APPIO CLAUDIO CIECO Uomo politico e oratore Appio Claudio Cieco, uomo politico e scrittore, è la prima chiara personalità della storia e della letteratura di Roma. Di origine patrizia, della Sabina, mostrò tuttavia grande apertura verso i problemi sociali del suo tempo. Fu comandante militare durante le guerre sannitiche, censore nel 312 a.C., console due volte nel 307 e nel 296 a.C. e come tutti i grandi politici romani fu un illustre oratore. Censore nel 312 a.C., nel redigere il censo tenne conto non più solo dei beni fondiari, ma anche delle fortune mobiliari, introducendo nel Senato uomini nuovi, perfino figli di liberti, e distribuendo anche nelle tribù rustiche i liberti stessi. Celebri rimasero la costruzione del primo acquedotto e l'inizio della via Appia, come anche la prima orazione latina pronunciata da vecchio in Senato contro la pace offerta da Pirro, re dell'Epiro e alleato di Taranto, che aveva sconfitto i Romani. Il Carmen de sententiis Ad Appio Claudio Cieco fu attribuita una raccolta di massime, forse intitolata Carmen de sententiis, in metro saturnio, di cui rimangono solo tre sentenze. La più famosa dice "...fabrum esse suae quemque fortunae=che ciascuno è artefice della propria sorte. Quest'espressione rispecchia perfettamente la mentalità romana, soprattutto di epoca repubblicana: l'uomo è artefice de proprio destino prospero se rispetta il mos maiorum, se venera gli dei, se opera per il bene dello Stato ed è un buon cittadino; in caso contrario è lui stesso a rovinarsi con le proprie mani. La pubblicazione dello Ius Flavianum Il nome di Appio Claudio Cieco è legato anche alla storia del diritto romano: per sua iniziativa nel 304 a.C. fu pubblicato, a cura di Gneo Flavio, suo segretario, il Civile Ius (Ius Flavianum), ossia il testo delle formule di procedura civile mediante le quali il cittadino poteva effettivamente ricorrere alle leggi.