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BIOETICA E
ASPETTI
FAMILIARI
NELL’ASSISTENZA
AL MALATO
SPUNTI DI RIFLESSIONE E DI
CONFRONTO
 Se vogliamo avere a che fare
con una disciplina dobbiamo
cercare di inquadrarla in modo
epistemologico ossia cercare di
definire il sapere intorno a cui
essa ruota.
La bioetica è una disciplina scientifica dialogica,
sia nei contenuti di cui si occupa sia nel modo in
cui li affronta.
Si presenta fin dal principio come un sapere e un
pensare che possiamo definire ecumenici, una sorte
di sapienza biologica che realizza un ponte tra le
scienze bio-sperimentali e le scienze eticoantropologiche.
 È una branca dell’etica applicata e nasce per
l’esigenza di affrontare le sfide che la tecnologia
moderna ha posto sull’agire umano e per
definirne quindi i limiti.
 Riguarda in particolare la questione della
cura, cioè di una modalità di porsi in
relazione con l’altro che coinvolge le
dimensioni etiche e psichiche più profonde
dell’essere umano (inizio/fine vita).
ALCUNE DEFINIZIONI
Warren Thomas Reich
“La bioetica è lo studio sistematico della
condotta umana nell’ambito delle scienze
della vita e della salute, in quanto questa
condotta è esaminata alla luce dei valori
morali e dei principi”.
(Encyclopedia of Bioethics, 1978)
Hugo Engelhardt
 Se nella natura umana non c’è nulla di sacro (…)
non sussisterà più nessuna ragione per cui, con le
dovute cautele, non la si possa trasformare
radicalmente“.
 Le persone diventano centrali non per la dignità o
per il loro valore, ma perché esse possono decidere
di collaborare o di ritirare il proprio consenso
isolandosi in sfere di privatezza morale»
(Foundation
of bioethics, 1986)
Hans Jonas
“Agisci in modo tale che gli effetti delle tue azioni siano
compatibili
autentica”.
con
il
sussistere
di
una
vita
umana
La responsabilità è la cura per un altro essere quando
venga
riconosciuta
come
dovere,
diventando
“apprensione” nel caso in cui venga minacciata la
vulnerabilità di quell’essere. Ma la paura è già racchiusa
potenzialmente nella questione originaria da cui ci si può
immaginare scaturisca ogni responsabilità attiva: che
cosa capiterà a quell’essere, se io non mi prendo cura di
lui?
(Il principio responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica, a cura di P.P.
Portinaro, Einaudi, Torino,1990).
Elio Sgreccia
La bio-etica è la filosofia della ricerca e della prassi
biomedica, è quella parte della filosofia morale
che considera la liceità o meno degli
interventi
sulla
vita
dell’uomo
e,
particolarmente di quegli interventi connessi con
la pratica e lo sviluppo delle scienze mediche e
biologiche”
(Sgreccia, Bioetica. Manuale per medici e biologi, Milano, Vita e
Pensiero, 1986)
Gilbert Hottois
 La
bioetica è “l’insieme delle ricerche, dei
discorsi e delle pratiche multidisciplinari,
aventi ad oggetto la chiarificazione o la
risoluzione delle questioni di carattere etico
suscitate
dall’avanzamento
e
dall’applicazione
delle
tecnoscienze
biomediche”.
(Hottois-M.H. Parizeau, Les mots de la bioéthique,
Bruxelles, De Boeck-Wesmael, 1995)
Uberto Scarpelli
La bioetica è l’etica in quanto particolarmente relativa ai
fenomeni della vita organica, del corpo, della
generazione, dello sviluppo, maturità e vecchiaia, della
salute, della malattia e della morte. Non è una
disciplina autonoma e indipendente: ricomprende
problematiche
legate
al
progresso
della
conoscenza e delle tecniche biologiche, ma un
adeguato approfondimento riporta alle questioni e
agli atteggiamenti etici fondamentali concernenti
l’uomo in quanto anima e corpo, spirito e materia,
organismo capace di azioni e interazioni
significanti e simboliche eccedenti il campo
d’indagine della biologia”.
