“Centro Studi A. De Gasperi”
Via U. Bassi, 32 – 40024 Castel San Pietro Terme (BO)
“La crisi economica e la tutela del risparmio”
“… per evitare l’unica crisi che ci minaccia: la tragedia di non voler lottare per superarla.”
(Albert Einstein)
26 APRILE 2012
Premessa: non passa giorno che la parola “crisi” non ce la ritroviamo dappertutto: sui quotidiani,
nei programmi televisivi, nelle discussioni con gli amici, sul posto di lavoro, nelle nostre case. Da
qualche anno si ha la percezione che questo lento declino non abbia mai fine, colpendo
inesorabilmente proprio tutti. Soprattutto si sentono gli effetti della crisi: buste paghe sempre più
leggere con un potere di acquisto sempre più basso, continui rincari della benzina, oramai alle
stelle, introduzione di nuove tasse, incertezza dei contratti di lavoro a tempo indeterminato,
crescita a due cifre per la disoccupazione giovanile, precariato per tanti e tanti cittadini e così via.
Con l’incontro di oggi ci si vuole aprire a un ragionamento con tutti i partecipanti, le istituzioni, le
associazioni per poter meglio comprendere le cause che ci hanno portato fino a questo punto,
davvero impensabile.
Si vogliono dare ascolto e spazio alle perplessità di tutti noi che, quotidianamente, lottiamo e
speriamo in un’inversione di rotta per recuperare fiducia nelle nostre capacità, per riappropriarci
della serenità nello svolgimento delle nostre azioni, per assicurare un futuro migliore ai nostri
giovani.
Cerchiamo di capire bene le cause di tanto degrado, per non ricadere mai nei tranelli che la
stupidità e l’avidità umana possono trarci.
Addetto Stampa “Centro Studi A. De Gasperi” Castel San Pietro Terme
Massimo Rubbi - Socio Fondatore
QUALI SONO LE CAUSE DELLA CRISI
La crisi economica italiana ha 3 cause:
1) i debiti dello Stato (vedi grafico)
2) l’economia che non cresce
3) la scarsa credibilità dei governanti, che hanno affrontato la crisi tardi, in modo incerto e poco
coerente.
Alla base di tutto c’è il debito accumulato dallo Stato italiano che ha raggiunto i 1.900 miliardi di
euro, cioè il 120% della ricchezza prodotta dal nostro Paese in un anno, il cosiddetto Pil.
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Come viene effettuato il calcolo del Pil?
Si tratta di un indicatore economico importante. Anche se per alcuni economisti non è in grado di
indicare con precisione la reale ricchezza di un Paese. Ma come viene calcolato?
Il Pil, Prodotto Interno Lordo, è l’insieme di tutti i beni e i servizi prodotti da un paese in un
determinato periodo: dai prodotti agricoli alle automobili, dalle navi ai servizi erogati da banche,
assicurazioni e aziende pubbliche.
Nel nostro Paese il calcolo del Pil è affidato all’Istat.
Nella somma rientra tutto quello che viene prodotto nel Paese per oltre 100 diverse attività
economiche in cui sono classificate le unità produttrici e per oltre 100 tipi diversi di beni e servizi.
I dati di partenza sono i bilanci di tutte le imprese industriali e dei sevizi italiane, depositati alle
Camere di Commercio o comunicati all’Istat nelle rilevazioni statistiche, i dati Istat sul settore
agricolo, quelli della Banca d’Italia sulle banche e le altre istituzioni finanziarie, i bilanci delle
Imprese di assicurazione raccolti dall’ISVAP, i bilanci delle Amministrazioni Pubbliche, oltre a una
serie di informazioni dettagliate che vengono da alcune grandi imprese o da associazioni di
categoria.
A tutto questo va, poi, aggiunto il valore dei beni e dei servizi importati dall’estero e una stima di
tutte le attività che, a causa dell’elusione o dell’evasione, non vengono dichiarate.
Si ha così il totale dei beni e dei servizi offerti.
Questo valore deve essere uguale alla domanda, cioè a tutto ciò che viene utilizzato o consumato
all’interno del paese o esportato: sono i costi delle imprese (per esempio per le materie prime), i
consumi delle famiglie, gli investimenti, la spesa delle Amministrazioni pubbliche.
Questi valori vengono stimati a partire dai bilanci delle imprese e delle Amministrazioni, dalle
indagini Istat sulle famiglie, da quelli sulle immatricolazioni dei veicoli o sulle attività di
costruzione.
Il Pil è, quindi, il risultato dell’equilibrio tra l’offerta e la domanda di beni e servizi.
L’accesso al credito è sempre più difficile per i cittadini.
