Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi Capitolo 1 Specie chimiche reattive e radicali liberi A cura di Eugenio Luigi Iorio gativo (–7) al più positivo (+7), zero compreso, l’ossidazione, coincidendo con una cessione di equivalenti riducenti (ovvero di elettroni e, quindi, di cariche elettriche negative) sarà segnata da una variazione del n. d. o. da un valore più elevato (più “negativo”) ad uno più basso (più “positivo”), il contrario verificandosi nel caso della riduzione. Due esempi, tratti, rispettivamente dalla chimica inorganica e dalla chimica organica, possono aiutare a comprendere meglio questi fondamentali concetti. E’ ampiamente noto dallo studio della chimica inorganica che l’immersione di una lamina di zinco metallico in una soluzione contenente solfato rameico (CuSO4), si accompagna alla generazione di rame metallico. La reazione, un classico esempio di processo redox, è resa possibile dal fatto che – nel sistema considerato – lo zinco, nella sua forma metallica, elementare (Zn°), si comporta da agente riducente, ossia cede due elettroni al rame, presente in forma ionica rameica (Cu2+), riducendolo, appunto, a rame metallico, elementare (Cu°), per liberarsi alla fine della reazione nella sua forma ionica ossidata (Zn2+) (figura 1. 1). 1. 1 Generalità e definizioni Le specie chimiche reattive (SCR) sono molecole o atomi, singoli o raggruppati, ovvero ioni, semplici o complessi, accomunati dalla tendenza a reagire più o meno facilmente, in funzione della loro natura e delle condizioni del mezzo in cui si trovano, con altre specie chimiche con le quali vengono a contatto. Le SCR giocano un ruolo determinante negli organismi viventi, in quanto costituiscono intermedi obbligati delle reazioni che presiedono ai più importanti processi vitali, quali la trasformazione dell’energia potenziale contenuta nei nutrienti in energia chimica di legame, la difesa dall’attacco di germi patogeni, la detossificazione, la trasduzione di segnali, etc. Dato lo stretto legame concettuale esistente fra SCR e reazioni di ossido-riduzione, è opportuno ricordare che una determinata specie chimica si ossida quando cede uno o più equivalenti riducenti ad un’altra specie chimica in grado di accettarlo/i e che, quindi, si riduce. Nelle reazioni redox è preferibile utilizzare, per indicare “l’oggetto dello scambio”, il termine più generale di “equivalente riducente”. Quest’ultimo – esemplificando al massimo il discorso – corrisponde all’elettrone, nelle classiche reazioni di chimica inorganica, ovvero all’idrogeno atomico (spesso in coppia), nelle classiche reazioni di chimica organica (vedi oltre). Utilizzando un linguaggio squisitamente tecnico, la specie chimica che, al termine della reazione, ha ceduto l’equivalente riducente e si è, quindi, ossidata, avendo anche – per definizione – reso possibile la contemporanea riduzione dell’altra, viene detta “riducente”. Con ragionamento esattamente speculare, la specie chimica che – al termine della stessa reazione – ha accettato l’equivalente riducente, e si è quindi ridotta, è chiamata “ossidante”, in quanto ha reso possibile l’ossidazione dell’altro agente in gioco. Le reazioni redox possono essere studiate dal punto di vista quantitativo con l’ausilio del numero di ossidazione (n. d. o.), con questo termine intendendosi il numero totale degli elettroni – realmente o “virtualmente” – ceduti o acquistati nel corso di una reazione da ciascuna delle due specie chimiche che ha subito il fenomeno, rispettivamente, dell’ossidazione o della riduzione. In pratica, ponendo idealmente in sequenza tutti i numeri di ossidazione immaginabili, dal più ne- RIDUZIONE Acquisizione elettroni +2 RIDUCENTE 0 Cu2+[SO4]2- + Zn° → Cu° + Zn2+[SO4]2OSSIDANTE 0 +2 Cessione elettroni OSSIDAZIONE Figura 1. 1 La riduzione del rame ad opera dello zinco Con discorso speculare, il rame, nella sua forma ionica rameica (Cu2+), si comporta da agente ossidante, cioè sottrae due elettroni allo zinco metallico (Zn°), ossidandolo, appunto, a zinco ionico (Zn2+), e rigenerando se stesso in forma ridotta (Cu°), metallica o elementare. La reazione appare anche stechiometricamente bilanciata. Infatti, 1 atomo di zinco si è ossidato, cedendo 2 elettroni ad 1 ione rameico, ed ha, quindi, mutato il suo n. d. o. da 0 (Zn°) a +2 (Zn2+); viceversa, 1 ione rameico si è ridotto, acquistando 2 elettroni da 1 atomo di zinco, ed ha, quindi, subito una variazione del suo n. d. o. da +2 (Cu2+) a 0 (Cu°). Merita di essere sottolineato che, da qualunque dei due punti di vista si consideri la reazione, l’elemento dello scambio è rappresentato dagli elet- 1 Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi troni, che consentendo a chi li acquista di ridursi sono a ragione definibili “equivalenti riducenti”. Molto più semplice, almeno in apparenza, il discorso delle reazioni redox in chimica organica, ben esemplificato in alcune tappe della glicolisi. A questo proposito, è noto che, nella fase finale di tale via metabolica, quando da una condizione di parziale anaerobiosi la cellula passa ad una condizione di aerobiosi, l’enzima lattico-deidrogenasi (LDH) catalizza la conversione dell’acido lattico in acido piruvico. In questa reazione, il coenzima della LDH, il nicotinammideadenindinucletide ossidato (NAD+ ) si comporta da agente ossidante, ossia sottrae una coppia di atomi di idrogeno all’acido lattico, ossidandolo, appunto, ad acido piruvico, e rigenerandosi sotto forma di nicotinammideadenindinucletide ridotto (NADH + H+ ) (figura 1. 