- Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storiche

Storia contemporanea
Seminario
Professoressa
A n n a C i t a r e l l a
Dall’Imperialismo ai
totalitarismi europei
La Grande Guerra
 Per quattro anni e 3 mesi dall’estate del 1914
all’autunno del 1918 i paesi europei. Gli Stati
Uniti e il Giappone si fecero la guerra più
devastante che l’umanità avesse conosciuto fino
ad allora. Vi si lanciarono con scarsa
consapevolezza del prezzo che sarebbe stato
pagato in vite umane, in distruzioni, in mancato
sviluppo. (P. Viola, Storia moderna e
contemporanea, vol. IV, pag. 3).
La Grande guerra
 Scoppiata nel luglio 1814 a seguito
dell’attentato a Sarajevo a Francesco
Ferdinando II d’Asburgo erede la trono
dell’impero austro-ungarico in realtà fu l’esito
drammatico di un lungo e tormentato processo
che covava da anni nello scacchiere europeo.
 23 luglio Vienna invia un ultimatum alla Serbia.
 E’ la guerra! Escalation del conflitto.
 28 luglio: l’Austria dichiara guerra alla Serbia.
 La Russia dichiara la mobilitazione generale.
La Grande guerra
 1 agosto 1914: La Germania dichiara guerra alla
Russia.
 3 agosto 1914: la Germania dichiara guerra alla
Francia.
 4 agosto 1914: la Gran Bretagna dichiara guerra
alla Germania.
Cause della guerra
 Tra Francia e Germania esisteva un’ostilità mai del
tutto superata a causa della questione dell’Alsazia
e della Lorena, ereditata dalla guerra FrancoPrussiana del 1870-71.
 I Balcani erano diventati, con il disgregarsi
dell’impero ottomano, una terra di frontiera,
contesa tra Russia e Austria.
 Sul piano economico tra Ottocento e Novecento,
la lotta per la supremazia nel capitalismo europeo
era ridotta a due colossi industriali: Gran Bretagna
e Germania
 Tutte le potenze europee, sulla spinta
dell’industralizzazione, furono portate al riarmo.
Cause della guerra
 Le conquiste coloniali tra metà Ottocento e il primo
Novecento avevano creato nelle economie
capitalistiche una fonte di consenso interno e di
crescita economica garantendo uno sbocco estero
di merci e di persone.
 Il progressivo ridursi della possibilità di espansione
coloniale, determinata dalla spartizione dell’Africa
creò nuove tensioni tra le potenze europee.
 Sul piano sociale e culturale il nazionalismo e
l’imperialismo erano divenuti vere e proprie
ideologie di massa: la guerra diventava uno
“sbocco naturale”
La guerra aerea
Durante la Grande Guerra il mezzo aereo fu impiegato per la
prima volta in modo massiccio a scopi militari. A poco più di
un decennio dal primo volo dei fratelli Wright e dopo le
prime prove in Libia durante la guerra italo-turca del 1911-12 e
nei Balcani, l'aeronautica iniziò ad essere valutata per le sue
potenzialità militari, tendenzialmente autonome da quelle
delle truppe di terra.
La guerra chimica
L'industria chimica aveva conosciuto
fra la fine dell'Ottocento e il primo
Novecento notevoli progressi, in
Germania ormai non meno che in
Inghilterra e in Francia. Per quanto
tutti gli eserciti vi si stessero
preparando, fu quello tedesco ad
usare nel 1916 per la prima volta i gas
asfissianti (sul fronte occidentale a
Ypres, nel Belgio, come su quello
orientale). Sebbene i risultati militari si
rivelassero importanti sul piano tattico
ma non decisivi su quello strategico,
l'effetto psicologico e politico fu
enorme.
Le donne in fabbrica
 Mobilitate negli eserciti le classi giovani e
requisita anche militarmente la restante forza
lavoro maschile negli stabilimenti industriali, le
necessità produttive dello sforzo bellico
rimanevano ancora insoddisfatte. Fu così che
ampie fasce di manodopera femminile furono
utilizzate nelle fabbriche, negli uffici,
nell'assistenza. A guerra finita però non sempre
seguì l'integrazione e la promozione fatte
balenare dalla propaganda fatta per la
mobilitazione e il consenso alla guerra.
Una guerra “Nuova”
 Gli imperi centrali puntavano su una guerra breve
per la loro posizione geografica che avrebbe loro
impedito di procurarsi rifornimenti all’estero una
volta esaurite le risorse interne. La rapidità delle
operazioni sarebbe stata essenziale per Berlino e
Vienna.
 Ma la guerra breve, ipotizzata nel piano Schlieffen,
fallì. Si passò, quindi, alla guerra di posizione,
caratterizzata dalla sostanziale immobilità degli
eserciti contrapposti.
 Le trincee divennero protagoniste della guerra e
l’esperienza della morte e del dolore avrebbe
tragicamente pesato sul clima culturale e politico
dei decenni a venire.
Nuove alleanze dopo la Marna
 Con la vittoria anglo-francese sul fiume Marna,
11 novembre 1914, scattarono nuove alleanze:
 L’impero Ottomano e la Bulgaria si schierarono
con gli imperi centrali.
 La Romania, il Portogallo e la Grecia con i paesi
dell’intesa.
L’economia di guerra
 La guerra causò la conversione industriale.
 I bisogni degli eserciti avevano la priorità su tutto:
armi, abbigliamento militare, carri, alimenti per il
fronte sostituirono la produzione di beni di
consumo di pace.
 Aumento dei ritmi del lavoro.
 Innovazioni tecnologiche.
 Aumento della produzione.
 Difficoltà nel rifornire i soldati in trincea.
 Penuria di generi alimentari soprattutto negli
imperi centrali, a causa del blocco commerciale.
 Indebitamento e dvalutazione delle monete dei
paesi belligeranti.
L’Italia entra in guerra
 Il 3 agosto 1814 l’Italia, rinnegando l’alleanza con
l’Austria, dichiarò la propria neutralità.
 Neutrali erano Giolitti e i liberali, ma anche i socialisti e i
cattolici si opposero all’ingresso in guerra. Gli
imprenditori inizialmente neutralisti per motivi
economici, successivamente si dichiarano interventisti.
