MALATTIE DELL’APPARATO CARDIACO 4/05/2007 venerdì h: 14:00-16:00 Prof. Bellocci La scorsa lezione abbiamo parlato di aritmie, di blocchi che da una parte sono in qualche modo gestibili in maniera estremamente efficiente con l’impianto di un pacemaker;molto semplicemente l’indicazione all’impianto di un pacemaker nei blocchi è quando il blocco è sintomatico o quando il blocco è nel sistema distale, cioè nel sistema di Purkinjie, anche se asintomatico perché c’è il rischio elevato che possa diventarlo o comunque evolvere verso un blocco completo a rischio di sintomi anche gravi. Quindi tutti i blocchi sintomatici i cui sintomi dipendono dal blocco stesso vanno impiantati e, come concetto, tutti i blocchi completi, cioè di terzo grado, anch’essi vanno impiantati, anche se sono blocchi alti,che prima si tendeva a non impiantare, perché a lungo andare possono deteriorare la funzionalità cardiaca. Concettualmente i blocchi sintomatici ovunque localizzati che danno sintomi, sintomi che non sono necessariamente la sincope ma anche sensazioni come annebbiamento della vista, giramento di testa, spossatezza,vertigini,ripeto,correlati al blocco, vanno impiantati, anche perché l’impianto del pacemaker è una cosa abbastanza semplice, addirittura in teoria si potrebbe fare quasi ambulatorialmente:attraverso la vena cefalica si introduce un catetere e lo si posiziona in sede sottoclaveare. Quindi con una procedura tutto sommato semplice e relativamente scevra di rischi si risolve in maniera definitiva il problema di un blocco. Abbiamo poi visto il problema opposto alle bradiaritmie e cioè la tachiaritmie di cui l’espressione più grave è l’arresto cardiaco tachiaritmico;anche in questo caso abbiamo visto che c’è una soluzione fondamentale che è la defibrillazione, esterna se riusciamo ad arrivare in tempo nei primi dieci minuti;interna se riusciamo ad identificare i pazienti ad alto rischio di morte improvvisa, e abbiamo visto grossolanamente quali sono,prevenzione secondaria:pz che hanno già avuto un’aritmia ventricolare maligna e che in qualche modo ne sono usciti fuori,prevenzione primaria che si riferisce a soggetti cardiopatici che non hanno ancora avuto tachiaritmie ventricolari potenzialmente maligne letali ma che teoricamente sono a rischio più o meno elevato di svilupparle in un futuro più o meno immediato. Abbiamo detto che è difficile stratificare questi pazienti cardiopatici per identificare quelli a più alto rischio,tant’è che a tutt’oggi si identificano i pazienti a rischio di morte improvvisa soltanto in base alla funzione di pompa, quindi sostanzialmente in base alla frazione di eiezione che si ritiene marcatamente compromessa se inferiore al 35%(è ritenuta normale se maggiore al 55%). Abbiamo anche detto che questa procedura terapeutica ha avuto del miracoloso perché ha quasi azzerato(quasi perché ci sono dei casi di morte improvvisa in cui il defibrillatore non può nulla:rotture di cuore,tamponamento cardiaco,embolia polmonare massiva,rottura dell’aorta) la morte per tachiaritmie ventricolare. Nel campo delle aritmie importanti in cardiologia c’è per la sua frequenza e quindi per la sua importanza anche per le conseguenze cliniche che può avere la fibrillazione atriale(FA). La FA è un’aritmia purtroppo relativamente frequente,vedete che la sua prevalenza è 0,5-1% che è una prevalenza estremamente elevata,questa prevalenza cambia sostanzialmente a seconda dell’età, nell’età più avanzata, negli ultra ottantenni è presente in oltre il 10% dei casi. Con le copatologie estremamente frequenti che si hanno negli ultra ottantenni,patologie per le quali prima morivano:infarto miocardio,scompenso diabete etc…,la FA è molto più frequente in questi soggetti rispetto all’ 8.8% di 16 anni fa,più frequente negli uomini probabilmente per la rispettiva maggior incidenza di cardiopatologia coronarica. Analogamente a quanto succede