L`integrazione e l`agenda sociale

Comitato economico e sociale europeo
SOC/362
L'integrazione e
l'agenda sociale
Bruxelles, 17 febbraio 2010
PARERE
del Comitato economico e sociale europeo
sul tema
L'integrazione e l'agenda sociale
(parere di iniziativa)
_____________
Relatore: Luis Miguel PARIZA CASTAÑOS
Correlatore: Pedro ALMEIDA FREIRE
_____________
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
Rue Belliard/Belliardstraat 99 — 1040 Bruxelles/Brussel — BELGIQUE/BELGIË
Tel. +32 25469011 — Fax +32 25134893 — Internet: http://www.eesc.europa.eu
IT
-1Il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 luglio 2009, ha deciso, conformemente al
disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere di
iniziativa sul tema:
L'integrazione e l'agenda sociale.
La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del
Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 26 gennaio 2010.
Alla sua 460a sessione plenaria, dei giorni 17 e 18 febbraio 2010 (seduta del 17 febbraio), il Comitato
economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 158 voti favorevoli, 3 voti contrari e
3 astensioni.
*
*
*
1.
Conclusioni e proposte
1.1
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE), in quanto istituzione fortemente impegnata
sia nell'impulso e nell'elaborazione dell'agenda sociale che nella promozione dell'integrazione
degli immigrati e delle minoranze etniche, ha deciso di elaborare il presente parere d'iniziativa
al fine di incoraggiare l'UE a rafforzare i legami tra le politiche di integrazione e
l'agenda per la politica sociale.
1.2
Il 2010 sarà un anno molto importante per le politiche sociali dell'UE: oltre a essere l'Anno
europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, esso vedrà infatti l'elaborazione della
strategia UE 2020 e l'approvazione di una nuova agenda sociale.
1.3
Il CESE ritiene che nella revisione dell'agenda sociale a partire dal 2010 si dovrà tenere conto
in modo più rilevante degli effetti sociali dell'immigrazione.
1.4
Considerando che l'immigrazione e l'integrazione da un lato e l'agenda sociale dall'altro sono
di competenza di commissari e direzioni generali diverse, il CESE suggerisce di migliorare la
cooperazione politica e amministrativa in seno alla Commissione europea.
1.5
Le politiche di integrazione devono essere strettamente legate agli obiettivi principali della
politica sociale dell'UE. In questo modo tutte le persone, ivi compresi i cittadini dei paesi
terzi, i cittadini europei provenienti da un contesto migratorio e quelli appartenenti alle
minoranze potranno beneficiare delle opportunità che esse offrono. Allo stesso modo, la lotta
all'esclusione sociale deve riguardare tutte le persone, compresi gli immigrati, che siano
cittadini dell'UE o di paesi terzi.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
-21.6
Secondo il CESE la priorità va data al rafforzamento dell'integrazione a livello europeo,
tenendo conto di fattori quali la crisi economica, la situazione degli immigrati e delle
minoranze rispetto all'occupazione, l'inclusione sociale, l'uguaglianza di genere, la povertà,
l'istruzione e la formazione, la salute, la protezione sociale e la lotta alla discriminazione.
1.7
La prospettiva della diversità derivante dall'immigrazione deve essere incorporata in modo
trasversale nella formulazione e nell'esecuzione delle politiche sociali, parallelamente allo
sviluppo di politiche e misure specifiche volte all'integrazione degli immigrati e delle
minoranze etniche.
1.8
Di conseguenza, e in considerazione dell'esperienza accumulata nel contesto di altre politiche,
il CESE propone che si strutturi un processo di incorporazione sistematica
(mainstreaming) dell'integrazione degli immigrati e delle minoranze nei diversi strumenti
politici, legislativi e finanziari dell'UE, per promuovere, insieme all'integrazione, la parità di
trattamento e la non discriminazione.
2.
Presentazione
2.1
L'Unione europea si sta dotando di una politica comune in materia di immigrazione, alla cui
elaborazione, attraverso i suoi pareri, contribuisce anche il Comitato economico e sociale
europeo, che mette in rilievo l'importanza dell'integrazione come "chiave per il successo
dell'immigrazione" e riconosce la necessità che le società europee migliorino la capacità di
gestire la diversità derivante dall'immigrazione, al fine di aumentare la coesione sociale.
2.2
Nel corso degli ultimi dieci anni, gli immigrati hanno contribuito in modo significativo allo
sviluppo economico e sociale dell'Europa 1 . Molte persone - sia uomini che donne provenienti da paesi terzi sono entrate nei mercati del lavoro europei, collaborando alla
crescita dell'economia e all'incremento dell'occupazione, dei contributi sociali e del gettito
fiscale.
2.3
Il CESE ha proposto la cosiddetta "integrazione civile" la quale si basa sulla "progressiva
equiparazione degli immigranti al resto della popolazione, per quanto riguarda diritti e doveri,
l'accesso ai beni, ai servizi e alle basi di partecipazione civile in condizioni di parità di
opportunità e di trattamento"2.
1
2
COM(2008) 758 def.
GU C 125 del 27.5.2002.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
-32.4
Nell'anno 2010 si dovranno rinnovare tanto la strategia di Lisbona, attraverso la strategia UE
2020, quanto l'agenda sociale, e sarà sottoposto a valutazione il Fondo per l'integrazione.
Inoltre l'UE potrà disporre del Trattato di Lisbona e della Carta dei diritti fondamentali, la
nuova Commissione sarà entrata in carica3 e il Parlamento sarà nella prima fase dell'attuale
legislatura.
2.5
Il 2010 sarà anche l'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, contesto
ideale per il rinnovo dell'impegno per la solidarietà, la giustizia sociale e una migliore
inclusione.
2.6
Le politiche di integrazione devono essere strettamente legate agli obiettivi principali della
politica sociale dell'UE. Il CESE suggerisce di migliorare la cooperazione politica e
amministrativa in seno alla Commissione europea.
2.7
Di fronte alla crisi economica, molti immigrati si trovano a far parte dei gruppi sociali più
vulnerabili, e sono le prime vittime: sono i primi a perdere l'impiego, hanno gravi difficoltà a
reintegrarsi nel mercato del lavoro e sono esposti al rischio povertà, situazione questa che
risulta ancora più grave nel caso delle donne immigrate4.
2.8
In molti casi, inoltre, i figli e le figlie degli immigrati hanno più probabilità di non portare a
termine con successo gli studi.
2.9
Il CESE ritiene necessario intensificare la lotta alla discriminazione, sviluppando gli
strumenti legislativi esistenti e rafforzando le politiche pubbliche e gli impegni sociali
finalizzati all'integrazione.
2.10
Nell'attuale situazione di crisi economica, nel dibattito politico e sociale di alcuni Stati
membri si registrano attacchi verbali sempre più intensi contro i diritti degli immigrati, che
portano a un irrigidimento della legislazione e alimentano la xenofobia.
2.11
Alcuni governi stanno inoltre tagliando i fondi pubblici destinati alle politiche di integrazione
quando, proprio in tempo di crisi, sarebbe invece opportuno aumentare la spesa per le
politiche sociali.
2.12
Il CESE ritiene che un'adeguata politica di integrazione sia uno dei fattori che favoriscono
l'efficienza economica e la coesione sociale, nel quadro di una politica comune di
integrazione appropriata.
