“PROPRIETÀ
PRIVATA”
LE COSE ESTERNE POSSONO
ESSERE
CONSIDERATE SOTTO DUE ASPETTI:
Nella loro natura: la quale non sottostà al
potere dell'uomo, ma solo a quello di Dio,
al cui cenno tutti gli esseri ubbidiscono.
2. Nell'uso che di esse si può fare. E sotto
questo aspetto l'uomo ha il dominio
(potere / sovranità) naturale sulle cose
esterne: poiché egli può usarne a proprio
vantaggio mediante l'intelletto e la
volontà, considerandole come fatte per sé;
gli esseri meno perfetti, infatti, sono per
quelli più perfetti…
Ed è così che Aristotele dimostra, che il
possesso dei beni esterni è naturale per
l’uomo.
1.

Dio ha il dominio (potere / sovranità) radicale
(principale dominium) di tutte le cose. Ma egli stesso ha
ordinato che certe cose servissero al sostentamento
corporale dell’uomo. Ecco perché l’uomo ha il dominio
(potere / sovranità) naturale (naturale rerum
dominium) su di esse per il potere che ha di
servirsene.
DISPONIBILITÀ
DIRITTO UNIVERSALE DI USO
È LECITO A UN UOMO
POSSEDERE IN PROPRIO QUALCHE COSA?
Due sono le facoltà dell’uomo rispetto ai beni esterni. La
prima è quella di procurarli e di amministrarli (potestas
procurandi et dispensandi)
E da questo lato è lecito all'uomo possedere dei beni propri.
Anzi, ciò è anche necessario alla vita umana, per tre
motivi.
1.
2.
3.
Primo, perché ciascuno è più sollecito nel procurare ciò
che appartiene a lui esclusivamente, che quanto
appartiene a tutti o a più persone: poiché ognuno, per
sfuggire la fatica, tende a lasciare ad altri quanto spetta al
bene comune; come capita là dove ci sono molti servitori
(l’uomo si prende maggior cura dei beni affidatigli).
Secondo, perché le cose umane si svolgono con più ordine
se ciascuno ha il compito di provvedere a una certa cosa
mediante la propria cura personale, mentre ci sarebbe
disordine se tutti indistintamente provvedessero a ogni
singola cosa.
Terzo, perché così è più garantita la pace tra gli uomini,
accontentandosi ciascuno delle sue cose. Infatti vediamo
che tra coloro che possiedono qualcosa in comune spesso
nascono contese.
DESTINAZIONE UNIVERSALE DEI BENI
Il possedere cose proprie non è contro la
volontà divina o contro il diritto naturale e
scaturisce:
da una convenzione umana, la quale, …
rientra nel diritto positivo. Perciò il
possesso privato è uno sviluppo del diritto
naturale dovuto alla ragione umana.
DESTINAZIONE UNIVERSALE DEI BENI


In caso di necessità tutto è comune. Dunque non
è peccato se uno prende la roba altrui, resa
comune per lui dalla necessità…
Tutti i beni della terra sono ordinati per
sovvenire alle necessità degli uomini… la
spartizione e il possesso delle cose, che deriva
dal diritto umano, non può togliere l’obbligo di
provvedere con esse alle necessità dell’uomo.
Quindi le cose che uno ha d’avanzo per diritto
naturale devono servire al sostentamento dei
poveri. Ecco perché S. Ambrogio… afferma: “Il
pane che tu hai messo da parte è degli affamati;
le vesti che hai riposto sono dei nudi; il denaro
che nascondi sotto terra é il riscatto dei
miserabili”.
LA 2° FACOLTÀ DELL’UOMO SULLE COSE
…l’altra facoltà che ha l’uomo sulle cose esterne è
l’uso di esse. Ebbene da questo lato l’uomo non
deve considerare le cose come esclusivamente
proprie, ma come comuni: cioè deve essere
disposto a partecipare largamente nelle altrui
necessità
la proprietà è considerata uno strumento
ragionevole
per l’utilità privata del possessore
E
per conseguire fini sociali.
POPULORUM PROGRESSIO N. 23
Si sa con quale fermezza i padri della chiesa hanno
precisato quale debba essere l'atteggiamento di coloro che
posseggono nei confronti di coloro che sono nel bisogno:
«Non è del tuo avere, afferma sant'Ambrogio, che tu fai dono al
povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene. Poiché è
quel che è dato in comune per l'uso di tutti, ciò che tu ti annetti.
La terra è data a tutti, e non solamente ai ricchi». È come dire
che la proprietà privata non costituisce per alcuno un
diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a
riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno,
quando gli altri mancano del necessario. In una parola, «il
diritto di proprietà non deve mai esercitarsi a detrimento
dell'utilità comune, secondo la dottrina tradizionale dei
padri della chiesa e dei grandi teologi». Ove intervenga un
conflitto «tra diritti privati acquisiti ed esigenze
comunitarie primordiali», spetta ai poteri pubblici
«adoperarsi a risolverlo, con l'attiva partecipazione delle
persone e dei gruppi sociali».
EVOLUZIONE STORICA
DEL DIRITTO DI PROPRIETÀ


