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Brano : Ab urbe condita III, 4
Autore : Livio
Originale
[4] Consules inde A. Postumius Albus Sp. Furius Fusus. Furios Fusios scripsere quidam; id admoneo, ne
quis immutationem uirorum ipsorum esse quae nominum est putet. Haud dubium erat quin cum Aequis alter
consulum bellum gereret. Itaque Aequi ab Ecetranis Volscis praesidium petiere; quo cupide oblato?adeo
ciuitates hae perpetuo in Romanos odio certauere?bellum summa ui parabatur. Sentiunt Hernici et
praedicunt Romanis Ecetranum ad Aequos descisse. Suspecta et colonia Antium fuit, quod magna uis
hominum inde, cum oppidum captum esset, confugisset ad Aequos; isque miles per bellum Aequicum uel
acerrimus fuit; compulsis deinde in oppida Aequis, ea multitudo dilapsa cum Antium redisset, sua sponte iam
infidos colonos Romanis abalienauit. Necdum matura re cum defectionem parari delatum ad senatum esset,
datum negotium est consulibus ut principibus coloniae Romam excitis quaererent quid rei esset. Qui cum
haud grauate uenissent, introducti a consulibus ad senatum ita responderunt ad interrogata ut magis
suspecti quam uenerant dimitterentur. Bellum inde haud dubium haberi. Sp. Furius consulum alter cui ea
prouincia euenerat profectus in Aequos, Hernicorum in agro populabundum hostem inuenit, ignarusque
multitudinis, quia nusquam uniuersa conspecta fuerat, imparem copiis exercitum temere pugnae commisit.
Primo concursu pulsus se intra castra recepit. Neque is finis periculi fuit; namque et proxima nocte et postero
die tanta ui castra sunt circumsessa atque oppugnata ut ne nuntius quidem inde mitti Romam posset.
Hernici et male pugnatum et consulem exercitumque obsideri nuntiauerunt, tantumque terrorem incussere
patribus ut, quae forma senatus consulti ultimae semper necessitatis habita est, Postumio, alteri consulum,
negotium daretur uideret ne quid res publica detrimenti caperet. Ipsum consulem Romae manere ad
conscribendos omnes qui arma ferre possent optimum uisum est: pro consule T. Quinctium subsidio castris
cum sociali exercitu mitti; ad eum explendum Latini Hernicique et colonia Antium dare Quinctio subitarios
milites?ita tum repentina auxilia appellabant?iussi.
Traduzione
4 I consoli successivi furono Aulo Postumio Albo e Spurio Furio Fuso (alcuni autori scrivono Fusio al posto di
Furio: ne faccio menzione perch? nessuno debba prendere per una sostituzione di uomini quella che invece
? una semplice questione di nomi). Non c'erano dubbi che uno dei consoli avrebbe fatto guerra agli Equi i
quali, di conseguenza, si rivolsero ai Volsci di Ecetra per ottenere appoggio militare. Siccome esso venne
concesso con grande slancio - tale era infatti l'odio che i due popoli da sempre nutrivano nei confronti del
nemico romano - i preparativi di guerra fervevano febbrili. Gli Ernici lo vennero a sapere e comunicarono
preventivamente ai Romani che la gente di Ecetra era passata dalla parte degli Equi. Sospetta divenne
anche la colonia di Anzio, visto che al tempo della presa della citt? moltissimi si erano rifugiati presso gli
Equi. E infatti, durante la guerra con i Volsci, gli Anziati combatterono con estremo accanimento. Quando poi
gli Equi vennero ricacciati nelle loro citt? fortificate, questa massa di sbandati fece ritorno ad Anzio e l? rese
avversi ai Romani quei coloni che erano gi? di per s? infidi. Dato che al senato venne riferito che si stava
preparando una defezione, anche se la cosa non era ancora matura, i consoli ebbero l'ordine di convocare a
Roma i notabili della colonia per chiedere loro notizie sulla situazione. Questi si presentarono senza fare
difficolt?, ma alle domande che vennero loro rivolte una volta introdotti dai consoli in senato, risposero in
maniera tale che, all'atto della partenza, risultarono pi? sospetti di quanto non fossero parsi al momento
dell'arrivo. Di l? in poi non ci furono pi? dubbi sulla guerra. Spurio Furio, uno dei consoli, al quale era toccato
quest'incarico, part? per affrontare gli Equi. Nel territorio degli Ernici trov? i nemici intenti a saccheggiare.
Ignorandone per? il numero - non li si era infatti mai visti prima tutti insieme -, espose avventatamente alla
battaglia l'esercito, inferiore per forze. Respinto al primo assalto, dovette riparare all'interno
dell'accampamento. Ma questa mossa non pose fine allo stato d'allarme. Infatti, sia quella notte che il giorno
successivo l'accampamento venne assediato e assalito con tanto accanimento che nemmeno un
messaggero pot? uscire per andare a Roma. Gli Ernici riferirono che lo scontro aveva avuto un cattivo esito
e che il console e le sue truppe erano assediati. Il racconto terrorizz? i senatori a tal punto che si diede
all'altro console Postumio l'incarico di provvedere perch? la Repubblica non patisse alcun danno; questa
forma di deliberazione del senato veniva sempre adottata in situazioni di estrema necessit?. La migliore
delle risoluzioni sembr? che il console stesso rimanesse a Roma ad arruolare tutti coloro che fossero in
grado di portare le armi. In soccorso all'accampamento assediato sarebbe stato invece inviato Tito Quinzio,
dotato di poteri consolari, con una formazione di alleati. Per completarne i ranghi, Latini, Ernici e la colonia di
Anzio ebbero ordine di fornire a Quinzio dei contingenti d'emergenza (questo il nome dato allora agli ausiliari
arruolati su due piedi).