se stessi e al proprio mondo. Da quanto detto deriva una riflessione sull’accoglienza intesa come dimensione qualitativa volta a comprendere ed operare a partire dalle esperienze, dai vissuti, da quelle che sono le riserve principali per l’apprendimento. L’accoglienza consente la conoscenza dei reali percorsi paralleli di formazione, sostiene la costruzione dell’identità, per favorire la stessa definizione dei bisogni e delle aspettative in ambito formativo. Chi accoglie si trova di fronte alla necessità di avviare con l’adulto una relazione entro cui rilevare informazioni per comprendere e considerare le diverse esigenze ed effettuare uno sforzo di osservazione e di ascolto a più livelli. Si vengono a creare le condizioni affinché il soggetto in formazione possa riflettere su conoscenze e informazioni riguardanti la propria vita. 5 Approccio globale all’educazione e cittadinanza attiva Un altro concetto significativo è certamente quello che rinvia alla dimensione olistica dell’educazione. Un’educazione, cioè, proiettata verso un’idea di crescita e di formazione degli individui, concepiti come persone integrali nella ricchezza e complessità delle loro dimensioni e potenzialità soggettive. Ma ciò ci conduce immediatamente a fare emergere una correlazione significativa tra sviluppo della democrazia e ruolo e funzione delle conoscenze e delle competenze, in una parola della formazione nella vita degli individui e della società. In questo senso lo sviluppo di una società in cui il sapere e la conoscenza costituiscono risorsa individuale e collettiva “includente” si presenta come una necessità costitutiva e strutturale, per un ordine sociale e politico fondato sulla democrazia. Si tratta di considerare la dimensione conoscitiva della società come la condizione reale per l’esercizio dei diritti di cittadinanza. Diviene necessario promuovere le condizioni per l’esercizio effettivo della cittadinanza attiva. Lo sviluppo di modelli e strumenti di qualità nella formazione permanente, si presenta come condizione del diritto degli individui a formarsi, nel senso della possibilità di acquisire quei livelli di conoscenza, di competenza, di abilità che mettono donne e uomini in condizione di essere cittadini della società in cui vivono. La democrazia, infatti, presuppone che il maggior numero possibile di individui non siano pregiudizialmente “esclusi” in ragione del possedere o meno gli “alfabeti” di cittadinanza. Si è di fronte ad un cambiamento d’ottica sostanziale dell’Eda nella prospettiva del Lifelong Learning, in quanto si va oltre il riconoscimento del valore emancipatorio del sapere, da sempre orizzonte dell’educazione degli adulti stessa, per assumerne il valore di risorsa umana in sé. Ma questo esercizio dei diritti di cittadinanza presuppone la disponibilità di un repertorio di attrezzi, cognitivi, affettivi e relazionali, e proattive che si manifestano nell’esercizio quotidiano del lavoro e della vita sociale. 6 Anche per promuovere il diritto al lavoro, quindi per l’occupabilità e contro l’esclusione lavorativa, sono sempre più necessarie, oltre alle competenze tecniche specifiche, competenze trasversali e strategiche, saperi di base a livello medio-alto per la sempre più rilevante presenza di componenti immateriali nel lavoro. Ne deriva la qualità strategica che si attribuisce a tali competenze-risorse anche per poter continuare ad apprendere. Il sapere in azione: competenze strategiche e progettazione formativa La prospettiva dell’apprendimento permanente mette in evidenza la necessità conseguente di centrare la formazione anche in età adulta sempre più sull’acquisizione di competenze, di metacompetenze, inerenti non solo alla dimensione della professionalità, ma anche ai compiti dei ruoli in cui si definisce socialmente l’essere adulti nei diversi contesti. Emerge un’attenzione inedita per i processi attraverso cui nascono, si producono e si formano le competenze. Competenze intese come le strategie, per la messa in uso delle risorse (conoscenze, abilità/skill) cognitive, emotive, relazionali, sociali, tecnologiche, professionali, necessarie agli individui per vivere, lavorare e partecipare alla vita delle comunità, nei diversi contesti e nelle diverse situazioni storico-sociali e culturali. Creare le condizioni per l’apprendimento permanente significa favorire quindi una progettualità formativa orientata alla costruzione e la messa in uso durante tutta la vita, da parte di un numero sempre maggiore di individui, di un patrimonio di conoscenze e abilità significativo, cioè che abbia un senso per il soggetto e per la collettività. Si può sostenere che questo patrimonio rappresenta quello che si può definire il profilo culturale di ogni individuo. E questo patrimonio di saperi e abilità funziona soltanto se incardinato su quella che potremmo chiamare la competenza strategica dell’apprendere ad apprendere. 