Sulle orme della Storia by Caldana International Tours

PROPOSTA STALINGRADO
La proposta è rivolta a tutti coloro che desiderano visitare la città di Stalingrado (oggi Volgograd), ove si svolse la
famosa battaglia che capovolse le sorti del conflitto sul Fronte Orientale, e alcune delle località della sacca ove venne
circondata la Sesta Armata e parte della Quarta Armata tedesche.
La battaglia di Stalingrado iniziò il 17 luglio 1942 quando la Sesta Armata del generale Friedrich Paulus entrò in
contatto nella grande ansa del Don con le forze sovietiche ammassate da Stalin per sbarrare l'accesso al Volga e alla
città che portava il nome del dittatore stesso.
Le forze sovietiche (62a, 63a e 64a Armata) fecero mostra di combattività e cercarono con i loro scarsi mezzi di frenare
le apparentemente inarrestabili colonne corazzate tedesche. La città era di fondamentale importanza strategicoeconomica per l'Unione Sovietica: la sua perdita avrebbe intaccato le risorse industriali e avrebbe compromesso i
collegamenti con il Caucaso e i suoi vitali bacini petroliferi. Inoltre la città costituiva un motivo di propaganda bellica e
di prestigio e Stalin era anche convinto del possibile rischio di un crollo morale dell'Armata Rossa e dell'intero paese,
nel caso di ulteriori ripiegamenti senza combattere.
Il fronte di Stalingrado, inizialmente al comando di Tymošenko, passò all'esperto e durissimo Erëmenko, mentre alla
62a Armata arrivò Vasilij Ivanovič Čujkov. Le prime fasi della battaglia furono caratterizzate da tenaci sforzi difensivi
sovietici, che vennero via via superati dalle forze tedesche, e da alcuni tentativi di contrattacco delle forze corazzate
sovietiche che vennero schiacciati dalle divisioni corazzate tedesche.
A fine luglio le difese sovietiche nell’ansa del Don erano ormai state disperse o distrutte e le truppe rimaste tentavano
di ripiegare combattendo a est del Don, mentre la situazione si aggravava ulteriormente con il profilarsi della minaccia
da sud proveniente dalla 4a Armata corazzata del generale Hermann Hoth, che Hitler aveva dirottato dalla sua iniziale
destinazione nel Caucaso, per accelerare le operazioni contro Stalingrado.
La fase più drammatica della battaglia dal punto di vista sovietico ebbe inizio il 21 agosto: la 6a Armata conquistava
alcune teste di ponte a est del Don e lanciava le sue forze corazzate concentrate in una puntata diretta nel corridoio
Don-Volga in direzione di quest'ultimo fiume nella regione settentrionale della città. Il 23 agosto 1942 la 16° Divisione
Panzer del generale Hans Hube irrompeva improvvisamente sul Volga a nord di Stalingrado tagliando fuori la città dai
collegamenti da nord.
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Nel pomeriggio del 23 agosto la Luftwaffe eseguì il primo devastante e massiccio bombardamento a tappeto,
colpendo duramente la popolazione civile. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto, Stalin intervenne personalmente
telefonando ad Erëmenko, spronandolo a resistere ed a contrattaccare. Nei giorni successivi Stalin richiamò a sud dalla
regione di Mosca Žukov per organizzare immediati e frettolosi contrattacchi contro la testa di ponte tedesca sul Volga;
ma tutti questi contrattacchi fallirono con sanguinose perdite di uomini e mezzi.
Nei primi giorni di settembre, la situazione sovietica peggiorò ulteriormente con la comparsa da sud della 4a Armata
corazzata di Hoth che si collegava il 4 settembre con le truppe della 6a Armata e raggiungeva a sua volta il Volga a sud
della città. Il 13 settembre iniziò la fase più sanguinosa della battaglia: la 6a Armata sferrava il primo massiccio attacco
frontale contro la città e la battaglia si trasformava in una lotta quartiere per quartiere, palazzo per palazzo, stanza per
stanza. La città ormai viveva in uno scenario apocalittico: devastata dai bombardamenti e in preda agli incendi, gli
approdi dei battelli per attraversare il Volga distrutti, la popolazione evacuata nel caos sui battelli colpiti
sistematicamente dagli aerei tedeschi, le truppe sovietiche asserragliate nei palazzi in rovina o nelle fabbriche
devastate, i quartier generali disposti in precari bunker sul margine del fiume, i depositi di petrolio in fiamme.
