L`EUROPA DELLA PACE TANTE DOMANDE, UNA RISPOSTA

L’EUROPA DELLA PACE
TANTE DOMANDE, UNA RISPOSTA
Confessiamolo: siamo tutti un po’ scettici su questa
Unione Europea che capiamo poco, che si “allarga”
( ma dove mai andrà a finire?), che cerca di darsi
una costituzione ( ma si ferma davanti al “No” di
Francia e Olanda), che è costituita da ventisette
paesi, ma soltanto tredici di essi hanno adottato la
moneta unica.
Sembra davvero un gran pasticcio!
Ci sono delle istituzioni, ci sono anche gli
“europarlamentari” che lavorano a Strasburgo, a
Bruxelles ( ma perché due sedi parlamentari?), c’è
una Commissione (ma che cosa fa?). Però non si
capisce tutto questo grande apparato : che cosa
succede dentro ai favolosi palazzi del potere?
L’Unione Europea che cosa ha fatto in
cinquantasette anni di vita?
La risposta è molto semplice: la pace.
Non si può capire il significato del
processo di integrazione europea se
non si parte da qui e se non si
riflette brevemente sul significato
del suo simbolo più noto: la
bandiera.
In disaccordo con quanti attribuiscono alle dodici
stelle in campo azzurro un significato religioso, che
di fatto non ha, mi permetto di affermare, alla luce
delle indicazioni ricavate dalle pubblicazioni
ufficiali stesse della UE, che le dodici stelle stanno
a rappresentare le costellazioni dello zodiaco
dell’universo: l’Unione Europea vuole proporre il suo
pacifico processo di integrazione e unione a tutti i
popoli della terra, affinché si possa costruire quella
che il filosofo tedesco del Settecento, Immanuel
Kant, chiamava la “pace perpetua”, ossia una pace
definitiva, che annulli tutte le “paci temporanee”, di
fatto tregue tra una guerra e l’altra.
UN PO’ DI STORIA
Già, la pace. Oggi i
ragazzi e i loro genitori
non sanno veramente che
cosa sia, perché sono nati
in un contesto di pace e vi
sono cresciuti come se si
trattasse di un fatto
naturale. Non sanno apprezzarla e assaporarla,
come coloro che hanno conosciuto la guerra, la
morte e la distruzione, la paura, la perdita di
persone care, della casa, dei beni. In fondo si
conosce veramente la propria condizione di
privilegio soltanto quando si sia fatta l’esperienza
opposta. Certo, è vero che la condizione di pace è la
migliore
per
operare,
lavorare,
crescere
serenamente, progredire: nessuno lo nega, ma
nemmeno la si comprende fino in fondo, perché,
eccezionalmente, l’Europa occidentale non conosce
la guerra da sessant’anni.
Eppure, se guardiamo alla storia degli ultimi duemila
anni, gli Europei appaiono come i popoli più
guerrafondai del globo.
Ottaviano Augusto, in effetti, dopo una disastrosa
guerra civile, aveva pacificato il Mediterraneo,
sotto l’egemonia di Roma. Anche Carlo Magno aveva
creato il Sacro Romano Impero, nell’Ottocento,
grazie al quale l’Europa Occidentale veniva
riportata sotto l’egemonia dei Franchi. Ma i
Sassoni, passati a fil di spada, per non essersi
piegati ad aderire al Cristianesimo, avevano pagato
cara “quella” pace.
Un tentativo di fare dell’Europa una res publica
christiana venne effettuata dall’imperatore Carlo
V ( re di Spagna, imperatore dell’America e duca
d’Asburgo) nel XVI secolo, ma non gli riuscì, anche
perché, di fatto, il suo era sempre un progetto
militare, basato sulla forza delle armi. Anzi,
l’Europa si spaccò in due: Cattolici di qua e
Protestanti di là, che si fecero guerra sino al 1648
(Pace di Westfalia). Stesso discorso per quanto
riguarda la politica estera di Luigi XIV di Francia
(XVII secolo), che desiderava ridurre una gran
parte di territori europei sotto il suo controllo: di
fatto innescò guerre che non portarono il suo paese
ai risultati sperati, mentre Napoleone Bonaparte
(XIX secolo), in vent’anni, ridisegnò la carta del
continente, affrontando ben sette coalizioni di
Stati nemici. E infine, Hitler, nel secolo scorso,
cavalcò la tigre del desiderio tedesco di rivincita e
approfittò della secolare inimicizia tra Francia e
Germania.
