L’ALLENAMENTO DA SVOLGERE PER EVITARE LA RECIDIVITA’ DELLA LESIONE MUSCOLARE A cura di: ANDREA CUTRUPI Gli infortuni pregressi costituiscono uno dei principali fattori predisponenti ad un successivo infortunio. Infatti le lesioni muscolari pregresse, sia recenti che passate, rimangono un importante fattore di rischio, soprattutto se la riabilitazione è inadeguata o accelerata. Quando un giocatore subisce un infortunio muscolare è bene prendere le giuste precauzioni. Innanzi tutto il medico sportivo deve dire con esattezza l’entità del danno che ha subito il calciatore e le misure da dover prendere, ovvero la terapia che deve seguire (come l’applicazione di ghiaccio o di una pomata) e soprattutto i giorni di riposo che sono fondamentali per recuperare il più presto possibile, cercando di sforzare il meno possibile il muscolo interessato. Il calciatore, quindi, è il primo artefice della sua guarigione stando attento a non caricare il muscolo, soprattutto nelle azioni quotidiane, che allungherebbero il tempo di recupero. Rispettati i tempi di recupero tocca al fisioterapista riabilitare il calciatore per farlo tornare di nuovo in una condizione basilare ed essere a totale disposizione del preparatore. Il ritorno all’attività fisica deve essere graduale, perché il giocatore ritorna da un periodo di inattività, e soprattutto non deve sovraccaricare il muscolo precedentemente colpito dalla lesione. Pertanto si comincerà con esercizi molto blandi e leggeri per poi pian piano progredire e aumentare l’intensità e la durata del carico. Dopodiché è molto importante far riprendere al giocatore di nuovo la tecnica, e quindi fargli svolgere dei movimenti di gioco per permettergli di nuovo l’adattamento alle situazioni della partita in modo da rafforzare i muscoli che sono interessati nel gioco. Molto spesso questo passaggio è sottovalutato e non viene ripreso e non solo non permette un adattamento alle situazioni, ma potrebbe provocare di nuovo lo stesso infortunio (recidiva), che ha colpito il giocatore. Per recidiva si intende un infortunio dello stesso tipo e collocazione del precedente che avvenga entro due mesi dall’ultimo giorno di riabilitazione del precedente (Sannicandro 2009). La recidiva non è da vedere solamente come un ulteriore periodo di stop, ma anche come un'aggravante sul futuro stato di salute del giocatore in quanto causano periodi di assenza che sono, per durata, maggiori di quelli del corrispondente infortunio iniziale. Si osserva che gli infortuni possono causare deficit ai propriocettori e danni strutturali, come cicatrici al tessuto muscolare, che possono essere ancora presenti più di due mesi dopo l’infortunio iniziale. Questa idea è supportata da studi, i quali hanno dimostrato che l’infortunio precedente rappresenta un forte fattore di rischio per uno nuovo identico, durante la medesima stagione (Sannicandro 2009). Infatti gli infortuni pregressi costituiscono uno dei principali fattori predisponenti ad un successivo infortunio sportivo per diverse ragioni. Se non vengono eseguiti vari accorgimenti, i fattori di rischio che hanno determinato l’infortunio non saranno eliminati ed un secondo infortunio si realizzerà per le stesse cause del primo. Un altro fattore importante è eseguire un adeguata riabilitazione, prima per mano di un fisioterapista (se necessario) e poi del preparatore. In una review che ha analizzato i sei maggiori studi epidemiologici calcistici, è stato concluso che le recidive sono estremamente comuni e la loro insorgenza è attribuita ad una riabilitazione incompleta e, nella maggior parte dei casi, si realizzava una lesione più grave di quella iniziale (Sannicandro 2009). Solitamente (nelle categorie amatoriali e dilettantistiche) dopo la riabilitazione o il trattamento conservativo, il preparatore limita a far seguire poche sedute di corsa blanda e reintegrare il giocatore in squadra appena lui si sente pronto, in questo modo si favorisce l'incidenza delle recidive che possono prolungare il periodo di stop del giocatore. Una muscolatura bene o sufficientemente sviluppata è la protezione più efficace del sistema muscolo-scheletrico, in quanto le capsule e i legamenti articolari non sarebbero in grado di ammortizzare le forze enormi che agiscono su di esse durante l’allenamento e la gara (Weineck 1998) . Invece, siccome la struttura corporea dopo un infortunio è più fragile, si devono svolgere degli adeguati programmi di potenziamento. Prima di rientrare in campo, non solo è necessario recuperare le qualità aerobiche e il tono muscolare, ma anche la propriocettività, l'elasticità e la coordinazione muscolare alle sollecitazioni intense (cambi di direzione, arresti, salti, ecc.). ESEMPIO DI PROGRAMMA DI ALLENAMENTO Inizialmente il calciatore dovrà svolgere un’attività aerobica di medio-bassa intensità (corsa intervallata o corsa continuata) associata a esercizi per la propriocettività e stretching. Gli esercizi propriocettivi , all’inizio,devono essere semplici e composti da posizioni molto varie, mentre lo stretching deve essere svolto in maniera corretta per le varie posizioni e le varie modalità di esecuzione. In seguito, il calciatore, dovrà svolgere attività aerobica di varia intensità (composta da una corsa che deve comprendere velocità diverse che rientrano comunque in ambito aerobico) associata ancora a esercizi propriocettivi ,questa volta più difficili , di stretching e di potenziamento muscolare specifico da svolgere a basse velocità di esecuzione e numero di ripetizioni elevate per serie. Il potenziamento muscolare specifico consiste nella sollecitazione dei muscoli attraverso movimenti isolati (Bangsbo 2006). Lo scopo di questo tipo di allenamento è quello di migliorare il rendimento di un muscolo ad un livello superiore rispetto a quello che si può ottenere soltanto giocando a pallone, e prevede l’allenamento della forza, della resistenza alla forza e della flessibilità. Nell’allenamento della forza, anche senza la possibilità di aver dei pesi a disposizione, si può effettuare un percorso di potenziamento sufficientemente corretto a corpo libero. Ad esempio si possono svolgere affondi sagittali, esercizi per gli ischio-crurali, addominali ed eventualmente esercitazioni per gli adduttori se si rientra da una pubalgia. Infine, il calciatore, dovrà svolgere un’attività aerobica/anaerobica con un alternata intensità (interval training, allunghi ecc.) ed a essa devono essere associati esercizi di potenziamento muscolare specifico e esercizi per la rapidità. In questa fase, in alcune situazioni, potrà svolgere l'allenamento con i compagni evitando comunque le partite (anche quelle in allenamento) e le esercitazioni più intense. Alla fine di questo programma il calciatore potrà riprendere l’attività “normale” richiesta dall’allenatore e dal preparatore e potrà tornare a giocare di nuovo partite sia di allenamento e sia di campionato. Ovviamente questo programma è generico e alcuni tipi di infortuni possono richiedere varianti e assistenza in alcune fasi. BIBLIOGRAFIA: - SANNICANDRO I. Rischio di Infortunio e Preparazione Atletica nel Calcio, Calzetti Mariucci, 2009. - BANGSBO J. Preparazione Fisico – Atletica del Calciatore allenamento aerobico e anaerobico nel calcio, Calzetti Mariucci, 2006. - WEINECK J. La Preparazione Fisica Ottimale del Calciatore, Calzetti Mariucci, 1998.