2). umano dalle conseguenze indesiderate di un’infezione. In generale, comunque, è alquanto riduttivo – oltre che scorretto dal punto di vista biochimico – associare necessariamente l’effetto delle SCR ad un evento dannoso. Anzi, alcune specie reattive – come l’ossido nitrico (vedi oltre) – sono indispensabili per la vita, intervenendo direttamente nel mantenimento dell’omeostasi o, addirittura, modulando l’espressione di taluni geni. Scopo del presente capitolo è descrivere, a partire dalle diverse modalità di classificazione, le proprietà, il metabolismo ed il ruolo biologico generale delle principali SCR. 1. 2 Classificazione e proprietà Le SCR possono essere classificate anzitutto in base alla natura dell’elemento il cui atomo è direttamente responsabile della loro reattività. Si distinguono, così, SCR centrate sull’ossigeno (Reactive Oxygen Species, ROS), SCR centrate sul carbonio, SCR centrate sull’azoto, SCR centrate sul cloro e SCR centrate sullo zolfo, solo per citare le più rilevanti dal punto di vista biologico. In ognuna di queste classi, è possibile individuare due sottoclassi, le SCR radicaliche (radicali liberi) e quelle non radicaliche, sulla base, rispettivamente, della presenza o meno nella loro compagine, di elettroni “spaiati”, ossia disposti singolarmente nei rispettivi orbitali (tabella 1. 1). RIDUZIONE Acquisizione atomi idrogeno CH3 CH3 RIDUCENTE NAD+ + HO – C – H [NADH + H+] + C =O OSSIDANTE COOH COOH Cessione atomi idrogeno OSSIDAZIONE Figura 1. 2 L’ossidazione dell’acido lattico ad opera del NAD+ Anche in questo caso, appare evidente come sia ben appropriato attribuire agli atomi di idrogeno il significato di equivalenti riducenti, in quanto essi consentono, a chi li acquisisce, di ridursi. Analogamente al rame, nella sua forma rameica (Cu2+), e al nicotinammideadenindinucletide, nella sua forma ossidata (NAD+ ), nei due esempi sopra considerati, le SCR agiscono generalmente da agenti ossidanti. Esse, infatti, per la loro intrinseca natura tendono a sottrarre uno o più equivalenti riducenti ad un gran numero di atomi o molecole con cui giungono a contatto (22). Nel corso degli ultimi decenni, le SCR stanno suscitando un enorme interesse fra gli studiosi. Ciò è largamente dovuto al fatto che esse, proprio per la loro più o meno spiccata capacità ossidante, possono indurre, se in eccesso, un particolare tipo di danno – detto, appunto, ossidativo – che può interessare indiscriminatamente qualsiasi componente strutturale degli organismi viventi, dai glicidi ai lipidi, dagli amminoacidi alle proteine, dai nucleotidi agli acidi nucleici, con effetti non sempre prevedibili. Infatti, l’eccessiva produzione di SCR da parte dei mitocondri in seguito ad un esercizio fisico strenuo può favorire nell’atleta non allenato la comparsa di e l sioni articolari o muscolo-tendinee. Invece, le SCR prodotte in risposta ad un attacco batterico dai leucociti polimorfonucleati favoriscono la distruzione dei germi patogeni, proteggendo l’organismo Tabella 1. 1 Specie reattive di maggiore interesse biologico Specie chimica Formula Natura Specie chimica Formula Natura O3 N–R Ossido nitrico NO •• R Anione superossido O 2 •• R Diossido nitrico NO 2 •• R 1 * Ossigeno singoletto O2 R (?) Acido nitroso HNO 2 N–R Perossido di idrogeno H2 O 2 N–R Tetrossido di azoto N2 O 4 N–R Idrossile HO •• R Triossido nitrico N2 O 3 N–R •• Alcossile RO R Acido perossinitroso ONOOH N–R •• (Alchil)idroperossile ROO R Perossinitrito ONOO N–R (Alchil)idroperossido ROOH N–R Alchil-perossinitrito ROONO N–R •• 2+ Alchile R R Catione nitronio NO N–R •• Semichinone (da CoQ) Q R Acido ipocloroso HClO N–R •• •• Tocoferile (da vit. E) E-O R (Alchil)tiile (da R–SH) RS R N-R: specie non radicalica. R: specie radicalica.*Stato energetico attivato. Ozono A questo proposito, appare evidente quanto sia estremamente riduttivo associare il concetto di SCR ai cosiddetti radicali liberi e, nella fattispecie, ai soli radicali liberi dell’ossigeno. Infatti, come illustrato nella tabella 1. 1 le SCR comprendono agenti centrati anche su elementi diversi dall’ossigeno e di natura non necessariamente radicalica. Nella presente trattazione, tuttavia, qualora non specificamente indicato, si farà costante riferimento alle specie – radicaliche e non – centrate sull’ossigeno. Quest’ultimo, infatti, oltre ad essere uno degli elementi quantitativamente più importanti della materia vivente, nonché la fonte primaria della vita stessa, induce continuamente, attraverso una serie di meccanismi – non ultimo la stessa respirazione cellulare – la formazione di specie chimiche con caratteristiche più o meno spiccate di reat2 Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi potentissimo ossidante. Viceversa, il trifenilmetile [(C6H5)3–C•] e la difenilpicrilidrazide sono radicali che, in opportune condizioni, possono essere persino isolati in soluzione, proprio per la loro relativa stabilità o inerzia chimica (figura 1. 5) (28). +2.0 +1.5 +1.0 E 7 (R • + e - →R) tività, di fondamentale importanza per l’omeostasi dell’intero organismo. Tornando alle SCR radicaliche, queste si identificano – come si è accennato – con i cosiddetti radicali liberi o, più semplicemente, radicali. Sotto questa denominazione sono compresi atomi o raggruppamenti di atomi aventi in uno degli orbitali esterni delle specie che li costituiscono uno o più elettroni spaiati (figura 1. 