7 Quando parliamo della dimensione strategica delle competenze orientate all’apprendimento permanente intendiamo riferirci alla categoria del sapere apprendere. Sapere apprendere è una categoria concettuale strategica per lo sviluppo dei singoli e delle collettività, da cui deriva di conseguenza quella di apprendere ad apprendere. Se si prende in considerazione la possibilità di essere capaci di apprendere in tutte le fasi della vita, il “comportamento strategico” degli individui, sarà quindi, reso possibile dall’esercizio di ciascuna e di tutte le abilità che derivano dallo sviluppo di una pluralità di dimensioni da quelle cognitive a quelle sociali ed emotive. In tale quadro di ragionamento il tema del “come” si acquisiscono, si formano, si sviluppano le competenze impone un ripensamento radicale del campo teorico e operativo della stessa educazione permanente, sia per ciò che concerne la riorganizzazione complessiva dell’offerta formativa, nei sistemi scolastici e nella formazione per e nel lavoro, sia per la necessità di individuazione di strategie formative capaci di affrontare la dimensione dinamica propria del concetto di competenza come sapere in azione. Ne deriva una radicale trasformazione dell’agire formativo. Solo una dimensione dinamica della progettazione dell’agire formativo permette di realizzare percorsi efficaci per la formazione in generale e per la formazione di lifelong learners (apprendere ad apprendere). Si tratta cioè di affrontare la progettazione alla stregua di un’attività di ricerca, nella quale possano venire alla luce le dinamiche sotterranee dell’attività riflessiva dei soggetti che si strutturano attorno alle dimensioni spesso implicite della cognizione e metacognizione, dell’affettività e della relazione. 8 Individualizzazione e personalizzazione dei percorsi formativi Da quanto detto prendono rilievo altri due concetti chiave: individualizzazione e personalizzazione dei percorsi formativi. Nasce qui l’esigenza di tenere conto nella formazione certamente delle caratteristiche individuali delle persone, secondo la concezione classica dell’individualizzazione, ma soprattutto nasce da qui l’esigenza di costruire percorsi formativi a misura della singola persona con l’introduzione di appropriate modalità organizzative come la modularizzazione dei percorsi, la negoziazione, ecc. In questo contesto si parla sempre più di individualizzazione autonomizzante che ha come finalità quella di consolidare e sviluppare negli individui la disponibilità ad apprendere, di facilitare il loro inserimento lavorativo e/o il loro sviluppo di carriera e di integrare la formazione in un progetto di vita. L’obiettivo della formazione individualizzata così intesa è quello di accompagnare l’individuo, aiutandolo a divenire più responsabile, più attivo e più autonomo nella sua vita sociale e professionale. Si tratta di un obiettivo che conferisce alla formazione individualizzata anche il significato di formazione autostrutturata anche grazie all’apporto di appropriate metodologie, tra cui la personalizzazione. Quest’ultima prende la forma della strategia di adattamento dei percorsi formativi individualizzati alle caratteristiche, agli stili cognitivi e ai ritmi di apprendimento delle singole persone. In sintesi la formazione individualizzata e personalizzata si rivolge alla persona nell’interezza della sua storia di vita e della sua biografia formativa e professionale. Essa diventa una risorsa di rilevanza centrale nell’ottica della formazione degli adulti a cui dà corpo e sostanza anche in termini organizzativi e di sistema. 