COMUNICATO STAMPA Doppio trapianto di cuore, uno da donatore e uno artificiale, in meno di venti ore su due pazienti: grande lavoro di squadra al policlinico Santa Maria alle Scotte Doppio trapianto di cuore, uno da donatore e uno artificiale, su due pazienti al policlinico Santa Maria alle Scotte in meno di venti ore. L’eccezionale risultato, realizzato tra la notte di martedì 11 e tutta la giornata del 12 dicembre, è frutto di un grande lavoro di squadra svolto dall’équipe del Programma Trapianto di Cuore, l’unico in Toscana sia per gli interventi tradizionali che per gli impianti di assistenza meccanica ventricolare, coordinato da Massimo Maccherini, insieme alla Terapia Intensiva Cardiochirurgica, diretta da Bonizzella Biagioli e tutto il personale di sala operatoria. Il primo trapianto è stato effettuato su un uomo della provincia di Pisa, ricoverato nella Cardiologia diretta da Roberto Favilli, a causa di una malattia cardiaca terminale. Il nuovo organo è arrivato da Firenze nella notte tra l’11 e il 12 dicembre, dove è stato prelevato dalla cardiochirurga Maria Grazia Croccia ed è stato poi trapiantato sul paziente dal dottor Gianfranco Lisi, insieme agli anestesisti Marcella Caciorgna e Marco Garosi. Si tratta del quindicesimo trapianto di cuore del 2012. Il cuore artificiale, con impianto VAD, è stato trapiantato su una donna fiorentina dai cardiochirurghi Massimo Maccherini e Francesco Di Ciolla, insieme al professor Massimo Massetti e all’anestesista Giacomo Carlucci. E’ il quarto impianto di assistenza meccanica ventricolare del 2012 ed è l’unica soluzione salvavita per persone affette da gravi patologie cardiache, non candidabili a trapianto. “Entrambi gli interventi sono andati bene – spiega Maccherini – e il decorso è regolare. I pazienti sono ricoverati in terapia intensiva e sono in prognosi riservata. La simultaneità degli interventi ha richiesto un grande lavoro e dedizione da parte di tutto il personale che ha lavorato senza sosta e con profondo impegno. Un ringraziamento particolare va a infermieri, perfusionisti, biologi, tecnici, operatori sanitari e tutti i professionisti che, anche fuori dalla sala operatoria, hanno permesso di concretizzare una nuova speranza di vita per questi due pazienti”.