3) (3, 6, 12). Potenziale redox HO • RO • RS• O2 • Asc • SeQ • Cl• Radicale idrossile Atomo di cloro Radicali molto reattivi (elevato rapporto carica/superficie) ROO • +0.5 Carica/superficie HO• NAD • NO 2 0 =COH• -0.5 N 1.0 Ne O O -1.5 H O2 N C(NO 2 )4 CO 2 E 7 (R • → R + e - ) -1 L’atomo di Ne Solo elettroni appaiati L’atomo di O Due elettroni spaiati Atomo (stabile) Tale condizione può sussistere a prescindere dalla carica elettrica globalmente espressa dalla specie chimica. Per esempio, il radicale della N,Ndietilparafenilendiammina, il substrato cromogeno del d-ROMs test (vedi in seguito), è un classico radicale catione, cioè carico positivamente (1). In funzione della distribuzione della carica (nube elettronica) e/o del proprio potenziale di ossidoriduzione, i radicali liberi presentano una reattività più o meno spiccata, legata alla tendenza spontanea ad esistere come entità aventi tutti gli elettroni disposti in coppie, condizione che corrisponde alla stabilità o inerzia chimica (28). Ne deriva – in antitesi all’opinione comune – che è riduttivo considerare i radicali come specie chimiche tutte ugualmente ed indiscriminatamente molto reattive. In genere, quanto più è elevato il rapporto fra carica e volume, tanto più un radicale libero è reattivo e, pertanto, tenderà a raggiungere la propria stabilità strappando elettroni a qualsiasi specie chimica con la quale viene a contatto (specialmente se questa presenta elettroni “disponibili”, come quelli impiegati in doppi legami C-C) ossidandola (compatibilmente con il suo potenziale di ossido-riduzione) (figura 1. 4) (28). Radicale (ossidante) + C C Molecola bersaglio (es. doppio legame C-C) + Nuova molecola (ridotta, stabile) C +0.5 +1.0 +1.5 +2.0 CH 3 -CH 2 N CH 3 -CH 2 Base amminica INCOLORE CH3 -CH2 NH 2 N + NH2 CH3 -CH2 Radicale catione COLORATO (ROSA) Idrogeno Carbonio Azoto Figura 1. 6 La N.N-dietilparafenilendiammina e il suo radicale Lo stesso dicasi per il radicale catione del 2,2azino-di-(3-etilbenziltiazolo) sulfonato (ATBS ®), il substrato cromogeno del test TAS (Total Antioxidant Status, Randox). I radicali liberi vengono classificati sulla base della natura dell’atomo al quale appartiene l’orbitale con l’elettrone spaiato (tabella 1. 1). Tra questi assumono particolare rilevanza biologica i radicali liberi centrati sull’ossigeno o, più semplicemente, radicali liberi dell’ossigeno, nell’ambito dei quali merita un discorso a parte il cosiddetto ossigeno singoletto (1O2* ), da non confondersi con l’anione superossido (O2•) A questo proposito, giova ricordare che l’ossigeno molecolare (O2), in quanto portatore di due elettroni spaiati ma con spin paralleli negli orbitali esterni, presenta una natura diradicalica che ne limita fortemente la reattività. Tuttavia, quando questi elettroni più esterni riescono ad assorbire una sufficiente quota di Elettrone spaiato A 0 Difenilpicrilidrazide (DPPH) Un radicale poco reattivo (basso rapporto carica/superficie) Di quest’ultimo fenomeno trae vantaggio la biochimica analitica nella messa a punto di test per la valutazione dello stress ossidativo. Per esempio, la citata N,N-dietilparafenilendiammina, che è incolore, messa in contatto con un radicale libero a più basso potenziale redox (es. l’idroperossile), cede a questi un elettrone, cioè si ossida. Il corrispondente radicale catione, dato il suo elevato rapporto superficie/carica è stabile e, godendo della proprietà di colorarsi in rosa nel momento in cui avviene l’ossidazione, può essere agevolmente identificato e quantificato spettrofotometricamente, come nel d-ROMs test (vedi in seguito) (figura 1. 6) (1). Radicali liberi dell’ossigeno (instabili) Figura 1. 3 Atomi e radicali A -0.5 NO 2 Figura 1. 5 Basi elettrochimiche della reattività radicalica . Il radicale idrossile (HO ) Un elettrone spaiato OSSIDAZIONE N C Nuovo radicale (ossidante) Figura 1. 4 L’azione ossidante dei radicali liberi In tal senso, il radicale ossidrile (HO •) è uno dei radicali liberi più instabili e, quindi, reattivi ed ossidanti. Infatti, la durata stimata della sua esistenza è dell’ordine dei nanosecondi (28). Lo stesso discorso vale per il cloro allo stato atomico (Cl•), un 3 Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi energia, essi possono andare incontro o ad un’inversione di spin o ad un salto di orbitale (transizione), generando un nuovo stato dell’ossigeno estremamente reattivo che è denominato, appunto, ossigeno singoletto (1O2* ). Tra i radicali liberi centrati sull’azoto va citato il cosiddetto ossido nitrico, che andrebbe chiamato più correttamente ossido d’azoto (figura 1. 7). d’idrogeno) a –2 (nell’acqua e nell’acido ipocloroso). Viceversa, il n. d. o. del cloro passa da –1 (nell’acido cloridrico) a +1 (nell’acido ipocloroso). In modo del tutto analogo si comportano le SCR non radicaliche centrate sull’azoto (es. acido nitroso) e sugli altri atomi (carbonio, alogeni e zolfo). Una proprietà che accomuna le SCR e, in particolare, i radicali liberi, è quella di dar luogo, in opportune condizioni ambientali, ad una serie di reazioni a catena a 3 step – inizio, propagazione e termine – nel corso delle quali il sito radicalico può essere trasferito o, eventualmente, inattivato (figura 1. 