3
4
L'integrazione e l'agenda sociale sono di competenza di commissari e direzioni generali diverse.
Fonte: Eurostat.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
-42.13
Le politiche di integrazione in Europa sono molto diverse, in quanto rispecchiano la diversità
delle culture sociali e politiche e dei sistemi giuridici. In tutti gli Stati membri, però, gli
obiettivi dell'integrazione sono legati alle politiche sociali.
2.14
Nell'Unione europea sono diversi anche i ritmi di assorbimento degli immigrati. Attualmente i
flussi migratori interessano in misura minore i nuovi Stati membri dell'Europa centrale e
orientale, mentre sono più significativi nei paesi del Sud e dell'Ovest. L'esperienza fa tuttavia
supporre che in futuro tutti i paesi europei conosceranno elevati tassi di immigrazione.
2.15
Il CESE ritiene necessario, nel contesto di una strategia globale della politica europea di
immigrazione, rafforzare i legami tra l'immigrazione e lo sviluppo. Questo è stato l'approccio
adottato da due pareri elaborati dal Comitato5.
3.
L'integrazione
3.1
Il processo sociale di integrazione si sviluppa in diversi ambiti della vita personale: nella
famiglia, nel quartiere e nella città, nel lavoro, nel sindacato, nell'organizzazione
imprenditoriale, nella scuola, nel centro di formazione, nelle associazioni, nelle istituzioni
religiose, nelle società sportive, nelle forze armate, ecc.
3.2
Considerando che l'integrazione è un processo che si realizza nelle strutture sociali, è
necessario che vi sia una buona governance perché le autorità pubbliche appoggino e
accompagnino questo processo sociale attraverso politiche adeguate. Gli enti regionali e
locali, nel quadro delle competenze di cui sono investiti nei rispettivi Stati membri,
dispongono di strumenti politici, normativi e finanziari che devono utilizzare in modo
appropriato nelle politiche di integrazione.
3.3
Il decimo principio fondamentale comune (allegato 1) prevede l'inclusione delle politiche e
misure di integrazione in tutte le agende politiche e a tutti i livelli di governo
(mainstreaming).
3.4
Il CESE ha elaborato diversi pareri d'iniziativa 6 volti a promuovere nell'UE politiche di
integrazione a carattere proattivo, basate su un approccio bidirezionale rivolto sia alle società
di accoglienza che agli immigrati, con l'obiettivo di pervenire ad una società in cui tutti i
cittadini, indipendentemente dalla loro origine, abbiano gli stessi diritti e doveri e
condividano i valori delle società democratiche, aperte e pluraliste.
5
6
Cfr. i seguenti pareri del CESE:

GU C 44 del 16.2.2008, pag. 91

GU C 120 del 16.5.2008, pag. 82.
Cfr. i seguenti pareri del CESE:




GU C 27 del 3.2.2009, pag. 95
GU C 125 del 27.5.2002, pag.112
GU C 80 del 30.3.2004, pag. 92
GU C 318 del 23.12.2006, pag. 128.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
-5-
3.5
Secondo il CESE, le parti sociali e le organizzazioni della società civile hanno un ruolo
essenziale da svolgere in tal senso. Sia gli immigrati che le società di accoglienza devono
manifestare un atteggiamento favorevole all'integrazione. Le parti sociali e le organizzazioni
della società civile devono anch'esse impegnarsi nelle politiche di integrazione e nella lotta
contro la discriminazione.
3.6
L'integrazione è un processo sociale che coinvolge tanto gli immigrati quanto la società di
accoglienza e nei cui confronti le diverse amministrazioni pubbliche e gli attori sociali hanno
il dovere di impegnarsi. Le autorità europee, nazionali, regionali e locali devono elaborare dei
programmi nell'ambito delle rispettive competenze. Detti programmi devono integrarsi e
coordinarsi in modo adeguato, affinché sia garantita la loro efficacia e la loro coerenza
globale.
3.7
In un precedente parere7, il CESE ha chiesto un maggior impegno da parte degli enti locali, in
quanto l'integrazione è una sfida che riguarda soprattutto il livello locale e regionale.
Le politiche di integrazione daranno risultati migliori se coinvolgeranno direttamente gli enti
regionali e locali e si avvarranno della collaborazione attiva delle organizzazioni della società
civile.
3.8
L'integrazione è un processo bidirezionale, fondato su diritti e obblighi per i cittadini dei paesi
terzi e per la società d'accoglienza, e volto a garantire agli immigrati una piena
partecipazione. In un suo precedente parere il CESE ha definito l'integrazione come
"la progressiva equiparazione degli immigranti al resto della popolazione, per quanto riguarda
diritti e doveri, l'accesso ai beni, ai servizi e alle basi di partecipazione civile in condizioni di
parità di opportunità e di trattamento"8.
3.9
A giudizio del CESE, gli immigrati devono avere un atteggiamento favorevole
all'integrazione, e l'approccio bidirezionale significa che essa non riguarda soltanto gli
immigrati ma anche la società di accoglienza.
3.10
Le politiche di integrazione e di inclusione sociale devono riguardare ambiti diversi, tra cui la
prima accoglienza, l'insegnamento della lingua, delle leggi e dei costumi, la lotta alla
discriminazione, le politiche di occupazione e formazione, l'uguaglianza di genere,
l'insegnamento per i minori, la politica familiare, quella per la gioventù e quella degli alloggi,
l'assistenza sanitaria, la lotta alla povertà, l'estensione dei servizi sociali e la promozione della
partecipazione civica delle persone provenienti da un contesto migratorio.
7
8
GU C 318 del 23.12.2006, pag. 128.
GU C 125 del 27.5.2002, punto 1.4 (relatore: PARIZA CASTAÑOS).
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
-63.11
Queste politiche devono consentire alle persone che provengono da un contesto di
immigrazione di vivere in armonia nelle società europee di accoglienza, società che diventano
sempre più differenziate dal punto di vista etnico e culturale.
3.12
Nel 2002, nel corso di un convegno9 organizzato in collaborazione con la Commissione, il
CESE ha proposto alle istituzioni UE di elaborare un programma europeo per l'integrazione e
di creare un fondo comunitario apposito. La Commissione ha lanciato un programma pilota
nell'ambito dell'integrazione (INTI) e nel 2006 ha proposto di creare il Fondo per
l'integrazione, approvato dal Consiglio e attualmente iscritto nel bilancio 2007-2013.
3.13
Nel novembre 2004, il Consiglio ha adottato alcuni "principi fondamentali comuni per una
politica di integrazione degli immigrati nell'Unione europea" 10 . Questi principi sono
complementari ai quadri normativi in materia di diritti umani, non discriminazione e pari
opportunità, e inclusione sociale.
