Epifania del Signore
6 gennaio 2008
Is 60, 1-6. Alzati, rivèstiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te.
Sal 71. Avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri.
Ef 3, 2-3a.5-6. I gentili sono chiamati, in Cristo Gesù, ad essere partecipi della promessa per mezzo
del vangelo.
Mt 2, 1-12. Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo.
La salvezza è per tutti!
Invitati ad alzarci ed a lasciare entrare la luce. Una delle note più belle che definiscono la
nostra Chiesa è quella di essere «cattolica». Al di sopra di ogni razza, nazione, lingua o qualsiasi altra
differenza, la Chiesa è una comunità aperta ed accogliente per ogni essere umano. Qualsiasi persona è
chiamata ad entrare e ad appartenere ad essa. Questa è l’atmosfera che si respira in tutta la liturgia
odierna, e ce lo fa comprendere lo stesso senso dell’Epifania del Signore che celebriamo. La Parola di
Dio ci ha detto che anche «i Gentili sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a
formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo» (II lettura). In
maniera suggestiva e poetica, abbiamo contemplato una Gerusalemme, città di pace, aperta a tutte le
culture, capace di far risuonare la grandezza delle meraviglie di Dio nel più profondo del cuore di tutti
quanti concorrono ad essa. Questa stessa esperienza può essere reale tra di noi quando le comunità
cristiane sparse per tutta la terra diventano luoghi aperti alle persone, spazi di fraternità, segni di
fiducia, di amore, epifania del amore di Dio per il suo popolo.
«La salvezza che, per iniziativa di Dio Padre, è offerta in Gesù Cristo ed è attualizzata e
diffusa per opera dello Spirito Santo, è salvezza per tutti gli uomini e di tutto l’uomo: è salvezza
universale ed integrale. Riguarda la persona umana in ogni sua dimensione: personale e sociale,
spirituale e corporea, storica e trascendente» (CDSC, 38). Con questa proposta cristiana, la vita
umana riceve una nuova luce che le fa scoprire il suo centro nel Dio rivelatosi in Gesù Cristo, il quale,
facendosi uomo come noi, ha presso su di se la nostra storia e le ha conferito una dimensione nuova,
definitiva. L’Epifania ce lo fa scoprire e vivere in una speciale maniera. Nei Magi venuti da Oriente è
rappresento il mondo dei Gentili che, nella loro ricerca di Dio, ricevono il dono di trovarlo. A partire
del loro incontro con Gesù e del riconoscimento che fanno della sua divinità, possiamo anche noi
verificare come Dio non sia patrimonio di un solo popolo o gruppo che vuole appropriarsene per i
propri interessi, ma che è per tutti e di tutti, perché accoglie nel suo amore a tutta l’umanità di tutti i
tempi.
C’è un altro e importante particolare. Questo senso di universalità è stato già intuito dai profeti
dell’Antico Testamento quando tentano con tutti i mezzi possibili di aprire al mondo una religione
tendente a chiudersi tra le mura del Tempio e a rimanere ridotta a una dimensione puramente legalista.
Gesù raccoglierà questa eredità profetica e la porterà al suo pieno compimento perché è Lui che rende
una realtà possibile la universalità della salvezza. Un annuncio che chiama tutti i popoli alla
comunione, che per il suo richiamo alla progressiva conformazione in Cristo è proposta di
trasformazione interiore di “tutta” la persona umana e di trasformazione del mondo. Ma di quale
trasformazione si parla? L’accesso a Dio soltanto è possibile in un mondo senza frontiere, in una terra
che non costruisce delle mura e manifesta la sua volontà di pace. L’accesso a Dio è possibile
solamente quando si tendono ponti affinché si inizi la propria conversione a Lui, da un cuore
riconciliato, capace di aprirsi e donarsi per amore, un cuore che è fonte di comunione per le persone e
di comprensione tra i popoli.