per le aritmie ventricolari maligne, anche per la FA nella stragrande maggioranza dei casi c’è un substrato anatomico sottostante, cioè la FA avviene su un terreno organicamente alterato,ovviamente gli atri in questo caso. FIBRILLAZIONE ATRIALE Cardiopatia ipertensiva Valvulopatie Cardiopatia ischemica Cardiomiopatia dilatativa Cardiomiopatia ipertrofica altro SECONDARIA A 30.3% 26.2% 23.6% 13.1% 6.9% 8.6% esiste una percentuale non trascurabile di casi,in soggetti soprattutto giovani, di fibrillazione striale parossistica in cui non si trova un’apparente causa organica però in realtà se andiamo ad approfondire, con metodiche aggressive, la genesi dell’aritmia in questi pazienti il termine idiomatico viene gradatamente a ridursi fino a scomparire. Abbiamo pubblicato uno studio su “Circulation” nel 1996 di un esame istologico,la biopsia dell’atrio in soggetti in cui la FA era stata etichettata come idiomatica, con ecocardiogramma normale,coronarie normali e così via; in tutti i soggetti abbiamo trovato delle alterazioni alla biopsia del miocardio, delle alterazioni istologiche significative, soprattutto compatibili con episodi di miocardite cioè infiltrazione linfomonocellulare,fibrosi interstiziale,necrosi a patch…,a dimostrazione che un substrato organico è quasi sempre che sia noto o meno. Comunque dalla tabella precedente vedete come nella grande maggioranza dei casi alla base di questi episodi di FA c’è soprattutto una cardiopatia ipertensiva, una valvulopatia o una cardiopatia ischemica. Vedete qui la prevalenza di FA in corso di cardiopatie: stenosi mitralica 40/44%* Insufficienza mitralica 30/75%* Miocardiopatia dilatativa 25% Miocardiopatia restrittiva 44% Stenosi aortica 10% Ipertensione arteriosa 10/22%* Infarto miocardio acuto 17/11/18%* *la prevalenza di diversi studi Vedete come sia estremamente elevata in corso di valvulopatia mitralica e questo si comprende facilmente perché tutto quello che comporta una dilatazione e una disfunzione dell’atrio facilita anche la presenza di un substrato anatomo-elettro-fisiologico per la FA. Nella storia della valvulopatia mitralica,nella naturale evoluzione della malattia esiste praticamente costantemente la FA che prima o poi quindi compare. Infatti è un motivo per l’indicazione all’intervento chirurgico di sostituzione o di valvuloplastica. Ovviamente tutto quello che determina un aumento della pressione all’interno dell’atrio,quindi anche uno scompenso,un marcato aumento della pressione telediastolica, che si riflette a monte con un’ipertensione anche a livello dell’atrio, facilita l’insorgenza della FA. Quindi si spiega perché è frequente trovarla nella miocardiopatia di vario tipo dilatativa, restrittiva, ipertrofica,nell’ipertensione arteriosa, nell’infarto miocardio acuto,quando c’è una ridotta compliace quindi aumento della pressione diastolica e così via. Ci sono sicuramente delle problematiche patologiche associate o predisponesti alla FA,di cui una nota extracardiaca,ma con dei riflessi a livello dell’attività cardiaca, è la disfunzione tiroidea nel senso dell’ipertiroidismo, molto spesso si associa anche il diabete mellito,la broncopneumopatia cronico-ostruttiva,lo scompenso cardiaco e l’ipertensione; queste sono tutte forme,a parte l’ipertiroidismo, che possono determinare direttamente o indirettamente una compromissione contrattile cardiaca. FIBRILLAZIONE ATRIALE SECONDARIA Fattori associati o predisponesti Ipertensione arteriosa 39.4% Scompenso cardiaco 29.8% BPCO 11.2% Diabete mellito 10.7% ipertiroidismo 3.1% altro 8.4% Fino ad alcuni anni fa, la FA era ritenuta un’ aritmia molto frequente,per esempio se fate un ECG negli anziani la trovate spesso ed anche in maniera inaspettata perché molto spesso può essere addirittura totalmente asintomatica, ed era anche ritenuta sostanzialmente benigna, cioè c’è questa turba del ritmo,non c’è più il ritmo