3.14
Il CESE mette in rilievo l'importanza di disporre di un approccio comune europeo, in grado
di apportare alle politiche e ai processi di integrazione un importantissimo valore aggiunto
rappresentato dal rapporto trasversale con le altre politiche dell'UE, per esempio la strategia
UE 2020, l'agenda sociale e la politica di coesione. Un tale approccio sarebbe inoltre utile per
rafforzare i legami tra l'integrazione e i valori e i principi dell'UE, sanciti dalla Carta dei diritti
fondamentali e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
3.15
Il Fondo per l'integrazione è uno strumento finanziario per lo sviluppo delle politiche di
integrazione con un approccio e un valore aggiunto europei, nel quadro dei principi
fondamentali comuni. Le politiche di integrazione hanno come base giuridica l'articolo 63 del
Trattato, e riguardano i cittadini di paesi terzi, mentre il Fondo sociale europeo (FSE)
interessa tutta la popolazione dell'UE, ivi compresi gli immigrati. Per questo motivo il Fondo
per l'integrazione e l'FSE sono complementari.
3.16
Il CESE fa propri i sei obiettivi politici11 del Fondo per l'integrazione e attende di conoscere
la valutazione intermedia del Fondo nel 2010 per proporre alcuni cambiamenti.
3.17
Di recente è stato istituito il Forum europeo dell'integrazione, che ha l'obiettivo di rendere
possibile la partecipazione della società civile e delle organizzazioni degli immigrati alle
politiche di integrazione dell'UE. Il CESE è fortemente coinvolto nelle attività del Forum.
3.18
Il Consiglio europeo, come indicato nelle conclusioni in materia di integrazione adottate nel
giugno 2007, ritiene necessario fare progressi rispetto all'agenda comune per l'integrazione
del 2005, partendo dai principi fondamentali comuni.
9
10
11
Convegno sul tema Immigrazione: il ruolo della società civile nell'integrazione, Bruxelles, 9 e 10 settembre 2002.
Documento 14615/04 del 19 novembre 2004.
Allegato 2.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
-7-
3.19
Il CESE intende perfezionare questo approccio e a tal fine considera prioritario il
rafforzamento dell'integrazione a livello europeo, tenendo conto della situazione degli
immigrati e delle minoranze per quanto riguarda l'occupazione, l'inclusione sociale,
l'uguaglianza di genere, la povertà, l'istruzione e la formazione, la salute, la protezione sociale
e la lotta alla discriminazione.
4.
L'agenda della politica sociale
4.1
In conseguenza della crisi finanziaria internazionale, l'Unione europea sta attraversando una
grave crisi economica, che provoca un profondo deterioramento della situazione sociale.
La crisi sta avendo ripercussioni estremamente negative sui processi di integrazione.
4.2
Per ovvie ragioni, l'agenda sociale rinnovata 12 , essendo stata elaborata nel 2008, non ha
potuto tenere conto dell'evoluzione estremamente negativa della crisi economica,
dell'aumento della disoccupazione e del deterioramento delle finanze pubbliche e della
situazione sociale.
4.3
La Commissione europea prevede che la ripresa economica sarà lenta e che la creazione di
nuovi posti di lavoro si farà attendere.
4.4
Il CESE ritiene che sul piano sociale la ripresa sarà in ogni caso molto più lenta che su quello
economico. In questo contesto, il contributo della politica sociale europea sarà fondamentale.
4.5
Il 2010 sarà un anno molto importante per le politiche sociali dell'UE: oltre a essere l'Anno
europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, vedrà l'elaborazione della strategia
UE 2020 e l'approvazione di una nuova agenda sociale, che dovrà prevedere le misure e gli
strumenti necessari.
4.6
L'agenda sociale rinnovata (2008), che riconosce l'importante contributo dell'immigrazione
all'occupazione europea, propone di migliorare l'integrazione e l'attuazione delle politiche
sociali negli ambiti dell'insegnamento, della sanità e dell'edilizia abitativa.
4.7
Nel suo parere del gennaio 200913 sull'agenda sociale rinnovata, il CESE ha riconosciuto la
fondatezza di questo nuovo approccio e ha proposto alcune riflessioni sui problemi derivanti
dall'aumento dei flussi migratori e dall'insufficienza delle politiche sociali.
12
13
COM(2008) 412 def.
GU C 182 del 4.8.2009, pag. 65.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
-84.8
La presidenza francese dell'UE ha chiesto al CESE di elaborare un parere esplorativo 14 sul
tema Un nuovo programma europeo di azione sociale, parere adottato nel giugno 2008.
Il CESE ritiene che il nuovo programma di azione sociale debba essere utile per affrontare la
difficile situazione economica e sociale, e ha proposto che esso tenga conto delle politiche di
integrazione, della parità di trattamento e dello sviluppo del metodo aperto di coordinamento,
e che preveda un aumento delle risorse destinate al Fondo per l'integrazione.
4.9
Il 6 maggio 2009, il Parlamento ha approvato una risoluzione 15 sull'agenda sociale in cui
afferma che la politica di immigrazione deve fondarsi sui diritti umani, contribuire a
rafforzare la legislazione antidiscriminazione e promuovere una strategia per l'integrazione e
le pari opportunità.
4.10
Le persone che si trovano in situazione amministrativa irregolare ("migranti irregolari") sono
molto vulnerabili e possono diventare vittime dello sfruttamento, della povertà e delle forme
più estreme di esclusione sociale. Pertanto, come proposto dal CESE, la situazione
amministrativa di queste persone può essere regolarizzata nel quadro del Patto europeo
sull'immigrazione e l'asilo, tenendo conto della loro integrazione sociale e nel mercato del
lavoro. D'altro canto, il CESE ritiene che le politiche sociali dell'UE non debbano escludere i
migranti irregolari dagli obiettivi e dai programmi di inclusione sociale e dell'FSE.
4.11
Nei prossimi anni cresceranno sia la mobilità interna dei cittadini europei che l'immigrazione
verso l'Europa di numerosi cittadini di paesi terzi. Questi fenomeni porteranno a un aumento
della diversità di origine nazionale, etnica, religiosa e culturale dell'Unione europea.
4.12
Tuttavia l'agenda sociale rinnovata tiene conto solo in maniera limitata di elementi quali le
diversità tra le società europee, l'integrazione degli immigrati e delle minoranze, la parità di
trattamento e la lotta contro la discriminazione. Il CESE ritiene che nella revisione
dell'agenda sociale a partire dal 2010 si dovrà tenere conto in misura maggiore degli effetti
sociali dell'immigrazione, tanto per gli immigrati quanto per le società di accoglienza.
4.13
Andrebbero conseguentemente rafforzati i legami tra l'agenda sociale e l'integrazione. Per tale
motivo il CESE propone, con l'obiettivo di promuovere l'integrazione, che questa venga
sistematicamente incorporata (mainstreaming) nei diversi strumenti politici, legislativi e
finanziari dell'UE.
14
15
GU C 27 del 3.2.2009, pag. 99.
2008/2330(INI).
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
-95.
Alcuni ambiti politici
5.1
Infanzia e gioventù
5.1.1
Le politiche per la gioventù dovrebbero tenere conto delle necessità e delle circostanze dei
giovani immigrati nel loro processo di transizione alla vita adulta e di integrazione sociale.
5.1.2
Molti giovani, figli e figlie di immigrati, raggiungono il successo professionale e diventano
cittadini molto attivi in seno alle loro comunità. Sono però numerosi i giovani, anche di
seconda e terza generazione, che si trovano in situazioni di forte vulnerabilità o di esclusione
sociale, presentano indici di dispersione scolastica elevati e sono quindi esposti maggiormente
al rischio disoccupazione.
