UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA” Istituto di Farmacologia, Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia Vittorio Erspamer Dottorato di Ricerca in Farmacologia Ciclo XXIII “RUOLO DELLE PROCHINETICINE, DEI LORO RECETTORI E DELL’ANTAGONISTA PC1 NELLE CANCER STEM CELLS DI GLIOBLASTOMA: STUDI IN VITRO E MODELLI IN VIVO” COORDINATORE: Prof.ssa Lucia Negri DOTTORANDO: Dott.ssa Maria Laura Evangelista INDICE: Abstract…………………………………………………………….pag. 3 Razionale…………………………………………….....................pag. 4 Obiettivi……………………………………………………………pag. 8 Materiali e metodi …………………………………………………pag. 8 Risultati…………………………………………………………….pag. 12 Conclusioni…………………………………………………………pag. 23 Bibliografia………………………………………………………….pag. 26 Abstract Bv8/prochineticine (PK2) appartengono a una nuova famiglia di chemochine coinvolte nella modulazione della soglia del dolore in condizioni normali o patologiche, nella ematopoiesi e nella angiogenesi. Bv8/PK sono altamente espresse nei leucociti mentre i recettori PKR, oltre ad essere presenti sulle cellule ematiche, sono espressi nei nocicettori primari dei gangli delle radici dorsali. Evidenze sperimentali dimostrano che le proteine BV8/PK liberate nel tessuto infiammato agiscono come regolatori autocrini/paracrini delle risposte immuno-infiammatorie, stimolano i recettori PKR neuronali e determinano un aumento della responsività dei nocicettori. Date queste premesse Bv8/PKs rappresentano candidati estremamente interessanti come mediatori della angiogenesi dipendente da cellule infiammatorie e del dolore associato alla patologia tumorale. Dal momento che Bv8/PKs sono over-espresse in alcuni tipi di tumore solido e in cellule tumorali della linea mieloide, ci proponiamo di studiare se l’utilizzo dell’antagonista del recettore PK-R1 di natura non peptidica,PC-1, poichè già anticorpi neutralizzanti anti PK2 hanno mostrato in studi precedenti un’attività antitumorale, possa avere un ruolo inibitorio, in vivo ed in vitro, sulla crescita e differenziazione delle cellule tumorali ed in particolare su cellule tumorali staminali di glioblastoma. I risultati ottenuti dimostrano “in vivo” l’attività antitumorale dell’antagonista PC-1 attraverso la diminuzione dei diametri dei noduli tumorali nei modelli di xenotrapianti ,della densità della vascolarizzazione e l’aumento delle aree di necrosi nella massa neoplastica ed “in vitro” una diminuzione dei livelli intracellulari di ATP. Questa molecola inoltre, potrebbe essere ulteriormente ed in modo promettente sviluppata, in regimi di combinazione terapeutica con farmaci chemioterapici tradizionali e/o con inibitori dell’angiogenesi attraverso la via del VEGF. Razionale Bv8/prochineticine (PK1 e PK2) appartengono ad una nuova famiglia di chemochine, caratterizzate dalla presenza di cinque ponti disolfuro, e legano a due recettori a G proteine, PKR1 e PKR2, tra loro altamente correlati. A questi peptidi sono state riconosciute una serie di funzioni incluso il ruolo nella modulazione della soglia nocicettiva in condizioni normali o patologiche, nella angiogenesi e nel cancro . Gli elevati livelli di espressione di Bv8/PK2 nel midollo osseo, negli organi linfoidi e nei leucociti ha suggerito il coinvolgimento di questi peptidi nella ematopoiesi e nei processi infiammatori. Sia nei roditori che nell’uomo il trascritto primario di PK2 risulta fortemente up-regolato nel tessuto infiammatorio. I recettori delle prochineticine, altamente espressi nei gangli delle radici dorsali e nel midollo spinale, esercitano una attivazione tonica del recettore canale TRPV1, un canale ionico eccitatorio critico nella percezione del dolore. Bv8/PK sono in grado di indurre chemiotassi ed il rilascio di citochine infiammatorie e pronocicettive agendo sui recettori PKR presenti sui monociti, macrofagi e cellule dendritiche . Questi dati supportano un modello in cui Bv8/PKs rilasciate nel tessuto danneggiato agiscono come un modulatore autocrino/paracrino della risposta immuno-infiammatoria e sono