 Dopo 10 mesi di neutralità,, spinta dagli interventisti
Salvemini, Bissolati, che vedevano nella guerra
un’opportunità per completare il riscatto delle
nazionalità oppresse, e dai socialisti dissidenti, Corridoni
e Mussolini, e da esponenti di sisnistra, Battisti e
Slataper, l’Italia entra in guerra.
L’Italia entra in guerra
 Le posizioni interventiste influenzarono ampi
settori della società italiana. Significative furono
le “radiose giornate di maggio” animate da
Gabriele D’Annunzio.
 Il 26 aprile 1815 il governo Salandra-Sonnino
sottoscrive con la Francia, la Gran Bretagna e la
Russia il patto di Londra.
 L’Italia sarebbe entrata in guerra entro un mese
in cambio del Trentino, della Venezia Giulia,
della Dalmazia settentrionale e delle sue isole.
 Giolitti, i deputati cattolici e i socialisti erano
contrari al fronte interventista.
Il Manifesto del Futurismo
 A spingere le coscienze verso la guerra furono anche le ideologie
nazionaliste, la mobilitazione della cultura e certe "provocatorie"
esaltazioni artistiche dell'arditismo, della guerra e persino della
morte:
 “Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e
alla temerità [...].
 Non v'è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non
abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro [...].
 Noi vogliamo glorificare la guerra sola igiene del mondo - il
militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle
idee per cui si muore, e il disprezzo della donna.
 Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie
d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e
contro ogni viltà opportunistica o utilitaria [...]”.
 F.T. Marinetti, Manifesto del futurismo, 1914
La guerra italiana
 L’intervento in guerra dell’Italia non contribuì ad
abbreviare il conflitto. La guerra fu
estremamente difficile e sanguinosa: L’esercito
italiano guidato da Cadorna fu fermato cul Carso
dalle forze austriache. Un enorme numero di vite
fu sacrificato per la conquista di Gorizia, che
avvenne dopo ben sei battaglie dell’Isonzo.
 L’azione bellica austriaca era affievolita dal
doppio impegno sia sul fronte occidentale, sia su
quello russo.
 La battaglia di Verdun fu una delle più lunghe e
sanguinose della grande guerra. In 11 mesi
morirono, rimasero feriti o vennero catturati
540.000 francesi e 430.000 tedeschi.
La guerra sottomarina
 Fu intrapresa dal Reich per rompere
l’isolamento commerciale in cui era stato
costretto e per spezzare la rete dei rifornimenti
a favore dell’intesa. Il primato tecnologico
indiscusso della Germania nella produzione di
sommergibili (U-Boot) fece sì che i sottomarini
tedeschi bloccassero i rifornimenti e le
comunicazioni dei nemici.
L’intervento degli Stati Uniti
 L’affondamento del transatlantico statunitense
Lusitania in cui morirono oiltre 1.000 civili e più
di 100 cittadini statunitensi portò gli Stati Uniti
fuori dall’isolazionismo.
 Il 6b aprile 1817 gli Stati Uniti dichiararono
guerra alla Germania.
 I principali gruppi imprenditoriali statunitensi
spinsero verso la guerra per stimolare la
domanda interna di prodotti bellici e per
difendere i propri interessi nelle economie dei
paesi dell’intesa.
L’intervento militare degli Stati Uniti
 Nell'aprile del 1917 il Congresso USA approvò la politica del
presidente Wilson e accettò l'intervento in guerra. Fu un
evento decisivo nel quadro della Grande Guerra: con
l'intervento degli USA il conflitto si fece ancora più
"mondiale". Soprattutto esso fece pendere in maniera
definitiva la bilancia a favore delle forze dell'Intesa anglofranco-russo-italiana: a livello economico e militare con
l'apporto di armi, prodotti alimentari e generi di consumo e
il sostegno finanziario della potenza americana, a livello
morale (per il tono nuovo che l’opinione pubblica
americana e personalmente il suo presidente Wilson
riuscirono a dare alla propaganda ed agli scopi della
guerra), e anche a livello militare (in termini di energie
fresche per le forze di terra e di maggior efficacia per il
blocco navale). pero britannico (900.000) o anche italiane
(650.000).
L’intervento militare degl Stati Uniti
 L'apporto esclusivamente militare, comunque,
può essere considerato decisivo: anche se le
forze armate USA affermarono di aver
mobilitato più di 4,5 milioni di uomini - e non
tutti in Europa - e solo una parte di questi fu
impegnata in combattimenti, come dimostrano
anche le relativamente lievi cifre delle perdite
(50.000 morti e 200.000 feriti), non
paragonabili ad esempio a quelle francesi
(1.400.000 morti), dell'impero britannico
(900.000) o anche italiane (650.000).
La Russia esce dal conflitto
 Dopo l’ascesa dei bolscevichi (24-25 ottobre
1917) la Russia intavolò trattative con gli imperi
centrali per uscire dal conflitto. Nel marzo 1918
fu firmato la pace di Brest-Litovsk.
 Il prezzo pagato fu altissimo:
 Perdita della Polonia:
 Cessione della Livonia, Lituania e Lestonia.
 Autonomia alal Finlandia e all’Ucraina.
1917: le masse contro la guerra
 Fu un anno di svolta per gli scioperi e le proteste
contro la guerra che si susseguirono in Germania,
Francia e Italia.
 Benedetto XV definì la guerra “un’inutile strage”,
ma i governi rifiutarono ogni ipotesi di pace.
 Negli eserciti si diffondeva lo sconforto, la
disperazione, diserzioni, fughe, simulazione di
malattie mentali, episodi di autolesionismo,
caratterizzarono gli eserciti belligeranti nei ranghi
più bassi.
 Nella battaglia di Passchendaele circa 40.000
uomini si ammutinarono avviando una rivolta
pacifista.