9 E proprio nell’ottica organizzativa e qualitativa dell’offerta formativa di educazione permanente diviene rilevante la dimensione della valutazione. Valutazione Pensare alla valutazione della formazione degli apprendimenti di soggetti adulti significa collocarsi in una prospettiva permanente di cambiamento, che avviene non necessariamente in modo lineare ma secondo un gioco di continuità-discontinuità. Da questo punto di vista, si tratta di ancorare la valutazione ad alcuni di quei concetti chiave di cui abbiamo parlato in precedenza, quali quelli di apprendimento permanente, di competenze e di intersoggettività. L’azione della valutazione si colloca nella dimensione prospettica e ricorsiva dell’apprendimento permanente, in cui la capacità degli individui di apprendere ad apprendere diviene centrale. In questa dimensione la valutazione tende a promuovere la capacità di autodirezione degli individui come strategia generale per apprendere ad apprendere. L’oggetto della formazione degli adulti viene espresso in modo peculiare in termini di competenza e non semplicemente di conoscenze. Questo ribaltamento di prospettiva comporta una visione integrata dei saperi (definiti come sapere che, sapere come, sapere essere e saper agire) e una nuova visione della pratica, intesa come espressione in situazione della competenza. Da ciò deriva un’attenzione strategica a modelli d’azione centrati sull’esperienza. La valutazione delle competenze pertanto non può coincidere con la pratica abbastanza diffusa di richiedere una “replica” delle conoscenze o delle abilità. 10 Si pensa quindi a modelli d’azione di valutazione caratterizzati da processi decisionali, per quanto possibile, compartecipati e orientati a far costruire e far agire il sapere. Attivare una strategia globale di riflessione su una pluralità di dimensioni rappresenta l’aspetto caratterizzante la valutazione. La valutazione, infatti, come dimostrano anche gli studi sulle buone pratiche nella formazione permanente e degli adulti si esprime in un raggio d’azione ampio che prende in considerazione l’organizzazione, i soggetti, i processi. Da ultimo vorrei fare alcune considerazioni sul tema più volte richiamato nel corso del mio intervento e cioè quello relativo alla: Ottimizzazione e sinergia delle risorse. Alcune riflessioni sulla dimensione istituzionale: l’approccio sistemico e/o a rete Abbiamo detto che l’orizzonte teorico e pratico dell’educazione degli adulti si sta profondamente trasformando in relazione alle caratteristiche dei suoi potenziali partecipanti e comunque degli attori sociali, individui, gruppi, organizzazioni, e alla natura della domanda di formazione. E’ indubbio che tale modificazione si manifesta principalmente nella trasformazione della dimensione temporale-quantitativa - la dimensione della durata – cioè della permanenza nei percorsi di formazione e nella dislocazione – la dimensione della pervasività - in una molteplicità di sedi, di situazioni, fino a ieri impensabili, delle opportunità di apprendimento. In merito alla dimensione della durata, essa fa indubbiamente riferimento alle ragioni teoriche e fattuali fondate sull’assunto secondo il quale i percorsi di istruzione e di formazione si presentano sempre più come “durata” nel tempo, non più circoscrivibile a fasi e situazioni specialistiche della vita. Ciò che si intende sottolineare è che i tempi di permanenza nei diversi luoghi e sedi della formazione avranno una progressiva dilatazione quantitativa e 11 un’incidenza qualitativa sulla possibilità di continuare ad apprendere che comporta l’adozione di un’efficace azione formativa attraverso cui si possa effettivamente potenziare la permanenza nel sistema formativo. Questa dimensione influenza le caratteristiche degli ambienti di apprendimento dal punto di vista della strutturazione generale del processo e da quello delle risorse personali che interessano le fasi del processo stesso. Qui vengono ad assumere nuova significazione sia la categoria concettuale della pluralità delle vie dell’apprendere, sia quella della multiformità delle dimensioni (formali, non formali, informali) dell’apprendimento stesso su cui si fonda la prospettiva della realizzazione di quello che è stato definito uno spazio europeo dell’apprendimento permanente. Appare chiaro da ciò che sono venuta sostenendo che la prospettiva del Lifelong Learning, descrive ed implica una dimensione strategica della formazione e non semplicemente un aspetto temporale, organizzativo o istituzionale della stessa. Ma ciò significa rendere possibili strategie formative capaci di aiutare gli individui e le società a confrontarsi con le sfide sociali e professionali della società globalizzata, mettendo al centro il soggetto, le competenze e ripensando le tre dimensioni della formazione: temporale organizzativa istituzionale. Ma proprio in questa ottica, appare sempre più evidente che, non ci potrà essere né ruolo né futuro del modello del Lifelong Learning, di formazione e sviluppo delle competenze se i sistemi di istruzione cosiddetti “formali” non opereranno nella prospettiva dello sviluppo degli individui come un processo, un “continuum” in una dimensione sinergico-progettuale tra i diversi attori e le diverse istituzioni formative. 