In alcuni Paesi del Nord Europa gruppi di cittadini si sono uniti per dar vita a banche e finanziarie
cooperative e di solidarietà, che erogano prestiti ai soci con tassi inferiori rispetto a quelli praticati
normalmente dalle banche. Iniziative simili sono sorte anche in Italia e i cittadini volonterosi
possono attivarsi per realizzarle.
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Credito ai meritevoli
«Attenzione però – avverte Domenico Delli Gatti, docente di Economia politica all’Università
Cattolica di Milano – perché è un dovere importante delle banche esercitare il cosiddetto “merito di
credito”, cioè riservarsi la facoltà di rifiutare un prestito se giudica che il destinatario non abbia i
mezzi per restituirlo.
La crisi americana del 2008, quella legata ai mutui “subprime”, è dovuta proprio al fatto che le
banche non hanno esercitato questo loro diritto, concedendo denaro anche a chi non aveva i mezzi
per restituirlo e poi cedendo subito il loro credito a società terze.
Risultato: circa il 20% dei mutui subprime è andato insoluto e i beneficiari hanno perso tutto, anche
la casa».
Il gusto di pagare le tasse
Una ricerca americana porta alla scoperta di una nuova, insospettabile fonte di piacere: imposte e
balzelli! Proprio così, fare il proprio dovere di buon cittadino soddisfa, pare, quanto una porzione
abbondante della propria torta preferita. Ma solo a patto che la tassa sia giusta.
Pagare le tasse dà piacere, che ci crediate o no. Ad affermarlo è Bill Harbaugh, dell'Università
dell'Oregon (Usa), che ha condotto uno studio sull'impatto a livello cerebrale dell'esborso di denaro,
sia obbligatorio (le tasse, appunto) sia volontario (come la beneficenza). Sorprendente il risultato:
quando paghiamo le tasse si "accendono" le stesse aree del cervello che sono attive quando
gustiamo una fetta di torta o chiacchieriamo con un amico.
Il fisco? Dà piacere...
Lo scienziato e il suo gruppo di ricerca hanno preso a campione 19 studentesse universitarie e
hanno dato loro 100 dollari a testa da spendere in una serie di attività: tra queste, il pagamento di
una a caso tra 60 tasse proposte con l'esperimento. Gli strumenti di controllo (e tra questi anche la
risonanza magnetica) hanno mostrato che all'esborso corrispondeva un'iperattività di due aree
cerebrali, il nucleo caudato e il nucleo accumbens, normalmente coinvolte quando viene soddisfatto
un bisogno primario, come il nutrirsi. «Ci piace lamentarci delle tasse», afferma Harbaugh, «ma in
realtà pagarle ci fa sentire meglio». Soprattutto se ne percepiamo il motivo e il giusto fine.
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Crolla il risparmio delle famiglie. Risale lo spread, Borse deboli
Nel 2011 è sceso ai minimi dal 1995. Il potere di acquisto è diminuito dello 0,5%.
Giù i profitti delle imprese
Nel 2011 la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 12%, il valore più basso dal
1995, con una diminuzione dello 0,7% rispetto al 2010. Lo rende noto l'Istat, spiegando che «il
potere di acquisto delle famiglie nel 2011 è diminuito dello 0,5%», nonostante il reddito disponibile
sia salito del 2,1%.
Giù i profitti delle imprese. Nel 2011 la quota di profitto delle società non finanziarie si è attestata
al 40,4%, il valore più basso dal 1995, con una riduzione dell'1,1% rispetto al 2010. Nel quarto
trimestre, è stata pari al 40,3%, (-0,6%) rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto al
corrispondente periodo del 2010.
L'allarme di Bankitalia. Durante la fase acuta della recessione, nel 2008-09, la caduta dei redditi
familiari ha raggiunto in Italia il 4%, a fronte di una riduzione del pil del 6%, ha detto ieri il vice
direttore generale di Bankitalia, Anna Maria Tarantola. Nella maggior parte degli altri paesi
avanzati «il reddito disponibile lordo reale delle famiglie è invece cresciuto, nonostante la
contrazione del prodotto».
Che cosa è lo “Spread”
Uno degli indicatori più usati per valutare la crisi italiana è lo “spread con i bund tedeschi”. Lo
spread è considerato infatti un indicatore della capacità di un paese di restituire i prestiti.
Lo stato italiano, per esempio, ha moltissimi debiti, costituiti sostanzialmente da tutti i titoli di stato
(Bot, btp ecc) emessi in cambio di soldi presi in prestito da cittadini, banche , altri paesi. Ma oggi
l’italia è da questo punto di vista meno credibile (è stata recentemente degradata da due agenzie che
valutano le capacità dei debitori di rendere i soldi) e per far acquistare i suoi bot deve offrire
interessi sempre più alti.