(La bioetica. Alla ricerca dei principi, in Bioetica laica, Milano,
Baldini e Castoldi, 1998)
 La coniazione del termine bioetica è attribuita a
Fritz Jahr, che nel 1927 prendendo spunto
dall’imperativo categorico kantiano, parlò di
«imperativo bioetico» riguardo allo sfruttamento di
fauna e flora da parte dell'uomo .
 Il primo però ad usare il termine, nel 1970, con il
significato che oggi gli attribuiamo è un oncologo
di nome Van Rensselaer Potter.
Potter scrive:
 Non vi è finora nessuna etica che tratti la relazione
dell’uomo con la terra e con gli animali e le piante
che vivono su di essa.
 L’estensione dell’etica verso questo terzo elemento
dell’ambiente umano è, se non erro, una possibilità
evolutiva e una necessità ecologica.
 I valori etici non possono essere separati dai fatti
biologici.
Tali definizioni si caratterizzano per
tre elementi fondamentali:
a) la bioetica è un tentativo di ricomporre la
separazione tra scienza della natura
(biologia) e scienza dello spirito (etica), è
un ponte verso le altre scienze
b) la bioetica è scienza che guarda al futuro
c) la bioetica è una scienza della globalità
 La concezione biologica di Potter è orientata
chiaramente verso il meccanicismo, senza
che questo implichi né una chiusura ai valori
umani e all’etica né una accettazione della
pretesa estrema di quelle forme di
meccanicismo che credono nella possibilità
di arrivare un giorno a disporre di tutta la
conoscenza del mondo nel quale viviamo.
(Alcune riflessioni sulla «bioetica» di Potter, Fernando
Pascual, L.C.)
DOMANDE
Che tipo di macchina è l’uomo?»
Chi avrebbe «fatto» l’essere umano come una
macchina libera?
Per Potter il fatto che l’uomo sia in grado di
assimilare una grande quantità d’informazioni
permette d’introdurre errori che:
 a) fanno sì che il nostro comportamento non sia
mai automatico
 b)
fanno sì che l’uomo abbia maggiori
opportunità per l’esercizio della libera volontà
individuale rispetto ad altre forme di vita
 La conoscenza che vuole controllare la vita è
pericolosa: la vita sfugge al nostro controllo.
 La scienza oggi è fonte di disordine e di
conoscenze non controllabili dalla società.
 L’unico modo di controllare una conoscenza
pericolosa è aggiungere ad essa una maggiore
conoscenza cioè promuovere la saggezza
(φρόνησις), intesa come conoscenza di come
usare la propria conoscenza.
LIMITI DELLA DEFINIZIONE DI POTTER
 L’antropologia
(in
senso
evoluzionistico
e
meccanicistico) non riesce a cogliere il significato
profondo dell’essere uomo ma si ferma ad
interpretare fenomeni propriamente umani, come
ad esempio l’intelligenza e la libertà, secondo una
visione che potremmo definire riduzionista ed
insufficiente.
 L’uomo considerato quale «macchina» non potrà
mai passare dal particolare all’universale in senso
spirituale, né potrà avere coscienza di sé, né sarà
veramente libero.
LEGAME ETICA/BIO-ETICA
TRE ELEMENTI COMUNI
a) VALORI (oggettivi e universalizzabili )
B) NORME (l’attuazione del valore in un
comportamento, nella prassi).
c) COSCIENZA: RUOLO DELLA SCELTA
CONSAPEVOLE DEL SOGGETTO.
(conoscenza/ libertà/responsabilità/capacità di
discernimento)
ALCUNE CONCEZIONI RIDUTTIVE
)
 Moralistica: lecito/illecito
Variante è la concezione legalista (norme
corrette se rispondono ad una legge prima ancora
che alla coscienza)
 Relativistica
 Integralista (difesa delle proprie convinzioni)
 Proibizionista (contro chi varca i confini)
 Confessionale (es. visione laica/cattolica)
CENNI DI
STORIA DELLA
BIOETICA
 PATERNALISMO MEDICO: CORRISPONDENZA ORDINE
NATURALE E ORDINE MORALE (Φύσις/ ἦθος).