L'attacco del 13 settembre, appoggiato dall'intervento in massa della Luftwaffe, si scatenò violentissimo con l'impiego
diretto nelle vie cittadine dei panzer, nella parte meridionale della città in direzione degli approdi principali sul Volga; i
tedeschi si ridussero quindi ad una serie di attacchi frontali, dispendiosi e lenti, per conquistare in successione una via,
un palazzo, una piazza, una stazione ferroviaria o una fabbrica dopo l'altra in scontri ravvicinati sempre più violenti,
affidandosi principalmente alla loro superiore potenza di fuoco derivante dai carri armati e dall'aviazione.
Nei primi giorni i tedeschi riuscirono a sfondare e a raggiungere il Volga, bersagliarono i traghetti sovietici, occuparono
la stazione ferroviaria principale ed estesero le loro conquiste verso il centro cittadino impossessandosi
momentaneamente della celebre collina Mamaev Kurgan. Ma Čujkov contrattaccò subito con l'aiuto di rinforzi scelti
della 13a Divisione della Guardia del generale Rodimcev traghettati faticosamente nella notte. Il contrattacco ebbe
successo, frenando la spinta tedesca, riconquistando la Mamaev Kurgan e riprendendo momentaneamente la stazione
ferroviaria.
Ma i tedeschi successivamente progredirono ancora verso il centro cittadino, la Kurgan continuò a cambiare di mano
per numerose settimane, la parte meridionale della città venne completamente conquistata ed alla fine di settembre
Paulus arrivò a piantare la bandiera del Reich sulla Piazza Rossa di Stalingrado nel centro cittadino.
Entro i primi di ottobre almeno altre sei divisioni avevano rinforzato le dissanguate truppe di Čujkov, permettendogli
di mantenere un perimetro difensivo che poteva variare dai 2 km alle poche centinaia di metri a ovest del Volga nelle
aree centrali e settentrionali di Stalingrado; mentre la parte meridionale della città era andata completamente
perduta.
Il grande attacco tedesco del 14 ottobre nella parte settentrionale di Stalingrado ebbe inizio con un nuovo terrificante
bombardamento aereo seguito dall’attacco in massa di tre divisioni fresche precedute dai pionieri d'assalto e
rinforzate con grandi quantità di carri armati; fu questo il momento più critico per i sovietici e per Čujkov. Nella
giornata le truppe d'assalto tedesche raggiungevano per la seconda volta il Volga, dividevano in due parti le truppe
sovietiche e cominciavano a progredire verso sud lungo la riva in direzione delle altre fabbriche.
Nonostante questi schiaccianti successi, i tedeschi giunsero nuovamente ad un punto morto: l'artiglieria sovietica
martellò sul fianco le colonne tedesche, alcuni disperati contrattacchi ristabilirono la situazione e feroci scontri si
prolungarono nelle fabbriche Barrikady e Krasnij Oktiabr, esaurendo le forze d'assalto tedesche. I combattimenti si
prolungarono quasi fino alla fine di ottobre, ma anche questa volta la 62a Armata riuscì a resistere.
L'11 novembre Paulus sferrò la sua ultima offensiva generale con l'impiego di tutte le truppe più fresche e con lo
scopo di schiacciare le ultime teste di ponte e ributtare nel fiume i resti della 62a Armata. Per un momento l'attacco
sembrò avere successo: i tedeschi si spinsero nel cuore delle residue difese sovietiche al centro, frantumarono
un’intera divisione, conquistarono una parte della fabbrica Krasnij Oktiabr e raggiunsero per la terza volta le rive del
Volga. Ma nei giorni seguenti, anche quest'ultima offensiva si esaurì di fronte a nuove gravi perdite, a feroci
contrattacchi e all'inesauribile capacità di resistenza degli ultimi capisaldi russi.