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Art. 436 c.c. del 1865: “la proprietà è il diritto di godere e di
disporre delle cose nella manieria più assoluta purché non
se ne faccia un uso vietato dalle leggi o dai regolamenti”
Art. 832 c.c.: “il proprietario ha il diritto di godere e
disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i
limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti
dall'ordinamento giuridico”
XIV emendamento all’art. 7 della costituzione USA:
…nessuno Stato priverà alcuna persona della vita, della
libertà o delle sue proprietà, senza due process of law, né
rifiuterà ad alcuno, nell'ambito della sua sovranità, la
equal protection of the laws.
EVOLUZIONE STORICA DEL
CONCETTO DI PROPRIETÀ PRIVATA
nel corso del ‘900 la concezione della proprietà
come potere assoluto e illimitato vengono
ridimensionati a causa di:
 mobilizzazione e smaterializzazione della
ricchezza;
 separazione tra proprietà e controllo della
ricchezza;
 I ceti meno abbienti organizzati in partiti e
sindacati promuovono la transizione dallo stato
liberale allo stato sociale


con lo stato sociale, si afferma l’idea di una
funzione sociale della proprietà.

«É lecito, dice san Tommaso, anzi
necessario alla vita umana che l'uomo abbia
la proprietà dei beni». Ma se si domanda
quale debba essere l'uso di tali beni, la
Chiesa per bocca del Santo Dottore non
esita a rispondere che, a questo proposito
«l'uomo non deve possedere i beni esterni
come propri, ma come comuni, in modo che
facilmente li comunichi all'altrui necessità»
(RN 19).
E in primo luogo quello che ferisce gli occhi è
che ai nostri tempi non si ha solo concentrazione
della ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una
potenza enorme, di un potere economico
dispotico in mano di pochi, e questi spesso
neppure proprietari, ma solo depositari e
amministratori del capitale, di cui essi però
dispongono a loro grado e piacimento.
 Questo potere è esercitato più che mai
dispoticamente da quelli che, tenendo in pugno
il denaro, lo fanno da padroni, dominano il
credito e concedono prestiti a chi vogliono, onde
sono in qualche modo i distributori del sangue
stesso, in cui vive l'organismo economico, e
hanno in mano, per così dire, l'anima
dell'economia; sicché nessuno, contro la loro
volontà, potrebbe nemmeno respirare.

Una tale concentrazione di forze e di potere che è
quasi la nota specifica della economia
contemporanea, è il frutto naturale di quella
sfrenata libertà di concorrenza che lascia
sopravvivere solo i più forti, cioè, spesso i più
violenti nella lotta e i meno curanti della
coscienza
Nell'ordine poi delle relazioni internazionali, da
una stessa fonte sgorgò una doppia corrente: da
una parte, il nazionalismo o anche
l'imperialismo economico, dall'altra, non meno
funesto ed esecrabile, l’internazionalismo
bancario o imperialismo internazionale del
danaro, per cui la patria è dove si sta bene (QA
104-109)
... poiché l’instabilità della vita economica e
specialmente del suo organismo, richiede uno
sforzo sommo e continuo di quanti vi si
applicano, alcuni vi hanno indurito la
coscienza a tal segno che si danno a credere
lecita l’aumentare i guadagni in qualsiasi
modo … I facili guadagni, che l'anarchia del
mercato apre a tutti, allettano moltissimi allo
scambio e alla vendita, e costoro unicamente
agognando di fare guadagni pronti e con
minima fatica, con la sfrenata speculazione
fanno salire e abbassare i prezzi secondo il
capriccio e l’avidità loro, con tanta frequenza,
che mandano fallite tutte le sagge previsioni
dei produttori (QA 132).
Le disposizioni giuridiche poi,
ordinate a favorire la cooperazione dei
capitali, mentre dividono la
responsabilità e restringono il rischio
del negoziare, hanno dato ansa alla più
biasimevole licenza; …e sotto la
coperta difesa di una società che
chiamano anonima, si commettono le
peggiori ingiustizie e frodi, e i
dirigenti di queste associazioni
economiche, dimentichi dei loro
impegni, tradiscono non rare volte i
diritti di quelli di cui avevano preso ad
amministrare i risparmi (QA 132)
GAUDIUM ET SPES N. 71