4) (18, 26, 28). N O Fotolisi/ pirolisi F e2+ +hν Scissione di perossidi Scissione di azocomposti RO : OR RN : : NR +hν – N2 AO• + OB - RO• + • OR R• + •R Trasferimento Addizione Frammentazione Ri -arrangiamento A• R• R:C – C*= R:C – C*= A • + •B R:H Propagazione Infatti, “ossido nitrico” è la traduzione italiana dell’anglosassone “Nitric Oxide”, la cui sigla (NO), tra l’altro, per una singolare coincidenza, ne esprime anche la formula bruta. A voler essere rigorosi, tuttavia, nessuno dei 5 ossidi dell’azoto è definito “nitrico” nella nostra nomenclatura ufficiale! Le SCR di natura non radicalica sono caratterizzate dal possedere una struttura di tipo molecolare, nella quale gli elettroni sono tutti disposti – al contrario dei radicali liberi – in coppie, generalmente impegnati a formare legami di tipo covalente tra i vari atomi costituenti. L’azione ossidante è evidenziata, anche in questo caso, dal passaggio del n. d. o. della specie reattiva verso un valore “più negativo”. Un classico esempio, al riguardo, è fornito dalla reazione catalizzata dalla mieloperossidasi, nella quale il perossido di idrogeno (H2O2), una SCR di natura non radicalica centrata appunto sull’ossigeno, ossida il cloruro (Cl-) – liberatosi in soluzione dalla ionizzazione dell’acido cloridrico (HCl) – generando acido ipocloroso (HClO) ed acqua (figura 1. 8). CH2 =CH– =C = C = A:H R• R–CH2 –CH* – Combinazione A • + •B Termine R• =C* – C:R Disproporzione –C•– –C•– + –C– –C– –C= A :B –C – + –C= –C – Figura 1. 9 Schema delle reazioni radicaliche a catena (28) 1. 3 Meccanismi di generazione Le SCR, siano esse di natura radicalica o non radicalica, possono essere generate attraverso due principali tipi di meccanismi: quelli enzimatici e quelli non enzimatici (18). I meccanismi di tipo enzimatico presuppongono, per definizione, la generazione di SCR nel contesto di un sistema vivente, ove sono disponibili, appunto, gli enzimi. Anzi, spesso per effetto di agenti esogeni (vedi in seguito), le cellule producono continuamente SCR nel corso della loro “fisiologica attività” metabolica (5-7, 25). A questo proposito, è possibile individuare almeno 5 fonti metaboliche primarie di SCR, in rapporto al sito cellulare prevalentemente interessato nella produzione delle specie reattive stesse: la plasmamembrana, i mitocondri, i perossisomi, il reticolo endoplasmatico liscio (microsomi) e il citosol. (figura 1. 10) (24). RIDUZIONE Acquisizione elettroni RIDUCENTE AO : OB F e3+ Figura 1. 7 Formula schematica dell’ossido d’azoto -1 Interazione con metalli di transizione A: B Inizio -2 H2O2 + HCl → H2O + HClO -1 +1 OSSIDANTE Cessione elettroni OSSIDAZIONE NADPH ossidasi Lipoossigenasi NADH deidrogenasi Citocromo ossidasi Xantina ossidasi Aldeide ossidasi Citocromo P450 Citocromo b5 Figura 1. 8 La reazione redox catalizzata dalla mieloperossidasi In tale reazione, i due atomi di ossigeno dell’ H2O2 strappano “virtualmente” due elettroni allo ione Cl-. L’ossigeno, acquistando elettroni dal cloro, si riduce, comportandosi da ossidante; contemporaneamente, il cloro, cedendo elettroni all’ossigeno, si ossida, comportandosi da riducente. Pertanto, il n. d. o. dell’ossigeno passa da –1 (nel perossido Figura 1. 10 Fonti cellulari primarie di produzione di SCR 4 Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi La produzione di SCR da parte della plasmamembrana è tipica, anche se non esclusiva, delle cellule infiammatorie, quali, ad esempio, i leucociti polimorfonucleati (PMN). Infatti, nella membrana cellulare di questi ultimi sono localizzati diversi enzimi, quali la NADPH ossidasi e le lipoossigenasi, la cui attivazione si accompagna alla produzione, rispettivamente di anione superossido e di intermedi metabolici con caratteristiche chimiche di perossidi (24). La NADPH ossidasi catalizza la formazione di anione superossido da NADPH(H+ ) ed ossigeno molecolare, in seguito a stimolazione specifica dei PMN, per esempio da parte di endotossine, batteri, o anticorpi. La reazione, che avviene verosimilmente in due tappe, è resa possibile dall’aumentata disponibilità di NADPH(H+ ), per l’aumentata ossidazione del glucosio attraverso lo shunt degli esosi, e di ossigeno molecolare, nell’ambito del cosiddetto “respiratory burst”. Il sistema della lipoossigenasi, localizzato anch’esso a livello della plasmamembrana, comprende tre enzimi, la 5-, la 12-, e la 15lipoossigenasi, che catalizzano la formazione, a partire dall’acido arachidonico, degli acidi 5-, 12- e 15-idroperossieicosatetraenoico (Hydro-PeroxyEicosa-Tetra-Enoic, HPETE), rispettivamente (29). Queste sostanze appartengono agli idroperossidi acidi, un gruppo particolare di ROS spesso indicati con la sigla di ROM (reactive oxygen metabolites, cioè metaboliti o derivati reattivi dell’ossigeno). La produzione di ROS a livello della plasmamembrana dei PMN, per attivazione della NADPH ossidasi e/o delle lipossigenasi, avviene, tipicamente, nel corso di processi reattivi (es. infezioni, immunoreazioni patogene, infiammazioni). I mitocondri rappresentano la fonte metabolica primaria di ROS perché sulle loro creste sono localizzati i complessi enzimatici della catena respiratoria deputati alla fosforilazione ossidativa (18). Idealmente, il trasferimento di elettroni dal NAD ridotto al citocromo C e da questo all’ossigeno dovrebbe concludersi, una volta sintetizzato l’ATP, con la produzione di H2O (riduzione tetravalente dell’ossigeno molecolare) (18). Tuttavia, già in condizioni normali, questo processo non è perfetto, per cui in maniera non facilmente controllabile una certa quota di elettroni (12%) sfugge al sistema di trasporto dei vari coenzimi (es. ubichinone, flavoproteine, citocromi, ecc.) e reagisce direttamente con l’ossigeno molecolare, generando, così, anione superossido e /o perossido di idrogeno (riduzione uni- e bivalente dell’ossigeno molecolare) (18). Per avere un’idea di questo processo, si consideri che è stato calcolato che durante un esercizio fisico intenso nei muscoli scheletrici, a causa dell’intensa stimolazione metabolica cellulare la quota di questo shunt elettronico può raggiungere il 15% dell’ossigeno utilizzato dai mitocondri (figura 1. 