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Mostrando notevoli capacità organizzative, Stalin e lo Stavka riuscirono ad organizzare l’operazione Urano: si trattava
di predisporre un'operazione risolutiva di grande ampiezza per accerchiare con una manovra a tenaglia il
raggruppamento dell'Asse tra il Don e il Volga. In tutti ciò facilitati dall’irresponsabile decisione tedesca di mantenere
le precarie posizioni a Stalingrado, lasciando alle truppe alleate (italiane, rumene ed ungheresi) il controllo del fronte a
nord e a sud della città.
Durante la lunga fase preparatoria i corpi corazzati e meccanizzati vennero equipaggiati con i moderni carri armati T34 e riorganizzati per condurre avanzate veloci in profondità. Il compito dei nuovi corpi meccanizzati doveva d'ora in
poi consistere nello sfruttamento in profondità, alla massima velocità e alla massima distanza, degli sfondamenti
ottenuti con la fanteria e il massiccio intervento dell'artiglieria concentrata, disgregando le riserve del nemico,
seminando il panico e la confusione nelle retrovie e nei comandi avversari.
Il 19 novembre 1942, la parola in codice sirena dava finalmente il via all'operazione Urano. La caratteristica
fondamentale dell'attacco fu la straordinaria velocità della progressione delle colonne corazzate sovietiche. Dopo una
coraggiosa resistenza le truppe rumene in prima linea vennero travolte o accerchiate; i corpi corazzati sovietici
progredirono in profondità e respinsero o aggirarono le poche truppe mobili di riserva tedesche disponibili.
Il 22 novembre le truppe del 26° Corpo corazzato sovietico conquistavano il fondamentale ponte di Kalač,
attraversavano il Don, respingevano i tentativi tedeschi di contrattacco e progredivano a sud del fiume per
ricongiungersi con le colonne russe del fronte di Stalingrado di Erëmenko che, a partire dal 20 novembre, aveva
sferrato la sua offensiva. Il giorno decisivo fu il 23 novembre: le colonne corazzate sovietiche provenienti da nord e da
sud si congiungevano nella località di Sovetskij a sud del Don, ad alcuni chilometri a sud-est di Kalač.
La 6a Armata era in trappola; fra i 250 ed i 280 mila soldati dell'Asse si trovarono intrappolati in quella che sarebbe poi
passata alla storia come il Kessel: 20 divisioni tedesche, 2 divisioni rumene, un reggimento croato e numerosi reparti
logistici o di retrovia oltre a reparti specializzati di artiglieria e del genio.
Ma Hitler in ogni caso era assolutamente deciso nel tenere la Fortezza Stalingrado e il suo ordine tassativo del 24
novembre, diramato alla 6a Armata, ne fu la prova concreta. Paulus obbedì diligentemente all'ordine di Hitler, contro
il parere di alcuni subordinati che lo sollecitavano a sganciarsi, e la 6a Armata si seppellì nella sacca, abbandonando
tutti i piani di ritirata, organizzando una difesa in tutte le direzioni, cercando di razionalizzare al massimo le scarse
risorse logistiche e di vettovagliamento disponibili e attendendo il promesso soccorso dall'esterno.
Dopo una fase preparatoria particolarmente difficoltosa, l'offensiva di von Manstein, operazione “Tempesta
Invernale", destinata a sbloccare la 6a armata accerchiata nel Kessel, ebbe inizio il 12 dicembre a partire dalla regione
di Kotelnikovo. Inizialmente ottenne risultati incoraggianti e colse piuttosto di sorpresa i sovietici, ancora impegnati
nei complessi riposizionamenti di truppe previsti da Stalin. Nel giro di quattro giorni le colonne corazzate tedesche si
spinsero, in mezzo alla neve, fino a portata tattica dalla sacca di Stalingrado, dopo aver respinto aspri contrattacchi
sovietici.
