Comunicato n. 172 - federazione confsal-unsa

COMUNICATO N. 172/2007
PROTOCOLLO N. 317 DEL 15 GIUGNO ‘07
AI SEGRETARI NAZIONALI DEI SINDACATI FEDERATI
AI SEGRETARI REGIONALI CONFSAL–UNSA
AI SEGRETARI PROVINCIALI CONFSAL–UNSA
LORO SEDI
Dal notiziario Confsal 146 del 15 Giugno 2007
MADE IN ITALY
Si riporta, ai fini informativi, il documento illustrato e consegnato al Ministro per il
COMMERCIO INTERNAZIONALE, On. Emma Bonino, che recentemente ha convocato il relativo
Tavolo di Concertazione di cui fa parte anche la Confsal.
CONSIDERAZIONI CONFSAL SUL TEMA INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL MADE IN ITALY
ANALIZZATO DALL’APPOSITO TAVOLO DI CONCERTAZIONE CON IL MINISTRO On. EMMA
BONINO.
Crescita ed export: l’Italia nell’economia mondiale.
L’economia mondiale
Nonostante il 2006 sia stato un anno positivo per il commercio e per l’economia mondiale, il
baricentro dello stesso, sia in termini di crescita che di competitività, si sta progressivamente
spostando verso l’area asiatica (a discapito di Europa e Stati Uniti). La Cina, locomotiva
dell’economia mondiale e fabbrica del mondo, muovendosi con grande discrezione sul piano della
diplomazia commerciale, sta plasmando l’area asiatica secondo le proprie esigenze. Dopo
l’adesione di Pechino alla WTO, la Repubblica Popolare sta infatti rafforzando la sua influenza sul
sud-est asiatico attraverso la stipula di accordi commerciali, sia bilaterali che multilaterali. L’esempio
più significativo è il rafforzamento dell’ASEAN, con l’istituzionalizzazione dei vertici ASEAN + 3 cui
partecipano Cina, Giappone e Corea del Sud. A ciò si aggiungono accordi economici (sia di libero
scambio che monetari) con India, Pakistan, Australia e Nuova Zelanda al fine di rafforzare il potere
di acquisto delle “monete asiatiche”, renmimbi yuan in primis.
In tale quadro è sempre più necessario ed impellente che l’Europa parli con una sola ed
unica voce, sia sul piano economico che su quello politico e sociale. Ciò al fine di poter far
fronte alle innumerevoli sfide e confronti provenienti da Stati Uniti e dalla Cina 1.
L’Italia
Il 2006 è stato un anno positivo per l’Italia, segnando l’abbandono del sentiero di “crescita zero” dei
primi anni del duemila e facendo prevedere un possibile ritorno verso dinamiche annuali più robuste
– leggermente inferiori al 2% - simili a quelle che hanno caratterizzato la seconda metà degli anni
novanta. La ripresa italiana manifestatasi nel 2006 (ma già in atto dall’anno precedente) è
naturalmente un fenomeno ciclico, legato alla ripresa dell’area euro, trainato dall’economia tedesca.
Essa però trova anche un fondamento nel processo di ristrutturazione ed ammodernamento
operato, negli ultimi anni, dalle imprese italiane (soprattutto del comparto manifatturiero).
Per un approfondimento sul tema: Paolo Salom, “Europa spettatrice nel grande gioco Cina-Usa”, disponibile on line
all’indirizzo: http://www.corriere.it/Speciali/Economia/2007/economia_societa/articoli/Cina_forum.shtml
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Per la finanza pubblica, il 2006 si è chiuso con risultati sensibilmente migliori di quanto atteso, con
un indebitamento netto pari al 4,4% del PIL. Tale cifra resta comunque ancora lontana dal 2,8 %
previsto dal patto di stabilità e crescita della zona euro. In tale contesto necessarie appaiono le
riforme strutturali, soprattutto quella del sistema previdenziale e pensionistico. Il vigente sistema
previdenziale può essere adeguato (si parla di manutenzione), coniugando la compatibilità
finanziaria di medio periodo con la sostenibilità sociale e l’equilibrio generazionale degli interessi in
campo. L’eliminazione dello “scalone”, previsto dalla legge Maroni, può trovare compensazione
finanziaria con il graduale innalzamento dell’età pensionabile da inserire in un sistema flessibile,
basato sulla volontarietà. Al contrario la modifica dei coefficienti di trasformazione avrebbe un forte
impatto sociale per l’inevitabile penalizzazione dei giovani lavoratori. Il sistema pensionistico
necessità di un mirato ed equo intervento finalizzato all’adeguamento graduale delle pensioni per il
recupero del potere di acquisto eroso, partendo da quelle più basse, comportando con ciò anche un
sostegno alla domanda con l’effetto indotto sulla crescita.