La malattia è un disordine e quindi comporta la
destrutturazione dell’individuo: il malato è quindi
un soggetto che non ha più ethos e quindi c’è
qualcuno che pensa al suo bene ossia il medico.
 DAL PATERNALISMO ALL’AUTONOMIA
Nascita del concetto di persona che sostituisce l’idea
di natura.
Per Boezio (poi San Tommaso) la persona è
rationalis naturae individua substantia ossia
“l’essere che sussiste per se stesso nella
natura intellettuale“ , l’essere spirito incarnato
in un corpo, che esiste in-sé e per-sé.
L’uomo è autocoscienza e non può essere strumento di
nessuno
ha una dignità
 1947 Codice di Norimberga= Principio di autonomia
 1948 Dichiarazione di Ginevra
(È una dichiarazione di medici dedicata ad
un'umanizzazione della medicina dopo i crimini medici
che erano stati commessi dal nazifascismo in Germania.
Revisione del Giuramento di Ippocrate).
 1962 Dichiarazione di Helsinki
Venne proposta dall’ Associazione medica mondiale e
riporta l’insieme di principi etici riguardanti tutta la
comunità medica sulla sperimentazione umana.
Codice di Norimberga
1. Il consenso volontario del soggetto umano è
assolutamente essenziale. Ciò significa che la persona in
questione deve avere capacità legale di dare consenso,
deve essere in grado di esercitare il libero arbitrio senza
l'intervento di alcun elemento coercitivo, inganno,
costrizione, falsità o altre forme di imposizione o
violenza; deve avere sufficiente conoscenza e
comprensione degli elementi della situazione in cui è
coinvolto, tali da metterlo in posizione di prendere una
decisione cosciente e illuminata
2. L'esperimento dovrà essere tale da fornire risultati utili al
bene della società, e non altrimenti ricavabili con mezzi o
metodi di studio; la natura dell'esperimento non dovrà
essere né è casuale né senza scopo.
3. L'esperimento dovrà essere impostato e basato sui risultati
della sperimentazioni su animali e sulla conoscenza della
storia naturale del morbo o di altri problemi allo studio,
cosicché risultati antecedenti giustifichino lo svolgersi
dell'esperimento.
4. L'esperimento dovrà essere condotto in modo tale da
evitare ogni sofferenza o lesione fisica o mentale che non
sia necessaria.
 5. Non si dovranno condurre esperimenti ove vi sia già a
priori ragione di credere che possa sopravvenire la morte o
un'infermità invalidante, eccetto forse quegli esperimenti in
cui il medico sperimentatore si presta come soggetto.
6. Il grado di rischio da correre non dovrà oltrepassare
quello determinato dalla rilevanza umanitaria del problema
che
l'esperimento
dovrebbe
risolvere.
7. Si dovrà effettuare una preparazione particolare, e
particolari attenzioni dovranno essere usate al fine di
mettere al riparo il soggetto dell'esperimento da possibilità
anche remote di lesione, invalidità o morte.
8. L'esperimento dovrà essere condotto solo da persone
scientificamente qualificate. Sarà richiesto il più alto grado
di capacità e attenzione in tutte le fasi dell'esperimento a
coloro che lo conducono o vi sono comunque coinvolti.
9. Nel corso dell'esperimento il soggetto umano dovrà
avere la libera facoltà di porre fine ad esso se ha
raggiunto uno stato fisico o mentale per cui gli sembra
impossibile continuarlo.
10. Durante l'esperimento lo scienziato responsabile deve
essere pronto a interromperlo in qualunque momento se è
indotto a credere in buona fede , dopo una ponderata
riflessione con tutte le sue facoltà, che la continuazione
dell'esperimento comporterebbe probabilmente lesioni,
invalidità o morte per il soggetto umano.
