Diocesi di Cassano All`Ionio

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Diocesi di Cassano All’Ionio
Piazza S. Eusebio, 1
87011 Cassano all’Ionio (CS)
tel. 0981.71006 - fax 0981.782250
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sito internet: www.diocesicassanoalloionio.it
OMELIA MESSA DELLA STELLA
Cassano Allo Ionio, 5 Gennaio 2008
Carissimi fratelli e sorelle,
il calendario segna l’arrivo dell’Epifania, la festa
che ha come simbolo i Re Magi, gli infaticabili cercatori di Dio, inarrestabili
pellegrini dell’Assoluto.
Da sempre la loro storia, e lo dimostra la rievocazione del loro viaggio,
questa sera riproposta anche per le strade e nella Cattedrale della nostra
Cassano, conserva un posto di rilievo nella pietà cristiana. La tradizione ha
visto in essi dei re, ha attribuito loro nomi diversi secondo le varie culture, li ha
contati in numero di tre, secondo i doni che offrirono e nei quali ha visto segni
particolari.
Il senso che traspare dietro la superficie delle apparenze, tuttavia, è così
prezioso da non poter essere offuscato da una lettura parziale della vicenda.
Protagonisti del racconto evangelico sono i Magi, i Re venuti da Oriente,
stranieri ma abitanti della terra di Dio. Essi giungono a Gerusalemme, la
capitale della Giudea, la città del re Erode, dei sommi sacerdoti e degli scribi, il
luogo dove è custodita la Scrittura. E domandano: “Dove è nato il re dei
Giudei?” Al quesito, gli scribi rispondono con una citazione profetica: da
Betlemme, il piccolo villaggio della Giudea, sorgerà il capo d’Israele, il Messia.
Gli scribi, dunque, custodi delle Scritture e interpreti di esse, muovono i
loro occhi sulle Scritture, ma non fanno un solo passo verso Betlemme. I Magi,
al contrario, risalgono in groppa ai loro cammelli ed iniziano la ricerca del
Bambino, semplicemente alzando gli occhi al cielo e riconoscendo il segno
della stella, che annuncia loro che Egli è venuto.
Quanti significati emergono da questa pagina del Vangelo! Anzitutto,
quello più immediato, teologico: Gesù viene riconosciuto da pagani che con
tenacia inseguono la verità, e viene invece ignorato dal popolo della Promessa,
immagine della comunità cristiana. I Magi sono quindi l’immagine dell’uomo
che cerca, che indaga, che si muove e segue la stella.
Diversamente da Erode e dai sacerdoti del tempio che, pur sapendo,
restano ai loro posti, il loro cammino, all’evidenza, è un itinerario abramitico,
un percorso di fede, necessario da intraprendere ma, come per Abramo, senza
sapere bene dove andare. Cultura, ricerca, desiderio della verità ed impegno per
scoprirla sono le frecce direzionali che li avvicinano a Colui che cercano, ma
queste istanze si esauriscono nel rinvenimento della direzione da seguire. Per
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chiarificare ed illuminare la mèta finale, occorrono invece l’incontro e la
conoscenza con le Scritture, la cui guida consente di raggiungere il traguardo al
quale li attende il Messia, resosi presente, visibile, percettibile; fattosi uomo per
opera dello Spirito santo e della Vergine Maria.
È dunque, quello dei Magi, un cammino spirituale, che ha inizio col
richiamo di Dio, che li interpella secondo il modo che Egli usa abitualmente coi
pagani, ovvero servendosi della fenomenologia della natura. In questo caso, una
stella, nella quale essi vedono condensata una profezia, espresso un messaggio,
bandito un invito. Una stella che è, al contempo, mistero e rivelazione:
rivelazione del Messia ai Magi, mistero per le persone di scienza cui sfugge la
verità nascosta dietro il fenomeno astrale o il fatto astronomico.
Molti studiosi si sono domandati se la stella fosse realmente apparsa sopra
la casa di Gesù Bambino, o sull’autentica storicità dell’episodio dei Magi. Gli
antichi orientali, soprattutto gli egiziani e le genti della Mesopotamia,
riservavano una grande attenzione all’astrologia, attribuendo ai corpi celesti un
influsso ed un significato divini. Nel contesto di questa mentalità astrologica,
gli antichi semiti erano portati a ritenere che nel cielo si accendesse ed apparisse
una nuova stella ogni volta che sulla terra nascesse ed apparisse un uomo dal
grande destino: Giustino e Svetonio, ad esempio, hanno tramandato questa
credenza popolare in riferimento alla nascita di Mitridate e di Cesare Augusto.
Ai giorni nostri, rotocalchi e giornali propinano ai lettori l’oroscopo della
settimana; alla fine ed all’inizio di ogni anno, si sprecano le previsioni per i
mesi che verranno. Molti leggono per semplice curiosità, ed in ciò non v’è nulla
di male, anche se si tratta pur sempre di un gioco ingannevole. Altri invece,
credono seriamente, così negando la libertà umana e la provvidenza di Dio.