in grado di stimolare i recettori PKRs neuronali aumentando la responsività dei nocicettori. Inoltre Bv8/PKs inducono fenomeni di angiogenesi tessuto specifica. Infatti, sebbene da un punto di vista tradizionale si sia fino ad ora ritenuto che la principale fonte di fattori angiogenici fossero le cellule tumorali, è ormai evidente che le cellule non maligne che infiltrano il tumore, come le cellule mieloidi, possano svolgere un ruolo nella angiogenesi tumorale, anche se il meccanismo molecolare di tale effetto rimane ancora da chiarire. Ferrara ha dimostrato che nel topo: i) l’impianto di cellule tumorali determina una up-regolazione di Bv8/PK2 nelle cellule mieloidi; ii) il G-CSF è il principale responsabile della modulazione della espressione di Bv8/PK2; iii) la iniezione di G-CSF aumenta i livelli della proteina Bv8/PK2 nel midollo osseo e nel siero; iv) la introduzione mediante adenovirus di Bv8/PK2 nel tumore promuove angiogenesi; v) anticorpi anti-Bv8/PK2 inibiscono la crescita di diversi tipi di tumori, sopprimono la angiogenesi e riducono la mobilizzazione di cellule mieloidi. Quindi Bv8/PK2 modula la mobilizzazione dei neutrofili dal midollo osseo durante la progressione tumorale, promuove la angiogenesi a livello locale e potrebbe essere responsabile dell’abbassamento della soglia nocicettiva. Complessivamente questi dati suggeriscono che Bv8/PK2 rappresenta un candidato estremamente interessante come mediatore della angiogenesi dipendente da cellule infiammatorie e del dolore associato alla patologia tumorale. Bv8/PK2 è fortemente espressa in cellule tumorali umane della linea mieloide (es. HL-60) e Bv8/PKs sono over-espresse in alcuni tessuti tumorali umani come quello del testicolo, del colon, della prostata, dell’ovaio e nel neuroblastoma infantile, suggerendo un ruolo importante ma ancora inesplorato per il sistema Bv8/PK-PKR nello sviluppo e progressione tumorale. Fino ad oggi non ci sono dati disponibili concernenti la espressione di Bv8/PKs nei leucociti circolanti di pazienti affetti da tumore solido o linfopoietico. L’antagonista dei recettori delle prochineticine, PC1, di natura non peptidica, ha dimostrato in studi in vivo una potente azione inibitoria dei molti processi attivati dal legame di Bv8 con il recettore PKR1, in particolare di quelli iperalgesici, di quelli infiammatori e di quelli proangiogenetici. Tra le neoplasie umane in cui i fenomeni di angiogenesi sembrano rivestire un ruolo di primaria importanza c’è sicuramente il glioblastoma. Il glioblastoma (noto anche come glioblastoma multiforme) è il tumore più comune ed agressivo tra le neoplasie della glia e, nonostante i recenti progressi nel trattamento, la prognosi per i pazienti affetti da questo tipo di neoplasia rimane infausta. Il glioblastoma può svilupparsi da un astrocitoma diffuso (grado II) o da un astrocitoma anaplastico (grado III) in tal caso è detto secondario, ma più frequentemente si manifesta de novo, senza alcuna evidenza di precedente neoplasia ed è allora definito come primario. Da un punto di vista epidemiologico colpisce soprattutto, ma non solo, gli adulti. Si presenta solitamente negli emisferi cerebrali; meno frequentemente si localizza al tronco cerebrale o al midollo spinale. Come tutti i tumori cerebrali, salvo rarissimi casi, non si espande oltre le strutture del sistema nervoso centrale. Il trattamento del glioblastoma include chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Rari ma non nulli i casi di lunga sopravvivenza. Composto da una popolazione eterogenea di cellule tumorali astrocitiche scarsamente differenziate, la sua crescita viene controllata da alcune cellule staminali presenti nel tessuto cerebrale. A partire dagli anni novanta studi prima sugli animali e poi sull’uomo hanno mostrato che all’interno del sistema nervoso centrale, in particolare nel giro dentato dell’ippocampo e nella zona subventricolare dei ventricoli laterali, ha luogo un continuo rinnovamento cellulare con formazione di cellule staminali