La prima era stata sconfitta nel 1870 dalla Prussia,
che aveva proclamato l’impero tedesco proprio a
Versailles, cuore della grandeur francese. La
Francia era intervenuta nella prima guerra mondiale
( 1914-1918) anche con precisi intenti di revanche e,
nel trattato di pace stipulato con la Germania
( proprio a Versailles!), aveva assaporato la sua
vendetta. Sotto certi aspetti una delle cause
“remote” della seconda guerra mondiale risiede
proprio lì, in quel trattato così duro, così
penalizzante, così dichiaratamente punitivo per il
popolo tedesco.
A ben vedere l’Europa ha sempre avuto, nel corso
della sua storia, una certa vocazione all’unione, ma i
tentativi compiuti dai grandi personaggi storici sono
politici deboli e insignificanti, ma, riuniti, i
ventisette paesi sono davvero una potenza mondiale
e l’Euro compete con il dollaro e lo yen. Però
l’Europa non è solo un mercato, è soprattutto
un’area caratterizzata da una profonda cultura e da
una grande ricchezza sul piano delle idee, della
storia, dei rapporti internazionali. Non esistono
soltanto i commerci e la produzione: ci sono i popoli,
formati da gente che vuole vivere in pace,
sicurezza, in un mondo stabile. Il motto dell’Europa
è “Unita nella diversità”, poiché rispetta le
differenze tra i popoli e considera le diversità
culturali, linguistiche e storiche una ricchezza, un
patrimonio da tutelare. Non esiste una lingua
ufficiale nell’Unione: tutte le lingue parlate dai
popoli hanno pari dignità e vengono praticate,
diffuse, protette parlate. La Commissione vara
programmi educativi che invitano i giovani alla
mobilità, alla reciproca conoscenza, agli scambi tra
studenti, all’esperienza dello studio in un altro
paese, del volontariato e del lavoro in paesi diversi
dal proprio.
Perciò l’Europa, che ha saputo realizzare la pace, il
benessere, la sicurezza e l’armonia entro i suoi
confini, propone al mondo intero il proprio modello
di integrazione che, nelle condizioni in cui è stato
applicato, si è rivelato vincente.
(Foro della Cultura Europea: Relazione conclusiva degli incontri presso le
Scuole Medie Inferiori , a cura della prof.ssa Maria Adele Garavaglia)
decisioni importanti. Tuttavia i governi non
rinunciano a decidere autonomamente in campi
impegnativi e delicati.
Nel 2004 il Consiglio europeo di Roma ha votato il
Trattato che istituisce una Costituzione per
l’Europa: si tratta di un Trattato che dovrebbe
creare una unione politica ( e non soltanto
economica) dell’Europa. Perché tale trattato entri
in vigore occorre che tutti i ventisette paesi della
UE lo ratifichino: la strada è lunga, anche perché
già due paesi, come si diceva prima (Francia e Paesi
Bassi) , chiamati al referendum, l’hanno bocciato.
29 ottobre 2004.
Venticinque paesi
aderenti
alla
Unione
Europea
firmano il testo
della Costituzione
Europea
Quale sarà il futuro dell’Europa? Si allargherà
ancora? Turchia e Croazia hanno fatto domanda di
entrare nella UE:
le trattative, che si
preannunciano lunghe e macchinose, sono in corso.
Certamente sul piano economico la UE è un
grandissimo mercato di cinquecento milioni di
persone,
un’area
di
livello
mondiale.