La coscrizione coloniale
 Centinaia di migliaia di "sudditi coloniali" furono
chiamati dall'Asia e dall'Africa a combattere per
il proprio dominatore coloniale sui fronti della
guerra europea. Forte fu il contributo in vite
umane e non meno incisivo dovette essere il
trauma da spostamento. Se nell'immediato il
tributo fu importante dal punto di vista militare
per le potenze coloniali, l'esperienza contribuì
però direttamente ed indirettamente (presso i
vari movimenti autoctoni nazionalisti) a
rafforzare le spinte all'indipendenza coloniale.
Ma dovranno trascorrere molti decenni prime
che questa indipendenza si realizzi.
L’Europa verso la fine del conflitto
Caporetto
 L’insoddisfazione e l’estranietà delle truppe alla
guerra caratterizzarono anche l’esercito italiano
che a Caporetto fu messo in fuga dagli austriaci
soprattutto con l’uso di gas contenenti
fosfogene. Tuttavia la disfatta creò una volontà
di reazione.
 Cadorna fu sostituito da Diaz che riuscì a
risollevare gli uomini con la promessa di una
futura vita migliore determinata da vantaggi
economici.
 Le truppe italiane resistettero lungo la linea del
Piave.
1818 ultima offensiva tedesca
 Ad Amiens le truppe occidentali misero in fuga i
tedeschi. Lo stesso accadeva sul fronte
orientale e su mediorientale. L’Italia intanto a
Vittorio Veneto sconfiggeva in via definitiva le
armate austro-ungheresi.
 Il 4 novembre 1918 la prima guerra mondiale
terminò sul fronte italiano
 L’11 novembre cessarono anche sul fronte
occidentale.
La Germania
 Il 9 novembre l’imperatore Guglielmo II fu
costretto a rifugiarsi in Olanda.
 Il socialdemocratico Scheideman proclamò la
nascita della repubblica tedesca, la repubblica
di Weimar guidata da un governo di coalizione
con presenze minoritarie di liberali e cattolici
conservatori.
Il mondo dopo la guerra
 I giovani furono la componente sociale più
colpita: la Germania fu il paese che riportò
maggiori perdite. Fu modificata la struttura
demografica europea con un incremento del
peso percentuale delle donne in tutti i paesi. Si
accrebbe anche il numero dei divorzi.
 Si aggiunse la Spagnola (forse una forte
influenza) che contribuì a mietere vittime e a
ulteriormente modificare il già compromesso
equilibrio demografico.
I trattati di pace
 Il 19 gennaio 1919 a Versailles fu convocata una
conferenza di pace, che avrebbe dovuto
rimettere ordine nell’assetto internazionale
dopo la guerra.
 Le nazioni vincitrici europee, Francia, Gran
Bretagna e Italia, mirarono più alla sicurezza
nazionale e al proprio sviluppo che non a
ristabilire la pace mondiale.
 La conferenza di pace fu caratterizzata
dall’intransigenza dei vincitori nell’esigere
l’umiliazione politica e economica della
Germania.
I trattati di pace
 Gli Stati Uniti si rifiutarono di ratificare il
trattato di Versailles e tennero un
atteggiamento ambiguo durante le trattative.
 La Germania fu costretta a cedere alla Francia
l’Alsazia e la Lorena e per 15 anni il bacino
carbonifero della Saar. La Renania doveva
essere smilitarizzata. La Polonia avrebbe
acquisito l’alta Slesia e il corridoio di Danzica,
città governata da un commissario nominato
dalla Società delle Nazioni. Nasceva così la città
libera di Danzica, porto strategico della Polonia
I trattati di pace
 L’esercito tedesco fu ridotto a sole 100.000 unità.
 La Germania fu ritenuta l’unica responsabile del conflitto
mondiale e fu costretta a pagare ai vincitori le
“RIPARAZIONI DI GUERRA”.
 Il popolo tedesco avrebbe dovuto lavorare gratis per
oltre trenta anni per ottemperare alle riparazioni
imposte. La Francia e il Belgio nel gennaio 1923
prevedendo “l’insolvenza” della Germania occuparono
la Ruhr. Gli operai tedeschi reagirono con una resistenza
passiva.
 La Repubblica di Weimar incitò allo sciopero assicurando
lo stipendio agli operai, stampando carta moneta, che in
breve si svalutò. Il Marco tedesco non valeva quasi più
nulla e fu sostituito dal Rentenmark garantito dal valore
dei beni demaniali.
L’Italia: la vittoria mutilata
 A Versailles le nazioni che avevano vinto la
guerra con l’Italia si rifiutarono di rispettare il
trattato di Londra. Fiume e la Dalmazia non
furono cedute all’Italia. Si parlò, quindi, di
vittoria mutilata.
 Le popolazioni di Fiume e di Zara e di altre
località dalmate erano prevalentemente
italiane. La partecipazione emotiva e
propagandistica della stampa nazionalista
portò sempre più alla ribalta la figura dell’ex
dirigente socialista Benito Mussolini.
L’Italia: la vittoria mutilata
 Il tutto si inseriva in una situazione economica e
sociale caratterizzata dall’esplosione del debito
pubblico e dalla forte svalutazione della lira.
 Dal 1914 al 1919 il costo della vita triplicò. La
disoccupazione dilagò e le industrie trovarono
difficoltà nella riconversione per la produzione
civile.
 In questo contesto, sull’esempio della Russia, ci
fu un’avanzata del socialismo, del cosidetto
mito bolscevico che scatenò il terrore delle
potenze occidentali e in Italia si manifestò con il
cosiddetto “Biennio rosso”.
La repubblica di Weimar
 Dopo la sconfitta della Germania nella prima guerra mondiale e il
crollo della monarchia, nella città di Weimar si riunì il 6 febbraio
1919 l'Assemblea costituente. Fu proclamata la repubblica e il 31
luglio fu promulgata una Costituzione democratica che ancora oggi
è un modello di riferimento politico di alto valore storico.
L'assemblea costituente si trasferì il 30 settembre a Berlino.Con
Repubblica di Weimar si definisce l'esperienza di una democrazia
che, per quindici anni (dal 1919 al 1933), ha rappresentato le
speranze e le contraddizioni dell'Europa tra le due guerre mondiali.
 La Repubblica di Weimar dovette affrontare problemi gravissimi.