Ascoltiamo quello che la Chiesa ci dice: «La trasformazione del mondo si presenta come
un’istanza fondamentale anche del nostro tempo. A questa esigenza la dottrina sociale della Chiesa
intende offrire le risposte che i segni dei tempi invocano, indicando innanzitutto nell’amore reciproco
tra gli uomini, sotto lo sguardo di Dio, lo strumento più potente di cambiamento, a livello personale e
sociale. L’amore vicendevole, infatti, nella partecipazione gratuita all’amore infinito di Dio, è
l’autentico fine, storico e trascendente, dell’umanità» (CDSC, 55).
Sia a livello personale, sia a livello sociale, la manifestazione di Dio in Gesù, la sua Epifania,
suscita un movimento imprevedibile per noi perché è iniziativa sua. La nostra risposta deve essere
chiara e fiduciosa la nostra ricerca. Il potere, rappresentato da Erode, teme la concorrenza e vive del
sospetto e dell’inganno, cerca l’esclusione perché l’altro molesta ed è una minaccia; esso è anche
capace di far ricorso all’inganno di una falsa religiosità: «Andate e informatevi accuratamente del
bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo»
(Vangelo). Al contrario, quelli che sinceramente cercano Dio, come i Magi venuti da Oriente,
intuiscono che possono inciampare con un gioco sleale, continuano la propria ricerca fiduciosa e
alimentano la propria capacità di meravigliarsi che li porta a discernere i segni dei tempi fino a trovare
una luce nuova e definitiva, Dio stesso. La stella, simbolo della luminosità della fede, può proiettare
una luce nuova sul mondo delle culture e della scienza per fare di tutto ciò una oblazione al Signore,
fonte di sapienza e di fiducia.
Non basta, però, affermare che la salvezza è per tutti gli uomini e per tutto l’uomo. C’è ancora
altro da dire. In questo giorno così speciale per definire l’apertura universale della Chiesa, conviene
domandarci, alla luce del Vangelo, in quale posto Gesù vuole essere trovato. La scelta di Dio è chiara
perché torna ad entrare in scena la “mangiatoia”. Siamo ancora davanti a questa inconfondibile icona
della presenza del Dio che si manifesta non soltanto a tutti, ma che soprattutto è epifania tra i poveri e
per i poveri, tra i più semplici e bisognosi di tutte le classi sociali, anche tra quelli che essendo ricchi
sono diventati poveri perché hanno scoperto in Gesù l’umile rivelazione della verità.
Abbiamo sempre presente che Dio si serve di tante persone, strade e mezzi tramite i quali
vuole farsi “trovare”. Dice il Vangelo che: «essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel
suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino»
(Vangelo). Abbiamo bisogno della preghiera per discernere chi o cosa ci sta indicando il cammino per
arrivare a Lui. «Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro
il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono» (Vangelo).
In questa ricerca ci troviamo tutti, senza differenze né esclusioni di razza, sesso, ideologia,
lingua, paese o nazione, cultura o religione. Gesù Cristo, luce del mondo, ci sta per illuminarci tutti e
farci diventare anche a noi un riflesso risplendente della sua luce. Con il suo risplendere si comincia
un dialogo che sembrava impossibile. Possiamo vedere chiaro, superare gli ostacoli, rompere gli
individualismi, aprirci alla universalità, fare della globalizzazione un gesto universale di amore, di
pace e di solidarietà.
In questa bella festa della Epifania, l’annuncio della salvezza per tutti è il grande regalo che
Dio ci fa nella persona del Suo Figlio, Gesù, e noi possiamo fare che oggi sia “la notizia di prima
pagina”, la principale notizia in tutti i mezzi di informazione. L’Eucaristia è il momento privilegiato in
cui la riceviamo nella persona di Gesù perché questa diventi vita nella nostra vita. La trasformazione
personale e sociale trova in Lui il suo punto di partenza perché noi convertiamo il Vangelo vivo in
buona e nuova notizia. Forse è questo l’unico «vangelo» che molti abbiamo la possibilità di leggere.
Dipende dalla nostra generosa risposta e della fiducia data allo Spirito del Signore che mai ci lascia e
sempre ci sostiene.