Giorgio Giraudi Verso la nascita di una nuova Europa (1945-1956) Lezione n.1 Parole chiave: Integrazione europea Corso di Laurea: Scienze Politiche Insegnamento: Organizzazione politica europea A.A. 2012-2013 L'idea di un'Europa unita L'idea di una Europa unita e finalmente pacifica ha attraversato i secoli. Per esempio già nel diciassettesimo secolo il diplomatico francese Sully, nel suo 'Gran Disegno per l'Europa' sosteneva la necessità di attenuare la rigida divisione tra regni per giungere ad uno stato di pacificazione del continente europeo e nel 1795 Immanuel Kant pubblicava il suo trattato ‘Per la Pace Perpetua' superando l'idea di un accordo tra sovrani illuminati e proponendo la creazione di una Repubblica Federale Europea come base istituzionale indispensabile per potere assicurare stabilmente la pace in Europa. Tuttavia, nonostante l'autorevolezza delle proposte, l'idea di una Europa unificata che superasse l'equilibrio di potenza non trovò seguito tra le élites politiche, economiche e sociali del diciannovesimo secolo. Fu solo con lo scoppio della Prima guerra mondiale e la nascita di un nuovo ordine mondiale che la riflessione intellettuale attorno al futuro del continente europeo trovò nuovamente vigore. Fu infatti in quegli anni che il conte CoudenhoveKalergi, riflettendo sull'emergere delle potenze americane e sovietiche e sulla incapacità dei singoli stati europei di mantenere in futuro benessere e autonomia, diede vita al movimento Pan Europeo per la nascita di un'Europa federale. Immanuel Kant Il Manifesto di Ventotene Redatto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi e pubblicato clandestinamente nel 1944 da Eugenio Colorni, il Manifesto di Ventotene deve essere considerato un elemento di assoluta rilevanza nella storia di un'Europa unita. Esso, infatti, non rappresentò infatti solamente una nuova e importante riflessione sul possibile destino dell'Europa, ma divenne ben presto un elemento di lotta politica del il Movimento Federalista Europeo. Nel 'Manifesto', Spinelli e Rossi affermavano che il commercio mondiale creato dall'affermazione del fordismo non poteva più essere controllato da piccoli stati nazionali. L'introduzione del fordismo in piccoli e inefficienti mercati nazionali non produceva infatti sviluppo bensì stagnazione, disoccupazione e una crescente richiesta di protezionismo. Tutto ciò portava ad una cattiva selezione delle classi dirigenti in quanto venivano premiate le forze politiche più fortemente nazionaliste e protezioniste quali il fascismo e il nazionalsocialismo. Solo una Europa istituzionalmente unita (federale) e un grande mercato unico europeo avrebbero potuto bilanciare nuovamente i rapporti tra politica ed economia in Europa ed evitare il declino di quest'ultima nello scenario mondiale. Altiero Spinelli La 'dottrina Truman' e il convegno di Le Hague Nel 1947 veniva annunciata al mondo la 'dottrina Truman', cioè un programma d'azione a lungo raggio secondo il quale gli Stati Uniti d'America si impegnavano ad assistere (militarmente ed economicamente) 'i popoli liberi che stavano resistendo al soggiogamento'. In pratica era la formalizzazione della 'guerra fredda', cioè di uno stato di tensione crescente tra le due superpotenze mondiali extraeuropee uscite vincenti dalla Seconda guerra mondiale: gli Stati Uniti d'America e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. All'interno di questo schema bipolare delle relazioni internazionali gli Stati Uniti premevano per una rapida soluzione del caso tedesco (creazione di uno stato federale e riarmo dello stesso in funzione antisovietica entro il quadro che si andava delineando della NATO) ma anche per la nascita di un'Europa federale, occidentale e capitalista che diventasse il 'socio di minoranza' nell'alleanza occidentale contro il comunismo. Fu in questo clima che si tenne, nel maggio del 1948 a Le Hague, il Congresso d'Europa di tutte le forze federaliste europee. Harry Truman Il Congresso di Le Hague Il Congresso federalista di Le Hague del 1948, pur non producendo direttamente nessuna decisione vincolante, fu una tappa fondamentale per la creazione di uno spazio di discussione pubblica internazionale sul futuro dell'Europa. Innanzitutto venne richiesta la creazione di una Federazione europea composta da proprie istituzioni. Inoltre altri importanti obiettivi vennero individuati nella creazione di una carta dei diritti fondamentali, una Corte europea, un mercato comune e una unione monetaria. Come si vede sono tutti obiettivi che hanno attraversato tutta la storia dell'integrazione europea e che già a Le Hague erano stati lucidamente individuati. Se sugli obiettivi da raggiungere il Movimento federalista si era dimostrato sufficientemente compatto, fu invece sul metodo che emerse una frattura insanabile. Molti federalisti, tra i quali Spinelli, volevano che gli stati si impegnassero in un vero e proprio processo costituente europeo che doveva generare una proposta di costituzione del nuovo stato federale europeo da sottoporre a referendum