5.1.3
È fondamentale l'appoggio alle famiglie; come proposto dal Comitato16, la politica familiare
dell'UE deve essere più attiva.
5.1.4
Il metodo aperto di coordinamento in materia di gioventù deve comprendere indicatori
riguardanti la prospettiva della diversità, dell'immigrazione e della non discriminazione.
5.1.5
Per superare gli ostacoli specifici cui si trovano di fronte i giovani immigrati e promuovere lo
scambio di esperienze, si dovrebbero cogliere le opportunità offerte dai programmi europei
che promuovono l'apprendimento permanente, la mobilità, l'imprenditorialità e la cittadinanza
a beneficio dei giovani.
5.2
Istruzione e formazione
5.2.1
Le politiche di integrazione degli Stati membri comprendono l'istruzione e la formazione
come elementi fondamentali del processo. Tuttavia, i bambini e i giovani immigrati, così
come quelli appartenenti alle minoranze, devono affrontare sfide e ostacoli specifici ai quali
va dedicata un'attenzione particolare.
5.2.2
In molti casi gli istituti scolastici incontrano problemi e sfide che non sono in grado di
affrontare adeguatamente. È necessario incrementare le risorse delle scuole, rafforzare il loro
spirito di apertura e sostenere gli insegnanti nella formazione interculturale e nella gestione
della diversità.
5.2.3
Sarà opportuno individuare indicatori della qualità dell'istruzione sufficientemente flessibili
per adeguarsi alle necessità degli allievi, la cui diversità è in costante aumento.
16
GU C 161 del 13.7.2007, pag. 66 e GU C 120 del 16.5.2008, pag. 66.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 10 5.2.4
Il quadro offerto dal metodo aperto di coordinamento nel settore dell'istruzione dovrà servire
a individuare buone pratiche in materia di lotta alla dispersione scolastica dei giovani
provenienti da un contesto di immigrazione.
5.2.5
A tal fine sarà necessario definire indicatori quali: la situazione socioeconomica; il
completamento degli studi (assolvimento dell'obbligo scolastico) da parte dei giovani; la
diversità del corpo docente; le competenze interculturali del personale docente; la capacità del
sistema scolastico di promuovere la mobilità sociale; la concentrazione di alunni di origine
immigrata; la promozione del multilinguismo nel sistema scolastico; l'apertura dei sistemi di
istruzione a tutti i bambini e i giovani, ecc.
5.2.6
Nel suo parere sul tema Migrazione e mobilità: le sfide e le opportunità per i sistemi
d'istruzione europei17, il CESE sottolinea le ripercussioni che ha sull'istruzione degli adulti la
situazione di svantaggio in cui si trovano le persone che provengono da un contesto
migratorio: queste persone prendono parte in misura minore alle azioni di formazione
continua e i corsi che vengono loro proposti si limitano all'acquisizione di competenze
linguistiche. Per migliorare l'integrazione, si dovrà allargare l'offerta di formazione continua a
tutta la popolazione, insistendo sulla parità di accesso per le persone provenienti da un
contesto migratorio.
5.2.7
Nei programmi di istruzione e formazione in Europa devono essere inclusi programmi che
trasmettano gli usi, la storia, i valori e i principi delle democrazie europee, così come la
conoscenza della cultura e dei valori delle società di origine della popolazione immigrata
(quando i numeri lo consentano).
5.3
Occupazione
5.3.1
Su richiesta della presidenza spagnola, il CESE sta elaborando un parere esplorativo 18 sul
tema Integrazione dei lavoratori immigrati che contiene altre proposte riguardanti l'agenda
sociale europea.
5.3.2
L'accesso al mercato del lavoro è un elemento chiave, e rappresenta una parte fondamentale
del processo di integrazione. Il lavoro in condizioni dignitose è infatti la chiave
dell'autosufficienza economica degli immigrati e facilita le relazioni sociali e la conoscenza
reciproca tra questi ultimi e la società di accoglienza.
5.3.3
In molte occasioni, tuttavia, i lavoratori immigrati si trovano in situazione svantaggiata e
subiscono discriminazioni dirette o indirette. Incontrano inoltre difficoltà giuridiche per il
riconoscimento dei loro titoli di studio, mentre alcune legislazioni in materia di immigrazione
limitano le possibilità di promozione professionale o di cambiamento di attività.
17
18
GU C 218 dell'11.9.2009, pag. 85.
Parere esplorativo del CESE sul tema Integrazione dei lavoratori immigrati (SOC/364).
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 11 -
5.3.4
Di conseguenza, i lavoratori e le lavoratrici immigrati hanno spesso impieghi di scarsa
qualità, con stipendi più bassi e condizioni precarie. Questa situazione difficile riguarda in
special modo le donne.
5.3.5
Coloro che sono sprovvisti di documenti e si trovano in situazione irregolare si trovano nelle
condizioni più precarie: svolgono la loro attività di lavoro nell'economia informale e a volte
sono vittime dello sfruttamento.
5.3.6
La nuova generazione di politiche dell'occupazione, così come le azioni del Fondo sociale
europeo e del programma Progress, dovrebbero prevedere criteri e indicatori specifici per
migliorare l'accesso degli immigrati all'offerta di itinerari integrati di inserimento sociale e
lavorativo anche per i lavoratori autonomi. Questi itinerari potrebbero comprendere, accanto
alla formazione linguistica e culturale, misure per il rafforzamento della formazione degli
immigrati in materia di nuove tecnologie e di prevenzione degli incidenti sul lavoro.
5.3.7
Il CESE ritiene che alla legislazione e alle politiche pubbliche vada affiancata la
collaborazione delle parti sociali, perché l'integrazione in ambito lavorativo è anche una
questione di atteggiamento sociale e di impegno dei sindacati e delle imprese.
5.3.8
I lavoratori immigrati sono più disponibili alla mobilità, ma in questo sono ostacolati e
limitati da alcune legislazioni nazionali. La direttiva sullo status di residente di lungo
periodo 19 (mal recepita in alcune normative nazionali) può avere effetti positivi per la
mobilità. La rete EURES può essere utilizzata più efficacemente per favorire la mobilità dei
lavoratori immigrati all'interno dell'UE.
5.4
L'imprenditorialità degli immigrati
5.4.1
Molte persone sviluppano il loro progetto migratorio attraverso il lavoro autonomo o la
creazione di imprese. Sono sempre più numerose le imprese i cui promotori provengono da un
contesto d'immigrazione.
5.4.2
Il CESE ritiene che l'imprenditorialità degli immigrati debba essere appoggiata dall'UE, e a
questo fine gli strumenti dell'FSE volti alla promozione dell'imprenditorialità devono tenere
conto della popolazione proveniente da un contesto d'immigrazione.
5.4.3
Anche le organizzazioni degli imprenditori e le camere di commercio dovranno aprire le porte
agli imprenditori immigrati e promuovere attivamente il loro accesso alle strutture direttive.
19
Direttiva 2003/109/CE.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 12 5.4.4
Inoltre, molte iniziative imprenditoriali degli immigrati si sviluppano nell'ambito
dell'economia sociale e quindi, secondo il CESE, devono essere appoggiate attraverso gli
strumenti dell'FSE e quelli a disposizione delle autorità nazionali.