La
globalizzazione rende i singoli stati degli attori
stati tutti improntati all’obiettivo di imporre
l’egemonia del proprio paese, con la guerra.
All’indomani della seconda guerra mondiale, in quel
“fatale” 9 maggio 1950 nel quale Robert Schuman
espose la sua Dichiarazione al Quai de l’Orloge di
Parigi, si dava il via a un nuovo corso storico :
l’Europa seguiva la sua vocazione all’integrazione ,
ma , questa volta, in maniera pacifica.
LA COMUNITA’ EUROPEA DEL CARBONE E
DELL’ACCIAIO ( CECA)
L’iniziativa partì proprio dagli
Stati Uniti d’America, definiti
“l’arsenale della democrazia”
da Jean Monnet. Essi, con il
loro straordinario potenziale
militare, resero possibile la
sconfitta del nazifascismo e il
ripristino della pace in un
continente desolato. L’iniziativa partì dal ministro
degli esteri americano George Marshall. che, il 5
giugno 1947, parlando all’università di Harward,
European Recovery
illustrava i principi dello
Program, più noto come “Piano Marshall”.
Si
trattava di tassare gli Americani per cosentire la
ripresa economica dell’Europa: i finanziamenti
americani, tuttavia, sarebbero stati assegnati a una
condizione: gli Europei presentassero dei progetti
basati sulla cooperazione tra i popoli. “Questo
programma dovrebbe essere un programma comune,
sul quale concordino, se non tutte, diverse nazioni
europee”, sentenziava il ministro degli Esteri
americano.
In
Europa
nacquero
svariate
associazioni,
cooperazioni, enti e anche la grandiosa idea di Jean
Monnet, un produttore di cognac che aveva già
rivestito ruoli importanti, durante le due guerre,
nel tentativo di contrastare la Germania e indurre
l’America a intervenire nella guerra in favore degli
Alleati europei.
Monnet inviò un memorandum al ministro degli
Esteri francese, Robert Schuman, con il quale sperò
di risolvere un grave problema sorto nei rapporti
tra Francia e Repubblica Federale Tedesca, circa lo
sfruttamento del ricco bacino minerario della Saar,
da un secolo oggetto delle contese tra i due paesi.
Monnet propose di accomunare la produzione,
“istituendo un’Alta Autorità , le cui decisioni
vincoleranno la Francia, la Germania e i paesi che vi
aderiranno. Tale proposta getterà le fondamenta
concrete di una federazione europea indispensabile
per preservare la pace”.
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Slovacchia ( queste ultime due si sono separate
senza violenze), Slovenia, Malta, Cipro.
Il 1° gennaio 2007 hanno fatto il loro ingresso
anche Romania e Bulgaria, mentre la Turchia è in
fase di negoziazione
LA NECESSITA’ DI UNO STATO FEDERALE
L’Europa è un gigante economico ma un nano
politico: la sua struttura politica è incerta,
traballante e caratterizzata da un forte deficit di
democrazia, che la rende incapace di parlare a una
sola voce, di assumere posizioni forti e decise, di
equilibrare l’unipolarismo che si è creato nel mondo
dopo il crollo dell’impero sovietico.
E’ evidente che l’Europa deve operare, soprattutto
in materia di difesa e politica estera, come uno
stato unitario, impedendo ai singoli stati di
assumere decisioni autonome. Ma, per giungere a
comportarsi come uno stato unitario, l’Europa deve
divenire, di fatto uno stato. Oggi l’Unione europea
possiede istituzioni statuali, soprattutto un
Parlamento, un Consiglio dei Ministri, una Commissione che detiene una sorta di potere
“esecutivo”, il Consiglio Europeo che
riunisce i capi di stato e di governo per
decisioni
dell’Est fanno richiesta di entrare nell’Unione.
