Anno A SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO Dt 8,2-3.14b-16a - Ti ha nutrito di un cibo che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto. Dal Salmo 147 - Rit.: Benedetto il Signore, gloria del suo popolo. 1 Cor 10,16-17 - Un solo pane, un solo corpo noi siamo, pur in molti. Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore; chi mangia di questo pane vivrà in eterno. Alleluia. Gv 6,51-58 - La mia carne è vero cibo, e il mio sangue vera bevanda. Il pane del cammino Il «discorso sul pane di vita» (Gv 6,32-59) è una catechesi giovannea sulla duplice necessità della fede e della comunione eucaristica con Cristo. Il Vangelo di questa domenica propone la parte propriamente sacramentale del discorso, che si oppone fermamente a ogni tentativo di negare o attutire il realismo inerente alla celebrazione della Cena. Il tema della manna viene ricordato in seguito alla domanda fatta a Gesù: «Che cosa fai di straordinario perché crediamo in te?». Ora la liturgia non presenta come 1a lettura il racconto classico dell’episodio, al capitolo 16 dell’Esodo. Il testo propostoci è preso del secondo discorso-fiume che il Deuteronomio attribuisce a Mosè come introduzione al Codice delle leggi (Dt 12-26). Si tratta quasi di una rilettura spirituale della prova del deserto. Dio ha imposto questa lunga marcia al popolo per fargli sperimentare la povertà e la fame. Il dono celeste della manna doveva dimostrargli che l’uomo non vive solo di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Iahvè. Da questo sottofondo parte l’insegnamento di Gesù secondo Giovanni: «Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Il popolo della Chiesa attraversa il deserto del dubbio e della contestazione. Nuovo Mosè, Gesù non si accontenta di offrire il pane di vita, ma è lui stesso pane spezzato e distribuito. Nella celebrazione eucaristica noi entriamo in comunione con Cristo e siamo chiamati a formare un solo corpo (2a lettura). Ma – il Vaticano II lo ricorda con forza – l’azione rituale è inseparabile dalla vita: «Accettando di morire per tutti noi, col suo esempio Gesù ci insegna che anche noi dobbiamo portare la croce che la carne e il mondo fanno pesare sulle spalle di coloro che cercano la giustizia e la pace. Costituito Signore in forza della risurrezione, il Cristo opera ormai nel cuore degli uomini con la potenza del suo Spirito; non suscita soltanto il desiderio della vita futura, ma con esso vivifica, purifica e fortifica le aspirazioni generose che spingono la famiglia umana a migliorare le proprie condizioni di vita e a padroneggiare a tale scopo tutta la terra. Il Signore ha lasciato ai suoi il pegno di questa speranza e un cibo per il cammino: il sacramento della fede, nel quale gli elementi della natura, frutto dell’opera umana, sono trasformati nel suo corpo e sangue glorioso» (Gaudium et Spes, 38). SS. Corpo e Sangue di Cristo “A” - “Omelie per un anno - vol. 1”, Elledici 1