Anzitutto la grande inflazione che dal 1922 al 1924 mise in ginocchio
la Germania provocando disoccupazione, fame e un clima di grave
instabilità politica e sociale. Ci furono mesi durante i quali
occorrevano miliardi di marchi anche per comprare il pane. Questo
alimentò i movimenti più eversivi della destra (a cominciare dal
partito nazional-socialista) che vedevano nei trattati di pace di
Versailles e nello
La repubblica di Weimar
 strangolamento della Germania voluto dalla Francia e
dall'Inghilterra (che chiedevano il pagamento dei danni di guerra)
una delle prime cause del collasso del paese. Tra il 1925 e il 1930 la
Germania riuscì a risollevarsi grazie agli aiuti finanziari americani e a
una rigorosa politica economica. Fu un periodo di grande libertà
politica, di vivacità cultu-rale e artistica (nel cinema, nella musica,
nel teatro), di molte attività sociali (dallo sport alla diffusione delle
comunicazioni di massa).
 Rimaneva però il peso del pagamento dei danni di guerra
aggravato dall'occupazione francese del bacino carbonifero della
Ruhr. Le prime ondate della crisi economica americana del '29
raggiungendo anche la Germania trovarono il terreno favorevole
per gli avversari della democrazia tedesca. I dirigenti della
Repubblica furono considerati imbelli e incapaci di reagire alle
pretese dei paesi vincitori. Questa critica accrebbe il revanscismo
tedesco e fece conquistare popolarità e larghi consensi elettorali al
partito nazional-socialista che giunse quindi al potere grazie a
questi consensi.

La rivoluzione a Pietroburgo
 La guerra mondiale aveva messo in ginocchio la
Russia. Milioni di morti, la fame e il freddo
avevano portato ondate di scioperi nelle città.
L’opinione pubblica perdeva sempre di più
fiducia nel governo e soprattutto nello Zar.
 La rivoluzione scoppiò a Pietroburgo alla fine di
febbraio 1917. Scioperi e manifestazioni contro
la guerra si susseguirono e paralizzarono la
città. Il soviet rinasceva spontaneamente: il
governo zarista incapace di riformarsi e
condurre la guerra crollò senza opporre
resistenza.
La rivoluzione a Pietroburgo
 Si formò un governo provvisorio tra i costituzionali
democratici e altri partiti borghese con a capo il
principe L’vov sostenuto dalla Duma.
 Cominciò unj periodo caratterizzato da un
“dualismo di poteri”: la Duma e il Soviet. Entrambi
si sforzarono di continuare la guerra e di guidare il
Paese.
 Kerenskij fungeva da tramite tra la Duma e il Soviet.
 I Soviet si moltiplicarono in tutto il Paese formando
una rete politica e amministrativa parallela a quella
ufficiale.
La Rivoluzione a Pietroburgo
 Il regime zarista abbattuto da una sollevazione
popolare non fu sostituito da un governo che
rappresentava gli interessi dei lavoratori e dei
militari, ma da un nuovo governo che
rispecchiava le istanze della borghesia.
Lenin e le tesi di aprile
 In dieci punti Lenin tracciava il programma della
rivoluzione futura, disorientando i suoi stessi
seguaci. Infatti, contrariamente alla teoria marxista
che prevedeva l’abbattimento dello stato borghese
prima della rivoluzione, Lenin auspicava per la
Russia una rivoluzione socialista immediata.
 Nell’aprile 1917 si consumò una prima crisi di
governo sulle questioni belliche: il Soviet di
Pietroburgo era favorevole alla pace, mentre il
ministro degli esteri Miljnkov era per la guerra ad
oltranza. Trockij auspicava una rivoluzione
permanente attivata dall’insurrezione congiunta di
operai e contadini. (Rivoluzione in tutti i paesi).
Lenin e le tesi di aprile
 Stalin: rivoluzione in un solo paese.
 Lenin e Trockij decisero che era giunto il
momento per i bolscevichi ormai maggioritari
nei due Soviet di Mosca e di Pietroburgo di
prendere il potere con un’insurrezione.
L’Impero dello Zar nel 1914
L’assalto al palazzo d’inverno 24 ottobre 1917
 La presa della sede degli Zar (anche se lo Zar era ormai
caduto) fu il momento simbolico culminante, e al tempo
stesso l'azione decisiva, per la rottura dello stato di cose
esistenti in Russia alla fine del 1917 e per l'instaurazione
del potere bolscevico. Se è evidente che quest'azione
ebbe caratteri militari, non è possibile ridurre tutta la
complessa rivoluzione russa a quest'evento, né d'altro
canto vedere la vittoria di Lenin come risultante del solo
"colpo di mano" dell'ottobre (novembre, secondo il
calendario occidentale). Si perderebbe così di vista il
movimento di organizzazione dei soldati, dei contadini e
dei lavoratori dell'immenso impero e la complessa
dialettica dei partiti e delle correnti rivoluzionarie.

La Rivoluzione Russa del 1917-1922
Il nuovo assetto di governo
 Fu formato un nuovo governo presieduto da
Lenin. Trockij era agli esteri, Stalin era
responsabile delle “nazionalità”.
 Un governo illegale, quello dei Soviet, aveva
soppiantato un governo, la Duma, ancora molto
fragile. Il mondo intero guardava con ostilità e
timore a ciò che stava accadendo in Russia.
 Due erano gli obiettivi del governo:
 1) Avviare le trattative di pace;
 2) Nazionalizzare senza indennizzo le grandi
proprietà terriere.
Il nuovo assetto territoriale 1922
Il nuovo assetto di governo
 Fu affermata la supremazia dei Soviet con una svolta
autoritaria che prevedeva una nuova polizia politica, la
Ceka, mirante ad assicurare la repressione dei nemici del
nuovo stato e la dittatura del proletariato.
 La capitale fu spostata da Pietrogrado a Mosca.
 L’esercito epurato e riarmato divenne l’Armata Rossa.
 Le risorse del paese furono tutte nazionalizzate. Fu
approvata una costituzione in cui il voto degli operai
valeva il doppio di quello dei contadini e in cui borghesi,
proprietari e clero erano esclusi dall’elettorato.