5.5
Protezione sociale
5.5.1
In Europa esistono sistemi pensionistici nazionali diversi. È necessario garantire che i
lavoratori immigrati contribuiscano ai sistemi pensionistici e godano delle prestazioni
corrispondenti senza discriminazioni.
5.5.2
Al fine di migliorare la mobilità, va garantita inoltre la trasferibilità dei diritti a pensione, che
devono essere rispettati anche nelle procedure di rientro.
5.5.3
Il metodo aperto di coordinamento dovrà integrare indicatori atti a valutare se i lavoratori
immigrati partecipano ai sistemi pensionistici senza esclusioni o discriminazioni.
5.6
Alloggi
5.6.1
In conseguenza della crisi economica, in molte città cresce il numero di persone prive di un
alloggio, gran parte delle quali provengono da contesti migratori.
5.6.2
Attualmente molte persone, soprattutto giovani, hanno problemi e difficoltà nell'accedere a un
alloggio.
5.6.3
Gli immigranti e le minoranze incontrano inoltre gravi difficoltà specifiche nell'accedere ad
alloggi dignitosi. Pertanto, a giudizio del CESE, la politica degli alloggi degli Stati membri
deve far parte delle politiche di integrazione e di lotta alla povertà e all'esclusione sociale.
5.6.4
La città, e in essa il quartiere, è il luogo in cui vive la maggioranza degli europei e anche degli
immigrati e delle minoranze. In un suo precedente parere20, il CESE ha messo in rilievo il
ruolo degli enti regionali e locali nelle politiche di integrazione. Una corretta politica urbana
può favorire l'integrazione ed evitare i ghetti urbani degradati nati in alcune città.
5.6.5
Le politiche degli alloggi dovrebbero quindi includere criteri, misure e indicatori tali da
eliminare gli ostacoli esistenti, e a tal fine si dovrebbe adottare un approccio proattivo che
coinvolga tutta la società, insieme alle autorità pubbliche e alle parti sociali.
5.7
Salute e altri servizi
5.7.1
In alcuni Stati membri, le legislazioni nazionali negano a molti immigrati l'accesso ai sistemi
sanitari e pertanto costoro si trovano in situazione di estrema vulnerabilità.
20
GU C 318 del 23.12.2006, pag. 128.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 13 -
5.7.2
Il sistema di coordinamento in materia di assistenza sanitaria e la legislazione europea
sull'immigrazione devono garantire che la popolazione immigrata abbia accesso alle
prestazioni del sistema sanitario pubblico e all'assistenza sanitaria di qualità in condizioni di
uguaglianza. Analogamente, i sistemi sanitari dovrebbero essere adeguati alla diversità
sociale.
5.7.3
Il CESE sottolinea che in alcuni Stati membri gran parte del personale sanitario e di assistenza
alle persone non autosufficienti è costituito da immigrati.
5.7.4
È inoltre necessario intensificare gli sforzi in materia di salute sul luogo di lavoro, perché in
molti casi i lavoratori immigrati sono esposti a rischi maggiori e non conoscono bene le
norme e i programmi di prevenzione.
5.7.5
In alcuni Stati membri gli immigrati non hanno pieno accesso ai servizi sociali, e detti servizi
non sono preparati per la diversità delle persone che a loro si rivolgono. Il CESE propone alla
Commissione di valutare la qualità dei servizi pubblici dal punto di vista dell'integrazione,
della diversità e della non discriminazione.
5.7.6
Il CESE ritiene che gli immigrati non debbano essere oggetto di discriminazione nelle
politiche sanitarie e sociali, in quanto pagano le imposte e i contributi sociali come il resto
della popolazione. Nell'attuale contesto di crisi economica e di difficoltà di bilancio, è
necessario far sì che tutti paghino le imposte e i contributi sociali per garantire la sostenibilità
dei servizi pubblici.
5.8
Povertà ed esclusione sociale
5.8.1
Molti immigrati si trovano o rischiano di trovarsi in condizioni di povertà. L'attuale crisi
economica e l'aumento della disoccupazione e della sottoccupazione stanno aggravando
questo fenomeno. È essenziale che gli immigrati e le minoranze possano accedere ai
programmi di riconversione professionale, alla protezione in caso di disoccupazione, agli
alloggi e agli altri servizi sociali pubblici.
5.8.2
Nel 2010 l'UE celebra l'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale. Il
Comitato ritiene necessario migliorare l'inclusione attiva degli immigrati e delle minoranze,
al fine di garantire i redditi minimi e favorire il loro accesso alle risorse, ai servizi pubblici e
al mercato del lavoro.
5.8.3
Il CESE richiama l'attenzione sull'esistenza di reti criminali che sfruttano i migranti irregolari
in particolare nei casi di tratta e prostituzione di donne e di minori. La lotta a queste
organizzazioni di stampo mafioso attraverso le attività delle forze dell'ordine e della
magistratura deve essere accompagnata da politiche di assistenza e protezione delle vittime.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 14 5.9
La lotta contro la discriminazione
5.9.1
Il Parlamento europeo ha recentemente adottato una risoluzione 21 sulla nuova direttiva in
materia di lotta alla discriminazione, che completa le tre direttive già esistenti22. Anche il
CESE ha espresso il suo parere23, appoggiando la proposta della Commissione e propone di
tenere conto del fenomeno della discriminazione multipla.
5.9.2
Quando sarà finalmente adottata, la nuova direttiva, che sviluppa l'articolo 19 del Trattato sul
funzionamento dell'Unione europea, estenderà il principio della non discriminazione ad
ambiti quali l'istruzione, la salute, la protezione sociale e gli alloggi. Il CESE esorta il
Consiglio ad adottare la direttiva tenendo conto del suo parere.
5.9.3
In numerose occasioni gli immigrati, uomini e donne, anziani e minori, subiscono situazioni
di discriminazione aggravate dal fatto che, essendo cittadini di paesi terzi, hanno uno stato
giuridico che comporta una tutela minore rispetto ai cittadini comunitari. Molti di loro
subiscono situazioni di discriminazione multipla.
5.9.4
Il CESE propone che la Commissione europea metta a punto un piano d'azione contro la
discriminazione multipla e si offre di collaborare alla sua elaborazione.
5.9.5
L'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali24 deve continuare a elaborare le sue
relazioni sulle situazioni di discriminazione diretta o indiretta che subiscono molti immigrati.
5.10
L'uguaglianza di genere
5.10.1 Le donne immigrate incontrano difficoltà specifiche proprio in quanto donne e pertanto è
necessario che le politiche di integrazione abbiano un'adeguata prospettiva di genere.
5.10.2 Il CESE ritiene che, tanto nei principi fondamentali comuni per l'integrazione quanto
nell'agenda sociale, sia necessario rafforzare l'approccio di genere, affinché le donne
immigrate e quelle appartenenti alle minoranze etniche godano di pari opportunità e non siano
oggetto di discriminazione.
21
22
23
24
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo, del 2 aprile 2009, in merito alla proposta di direttiva del Consiglio recante
applicazione del principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente da religione o convinzioni personali,
disabilità, età o tendenze sessuali.
Direttive 2000/43/CE, 2004/113/CE e 2000/78/CE.
