SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole PATOLOGIA IN PILLOLE Nr. 61 A. Genini, M. Motta, L. Leoncini Storia clinica Uomo di 44 anni con esiti di trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche per leucemia mieloide acuta avvenuto 13 mesi prima dell’attuale problematica. Durante un recente soggiorno in Brasile comparsa di diarrea acquosa per la quale viene iniziato un trattamento con antibiotici senza aver effettuato coprocolture. A fronte di un ulteriore peggioramento della sintomatologia il paziente rientra immediatamente in Svizzera dove vengono eseguite coprocolture e, in seguito, colonscopia; quest’ultima mostra una pancolite con lesioni ulcerative superficiali. Le biopsie ottenute da diversi distretti del colon presentano alterazioni istologiche sovrapponibili. In particolare viene descritta una lieve diminuzione del numero delle cripte intestinali in assenza di significativa distorsione strutturale (Figura 1A). L’infiltrato flogistico della lamina propria è complessivamente lieve e caratterizzato da aumento di granulociti eosinofili (Figura 1B), senza plasmacitosi. L’epitelio intestinale è caratterizzato, alla base, da cripte con alcuni corpuscoli apoptotici (Figura 1C) e rigonfiamento cellulare associato a vacuoli citoplasmatici (Figura 1D). Non si osservano inclusioni virali sospette per un’infezione da CMV e non si identificano parassiti. 1A 1B 1C 1D Indica la diagnosi corretta: a b c d e Malattia Graft versus Host acuta del tratto intestinale Colite infettiva batterica (diarrea da viaggio) Colite virale in paziente immunosoppresso Colite pseudomembranosa Colite da farmaci 76 GIUGNO 2011 TRIBUNA MEDICA TICINESE 271 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole Diagnosi Malattia Graft versus Host acuta del tratto intestinale Commento La malattia “Graft versus Host” (Graft versus Host Disease, GvHD) è tra le più frequenti complicanze del trapianto di cellule staminali ematopoietiche (Hematopoietic stem cell transplantation, HSCT). Nel corso dell’ultimo decennio, la prognosi di pazienti sottoposti a HSCT è molto migliorata, non da ultimo grazie alla migliore tipizzazione genetica del donatore e del ricevente nonché all’ottimizzazione della profilassi delle malattie infettive e delle strategie immuno-soppressive posttrapianto. Se da un lato i buoni risultati hanno addirittura permesso di allargare le indicazioni per un HSCT, d’altro lato, il GvHD, anche con conseguenze letali, continua a limitarne l’uso. Attualmente, malgrado un profilo genetico identico, una percentuale di pazienti compresa fra il 20 e il 50% che si sottopone a HSCT e addirittura fino a 10% dei pazienti dopo trapianto autologo manifesta una forma più o meno grave di GvHD. Aspetti clinici Clinicamente, gli organi maggiormente colpiti dal GvHD sono la cute e le mucose, che di regola sono anche il primo luogo in cui si manifesta la forma acuta. Seguono il tratto gastrointestinale e il fegato. Di rado sono coinvolti anche i polmoni. Nella cute si sviluppa un esantema maculo-papuloso pruriginoso al torace, alle braccia oppure al palmo delle mani o alla pianta dei piedi che può progredire fino a causare eritrodermia generalizzata con vescicole e necrosi. Alterazioni simili possono anche manifestarsi nelle mucose. Il coinvolgimento del tratto gastrointestinale è caratterizzato da nausea, vomito, dolori addominali, diarrea di tipo secretorio (fino a 2000 ml al giorno) e ileo paralitico. La comparsa di diarrea sanguinolenta è associata a cattiva pro- 272 TRIBUNA MEDICA TICINESE gnosi e alla comparsa di estese ulcere intestinali con conseguente rischio di setticemia. A livello epatico la diagnosi di GvHD acuto è spesso difficile in quanto si devono escludere altre cause di epatopatie in pazienti con trapianto allogenico del midollo, quali ad esempio malattia veno-occlusiva, epatite da farmaci oppure epatite virale. Sintomi caratteristici sono colestasi e iperbilirubinemia secondari a danno e distruzione dei dotti biliari. Storicamente