popolare. A questa proposta si opponeva quella di una Europa da costruire 'a piccoli passi' attraverso il trasferimento parziale, graduale e progressivo di porzioni di sovranità statali alle nuove istituzioni europee. L'apertura dei lavori al Congresso di Le Hague, 1948 Jean Monnet e il federalismo funzionalista Jean Monnet fu il principale interprete dell'idea che l'Europa unita non sarebbe nata grazie ad un superamento improvviso degli stati nazionali destinati a fondersi in un nuovo stato europeo pienamente definito e costituzionalizzato. Monnet era infatti convinto che “.. at present there is and can be no Europe other than a Europe of the States – except, of course, for myths, fictions and pageants” (Pinder 1986 cit. in Giraudi 2008:19). Nella visione di Monnet bisognava porre le basi istituzionali affinché a livello europeo si ricreasse “.. the method(s) which have allowed individuals to live together in society: common rules which each member is committed to respect, and common institutions to watch over the application of these rules” (Giraudi, 2008:19). Per creare questa situazione Monnet proponeva una struttura istituzionale nella quale le politiche erano proposte da una autorità europea indipendente e tecnocratica e venivano decise dai rappresentati degli stati entro un Consiglio dei Ministri. L'esistenza di un Parlamento europeo avrebbe reso evidente che non si trattava solo di un processo che coinvolgeva i governi e gli stati e una Corte di Giustizia europea avrebbe garantito nel tempo il rispetto delle regole comuni adottate dal Consiglio. Jean Monnet La Dichiarazione Schuman e il Trattato CECA Il 9 maggio 1950 il ministro francese Robert Schuman rilasciò quella che sarebbe passata alla storia come la 'Dichiarazione Schuman'. Si trattava del preambolo ideale e politico alla creazione di una Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA). In questo atto Schuman affermava che “L'Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto (…) Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace”. Il Trattato CECA (c.d. Trattato di Parigi) segna la nascita della c.d. 'Europa dei Sei' (Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo) e, in sostanza, pone le basi istituzionali del processo di integrazione. La struttura istituzionale di base sarà infatti replicata nelle sue logiche essenziali nel Trattato CEE (c.d. Trattato di Roma) del 1957, cioè nell'atto giuridico che ancora oggi è alla base del processo di integrazione e del funzionamento dell'Unione europea. Robert Schuman Il Trattato CECA - architettura istituzionale 1 Il Trattato CECA prevedeva che il cuore istituzionale del nuovo mercato comune del carbone e dell'acciaio sarebbe stata l'Alta Autorità, un'istituzione sovranazionale di regolazione economica e amministrativa alla quale sarebbero stati attribuiti rilevanti poteri decisionali di regolazione, intervento e controllo del mercato carbosiderurgico unificato. Pur prevedendo quote nazionali (9 membri: 2 francesi, 2 tedeschi e 1 a testa per gli altri stati aderenti e un ultimo membro cooptato di diritto dagli altri 8 membri) l'Alta Autorità non doveva essere il luogo dove rappresentare e comporre gli interessi nazionali ma un organismo tecnico di gestione. Ad essa si affiancava il Consiglio dei Ministri della CECA il cui compito principale era quello di controllare che le azioni dell'Alta Autorità fossero congruenti con le politiche macroeconomiche degli stati membri. Alcune decisioni, come il comminamento di sanzioni, erano riservate all'Alta Autorità, in altri casi il Trattato prevedeva la consultazione del Consiglio e in un numero limitato di casi il Consiglio era l'istituzione chiamata a decidere ma solo su proposta della stessa Alta Autorità. L'Europa dei Sei Il Trattato CECA - architettura istituzionale 2 L'architettura istituzionale disegnata dal Trattato CECA prevedeva altri due importanti organismi: l'Assemblea e la Corte di Giustizia. L'Assemblea rappresentativa era composta da 78 rappresentanti dei parlamenti nazionali selezionati in base a quote nazionali e avrebbe avuto un ruolo eminentemente consultivo svolgendo delle generali funzioni di sorveglianza. Tuttavia era proprio davanti all'Assemblea che l'Alta Autorità era tenuta a illustrare la propria relazione annuale e l'Assemblea poteva approvare una mozione di censura nei confronti dell'operato svolto dall'Alta Autorità che avrebbe avuto come diretta e inevitabile conseguenza la rimozione di tutti i membri componenti l'Alta Autorità stessa. Il quadro istituzionale era completato da una Corte di Giustizia alla quale spettava il compito della revisione giudiziaria degli atti prodotti dall'Alta Autorità ed in particolare l'annullamento delle decisioni che esoneravano dal campo di applicazione del Trattato CECA. In definitiva il Trattato CECA collegava inestricabilmente una dinamica intergovernativa a una sovranazionale entro un contesto caratterizzato dalla Rule of Law. La firma del Trattato CECA, 1952. Lo storico trattato non è più in vigore dal 2002.