neuronali multipotenti, in grado cioè di produrre nuove cellule indifferenziate (staminali) e cellule mature, quali neuroni, astrociti ed oligodendrociti. Tali cellule sono quindi in grado di auto-rinnovarsi provvedendo al mantenimento costante del numero cellulare. A partire dal 2002 circa, si è dimostrato che nei tumori cerebrali, in particolare nei glioblastomi, esiste una gerarchia di cellule tumorali. Una parte del tumore, percentualmente più esigua, risulta quindi rappresentata da cellule che hanno le stesse caratteristiche delle staminali neuronali e che sono comunemente indicate con il nome di cellule staminali neoplastiche cerebrali (brain tumor stem cells). Sono queste la fonte di rinnovamento del tumore poiché riproducono continuamente tanto cellule staminali tumorali quanto cellule tumorali differenziate. Mentre queste ultime rappresentano la quota sensibile ai trattamenti terapeutici attualmente in uso, le cellule staminali neoplastiche sono di fatto refrattarie a radioterapia e chemioterapia poiché in possesso di sistemi di riparazione cellulare più attivi e precoci. Le cancer stem cells potrebbero quindi avere un ruolo nel fallimento delle terapie e nello sviluppo delle recidive del glioblastoma. Come già detto, la loro potenziale resistenza alla chemioradioterapia classica, ha aperto la ricerca all’individuazione di nuovi approcci terapeutici che, in relazione all’elevata vascolarizzazione e neoangiogenesi di queste neoplasie, si sono orientati nei farmaci ad azione antiangiogenetica. L’anticorpo monoclonale umano anti VEGF (bevacizumab), già da alcuni anni utilizzato in combinazione con farmaci chemioterapici tradizionali nel trattamento di diversi tumori solidi ,ha ottenuto in tempi più recenti l’approvazione da parte delle autorità regolatorie per il trattamento del glioblastoma. Obiettivi Poichè Bv8/PKs risultano over-espressi sia in alcuni tipi di tumori solidi umani che in cellule tumorali umane della linea mieloide, questo progetto di ricerca, svolto in collaborazione con il Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità e con il Dipartimento di Neurochirurgia dell’ Università Cattolica di Roma, si è posto l’obiettivo di individuare, attraverso l’utilizzo dell’antagonista non peptidico dei recettori delle PKs, PC-1, se l’angiogenesi mediata da fattori diversi dal VEGF, nello speecifico mediata dalle prochineticine e dai loro recettori, possa avere un ruolo nella proliferazione e differenziazione delle cellule tumorali staminali di glioblastoma. Materiali e metodi. Selezione delle linee cellulari. In una fase preliminare dello studio sono state selezionate 26 linee di cellule staminali di glioblastoma in coltura, isolate da frammenti tumorali umani prelevati in corso di intervento neurochirurgico. Queste sono quindi state sottoposte ad estrazione dell’m-RNA per valutare con tecnica real Time quantitative PCR il profilo di espressione genica di BV8/PKs e del recettore PK-R1 Successivamente, dalle 26 iniziali, sono state selezionate due linee cellulari: BTSC#1 (clone negativo per espressione genica di PK-R1) e BTSC#83 (clone positivo per espressione genica di PK-R1). Studi “in vivo” Sedici topo nudi atimici, del peso medio di circa 30 gr, sono stati divisi in due gruppi; nel gruppo dei primi otto sono stati realizzati xenotrapianti attraverso inoculi sottocutanei di BTSC#83 (il numero medio di cellule inoculate era di 5x104); nel secondo gruppo la medesima procedura avveniva con inoculi sottocutanei di BTSC#1. In ogni gruppo veniva individuato un braccio di trattamento ed un braccio di controllo. Gli animali nel braccio di trattamento, tanto nel gruppo degli xenotrapianti con BTSC#83 che con BTSC#1, ricevevano somministrazioni intraperitoneali (IP), ciascuna del volume di 100 microlitri, di soluzione contenente PC-1 alla concentrazione di 0.09 mcg/mcL per una dose di 600 mcg/kg totali/die, ma divisa in due somministrazioni di 300 mcg/kg giornaliere, per 5 giorni consecutivi; Il trattamento veniva ripetuto dopo 4 