Sul fronte dell’inflazione, l’attenuazione degli impulsi esterni ha favorito la riduzione, nella media
annuale, della dinamica inflazionistica, con l’indice dei prezzi al consumo pari al 2,1%.
Nel mercato del lavoro, la fase di ripresa economica si è accompagnata ad un andamento ancora
favorevole dell’occupazione. In particolare, l’input di lavoro (unità di lavoro standard) è aumentato
dell’1,6 % nel 2006. Il tasso di disoccupazione si è invece attestato al 6,8 %2.
Sul piano della competitività internazionale, in una logica sempre più globalitaria, nonostante il
rafforzamento degli investimenti diretti esteri (IDE) sia in entrata che in uscita, l’Italia manifesta un
impellente bisogno di portare a termine le riforme ed i progetti nel campo delle infrastrutture
(per garantire una piattaforma logistica competitiva soprattutto a livello di porti ed aeroporti), sul
piano della ricerca e sviluppo (arginando il fenomeno della fuga di cervelli – brain drain -) e
rendendo più attrattivo e competitivo il sistema universitario, attraverso una più coesa sinergia
tra imprese ed atenei3. Come si evince da alcuni dati dell'Ocse, in Italia solo il 14% dei lavoratori ha
un'istruzione universitaria, contro il 25% in Francia, il 29% in Germania, il 39% negli Stati Uniti. Ciò
significa che in Italia gli immigrati fanno più concorrenza (sui compensi, al ribasso) per gli
stessi posti che occupano i molti italiani poco qualificati. I lavoratori stranieri in Italia
contribuiscono ormai per circa il 7% del prodotto interno lordo del Paese, versando ogni anno sei
miliardi in contributi nella casse dell'Inps (senza i quali tutti dovrebbero lavorare più a lungo o
guadagnare meno). Essi hanno già avviato o gestiscono 131 mila aziende. Ma attraendo solo
lavoratori poco qualificati si rischiano scontri e tensioni sociali (come recentemente avvenuto nella
Chinatown di Milano)4.
Politiche a sostegno dell’internazionalizzazione
La ricostituzione del Ministero del Commercio Internazionale e l’intensificazione delle missioni
commerciali di sistema all’estero guidate dal Presidente del Consiglio rappresentano sicuramente
un’inversione di tendenza positiva rispetto agli anni passati.
Tuttavia è manifesta l’esigenza di un maggiore potenziamento della diplomazia economica,
trasformando il nuovo legame tra Ambasciate ed Uffici ICE in un vero e proprio Sportello
Unico (comprendente Ufficio Commerciale dell’Ambasciata, ICE e Camera di Commercio) in
grado di fornire assistenza commerciale ed accompagnamento istituzionale al modello
produttivo della piccola e media impresa italiana. Vi è altresì la necessità di ridisegnare, per latro
le azioni già poste in essere risultano positive e condivisibili, la mappa degli uffici ICE nel mondo,
potenziando notevolmente (in termini di personale e di risorse finanziarie) le strutture collocate nel
continente asiatico (Cina in primis).
L’atteso ed auspicato salto di qualità per l’imprenditoria italiana deve passare, inoltre, attraverso la
definizione di una serie di obiettivi prioritari e, successivamente, attraverso la costituzione di
strategie paese/settore, d’intesa e in collaborazione con i soggetti pubblici e privati che intendano
operare nei mercati esteri. L’analisi da sviluppare deve tenere nel debito conto sia le necessità dei
nuovi Paesi target (in primis Cina ed India) che le scelte dell’imprenditoria, delle sue Associazioni e
degli Enti territoriali italiani.