sinusale,ci sono queste onde di fibrillazione a livello atriale, vedete questa linea isoelettrica dell’ECG , queste onde irregolari caotiche e poi irregolarmente compaiono delle depolarizzazioni ventricolari,irregolarmente perché gli impulsi dall’atrio partono in maniera irregolare attraverso questo scudo protettivo come lo abbiamo definito che è rappresentato dal nodo AV e lì si fermano irregolarmente a seconda della penetranza degli impulsi e del periodo refrattario del nodo e saltuariamente riescono a passare al ventricolo,per fortuna saltuariamente perché se dovessero passare tutti, tenendo presente che sono nell’ordine di centinaia al minuto, ogni episodio di FA si trasformerebbe in fibrillazione ventricolare, cosa che in pratica non accade mai neanche nei nodi che conducono più velocemente, i cosiddetti nodi immaturi. Diverso è il caso della sindrome di Wolfe-Parkinson-Wilde(WPW), che è un’anomalia congenita rappresentata da un fascio anomalo di miocardio ventricolare che quindi non ha le caratteristiche del nodo AV che è caratterizzato da una conduzione decrementale con periodi refrattari prolungati ma ha la caratteristica di miocardio comune che per un’anomalia congenita di sviluppo mette direttamente in comunicazione l’atrio con il ventricolo bypassando lo scudo rappresentato dal nodo AV ed ecco perché in casi per fortuna rari si può verificare che una FA in soggetti che presentano il fascio anomalo che caratterizza la sindrome WPW con periodi refrattari molto brevi, può essere trasmessa al ventricolo con conseguente fibrillazione ventricolare. La sindrome WPW è caratterizzata da un’altra aritmia,un’aritmia da rientro, in cui il fascio anomalo può rappresentare l’anello di un circuito per cui l’impulso scende dal nodo al ventricolo per poi tornare all’atrio,quest’aritmia è fastidiosa ma non pericolosa perché questo circuito ha un periodo refrattario preciso e più di 200-220 battiti al minuto non può condurre.quindi la tachicardia parossistica che caratterizza il WPW può essere sintomatica per tachicardia ma non è mai pericolosa per la vita. La FA,quindi,contrariamente a quanto si pensasse in precedenza, non è benigna perché può essere una causa non trascurabile(statisticamente il 15-20%),di ictus ischemici soprattutto cerebrali. Il rischio di fenomeni trombo-embolici aumenta marcatamente quando si associano alcuni fattori predisponesti di rischio che sono l’ipertensione, lo scompenso, la BPCO, il diabete mellito, l’ipertiroidismo e io ci aggiungerei anche una forma che abbiamo già visto,la sindrome bradi-tachi di cui abbiamo parlato, nell’ambito della malattia del nodo del seno ci può essere una disfunzione del nodo del seno quindi malattia seno-atriale, bradicardia sinusale marcata,arresto sinusale , blocco seno-atriale, ma anche una malattia dell’atrio che si può estrinsecare in una FA che si alterna alle fasi bradicardiche,per esempio possiamo avere una FA molto veloce che all’improvviso si interrompe si dovrebbe ripristinare il ritmo sinusale in tempi brevi però siccome il nodo del seno è malato abbiamo una pausa di 8-10 secondi. Anche l’età rappresenta una concausa da inserire quando fate una stratificazione del rischio trombo-embolico nei soggetti con FA. Oltre a questi fattori la presenza di una valvulopatia mitralica,soprattutto la stenosi, rappresenta il fattore di rischio trombo-embolico più importante di tutti. D'altronde voi conoscete la triade di Virchow per il rischio di trombosi:stasi,alterazione della parete,stato pro-trombotico. La tachiaritmie,l’irregolarità dei battiti che arrivano ai ventricoli quindi l’irregolarità del ritmo,la perdita della sincronia atrio-ventricolare,quindi la perdita del contributo atriale alla dinamica contrattile del cuore fanno si che ci sia un rapporto tra FA e compromissione contrattile cardiaca,tutti questi fattori fanno sì che effettivamente ci sia questo