11) (18). Riduzione tetravalente “( la regola”) 1e- O2 O2. 1e - 1e - H2O2 2 H+ Riduzione univalente Riduzione univalente HO. 1e- H 2O 1H+ Riduzione bivalente Riduzione bivalente Riduzioni uni- e bi-valente (“le eccezioni”) Figura 1. 11 Modalità di riduzione dell’ossigeno molecolare Oltre alla plasmamembrana ed ai mitocondri, anche i perossisomi rappresentano una fonte importante di ROS. In questi organuli cellulari, infatti, avviene un particolare processo di ossidazione degli acidi grassi, che è diverso da quello convenzionale (β-ossidazione). Nella prima tappa di tale sequenza di reazioni, una flavoproteina estrae una coppia di atomi di idrogeno da una molecola di acido grasso attivato (acil-CoA) trasferendola direttamente all’ossigeno molecolare, con formazione di perossido di idrogeno (successivamente inattivato dalla catalasi). Nel reticolo endoplasmatico (microsomi) la produzione di specie reattive passa attraverso il citocromo P450. Quest’ultimo gioca un ruolo di primo piano nei processi di detossificazione (19, 20, 24). Il citocromo P450 agisce come donatore immediato di elettroni in molte idrossilazioni, in particolare quelle che avvengono all’interno degli epatociti e che sono finalizzate all’inattivazione di ormoni (es. steroidei) e composti non fisiologici (xenobiotici, quali tossici e farmaci idrofobici che vengono in tal modo resi più solubili e meno tossici) (24). Il citocromo P450 è una proteina a ferro eminico presente non solo nel reticolo endoplasmatico del fegato ma anche nei mitocondri della corticale del surrene che, in un processo molto complesso e non ancora perfettamente chiarito, fa da trait-d’union fra l’NADPH(H+ ) (donatore di elettroni) e substrato da idrossilare (24). In tale complessa reazione un substrato idrossilabile (SH) reagisce con NADPH(H+ ) ed ossigeno molecolare (O2) per formare il corrispondente derivato idrossilato (S-OH), insieme a NADP+ ed acqua. Infine, il citosol può essere sede di produzione di SCR, in condizioni sia fisiologiche che patologiche (es. generazione di ROS da parte della xantina ossidasi nel cosiddetto danno da ischemia-riperfusione, vedi capitolo terzo) (24). Altre reazioni enzimatiche in grado di generare SCR sono descritte nella sintesi delle catecolammine (24) e nell’ossidazione dei cloruri (figura 1. 8). Nelle stesse sedi cellulari nelle quali l’attività di specifici enzimi comporta la generazione di SCR attraverso un meccanismo catalitico di tipo “biologico”, è possibile rilevare la produzione di un gran 5 Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi numero di specie reattive variamente centrate, grazie all’attivazione di meccanismi non enzimatici. Fra questi ultimi assumono maggiore rilevanza la scissione omolitica e l’interazione con i metalli di transizione, sui quali maggiormente ci si soffermerà nella presente trattazione (figura 1. 9) (28). Non meno importanti, comunque, appaiono la scissione dei perossidi – dalla quale, per somministrazione di energia, originano radicali alcossilici – e la decomposizione degli azocomposti, dalla quale sono prodotti – per sottrazione di azoto molecolare (N2) – radicali alchilici (figura 1. 9) (28). La scissione omolitica consiste nella divisione di una molecola a livello di uno dei suoi legami covalenti per effetto della somministrazione di energia (termica, pirolisi, o radiante, radiolisi) con generazione di due nuove specie chimiche, ciascuna con un elettrone spaiato, elemento distintivo dei radicali liberi (figura 1. 12, A). di una molecola bersaglio, che si decompone in un radicale libero ed un catione (figura 1. 13) (1, 13, 14). Men A B Energia Molecola + A Radicale libero 1 B Cl Molecola Acqua H Catione Anione + + A Radicale libero B Catione Figura 1. 13 Interazione con metalli di transizione Attraverso questo meccanismo, per esempio, il ferro (Fe2+/Fe3+) oppure il rame (Cu+ /Cu2+) agiscono da catalizzatori in una sequenza di reazioni di ossido-riduzione generando, a partire dai perossidi, radicali liberi (13, 14, 16). Nel caso più semplice – descritto per la prima volta da Fenton – uno ione ferroso (Fe2+), ossidandosi a ione ferrico (Fe3+), cede il suo elettrone ad una molecola di perossido di idrogeno (H2O2) e ne scinde uno dei legami covalenti, generando un ra• dicale libero (il radicale idrossile, HO ) ed un anione (ione ossidrile) (13,14, 16, 27). A sua volta, lo ione ferrico (Fe3+) si riduce – rigenerandosi come qualsiasi catalizzatore – a ione ferroso (Fe2+), strappando un elettrone da una seconda molecola di perossido di idrogeno, che è scissa in un radicale libero (un radicale peridrossile • (HOO ), e un catione (uno ione idrogeno, H+ ) (figura 1. 14) (13, 14, 16). Radicale libero 2 - + B Men-1 B Molecola B + H Radicale libero Men A - + A Molecola A A Men+1 B Cl Anione Figura 1. 12 Scissione omolitica (A) e ionizzazione (B) E’ bene sottolineare che la scissione omolitica è diversa dalla ionizzazione, che si osserva, per esempio, dopo aver disciolto in acqua molecole, come quelle dell’acido cloridrico (HCl), aventi almeno un legame covalente polarizzato. In questo caso, le molecole d’acqua, a causa della loro polarità e, dunque, senza alcuna somministrazione di energia, riescono a spezzare uno dei legami covalenti polarizzati della molecola di soluto generando due specie chimiche caricate di segno opposto, un catione ed un anione (H+ e Cl-, rispettivamente, nell’esempio considerato). E’ altresì evidente che nella ionizzazione, al contrario della scissione omolitica, il doppietto elettronico di legame della molecola originaria non viene separato ma resta come tale in una delle “neonate” specie ioniche (l’anione). (figura 1. 