Alcune date della bioetica (documento web)
 Gli anni ’50-60
 1947 – Il processo di Norimberga e la sperimentazione su

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

esseri umani
1953 – Nature pubblica “The Molecular Structure of Nucleic
Acids” (J.D. Watson e F.H. Crick)
1954 – J. Murray esegue il primo trapianto di rene a Boston
(sopravvivenza otto anni)
1960 – La FDA approva il primo contraccettivo
orale(Enovid)
1960 – Prima emodialisi
1967 – C. Barnard esegue il primo trapianto di cuore (Cape
Town, Sud Africa) (18 giorni, espianto a cuore battente)
Anni ‘70
 1969-1971
– Nascono lo Hastings Center on
Hudson (NY) (D. Callahan) e il Kennedy Institute
for Bioethics (Washington DC) (W. Reich)
 1972 – Il New York Times rivela lo scandalo di
Tuskegee(Alabama- esperimenti sulla sifilide)
 1973 – Roe v. Wade: la US Supreme Court
autorizza l’aborto come diritto di privacy
 1975 – Il caso di Karen Ann Quinlan (stato vegetativo
persistente. Inizia una battaglia legale che alla fine i genitori
vincono nel 1985: staccata dal respiratore, Karen continua a
respirare autonomamente. Nessuno dei nostri quotidiani lo ha
riferito; nemmeno che Karen continuerà a vivere per altri 10
anni)
 1978 – Nasce in Inghilterra Baby Louise Brown,
prima bambina della Fivet (fertilizzazione in vitro).
Italia: Legge 22 maggio n.194 (IVG)
Anni ’80
 1982 – Baby Doe (US), nata con sindrome di Down e blocco

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




intestinale, viene lasciata morire su richiesta dei genitori
1982 – Negli Stati Uniti W.C. de Vries impianta il primo
cuore artificiale (tessuto e plastica) (sopravvivenza 112
giorni)
1983 – Newsweek usa per la prima volta la parola epidemia
per la diffusione di una malattia sconosciuta, l’Aids.
1984 – Baby Fae, nata con un difetto congenito al cuore,
viene trapiantata con un cuore di babuino
1987 – Nasce Baby M, il primo neonato da maternità
surrogata
(la Corte del New Jersey decide a favore dei padre biologico e
della madre sociale)
1988 – Viene brevettato il primo OGM, l’Oncomouse TM, il
topo geneticamente modificato
ANNI ‘90
 1990 - Progetto Genoma Umano (HUGO)
 1990 – Viene istituito il CNB (Bompiani,Ossicini, D’Agostino,

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


Berlinguer)
1997 – A Edimburgo nasce Dolly (1997-2003), la prima
pecora clonata (scattano le moratorie sulla clonazione)
1998 – La deCode Genetics ottiene l’esclusiva per lo studio e
lo sfruttamento industriale del patrimonio genetico degli
Islandesi
2000 – Craig Venter afferma di aver sequenziato il genoma
umano
2001 – La FDA approva la sperimentazione clinica per gli
xenotrapianti (da maiale)
2001Viene
proposto
il
Golden
Rice
come
biotecnologia“buona” (riso geneticamente modificato)
MODELLI BIOETICI
MODELLO LIBERAL-RADICALE
(LIBERA SCELTA Non esiste una verità universale
ed i valori sono fondati sul soggetto che segue le sue
inclinazioni momentanee )
MODELLO PRAGMATICO-UTILITARISTA
(CRITERIO DELL’UTILE)
MODELLO SOCIO-BIOLOGISTA
(CRITERIO DEL PROGRESSO)
MODELLO PERSONALISTA
CRITERI GENERALI RELATIVI AI MODELLI
PARADIGMA PRINCIPIALISTA
4 Principi
a) Autonomia
(libertà decisionale della persona)
b) Non maleficità
Tale principio rischia di scivolare nel paternalismo e
può non essere capace di risolvere conflittualità
decisionali come ad esempio il prelievo o meno degli
organi dal vivente; oppure interventi (con danno) sulla
gravida per il bene del feto ecc.
c) Beneficità (valuta anche il rapporto costi/benefici)
d) Giustizia
PARADIGMA PARADIGMA CONTRATTUALISTA
 Rispetto idee altrui.
L’universo del paziente diventa quasi
assoluto per il medico che deve
rispettare tutti i voleri del paziente,
anche quello di morire.