rapporto tra FA e compromissione contrattile cardiaca,quindi si associa facilmente allo scompenso in un circolo vizioso. Esiste una forma di cardiomiopatia dilatativa la quale è dovuta principalmente se non esclusivamente ad una tachicardia cronica,cioè un cuore che batta costantemente a velocità elevata a lungo andare in tempi più o meno brevi a volte anche in settimane a seconda della frequenza può determinare attraverso meccanismi multipli,deplezione di fosfati ad alta energia, alterazioni elettrofisiologiche e così via, una compromissione contrattile cardiaca importante che può anche portare allo scompenso cardiaco, e si parla di tachicardiomiopatia che è l’unica forma di cardiomiopatia dilatativa reversibile se si eliminano i fattori causali;c’è un’altra forma di cardiomiopatia dilatativa reversibile che è quella alcolica una volta sospesa l’assunzione eccessiva di alcol. Quindi nella FA,soprattutto nelle forme ad alta frequenza, è difficile definire se la disfunzione ventricolare che si associa a questa tachi fibrillazione atriale sia la causa o la conseguenza,non è facile dirlo a priori,potremmo dirlo a posteriori cioè eliminando la FA,oppure rallentando la frequenza con vari meccanismi,farmacologici o elettrici, vediamo se e di quando regredisce la disfunzione ventricolare, e molto spesso regredisce in maniera del tutto significativa con un’eiezione che passa dal 35% al 50% a conferma che era una caso di tachi-miopatia. Abbiamo avuto un caso emblematico di un giovane di 17 anni che aveva la PJAT dall’acronimo inglese(tachiaritmie atrioventricolare parossistica giunzionale) che aveva 170 fisso di frequenza da un anno e mezzo,aveva un cuore marcatamente dilatato e una frazione di eiezione inferiore al 30%,era stato messa in lista di trapianto,siamo riusciti ad ablare con successo la tachiaritmie è tornato il ritmo sinusale dopo sette mesi ha fatto la maratona di New York. Quindi esistono delle forme importanti di tachicardiomiopatia in cui spesso la FA ha una frequenza elevata,superiore a 120-130 battiti al minuto costantemente(cosa che si verifica in corso di ipertiroidismo). Mi soffermo un attimo sull’alcol poiché gli americani avevano coniato questa dizione:”sindrome cardiaca dei giorni delle feste” poiché facevano questi pic-nic dove si scolavano una decina di martini a testa e il lunedì si presentavano al pronto soccorso con FA,per cui questa si era attribuita ad una causa precisa,alla ingestione eccessiva di alcol, in realtà ci sono molti dubbi. Mentre il fumo di sigaretta sembra avere una qualche importanza anche perché la nicotina rappresenta sicuramente un eccitante cardiaco. Fattori di rischio per la FA(indice aggiustato per l’età) M F Studio di Framingham;follow-up:38 anni Fumo di sigarette 1.0 1.4 diabete 1.7 2.1 alcol 1.0 0.95 Fibrillazione atriale idiomatica:FA non associata a cardiopatia organica o latra condizione correlabile a tale aritmia. Prevalenza:2%-31% Tale oscillazione della prevalenza è dovuta all’approfondimento o meno con procedure diagnostiche invasive della FA. Classificazione delle FA parossistica:a risoluzione spontanea persistente:necessita di cardioversione per la sua interruzione permanente:è resistente alla cardioversione farmacologica e/o elettrica parossistica significa che uno ce l’ha e in genere ha durata abbastanza breve,in genere non più di 24 ore,termina spontaneamente;paradossalmente la FA è soprattutto sintomatica nei giovani a cuore sano,evidentemente in quei soggetti la perdita della sincronicità atrio-ventricolare la sentono fortemente,invece possiamo avere soggetti scompensati,gravi,anziani che magari fibrillano e non se ne accorgono neanche. Persistente quando non si arresta spontaneamente, ma potete interromperla sia con dei farmaci, fatti in vena o presi anche per bocca,o mediante defibrillazione anche se è più corretto chiamarla cardioversione ma il concetto