la forma acuta di GvHD era definita dalla comparsa di malattia nei primi 100 giorni post-trapianto mentre la forma cronica dalla comparsa di sintomi dopo questo intervallo. Esistono tuttavia forme acute di GvHD che possono manifestrasi tardivamente e forme miste tra GvHD acuto e cronico. I sintomi clinici del GvHD cronico sono molteplici e riassunti nella Tabella 1. Aspetti fisiopatologici Il GvHD inizia quando i linfociti T del donatore riconoscono come “estra- nei” antigeni del ricevente e quindi innescano una reazione flogistica. L’antigene del ricevente responsabile di questo processo è l’Human Leukocyte Antigen (HLA). Si tratta di una proteina di membrana che è posta su tutte le cellule nucleate, nel caso dell’HLA di classe I, e solo sulle cellule presentanti antigeni (antigene presenting cells, APC) per quanto riguarda la classe II, ossia linfociti B, cellule dendritiche e monociti. L’HLA non determina solamente l’istocompatibilità, ma ha un ruolo fondamentale in tutto il processo di riconoscimento e regolazione delle cellule T. Il gene codificante l’HLA, detto MHC (Major Histocompatibility Complex), si trova sul braccio corto del cromosoma 6 e ha al suo interno diversi loci altamente polimorfi. Per la tipizzazione, di regola, se ne considerano da 6 o 10 (tra gli altri: DQB1, DRB1, HLA-B, HLA-C, ecc.). L’incidenza della GvHD è direttamente proporzionale al grado di discrepanza tra l’HLA del donatore e del ricevente. La GvHD varia, infatti, da un’incidenza del 35- Cute Disturbi della pigmentazione, alopecia, poichiloderma, sclerosi, eruzioni lichen planus simili Unghie Distrofia e perdita Cavo orale Xerostomia, ulcere, aspetti lichen-simili, sclerosi Occhi Xeroftalmia, congiuntivite cicatriziale Muscoli, fascie e articolazioni Fascite, miosite, rigidità articolare su contratture Genitali femminili Sclerosi vaginale, ulcere Tratto gastrointestinale Anoressia, calo ponderale, stritture esofagee Fegato Ittero, aumento delle transaminasi Polmoni Disturbi restrittivi o ostruttivi ai test funzionali, bronchiolite obliterante, versamneto pleurico Reni Sindrome nefrotica (rara) Cuore Pericardite Tab. 1: Sintomi della malattia GvHD cronica (ref. 3) 76 GIUGNO 2011 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole 45% quando gli HLA sono completamente concordanti (“10/10 matches”) a un’incidenza del 60-80% nei riceventi che hanno una discordanza negli HLA (“9/10 matches”). Oltre all’HLA ci sono ulteriori fattori che inducono la GvHD e che possono spiegare la comparsa di questo fenomeno anche tra HLA identici, come ad esempio nel caso di trapianto autologo. Il più importante antigene HLAindipendente è il mHA (minor Histocompatibility Antigen), peptide derivato da proteine intracellulari e presentato da specifiche molecole dell’HLA. In letteratura scientifica sono stati descritti anche altri polimorfismi genetici, che sono associati alla comparsa della GvHD. Quest’ultimi si trovano soprattutto all’interno del loci genetici codificanti le citochine e nei geni NOD2/ CARD15, responsabili per la sintesi di proteine coinvolte nella risposta immunitaria innata nell’ambito d’infezioni batteriche. La fisiopatologia di GvHD è caratterizzata da tre fasi. Nella fase afferente avvengono l’attivazione delle cellule APC dell’ospite con conseguente sovraespressione di proteine HLA e l’incremento della sintesi di citochine pro-infiammatorie, tra cui IL-1, TNFalfa, IL-6 e IFN-gamma. L’evento scatenante principale è il danno tissutale dovuto al regime chemioterapico di condizionamento che precede il tra- pianto, coadiuvato da possibili comorbidità o aspetti specifici della malattia ematologia di base. Si suppone che le manifestazioni cliniche quasi esclusive nella cute e nel tratto gastrointestinale siano dovute anche al fatto che in questi organi il danno tissutale facilita la penetrazione nell’organismo di endotossine batteriche come i liposaccaridi che costituiscono un notevole stimolo pro-infiammatorio. Nella seconda fase, detta d’induzione ed