Stalingrado - Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza

L'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza
per la Festa della liberazione 2012
UN PROLOGO AL PROSSIMO SETTANTESIMO DELLA RESISTENZA...
1942: le battaglie che cambiarono il corso della guerra
Stalingrado (tit. or. Hunde, wollt ihr ewig leben)
Regia: Frank Wisbar, sceneggiatura: Frank Wisbar, Frank Dimen, Heinz Schöter;
fotografia: Helmut Ashley; musica: Herbert Windt; Germania/Stati Uniti; 1958, 88'
La battaglia di Stalingrado vista dalla parte dei tedeschi. Attorno alla città circondata dalla Sesta
Armata tedesca le forze sovietiche affluiscono in massa stringendo gli occupanti in una morsa.
Hitler ordina la resistenza a oltranza e i suoi generali si trovano di fronte al dilemma se disobbedire
al Führer o votare la Sesta Armata all'annientamento. Il comandante, Friedrich Paulus, sceglie
l'obbedienza: e i tedeschi sono sterminati. A tredici anni dalla fine della guerra un regista tedesco
ottiene di realizzare un film su una delle più vaste tragedie del Secondo conflitto mondiale. Wisbar
sottolinea il valore dei soldati tedeschi, ma accusaHitler ed i suoi generali, giudicandoli responsabili
dell'enorme prezzo da loro pagato a Stalingrado.
LA BATTAGLIA DI STALINGRADO : NOTA STORICA
Nell'estate del 1942 i tedeschi avanzano verso il Caucaso per prendere alle spalle Mosca e
per tagliare ai sovietici le vie del petrolio caucasico. Un consolidamento sul Volga diventa
l'obbiettivo. La città di Stalingrado, centro industriale e nodo strategico delle
comunicazioni posto nel corso inferiore del fiume, sulla sua riva destra, appare come la
chiave di volta di cui è essenziale impadronirsi.
Dal 28 luglio al 16 settembre 1942 le truppe tedesche del Gruppo armate “B” (costituito nel
luglio del 1942, il secondo con tale denominazione, dopo quello che operò in Francia nel
1940, ) puntarono sulla città: il 28 agosto raggiunsero il Volga a nord e l'11 settembre a sud
di Stalingrado. Dal 16 settembre al 19 novembre la 6ª Armata del generale Friederich
Paulus attaccò a più riprese l'abitato di Stalingrado: durissimi combattimenti si svolsero
casa per casa. I combattenti sovietici, sostenuti da artiglieria e aviazione posizionate al di
là del Volga, riuscirono a mantenere comunque il controllo di aree, sia pur molto ridotte,
della città.
Nel corso delle prime settimane di novembre le forze armate sovietiche, con migliaia di
carri, svilupparono un'offensiva a nord e a sud di Stalingrado con l'obbiettivo di indurre i
tedeschi a ritirarsi verso ovest per non subire l'accerchiamento. Le colonne corazzate
sovietiche si congiunsero a Kalach e, dal 22 novembre, la 6ª Armata di Paulus fu
accerchiata e da quel momento completamente separata dal resto dell'esercito tedesco.
Paulus comunicò via radio l'esigenza di 750 tonnellate di provviste al giorno, ma la
Luftwaffe (l'unica possibilità di rifornimenti era tramite aereo) non aveva assolutamente i
mezzi per corrispondere a una tale richiesta .
Mentre aveva inizio il terribile inverno russo la 4ª Armata del generale Hoth organizzò su
disposizione di Hitler l'operazione “Tempesta invernale” per rompere l'accerchiamento,
ma, dopo un iniziale successo, un attacco sovietico da nord, costrinse Hoth a sospendere
l'avanzata verso Stalingrado e poi a ripiegare. D'altra parte Hitler si rifiutò
sistematicamrente di prendere in considerazione la prospettiva di far uscire l'armata di
Paulus dalla morsa sovietica abbandonando Stalingrado: per due volte, l'8 e il 24 gennaio
1943, ordinò anzi a Paulus di respingere gli ultimatum sovietici, invitando la 6ª Armata a
resistere fino all'ultimo uomo. Paulus si arrese il 2 febbraio 1943 per evitare il totale
annientamento della sua Armata e 24 generali, 2.500 ufficiali, 100.000 soldati, 5.000
cannoni e 2.000 carri furono catturati dai sovietici.
Sul fronte orientale i tedeschi si trovarono a quel punto sulla difensiva mentre i sovietici
conquistavano l'offensiva, che sostanzialmente manterranno fino alla conquista di Berlino.
La sconfitta ebbe nel medio periodo un peso negativo rilevante sui rapporti della
Germania con i suoi alleati e contribuì a logorare il prestigio di Hitler tra i suoi generali.
IL REGISTA
Frank Wisbar nasce il 9 dicembre 1899 a Tilsit. Dopo aver inizialmente aspirato alla
carriera militare ed aver frequentato l'accademia militare prussiana si rivolge, alla fine dei
suoi vent'anni, al cinema, e inizialmente lavora come assistente regista e direttore della
fotografia fino a che, nel 1932, guadagna la possibilità di dirigere il suo primo film, Im
banne des Eulenspiegels. Già nel corso dell'anno successivo entra in conflitto con i funzionari
del Ministero della cultura nazista, a causa del suo secondo film, Anna e Elizabeth.
Nel 1938 emigra negli Stati Uniti, dove inizialmente lavora, con diverse mansioni,
all'interno di produzioni cinematografiche di poca rilevanza. Cambia il proprio nome da
Wysbar in Wisbar. Dopo aver invano cercato di ottenere dai grandi studios americani la
produzione di alcuni suoi progetti (fra cui un film drammatico sulla vita di Mozart), inizia
a lavorare con successo nella produzione televisiva. Il suo primo programma di successo,
Fireside Theatre, gli consente di fondare una sua casa di produzione, con cui produrrà oltre
300 film per la televisione.
A metà degli anni '50 ritorna in Germania, nella Repubblica Federale Tedesca, dove si
trasferisce, ma come cittadino americano. In Germania abbandona la produzione di film
per il grande pubblico e si dedica alla realizzazione di pellicole cinematografiche più
impegnative. La necessità di un serio confronto con la storia del suo paese d'origine
costituirà il punto nodale di tutta la sua produzione filmica. Frank Wisbar muore a Meinz
il 17 marzo 1967.