è analogo;fondamentale è emettere la scarica in maniera sincrona al QRS,poiché questa scarica elettrica che riazzera l’attività elettrica atriale e fa ripartire il ritmo sinusale non deve mai cadere nel periodo vulnerabile ventricolare poiché in questo caso potrebbe innescare una fibrillazione ventricolare. Quindi la scarica elettrica è data nel periodo refrattario dei ventricolo in modo da non fare danni. La terapia farmacologica è efficace nel 70-80% dei casi,anche qui però sono da tener presente alcune problematiche importanti che negli anni passati avevano portato ad equivoci anche gravi dal punto di vista terapeutico,per esempio fino a pochi anni fa si faceva uso costantemente invece dei farmaci antiaritmici di classe 1C(propafenone,fleganide),della digitale che testata contro placebo non ha mostrato alcuna differenza. Voi siete abituati a trovare nelle persone anziane scompensate, la FA che non cardioverte,anche perché dopo un certo limite di compromissione striale la FA non regredisce più. È importante sottolineare,contrariamente a quello che si riteneva fino a poco tempo fa,che il rischio tromboembolico,se coesistono i fattori di rischio di cui prima abbiamo parlato, non è differente nelle varie forme di FA,non è aumentato nella FA permanente; ma nelle varie forme di FA il rischio tromboembolico è praticamente sovrapponibile. EZIOLOGIA DELLA FA PAROSSISTICA 50 40 30 20 10 0 cardiomiopatia miscellanea cardiopatia ischemica ipertensione valvulopatia FA idiopatica EZIOLOGIA DELLA FA CRONICA PERMANENTE 50 40 30 20 10 0 cardiomiopatia miscellanea cardiopatia ischemica ipertensione valvulopatia FA idiopatica Vedete come man mano che cambia il tipo di FA cambia anche la cardiopatia organica sottostante. Ovviamente nelle FA permanenti rispetto a quelle parossistiche aumenta notevolmente la presenza di una concomitante cardiopatia organica. Nella FA parossistica , e quindi transitoria e spontaneamente regredibile, non si va ad approfondirne l’eziologia, per cui abbiamo un’elevata incidenza di FA idiopatica. Nella FA permanente vedete che gradatamente aumenta il quadro di cardiopatia organica che è alla base della FA e l’idiopatica ha molta minore incidenza ma permane,ciò è dovuto al mancato approfondimento diagnostico. Man mano che andiamo avanti con l’età aumenta l’incidenza della FA cronica. Estremamente importante da sottolineare,perché può avere ripercussioni estremamente pesanti dal punto di vista clinico,è che frequentemente la FA è asintomatica. Il fatto che sia asintomatica non riduce la sua pericolosità, questo è un problema che in clinica occorre sempre tener presente perché in clinica voi potete trattare un paziente anche con l’antiaritmico più potente che è l’amiodarone,poi ascoltate il paziente e vi dice che non ha disturbi particolari e state tranquilli che il problema è risolto,non è così;perché vedete che il rapporto tra episodi di FA asintomatica e sintomatica è 12:1. Questo è analogo al fenomeno dell’ischemia sintomatica e asintomatica, dove l’ischemia accompagnata da angina non è prevalente e la maggior parte degli episodi sono asintomatici. Il fatto che la maggior parte degli episodi di FA siano asintomatici spiega il perché di alcune conseguenze apparentemente paradossali di alcuni trias recentissimi. C’è stato un trial molto importante perché fatto su oltre 4000 pazienti con FA che si chiama “Haffim” in cui si mettevano a paragone due trattamenti per la FA. Il primo trattamento detto “ritm-control”(controllo del ritmo) si proponeva di cercare in tutti i modi di mantenere il ritmo sinusale con metodiche elettriche,farmacologiche,fino all’accanimento, cardiovertendo ogni volta,variando i farmaci antiaritmici e così via;il secondo trattamento era “rate-control”(controllo della frequenza) con l’obiettivo di lasciarli fibrillare ma mantenendo una frequenza cardiaca ottimale(80-90 batt/min a riposo