Dati e statistiche tratte da Rapporto ISAE, “Le previsioni per l’economia italiana”, Roma 27 marzo 2007.
Sul dibattito in corso si veda anche: L. Cordero di Montezemolo, “Università: la sfida è la meritocrazia”, disponibile on
line all’indirizzo: http://www.corriere.it/Speciali/Economia/2007/economia_societa/articoli/ultima_giornata.shtml
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Per un approfondimento: Emma Bonino, “Mercati aperti, niente trucchi”, disponibile on line all’indirizzo:
http://www.corriere.it/Speciali/Economia/2007/economia_societa/articoli/bonino_forum.shtml
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Il sostegno all’internazionalizzazione dovrà poi sempre più riguardare non solo le imprese
italiane operanti all’estero, ma anche e soprattutto il personale impiegato da queste. E’
sempre più sentita infatti l’esigenza, da parte dei lavoratori espatriati residenti in paesi extra
europei, di vedersi equiparato il trattamento economico e sociale sul modello nazionale
italiano (in termini di riscatto dei contributi versati e di sistema assicurativo sanitario ed
infortunistico).
L’attività promozionale
Il filone del lifestyle rappresenta senza dubbio uno dei settori prioritari su cui concentrare risorse ed
investimenti. Oggi più che mai, é tempo di avviare organici e sinergici programmi promozionali e di
penetrazione commerciale, destinati ad imporre, prima di tutto, una filosofia produttiva e di consumo
all’insegna della qualità della vita e dell’eccellenza del made in Italy (con il suo contenuto di qualità,
di design e culturale) valore essenziale su cui concentrare gli sforzi.
Accanto alla promotion tradizionale, basata prevalentemente sulle fiere e gli eventi di settore,
maggiore impegno dovrà essere riservato ai beni di consumo, con poche ma visibili iniziative quali
campagne d’immagine ed educazione al consumo del prodotto.
Build, operate and transfert devono essere les mots de passe su cui costruire il successo della
nostra imprenditoria all’estero. Il successo, però, richiede – più di quanto sia stato necessario
in precedenza – la messa a punto di un forte sistema Paese che deve imparare a coordinarsi,
ad operare congiuntamente, a raccordare finanza, capacità costruttiva e know how
gestionale, a saper accettare le sfide condotte dalla concorrenza.
Attrazione degli investimenti esteri
Per vincere le sfide poste dalla globalizzazione diventa necessaria una più stretta interazione tra
centro e periferia, una più serrata collaborazione tra le imprese, l’abbandono dei vecchi modelli
del trade per adottare politiche di presenza e presidio del mercato, con centri di distribuzione,
showroom, centri di assistenza, joint ventures produttive e per la distribuzione ed il servizio al
cliente. Occorre quindi sviluppare una progettualità sul mercato, con la consapevolezza che
la competizione non riguarda più esclusivamente le imprese, ma coinvolge una molteplicità
di autorità governative, istituzioni finanziarie, attori economici, soggetti culturali,
organizzazioni politiche e sociali.
Per un Paese come l’Italia, che non dispone di grandi multinazionali ma di un tessuto economico di
piccole-medie imprese localizzate all’interno dei distretti industriali, operare attraverso un approccio
di Sistema Paese diventa una necessità ancor prima che una scelta, in un mercato mondiale, che
presenta grandi opportunità ma anche notevoli difficoltà. Vanno quindi varati progetti di durata
pluriennale in cui si tenda a privilegiare il concetto di promozione integrata, con una forte
accentuazione della promozione del “marchio” Italia, con tutto il suo contenuto di design,
innovazione ed eleganza. (Emilio Fatovic responsabile area formazione/lavoro)
( Il Segretario Generale:Prof.Marco Paolo Nigi )
Cordialità e saluti.
IL SEGRETARIO GENERALE
Renato Plaja