GU C 182 del 4.8.2009, pag. 19 e GU C 77 del 31.3.2009, pag. 102.
L'indagine UE-MIDIS (Indagine dell’Unione europea sulle minoranze e la discriminazione) ha consultato oltre 23.000 persone
appartenenti a minoranze etniche e a gruppi di immigrati sulle loro esperienze di discriminazione nell’UE, di reati a sfondo
razzista e di azione delle forze dell'ordine nell'UE.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 15 5.11
Immigrazione e sviluppo
5.11.1 In altri suoi pareri25, il CESE ha proposto che la politica di immigrazione possa contribuire
allo sviluppo economico e sociale dei paesi d'origine; a tal fine l'UE deve rendere più
flessibile la legislazione in materia.
5.11.2 L'UE, nell'ambito della politica estera, deve promuovere, nell'ambito dell'ONU, un quadro
normativo internazionale per le migrazioni e firmare la convenzione26 attualmente in vigore.
6.
Strumenti dell'agenda sociale
6.1
Mainstreaming
6.1.1
Il mainstreaming dell'integrazione comporterà l'organizzazione (o riorganizzazione), lo
sviluppo e la valutazione dei processi politici, di modo che la prospettiva dell'integrazione, la
parità di opportunità e di trattamento e la non discriminazione nei confronti degli immigrati
siano incorporate in tutti gli obiettivi, gli interventi e gli strumenti dell'agenda sociale, a tutti i
livelli e in tutte le fasi, da parte di tutti gli attori coinvolti nella loro adozione.
6.1.2
Tenendo conto del fatto che nell'Unione europea i modelli culturali sono diversi tra loro,
l'applicazione del mainstreaming dovrà garantire, in un quadro globale, l'inclusione delle
esperienze, delle competenze, degli interessi e delle necessità delle persone, nell'ottica
dell'integrazione e della diversità, in tutte le iniziative di qualsiasi tipo e portata sociale,
nonché nella valutazione degli interventi.
6.1.3
Il processo dovrebbe cominciare con una valutazione d'impatto che consenta di anticipare le
necessità, per garantire una corretta incorporazione della diversità sociale in tutti gli ambiti
previsti. A tal fine, sarebbe opportuno accelerare il processo di definizione di indicatori di
integrazione, che siano complementari a quelli previsti dal metodo aperto di coordinamento
per l'inclusione sociale. Il Forum europeo dell'integrazione potrà collaborare all'elaborazione
degli indicatori.
6.1.4
I criteri chiave per l'applicazione del mainstreaming sono il ruolo guida assunto dai
responsabili politici e la partecipazione di tutti gli attori pubblici e privati interessati. A tal
fine si dovrebbe delineare un quadro di cooperazione attraverso il quale si articolino i processi
decisionali necessari a permettere il cambiamento.
25
26
GU C 44 del 16.2.2008, pag. 91.
Convenzione delle Nazioni Unite sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 16 6.2
La legislazione
6.2.1
Il CESE ritiene necessario migliorare la qualità della legislazione comune in materia di
immigrazione di modo che le direttive proteggano adeguatamente gli immigrati. A tal fine ha
elaborato un parere d'iniziativa27 in cui propone che le politiche e la legislazione dell'UE in
materia di immigrazione rispettino adeguatamente i diritti umani.
6.2.2
A giudizio del CESE, l'adozione del programma di Stoccolma renderà più facile compiere
progressi sul fronte dell'armonizzazione legislativa in materia di immigrazione e asilo.
6.2.3
Al momento di elaborare la legislazione europea in materia di immigrazione si dovrà tenere
conto della nuova legislazione contro la discriminazione in fase di elaborazione sulla base
dell'art. 13 del Trattato.
6.3
Il dialogo sociale
6.3.1
Attraverso il dialogo e il negoziato, le parti sociali hanno la responsabilità di promuovere la
parità di trattamento all'interno delle imprese. Nell'ambito dell'elaborazione di un parere28, il
CESE e la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro con
sede a Dublino hanno organizzato un'audizione, le cui conclusioni, riportate nell'Allegato 3,
possono risultare molto utili alle parti sociali e alla Commissione per conseguire l'obiettivo di
un inserimento professionale in condizioni di parità di trattamento, senza discriminazioni tra
lavoratori autoctoni e immigrati.
6.3.2
Il dialogo sociale nei diversi settori può promuovere l'inclusione attiva delle lavoratrici e dei
lavoratori immigrati e delle minoranze. Nell'ambito dell'impresa è più facile conseguire la
partecipazione attiva dei lavoratori immigrati.
6.3.3
Le parti sociali europee devono essere adeguatamente consultate e devono esprimere il loro
parere sull'elaborazione della nuova agenda sociale.
6.3.4
La presidenza spagnola dell'UE ha chiesto al CESE di elaborare un parere esplorativo 29 sul
tema Integrazione dei lavoratori immigrati, nel quale il Comitato propone numerose
iniziative per migliorare l'integrazione dal punto di vista dell'occupazione.
27
28
29
Parere del CESE sul tema Diritti fondamentali nella legislazione europea sull'immigrazione, del 4 novembre 2009 (SOC/335).
GU C 318 del 23.12.2006, pag. 128.
Parere esplorativo del CESE sul tema Integrazione dei lavoratori immigrati (SOC/364), relatore: PARIZA CASTAÑOS.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 17 6.4
Il dialogo civile
6.4.1
Con il dialogo sociale, il dialogo civile è un'ottima procedura di governance che fa parte del
modello sociale europeo e a giudizio del CESE è uno strumento imprescindibile per lo
sviluppo dell'agenda sociale europea e per l'integrazione.
6.4.2
A livello europeo, nella politica di integrazione e nell'agenda sociale, è necessario coinvolgere
maggiormente le organizzazioni della società civile specializzate nel campo dei diritti umani e
dell'assistenza agli immigrati e alle minoranze.
6.4.3
Il Forum europeo dell'integrazione deve essere consultato e deve partecipare attivamente
all'elaborazione della nuova agenda sociale dell'UE.
6.4.4
L'Unione europea deve continuare a promuovere il dialogo interculturale, che è
complementare all'integrazione e agli obiettivi della politica sociale.
6.5
Metodo aperto di coordinamento
6.5.1
Deve essere introdotto un metodo aperto di coordinamento nella politica di integrazione,
come proposto dalla Commissione e dal CESE nell'ambito della politica in materia di
immigrazione.
6.5.2
Il Consiglio ha deciso di migliorare l'attuale coordinamento e di assegnare alla Commissione
un ruolo più rilevante. Il CESE appoggia questa decisione, ma ritiene che essa non sia
sufficientemente ambiziosa.
6.5.3
Questo metodo di coordinamento dovrebbe disporre di indicatori qualitativi e quantitativi
specifici, alla cui elaborazione possono collaborare il CESE e il Forum europeo
dell'integrazione.
6.5.4
I diversi metodi aperti di coordinamento esistenti nell'ambito della politica sociale devono
migliorare i loro obiettivi e gli indicatori di integrazione nelle politiche in materia di
occupazione, protezione sociale, assistenza sanitaria e lotta alla povertà e all'esclusione
sociale.
6.6
Finanziamento
6.6.1
Il CESE ritiene opportuno migliorare le sinergie e la complementarietà tra il Fondo sociale
europeo e il Fondo per l'integrazione.