settimane. Il braccio di controllo riceveva, con la medesima schedula, la somministrazione IP di soluzione di cloruro di sodio allo 0,9%. Allo scopo di osservare gli effetti di un trattamento con PC-1 eseguito per via sistemica e per meglio valutare il grado di angiogenesi, si è atteso che i noduli sottocutanei degli xenotrapianti raggiungessero un diametro ≥ di 1 cm. Seguendo lo schema usato in altri lavori svolti nel nostro laboratorio è stato programmato di sacrificare per ogni gruppo e per ogni braccio un primo animale dopo una settimana dal termine del trattamento per cercare eventuali fenomeni degenerativi acuti a carico dei vasi ed un secondo animale dopo quattro settimane (quindi dopo il secondo ciclo di trattamento) per valutare eventuali variazioni nella densità vascolare. Valutazioni di immunoistochimica. Dagli xenotrapianti, secondo le tempistiche sopra riportate, sono state allestite sezioni di tessuto neoplastico, fissate in formalina, incluse in paraffina e quindi sottoposte ad immunoistochimica per la valutazione del grado di necrosi, della densità vascolare e della degenerazione mixoide eventualmente indotta dal trattamento attraverso le tre seguenti colorazioni: -ematossilina ed eosina (rispettivamente per lo studio delle componenti basofile a prevalente localizzazione nucleare verso quelle acidofile a prevalente localizzazione citoplasmatica, extracellulare e fibrotica). - Ab monoclonale murino anti GFAP (proteina acida fibrillare gliale, marker di identificazione dell’origine astrocitaria della cellula) - Ab policlonale, con origine da coniglio, anti Fattore VIII ( o anti vWf – von Willebrand Factor, marker di origine endoteliale/vascolare della cellula) Studi “in vitro” La terza ed ultima parte dell’esperimento, quella “in vitro”, è stata condotta attraverso l’utilizzo di concentrazioni crescenti (0,3, 3 e 30 micromolare) di PC-1 su colture di linee cellulari di glioblastoma, sempre sia su BTSC#83 che BTSC#1, per valutare, attraverso la misurazione dei livelli intracellulari di ATP (nucleotide la cui sintesi è scelta come indice di vitalità/produzione energetica cellulare), la citotossicità dell’antagonista di PK-R1. La misurazione delle concentrazioni intracellulari di ATP era effettuata con il sistema bioluminescente luciferina-luciferasi (secondo la relazione per cui, per ogni molecola di nucleotide rilasciata, viene emesso un fotone di luce che viene captato da un luminometro),. PC1 veniva aggiunto sia 24h dopo la piastratura che 10 giorni dopo la piastratura, cioè dopo aver fatto differenziare le cellule (le BTSCs differenziano in senso prevalentemente gliale dopo 10-15 gg in coltura con terreno staminale senza siero+matrigel) in due diversi terreni di coltura. Il primo di questi era rappresentato da terreno staminale senza siero fetale bovino (FBS), al fine di evitare possibili contaminazioni di origine animale causa di immunogenicità, addizionato a matrigel, cioè un estratto di lamina basale del sarcoma murino di Engelbreth-Holm-Swarm, ricco in proteine della matrice extracellulare, quali la laminina, il collagene IV, l’entactina, gli HSGP (heparan sulfate proteoglycan) ed alcuni fattori di crescita come TGF-2, FGF-2, IGF-1 e IGF-2; la scelta di questo tipo di terreno avveniva per osservare il comportamento delle linee cellulari in condizioni ”basali” Il secondo era rappresentato dallo stesso matrigel ma addizionato a terreno HUVEC (Human Umbilical Vein Endothelial Cells), cioè rispetto al precedente, più ricco di fattori di crescita proangiogenetici quali l’aFGF, bFGF ed EGF 1; la selezione di questo tipo di terreno avveniva invece per valutare il comportamento delle linee cellulari in un ambiente che favorisse il differenziamento delle staminali stesse verso un fenotipo endoteliale piuttosto che gliale. Il braccio di controllo era rappresentato dalle due medesime linee cellulari in coltura nei suddetti terreni e senza l’aggiunta di antagonista di PK-R1 La misura dei livelli di ATP intracellulari veniva quindi eseguita