LA BATTAGLIA DI STALINGRADO
da http://members.xoom.virgilio.it/super_sonic/battastalingrado.htm
A Stalingrado
naufragò
l’avanzata tedesca,
dove la resistenza
e la tenacia
sovietica non
consentì ai nazisti
di continuare
l’avanzata verso i
pozzi petroliferi
del Caucaso. La
battaglia fu aspra e
dolorosa, le
perdite di
ambedue le parti
furono disastrose.
Grazie ad una
strategia di
accerchiamento la
VI armata tedesca
fu costretta alla
resa. La cartina di
Stalingrado mostra
l’accerchiamento
della VI armata
tedesca (cerchiata
di rosso) a confine
con la città da
parte delle armate
sovietiche dal
provenienti da nord e da sud-est.
Nell'estate del 1942 l'Heeresgruppe, gruppo di armate Centro (Bock), dell'esercito tedesco si spinse
nel Caucaso con l'obiettivo di occupare i pozzi petroliferi e la città di Astrachan.
Mentre il gruppo d’armate Sud (Rundstedt) aveva il compito di coprire il fianco sinistro
dell'Heeresgruppe, la 6° armata del generale von Paulus e la 4° Panzerarmee mossero verso
Stalingrado, l'area era difesa dalla 62° armata sovietica.
Il 23 agosto i tedeschi iniziarono la fase finale dell'offensiva contro Stalingrado, con un attacco a
tenaglia: la 6° armata attaccò da nord-ovest, la 4° Panzerarmee da sud-ovest.
Lo stesso giorno 600 aeroplani della Luftwaffe bombardano Stalingrado distruggendo la periferia.
Il 12 settembre i russi si erano ritirati dentro la città (vedi cartina), il comando della 62° armata
venne affidato al generale Chujkov. Questi organizzò in reparti di combattimento, la popolazione
della città per sfruttare la teoria della Landwhere di von Clausewitz, con l’impegno di piccoli reparti
d’assalto, insieme ai rinforzi che attraversavano il fiume Volga di notte (65000 uomini, 24000
tonnellate di munizioni) gli permisero di tenere due teste di ponte al di là del fiume sino all'inverno.
La situazione dei tedeschi all'inizio di novembre era piuttosto precaria: avendo subito perdite
ingenti nell'assedio di Stalingrado erano stati costretti a guarnire il fianco sinistro e destro della 6°
armata con due armate rumene di dubbia affidabilità a causa delle armi inefficaci di cui erano
dotate, nonché della porzione di fronte troppo lunga (65 Km. per ogni divisione).
L'unico ostacolo geografico che potevano sfruttare era il fiume Don che d'inverno però ghiacciava!
I generali Zhukov e Vasilevskij progettarono un'offensiva per salvare la 62° armata e sfruttare la
locale debolezza delle forze dell'Asse: ormai i russi avevano imparato, a loro spese, a usare la
Blitzkrieg (guerra lampo).
Il piano prevedeva lo spostamento di una parte della riserva centrale (un milione di uomini) nel
settore meridionale da ripartirsi in tre Fronti (equivalenti a piccoli gruppi di armate), i quali
avrebbero dovuto lanciare un attacco a doppia tenaglia con l'intento di accerchiare la 6° armata,
rendere precaria la posizione del gruppo di armate Sud.
Il 19 novembre scattò l'offensiva con l'attacco del fronte sud-occidentale del generale Vatutin (1°
armata, 21° armata, 5° armata carri) che iniziò una marcia verso Kalach sul fiume Don; e del fronte
del Don del generale Rokossovskij (65° armata, 66° armata, 24° armata) che uscendo dalla testa di
ponte di Kleckaja puntò anch'esso su Kalach.
Salvo che nella zona di Kleckaja i rumeni tengono abbastanza bene, nonostante la potentissima
preparazione di artiglieria e Katiusce.
Il giorno dopo, il 20 partì all'attacco anche il fronte di Stalingrado, del generale Emerenko (51°
armata, 57° armata, 64° armata), queste tre armate si trovano sul fianco destro dei tedeschi che sono
quindi minacciati di aggiramento, la 51° armata punta anch'essa su Kalach per chiudere i tedeschi.