 Si
divide
utilitarista
in
proceduralista
e
PARADIGMA PERSONALISTA
 biocentrico
(sacralità vita)
 antropocentrico-teleologico
(realizzazione della persona)
 aretocentrico
(ἀρετή )
(pieno rispetto delle virtù morali)
BIOETICA DELLA CURA
La bioetica della cura si basa
sull'esigenza di attivare strumenti di
tipo etico-metodologico che instaurino
un rapporto orientato al sostegno
dell'individuo nel quale chi “detiene il
potere
terapeutico”
riconosca
l’individualità e la particolarità di
ogni paziente e instauri una relazione
solidale e attenta.
Nella lingua inglese la cure, ossia la
prassi terapeutica, può essere distinta
con maggior facilità dalla care, vale a
dire
la
cura
intesa
come
sollecitudine,protezione, preoccupazione,
senso di responsabilità.
La medicina è una pratica fondata su una
relazione sociale che ha nella sofferenza la
motivazione fondamentale e nella speranza ,
per l’ammalato, di essere aiutato e guarito,
il suo télos.
(PAUL RICOEUR, Il giudizio medico, Morcelliana,
Brescia 2006)
L'atteggiamento della "cura" prevede
un coinvolgimento rivolto alla sorte
dell'oggetto
d'attenzione
poiché,
ispirandosi al modello dell'amore
parentale, suggerisce una modalità di
attenzione dell'altro che non è certo
riconducibile ad un semplice insieme
di obblighi.
 Lévinas intende la cura come il principio
morale fondamentale.
 Contestando il “narcisismo del cogito” ed il mito
dell’interiorità della coscienza, Lévinas si concentra
sull’esteriorità dell’assolutamente altro, emergente
dal volto, volendo però liberare la relazione con il
volto dell’altro dalla dialettica del riconoscimento,
tipica della modernità occidentale6. Per questo
l’altro non è, per Lévinas, descrivibile come alter (io
estraneo), ma come autrui, pronome indefinito,
riferibile solo alla persona, espressione quindi
indicante la presenza di qualcun’altro, ma senza la
pretesa di identificarlo inserendolo nelle categorie
abituali del nostro pensiero
 Egli afferma che siamo sempre debitori all’altro
perché l’Altro ci dà la nostra identità. Ciascuno
di noi ritrova se stesso in quanto scopre l’Altro.
 Secondo Lévinas dobbiamo incontrare l’Altro
non dove è uguale a noi ma dove è diverso,
perché solo nella diversità incontriamo
veramente l’Altro.
 Lévinas sostiene, inoltre, che “l’uomo esiste in
quanto si relaziona con gli altri”. Il rapporto di
ciascuna persona con gli altri si fonda sulla
responsabilità senza reciprocità e dunque essa
può essere accolta o rifiutata, perché l'inverso
compete solamente all’altra persona
 Il rapporto con l'Altro «è rispecchiamento di me stesso e
tuttavia non è propriamente un rispecchiamento»
 Tale
rispecchiamento è un vedersi
nell'Altro che a sua volta si ritrova in noi,
è un esperire l'inesperito, un cambiare
prospettiva non per assumerne una
totalizzante e assoluta, ma al contrario
una che sia continuamente aperta a nuovi
sguardi, all'accettare nuovi punti di vista
appunto.
(Totalité et infini. Essai sur l'extériorité, Livre de Poche, Paris,
2010)
Lévinas oppone all'etica dei diritti un'etica della
solidarietà. “Come la solidarietà rappresenta una
polarità opposta al principio della giustizia, in
quanto la nutre in modo particolaristico con gli
impulsi affettivi della partecipazione reciproca, così
d'altro canto il prendersi cura rappresenta allo
stesso modo una polarità altrettanto necessaria,
poiché essa la completa mediante un principio di
aiuto unilaterale completamente disinteressato”.