e sottosforzo non superiore a 120-130/min), mantenendo in questi pazienti la terapia con anticoagulanti in quanto per definizione continuavano a fibrillare;viceversa nel ritm-control la falsa sicurezza della persistenza del ritmo faceva si che frequentemente dopo qualche mese dalla conferma della persistenza del ritmo sinusale veniva interrotta la terapia anticoagulante,ebbene la mortalità era nettamente superiore per ictus cerebri nel braccio che controllava il ritmo e questo perché verosimilmente si avevano numerosi episodi di FA asintomatici,magari parossistici, magari non colti dal medico, che avrebbero richiesto la continuazione della terapia anticoagulante. Quindi la terapia anticoagulante andrebbe protratta finchè non abbiamo la dimostrazione ineccepibile di un ritmo sinusale continuativo e persistente in assenza di episodi di FA asintomatici che vanno esclusi attraverso metodiche che non sono ECG una tantum e che non sono neanche i sintomi del paziente. CONSEGUANZE EMODINAMICHE DELLA FA perdita contrazione atriale irregolarità ritmo ventricolare riduzione piccolo flusso diastolico disfunzione di chiusura delle valvole AV incremento dimensioni atriali dilatazione ventricolare anche un ritmo di 70-80 batt/min ma irregolare(possiamo avere 2 battiti veloci consecutivi poi una pausa e un altro battito per esempio) di per sé ha conseguenze emodinamiche negative. Mancando la contrazione atriale, mancando la sincronia abbiamo conseguenze legate anche alla possibile tachiaritmia come: dilatazione ventricolare per mancata contrazione atriale, mancata sincronia atrioventricolare; ovviamente abbiamo una disfunzione di chiusura delle valvole, tende a mancare soprattutto la gittata atriale prima della chiusura delle valvole cioè in telediastole, quindi tutte queste conseguenze emodinamiche in corso di FA possono portare ad una disfunzione ventricolare crescente e alimentare un circolo vizioso. Altro concetto importante da tener presente è che la FA purtroppo se non viene trattata precocemente è un’aritmia che ha in se stessa un meccanismo di automantenimento per una serie di motivi anatomo-elettro-fisiologici. RIMODELLAMENTO ATRIALE In relazione alla durata dell’aritmia l’atrio va incontro a successive modificazioni: metaboliche:alterazione degli ioni calcio,deplezione dei fosfati ad alta energia elettrofisiologiche:refrattareità e durata potenziale d’azione,dispersione periodo refrattario istologiche:fibrosi,miocardio ibernato anatomiche: dimensioni atrio funzionali/meccaniche: contrattilità atriale il rimodellamento atriale favorisce la perpetuazione dell’aritmia e/o la comparsa di recidive; questi sono i motivi per cui di fronte ad un episodio di FA è necessario cardiovertire in tempi quanto mai più rapidi. Tra l’altro a livello sperimentale il metodo più usato per causare una tachicardiomiopatia è proprio indurre un aumento di frequenza a livello atriale o ventricolare. Influenza sulla prognosi: alla comparsa dei sintomi della qualità di vita complicanze tromboemboliche mortalità cardiovascolare comparsa tachimiocardiopatia sintomatologia FA: % pazienti 80 60 40 20 0 sincope angina vertigini intolleranza esercizio dispnea affaticabilità palpitazioni Ovviamente questi sintomi sono diversi a seconda che parliamo di FA parossistica o permanente, nella parossistica prevalgono le palpitazioni e il dolore toracico, nella cronica invece prevale la dispnea. Volevo soffermarmi infine sullo stato mentale poiché se andiamo a fare una RMN e una valutazione delle funzioni cognitive superiori in pazienti con FA e senza FA le situazione è nettamente differente,verosimilmente perché i soggetti con FA anche se non hanno avuto fenomeni tromboembolici evidenti a livello di RMN sono evidenti lesioni vascolari molto diffuse e molto più frequenti che nei soggetti con ritmo sinusale; ciò significa che ci sono stati fenomeni microembolici