INSIDE JOB Inside Job è un film del 2010 prodotto, scritto e diretto da Charles Ferguson, che indaga le cause della crisi economica del 2008-2010, vincitore dell’Oscar al miglior documentario nel 2011. L'autore ha spiegato che il film mette a nudo "la corruzione sistemica negli USA attuata dall'industria dei servizi finanziari e le conseguenze di questa corruzione sistemica. Inside Job ha inizio con uno sguardo sull'Islanda, considerata, fino a qualche tempo fa, una democrazia stabile, un paese modello. Un buon posto dove andare a vivere, in cui, però, nell'ultimo decennio, una politica dissennata, dando il via alla deregolamentazione, ne ha determinato la rovina, sul piano ambientale, economico e sociale. Una bolla speculativa, dovuta alla privatizzazione delle banche che con la bancarotta nel 2008 della Lehman Brothers e Aig ha gettato l'Islanda e il mondo intero sul lastrico.Suddiviso in cinque capitoli, il documentario esamina la crisi globale del 2008 e di cui tutt'ora si pagano le conseguenze, di quello che qualcuno ha definito "tsunami" economico, contestualizzando con precisione la situazione, facendo un passo indietro, mostrando i come e i perché si sia arrivati impreparati a quei drammatici giorni, incapaci di porre rimedio a un meccanismo che, una volta inceppato, ha travolto in maniera inarrestabile l'economia mondiale, causando una recessione senza precedenti. Avvalendosi di economisti, giornalisti, docenti, alternando interviste e dichiarazioni di banchieri, esponenti politici a materiali d'archivio, il film con un ritmo implacabile - risalendo fino agli anni ottanta e individuando nella deregolamentazione finanziaria, voluta dall'amministrazione di Ronald Reagan, l'origine del tutto - formula il proprio j'accuse con grande maestria, conducendo lo spettatore in un viaggio all'interno del mondo finanziario statunitense. Ne emerge un ritratto allarmante, un'inquietante relazione tra esponenti del mondo economico e della sfera politica, sia a destra che a sinistra, di ieri e di oggi. Inside Job mostrando e "spiegando" quel che è accaduto, rende facilmente comprensibili termini quali cartolarizzazione, strumenti derivati, prestiti predatori. Charles Ferguson, autore del documentario, laureato a Berkeley in matematica, mostra di conoscere bene la materia di cui parla, opponendo al cine-pugno di Michael Moore e al suo parti pris, un film teso come un thriller, dal ritmo impeccabile e dalla struttura classica. Meritatamente vincitore del premio Oscar nel 2011, inspiegabilmente Inside Job - espressione inglese per indicare che chi ha commesso il crimine ha le mani in pasta - non ha ancora ottenuto una distribuzione in Italia per il grande schermo. LUISA CERETTO L’umanità è chiamata da Dio a scoprire la propria unità e a riconoscere la ricchezza delle sue differenze per giungere alla piena unità in Cristo 1. PARTE BIBLICA: L’UNITÀ DELLA FAMIGLIA UMANA La Scrittura ci parla dell’unità del genere umano, essa infatti ci racconta di un uomo non creato isolato ma all’interno di un contesto di cui fanno parte integrante: 1) Uno spazio vitale: gli assicura la libertà (il giardino). 2) La disponibilità di alimenti: gli assicura il sostentamento/vita (gli alberi del giardino) 3) Il lavoro: il comando di coltivare. 4) La comunità: il dono dell’aiuto simile a lui. Ora l’unità del genere umano non è indifferentismo, tanto è vero che la scrittura lodo la varietà dei popoli, segno dell’opera creativa di Dio, ma auspica il ricongiungimento dell’intera famiglia umana con il suo Creatore e per questo sceglie Abramo, perché dia inizio a questa opera di unità nella diversità 2. 