Rivoluzione Russa Fine dell’Impero zarista e rivoluzione bolscevica L'IMPERO RUSSO NEL XIX ° SECOLO L'Impero russo continuò ad espandersi territorialmente per tutto il corso dell'Ottocento ma al suo interno convivevano decine di popoli, caratterizzati da lingue e tradizioni diverse: i Russi veri e propri non superavano il 45% della popolazione. Gli altri popoli Finlandesi, Polacchi, Georgiani, Ucraini, Lettoni conquistati chiedevano autonomia e indipendenza. La Russia era governata da una monarchia assoluta che difendeva rigidamente il proprio potere. Qualsiasi forma di opposizione o di dissenso era schiacciata dalla repressione zarista. Uno dei problemi più gravi della Russia era l'arretratezza delle sue campagne. Chiese, monasteri e circa 3000 grandi famiglie possedevano il 90% della terra coltivabile. I contadini erano ancora sottoposti alla servitù della gleba e riuscivano a stento a produrre per il consumo e non per il commercio Un tentativo di cambiamento venne operato dallo zar Alessandro II che nel 1861 abolì la servitù della gleba per venti milioni di contadini servi di proprietari privati. Secondo questa riforma il contadino riceveva in uso permanente, ma non in proprietà, la terra che prima lavorava come servo. In cambio, però, doveva pagare un riscatto al proprietario. La legge concorse a peggiorare le condizioni di vita dei contadini più poveri. Infatti, i contadini non sempre riuscivano a pagare il riscatto per a terra ottenuta. Ad essere favoriti furono soprattutto i proprietari terrieri: i grandi proprietari terrieri si liberarono di molta mano d'opera inutile; i kulaki, cioè i medi proprietari, acquistarono parte delle terre pagandole a poco prezzo dai contadini schiacciati dai debiti. Tentativo di industrializzazione Nell'Ottocento l'economia russa si fondava soprattutto sull'esportazione di prodotti agricoli (cereali) e di materie prime. L'industria, invece era molto arretrata. Occorreva perciò sviluppare l'industria nazionale sfruttando le grandi risorse presenti nel paese. A partire dal 1870 vennero compiuti importanti progressi. Determinante fu l'appoggio dei capitali stranieri. Intere fabbriche furono costruite grazie al contributo di Francia, Germania e Gran Bretagna. Personale qualificato occidentale giunse in Russia, per addestrare i dirigenti e i lavoratorI . Oltre al capitale straniero, anche lo Stato intervenne coi suoi finanziamenti, soprattutto nel settore siderurgico e nelle ferrovie.(TRANSIBERIANA)7500Km) Tra il 1885 e il 1898 la produzione industriale crebbe complessivamente del 400%.I grandi stabilimenti industriali sorsero intorno alle grandi città: Mosca (industria tessile); Pietroburgo (industria metallurgica). La Russia ,però,restò un paese essenzialmente agricolo, ma il divario con l'Occidente iniziava a diminuire. SVILUPPO DEL MOVIMENTO SOCIALISTA Lo sviluppo industriale favori lo sviluppo di un'opposizione di ispirazione marxista al regime dello zar : i socialisti russi erano perseguitati dalla polizia zarista e costretti alla clandestinità. Tuttavia nel 1898 riuscirono a fondare il Partito Operaio Socialdemocratico Russo. Il partito comprendeva. diverse correnti socialiste che nel 1903 si divisero in due blocchi contrapposti: -i bolscevichi (dal russo bòlsce = la maggioranza), capeggiati da Lenin; -i menscevìchi (= la minoranza), guidati da Martov. Menscevichi e bolscevichi erano divisi sia sulla linea politica da seguire che sul tipo di organizzazione da dare al partito. I menscevichi ,che volevano creare un partito di massa sostenevano la necessità di realizzare una politica di riforme sociali e politiche, accettando l'alleanza con la borghesia. Le elezioni politiche dovevano essere lo strumento democratico per raggiungere il potere. I bolscevichi, al contrario, volevano un partito formato dagli operai e i lavoratori che dovevano essere guidati verso la rivoluzione. L'obiettivo, dunque, era la creazione di una società