12, B). Un classico esempio di scissione omolitica è la radiolisi o fotolisi dell’acqua che genera un atomo di idrogeno ed un radicale idrossile (7). Nell’interazione con i metalli di transizione, l’elettrone generato dall’ossidazione di un metallo di transizione in forma ionica (es. da Fe2+ a Fe3+ o da Cu+ a Cu2+) spezza un legame covalente di una molecola bersaglio, generando così un radicale libero e un anione (1, 13, 14, 16, 27). Alternativamente, l’elettrone richiesto per ridurre un metallo di transizione in forma ionica (es. da Fe3+ a Fe2+ o daCu2+ a Cu+ ) viene estratto dal legame covalente OHH–O• H–O–O–H Perossido di idrogeno Fe2+ Fe3+ H–O–O• Radicale peridrossile Radicale idrossile H–O–O–H Perossido di idrogeno H+ Figura 1. 14 Decomposizione del perossido di idrogeno Allo stesso modo, anche gli idroperossidi sono scissi, per azione catalitica del ferro, in radicali al• • cossilici (RO ) e perossilici (ROO ) (figura 1. 15) (1). - OH R-O-O-H (Alchil) idroperossido R-O Fe 2+ . R-O-O Radicale (idro)perossilico Fe 3+ . Radicale alcossilico R-O-O-H H + (Alchil) idroperossido Figura 1. 15 Decomposizione degli idroperossidi 6 Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi (R–H), strappa a questa un atomo di idrogeno, generando, accanto ad una molecola d’acqua (H2O), un radicale alchilico (R•) (figura 1. 16, B). Così, il sito radicalico si trasferisce dal radicale ossidrile al radicale alchile. Tale reazione è alla base del cosiddetto danno ossidativo (vedi capitolo terzo). Meccanismi di propagazione sono noti anche per SCR non radicaliche. Per esempio, il perossido di idrogeno genera, per azione della mieloperossidasi, l’acido ipocloroso che, a sua volta, può ossidare i gruppi amminici degli amminoacidi o delle proteine per produrre cloroammine, importanti marker di danno ossidativo cellulare. Nel ciclo di reazioni descritto, assume rilevante importanza la rigenerazione dei metalli di transizione allo stato ridotto, che è affidata ad un complesso indicato con la sigla MCO (sistema di ossidazione metallo-catalizzata) (27). Esso comprende la xantina ossidasi, la NADPH e la NADH ossidasi, l’acido nicotinico idrossilasi, il sistema del citocromo P450, la NADH reduttasi (coenzima chinonico), la succinicoreduttasi (coenzima chinonico) e varie proteine a ferro-zolfo non eminico. I chinoni e i gruppi prostetici flavinici ridotti generati da questi enzimi riducono a loro volta i metalli di transizione, provocando la riduzione diretta dell’ossigeno molecolare a radicale idrossile e/o a perossido di idrogeno (attraverso la mediazione o meno dell’anione superossido) (figura 1. 16) (27). 1. 5 Meccanismi di terminazione Una reazione radicalica a catena può arrestarsi (termine, step 3) o per combinazione o per disproporzione. In particolare, nella combinazione, che è la reazione inversa della scissione omolitica, due radicali liberi reagiscono tra loro dando luogo ad una molecola non più reattiva (figura 1. 17) (28). FH 2 QH2 O2 QH*, H2H+ QH*, HO2* x2 Fe(III) O2 O2 H2 O 2 Fe(II) FH+ F *OH + OH - + Fe (III) Figura 1. 15 Sistemi MCO e ciclo del ferro R Infine, è opportuno sottolineare che anche in assenza di catalizzatori o di fonti energetiche è talvolta possibile generare radicali liberi. Per esempio, i perossinitriti generano spontaneamente radicale idrossile e radicale nitrossido. Radicale libero 1 (ossidante) Radicale libero (ossidante) H A Molecola bersaglio + H Nuova molecola Radicale ossidrile H + R Substrato organico H R + Nuova molecola Le più comuni specie reattive di interesse biologico sono quelle centrate sull’ossigeno, sull’azoto, sul carbonio e sul cloro (tabella 1. 1). Tra le specie reattive primarie dell’ossigeno, l’ossigeno singoletto rappresenta una varietà radicalica che può originarsi per eccitazione dell’ossigeno molecolare o per combinazione di radicali perossilici (figura 1. 18) (2). R Nuovo radicale (ossidante) H Radicale alchile O 2 ROO• O2 B O Radicale libero 2 (antiossidante ) R1 1. 6 Metabolismo e ruolo biologico A R R Questo meccanismo viene sfruttato per bloccare una reazione radicalica e in generale, un qualsiasi processo radicalico a catena può essere interrotto grazie all’intervento di agenti denominati antiossidanti (vedi in seguito). Si distinguono 4 meccanismi fondamentali di propagazione delle reazioni radicaliche: trasferimento, addizione, frammentazione e riarrangiamento (28). Tra questi, il più comune nell’ambito delle reazioni radicaliche è il trasferimento. In tale modalità, il radicale libero – generato da una delle precedenti reazioni di inizio – attacca una molecola sottraendo ad essa uno dei suoi atomi (generalmente un atomo di idrogeno). Il risultato finale è la formazione di una nuova specie reattiva e, in pratica, il trasferimento del sito radicalico (figura 1. 16A). + R1 Figura 1. 17 Reazione di combinazione 1. 4 Meccanismi di propagazione A + H Acqua Eccitazione 1O 2 Combinazione Figura 1. 16 Reazione di trasferimento Con questo meccanismo, per esempio, il radicale ossidrile (HO •) attaccando una molecola organica Figura 1. 