 Il Congresso del Partito Bolscevico, convocato nella
primavera del 1918 assunse il nome di “comunista”.
La controrivoluzione
 Nel giugno 1918 si costituì a Samara un governo
antibolscevico provvisorio.
 In novembre una spedizione delle potenze
alleate in funzione antirivoluzionaria sbarcò a
Novorossijsk. L’ammiraglio Kolcok si impadronì
del governo della Siberia instaurando una
dittatura militare mirante ad abbattere il
governo rivoluzionario, appoggiato dai paesi
dell’Intesa.
La guerra civile
 In questo contesto la guerra civile fu inevitabile.
 Le forze in campo si proponevano di dare alla
Russia un nuovo assetto dopo la fine
dell’impero zarista.
 I rossi comunisti e rivoluzionari con a capo i
bolscevichi e i bianchi, monarchici, reazionari e
conservatori auspicavano un ritorno della
Duma.
Il comunismo di guerra
 Durante la guerra civile si asistette ad una
riorganizzazione del sistema economico,
finalizzata alle esigenze dell’esercito sovietico.
 Razionamento alimentare
 Sistema centralizzato di distribuzione delle
materie prime
 Coscrizione obbligatoria al lavoro
 Requisizione del grano
 Spartizione egualitaria delle terre dei contadini
più agiati
 Abolizione della moneta
L’armata rossa
 Dopo due anni di combattimenti i Bolscevichi
piegarono le forze bianche e gli autonomisti
degli stati territoriali.
 I bolscevichi in questo modo riuscirono a
presentarsi come l’unica forza in grado di
mantenere unito lo Stato, concedendo
autonomie e mantenendo le conquiste
contadine
La nascita dell’URSS
 Il 30 dicembre 1922 fu proclamata l’Unione delle
Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS).
 La costituzione, varata nel 1818, fu riformata nel
1924. Assegnava un potere assoluto ai Soviet
degli operai, contadini e soldati.
Dal comunismo di guerra alla NEP
 Lenin per risollevare l’economia avviò la NEP (Nuova
Politica Economica) che reintroduceva alcuni elementi di
libertà economica con l’obiettivo di rianimare l’economia
con l’introduzione della tassa in natura, pagata la quale, i
contadini potevano disporre dei raccolti.
 Reintroduzione del denaro e delle banche e quindi dei
prezzi di mercato.
 Nuova fase della NEP:
 Maggio 1922 la Gosbank ottiene il diritto di emettere una
nuova banconota il rublo Cervonec, il cui valore era
regolato dallo stato russo.
 Lo stato aveva il monopolio del commercio estero
destinato a perdurare fino alla fine del sistema sovietico
(1989)
Stalin
 Dopo la morte di Lenin nel gennaio 1924 gli
successe non senza difficoltà Stalin, dopo aspri
contrasti con Trockij, che fu successivamente
eliminato in Messico, dove si era rifugiato.
 Stalin si impegnò innanzitutto nella lotta contro
i contadini ricchi (Kulakij), accusati di occultare
riserve alimentari. In realtà “l’avidità” dei
contadini fu utilizzata da Stalin per mascherare
i problemi finanziari dello stato, determinati dal
finanziamento all’industria pesante con i fondi
ricavati dall’esportazione di grano all’estero.
Collettivizzazione e eliminazione dei Kulaki
 Dal gennaio 1928 Stalin porterà avanti la prima vera guerra al mondo
contadino. Quanto freddamente Stalin pensasse all'eliminazione dei
kulaki (contadini ricchi) per far avanzare la collettivizzazione delle
terre sovietiche risulta evidente dalle sue stesse parole.
 “Non è possibile eliminare la classe dei kulaki, come classe, con le
misure fiscali e con le limitazioni di qualsiasi altro genere, lasciando
nelle mani di questa classe gli strumenti di produzione col diritto di
libero godimento della terra [...]. Per eliminare i kulak come classe non
è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi
di kulak. Per eliminare i kulak come classe, è necessario spezzare con
una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti
economiche della sua esistenza e del suo sviluppo (libera utilizzazione
della terra, mezzi di produzione, affitto, diritto di ingaggiare mano
d'opera salariata, ecc.). In questo appunto consiste la svolta verso la
politica di liquidazione dei kulak come classe [...]”.
Il piano quinquennale
 Stalin era convinto che l'Unione Sovietica avrebbe potuto
superare le proprie difficoltà solo lanciando un massiccio piano
di industrializzazione pesante. Il primo piano quinquennale fu
varato nel 1929.
 “Non possiamo più cavarcela con la sola industria leggera, colle
sole attività di bilancio, coi soli redditi dell'agricoltura [...]. E
allora, che cosa resta? Resta l'industria pesante. Bisogna
dunque far in modo che l'industria pesante, - e innanzi tutto la
parte di essa che si occupa delle costruzioni meccaniche, contribuisca anch'essa all'accumulazione. Rafforzando e
sviluppando le vecchie fonti di accumulazione, bisogna dunque
far in modo che l'industria pesante, - e innanzi tutto l'industria
delle costruzioni meccaniche, - contribuisca essa pure
all'accumulazione.
 Questa è la via d'uscita.”
Il mito dell’URSS e la crisi del 1929
 Nella seconda metà degli anni ‘20 il regime
sovietico seguì una politica isolazionista.
 Lo scoppio della crisi economica mondiale del
1929 sembrò confermare al gruppo dirigente
sovietico la bontà delle scelte politiche e
economiche compiute fin allora.
Il terrore staliniano
 L’Unione Sovietica stava imboccando una strada
mostruosa che prevedeva l’eliminazione fisica di
milioni di uomini e la distruzione dei diritti umani e
civili: una strada diversa ma parallela a quella del
regime nazista.
 Hitler si avviava per motivi razziali all’industria della
morte mentre Stalin decideva l’eliminazione di
intere classi sociali soltanto per salvaguardare il
comunismo.
 L’URSS aveva ereditato dalla Russia zarista la
reclusione nei campi di concentramento in Siberia.