(“Curare e prendersi cura”, M. A. La Torre, Il modello della
cura in bioetica, pubblicato in Le Nuove dimensioni della
relazione terapeutica, Macro, Cesena 1999)
ALTRI ESEMPI
 Per Axel Honneth, al centro dell'etica della
cura si colloca "l'idea che le nostre
rappresentazioni della moralità non si
esauriscono nel concetto del trattamento
imparziale e della responsabilità reciproca, ma
includono
anche
quelle
modalità
di
comportamento che consistono negli atti
asimmetrici della beneficenza e dell'amore del
prossimo.
(Honneth,, "L'altro della giustizia. Habermas e la sfida etica del
postmoderno, Fenomenologia e società, 1995)
 Potremmo definire la Cura come un
inter/esse ossia un’attenzione per l’essere
che ci coinvolge totalmente, entrando nel
nostro essere e trasformandolo.
 L'etica in questo modo diventa etica
applicata ossia una particolare forma di
“cura” intesa anche come 'salvezza'
dell'uomo (salus).
 Acquista un senso nuovo, allora il
significato heideggeriano della cura –
in quanto modo relativo all'essere
fondamentale dell'uomo:
aver cura degli altri e
prendersi cura delle
cose
 Quanto ai modi positivi dell’aver cura ci sono due
possibilità estreme. L’aver cura può in certo modo
sollevare l’altro dalla «cura» sostituendosi a lui nel
prendersi cura, intromettendosi al suo posto (…)
L’altro risulta allora espulso dal suo posto,
retrocesso, per ricevere a cose fatte e da altri, già
pronto e disponibile, ciò di cui si prendeva cura,
risultandone del tutto sgravato. In questa forma di
aver cura l’altro può essere trasformato in
dipendente e in dominato, anche se il predominio è
tacito e dissimulato per chi lo subisce. Questo aver
cura, che solleva l’altro dalla «cura», condiziona
largamente l’essere-assieme e riguarda per lo più il
prendersi cura degli utilizzabili.
(Essere e tempo, ed. it. di F. Volpi sulla versione di P.
Chiodi, Milano, Longanesi, 2006)
 Opposta a questa è la possibilità di aver cura la
quale, anziché intromettersi al posto degli altri, li
presuppone nel loro poter essere esistentivo, non
già per sottrarre loro la «cura», ma per inserirli
autenticamente in essa. Questa forma di aver cura,
che riguarda essenzialmente la cura autentica, cioè
l’esistenza dell’altro e non qualcosa di cui egli si
prenda cura, aiuta l’altro a divenire trasparente
nella propria cura e libero per essa.
(Essere e tempo, ed. it. di F. Volpi sulla versione di P.
Chiodi, Milano, Longanesi, 2006)
 Il curare è un sostituirsi all’altro, ossia una
sostituzione dell’altro nel suo ruolo attivo, che
degrada il soggetto ad oggetto manipolabile.
 L’aver cura è invece non una sostituzione
dell’altro ma un presupporre l’altro e diventa
autentica quando aiuta l’altro a diventare un
soggetto consapevole e libero.
 La cura deve rispettare l’alterità.
 La cura intesa come un “mi interessa”, “mi sta
a cuore”, trasforma i valori in azioni.
Tra la pendola e il letto (E. Munch)
In questo quadro, dal titolo
Autoritratto tra la pendola e il
letto (1942-43) Munch, vecchio e
curvo, si rappresenta tra un
pendolo, simbolo del tempo che
continua a scorrere, e un letto
che invece lo inchioda e che
indica che ormai la sua vita è
giunta alla fine.
Alle sue spalle tutte le passioni
della sua vita, come i suoi quadri
e il dipinto di una donna e…la
solitudine.
L’unica cura utile, in questo caso,
sarebbe
stata
la
presenza
dell’altro.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
 Quali sono allora
i nuovi diritti dell’uomo
dinanzi alle innumerevoli possibilità di
manipolazione della vita che la scienza e la
tecnica propongono?
 Occorre proporre nuove regole morali per la
tutela degli individui al fine di avviare una
nuova valutazione etica delle tecniche
elaborate dalla ricerca scientifica?
 Quali regole deve proporre l’etica?
PUNTO FERMO
.