18 Modalità di generazione dell’ossigeno singoletto 7 Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi tivato o dà luogo alla formazione di specie chimiche più ossidanti (figura 1. 21) (2). L’anione superossido viene generato per riduzione dell’ossigeno molecolare, ossia per addizione alla molecola dell’ossigeno di un elettrone, il quale può provenire da diverse vie metaboliche (figura 1. 19) (11). Respirazione polmonare NADPH ossidasi Citocromi P450 e 5 b Ossidazione mista NADPH Catena respiratoria O2 Respirazione polmonare O2 Autoossidazione Ossidazione mista ipoxantina e Xantina ossidasi Riduzione univalente Reazione di Haber -Weiss O2 Figura 1. 19 Metabolismo dell’anione superossido H2O O2 Catena respiratoria Riduzione univalente RH H2O2 Radiolisi Reazione di Fenton HO•• H2 N Scissione spontanea ClO - H2O Le specie reattive primarie dell’ossigeno (reactive oxygen species, ROS) appena descritte possono attaccare qualsiasi substrato organico, generando specie reattive secondarie, note anche come metaboliti o derivati reattivi dell’ossigeno (reactive oxygen metabolites, ROM), quali gli idroperossidi (ROOH). Questi, a loro volta, in particolari condizioni, possono dare origine a specie chimiche ancora più instabili, quali i radicali perossile e alcossile, mediatori finali del danno ossidativo (vedi capitolo terzo)(1). Le specie reattive centrate sull’azoto di maggiore rilevanza biomedica comprendono varietà sia radicaliche che non radicaliche. Fra le prime sono da citare l’ossido d’azoto, impropriamente detto ossido nitrico (NO•), e il biossido nitrico (NO2•); fra le seconde, piuttosto numerose, ricordiamo, invece, l’acido nitroso e il perossinitrito. L’ossido nitrico, un gas considerato a lungo un inquinante ambientale, viene prodotto, insieme alla L-citrullina, a partire dall’amminoacido L-arginina, in una reazione catalizzata dall’enzima ossido nitrico sintetasi (nitric oxide synthase, NOS) (17). Quest’ultimo possiede la singolare proprietà di ospitare sulla stessa catena polipeptidica due domini ad azione catalitica, uno reduttasico ed uno ossigenasico, e richiede come cofattori NADPH e pteridina ridotta (8). La NOS esiste in almeno 2 isoforme, una costitutiva (cellule endoteliali, piastrine, neuroni) ed una inducibile (cellule infiammatorie) (figura 1. 22). Infatti, nel corso della respirazione, il sistema di trasporto degli elettroni genera, normalmente, a livello mitocondriale, modeste ma significative quantità di anione superossido per riduzione univalente dell’ossigeno molecolare (figura 1. 11). Con analogo meccanismo, nel corso del cosiddetto “respiratory burst” i leucociti polimorfonucleati producono anione superossido dall’ossigeno molecolare per attivazione dell’enzima NADPH ossidasi di membrana (vedi sopra). Anche condizioni di ischemia-riperfusione, attraverso la xantina ossidasi generano anione superossido (vedi sopra). Quest’ultimo, una volta prodotto, può andare incontro alla reazione di HaberWeiss, generando il radicale altamente istolesivo idrossile, oppure dismutare, per azione della SOD, a perossido di idrogeno, meno tossico (vedi in seguito). Il radicale idrossile, noto per la sua enorme potenzialità istolesiva, può derivare da un’ampia serie di reazioni, tra le quali spiccano la catena respiratoria, la fotolisi dell’acqua (vedi in seguito), la decomposizione del perossido di idrogeno, la scissione spontanea dei perossinitriti e la reazione dell’ozono con i fenoli (figura 1. 20) (9, 10). Reazione di Haber-Weiss Catena Ossidazione mista Xantina H2O2 ipoxantina respiratoria ossidasi Riduzione bivalente Reazione di MieloHaber-Weiss Catalasi Perossidasi perossidasi Figura 1. 21 Metabolismo del perossido di idrogeno Superossido dismutasi H2O 2 O2* Amminoacido ossidasi HO•• HO•• Respirazione polmonare Superossido dismutasi NH H2N N–OH H2N O HONOO NH Reazione con ozono NH NADPH O2 NH NADPH O2 + NO Fenoli H2 O H3N+ R •• COO- L-arginina Figura 1. 20 Metabolismo del radicale idrossile H3N+ COO- N-idrossiarginina H3N+ COO- L-citrullina Figura 1. 22 Biosintesi (schematica) dell’ossido nitrico Infine, il perossido di idrogeno viene generato prevalentemente attraverso meccanismi di tipo enzimatico e per via enzimatica è generalmente inat- Nei sistemi biologici, l’NO agisce come un importante messaggero intra- ed inter-cellulare rego8 Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi lando molte funzioni quali la pressione arteriosa, la respirazione, la coagulazione del sangue, e alcune attività cerebrali (17). Esso, inoltre, gioca un ruolo determinante nella difesa dalle infezioni batteriche e nella prevenzione dei tumori (30). Tuttavia, se generato in quantità abnormi esso è anche un potente killer cellulare. Nell’NO gli elettroni spaiati del livello energetico più esterno (cinque appartenenti all’azoto e sei all’ossigeno) generano una specie chimica non carica, dotata di proprietà paramagnetiche e, dunque, un radicale (figura 1. 7) (17). In quanto radicale libero, l’NO reagisce rapidamente con altre specie aventi elettroni spaiati; l’effetto può essere un’ossidazione, una riduzione oppure il legame con altre molecole, in funzione del microambiente (figura 1. 