I medicamenti antiparkinsoniani modificano l’autodeterminazione? Riccardo Pignatti Neuropsicologo Neurocentro, EOC Lugano Lugano, 14/04/2012 Per rispondere alla domanda Dobbiamo considerare prima 3 fattori “base” per l’autodeterminazione: Le aree cerebrali coinvolte (l’hardware) I neurotrasmettitori (la corrente) La personalità (il software) Corteccia prefrontale Svolge un ruolo fondamentale per la definizione della personalità dell’individuo. La personalità è intesa come un modo pressappoco stabile di interpretare e rispondere agli eventi interni (emozioni) ed esterni (avvenimenti). Evidenze sperimentali indicano in particolare che: Le AREE ORBITOFRONTALI E MEDIALI Regolano il comportamento sociale CORTECCIA ORBITOFRONTALE E MEDIALE Connessioni con aree deputate all’elaborazione di aspetti sociali e emotivi Sono implicate nei processi relativi a sintesi dell’informazione cognitiva ed emotiva, monitoraggio del proprio comportamento, inferenze sugli stati mentali altrui Aree cerebrali coinvolte Studi di Neuroimaging hanno dimostrato l’esistenza di un circuito generalizzato per l’elaborazione di stimoli di ricompensa e punizione che guidano il “comportamento motivato”. Ruolo dei neurotrasmettitori Sono soprattutto i neuroni dopaminergici (substantia nigra e area tegmentale ventrale) a modulare le attività di queste aree e ad essere coinvolti nel circuito motivazionale Neurotrasmettori Dopamina: che cosa Serotonina: quando Adrenalina: in quanto tempo Teoria della Personalità secondo Cloninger: Temperamento: come le risposte emotive sono stabili nel tempo 4 dimensioni del Temperamento: – Ricerca della novità (NS) – Evitamento del danno (HA) – Dipendenza dalla ricompensa (RD) – Persistenza (PE) Ricerca della novità (Novelty Seeking) Relazione con dopamina (Ebstein, et al., 1996; Benjamin, 1996) e alterazioni geni (D2) che ne regolano il trasporto (Sullivan, et al., 1997). Aumento di NS connesso alla possibilità di sviluppare gioco d’azzardo patologico (Forbush et al., 2008). Sindrome da disregolazione di dopamina Comparsa di sintomi durante l’uso di medicamenti dopaminoagonisti (ad es. Requip, Sifrol, Neupro), in aggiunta o meno alla L-DOPA: Gioco d’azzardo compulsivo Ricerca di piacere tramite attività rischiose o disinibite (alcol, ipersessualità, ricerca compulsiva del farmaco) Affaccendamento in attività ripetitive senza scopo (punding) Come si altera la decisione? Vi è una difficoltà ad apprendere l’evitamento delle situazioni negative (scarsa sensibilità alla punizione, ad es, la perdita di denaro) Vi è un accrescimento dell’attrazione verso comportamenti disinibiti o rischiosi A chi può succedere? Un numero di pazienti con MP compreso tra l’8 e il 14% sviluppano sintomi durante l’uso di medicamenti dopaminoagonisti Predisposizione genetica (alterazione recettori dopaminergici D2) (“corrente”) Predisposizione personologica (elevata ricerca della novità) (software) Predisposizione “acquisita” da danno cerebrale prefrontale (hardware) Cosa accade nei fatti? Generalmente i pazienti minimizzano o non sono consapevoli dei cambiamenti caratteriali E’ più frequente nei soggetti più giovani o predisposti caratterialmente Può riguardare un problema per i caregiver e i famigliari e per l’accettazione stessa delle cure Cosa accade nei fatti?/2 E’ accompagnata, ma non sempre, da altri deficit cognitivi quali difficoltà di adattamento ai cambiamenti, scarsa flessibilità mentale, perseverazioni, deficit di ragionamento astratto Anche altri medicamenti che agiscono sulla dopamina (es: antidepressivi) possono portare agli stessi effetti collaterali Cosa fare? La prima e più importante contromossa è il riconoscimento dei sintomi, portare a consapevolezza il paziente, il caregiver e… il neurologo curante degli aspetti comportamentali notati Iter per conferma diagnostica Modifica della terapia, controllo che il dosaggio dei farmaci sia effettivamente quello prescritto Concludendo La risposta è quindi che i medicamenti dopaminoagonisti (Requip, Sifrol, Neupro) possono, di fronte a una predisposizione e/o a un utilizzo improprio, modificare l’”autodeterminazione”, slatentizzando dei comportamenti che fino a quel momento erano tenuti sotto controllo o assolutamente non presenti nella vita della persona.