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Brano : Ab urbe condita IX, 42
Autore : Livio
Originale
[42] Fabius, alienae sortis uictor belli, in suam prouinciam exercitum reduxit. Itaque ei ob res tam feliciter
gestas, sicut priore anno populus continuauerat consulatum, ita senatus in insequentem annum, quo Ap.
Claudius L. Volumnius consules fuerunt, prorogauit maxime Appio aduersante imperium. Appium censorem
petisse consulatum comitiaque eius ab L. Furio tribuno plebis interpellata, donec se censura abdicarit, in
quibusdam annalibus inuenio. Creatus consul, cum collegae nouum bellum, Sallentini hostes decernerentur,
Romae mansit ut urbanis artibus opes augeret quando belli decus penes alios esset. Volumnium prouinciae
haud paenituit. Multa secunda proelia fecit; aliquot urbes hostium ui cepit. Praedae erat largitor et
benignitatem per se gratam comitate adiuuabat militemque his artibus fecerat et periculi et laboris auidum.
Q. Fabius pro consule ad urbem Allifas cum Samnitium exercitu signis conlatis confligit. Minime ambigua res
fuit; fusi hostes atque in castra compulsi; nec castra forent retenta, ni exiguum superfuisset diei; ante noctem
tamen sunt circumsessa et nocte custodita ne quis elabi posset. Postero die uixdum luce certa deditio fieri
coepta et pacti qui Samnitium forent ut cum singulis uestimentis emitterentur; ii omnes sub iugum missi.
Sociis Samnitium nihil cautum; ad septem milia sub corona ueniere. Qui se ciuem Hernicum dixerat seorsus
in custodia habitus; eos omnes Fabius Romam ad senatum misit; et cum quaesitum esset dilectu an
uoluntarii pro Samnitibus aduersus Romanos bellassent, per Latinos populos custodiendi dantur, iussique
eam integram rem noui consules P. Cornelius Aruina Q. Marcius Tremulus?hi enim iam creati erant?ad
senatum referre. Id aegre passi Hernici; concilium populorum omnium habentibus Anagninis in circo quem
Maritimum uocant, praeter Aletrinatem Ferentinatemque et Verulanum omnes Hernici nominis populo
Romano bellum indixerunt.
Traduzione
42 Fabio, trionfatore in una guerra destinata dalla sorte al comando di altri, riport? l'esercito nella zona di sua
competenza. Perci?, a s?guito di quelle imprese tanto fortunate, come l'anno prima il popolo gli aveva
concesso di ripetere il consolato, cos? adesso il senato (non ostante l'opposizione soprattutto di Appio) gli
prorog? il comando delle operazioni per l'anno successivo, durante il quale furono eletti consoli Appio
Claudio e Lucio Volumnio.In alcuni annali ho trovato che Appio aveva presentato la sua candidatura al
consolato quand'era ancora censore, e che il tribuno della plebe Lucio Furio aveva opposto il proprio veto a
tale elezione, fino a quando non avesse rinunciato alla censura. Nominato console, mentre al collega venne
affidata una nuova guerra (contro i Sallentini), Appio rimase a Roma, per incrementare il proprio potere con
attivit? civili, dato che la gloria in campo militare era appannaggio di altri.Volumnio non ebbe motivo di
dispiacersi dell'incarico toccatogli, perch? ebbe la meglio in parecchi scontri e prese con la forza numerose
citt? nemiche. Era molto generoso in materia di bottino, e tale munificit? gi? di per s? gradita era impreziosita
dalla sua affabilit?: queste doti avevano spinto i suoi uomini ad affrontare fatiche e pericoli.Quinto Fabio, col
grado di proconsole, affront? in campo aperto l'esercito sannita nei pressi della citt? di Alife. La vittoria non
present? margini di incertezza: i nemici vennero travolti e costretti a rientrare al campo. E non sarebbe loro
rimasta neppure questa possibilit?, se il giorno non fosse stato ormai alla fine. Ci? non ostante vennero
circondati prima del buio, e guardati a vista durante la notte, per evitare che qualcuno fuggisse. All'alba i
Sanniti cominciarono a trattare la resa, ottenendo come condizioni che ciascuno di loro fosse liberato e fatto
passare sotto il giogo con addosso un solo indumento. I loro alleati non ebbero alcun tipo di garanzia: furono
venduti all'asta in numero di 7.000. Quanti invece avevano dichiarato di essere cittadini ernici, vennero
separati e custoditi a parte, per poi essere inviati in massa da Fabio di fronte al senato di Roma. L? venne
loro chiesto se avessero combattuto come volontari oppure fossero stati arruolati con una regolare leva
militare; poi furono affidati alle varie genti latine col c?mpito di sorvegliarli. I consoli neoeletti, ovvero Publio
Cornelio Arvina e Quinto Marcio Tremulo nominati poco tempo prima, ricevettero disposizione di aprire
un'inchiesta sull'intera faccenda e di riferirne al senato. Gli Ernici si risentirono: e poich? la gente di Anagni
aveva convocato l'assemblea plenaria di tutta la gente ernica nel circo oggi chiamato Marittimo, tutto il
popolo ernico, con la sola eccezione di Alatri, Ferentino e Veroli, dichiar? guerra a Roma.