3 C Epifania - Don Bosco Torino

6 gennaio
EPIFANIA DEL SIGNORE
 Is 60,1-6 - La gloria del Signore brilla sopra di te.
 Dal Salmo 71 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
 Ef 3,2-3a.5-6 - Tutti i popoli sono chiamati, in Cristo Gesù, a
partecipare alla stessa eredità.
 Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Abbiamo visto la sua stella in
oriente e siamo venuti per adorare il Signore. Alleluia.
 Mt 2,1-12 - Siamo venuti dall’oriente per adorare il re.
Il mistero rivelato ai popoli
Nei primi secoli si ricordavano in un’unica celebrazione il Natale del
Signore e la venuta dei Magi. Commemorando a parte questo
avvenimento, la Chiesa intende richiamare l’attenzione sul fatto che
Gesù è venuto non solo per il popolo d’Israele, a cui appartenevano
quelli che per primi l’hanno visto e adorato: Maria, Giuseppe e i
pastori, ma per tutti i popoli, anche per i più lontani, rappresentati dai
Magi.
“Cristo, luce del mondo”
Così lo presenta il prefazio, riprendendo l’aperta dichiarazione fatta
da Gesù stesso: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non
camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12).
Questo tema, familiare alla liturgia del Natale, è ripreso dalla parola
del discepolo di Isaia che ripete il messaggio del maestro al popolo
d’Israele che ritorna dall’esilio di Babilonia: “Alzati, rivèstiti di luce,
perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le
nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te.
Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo
sorgere”. È la luce della stella che i Magi hanno visto sorgere
nell’Oriente, e che, precedendoli nell’ultima tappa del lungo cammino,
“si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino”, destando nei
pellegrini “una grandissima gioia”.
È la luce spirituale con cui Dio ha rivelato alle genti il suo unico Figlio,
la luce della fede con cui noi l’abbiamo conosciuto e che un giorno
diventerà visione piena e beatificante. La luce con cui Dio ha fatto
conoscere a Paolo “il mistero... rivelato ai suoi santi apostoli e profeti
per mezzo dello Spirito”.
Epifania del Signore - “Omelie per un anno 1”, Elledici
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Preghiamo con la Chiesa: “La tua luce, Signore, ci accompagni
sempre e in ogni luogo”. Apriamo gli occhi a questa luce, seguiamo
con la buona volontà dei Magi la stella della fede, vigilanti perché non
ci colga la tenebra dell’incredulità, dell’ateismo dilagante, rendendoci
insensibili, come i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, come
Erode, all’appello che ci viene dal Salvatore nato per noi a Betlemme.
“Cammineranno i popoli alla tua luce”
Perché egli è venuto per tutti, vicini e lontani, nello spazio e nel
tempo. Non solo gli Ebrei, ma anche “i Gentili”, cioè tutti i popoli della
terra, “sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa
eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della
promessa per mezzo del vangelo”. Ha detto bene don Mazzolari, eco
della voce di tutta la Chiesa: “Nessuno è fuori della salvezza, perché
nessuno è fuori del suo amore, che non si sgomenta né si raccorcia
per le nostre opposizioni o i nostri rifiuti”.
“Tutti gli uomini”, insegna il Concilio, “sono chiamati a questa
cattolica unità del popolo di Dio, che prefigura e promuove la pace
universale; a questa unità in vario modo appartengono o sono
ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia infine
tutti gli uomini senza eccezione, che la grazia di Dio chiama alla
salvezza” (Lumen gentium, 13).
Vale anche per la Chiesa d’oggi l’invito e la visione del profeta: “Alza
gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a
te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in
braccio”.
È il disegno di Dio. Egli “vuole che tutti gli uomini siano salvati e
arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4). Ma Dio non
costringe nessuno: tocca all’uomo rispondere alla chiamata. Tocca a
noi che abbiamo avuto il dono della fede farci “collaboratori di Dio” (1
Cor 3,9). “Tutti i fedeli, quali membra del Cristo vivente, a cui sono
stati incorporati ed assimilati mediante il battesimo, la cresima e
l’Eucaristia, hanno lo stretto obbligo di cooperare all’espansione e alla
dilatazione del suo Corpo, sì da portarlo il più presto possibile alla sua
pienezza (cf Ef 4,13)” (Ad gentes, 36). L’Epifania è la grande festa
delle missioni, non solo per i generosi che hanno consacrato tutta la
loro vita a questa causa, ma per la Chiesa intera, che è “tutta
missionaria, essendo l’opera evangelizzatrice dovere fondamentale
del popolo di Dio” (Ad gentes, 35).
Missionari, in senso largo ma vero, dobbiamo essere tutti,
dappertutto, sempre. Perché anche oggi l’uomo ha bisogno di Gesù.
Ha ragione uno scrittore di romanzi: “Sei dunque ancora
splendidamente moderno, Gesù di Nazaret, e continuerai ad esserlo,
Epifania del Signore - “Omelie per un anno 1”, Elledici
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finché l’umanità non avrà trovato il modo di raggiungere la fine dei
tempi, o, come dicevi più volentieri Tu, la gloria”.1
Dobbiamo adoperarci perché a tutti arrivi la luce del Vangelo. La
parola è evidentemente necessaria, ma lo è ancora più la
testimonianza della vita. Porta il messaggio di luce e di salvezza chi
avvicina il fratello con l’amore che spinse Cristo Salvatore alla ricerca
della pecora smarrita, che lo avvicinò ai peccatori, ai sofferenti, ai
lebbrosi, ai dimenticati e agli emarginati. Chi, in nome di Cristo
salvatore e liberatore, prega, lavora e combatte per la giustizia, la
libertà, la pace, la solidarietà. Il Messia, proclama il salmo, “libererà il
povero che grida e il misero che non trova aiuto, avrà pietà del
debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri”. Ma anche in
questo Cristo ci vuole suoi collaboratori disinteressati, generosi,
coraggiosi.
L’ultima epifania
La fede, che è la stella che ci guida a Cristo durante questa vita, non
ce lo fa vedere se non “come in uno specchio, in maniera confusa:
ma allora vedremo a faccia a faccia” (1 Cor 13,12). “Allora”, quando
saremo stati condotti da Dio a contemplare la grandezza della sua
gloria. È la grazia che chiediamo oggi, che dobbiamo chiedere
sempre. È la speranza che ci accompagna e ci sostiene. Ce lo dice
ancora don Mazzolari: “Chi può vivere senza speranza? Chi può
reggere senza sostegno e portare questo lungo tribolare senza
consolazione? Le speranze non si contano: una sola è la Speranza.
Molti sono i sostegni: uno solo tiene contro il tempo, contro le
vicende, contro gli uomini. Molte sono le consolazioni: uno è il
Consolatore”.
“Questa è la nostra speranza: il Figlio di Dio, facendosi uomo, ha
legato la sua sorte alla nostra!”.
1
G. BERTO, La Gloria, Mondadori, Milano 1978, p. 29.
Epifania del Signore - “Omelie per un anno 1”, Elledici
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