passati inosservati, tant’è vero che in questi soggetti la frequenza di demenza tipo Alzheimer è nettamente superiore. Prof. Cina Venerdì 4/5/2007 16:00-17:00 Avete fatto i problemi connessi alla pompa; ora parliamo della rete di distribuzione e in altre parole arterie e vene, viste ovviamente in un’ottica chirurgica. Finito questo corso io mi auguro che voi sappiate riconoscere alcuni segni e saper individuare i malati che possono aver bisogno di un trattamento chirurgico e per fare questo cominciamo con quella che è la patologia più diffusa nel mondo occidentale e cioè con l’arteropatia. Teniamo presente che comunque le patologie si ripetono e sono essenzialmente due, che possono riguardare il difetto circolatorio:patologie dilatative o ostruttive/stenosanti. Ci occupiamo di queste cose perché l’effetto può essere quello dell’ischemia, che è un diminuito apporto di nutrienti e soprattutto d’ossigeno e può essere di varia entità e di vario grado, può essere reversibile o irreversibile; da cosa dipendono questi parametri? Dalla sede, dalla durata,se è un problema acuto o cronico. Sostanzialmente, infatti, ci sono le ischemie acute e quelle croniche e in relazione ai due tipi di ischemia cambia l’atteggiamento. La patologia stenosante/ostruttiva è una patologia di tipo ubiquitario, dove ci sono arterie lì ci può essere questa patologia, ecco le conseguenza che ci interessano: Principali manifestazioni nelle malattie trombotiche arteriose ictus ischemico(lesione irreversibile) TIA(transient ischemic attack) CUORE infarto miocardio angina pectoris arterie periferiche dolore a riposo,ischemia critica,gangrena, necrosi(progressione della malattia) SNC FATTORI DI RISCHIO Modificabili immodificabili fumo di sigaretta I fattori di rischio modificabili sono importanti nella prevenzione primaria e cioè la possibilità di evitare completamente la malattia; ma anche nella prevenzione secondaria, cioè quella in grado di modificare la storia naturale della malattia. Sono importanti perché sono patologie che costano in termini di vita e di soldi, i costi sono enormi per curare questa patologia. Negli USA cominciano a considerare le patologie predisponesti come patologie sociali. È difficile che un malato nel corso della sua vita abbia una sola localizzazione(o SNC o cuore o arterie periferiche), ma almeno due,a volte (7% dei casi) anche tre, questo comporta che quando viene da voi un soggetto che ha l’arteropatia obliterante e vi dice “io quando cammino ho delle difficoltà”, allora voi dovete cercare di capire se quel paziente ha una cardiopatia ischemica. Importante è ricordarsi che l’arteropatia obliterante è una patologia polidistrettuale. EMODINAMICA: parametri principali Pressione: forza esercitata dal sangue su una unità di area della parete vasale(mmHg o cmH2O) Flusso: quantità di sangue che passa nell’unità di tempo attraverso una sezione del condotto(cm^3/sec) Resistenza: impedimento allo scorrimento del sangue(importante nella patologia perché è una cosa su cui si può agire) Legge di Poiseulle(legge fondamentale dell’emodinamica) F = ΔP π r^4 8ηl la legge di Poiseulle ci dice anche una cosa importante: perché ci sia un flusso è indispensabile un gradiente pressorio. Legge di Leonardo: SV=K Questa invece ci dice che c’è un rapporto fra la sezione e la velocità, quindi significa che dove si allarga il condotto diminuisce la velocità e viceversa dove è più stretto aumenta la velocità; questo è importante come meccanismo di compenso. Questo ci dice anche che dove c’è stenosi il flusso non si modifica perché compensato da un aumento della velocità; questo è importante per porre indicazione di intervento chirurgico ad un malato con stenosi per esempio della carotide:si opera solo se le stenosi sono superiori al 70% del lume del vaso. In ogni sezione del sistema circolatorio passa la stessa quantità di sangue ed evidentemente