Centralità della
persona, ossia centralità
dell’uomo visto nella sua
irriducibile singolarità e
nella sua sostanziale
relazionalità
Visione filmato di Hans Jonas
Visione filmato di Hans Jonas
 .
 Articolo La dignità umana tra autonomia e
libertà, di B. Colazingari- S. Pisu
 La Convenzione di Oviedo (dal pdf)
 L’essere persona non è una qualità che si aggiunge
ad altre, e neppure qualcosa di definibile in modo
prettamente descrittivo.
 La persona non è mai “qualcosa” è sempre un
“qualcuno”, un io.
 L’attribuzione del carattere di persona a tale
oggetto implica il “riconoscimento”
originaria e irriducibile soggettività.
della
sua
(La persona al centro della cura, E. Buzzi, Brescia)
 La persona umana non è, per dirla con Leibniz,
una sorta di monade “senza porte né finestre”.
 Il
rapporto con l’altro, con un tu, è
assolutamente fondamentale per l’emergere
della coscienza di noi stessi.
M.Buber afferma: Al di là del mero versante
soggettivo, al di qua di quello oggettivo, c'è la sfera
dell''interrelazione', o del 'tra', in quello stretto angolo
appunto dove l'Io e il Tu s'incontrano.
(Buber, Il problema dell’uomo, Marietti 2004)
 La persona ha un passato, una storia, e la
memoria degli eventi e delle sue esperienze
passate
contribuisce a determinare il
significato del suo presente.
 La persona ha una famiglia, ha un determinato
contesto culturale, ha dei ruoli, ha rapporti
sociali, familiari, di amicizia, di lavoro.
 La persona vive e lavora in un determinato
ambiente fisico, ha una vita sessuale e affettiva
in cui realizza la sua capacità di ricevere o dare
amore.
 La persona ha una relazione con se stessa;
autostima, auto-approvazione, amore di sé.
 Il
rapporto con la malattia
inevitabilmente tutto questo.
condiziona
 La persona ha in sé una dimensione
trascendente nella quale possiamo
collocare il significato ultimo della sua
esistenza, un significato che si riflette su
tutte le sue esperienze ed azioni. L’essere
persona è l’esistere di “nature razionali” che
sono in grado di “porre una distanza” tra sé e la
realtà.
(La persona al centro della cura, E.Buzzi, docente di Filosofia Morale
presso l’Università degli Studi di Brescia)
Esempi di bioetica applicata :
L’esperienza del dolore nella filosofia di
Louis Lavelle
Il dolore può rivelarci una straordinaria intimità
con noi stessi, una profondità delle relazioni
Il dolore io lo subisco ma dalla sofferenza ne
prendo possesso perché cerco di capirla per
poterla affrontare.
Si dice Io soffro quindi è un atto che compio come
soggetto
Quattro forme negative
 Abbattimento = dolore talmente forte da
causare la paralisi della coscienza
 Rivolta= protestare contro la sofferenza ma ciò
causa il soccombere dell’io
 Separazione= rinchiudersi nella propria
solitudine, fuggire dagli altri
 Compiacimento
Quattro forme Positive
 Avvertimento= il dolore come sintomo
 Affinamento= ravviva la coscienza di sé e del
proprio corpo
 Comunione con gli altri
 Purificazione= distogliere l’essere da ciò che ha
per ripiegarlo in ciò che è
 Alcuni autori, come il medico E. Pellegrino,
propongono un’idea della medicina come “arte
morale”, e in quanto tale “professione”, la cui
cellula centrale è essenzialmente riconducibile
alla volontà e all’impegno di chi professa la
medicina di essere presente alla e nella
sofferenza
 A causa dell’evento della malattia [i] pazienti
perdono la loro libertà di agire; mancano della
conoscenza in base alla quale possono compiere
scelte razionali o riguadagnare la libertà d’agire;
devono affidarsi al potere di un altro essere umano
(…),per riguadagnare la loro umanità; la loro
integrità (cioè, l’immagine di sé) è distrutta o
almeno minacciata.
 In breve, i pazienti che fanno esperienza di una
malattia come episodio acuto o che convivono con
essa come dimensione cronica della loro vita sono
privati in vario grado di quelle caratteristiche che
distinguono l’umanità da altre forme di esistenza.