comunista, fondata su questi principi: - abolizione della proprietà privata; - collettivizzazione dei mezzi di produzione: le terre, le fabbriche, le miniere dovevano divenire proprietà dello Stato; - abolizione delle divisioni tra le classi sociali.creazione di un governo che nascesse direttamente dall'iniziativa popolare. LENIN Vladimir Uljanov, detto Lenin, nacque nel 1870 a Simbirsk, da una famiglia di intellettuali borghesi e antizaristi. Egli si avvicinò al pensiero marxista e per le sue idee politiche, fu più volte arrestato, espulso dall'università, costretto all'esilio o alla clandestinità. Nel 1895 fu condannato a tre anni di deportazione in Siberia. Nel 1900 fu costretto a rifugiarsi in Occidente. Lenin reinterpretò il pensiero di Marx adeguandolo alla situazione russa. La dottrina che ne scaturì è stata chiamata marxismoleninismo. La Russia non era un paese capitalista; e la classe operaia era poco numerosa e molto debole. Dunque non esistevano le condizioni che Marx aveva previsto per la rivoluzione socialista. Durante l'esilio in Siberia, Lenin si fa consulente dei contadini del luogo, che gli sottopongono i loro problemi. Per fare la rivoluzione la classe operaia russa doveva realizzare un'alleanza con i contadini; questo era il compito fondamentale dei comunisti: guidare la rivoluzione ed il cambiamento LA RIVOLUZIONE DEL 1905 Nel 1905, in seguito alla guerra contro il Giappone, la Russia visse una grave crisi. La guerra peggiorò le già misere condizioni di vita del proletariato e dei contadini. Le proteste si diffusero ovunque fino a trasformarsi in una vera e propria rivoluzione. Il 9 gennaio 1905, circa 140000 persone sfilarono per le strade di Pietroburgo e raggiunsero il Palazzo d'Inverno, sede dello zar. L'esercito aprì il fuoco sui manifestanti. Rimasero a terra circa un migliaio di morti, più di duemila furono i feriti La sanguinosa repressione causò scioperi e rivolte nelle fabbriche e nelle campagne. La protesta si allargò imo al punto di coinvolgere l'esercito: in giugno si ammutinò la corazzata Potemkin e gli equipaggi delle navi inviatele contro si rifiutarono di aprire il fuoco sui rivoltosi. Il movimento di rivolta raggiunse il culmine in ottobre. A Pietroburgo, dopo uno sciopero generale, venne creato il primo Soviet (in russo, consiglio) dei lavoratori . La rivoluzione generale sembrava ormai inevitabile. Lo zar Nicola II (1894-1917) allora promise libertà politiche e concesse un Parlamento, la Duma. Le Dume elette tra il 1906 e il 1917 non ebbero mai un ruolo effettivo. Le tensioni crebbero e i socialisti divennero sempre più forti. LE RIVOLUZIONI DEL 1917 La situazione precipitò con la prima guerra mondiale. Fin dai primi mesi apparve chiaro che la fragile economia russa non sarebbe stata in grado di sopportare il peso di un conflitto totale. Le condizioni della popolazione si fecero drammatiche. La produzione di grano diminuiva le scorte alimentari nelle città si assottigliavano. i prezzi salirono, gettando nella più nera miseria l'intera popolazione. Il 23 febbraio 1917 a Pietrogrado (questo il nome di Pietroburgo dal 1914), gli operai manifestarono in massa chiedendo pane e pace. L'esercito si schierò dalla parte dei manifestanti. Iniziava la Rivoluzione di febbraio. Lo zar Nicola fu costretto ad abdicare. Finì così il potere zarista e nacque la repubblica. Venne formato un governo provvisorio presieduto dal principe L'vov, un aristocratico aperto alle riforme e appoggiato dai borghesi. Operai e soldati, invece, diedero vita al Soviet dei deputati operai e al Soviet dei soldati. Si trattava di assemblee con rappresentanti eletti nelle fabbriche o nell'esercito. I soviet e il governo provvisorio erano profondamente divisi. Il governo provvisorio, infatti, voleva continuare la guerra. Il popolo, al contrario, chiedeva la pace. Rivoluzione bolscevica Il 4 aprile 1917, arrivò a Pietrogrado Lenin dall'esilio ,egli propose ai bolscevichi di