23) (17). ⇔O ⇔ 2• N2O3 pH<7 NO2- L-citrullina R-SH / R-NH 2 RS–NO RNH–NO O2//H2O NO•• NO–Hb Met–HB O2 •• ONOO- L-arg NOS ONOO - NO• NO• FUNZIONI NORMALI FUNZIONI ALTERATE Così, sebbene il perossinitrito svolga un’importante azione microbicida e tumoricida, la generazione di un suo eccesso si accompagna a lesioni tissutali di tipo ossidativo. Specificamente, il perossinitrito è responsabile della nitrazione dei residui fenolici delle tirosine, che conduce alla formazione di nitrotirosina, un marker della tossicità tissutale dell’NO. A pH neutro, il perossinitrito, genera, a sua volta, l’acido perossinitroso (ONOOH). Quest’ultimo può attaccare diverse molecole con produzione secondaria di radicale idrossile ed altri intermedi reattivi. Tuttavia, in quanto radicale libero, l’NO può anche svolgere un’attività antiossidante, come scavenger dei radicali alcossilici e perossilici. La prevalenza dell’una o dell’altra azione dipende dalle concentrazioni relative delle singole specie reattive implicate. Oltre alle specie reattive dell’ossigeno e dell’azoto, assumono rilevante importanza, infine, i radicali centrati sul carbonio (importanti intermedi della perossidazione lipidica) e le specie reattive del cloro (in particolare l’acido ipocloroso, responsabile della formazione delle cloroammine) (15, 31). Da quanto esposto finora, si evince che le SCR rappresentano intermedi quasi obbligati del metabolismo cellulare. E poiché la loro produzione è strettamente legata ai fenomeni vitali, a ragione esse sono state definite “insostituibili compagne di viaggio” della nostra esistenza (4). In altri termini, la generazione di specie reattive negli organismi viventi è strettamente legata ai fenomeni vitali e, pertanto, costituisce un fenomeno “fisiologico” che avviene continuamente nel corso delle varie reazioni di ossidoriduzione, in presenza o meno di enzimi o metalli di transizione (18). In ciascun sito cellulare (vedi sopra), la produzione di specie reattive ha una sua specifica funzione. Infatti, è ampiamente riconosciuto che le SCR giocano un ruolo importante “al servizio della vita” perché sono coinvolte non solo nel metabolismo cellulare ma anche nei “processi reattivi”, quali infezioni e infiammazioni. Per esempio, i leucociti attivati generano a livello della propria plasmamembrana anione superossido ed altre specie reattive centrate sull’ossigeno, che attaccheranno componenti estranei, quali i batteri, indebolendone la parete e rendendoli più facil- NOS Redox ⇑O ⇑ 2• Figura 1. 24 Ossido nitrico, anione superossido e prossinitrito L-arginina NO3- L-arg NOS Guanilciclasi ↑↑ COX ↑↑ Cit P450 ↓↓ Figura 1. 23 Principali vie metaboliche dell’ossido nitrico In particolare, nei sistemi acquosi e all’interfacie aria-liquido, la generazione di NO si accompagna alla produzione di nitriti (NO2-) e nitrati (NO3-) come prodotti terminali. Reagendo con l’ozono, invece, l’NO forma un derivato chemiluminescente e da ciò trae vantaggio una speciale tecnica analitica. Tra i vari destini metabolici, riveste particolare importanza ai fini della patogenesi dello stress ossidativo la reazione dell’ossido nitrico con l’anione superossido, dalla quale viene generato l’anione, altamente reattivo, perossinitrito (ONOO-). Infatti, in condizioni normali, l’NO prodotto dalle cellule (es. quelle endoteliali) diffonde rapidamente ai tessuti viciniori (es. muscolatura liscia vasale, leucociti polimorfonucleati, piastrine) esercitando la sua azione fisiologica protettiva (vasodilatazione, riduzione dell’adesività leucocitaria e dell’aggregabilità piastrinica, etc.). Tuttavia, quando la produzione di anione superossido aumenta, questo reagisce massivamente con l’ossido nitrico, trasformandolo in perossinitrito (17). Le conseguenze negative di questo fenomeno sono duplici: riduzione della biodisponibilità dell’ossido nitrico ed innesco di effetti tossici, con alterazioni cellulari funzionali e/o strutturali (figura 1. 24) (21, 23). 9 Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi mente accessibili ai meccanismi di killing fagocitario. La medesima strategia viene anche utilizzata nel corso della guarigione di organi o tessuti soggetti a traumi. Infatti, i leucociti migrati nell’area lesa, una volta attivati, iniziano a “bombardare”, con le loro specie reattive, le cellule danneggiate, accelerandone la distruzione, l’allontanamento dei sottoprodotti di lisi e, quindi, il corrispondente recupero (rigenerazione) (18). Purtroppo, queste attività di tipo “immunologico” possono estrinsecarsi non solo nei confronti di componenti estranei ma anche contro costituenti “self”, quali tessuti o organi trapiantati, sì da contribuire, talvolta in maniera decisiva, alla cosiddetta “reazione di rigetto”. La produzione di SCR da parte delle cellule può, inoltre, subire un incremento notevole per effetto di stimolazioni esterne. Infatti, oltre ai citati agenti biologici – batteri ed altri microrganismi – anche agenti fisici (es. radiazioni ionizzanti) o chimici (es. inquinanti atmosferici), da soli o in combinazione tra loro, possono indurre direttamente la generazione di SCR o aumentarne la “fisiologica” produzione attraverso una specifica stimolazione metabolica (18). Infine, giova ricordare che un aumento della produzione di SCR può osservarsi tanto in situazioni “fisiologiche”, come ad esempio dopo un intenso sforzo muscolare, quanto nel corso di numerose malattie. In quest’ultimo caso, spesso, non è chiaro fino a che punto i ROS siano la causa o l’effetto della patologia considerata. Questi aspetti, comunque, saranno approfonditi nel terzo capitolo. 10 Capitolo 1. Specie chimiche reattive e radicali liberi Bibliografia 1. Alberti A, Bolognini L, Macciantelli D, Carratelli M. The radical cation of N,N-diethyl-paraphenylendiamine: a possible indicator of oxidative stress in biological samples. 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