dopo 48h, 72h e 7gg dall’aggiunta del PC-1 nelle due diverse condizioni sperimentali. Risultati Sono state selezionate dalla banca delle cellule staminali di glioblastoma depositate presso l’Istituto Superiore di Sanità, 26 linee cellulari tumorali staminali di glioblastoma Dopo isolamento di RNA e real time RT-PCR quantitativa, in nessuna di queste è stata individuata l’espressione di Bv8, mentre nelle linee 28, 67, 70, 76, 83, 83.2, 120, 151, 169 si è evidenziata l’espressione del recettore PKR1. Tutti gli animali xenotrapiantati con le linee prescelte (BTSC#83 e BTSC#1 hanno eseguito le somministrazioni previste di PC-1 e tollerato bene il farmaco senza mostrare alcun evento avverso. Risultati negli xenotrapianti con BTSC#83 Sui noduli sottocutanei, alla 24° e 48° ora successive al trattamento, non si assisteva ad alcun effetto di riduzione dei diametri dei noduli tumorali, come anche al termine dei 5 giorni di inoculo A distanza invece di una settimana dall'ultimo giorno di inoculo si osservava una riduzione significativa di diametro nel braccio dei trattati. In particolare un nodulo ”target” era passato da 12 mm a 6 mm di diametro. I primi dati sull’istologia avevano subito evidenziato un quadro molto alterato rispetto al controllo, in particolare: 1. mentre nei controlli le cellule tumorali formavano strutture epitelioidi compatte, nel topo trattato queste apparivano organizzarsi in un tessuto tipo pseudo-mixoide, cioè con cellule tumorali più rarefatte e inframezzate da matrice intercellulare amorfa; 2. nel trattato inoltre erano presenti importanti fenomeni infiammatori caratterizzati da un infiltrato di cellule mononucleate (monociti e macrofagi) e un accumulo di fibroblasti, che non si verificavano nel controllo. I dati ottenuti a distanza di 4 settimane dalla fine del trattamento confermavano i fenomeni già visti ad una settimana dalla fine della terapia ma con alcune variazioni, e cioè: - i fenomeni di flogosi acuta erano attenuati considerevolmente, si riduceva cioè sia l’infiltrato di cellule mononucleate che l’accumulo di fibroblasti; - persistevano vaste aree con cellule di morfologia allungata ed aspetto sofferente circondate da una matrice intercellulare amorfa, anch'essa probabile espressione di sofferenza cellulare; - comparivano però nidi di cellule tumorali floride che iniziavano a colonizzare le aree precedenti. Complessivamente il quadro istologico e microscopico correlava perciò con quanto osservato macroscopicamente, cioè una riduzione del diametro del tumore nel corso della prima settimana dopo il trattamento, una sostanziale stazionarietà per due settimane e una ripresa della crescita alla quarta settimana. Dal punto di vista macroscopico, dopo il primo ciclo di trattamento, la riduzione del diametro dei noduli tumorali si protraeva sino a 3 settimane; si assisteva quindi ad una ricrescita degli stessi tra la 3^ e la 4^ settimana, allorchè veniva intrapreso il secondo ciclo. A seguito dei questo,inaspettatamente, si verificava dapprima un aumento del diametro, durante il trattamento, seguito poi da una graduale riduzione fino a valori leggermente inferiori al diametro iniziale. Infine, dopo questo 2° ciclo non si verificava la ricrescita a 3-4 settimane che si era osservata dopo il 1° ciclo ma si assisteva ad una tendenza del tumore a stabilizzarsi nelle dimensioni come per raggiungimento di un “plateau”; Risultati negli xenotrapianti con BTSC#1 Gli xenotrapianti con BTSC#1 già al primo ciclo di trattamento mostravano un aumento del diametro come reazione acuta alla somministrazione. In seguito csi verificava una riduzione delle dimensioni ma la ricrescita era più precoce, ossia tra la 2^ e la 3^ settimana. Anche dopo il secondo ciclo di trattamento non si osservava alcuna riduzione dei diametri dei noduli tumorali. Per quanto concerneva il quadro istologico del BTSC#1 ad una settimana dopo il trattamento, anche in questo caso si osservava un sovvertimento della citoarchitettura del tumore con la presenza di