organizzare subito una seconda rivoluzione di ispirazione socialista con questi obiettivi: - tutto il potere ai soviet : cioè abbattere con la forza il governo provvisorio e consegnare tutti i poteri ai soviet; - pace : far uscire immediatamente la Russia dalla guerra; - la terra ai contadini : confiscare la terra e metterla a disposizione dei soviet locali. Le truppe al fronte ormai rifiutavano la guerra. Il governo provvisorio, ora guidato da Kerensky, si dimostrava impotente: in particolare, non sapeva risolvere il problema della guerra. I bolscevichi, infine, decisero di preparare l'insurrezione. Organizzarono una loro forza militare: la guardia rossa. Iniziò così quella che passò alla storia come la Rivoluzione d'ottobre. Le guardie rosse, senza spargimenti di sangue, occuparono i punti strategici di Pietrogrado e venne subito creato un governo rivoluzionario: il Soviet dei Commissari del popolo, guidato da Lenin e composto solo da bolscevichi. Il nuovo governo assunse subito due importanti provvedimenti: - abolì la proprietà della terra e affidò le fabbriche al «controllo operaio»; - avviò le trattative che condussero alla pace di Brest Litovsk (3 marzo 1918), con cui la Russia uscì dalla prima guerra mondiale DA LENIN A STALIN Il 12 novembre 1917 si svolsero le elezioni per la formazione delI'Assemblea costituente, ma a sorpresa i bolscevichi ottennero solo il 25% dei voti e si trovarono così in minoranza. Lenin non credeva nella democrazia parlamentare: secondo lui, spettava al proletariato e dunque ai bolscevichi guidare l'organizzazione dello Stato socialista. Per questo sciolse con la forza la nuova assemblea e impose la dittatura del proletariato. Lenin pensava che la dittatura sarebbe durata per un breve periodo. In realtà, il controllo del partito comunista sulla società durerà fino alla caduta del regime comunista nel 1991. Per la Russia non era ancora giunto il tempo della pace. A partire dalla primavera del 1918, infatti, il paese fu sconvolto da una drammatica guerra civile: I generali rimasti fedeli allo zar organizzarono un vero e proprio esercito, le cosiddette armate bianche, e scatenarono una guerra civile contro il nuovo Stato comunista. I governi europei inviarono delle truppe a sostenere i controrivoluzionari. Essi temevano che la rivoluzione potesse diffondersi nei loro paesi. Per contrastare l'avanzata dei bianchi, Lenin ordinò la creazione di un esercito bolscevico: l'Armata rossa. L'organizzazione ed il comando del nuovo esercito furono affidati ad uno dei più importanti dirigenti bolscevichi: Lev Trockij. LA NASCITA DELL’URSS Molti menscevichi passarono alle truppe bianche. Il governo bolscevico scatenò contro i suoi oppositori una dura repressione. Fu istituita una polizia politica, la CEKA, che divenne tristemente famosa per i suoi metodi violenti. Lo zar e la sua famiglia furono giustiziati il 16 luglio 1918. La guerra vide un susseguirsi di atrocità da entrambe le parti. Decisiva fu la posizione dei contadini: essi si schierarono con i bolscevichi perché temevano di perdere la terra che avevano appena ottenuta. Nell'estate del 1920 la guerra civile si concluse con la vittoria dell'Armata rossa. Le truppe straniere si ritirarono e i generali zaristi si arresero. . Nel 1922 nacque così l'URSS: l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Il primo Stato socialista della storia copriva circa un sesto delle terre emerse e contava un decimo della popolazione mondiale. Lenin: l’uomo della rivoluzione Capo indiscusso dei bolscevichi , divenne dopo la morte un mito per i comunisti di tutto il mondo. Nato nel 1870 da una famiglia di intellettuali borghesi e antizaristi, fu condannato a tre anni di deportazione in Siberia (1895). Costretto a rifugiarsi in Occidente (1900) entrò in contatto con i circoli dei socialisti russi in esilio. Sviluppò una dottrina chiamata marxismoleninismo, perché reinterpretò il pensiero di Marx adeguandolo