1 Cfr. Compendio DSC 431 PROGETTO POLICORO CAPITOLO NONO: LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE 1 Nella testimonianza di amore di Dio quale è la croce di Cristo, il Signore abbatte ogni barriera di inimicizia tra razze, culture. Lo spirito Santo operante nella Chiesa affida a questa il compito di restaurare e testimoniare l’unità dell’intera famiglia umana. Tale unità non va costruita con la forza ma è l’esito di quel modello di unità che è la Trinità, è una unità nella comunione rispettosa delle peculiarità, è quindi una conquista della forza morale e culturale della libertà 3. PARTE TEOLOGICA La vera comunità internazionale che tende all’effettivo bene comune universale è fondata sulla naturale tendenza degli uomini a stringere relazioni. Se oggi è ancora una chimera è perché ideologie antiumane negano la dignità della persona umana considerata nell’unità delle sue dimensioni 4. La comunità delle nazioni si fonda sugli stessi valori che fondano la convivenza tra gli uomini: 1) LA SOLIDARIETÀ: le comunità politiche normalmente dovrebbero perseguire il bene comune dei propri cittadini ma dovrebbero tendere anche al bene comune di tutti i popoli perché devono diventare coscienti che il bene comune di una Nazione non è separabile da bene comune dell’intera famiglia umana e quindi dal bene comune dell’altra nazione 5. 2) LA LIBERTÀ: La comunità internazionale è una comunità giuridica fondata sulla sovranità di ogni stato membro, senza vincoli di subordinazione. La sovranità nazionale è fondamentale perché è l’espressione della libertà che deve regolare i rapporti tra gli stati. La sovranità è la soggettività di una nazione. Ma le nazioni possono anche rinunciare a porzioni della propria sovranità in vista di un obiettivo comune (Europa) 6. 3) LA VERITÀ: la verità di un popolo è la sua identità, ed è la peculiarità da non perdere in vista dell’unità, perché non c’è Amore senza verità. La cultura è la garanzia della conservazione dell’identità di un popolo7. 4) FIDUCIA: la fiducia necessaria ai rapporti internazionali è possibile solo se si sviluppa nella crescita della logica del dono. (vedi articolo di Luigino bruni avvenire). PARTE PRATICA: L'ORGANIZZAZIONE DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE IL VALORE DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI: la DSC guarda in maniera positiva le organizzazioni internazionali ed intergovernative perché esse sono la via istituzionale della carità per la creazione di una vera ed autentica famiglia umana. L’Onu (1945) rappresenta il primo passo verso un’autentica comunità internazionale, infatti questa istituzione ha contribuito notevolmente a promuovere il rispetto della dignità umana, la libertà dei popoli e l'esigenza dello sviluppo, preparando il terreno culturale e istituzionale su cui costruire la pace. AUTORITÀ PUBBLICA UNIVERSALE: il magistero riconosce la necessità della creazione di un’autorità pubblica universale per rispondere ai problemi di dimensione mondiale posti dalla ricerca del bene comune: ora sul come il dibattito è molto ma molto aperto, perché è difficile riuscire a mettere insieme l’idea di un’autorità universale che abbia un effettivo potere decisionale e la sovranità dei singoli stati, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà. A tal proposito i teorici vanno dalla linea di una sorta di federalismo universale alla creazione di una vera autorità universale con pieno potere, il Leviatano Hobbesiano. GLOBALIZZAZIONE DELL’ECONOMIA = GLOBALIZZAZIONE DELLA POLITICA: La globalizzazione dell’economia impone anche la globalizzazione della politica. È l’unica strada per poter evitare che la politica si debba sottomettere all’economia. 