Diversi elementi della 6° Divisione Panzer giunsero a 48 km dal perimetro della sacca, ma l'avanzata tedesca aveva
però ormai esaurito la sua energia propulsiva e di fronte alla crescente resistenza dei sovietici, le possibilità di
un'ulteriore marcia in avanti si ridussero a zero. L’ultima speranza di salvezza per l’armata circondata sembrò risiedere
in una sortita autonoma dalla sacca. Ma Hitler rifiutò fermamente di autorizzare la sortita e Paulus non ebbe mai il
coraggio di disubbidire agli ordini. La 6a Armata finì per rimanere ferma dentro la sacca, in attesa del suo triste
destino, in mezzo all'inverno russo.
Il 10 gennaio 1943 iniziò l'ultimo atto dell'interminabile battaglia di Stalingrado. Stalin ed il comando sovietico
scatenavano, dopo numerosi rinvii dovuti all'evolversi della situazione generale e alla necessità di raggruppare le forze
necessarie per distruggere la massa di truppe tedesche accerchiate, l'offensiva finale per eliminare la sacca di
Stalingrado, “operazione Anello”.
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La lotta finale si svolse fino al 2 febbraio e venne condotta dalle due parti con particolare accanimento fino all'ultimo: i
sovietici fecero uso in massa dell'artiglieria per polverizzare i nuclei di resistenza delle truppe tedesche
straordinariamente indebolite dal lungo assedio; le successive linee di arroccamento predisposte dai tedeschi per
prolungare al massimo la resistenza vennero travolte. Con la conseguente perdita degli aerodromi si verificarono i
primi episodi di panico collettivo e di dissoluzione dei reparti (per via aerea durante l'assedio erano infatti stati
evacuati circa 24.000 soldati tra feriti, specialisti e ufficiali superiori).
La maggior parte dei soldati furono annientati sul posto. Chi scampò alla morte si riversò assieme a feriti e sbandati
verso le rovine di Stalingrado, dove si sviluppò l'ultima tragica resistenza. Dopo la divisione in due parti della sacca e il
congiungimento il 26 gennaio 1943 tra le forze sovietiche in avanzata da ovest e le truppe di Čujkov che tenevano
ancora tenacemente la linea del Volga, ogni ulteriore resistenza risultò impossibile. Paulus, isolato nella sacca
meridionale, venne catturato il 31 gennaio senza opporre ulteriore resistenza e senza una resa formale; gli ultimi
nuclei tedeschi nella sacca settentrionale, nell'area delle grandi fabbriche si arresero definitivamente il 2 febbraio
1943.
La 6a Armata e tutte le truppe inizialmente accerchiate nella sacca erano state completamente distrutte. I prigionieri
nella fase finale furono circa 90.000; ne sarebbero rientrati in patria, dopo lunghi anni di dura prigionia, circa 5.000.
Spento anche l'ultimo nucleo di resistenza, nel pomeriggio un aereo da ricognizione tedesco sorvolò la città, non
riportando alcun segno di combattimento.
LE METE DEL VIAGGIO
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Stalingrado, l’attuale Volgograd, oggi si estende per circa 70 chilometri sul lato destro del fiume Volga e conta circa un
milione di abitanti; nel 1942 nella città si trovavano circa 525.000 abitanti e nel momento dell’attacco tedesco,
l’evacuazione non era ancora cominciata. La visita prevede, oltre a quanto tutto descritto di seguito, un giro in battello
sul Volga per ammirare la città direttamente dal fiume.
Il Memoriale della Battaglia si trova sulla famosa collina Mamaev Kurgan che durante la battaglia fu contesa da
entrambe le parti tanto da devastarla completamente; ancora oggi sono visibili i resti delle trincee scavate durante gli
scontri.
Il Museo della Battaglia raccoglie oltre 50.000 reperti storici: mezzi, decorazioni ed armi utilizzati durante i durissimi
scontri che si verificarono dentro e fuori la città. A fianco è possibile visitare il vecchio Mulino, uno dei pochi edifici
originali rimasti in piedi dai tempo dell’assedio, difeso dal 42° Reggimento Fucilieri della Guardia.
La Casa di Pavlov era un edificio fortificato difeso da un plotone di russi contro i continui assalti tedeschi; nelle
vicinanze il Memoriale di Pavlov è appunto dedicato ai difensori della casa.