Il 22 novembre le due branche della manovra a tenaglia si incontrano a Kalach, la 6° armata di
Paulus e contingenti della 4° Panzerarmee sono virtualmente accerchiati nelle rovine di Stalingrado:
Hitler e parte del suo Stato Maggiore non si rendono conto della gravità della situazione, gli ordini
per Paulus sono di conseguenza di non provare a ritirarsi ma di resistere a oltranza.
Mentre viene allestita la "fortezza" Stalingrado”, il generale von Mainstein porta la sua 11° armata
dalla regione di Leningrado a quella meridionale, unendo questa armata ad altri reparti costituisce
un'improvvisata unità che chiama “Heeresgruppe Don” con cui spera di contrattaccare i russi e
aprire una via di fuga per la 6° armata.
A questo punto Stavka, comando supremo dell'armata rossa, si trova di fronte a due possibilità:
1) Ammassare forze per distruggere la 6° armata,
2) Limitarsi a bloccare la 6° armata, obbiettivo che richiede un numero minore di reparti per
lasciare gli altri liberi di appoggiare l'avanzata verso Rostov na Donau.
Credendo che a Stalingrado siano rimasti accerchiati solo pochi reparti, Stavka opta per la prima
soluzione, compiendo un gravo errore strategico:anche se a stento, il gruppo di armate A dal
generale von Kleist, riuscirà a ritirarsi dal Caucaso attraverso Rostov, quando l'Armata Rossa
disterà dalla città solo 8 km.
La 6° armata, accerchiata, viene rifornita per via aerea dagli Ju 52 della Luftwaffe, ma il ponte
aereo dura per poco: l'Armata Rossa, avanzando alla volta di Rostov, occupa gli aeroporti e
distrugge attrezzature essenziali come i pre-riscaldatori per i motori.
Il gruppo di armate Don contrattacca i sovietici per liberare la 6° armata, ma la resistenza
dell'armata rossa gli impedirà di avvicinarsi a più di 50km da Stalingrado, e la 6° armata non può
venirgli incontro perché è priva di carburante. Gli sforzi del gruppo di armate Don sono stati inutili.
Il 10 gennaio sette armate comandate dal generale Rokossovskij, con l'appoggio di 7000 pezzi
d'artiglieria danno l'assalto a Stalingrado che capitola il 31 di gennaio.
Dei 290.000 tedeschi che erano rimasti nella sacca, 160.000 hanno perso la vita, 34.000 sono stati
evacuati dalla Luftwaffe, 90.000 sono stati fatti prigionieri fra cui 24 generali e Paulus (promosso
Feldmaresciallo il giorno prima!), la Luftwaffe nel tentativo di rifornire Stalingrado ha perso 500
aerei.
La catastrofe avrebbe potuto facilmente essere evitata, a patto che la 6° armata fosse stata
velocemente ritirata da Stalingrado poiché difficilmente i russi sarebbero stati capaci di inseguire le
retro-guardie tedesche.
L'Armata Rossa nell'inverno del 1942 non era ancora molto veloce e la meccanizzazione era ancora
parziale, i russi non sarebbero riusciti a rimontare all'attacco per inseguire l'esercito tedesco, anche
perché la catena di comando sovietica era ancora lenta, per quanto fosse stata sveltita da vari
accorgimenti.
L'operazione "Uranus" (la controffensiva sovietica) può comunque essere considerata un successo,
dovuto soprattutto all'ottima pianificazione e azione di comando del generale Zhukov, che coordinò
bene l'attacco dei tre fronti del settore meridionale; il colpo, militare ma soprattutto psicologico, fu
molto duro, il morale della Germania fu molto scosso da una catastrofe umana di quelle dimensioni.
Una svolta nella guerra? Così ce la presentano di solito i Russi, ma effettivamente il punto di svolta
della guerra sul fronte orientale fu la battaglia di Kursk, che tolse ai tedeschi la capacità di lanciare
nuove grandi offensive, ma Stalingrado avrebbe dovuto rappresentare per Hitler e i suoi generali un
campanello dall'arme della rinnovata forza dell'Armata Rossa.
Grazie alla strategia dell'approccio indiretto la Stavka era riuscita quasi ad accerchiare
l'Heersgruppe Sud nel Caucaso; il fatto che il generale von Kleist abbia salvato le sue truppe
dall'accerchiamento e dalla distruzione ebbe come risultato quello di allungare la durata della
guerra, ma anche di dimostrare agli alleati che l'esercito tedesco non era imbattibile.