6.6.2
Il Fondo sociale europeo si rivolge alle persone che hanno particolari difficoltà a trovare un
lavoro, come le donne, i giovani e i lavoratori più anziani. Il Fondo aiuta inoltre le imprese e i
lavoratori ad adattarsi ai cambiamenti imposti dalle nuove tecnologie e dall'invecchiamento
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 18 della società. L'FSE deve incorporare in modo più rilevante la prospettiva della diversità
derivante dall'immigrazione nei suoi obiettivi e programmi, sia nell'attuale periodo di
programmazione (2007-2013) che in futuro.
6.6.3
Dopo il 2013 sarà necessario aumentare le risorse finanziarie del Fondo per l'integrazione e
dotare la Commissione di una maggiore capacità di gestione.
6.6.4
Anche il programma Progress, il cui fine è contribuire con aiuti finanziari al conseguimento
degli obiettivi dell'Unione europea in materia di occupazione e affari sociali, deve rafforzare
l'integrazione e la diversità nei suoi cinque ambiti di azione principali: occupazione,
protezione sociale e integrazione, condizioni di lavoro, diversità e lotta contro la
discriminazione e uguaglianza di genere.
7.
Una cittadinanza europea più inclusiva
7.1
Le democrazie europee sono società libere e aperte e devono basarsi sull'inclusione di tutte le
persone. Le politiche di integrazione e la legislazione in materia di immigrazione non devono
mai essere utilizzate come alibi politici per escludere gli immigrati e le minoranze dal diritto
di cittadinanza.
7.2
Il CESE ritiene che la base delle nostre democrazie debba essere allargata e accogliere nuovi
cittadini con gli stessi diritti e doveri. I diritti di cittadinanza nazionale ed europea devono
includere tutte le diversità, senza discriminazioni.
7.3
Il CESE ricorda la proposta, da esso stesso formulata in un precedente parere30, di concedere
la cittadinanza europea ai cittadini di paesi terzi in possesso dello status di residenti di lungo
periodo. Il CESE invita la Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio a inserire tale
proposta tra gli obiettivi della nuova legislatura.
7.4
La Commissione europea deve adottare una nuova iniziativa per la promozione della
cittadinanza civica dei cittadini di paesi terzi e favorire la loro partecipazione sociale e
politica.
8.
La nuova Commissione europea
8.1
Tenendo conto dell'obiettivo dell'integrazione, il CESE reputa inopportuno che nel nuovo
collegio dei commissari le questioni riguardanti l'immigrazione rientrino nello stesso
portafoglio della sicurezza, mentre se ne crea un altro per la giustizia e i diritti fondamentali.
30
Parere d'iniziativa, GU C 208 del 3.9.2003.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 19 8.2
Associare l'immigrazione alla sicurezza significa trasmettere alla società europea e agli stessi
immigrati un messaggio negativo, violando in questo modo il primo dei principi fondamentali
comuni per l'integrazione, quello del carattere bidirezionale. Sono già troppi i messaggi che in
Europa criminalizzano l'immigrazione.
8.3
Per dare invece un messaggio di integrazione, l'immigrazione e l'asilo dovrebbero rientrare
nel portafoglio Giustizia e diritti fondamentali, come proposto dal Comitato.
8.4
In questo contesto, rafforzare il mainstreaming dell'integrazione nell'agenda sociale e nelle
altre politiche comunitarie è particolarmente necessario, soprattutto per la difesa e la
protezione dei diritti fondamentali degli immigrati.
Bruxelles, 17 febbraio 2010
Il Presidente
del Comitato economico e sociale europeo
Mario SEPI
*
*
NB:
*
Seguono allegati.
SOC/362 - CESE 258/2010 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 20 -
ALLEGATO 1
Principes de base communs
1.
"L'intégration est un processus dynamique, à double sens, de compromis réciproque entre tous
les immigrants et résidents des États membres".
2.
"L'intégration va de pair avec le respect des valeurs fondamentales de l'Union européenne".
3.
"L'emploi est un élément clé du processus d'intégration, essentiel à la participation et à la
contribution des immigrants dans la société d'accueil et à la visibilité de cette contribution".
4.
"Des connaissances de base sur la langue, l'histoire et les institutions de la société d'accueil
sont indispensables à l'intégration; permettre aux immigrants d'acquérir ces connaissances est
un gage de réussite de leur intégration".
5.
"Les efforts en matière d'éducation sont essentiels pour préparer les immigrants, et
particulièrement leurs descendants, à réussir et à être plus actifs dans la société".
6.
"L'accès des immigrants aux institutions et aux biens et services publics et privés, sur un pied
d'égalité avec les ressortissants nationaux et en l'absence de toute discrimination, est une
condition essentielle à une meilleure intégration".
7.
"Un mécanisme d'interaction fréquente entre les immigrants et les ressortissants des États
membres est essentiel à l'intégration. Le partage d'enceintes de discussion, le dialogue
interculturel, l'éducation pour mieux connaître les immigrants et leurs cultures, ainsi que
l'amélioration des conditions de vie en milieu urbain renforcent les interactions entre
immigrants et ressortissants des États membres".
8.
"La pratique des différentes cultures et religions est garantie par la Charte des droits
fondamentaux et doit être protégée, sous réserve qu'elle ne heurte pas d'autres droits
européens inviolables ou ne soit pas contraire à la législation nationale".
9.
"La participation des immigrants au processus démocratique et à la formulation des politiques
et des mesures d'intégration, en particulier au niveau local, favorise leur intégration".
10.
"Le recentrage des politiques et mesures d'intégration dans toutes les politiques pertinentes et
à tous les niveaux de l'administration et des services publics est un élément clé de la prise de
décisions politiques et de leur mise en œuvre".
11.
"L'élaboration d'objectifs, d'indicateurs et de mécanismes d'évaluation est nécessaire pour
adapter les politiques, mesurer les progrès en matière d'intégration et améliorer l'efficacité de
l'échange d'informations".
*
*
*
SOC/362 - CESE 258/2010 Allegato 1 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 21 ALLEGATO 2
Conformemente ai principi fondamentali comuni, il Fondo contribuirà ai sei principali obiettivi
politici seguenti:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
agevolare l'organizzazione e l'attuazione di procedure di ammissione per gli immigrati,
rafforzandone l'aspetto "integrazione" e prevenendo i bisogni dei cittadini di paesi terzi;
contribuire all'organizzazione e all'esecuzione di programmi e di attività di accoglienza per i
cittadini di paesi terzi, mediante il rafforzamento delle capacità e lo sviluppo e l'attuazione di
politiche (principio fondamentale comune n. 4);
aumentare la partecipazione civica, culturale e politica dei cittadini di paesi terzi nella società
di accoglienza, per promuovere la loro cittadinanza attiva e il riconoscimento di valori
fondamentali (principio fondamentale comune n. 7);
rafforzare la capacità degli organismi nazionali, pubblici e privati, fornitori di servizi di
interagire con i cittadini di paesi terzi e con le loro organizzazioni e di soddisfare al meglio le
necessità dei vari gruppi di cittadini di paesi terzi;
rafforzare la capacità della società di accoglienza di adattarsi alla diversità crescente
adottando azioni a favore dell'integrazione destinate alla popolazione di accoglienza;
rafforzare la capacità degli Stati membri di sviluppare, monitorare e valutare le politiche di
integrazione.