 Già del 1918 vi furono campi di rieducazione.
Il terrore staliniano
 Nel 1923 nelle isole Salovki, nell’artico, fu creato il primo
campo per prigionieri politici: ufficiali dell’esercito
bianco, intellettuali, anticomunisti.
 In breve volgere di tempo i lager si moltiplicarono tanto
che nacque “l’amministrazione generale dei lager”
(GULAG).
 Si trattava di un’enorme sistema concentrazionario
costituito da prigioni di transito, carceri, campi di lavoro
forzato, il tutto assolutamente segreto.
 Nel perioro staliniano in circa 200 campi furono internati
dai 10 ai 20 milioni di persone.
 Il 1937 e il 1938 furono gli anni più cupi del terrore
staliniano, scatenato dall’assassinio di Kirov dirigente del
partito. Bucharin e la vecchia guardia del partito furono
eliminati.
I campi di rieducazione: i Gulag
Le grandi purghe dello stalinismo
 L'opinione pubblica internazionale fu scossa, fra il 1934 ed il
1938, dal clamore di grandi processi aperti nell'Unione
Sovietica di Stalin contro importanti personalità del partito
e dello stato: Bucharin, Zinov'ev, Kamenev ecc.). Si trattava
in realtà del mezzo definitivo scelto da Stalin per risolvere
la lotta politica in seno al gruppo dirigente. Questi processi,
e le purghe che ne conseguirono, rappresentarono però
solo la punta di un iceberg sommerso, che gettò nei
meccanismi perversi del sospetto, della delazione e del
terrore l'intera popolazione sovietica. È difficile, anche
oggi, fare calcoli precisi, ma furono milioni i perseguitati e
gli inviati nei gulag e milioni le vittime, mentre la società
sovietica viveva la grande trasformazione dettata dalla
collettivizzazione dell'agricoltura e dall'industrializzazione
a tappe forzate.
I fascismi
 In Italia, dove nella rivoluzione mancata
del 1919-20 le spinte nazionaliste non
avevano potuto trovare nessun punto di
contatto con quelle democratiche e
socialiste, fu sperimentato uno sbocco
autoritario che prese il nome di
“fascismo”. Dall’Italia questo modello
dilagò, negli anni ‘30, in tutta Europa tanto
da diveire il principale antagonista della
democrazia e del socialismo.
I fascismi
 Sempre in Italia fu coniato il nuovo
termine “totalitarismo” con il quale si
indicava la subordinazione violenta e
autoritaria dell’individuo a una finalità
comunitaria incarnata dallo stato.
Il fascismo si estese alla Germania dove
assunse un volto ancora più violento.
Trionfò in molti paesi europei e in
Giappone.
Nascita del fascismo
 Nell’autunno del 1921 Mussolini fonda il partito
nazinale fascista. Lo squadrismo rivoluzionario
nazionalista costituiva la prima anima del
fascismo. Il nuovo partito disprezzava tutta la
politica.
 Gli squadristi fascisti usavano la violenza come
unica arma per imporsi sul movimento operaio
e su quanti dissentissero dalle idee fasciste.
 Nel 1922 la vilenza fascista era ormai divenuta
intollerabile tanto che tutte le forze politiche ,
eccetto i comunisti, si augurarono che
Mussolini e il suo partito fossero coinvolti nel
governo.
La marcia su Roma
 Mussolini rifiutò di entrare in posizione
subordinata in un governo di coalizione.
 Si giunse dunque il 27 e il 28 ottobre 1922 alla
marcia su Roma, a seguito della quale il re
chiamò mussolini a formare un nuovo
governo.
 Inizialmente il governo non era diverso da
quelli che lo avevano preceduto.
Comprendeva infatti ministri popolari e liberali
e non sembrava che Mussolini volesse
infrangere le regole del costituzionalismo e i
borghesi e i liberali furono soddisfatti.
La marcia su Roma
 Mussolini però con il famoso discorso del
16 novembre 1922 dell’ ”aula sorda e
grigia” offende il Parlamento considerato
inutile.
 Mantenne le squadre fasciste con il nome
di milizia fascista. Fu istituito il gran
consiglio del fascismo che aveva il compito
di vigilare e di epurare la pubblica
amministrazione.
 Malgrado ciò la forma liberale dello stato
fu mantenuta ancora per qualche tempo.
Marce e minacce
 Dopo la "marcia su Roma" e l'incarico di formare il governo,
Mussolini intimò nel suo primo discorso alla Camera dei
deputati di non intralciarlo minacciandone lo scioglimento.
 “Ora è accaduto per la seconda volta, nel breve volgere di un
decennio, che il popolo italiano - nella sua parte migliore - ha
scavalcato un Ministero e si è dato un Governo al di fuori, al di
sopra e contro ogni designazione del Parlamento [...].
 Con trecentomila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto
e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo
castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di
infangare il Fascismo.
 Potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di
manipoli; potevo sprangare il Parlamento e costituire un
Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho,
almeno in questo primo tempo, voluto [...].
Marce e minacce
 Non bisogna dimenticare che al di fuori delle
minoranze che fanno della politica militante ci sono
40.000.000 di ottimi Italiani i quali lavorano, si
riproducono, perpetuano gli strati profondi della
razza, chiedono ed hanno il diritto di non essere
gettati nel disordine cronico, preludio sicuro della
generale rovina [...].
 Io non voglio, finché mi sarà possibile, governare
contro la Camera: ma la Camera deve sentire la sua
particolare posizione che la rende passibile di
scioglimento fra due giorni o fra due anni”.
 Benito Mussolini, Discorso alla Camera, 16
novembre, 1922
La violenza fascista
Per infrangere le riserve degli
ambienti democratici e
spezzare la resistenza del
movimento operaio, tutti i
movimenti fascisti - a partire da
quello italiano - esibirono come
proprio tratto costituente lo
spiegamento di una violenza
indiscriminata, una sorta di
"militarizzazione della politica"
che tendeva a delegittimare gli
stati liberali esistenti,
distruggere le roccaforti e
colpire individualmente gli
elementi antifascisti.
