PERCHE’ EMMA BONINO NON POTRA’ MAI ESSERE LA PRESIDENTE DI TUTTI GLI ITALIANI Da alcuni giorni circola con insistenza negli ambienti politici il nome di Emma Bonino come probabile candidata alla Presidenza della Repubblica, e anche in un sondaggio del Corriere della Sera (on line), la Bonino è la più votata con il 26% delle percentuali. Questo dovrebbe preoccuparti perché, per la sua storia politica e societaria, la Bonino non potrà mai “rappresentare l’unità nazionale” come richiesto dall’articolo 87 della Costituzione, cioè essere la rappresentante di tutti gli italiani. In questi decenni Emma Bonino e i Radicali hanno distrutto alcuni dei principali valori su cui si reggeva la società italiana. Lei era sempre presente per demolire i valori fondanti un popolo, liberalizzare tutto, superando ogni natura e ogni legge naturale. Dal divorzio all’aborto (ritenute da lei leggi troppo restrittive), dalla depenalizzazione delle droghe all’apertura ad ogni “tipo” di famiglia, dalla completa autodeterminazione sul fine vita al suicidio assistito, .dall’ abolizione della legge 40/2004 all’introduzione dell’utero in affitto, la sua parola di picconatrice non è mai mancata. Recentemente è stato pubblicato un libro riguardante Emma Bonino da Danilo Quinto, autore di un testo che abbiamo già presentato, nel quale narra la sua conversione. L’ultima opera di Quinto si intitola; “Emma Bonino: dagli aborti al Quirinale?. Come si diventa un’icona laica della modernità e del potere”. Il testo ha la prefazione di Franco Amato, avvocato e bioeticista; ne riportiamo alcuni passaggi per conoscere meglio il personaggio Bonino. “L’ambizione che da sempre sottende la battaglia politico-culturale dei radicali, ed in particolare di Emma Bonino, è quella di dare una veste giuridica ad una simile concezione, attraverso il riconoscimento pubblico di veri e propri diritti. A cominciare dal diritto dei diritti, ovvero quello dell’autodeterminazione. In questo gli stessi radicali sembrano sposare in pieno la teoria del filosofo americano Robert Nozik, secondo la quale ogni individuo si trova dentro una sfera morale che nessuno può invadere, tanto meno lo Stato, ed è un’isola, un’entità a sé stante, autodeterminante, completamente avulsa dal contesto comunitario in cui vive. Questa visione si contrappone a quella secondo cui l’uomo, nella sua inseparabile unità di anima e corpo, è dotato di un ‘quid divino’ che lo rende unico, originale, irripetibile e naturalmente inserito in una dimensione sociale. In questo senso Aristotele sosteneva che la pretesa di vivere in uno splendido isolamento, secondo una prospettiva assolutamente individualista, era caratteristica impossibile all’uomo (per sperimentarla occorreva essere una bestia selvatica o un dio), e parlava dell’uomo come di un essere naturaliter sociale (ὁ ἄνθρωπος φύσει πολιτικὸν ζῷον), per cui l’esistenza o la morte di ciascuno di noi non può essere indifferente alla comunità. Il confronto fra queste due visioni antropologiche costituisce la grande sfida oggi in atto nella società moderna. Una sfida che, sempre più, tende inesorabilmente e drammaticamente ad essere trasferita sul piano giuridico. In questa operazione di trasferimento, come lucidamente denuncia Danilo Quinto nella sua opera, i radicali sono davvero dei maestri. Emma Bonino, come ci spiega Quinto, impersona un simbolo, è l’espressione emblematicamente più elevata – anche in virtù delle sue personali vicissitudini e lotte politiche – della Weltanschauungradicale. 1 Per questo l’eventualità che essa assurga alla carica di Capo dello Stato e, conseguentemente, possa rappresentare l’unità nazionale – come prevede l’articolo 87 della Costituzione – sancirebbe il sugello definitivo a quella cultura radical-libertaria, che proprio per il suo orizzonte mortifero e per quella cupa dimensione tanatofila in cui si radica, appare profondamente disumana e totalmente distante dalla cultura popolare del nostro Paese. Come dimostra chiaramente Quinto nelle sue opere sul tema, i radicali pur essendo inesorabilmente destinati al recinto della dimensione minoritaria, – anche se nell’autoconvincimento aristocratico di rappresentare una élite di ottimati –, possiedono tuttavia una diabolica capacità di inoculare virus esiziali e perniciosi nel tessuto sociale del popolo italiano. Lo si è visto, in particolare, con le battaglie sul divorzio e sull’aborto. Anche per questo Emma Bonino, al di là dei limiti e dei pregi personali, non può diventare Presidente della Repubblica” (Dall’introduzione di Gianfranco Amato”. Dunque, con tutto il rispetto per la persona, per la sua competenza, per la sua onestà non essendo mai stata sfiorata da scandali, della sua storia serve chiederne conto. 2