una reazione fibrotica importante che circondava i noduli delle cellule tumorali presenti sia in apoptosi che in fase florida. Rispetto al BTSC#83 mancava invece la componente mixoide. Il quadro si mostrava stabile anche dopo 4 settimane dal trattamento. Sono di seguito riportate in forma grafica le variazioni dimensionali dei grafts e le immagini relative ai preparati istologici. Schema di trattamento ed effetto di PC-1 sul diametro tumorale nei topi trattati rispetto al braccio di controllo ( xenotrapianti con BTSC#83, linee cellulari risultate positive in PCR per il recettore PK-R1) Preparati istologici ottenuti, ad una e quattro settimane dal termine del trattamento, da xenotrapianti di topi trattati con PC-1 rispetto al braccio di controllo ( xenotrapianti con BTSC#83, linee cellulari risultate positive in PCR per il recettore PK-R1) Colorazioni eseguite: -ematossilina/eosina -Ab antiGFAP (proteina fibrillare acida della glia) per l’identificazione dei filamenti intermedi di tipo III degli astrociti. - Ab antiFVIII, marker di vascolarizzazione per la microvessel density, marcatore endoteliale, colorazione utilizzata per determinare il fenomeno di angiogenesi come indicatore di ricorrenza tumorale Effetto di PC-1 sul diametro tumorale nei topi trattati rispetto al braccio di controllo. ( xenotrapianti con BTSC#1, linee cellulari risultate negative in PCR per il recettore PK-R1) Preparati istologici ottenuti ad una e quattro settimane dal termine del trattamento, da xenotrapianti di topi trattati con PC-1 rispetto al braccio di controllo ( xenotrapianti con BTSC#1, linee cellulari risultate negative in PCR per il recettore PK-R1) Colorazioni eseguite: -ematossilina/eosina -Ab antiGFAP (proteina fibrillare acida della glia) per l’identificazione dei filamenti intermedi di tipo III degli astrociti. Risultati degli studi “in vitro” Nella prima condizione sperimentale, cioè in terreno staminale senza siero + matrigel, quando alle BTSC#1 veniva aggiunto PC-1, mediamente si osservava un aumento dei livelli di ATP rispetto alle stesse cellule non trattate (ciò specie alle dosi di 0,3 e 3 micromolare) mentre nelle BTSC#83 si osservava una costante riduzione dei livelli di ATP rispetto alle cellule non trattate e ciò avveniva sia a 24 h che a 10 gg dalla piastratura. Nella seconda condizione sperimentale, cioè in terreno HUVEC (Human Umbilical Vein Endothelial Cells) + matrigel, quando alle BTSC#1 veniva aggiunto PC-1, mediamente non si osservava una riduzione significativa dei livelli di ATP rispetto alle stesse cellule non trattate mentre nelle BTSC#83 si osservava una costante riduzione degli stessi, sia a 24 h che a 10 gg dalla piastratura, molto evidente specie con l’utilizzo della dose di 30 micromolare e dopo 7 giorni dal trattamento. BTSC#1+PC1 dopo 24h dalla piastratura Matrigel+NSC BTSC#1+PC1 dopo 10gg dalla piastratura Matrigel+NSC Asse X = concentrazioni micromolari di PC-1 Asse Y = concentrazione di ATP in micromoli BTSC#83+PC1 dopo 24h dalla piastratura Matrigel+NSC BTSC#83+PC1 dopo 10gg dalla piastratura Matrigel+NSC Asse X = concentrazioni micromolari di PC-1 Asse Y = concentrazione di ATP in micromoli BTSC#1+PC1 dopo 24h dalla piastratura Matrigel+HUVEC medium BTSC#1+PC1 dopo 10gg dalla piastratura Matrigel+HUVEC medium Asse X = concentrazioni micromolari di PC-1 Asse Y = concentrazione di ATP in micromoli BTSC#83+PC1 dopo 24h dalla piastratura Matrigel+HUVEC medium BTSC#83+PC1 dopo 10gg dalla piastratura Matrigel+HUVEC medium Asse X = concentrazioni micromolari di PC-1 Asse Y = concentrazione di ATP in micromoli Conclusioni La tumorigenesi è un processo complesso che coinvolge non solo le cellule tumorali attivamente proliferanti. Le cellule tumorali infatti sono circondate da un microambiente stromale di cellule eterogenee come i fibroblasti, le cellule endoteliali e quelle del sistema immune. Queste cellule rispondono ai segnali inviati dalle cellule tumorali proliferanti attraverso il rilascio di fattori secretivi che perpetuano