che succede? che la velocità deve cambiare. I distretti più importanti sono quelli condizionati da una resistenza e vedete che ci sono distretti a bassa resistenza che sono privilegiati e sono: carotidi,coronarie e arterie renali. Importante è anche la compliance(distensibilità) del sistema artero-venoso, nel settore venoso è molto elevata perché le vene fungono da serbatoio senza grosse variazioni di pressione. Distribuzione del flusso e consumo di ossigeno nei vari distretti non sono sovrapponibili; ci sono distretti in cui il consumo di ossigeno è molto più alto rispetto al proprio flusso sanguigno; nel rene invece passa il 25% di tutto il sangue però il suo consumo di ossigeno è solo il 10%, e questo perché qui il passaggio del sangue è funzionale all’intero organismo in rapporto a quelle che sono le funzioni del rene. Ci sono distretti in cui il flusso del sangue può aumentare tantissimo, per esempio: flusso ematico muscolare 1,5-6 ml/100g/min a riposo 80-100ml/100g/min in attività. Questo significa che ci sono dei meccanismi che regolano il flusso e sono: nervosa: solo simpatico che dà vasocostrizione, la vasodilatazione si ha abolendo il tono simpatico metabolica O2 e pH CO2 e ac. latticoflusso(meccanismo che si verifica anche nella patologia) ormonale : sistemicaadrenalina e noradrenalina locale PGA e PGE tutti questi fattori agiscono a livello delle arteriole perché sono quelle che hanno la possibilità di regolare tantissimo il flusso siandal punto di vista dell’apertura o dello spasmo, sia dal punto di vista degli shunt artero-venosi. Vediamo cosa succede quando in questo sistema circolatorio si inserisce qualcosa che non dovrebbe esserci(la placca e rigidità della parete); dove c’è la placca c’è resistenza e la pressione cade. Gli effetti della placca sul flusso sono in relazione a: entità della stenosi sede numero(è fondamentale perché l’effetto delle placca si somma secondo la legge di ohm) resistenze periferiche nella prima fase di formazione della placca non c’è alcun effetto sul flusso, al crescere dela placca(20-30%) il flusso da laminare diviene turbolento e questo è importante perché può dare dei segnali come il soffio,fremito con la palpazione e può essere visibile con ecodoppler. Perché i malati camminando hanno la claudicatio? Perché camminando,per la necessità di maggior afflusso sanguigno, diminuiscono le resistenze e una stenosi, che in condizioni di base non è critica, lo diventa sebbene il restringimento sia lo stesso. Camminando creiamo un’ ischemia che comporta una vasodilatazione che dovrebbe comportare un maggior richiamo di sangue, però siccome sono diminuite le resistenze e c’è la stenosi il paziente ha la claudicatio. Questo è l’importante concetto dell’ischemia relativa che c’è in tutti i distretti, vuol dire che lo stesso grado di stenosi determina una caduta del flusso se noi variamo le restitenze(e quindi creiamo un gradiente pressorio). La cosa importante è che la creazione di questo gradiente pressorio stimola lo sviluppo di circoli collaterali;per esempio la femorale superiore è la più colpita da arteriosclerosi degli arti inferiori, e qui è difficile che dia luogo ad eventi gravi, positivo è che la femorale superficiale si trovi tra due peduncoli arteriosi(femorale profonda e poplitea) dai quali può svilupparsi un circolo collaterale. Circoli collaterali importanti per gli arti inferiori sono rappresentati da quelli derivanti dall’iliaca interna o ipogastrica, per cui le alterazioni dell’iliaca esterna possono non avere grosse ripercussioni cliniche perché le arterie otturatorie e glutee(rami dell’iliaca interna) si collegano con i rami della femorale superficiale. Tuttavia a valle dei vasi del circolo collaterale avremo una caduta pressoria e quindi il sangue ha la possibilità di rientrare bel ramo del circolo collaterale e portare ad una diminuizione del flusso a valle.