(PELLEGRINO– D.C.THOMASMA, The Christian Virtues in Medical Practice, Georgetown
University Press, Washington D.C. 1996, 95)
 Toccando il corpo, il medico tocca la vita
personale del paziente.
 E’ facile per noi dimenticare che la medicina
occidentale ha sempre seguìto l’indicazione di
Platone nel Fedro che la medicina cura il corpo
e la retorica (la filosofia) cura l’anima.
(E.Pellegrino, A Philosophical Basis of Medical Practice,
1981)
Pensieri…
 Levinas “L’etica non comincia né davanti al
valore mitico di alcuni valori che valgono come
idee
platoniche(…).
L’etica
comincia
dall’esteriorità dell’altro.”
 Fare
esperienza dell’altro significa fare
esperienza di una presenza: Noi chiamiamo
volto il modo in cui si presenta l'Altro. Questo
modo non consiste nel mostrarsi come un
insieme di qualità che formano un'immagine. Il
volto d'Altri distrugge ad ogni istante e
oltrepassa l'immagine plastica che mi lascia.
 Per “volto” Lévinas non intende l’aspetto esteriore
dell’altro che io potrei in qualche modo definire,
ma intende il fatto che l’altro si rivolga a me con
una richiesta di aiuto che deriva dalla sua fragilità
esistenziale. Questo è un vero e proprio comando
etico originario del tutto esterno all’io, che rovescia
e rivoluziona sia il mio atteggiamento conoscitivo,
sia il mio più attaccamento egoistico all’essere e mi
rende invece un soggetto responsabile, non più
orientato verso di sé ma piuttosto decentrato verso
altri, in una forma di relazione etica con essi.
ESTRATTO INTERVISTA A LEVINAS
 La relazione di un essere umano all'altro essere
umano, la relazione da uomo a uomo, invece di
essere presentata come una conseguenza
dell'intelligenza, come una conseguenza della
libertà, dovrebbe essere posta nella definizione
stessa dell'uomo, sentita come la vocazione stessa
dell'uomo. La vocazione dell'uomo è di riconoscere
la sua dignità umana e il suo posto nell'essere, il
suo posto nella realtà, e non di considerare
l'intelligenza e la libertà semplicemente come le
forme nelle quali può affermarsi.
 La frase di Dostojevskij: "Siamo tutti colpevoli -
non responsabili, colpevoli - di tutto verso tutti
ed io più di tutti gli altri". Questo "io più che
tutti gli altri" è la famosa non reciprocità delle
coscienze. Non arrivo mai a sottrarmi a questa
posizione di "io più responsabile di tutti".
Alcune letture per iniziare…
 E. Sgreccia, Le radici della bioetica, Atti del





Congresso internazionale, Roma, ed. Vita e
Pensiero
A. Savignano, Bioetica delle virtù, Guida Editori
M. Chiodi, Modelli teorici in Bioetica, ed. Franco
Angeli, 2005
M. Aramini, Bioetica per tutti. Ed. Paoline, 2008
S. Leone, Nuovo manuale di Bioetica, ed. Città
Nuova, 2007
Prodomo, Introduzione alla Bioetica, ed. La Città
del sole 2002
 G. Maria Comolli, Etica e Terzo Settore, ed.
Ancora,1998
 Guido Gatti, Etica delle professioni formative,
ed. Elle di Ci
 D. Tettamanzi, Chiesa e bioetica. Giovanni
Paolo II ai medici e agli operatori sanitari,
Milano 1988
 Lavelle, Le mal et la souffrance, Bouère 2000
 H. T. Jr. Engelhart, Manuale di bioetica, ed. Il Saggiatore,
1999
 Dietrich Von Engelhart, Antropologia del dolore (documento
web)
 M. A. La Torre, “Curare e prendersi cura”, in Il modello della
cura in bioetica, Cesena 1999.
 K. O. Apel, Etica della comunicazione, ed. Jaka Book,1992
 http://www.consultadibioetica.org/la_rivista_bioetica.html
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