Presso l’Univermag Store, all’epoca grande magazzino, è possibile visitare il quartier generale della Sesta Armata e
luogo ove si arrese il feldmaresciallo Paulus nel gennaio 1943; è annesso un piccolo museo.
Nella città sono presenti diversi monumenti e cippi in ricordo di quei tragici eventi, in particolare il Memoriale della
Flottiglia del Volga, dedicato ai coraggiosi marinai che con il loro fondamentale contributo sostennero sempre le
truppe combattenti, e il Monumento della 62a Armata, posizionato ove era presente il comando della principale
armata schierata in Stalingrado.
Degne di nota e da visitare sono le zone ove sorgevano il Granaio e la Fabbrica di Trattori; qui si svolsero durissimi
scontri, spesso corpo a corpo fra le truppe tedesche e quelle sovietiche, rispettivamente nel settembre e nell’ottobre
1942.
Fuori dalla città sorge la zona del vecchio aeroporto di Pitomnik; la pista d’atterraggio all’epoca consentì di rifornire le
truppe assediate e di soccorrere i numerosissimi feriti.
Presso l’abitato di Rossoschka sorge il cimitero dedicato a tutti i caduti della battaglia; realizzato dal Volksbund
Deutsche Kriegsgräberfürsorge (l’ente tedesco preposto alle onoranze funebri dei caduti in guerra), raccoglie i resti di
circa 37.000 caduti tedeschi e di circa 11.600 caduti sovietici.
Varie località delimitano il confine iniziale della sacca di Stalingrado e possono essere oggi visitate: Kalach raggiunta da
uno dei due bracci “corazzati” che chiusero ogni via di fuga alla Sesta Armata (ove è anche presente un piccolo
cimitero di guerra sovietico); Marinovka, Karpovka e Novo Rogachik dove si svolsero diversi combattimenti fra le
truppe assediate e quelle attaccanti.
Infine, prima della partenza da Mosca, è prevista la visita al Museo dei mezzi corazzati di Kubinka, uno dei musei più
importanti al mondo con numerosi pezzi sovietici e tedeschi della seconda guerra mondiale.
CARATTERISTICHE DELLA PROPOSTA
Programma di 7 giorni e 6 notti; il periodo di validità del programma va da giugno 2011 a dicembre 2011. Partenza
Sabato 9 luglio 2011 e rientro Venerdì 15 luglio 2011. Il numero minimo di partecipanti eventualmente richiesto per
effettuare il viaggio è di 15 Pax. Per le Condizioni del servizio e l’Assicurazione si rimanda a quanto già riportato nel
sito di Sulle orme della Storia.
L'offerta è comprensiva di volo andata e ritorno Italia-Russia, da Milano Malpensa a Mosca con scalo a Monaco (orari
da definire successivamente) e da Mosca a Volgograd. I trasferimenti, durante le escursioni, verranno effettuati con
appositi pulmini; trasferimento aeroporto/hotel il primo giorno ed hotel/aeroporto l'ultimo giorno.
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Sono possibili dei punti d'imbarco differenti da Milano, quali Venezia, Verona, Bologna, Firenza, Genova, Torino,
Ancona, Roma, Napoli. In questo caso sono ovviamente su richiesta e la tariffa di volo verrà adeguata e riconfermata.
Indipendentemente dallo scalo di partenza, tutto il gruppo si ricongiungerà allo scalo di Monaco per partire
successivamente alla volta di Mosca.
Pernottamenti in hotel a quattro stelle a Mosca e Volgograd per tutta la durata del soggiorno (hotel Holiday Inn a
Mosca ed hotel Yuzhnaya a Volgograd). Le colazioni e le cene verranno servite al ristorante dell’hotel; sono escluse le
bevande, vino, birra o bibite; l’acqua è compresa nel servizio.
Guida/accompagnatore specializzato per tutto il soggiorno. Assicurazione medico e bagaglio incluso. Ingressi alle
mostre, ai musei ed ai siti indicati nel programma.
Prossime partenze: da Sabato 3 settembre 2011 a Venerdì 9 settembre 2011; da Sabato 3 dicembre 2011 a Venerdì
9 dicembre 2011.
Per qualsiasi informazione o prenotazione contattateci al seguente indirizzo email [email protected]
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