I partiti e la questione della rappresentanza Definizione I partiti possono essere definiti come aggregazioni di uomini e donne che si associano per mutare la distribuzione del potere politico e, a volte, la stessa struttura di classe del sistema storico vigente. Origine storica dei partiti: possibili interpretazioni A) Relazione tra parlamento e società Esaminando alcuni momenti della storia possiamo legare la nascita dei partiti a situazioni di scontro politico come quello che si accende tra nemici e sostenitori del re, spesso all'interno di un parlamento non rappresentativo (cfr. differenza tra parlamento di tipo "medievale" e di tipo "moderno"). Secondo questa ipotesi interpretativa, i partiti nascono nei parlamenti, ma ad un certo punto escono nella società per trovare in essa consenso. Resta in ogni modo innegabile il fatto che questa origine parlamentare non esaurisce le modalità di nascita dei partiti: basti ricordare che due grandi tipi di partito nascono (e non per caso !) al di fuori del mondo parlamentare: quelli democristiani-cattolici quelli socialisti-comunisti-socialdemocratici B) Fratture storiche legate al processo di costituzione degli stati moderni a) Centro-Periferia b) Stato-Chiesa c) Città-Campagna d )Proprietari dei mezzi di prod.-Lavoratori Tipologia dei partiti E’ possibile condurre una classificazione dei partiti prendendo alcuni punti riferimento: a) Secondo l’ideologia b) Secondo le classi sociali di riferimento c) Secondo l’organizzazione interna I sistemi di partito a) A partito unico b) A sistema bipartitico c) A sistema pluripartitico (che può presentare una frammentazione moderata o un pluripartitismo polarizzato) Partiti e movimenti politici in Italia L’attuale vita politica italiana è caratterizzata dalla presenza di partiti politici di lunga tradizione e da nuovi movimenti sorti recentemente, spesso per protestare contro l’eccesso di potere dei partiti storici, e contro l’eccessiva intromissione dell’apparato statale nella vita economica e civile del nostro Paese. L’origine dei partiti storici ci porta a considerare alcune aree politiche ed ideali: a) Movimenti democratici che nell’età del Risorgimento hanno contribuito alla nascita dell’Italia unita e hanno lottato in nome del sempre più forte allargamento della partecipazione del popolo alla vita civile. b) Movimenti di natura liberale moderata, presenti anch’essi nella lotta risorgimentale, impegnati nella guida politica del Paese, soprattutto nei primi decenni di vita politica unitaria. c) Movimenti di natura socialista che, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, si assumono la difesa delle classi lavoratrici e danno un decisivo contributo alla trasformazione dello stato liberale puro (“neutrale nei conflitti di classe”) in stato sociale, cioè più sensibile nei confronti della qualità della vita dei cittadini e più disponibile a produrre correttivi delle più forti e inaccettabili forme di disuguaglianza sociale. d) Movimenti legati al mondo cattolico (attivi dopo un primo superamento delle tensioni tra Stato e Chiesa nel secondo ‘800), impegnati nella difesa delle libertà e degli spazi storici, tradizionalmente controllati dal mondo cattolico, e nell’esaltazione dei valori cristiani della fratellanza e della solidarietà tra le classi sociali. Ruolo costituzionale dei partiti La Costituzione Repubblicana, entrata in vigore nel 1948, riconosce ai partiti una precisa dignità costituzionale e un ruolo decisivo nella vita politica nazionale. Nell’art.2 si riconoscono i diritti inviolabili dell’uomo non solo come singolo, ma anche “nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Nell’articolo 18 si parla del diritto che i cittadini hanno di associarsi liberamente, e nell’articolo 49 si sostiene che “Tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Tangentopoli e la crisi morale dei partiti Il progressivo ingresso nei settori della vita economica e sociale del Paese di apparati dello Stato e la particolare frammentazione delle organizzazioni politiche hanno contribuito alla nascita di forme evidenti di lottizzazione del potere e di generale strapotere dei partiti. L’inchiesta della Magistratura milanese, iniziata nel 1992, ha indirettamente prodotto nell’opinione pubblica l’idea di una possibile condanna dei partiti in quanto tali. Per questo motivo risulta particolarmente interessante una questione: “E’ possibile pensare ad una democrazia senza partiti?” Ecco la risposta dello studioso G.Pasquino: “...può esserci democrazia senza partiti, ma una democrazia senza partiti è abitualmente meno ampia dal punto di vista delle possibilità e della realtà di partecipazione dei cittadini, meno approfondita dal punto di vista della diffusione delle tematiche politiche e, tutto sommato, qualitativamente meno efficace della democrazia dei partiti. Ciò, comunque, non annulla in alcun modo la necessità di criticare la democrazia dei partiti e naturalmente anche la democrazia nei partiti. Tuttavia non esiste alcun sostituto funzionale ai partiti, almeno fino ad oggi, in grado di garantire uguale ampiezza e profondità di una ben funzionante democrazia dei partiti.”