La gloriosa battaglia di Stalingrado
el mese di febbraio viene
quasi automatico pensare alla liberazione di Stalingrado,
una delle battaglie più decisive
della Seconda guerra mondiale. Si
svolse sul fronte russo, a Stalingrado appunto (oggi Volgograd), tra
il settembre 1942 e il 2 febbraio
1943.
Dopo il fallimento dei piani della
guerra-lampo e la disfatta di Mosca, le forze tedesche lanciarono
nel settembre 1942 un’offensiva
in direzione del mezzogiorno.
Dopo aver occupato l’Ucraina e
traversato il Dniepr e il Don, esse
raggiunsero il Volga e Stalingrado
dove cominciò una battaglia accanita e sanguinosa.
La VI Armata, al comando del generale tedesco Paulus, raggiunse il
centro della città, incuneandosi
profondamente nel fronte russo.
Mostrando doti organizzative di
prim’ordine, i sovietici predisposero un piano (“Operazione Uranus”) molto semplice nella sua articolazione ma
molto complesso
per le dimensioni
richieste.
Nell’ottobre del
1942 tutta la città era ormai un
cumulo di macerie, ma continuava a difendersi. Il
19 novembre l’esercito sovietico
scatenò una gigantesca offensiva, che ebbe come risultato l’accerchiamento di
230 mila soldati
tedeschi.
La disperata resistenza russa, a
parte gli aspetti
propagandistici legati al nome della
città, ebbe due
importanti conseguenze: in primo luogo, impedì appunto alla
a cura del CIFR
Wehrmacht di atCentro Italiano
Filatelia Resistenza
testarsi sul Volga,
filatelia
N
interrompendo i collegamenti russi con i campi petroliferi ceceni; in
secondo luogo, diede allo Stavka
(Stato maggiore russo) il tempo
necessario per portare in linea forze adeguate alla gigantesca manovra programmata.
Le divisioni corazzate affluite da
oriente (dove si era ridimensionata
la minaccia nipponica verso l’Urss)
erano in maggioranza siberiane,
idonee a uno sforzo bellico prolungato in periodo invernale.
In alto e da sinistra:
bollo emesso dall’Ungheria nel 10°
anniversario della
battaglia di Stalingrado; bollo russo
del 1944 “Gloria ai
difensori di Stalingrado” e del 1945
nel 2° anniversario.
I concentramenti per gli attacchi
avvennero a 160 km a nord-ovest
di Stalingrado sul Fronte del Don
(comandati da Konstantin Rokossovsky e Georgy Zhukov) e a 70
km a sud (comandati da Vatutin e
Eremenko).
Nel contempo, da sud-est muoveva la seconda branca della tenaglia
a incontrare le colonne corazzate
del maresciallo Georgy Zhukov,
che qui inizierà a costruire la sua
fama di comandante abile e deciso.
Nelle brecce irruppero oltre un
milione di soldati sovietici, con
circa 1.000 carri armati e 13.000
cannoni.
In breve, l’accerchiamento della
VI Armata tedesca fu completato
e rapidamente consolidato, rendendo vani i tentativi del generale
tedesco Erich von Manstein di intervenire in soccorso dall’esterno.
Quando von Manstein arrivò a 50
km dalla sacca, aveva già esaurito
tutta la sua forza propulsiva; a quel
punto però Hitler impedì a Paulus
di andare incontro a von Manstein
e da quel momento il fronte tedesco si allontanò sempre di più da
Stalingrado.
Hitler era ossessionato dalla conquista di una città che portava il
nome del capo dell’Urss. Occupare Stalingrado avrebbe anche sancito il controllo nazista sugli importanti pozzi petroliferi del Caucaso.
Il maresciallo tedesco dunque obbedì e, pur circondato dai sovietici, continuò a combattere; quando
furono terminate le munizioni, la
difesa proseguì all’arma bianca.
L’inevitabile conclusione per la VI
Armata fu la resa, avvenuta il 2
febbraio 1943.
Solo da parte russa vi furono circa
un milione di morti.
Dei circa 100.000 soldati tedeschi
caduti in prigionia, ne sopravvissero solo 6.000.
In tutto morirono quasi un milione e mezzo di persone, a cui si aggiunge la perdita di oltre 2.000
carri armati e 3.000 aeroplani.
La liberazione di Stalingrado è stata ricordata con molti francobolli
sia dalle poste dell’Unione Sovietica che da molti Stati facenti parte
dell’ex Patto di Varsavia con francobolli generici o celebrativi dei
personaggi che parteciparono alla
battaglia.
Uno dei più famosi è il francobollo del 1945 emesso dall’URSS per
il 2° anniversario che riporta, sotto
l’immagine di un soldato che
sventola una bandiera rossa e
avanza fra le macerie di Stalingrado, la scritta “Stalingrado, città
eroe”.
Lo stesso è stato stampato anche
in un foglietto da 4 francobolli che
riportava la scritta “Gloria immortale alla città di Stalingrado”.
Valerio Benelli
Per eventuali informazioni i lettori possono
rivolgersi al CIFR, Via Vetta d’Italia 3,
20144 Milano.
patria indipendente l 28 febbraio 2009 l 51