EDUARDO DE FILIPPO “L`ARTE DELLA COMMEDIA” La compag

EDUARDO DE FILIPPO “L’ARTE DELLA COMMEDIA”
La compagnia “Teatro Minimo” ha messo in scena nel teatro
“Rossini “di Gioia del Colle il 18 Aprile “L’arte della commedia” di
Eduardo de Filippo, a cura del regista Michele Sinisi, che ha scelto
di rappresentare proprio quest’opera , perché accomunato con il
protagonista da una spiacevole disgrazia: infatti come egli è stato
derubato del camion insieme con l’attrezzatura scenica e gli abiti,
così Campese perde tutto eccetto vestiti e trucchi,in seguito a un
pericoloso incendio. Sinisi, nonostante l’accaduto, con grandi
difficoltà è riuscito a sopperire alle gravi mancanze,riuscendo ad
andare in scena, mentre il personaggio Campese si rivolge al
prefetto con il quale instaura un discorso sulla crisi che ha colpito
il teatro e gli attori in particolare. Il prefetto schernisce in malo
modo il capocomico, disprezzando il mestiere dell’attore, e
addirittura mostra senza veli indifferenza per le sue parole ,da lui
considerate insensate e frivole.
La vendetta elaborata si presenta di facile attuazione per un
capocomico di una compagnia,anche se di guitti, e nello stesso
tempo molto efficace:erroneamente il segretario del prefetto
consegna a Campese una lista, nella quale sono elencate le
persone da ricevere in giornata. L’ossessione sull’incapacità di
distinguere una persona reale da un attore travestito rimarca il
ruolo dell’attore e il prefetto deve quindi rimangiarsi tutte le sue
parole;l’attore è un mestiere di grande importanza,dotato di
grande potere e degno di lode e di rispetto,come d’altronde tutto
ciò che mette in serie difficoltà o, nella maggior parte dei
casi,vince l’intelligenza e l’ingegno umano. L’unica critica può
essere rivolta alla prestazione degli attori:alcuni hanno mostrato
una bravura superiore, come l’attore che ricopriva il ruolo del
prefetto, rispetto ad altri, come quello che ha impersonato il
capocomico; ci sarebbe stata maggiore partecipazione da parte
del pubblico, se qualche attore avesse evitato di mangiarsi le
parole e confondersi. Certo, ciò non si deve estendere al
complesso dell’intero spettacolo, ma, in quei pochi attimi in cui
accadeva, a uno spettatore inizialmente coinvolto risultava molto
difficile riprestare la precedente e dovuta attenzione. Per il resto,
la scenografia, dotata di due porte, una dell’ingresso e l’altra di
una stanza adiacente, di una finestra, una cattedra e due sedie,
ben rendeva il luogo dell’azione e l’intervallo di pochi minuti tra
un atto e l’altro è stato molto utile per lo spettatore, che ha
ripreso il filo con maggiore attenzione.
Marco Greco II A Liceo Classico