L’omicidio di Matteotti
 Giacomo Matteotti, colpevole di aver
denunciato in Parlamento i brogli elettorali
tali da invalidare il voto popolare, il 10
giugno 1923 fu sequestrato da agenti del
Ministro dell’Interno De Bono, che lo
uccisero.
 Il delitto segnò la svolta di governo: i
deputati delle opposizioni lasciarono la
camera e dichiararono di non partecipare
ai lavori della Camera. La loro assenza fu
chiamata l’Aventino.
L’omicidio di Matteotti
 La loro assenza doveva servire al re per
ripristinare la legalità e costringere
Mussolini alle dimissioni. Ciò non accadde.
Mussolini nel discorso del 3 gennaio 1925 si
assunse la responsabilità politica del
delitto e diede l’avvio allo “Stato
totalitario”.
Lo Stato totalitario
 Negli anni successivi fu costruito il regime
totalitario contrapposto alla democrazia e
al socialismo.
 Si trattava di concepire istituzioni politiche
autoritarie capaci di coinvolgere le masse,
di controllare le coscienze. Le leggi
cosidette fascistissime del 1925-1926
cancellarono l’idea di stato liberale.
Mussolini, il duce, capo del governo,
sceglieva e destituiva a suo piacimento i
ministri pur mantenendo la monarchia.
Lo Stato totalitario
 Fu soppressa la libertà di associazione. Le elezioni
amministrative furono abolite. I sindaci furono
sostituiti dai podestà. Fu istituito un tribunale
speciale per la difesa dello Stato formato da
ufficiali della milizia volontaria.
 La fascistizzazione dello stato e della società
ebbe avvio con la fascistizzazione dei funzionari
pubblici. I prefetti assunsero un ruolo
fondamentale. Dovevano sciogliere le
associazioni, gli enti, gli organismi sgraditi al
governo nonché presiedere le commissioni
preposte al confino, al quale erano inviati nemici
politici, omosessuali e dissidenti in genere.
Lo Stato totalitario
 I sindacati furono sostituiti dalle
corporazioni che erano l’insieme degli
imprenditori e degli operai di un medesimo
settore economico e che avrebbero
dovuto tutelare gli interessi ritenuti
comuni. In effetti il potere degli
imprenditori schiaccio le giuste
rivendicazioni degli operai.
 Lo Stato totalitario doveva coinvolgere
anche le menti e la vita quotidiana delle
masse.
Lo Stato totalitario
 A questo proposito fu cerato il Ministero
della Cultura popolare. Allo stesso modo la
radio, il cinema, l’architettura, le mostre, le
feste dovevano contribuire ad alimentare
l’idea di grandezza imperiale, di unità, di
forza e di virilità della nazione.
 I giovani erano abbligati ad indossare
uniformi e a partecipare ad organizzazioni
paramilitari.
La coreografia del fascismo
L'esperienza della militarizzazione
di massa della Grande Guerra, la
tradizione delle celebrazioni
patriottiche dell'anteguerra, una
rifunzionalizzazione
dell'esperienza del movimento
operaio e le novità in termini di
organizzazione di massa dei
movimenti fascisti produssero
presto un rituale della politica, una
coreografia della mobilitazione di
massa che colpì profondamente
l'immaginario sociale del tempo e
coniugò anche visivamente
mobilitazione e consenso
popolare.
Il regime e la chiesa cattolica
Uno dei successi di
Mussolini e una delle
garanzie per il suo
regime fu la stipula,
con il Papato, di un
Concordato che
poneva fine
all'estraneità e alle
frizioni intercorse sino
allora fra Chiesa e stato
liberale.
Il regime e la chiesa cattolica
 “L'Italia, ai sensi dell'art. I del Trattato, assicura alla Chiesa
cattolica il libero esercizio del potere spirituale, il libero e
pubblico esercizio del culto, nonché della sua giurisdizione, in
materia ecclesiastica in conformità alle norme del presente
Concordato; ove occorra, accorda agli ecclesiastici per gli atti
del loro ministero spirituale la difesa da parte delle sue
autorità.
 In considerazione del carattere sacro della Città Eterna, sede
vescovile del Sommo Pontefice, centro del mondo cattolico e
meta di pellegrinaggi, il Governo italiano avrà cura di impedire
in Roma tutto ciò che possa essere in contrasto col detto
carattere [...].
 Lo Stato italiano, volendo ridonare all'istituto del matrimonio,
che è base della famiglia, dignità conforme alle tradizioni
cattoliche del suo popolo, riconosce al sacramento del
matrimonio, disciplinato dal diritto cattolico, gli effetti civili
[...].
Il regime e la chiesa cattolica
Uno dei successi di
Mussolini e una delle
garanzie per il suo
regime fu la stipula,
con il Papato, di un
Concordato che
poneva fine
all'estraneità e alle
frizioni intercorse sino
allora fra Chiesa e
stato liberale.
La politica di potenza
 Mussolini dopo i patti lateranensi del 1929
avviò la sua politica di potenza.
 Il 3 ottobre 1935 Mussolini si lanciò
nell’impresa coloniale con il duplice obiettivo
di aumentare il prestigio internazionale
dell’Italia e di trovare uno sbocco alla
produzione industriale e alla sovrapopolazione
agricola. Dopo una guerra dai costi elevatissimi
sia di uomini sia di mezzi il 6 maggio 1936
Mussolini conquistò Addis Abeba. Nasceva
così l’impero dell’Africa orientale italiana.
Le conseguenze dell’imperialismo
 La guerra in Italia portò una terribile
conseguenza morale. Il diffondersi di una
cultura razzista convinta della superiorità
dei bianchi. Nel settembre 1938 con le
leggi razziali l’Italia avrebbe seguito la
Germania in una delle più spaventose
avventure della storia: la persecuzione
degli ebrei.
Aspetti dell’economia fascista
 1) L’IRI. La crisi del 1929 negli Stati Uniti ebbe riflessi
sull’economia di tutti i paesi. In Italia causò il
fallimento di molte imprese, ma anche di istituti
finanziari, le banche, che erano fortemente
compromesse con lo sviluppo delle imprese. Per
questo motivo Beneduce, Ministro delle Finanze
del governo Mussolini, creò nel 1933 l’IRI che
avrebbe dovuto temporaneamente “curare” le
aziende “malate” per poi reintrodurle nel sistema
produttivo. Di fatto esse entrarono nella proprietà
dello stato che alla fine della guerra possedeva i tre
quarti del sistema produttivo industriale del paese.