I Magi, sono d’esempio anche in questo, perché insegnano che il valore più
grande dell’astro luminoso è proprio ciò che l’occhio non vede ma il cuore
sente. Nella loro vicenda, esso non è altro che l’icona delle mani aperte di Colui
che nel Figlio sarà se stesso per la vita dell’uomo. La stella irradia di gioia la
terra: in ciò il suo primitivo significato, indice di qualcosa di atteso, di
desiderato, di determinante. È un segno di speranza che coglie l’universo nel
suo bisogno di vita dal cielo. Un segno di corrispondenza, della clemenza e
dell’amore di Dio al bisogno del cuore del mondo. Per gli indiani della prateria,
essa ha un significato particolare, così descritto in uno dei loro canti
tradizionali: “La stella assomiglia a un uomo interamente dipinto di rosso, tale
è il colore della vita. Sulla sua testa è posata una dolce e morbida piuma
d’aquila, dipinta di rosso. La piuma dolce e morbida è il simbolo del respiro e
della vita. Stella vieni ancora più vicino, portaci forza e rinnovamento”.
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I magi che preceduti dalla stella percorrono una pista del deserto diretti a
Betlemme sono dunque il grande simbolo della ricerca del Cristo. Una parabola
che si ripete in ogni uomo e in ogni donna che cercano Dio con cuore sincero.
Ad ogni suo leale cercatore Dio dona la luce per aderire, per fidarsi ed
affidarsi a Lui: ai magi dona la stella, ai pastori l’angelo del Natale, ad Anna
l’incessante preghiera, a Simeone l’illuminazione dello Spirito Santo. A tutti la
luce del Suo spirito, con tanti raggi sfolgoranti che possiamo rinvenire nel
Creato, negli eventi del tempo, nell’incontro con creature luminose e trasparenti
e che discretamente possono orientare i nostri timidi passi verso la fede.
La marcia d’avvicinamento al Signore è quasi sempre irta d’ostacoli.
S’avverte di frequente la paura di smarrire la via, ma quando si cerca la Verità,
che è l’indomabile sete del cuore dell’uomo, non pesa la fatica o la sofferenza.
Ritorniamo con la mente ai Magi: quando si ritrovano avvolti dalla Verità,
avvertono d’aver ritrovato il gusto della vita. E noi? Noi viviamo un tempo che
ha la sua sofferenza non solo nelle tante e inevitabili difficoltà che sono la salita
al Calvario per la Resurrezione, ma soprattutto in quel vuoto di cuore che ha
tanta sete di infinito e non sa dove cercarne la sorgente. Spesso ci illude di
rinvenirla nel denaro, nel successo, nel piacere, nel potere, ma ci si accorge
presto che essi non sono la stella che conduce alla gioia senza limiti, come fu
per i Magi a Gerusalemme.
Per vedere la luce della stella di Dio, sono necessari cuori umili e semplici,
e non orgogliosi e superbi. L’amore è lontano sia dall’orgoglio della mente che
disprezza le emozioni, sia da una sensualità incontrollata e accecante. Il
Bambino del presepe è amore vivente, e la creazione opera del suo amore,
rivela la gioia di vita del Creatore. La nuova saggezza è nel trovare il riscatto
del desiderio che ci abita, nello scoprire qual è la sua vera e naturale
destinazione, il suo spazio ed il suo tempo. Suggestive sono certe espressioni di
Paolo, che si sente impugnato dal Cristo, quasi come una spada (Fil. 3,12): “Si è
sentito afferrare, ghermire, da Cristo per una nuova esistenza di donazione e di
gioia, come egli stesso confessa agli amati Filippesi” (3,12).
L’epifania ai magi, la rivelazione di Gesù all’uomo attraverso i segni divini,
sottolinea proprio questo dato: Cristo è venuto per tutti; la sua salvezza è offerta
in abbondanza; il cuore di chiunque cerca sinceramente la verità può conoscere il
Signore, credere in Lui ed in Lui trovare il senso della propria vita.
Il nostro Dio, dunque, non soltanto si lascia cercare, il che è già molto
bello, ma è un Dio che per primo viene alla ricerca dell’uomo. Perché mentre
noi ci muoviamo per andargli incontro, egli è già partito e ci attende ai crocicchi
delle nostre strade, nel groviglio delle nostre contraddizioni. Verso il Suo
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mistero e la luce della vita si muovono schiere di uomini che lo cercano con
cuore sincero, indirizzati verso il Cristo senza ancora conoscerlo o saperne il
nome, alla maniera dei Re venuti da Oriente.
La traccia è segnata: sta a noi percorrerla. Se ci apparirà faticosa, a volte
dolorosa come la morte, l’esempio dei Magi ci sorregga nel cammino. Io questo
sogno: di aver contribuito, con questa pur breve riflessione, all’abbandono in
Dio di chi Lo cerca con animo umile e semplice. Amen.
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