Si avviano lunghe e complicate trattative. La UE
che può sembrare un colosso immobile, in verità,
opera freneticamente per consentire, alla luce di
programmi, progetti, azioni coraggiosamente
finanziate, il conseguimento, da parte di tali
aspiranti, delle condizioni che consentano l’ingresso
nell’unione. Sono condizioni misurabili sulla base di
parametri economici e di efficienza amministrativa
che metteranno tali paesi in grado di reggere al
confronto dei più forti paesi occidentali e di
entrare nella UE senza esserne schiacciati.
-
Così il 1° aprile 2004 ecco dieci nuovi paesi entrare
nell’Unione “ dei venticinque”: Estonia, Lettonia,
Lituania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca,
Seguendo le indicazioni di Monnet, Schuman si
accordò con la Germania di Konrad Adenauer: nella
Dichiarazione affermò che: “La pace mondiale non
potrà essere salvaguardata se non con sforzi
creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano
[…] L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né
sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da
realizzazioni concrete che creino anzitutto una
solidarietà di fatto”. E proseguiva auspicando la
fine del secolare antagonismo tra Francia e
Germania.
La Comunità Europea del
Carbone e dell’Acciaio vide la
luce il
18 aprile 1951,
sottoscritta, oltre che da
Francia e Germania, anche dai
tre paesi del Benelux, Belgio
Lussemburgo e Paesi Bassi.
Pochi anni dopo, nel
1957, a Roma, venivano
firmati, il 27 marzo,
altri due importanti
trattati che istituivano
l’Euratom
(Comunità
Europea per l’energia
atomica) e la Comunità
Economica Europea (CEE) per l’integrazione del
mercato.
I SUCCESSIVI ALLARGAMENTI
Da allora la Comunità Europea si è ulteriormente
allargata, perché il benessere e la ricchezza, che ha
portato nei sei paesi fondatori, hanno convinto
anche altri stati europei:
-1973: entrano Regno Unito, Danimarca e Irlanda.
Prende corpo in progressione la soluzione del
sanguinoso conflitto che, negli anni precedenti,
aveva visto guerre e attentati terroristici dell’IRA
nell’Ulster, conteso tra protestanti ( favorevoli al
Regno Unito), e Cattolici ( favorevoli all’Irlanda).
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1981 : entra nella Comunità Europea anche la
Grecia, divenuta uno stato democratico dopo la fine
del regime autoritario dei “Colonnelli”.
1986 : morti i rispettivi dittatori, Francisco Franco
e Antonio de Oliveira Salazar, anche Spagna e
Portogallo, ridiventati paesi democratici, entrano
nella Comunità Europea.
Nel frattempo, però, sono cambiate alcune cose: nel
1979 il Parlamento Europeo, frutto della fusione
delle Assemblee che gestivano le tre Comunità, è
divenuto un vero e proprio organismo politico,
eletto a suffragio universale e diretto. Si aggiunge,
nel 1992, il Trattato di Maastricht, che istituisce la
cittadinanza europea e la libera circolazione di
merci, persone, capitali e servizi in tutti i paesi di
quella che, d’ora in poi, viene definita Unione
Europea.
A Schengen, nel 1985, cinque Stati ( Francia,
Germania federale, Belgio, Lussemburgo, Paesi
Bassi) prendono un accordo molto importante: far
circolare liberamente le persone, senza controlli
alle frontiere.
Nel 1989 crolla il regime sovietico che, sino a quegli
anni, ha rappresentato un blocco politico,
caratterizzato dall’egemonia dell’URSS sui paesi
europei dell’est, veri e propri satelliti, gravitanti
economicamente,
politicamente,
militarmente,
nell’orbita sovietica.
La prima conseguenza di tale
crollo è l’abbattimento del muro
che separava dal 1961 Berlino Est
,
(sotto il controllo sovietico) da Berlino Ovest(sotto
il controllo degli Alleati USA, Francia, Gran BretaGna) e l’unificazione della Germania
dell’Est con la Germania dell’Ovest. A
questo punto le “due” Germanie si
riuniscono, e Berlino ne diviene la
capitale, mentre i paesi dell’Europa