Aspetti dell’economia fascista
 A seguito della guerra d’Etiopia e dell’appoggio
a Franco nella guerra civile spagnola, l’Italia fu
sanzionata dalla società delle nazioni e fu
oggetto di blocco commerciale.
 A seguito del blocco ci fu un ulteriore
avvicinamento alla Germania e la scelta
autarchica.
L’ascesa di Hitler
 Negli stessi anni in cui gli Stati Uniti si
confermavano la nazione leader del mondo
democratico, la Germania, reagendo alla crisi
economica, diveniva il modello più
rappresentativo della via d’uscita criminale e
razzista dal disastro socio-economico del
mercato capitalista mondiale (la crisi del 1929).
Nel 1929 morì Gustav Stresemann, l’uomo di
governo che nella fragile repubblica di Weimar
era riuscito a conservare l’alleanza tra centristi e
social-democratici.
L’ascesa al potere di Hitler
 I nazisti erano ancora un gruppo esiguo e un
piccolo partito, ma già si rivelavano come la
vera novità nel panorama politico della destra.
Si dimostrarono, infatti, capaci di mettere
d’accordo esercito, agrari, grande industria
sedotti dal razzismo e dalla xenofobia.
Disponevano di una fortissima organizzazione
paramilitare (le S.A.) e di un capo Adolf Hitler,
che aveva straordinarie dsoti oratorie e
un’assoluta determinazione nel portare avanti
le sue idee propagandate nel Mein Kampf.
L’ascesa al potere di Hitler
 Il culmine del successo della NSDAP fu raggiunto
con il rinnovo del Reichstag del 31 luglio 1932
tenutosi in un clima di disordini e scontri. Hitler
ottenne il 37,4% dei suffragi e la NSDAP divenne il
primo partito tedesco. Il 30 gennaio 1933
Hindenburg affidò ad Hitler l’incarico di formare il
nuovo governo
 Il 5 marzo 1933 si votò per la terza volta in appena 8
mesi in un clima di violenza: i nazisti inaugurarono
una vera e propria campagna terroristica che
culminò con l’incendio del Reichstag. I comunisti
furono ritenuti responsabili e Hindenburg emanò il
primo decreto dei pieni poteri a Hitler, che limitava
i diritti civili e politici e ripristinava la pena di morte.
L’ascesa al potere di Hitler
 Ormai poco restava della Repubblica di Weimar.
Il 21 marzo 1933 Hitler ottenne pieni poteri.
La costruzione dello stato totalitario
 A partire dal 1933 tutti i partiti furono sciolti, i
sindacati divennero strumenti di controllo dei
lavoratori da parte del governo. Le chiese sia
quella protestante sia quella cattolica furono
costrette ad appoggiare il regime.
 Lo Stato fu epurato da tutti gli elementi sgraditi,
Ebrei, omosessuali e stranieri in genere.
 Il 30 giugno 1934 lo stato maggiore hitleriano
organizzò un agguato chiamato “notte dei
lunghi coltelli” in cui le SA furono eliminate
fisicamente e sostituite dalle SS.
La costruzione dello stato totalitario
 A partire dal 1934 il nazismo disponeva di poteri
illimitati contro i suoi nemici per esercitare il
controllo e la censura sulla cultura e sulla
collettività. L’obiettivo era ridurre le masse alla
passività e all’obbedienza.
 Oltre all’esercito e alle SS Hitler disponeva per
mettere in atto le sue mire, di una fedelissima
polizia segreta, la Gestapo.
 Tutti coloro che non aderivano al mito hitleriano
erano condannati all’espatrio. Thomas Man,
Bertoldt Brecht, Albert Einstein. Si trattò di un
esodo che privò la Germania delle sue menti
migliori e che testimoniò la volontà del regime di
asservire l’intera società ad esso.
La costruzione dello stato totalitario
 La società fu radicalmente militarizzata. Prima del
servizio militare obbligatorio i giovani erano
sottoposti al lavoro manuale. Il lavoro stesso era al
servizio della disciplina militare e gli operai erano
ingranaggi di una macchina finalizzata alla
produzione disciplinata dallo Stato.
 Questo modello di irregimentazione delle masse e
di propaganda ricalcava ciò che accadeva in Italia e
anche in URSS.
 L’economia fu pianificata. Il primo piano
quadriennale aveva come scopo risollevare le
masse rurali. Il secondo eliminare la disoccupazione
che fu assorbita dall’industria bellica.
Le leggi razziali
 Fin dal 1933 agli ebrei furono preclusi gli
impieghi statali. Nel 1935 furono emanate le
prime leggi antisemite a Norimberga: gli ebrei
erano privati della cittadinanza politica.
 Furono vietati i matrimoni misti nonché i
rapporti sessuali tra tedeschi e ebrei. Ma la vera
svolta si ebbe nel novembre 1938 quando
l’assassinio di un diplomatico tedesco da parte
di un ebreo diede ai nazisti l’occasione di
scatenare una vera guerra contro gli ebrei, che
iniziò con la notte dei cristalli in cui venenro
spaccate le vetrine dei negozi gestiti dagli ebrei.
Le leggi razziali
 Si cominciò ad accarezzare l’idea dell’ eliminazione
definitiva della comunità ebraica oltrechè dalla
Germania anche dall’intera Europa e dovevano
essere gli stessi ebrei a finanziarla.
 La comunità ebraica fu costretta a pagare una
multa di 4 milioni di marchi. Si cominciò a pensare
alla deportazione in campi di concentramento.
Alcuni, Dachau, Buchenwald, già esistevano per i
condannati politici. Molti altri furono costruiti per
l’eliminazione fisica degli ebrei, degli zingari, degli
omosessuali.
 Il mondo imboccava così la strada moralmente più
catastrofica che avesse mai sperimentato.