espansione, si assiste a attivazione e proliferazione delle cellule T del donatore in risposta alle cellule APC dell’ospite e a tutto il substrato pro-flogistico creatosi nella fase precedente. A potenziare questo fenomeno, i linfociti T attivati, a loro volta, sintetizzano ulteriori citochine, soprattutto IL-2, INF-gamma e TNF-alfa. Nella terza fase subentrano i caratteristici sintomi clinici dovuti al danno tissutale mediato da linfociti citotossici. La fisiopatologia di GvHD cronico, al contrario, è ancora poco compresa. Si suppone che processi di tipo autoimmune abbiano un ruolo importante. Graft-versus-Leukemia (GvL) Si parla di questo fenomeno immunologico quando i linfociti T del donatore riconoscono come estranee le cellule tumorali del ricevente. Quest’ultime diventano quindi il tessuto bersaglio dell’effetto citotossico descritto nella Grado Aspetti istologici I Rare corpuscoli apoptotici senza perdita di cripte II Perdita di cripte III Perdita sostanziale di cripte (almeno due cripte adiacenti) IV Cripte scarse o totalmente assenti. Estese ulcere Tab. 2: grado istologico del GvHD acuto gastrointestinale 76 GIUGNO 2011 terza fase della patofisiologia esposta sopra. Questo “aspetto terapeutico” della GvHD, ben conosciuto in clinica, favorisce la remissione completa e guarigione di diverse neoplasie ematologiche, permettendo tra l’altro la riduzione del regime di condizionamento. Il fenomeno GvL rappresenta pertanto un evento favorevole per il paziente, tanto che minimizzarne gli effetti, per esempio inattivando i linfociti T del donatore, potrebbe risultare controproducente in quanto si diminuisce anche l’effetto curativo dell’allotrapianto. Caratteristiche istologiche L’aspetto caratteristico della GvHD acuto nel tratto gastrointestinale è la presenza di apoptosi dell’epitelio, accentuata nelle regioni a carattere rigenerativo quali ad esempio il fondo delle cripte intestinali. Con il termine “exploding crypt cell” si intendono le cellule epiteliali che, essendo in fase florida di apoptosi, contengono vistosi vacuoli intracitoplasmatici carichi di frammenti nucleari derivanti da carioressi. Si propone come significativa per la diagnosi di GvHD la presenza di almeno un corpo apoptotico per biopsia. Con l’aggravarsi della malattia si aggiungono empiemi criptici, necrosi, perdita di cripte e ulcere. In diagnosi differenziale, soprattutto nei primi 20 giorni dopo il trapianto, bisogna considerare alterazioni dovute all’effetto sulla mucosa normale dei chemioterapici utilizzati nella fase d’induzione. Coliti virali, in particolare da CMV in pazienti immunosoppressi, possono anche stimolare processi apoptotici e quindi simulare una GvHD acuto. Infine e bene ricordare che anche gli inibitori della pompa protonica possono causare alterazioni della mucosa gastrica caratterizzate dalla presenza di apoptosi cellulare. L’utilizzo di un grado istologico, al fine di determinare la severità della GvHD nel tratto gastrointestinale, è controverso. La classificazione proposta (Tabella 2) riflette il tempo di guari- TRIBUNA MEDICA TICINESE 273 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole gione del paziente e facilita l’assunzione di decisioni terapeutiche prima che si verifichino lesioni permanenti. Purtroppo però non c’è buona correlazione tra grading istologico e clinica. In conclusione abbiamo presentato il caso di un paziente coinvolto da una GvHD acuta tardiva del tratto gastrointestinale ed in particolare del colon, al quale sono stati somministrati steroidi (Prednisone 100 mg/die a scalare) che hanno condotto a risoluzione completa dei sintomi. Alessandro Genini, cand med, Istituto cantonale di patologia M. Motta e L. Leoncini Servizio di Ematologia Ospedale San Giovanni, Bellinzona Bibliografia 1 Washington K, Jagasia M. pathology of graftversus-host disease in the gastrointestnal tract. Hum Pathol 2009, 40:909-917 2 Ball LM et al. Acute GvHD: pathogenesis and classification. 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