12 Ciò richiama alla necessità di individuare nuovi modelli istituzionali, organizzativi, gestionali che sappiano creare le condizioni per l’ottimizzazione, l’integrazione delle risorse economiche e umane, per lo sviluppo dei diversi luoghi o sedi in cui si possa realizzare l’apprendimento individuale e/o collettivo in funzione della qualità, efficacia ed efficienza della formazione. Da più parti, ed anche la ricerca che presentiamo oggi si muove in questa direzione, si sono individuati concetti significativi e congruenti allo scopo di ridisegnare i sistemi formativi nella nuova prospettiva dell’apprendimento permanente. Concetti quali: Integrazione Sinergia Territorialità Flessibilità Negoziazione Qualità Valutazione che sono stati progressivamente messi a fuoco e sperimentati quali criteri su cui rimodellare in una dimensione sistemica o a rete, il pianeta formazione, in relazione alla: domanda sociale di formazione, dimensione individuale dei percorsi formativi, trasformazione del mercato del lavoro e dell’occupazione. Tali parametri attengono a molteplici aspetti quali: integrazione e sinergia dei sistemi e dell’offerta formativa per e sul lavoro (sistemi scolastici, o formali: scuola, istruzione superiore, terziaria, universitaria e post-universitaria / sistemi della formazione professionale, della formazione continua, formazione superiore integrata, agenzie e sevizi per l’impiego); integrazione e sinergia tra diversi soggetti, partenariato (istituzioni, Public Authorities, soggetti sociali, economici, associativi, ecc.); 13 integrazione e sinergia tra i diversi percorsi formativi che caratterizzano sempre più le biografie individuali tra scuola, lavoro, formazione pratica, esperienze professionali, transizioni di vita e di lavoro, (sostegno formativo alle “transizioni”, modularità, orientamento, bilancio di competenze); integrazione e sinergia tra curricula formativi istituzionali, formazione professionale, competenze acquisite e sviluppate in contesti di lavoro, (certificazione delle competenze, crediti formativi); integrazione delle risorse umane e finanziarie; integrazione e sinergia tra le competenze professionali impegnate nella formazione a cominciare dalle diverse tipologie dei nuovi professionisti dell’ambito educativo formativo (formatori, progettisti, tutor, docenti, ecc.). La prospettiva del Lifelong Learning può agire con funzione dirompente e radicalmente innovativa su queste aree di intervento operativo che sono state definite, anche a livello comunitario, prioritarie. Per quanto possa apparire virtuale, se si considerano le scelte politiche concretamente attivate negli ultimi anni nel nostro Paese in questo settore dopo l’accordo Stato/Regioni del 2000 (introduzione del doppio canale, blocco dei processi di costruzione del sistema dell’Eda, taglio dei finanziamenti per l’Eda e gli EELL, ecc.), la dimensione sinergico-progettuale dei sistemi scolastici e formativi non può infatti che collocarsi all’interno di una strategia orientata a far sì che l’apprendimento permanente possa diventare una realtà per tutti. Ciò significa contrastare concretamente, attraverso le “buone pratiche”, la prospettiva di crescita dei nuovi analfabeti che sono e saranno gli individui i quali non avranno mai la possibilità di essere o comunque di diventare persone capaci di apprendere - lifelong learnes - (se lo vogliono, se ne hanno bisogno) in molteplici fasi della loro vita. 14 E ciò costituirebbe titolo di grande merito per l’innovazione della formazione nella dimensione Lifelong. Mi sono soffermata su alcune di quelle che ho definito le parole chiave dell’EDA, del Lifelong Learning: soggetto, apprendimento, cittadinanza, competenze, valutazione, sistema, sinergia, poiché ritengo che esse possano essere considerate elementi di un quadro teorico e pratico del fare formazione, innovativo in grado di contribuire ad accrescere la qualità del sistema formativo e di offrire una risposta alle esigenze e alle aspettative di formazione che sono oggi, per tutti, un passaporto non eludibile rispetto alla possibilità effettiva e non semplicemente proclamata di occupabilità e di cittadinanza attiva. 15