E siccome lo spread è la differenza o “allargamento” (spread in inglese) di rendimento tra i titoli di
Stato (come i btp) italiani e quelli tedeschi (“bund”), meno l’Italia è credibile, più alti sono gli
interessi che deve pagare per avere prestiti e più aumenta lo spread con i titoli tedeschi, giudicati
molto affidabili. Pagare alti interessi può infine avere come conseguenza l'impossibilità di ridurre i
debiti, il che farebbe di nuovo crollare l'affidabilità del paese, in una spirale sempre più
inarrestabile.
Se lo Stato chiede troppi prestiti
Il debito è costituito dai vari tipi di “titoli di Stato” (come i bot e i btp: buoni del tesoro) emessi
dallo Stato a garanzia di prestiti da cittadini, banche, altri Paesi. Ma oggi l’italia è meno credibile (è
stata degradata dalle agenzie che valutano la capacità dei debitori di restituire i prestiti) e per farsi
prestare soldi deve offrire interessi sempre più alti. Il che accresce i debiti, e si comincia a temere
che non potremo pagarli. Ma per fortuna c’è ancora qualche via d’uscita.
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Agenzie di Rating
Un' agenzia di Rating o agenzia di valutazione è una società che assegna un giudizio, un rating,
riguardante la solidità e la solvibilità di una società emittente titoli sul mercato secondario.
I "rating" sono dei voti su una scala predeterminata, generalmente espressa in termini di lettere e/o
altri simboli. Le società di Rating più conosciute sono la Standard & Poor's, Moody's Investor
Service e Fitch Ratings. Queste società sorgono per aiutare ad affrontare i problemi di assimetria
informativa presenti sul mercato al fine di aumentarne l'efficienza a livello globale.
Gli investitori presenti sul mercati si affidano ai giudizi emessi dalle agenzie di rating per decidere
quali titoli comprare e in che misura, a seconda della predisposizione al rischio dei soggetti
investitori.
Vigilanza
La vigilanza sulle agenzie di rating è affidata all’autorità competente dello Stato membro di origine
(per esempio, in Italia la Consob), in collaborazione con le autorità competenti degli altri Stati
membri interessati, avvalendosi del collegio competente e coinvolgendo opportunamente l'Autorità
per i mercati e le borse europee (ESMA). Nel luglio 2011, all'inizio della crisi dei debiti sovrani, la
Consob ha convocato i rappresentanti delle agenzia di rating Standard & Poor's Italia e Moody's
Italia per chiedere delucidazioni su un report diffuso dalle agenzie lo scorso primo luglio sulla
manovra correttiva varata dal governo .
Conflitti di interesse
La crisi finanziaria americana dai mutui subprime del 2008 ha messo in luce i molti problemi a
associati alle Agenzie di Rating, sia in termini di incentivi sia nello svolgimento della loro attività.
Innanzitutto, esiste un chiaro problema di incompatibilità negli incentivi: se da un lato la società
emittente il titolo paga per il rating e può cercare di ottenere il miglior rating possibile, dall'altro
lato l’agenzia può essere incline a ricompensarlo per essere stata scelta in termini di rating più
elevato del previsto. Esiste inoltre un evidente conflitto di interesse riguardante i consigli sugli
investimenti finanziari strutturali: un’agenzia infatti può in un primo momento dare consigli
all’emittente su come la costruzione di un titolo dovrebbe ripercuotersi sul rating del titolo stesso e,
in seguito, pubblicare un rating che conferma i propri consigli, guadagnandoci addirittura due
onorari. Stime recenti affermano che il 44 per cento dei guadagni di Moody’s, una delle più
importanti società di rating nel 2006 è arrivato dalle sue attività nella finanza strutturata.
Crisi finanziaria
La recente crisi finanziaria ha riacceso il dibattito sulla regolamentazione delle agenzie di rating.
Infatti è ormai opinione diffusa che le agenzie abbiano contribuito alla crisi assegnando rating
troppo alti alle obbligazioni garantite da mutui subprime. Il 12 novembre 2008, la Commissione
europea ha pubblicato una “draft regulation” per le agenzie di rating. La proposta è stata approvata
il 23 aprile 2009 dal Parlamento europeo e il 27 luglio dal Consiglio. La versione finale è
applicabile dal 7 dicembre e gli Stati membri hanno avuto sei mesi di tempo per adottare le misure
attuative.
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I possibili rimedi
Così come sono 3 le cause della crisi, sono 3 anche i possibili rimedi:
1) la diminuzione del debito
2) la crescita economica
3) un governo credibile e capace di imporre a tutti, in modo equo, i sacrifici necessari per
ridurre il debito e riavviare l’economia.
Fonti:
http://www.focus.it/dossier/economia/crisi/le-cause-della-crisi.aspx
www.wikipedia.org
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