*
*
*
SOC/362 - CESE 258/2010 Allegato 2 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 22 -
ALLEGATO 3
1.
Nuove sfide per l'integrazione lavorativa (alcune conclusioni dell'audizione di Dublino)
1.1
Gli immigrati, attraverso il loro lavoro, contribuiscono utilmente allo sviluppo economico e al
benessere sociale dell'Europa. Il CESE ritiene che l'immigrazione in Europa possa offrire
nuove opportunità di migliorare la competitività delle imprese, le condizioni di lavoro e il
benessere sociale.
1.2
L'occupazione costituisce una parte fondamentale del processo di integrazione, perché un
posto di lavoro dignitoso, oltre ad essere la chiave per l'autosufficienza economica degli
immigrati, favorisce le relazioni sociali e la conoscenza reciproca fra immigrati e società di
accoglienza. Il CESE chiede che l'inserimento professionale si effettui in condizioni di parità
di trattamento, senza discriminazioni tra lavoratori autoctoni e immigrati, nonché tenendo
conto dei necessari requisiti professionali.
1.3
I lavoratori immigrati hanno diritto ad un trattamento equo in Europa e sono tutelati dalle
convenzioni internazionali sui diritti dell'uomo e dai principi e dai diritti sanciti nelle
convenzioni dell'OIL. Il CESE ribadisce la proposta che gli Stati membri dell'UE ratifichino
la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei
membri delle loro famiglie del 1990.
1.4
Le direttive dell'UE sulla parità di trattamento in materia di occupazione e sulla parità di
trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica sono strumenti
giuridici essenziali per determinare la legislazione e le pratiche degli Stati membri nella lotta
contro la discriminazione e la promozione dell'integrazione nel mondo del lavoro.
1.5
In ambito lavorativo, la legislazione e le politiche pubbliche devono essere integrate dalla
collaborazione delle parti sociali, perché l'integrazione lavorativa è anche una questione di
atteggiamento sociale e di impegni sindacali e del datore di lavoro.
1.6
I servizi pubblici relativi all'occupazione devono promuovere programmi per migliorare
l'accesso degli immigrati all'occupazione, agevolando il riconoscimento delle qualifiche
professionali, migliorando la formazione linguistica e professionale e fornendo un'adeguata
informazione sui sistemi lavorativi del paese di accoglienza.
1.7
A livello locale, i sindacati, le organizzazioni imprenditoriali, le associazioni di immigrati e le
altre organizzazioni della società civile svolgono un ruolo fondamentale per la trasmissione
delle informazioni e per agevolare l'accesso degli immigrati all'occupazione. In Europa sono
molto attive le organizzazioni sociali che promuovono l'inserimento lavorativo degli
immigrati e dei loro figli mediante programmi di formazione, di consulenza in materia
occupazionale, di appoggio alla creazione di piccole imprese, ecc.
SOC/362 - CESE 258/2010 Allegato 3 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 23 -
1.8
Sempre più imprese approfittano delle opportunità che si creano grazie all'assunzione di
immigrati e alla crescente diversità. Il CESE ritiene che le imprese possano contribuire ad una
maggiore sensibilizzazione della società di accoglienza contro la discriminazione,
respingendo ogni manifestazione di xenofobia e di esclusione nella contrattazione lavorativa.
1.9
È essenziale istituire una procedura di regolamentazione dei flussi migratori, attuata nei paesi
di origine e vincolata alle effettive possibilità di inserimento professionale e quindi di
integrazione sociale.
1.10
Anche la bassa qualità dell'occupazione costituisce un fattore di discriminazione nei casi in
cui si impiegano gli immigrati in quanto manodopera "più vulnerabile".
1.11
I sindacati talvolta manifestano tendenze corporativiste, difendendo solo alcuni interessi
particolari ed escludendo gli immigrati. Il CESE ritiene che i sindacati debbano accogliere fra
le loro fila i lavoratori immigrati e agevolare il loro accesso alle funzioni di rappresentanza e
di direzione. Un gran numero di sindacati applica buone prassi, volte a garantire ai lavoratori
pari diritti indipendentemente dalla loro origine o nazionalità.
1.12
Le organizzazioni patronali devono raccogliere la sfida cruciale della trasparenza dei mercati
del lavoro. Il CESE ritiene che, insieme ai sindacati dei lavoratori, debbano collaborare con le
autorità pubbliche regionali e locali per evitare situazioni di discriminazione e promuovere
comportamenti favorevoli all'integrazione.
1.13
Le parti sociali, che sono attori fondamentali del funzionamento dei mercati del lavoro e
costituiscono i pilastri della vita economica e sociale europea, hanno un ruolo importante da
svolgere nell'integrazione. Nell'ambito delle contrattazioni collettive, devono assumersi la
responsabilità che spetta loro nell'integrazione degli immigrati, eliminando dai contratti
collettivi e dalle norme e pratiche lavorative qualsiasi elemento diretto o indiretto di
discriminazione.
1.14
L'Europa vanta numerosi esempi di buone pratiche degli interlocutori sociali e delle
organizzazioni della società civile che il CESE intende diffondere. Nel corso dell'audizione di
Dublino sono state esaminate le esperienze positive maturate all'interno di imprese, sindacati,
organizzazioni imprenditoriali e organizzazioni sociali. Fra queste il Comitato intende
evidenziare gli impegni assunti dalle parti sociali irlandesi per gestire la diversità nelle
imprese e lottare contro la discriminazione, come pure l'accordo concluso dalle parti sociali
spagnole per regolarizzare il lavoro illegale e l'immigrazione irregolare e affrontare la
questione dell'immigrazione per motivi di lavoro con spirito di cooperazione e nel quadro del
dialogo sociale.
SOC/362 - CESE 258/2010 Allegato 3 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl
…/…
- 24 1.15
Il CESE ritiene che siano necessarie politiche attive e nuovi impegni delle parti sociali per
incoraggiare i comportamenti favorevoli all'integrazione, la parità di trattamento e la lotta
contro la discriminazione sul luogo di lavoro. Il dialogo sociale europeo può costituire un
quadro adeguato per indurre le parti sociali ad assumere nuovi impegni al livello che
ritengano opportuno.
1.16
Il dialogo sociale europeo è responsabilità esclusiva degli interlocutori sociali: la CES e
l'UNICE hanno elaborato l'agenda del dialogo sociale europeo. Il CESE spera che conseguano
gli obiettivi previsti.
1.17
Il CESE può costituire un foro permanente per il dialogo sulle buone prassi in materia di
integrazione e immigrazione. A tale proposito continuerà a lavorare in collaborazione con la
Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro e con l'OIL per
far sì che in Europa si sviluppino politiche e pratiche che favoriscono l'integrazione;
organizzerà nuovi incontri e forum con la partecipazione delle organizzazioni sociali e di altre
organizzazioni della società civile allo scopo di studiare e scambiare le buone pratiche
realizzate in Europa in materia di integrazione.
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SOC/362 - CESE 258/2010 Allegato 3 FR/ES/EN-BUL/Res/BUL/Cel/SAB/RES/Sab/cp/cl