alla situazione russa. La Russia doveva essere il motore di una rivoluzione che si sarebbe presto diffusa anche in altri Paesi: la guerra stava dimostrando la crisi generale del capitalismo, condizione per una ribellione di tutti i popoli europei. Il partito comunista doveva guidare gli operai alla conquista del potere realizzando un’alleanza con i contadini che erano la classe più sfruttata. Alla morte, il suo cadavere venne imbalsamato ed esposto in un Mausoleo sulla L’URSS di Lenin Necessità di risolvere la crisi della produzione agricola e industriale. Marzo 1921 – varo della NEP, Nuova Politica Economica: più spazio all’iniziativa privata di contadini e industriali una parte del raccolto andava allo Stato e una parte rimaneva a disposizione dei contadini controllo da parte dello Stato delle fabbriche che avevano più di 20 dipendenti. Aumento della produzione agricola e ritorno di quella industriale ai livelli di prima della guerra. Breve ripresa delle campagne, che sarebbero presto ripiombate nella carestia e nella fame con la politica economica di Stalin. Con la NEP, Lenin abbandonò il principio, già indicato da Marx, dell’abolizione della proprietà introdotto prima della guerra civile. La lotta per la successione Lenin morì nel gennaio 1924. Si aprì lo scontro per la successione tra Stalin e Trockij. LEV DAVIDOVIČ BRONSTEIN, detto TROCKIJ Nato nel 1879 in Ucraina. Deportato nel 1899 in Siberia per la sua attività politica di stampo marxista. Riuscito a scappare, si rifugiò a Londra, dove conobbe Lenin. Nel 1905 si distinse nella direzione del Soviet di Pietroburgo. Durante la guerra civile guidò l’Armata Rossa alla vittoria. Fu un convinto sostenitore della rivoluzione permanente, cioè della sua estensione negli altri Paesi . Espulso dal partito e dall’Urss nel 1929, fu raggiunto in Messico da un sicario di Stalin e ucciso a colpi di picozza nel 1940. L’URSS di Stalin L’URSS doveva diventare una grande potenza e per fare ciò Stalin puntò sullo sviluppo industriale sacrificando l’agricoltura. Varo del primo piano quinquennale nel 1928: sviluppo dei settori metallurgico, siderurgico e meccanico tra il 1928 e il 1939 l’URSS divenne una grande potenza industriale. Per sostenere lo sviluppo industriale si curò l’istruzione del personale ma si impose alla popolazione un drastico razionamento dei consumi. Tutti dovevano sacrificarsi per dimostrare la superiorità del comunismo sul capitalismo: imposizione di salari bassi divieto di sciopero Abolizione della NEP nel 1928 e reintroduzione della collettivizzazione: le campagne furono nuovamente investite da pesanti carestie e milioni furono i morti per fame. Creazione di aziende collettive: kolkoz , cooperative in cui i contadini lavoravano la terra dello Stato con la concessione di un piccolo appezzamento di terra sovkoz, aziende interamente statali. Dura repressione di ogni forma di opposizione da parte dei contadini, deportati a migliaia nei gulag. Alla fine degli anni Trenta lo Stato controllava tutte le campagne. Un solo uomo al potere Stalin acquisì un potere assoluto. Eliminò ogni forma di opposizione, reale o presunta, al suo potere nel partito e nello Stato attraverso una serie di epurazioni o «purghe». La sua immagine campeggiava ovunque, presentato come l’infallibile successore di Lenin. Il partito controllava ogni settore della vita dei cittadini: arte, cultura, stampa, economia. Alla fine degli anni Trenta la condizione delle masse era migliorata, ma ogni traccia di democrazia era scomparsa. Le vittime di Stalin GULAG, sigla di «Amministrazione centrale statale dei campi di rieducazione e lavoro»: vi finirono circa 15 milioni di persone i prigionieri lavoravano con turni massacranti e in condizioni ambientali estreme alla posa di linee ferroviarie, all’estrazione di minerali, alla costruzione di canali. Tra epurazioni e deportazioni nei gulag, si ritiene che lo stalinismo abbia fatto circa 3 milioni di morti.