la crescita ed il rimodellamento della matrice, contribuiscono all’angiogenesi e modulano e reindirizzano il ruolo delle cellule immunitarie. Ormai da lungo tempo si è compreso come l’angiogenesi sia una parte importante della tumorigenesi e numerosi sono stati gli studi ed i tentativi per bloccare questo processo. Sono infatti stati identificati numerosi ed importanti fattori angiogenetici come il VEGF ed agenti terapeutici volti a bloccare questa via di trasmissione del segnale, tuttavia non universalmente attivi ed efficaci. Molte neoplasie infatti sono resistenti alle terapie anti VEGF o diventano refrattarie a queste nel corso del trattamento, fatto evidenziato dallo sviluppo di recidive dal comportamento spesso più aggressivo rispetto a quello del tumore primitivo. C’è quindi necessità di individuare nuovi target e vie di segnale che possano contribuire all’angiogenesi o ad altri processi coinvolti nella progressione tumorale, come l’infiltrazione macrofagica. Bv8/PKs e i suoi recettori sono parte della via di segnale coinvolta nella mobilizzazione delle cellule mieloidi. Molti studi hanno dimostrato che precursori di cellule mieloidi (CD11b+Gr1+) possono contribuire all’angiogenesi e alla tumorigenesi in differenti tipi di neoplasie. I macrofagi, che derivano da queste cellule progenitrici, secernono nel microambiente tumorale diverse citochine che influenzano direttamente la crescita tumorale. Studi più recenti hanno comparato l’efficacia antitumorale di trattamenti con anticorpi anti Bv8/PKs con quelli anti VEGF dimostrandone la pari attività nel prevenire la progressione di malattia in modelli tumorali di topi transgenici, mentre la combinazione dei due tipi di anticorpi ha mostrato un effetto di potenziamento nell’inibizione della crescita sottocutanea di diverse linee cellulari di neoplasie umane e murine. I trattamenti con anticorpi anti Bv8/PKs hanno inoltre dimostrato di ridurre il numero di cellule mieloidi (CD11b+Gr1+) sia circolanti che infiltranti il microambiente tumorale, compresi i macrofagi derivati dal midollo osseo, cellule che sono state precedentemente individuate come mediatrici della refrattarietà alle terapie con anticorpi anti VEGF in diversi modelli di xenotrapianti tumorali murini. Benchè preliminari e di “tipo pilota” i risultati degli esperimenti sopra riportati hanno dimostrato che: - in vivo, ma solo in presenza del recettore PK-R1, PC-1 è in grado di ridurre nelle dimensioni i noduli tumorali degli xenotrapianti e di indurre una loro degenerazione a livello istologico in senso mixoide con riduzione della densità delle cellule tumorali e dei neovasi; -in vitro, indipendentemente dal mezzo di coltura utilizzato, PC-1 è in grado di indurre una riduzione della vitalità cellulare misurata sui livelli di ATP intracellulare, e che quindi possa svolgere un potenziale effetto citostatico, citotossico e antireplicativo, ma solo nelle linee cellulari di glioblastoma che esprimono il recettore PK-R1 . I futuri passi terapeutici nel campo di tale patologia oncologica non dovrebbero quindi poter prescindere dalla valutazione di questi nuovi “target” e dei loro antagonisti, sia come singoli agenti terapeutici che in combinazione con “regimi chemioterapici tradizionali” o inibitori dell’angiogenesi mediata dal VEGF (doppia inibizione angiogenetica), ciò al fine di sortire un effetto sinergico sul controllo della crescita tumorale. BIBLIOGRAFIA: Badie, B. and J.M. Schartner, (2000). Neurosurgery, 46: 957-61; discussion 961-2. Bei, R. et al (2010). Recent Pat Anticancer Drug Discov, 5: 172-87. Bullock, C.M. et al (2004) Mol Pharmacol, 65: 582-8. Casanovas, O.et al (2005) Cancer Cell, 8: 299-309. Charo, I.F. et al (1994). Proc Natl Acad Sci U S A, 91: 2752-6. Cheng, C.L.,et al.(2005). Mol Cancer Ther, 4: 1364-8. Coussens et al (2002). Nature 420, 860-867 Cummings, T.J. et al (2001). Arch Pathol Lab Med, 125: 637-41. de Groot, J.F.et al., (2010). Neuro Oncol, 12: 233-42. 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