2 3 4 5 6 7 Cfr. Compendio DSC 428-431. Cfr. 431-432 Cfr. 433 Cfr Berloffa Folloni. Cfr. 434-436. Cfr. Giovanni Paolo II, discorso all’UNESCO (2 giugno 1980), 72. PROGETTO POLICORO CAPITOLO NONO: LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE 2 PARI OPPORTUNITÀ INIZIALI: Gli Organismi internazionali devono, inoltre, garantire quell'eguaglianza che è il fondamento del diritto di tutti alla partecipazione al processo di pieno sviluppo, nel rispetto delle legittime diversità. L’ASSOCIAZIONISMO: L’associazionismo nato come movimento della società civile allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla vita internazionale, sono il segno del protagonismo del cittadino e l’incoraggiamento per i governi verso un maggiore impegno internazionale. CONCRETI GESTI DI SOLIDARIETÀ: I Governi dovrebbero sentirsi incoraggiati da un simile impegno, che mira a tradurre in pratica gli ideali che ispirano la comunità internazionale, in particolare mediante i concreti gesti di solidarietà e di pace delle tante persone che operano anche nelle Organizzazioni non Governative e nei Movimenti per i diritti dell'uomo. SVILUPPO E COOPERAZIONE: la cooperazione tra le singole comunità politiche è un elemento necessario per lo sviluppo, perché le comunità politiche si condizionano a vicenda, e ciascuna riesce a sviluppare sé stessa solo contribuendo a sviluppare le altre. Lo sviluppo è un diritto che ha come rovescio il dovere di tutti verso tutti. Ovvero per poter esigere lo sviluppo come diritto è necessario che ciascuna comunità politica viva l’obbligo morale di far sviluppare le altre. IL DOVERE DI SOLIDARIETÀ: al di sopra della stretta logica del mercato è necessario il dovere di solidarietà, di giustizia sociale e di carità universale; riconoscere questo dovere vuol dire riconoscere l’esistenza di qualcosa che è “dovuto all'uomo perché è uomo”8. LOTTA ALLA POVERTÀ: la povertà è un ostacolo per la realizzazione di quell’umanesimo plenario cuore dell’antropologia cristiana e della dottrina sociale della chiesa. La povertà pone un drammatico problema di giustizia: la povertà, nelle sue diverse forme e conseguenze, si caratterizza per una crescita ineguale e non riconosce a ogni popolo l'eguale diritto “ad assidersi alla mensa del banchetto comune” 9. L’OPZIONE PREFERENZIALE DELLA CHIESA PER I POVERI: il figlio di Dio con l’incarnazione si è unito in certo modo ad ogni uomo perché questi venga redento e maturi il proprio compimento e quindi la propria dignità, in forza di questo evento misterioso, la chiesa mentre si vota alla causa di Gesù Cristo e ne annuncia l’opera di salvezza integrale, inevitabilmente e simultaneamente si vota alla causa dell’uomo e della pienezza della sua dignità, divenendo missionaria dei diritti umani, specie dei più poveri. L’uomo vale per ciò che è e non per ciò che possiede, la sua opzione preferenziale per i poveri rivendica l’uguaglianza di dignità e manifesta l’universalità della propria natura e missione, contribuendo a reintegrare il diseredato nella fraternità umana e nella comunità dei figli di Dio. Ai poveri si deve guardare « non come ad un problema, ma come a coloro che possono diventare soggetti e protagonisti di un futuro nuovo e più umano per tutto il mondo. IL PRINCIPIO DI DESTINAZIONE UNIVERSALE DEI BENI: OGNI UOMO DEVE AVERE LA POSSIBILITÀ DI USUFRUIRE DEL BENE NECESSARIO AL SUO PIENO SVILUPPO Il diritto all’uso dei beni è naturale, originario, personale, prioritario o anteriore, subordinante e dei popoli. IL DEBITO ESTERO: La crisi debitoria di molti paese poveri ha alla sua origine cause complesse e di vario genere, sia di carattere internazionale — fluttuazione dei cambi, speculazioni finanziarie, neocolonialismo economico —, sia all'interno dei singoli Paesi indebitati — corruzione, cattiva gestione del denaro pubblico, distorta utilizzazione dei prestiti ricevuti. Le sofferenze maggiori, riconducibili a questioni strutturali ma anche a comportamenti personali, colpiscono le popolazioni dei Paesi indebitati e poveri, le quali non hanno alcuna responsabilità. La comunità internazionale non può trascurare una simile situazione: pur riaffermando il principio che il debito contratto va onorato, bisogna trovare le vie per non compromettere il fondamentale diritto dei popoli alla sussistenza ed al progresso. 8 9 GIOVANNI PAOLO II, enciclica Centesimus annus, 34. PAOLO VI, enciclica. Populorum progressio, 47. PROGETTO POLICORO CAPITOLO NONO: LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE 3