La proprietà privata o un qualche potere sui
beni esterni assicurano a ciascuno una zona del
tutto necessaria di autonomia personale e
familiare, e devono considerarsi come un
prolungamento della libertà umana. Infine,
stimolando l'esercizio dei diritti e dei doveri,
esse costituiscono una delle condizioni delle
libertà civili.
È il concetto di
DISPONIBILITÀ
GAUDIUM ET SPES N. 71

La proprietà privata stessa ha per sua
natura anche una funzione sociale che si
fonda sulla legge della comune destinazione
dei beni. Se si trascura questa funzione
sociale, la proprietà può divenire in molti
modi occasione di cupidigia e di gravi
disordini, così da offrire facile pretesto agli
oppositori per mettere in crisi lo stesso
diritto di proprietà.
POPULORUM PROGRESSIO N. 24
Il bene comune esige dunque talvolta l’espropriazione se,
per via della loro estensione, del loro sfruttamento
esiguo o nullo, della miseria che ne deriva per le
popolazioni, del danno considerevole arrecato agli
interessi del paese, certi possedimenti sono di ostacolo
alla prosperità collettiva. Affermandolo in maniera
inequivocabile (GS 71), il Concilio ha anche ricordato
non meno chiaramente che il reddito disponibile non è
lasciato al libero capriccio degli uomini, e che le
speculazioni egoiste devono essere bandite. Non è di
conseguenza ammissibile che dei cittadini provvisti di
redditi abbondanti, provenienti dalle risorse e
dall’attività nazionale, ne trasferiscano una parte
considerevole all’estero, a esclusivo vantaggio
personale, senza alcuna considerazione del torto
evidente ch’essi infliggono con ciò alla loro patria
CARITAS IN VERITATE N. 40
«Non c'è motivo per negare che un certo
capitale possa fare del bene, se investito
all'estero piuttosto che in patria. Devono però
essere fatti salvi i vincoli di giustizia, tenendo
anche conto di come quel capitale si è formato
e dei danni alle persone che comporterà il suo
mancato impiego nei luoghi in cui esso è stato
generato»
 Non è però lecito delocalizzare solo per godere
di particolari condizioni di favore, o peggio
per sfruttamento, senza apportare alla società
locale un vero contributo per la nascita di un
robusto sistema produttivo e sociale, fattore
imprescindibile di sviluppo stabile.

SOLLICITUDO REI SOCIALIS N. 42

Bisogna ricordare ancora una volta il principio
tipico della dottrina sociale cristiana: i beni di
questo mondo sono originariamente destinati a
tutti. Il diritto alla proprietà privata è valido e
necessario, ma non annulla il valore di tale
principio: su di essa, infatti, grava «un'ipoteca
sociale», cioè vi si riconosce, come qualità
intrinseca, una funzione sociale, fondata e
giustificata precisamente sul principio della
destinazione universale dei beni. Né sarà da
trascurare, in questo impegno per i poveri,
quella speciale forma di povertà che è la
privazione dei diritti fondamentali della
persona, in particolare del diritto alla libertà
religiosa e del diritto, altresì, all'iniziativa
economica.
POPULORUM PROGRESSIO N. 49

Una cosa va ribadita di nuovo: il superfluo dei
paesi ricchi deve servire ai paesi poveri. (…) I
ricchi saranno del resto i primi ad esserne
avvantaggiati. Diversamente, ostinandosi nella
loro avarizia, non potranno che suscitare il
giudizio di Dio e la collera dei poveri, con
conseguenze imprevedibili. Chiudendosi dentro
la corazza del proprio egoismo, le civiltà
attualmente fiorenti finirebbero coll'attentare
ai loro valori più alti, sacrificando la volontà di
essere di più alla bramosia di avere di più. E
sarebbe da applicare ad essi la parabola
dell'uomo ricco, le cui terre avevano dato frutti
copiosi e che non sapeva dove mettere al sicuro
il suo raccolto: «Dio gli disse: insensato, questa
notte stessa la tua anima ti sarà ritolta».