EDITORIALE DEL VESCOVO L`avventura della vita

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EDITORIALE DEL VESCOVO
Gazzetta del Sud 04.01.09
L’avventura della vita
«Silenziosamente, una stella gialla raggiunse il suo seggio elevato, la luna
sciolse l’argenteo cappello che copriva il suo volto lustrale. Tutta la sera si
accese dolcemente come un’astrale sala di festa. “Padre”, io dissi al Cielo, “sei
puntuale”».
Con questi versi la poetessa americana Emily Dickinson descrive la
rappresentazione simbolica, in una notte limpida e stellata, della rivelazione
divina. È l’Epifania, la festa dei cercatori di Dio, di coloro che non temono di
avventurarsi in un lungo e faticoso cammino per giungere a Dio, con gli occhi
fissi al cielo, ossia guardando in alto, oltre gli interessi più immediati e
materiali., come già i re Magi, saggi ed instancabili segugi sulle tracce della
verità, ai cui occhi si è mostrata la Verità di Dio: l’Amore donato. La loro
esperienza indica le vie che portano al Signore: la strada illuminata dalla stella
che riecheggia la fede, e quella delle Sacre Scritture, che ci orienta all’incontro
col Cristo che s’è fatto Carne.
Ogni uomo viator inquieto del nostro tempo incerto e frammentato dovrebbe
spiritualmente mobilitarsi per vivere questo evento esistenziale della ricerca
guardando ai re venuti da Oriente come a singolari modelli di ricercatori di
Cristo. La loro è la storia d’un viaggio rischioso, simile a quello di Abramo, che
«partì senza sapere dove sarebbe andato» (Ebrei, 11, 8): al mito di Ulisse che
ritorna ad Itaca, al quieto vivere familiare, al passato nostalgico, nella Bibbia si
oppone, come ha sottolineato il filosofo francese Emmanuel Lèvinas, proprio la
vicenda di Abramo e dei Magi, che lasciano la patria per una terra e una
famiglia ignota. È in ciò il senso di quella affascinante definizione che gli Ebrei
dell’Antico Testamento si danno come figli dell'esodo dall’Egitto: «Noi siamo
forestieri come i nostri padri» (1 Cronache, 29, 15).
Il viaggio dei Magi è dunque l’emblema della vita cristiana intesa come
sequela, discepolato, scoperta. Esso esige distacco, coraggio, speranza: chi è
legato alla terra dai pesi delle cose, è incapace di essere pellegrino. Chi è
convinto di possedere tutto e di detenere il monopolio della verità, non ha
l'ansia della ricerca. E in un mondo sempre più spesso ammaliato dalle meteore
sfavillanti del consumismo, solo il cristiano autentico sa dove trovare la vera
luce, il suo sole, la sua stella. «Rallegriamoci anche noi, fratelli», esortava
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sant'Agostino, «e lasciamo pure che i pagani esultino, poiché questo giorno per
noi è santificato non dal sole visibile bensì dal suo invisibile Creatore».
I Magi diventano allora l’espressione della ricerca umana che ha, però,
all’origine, una decisione iniziale del Dio che entra nelle strade del mondo.
Perché se è l’uomo a intraprendere un cammino, talvolta tortuoso e senza
apparente approdo, sulle orme del Padre, è il Signore che rincorre senza posa
l’uomo per condurlo alla salvezza piena, con amore immenso e, insieme, nel
rispetto della sua libertà. «Io mi sono fatto trovare», scrive san Paolo nella
lettera ai romani facendo parlare Dio, «anche da quelli che non mi cercavano,
mi sono rivelato anche a quelli che non si rivolgevano a me» (10, 20).
Ribadisce da laico lo scrittore Robert Musil: «Non è vero che il cercatore
insegua la verità. È la verità che insegue il cercatore».
A porsi sulle nostre tracce, dunque, è Dio stesso, che con la stella della sua
verità spinge coloro che non chiudono gli occhi o si distraggono nella
superficialità a contemplare la Sua luce, visibile a quanti hanno il cuore puro e
libero dal possesso e dall’orgoglio. Così, quella inspiegabile nostalgia d’infinito
che tutti ci muove e ci rende diversi e speciali, si ritrova tra le mani un Volto e
un Nome tanto familiari da averli quasi scordati: Gesù Cristo.
? Vincenzo Bertolone
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