8 PARTE PRIMA Il marketing strategico e il suo ambiente vendita locale, si servono semplicemente del telefono rosso gratuito a loro disposizione nel punto vendita e ordinano direttamente al centro di distribuzione l’articolo desiderato, chiedendo che venga recapitato a domicilio o nel punto vendita.5 Un marketing manager può anche selezionare e motivare intermediari (grossisti e dettaglianti), istituire e mantenere procedure di controllo delle scorte, e sviluppare e gestire sistemi di trasporto e magazzinaggio. Anche l’avvento di Internet e del commercio elettronico ha influenzato drasticamente la variabile distribuzione. Oggi le imprese sono in grado di rendere disponibili i propri prodotti su scala mondiale senza dovere mantenere impianti in ciascun paese. Per esempio, The Great Southern Sauce Company, una piccola impresa di Little Rock, nell’Arkansas (USA), vende salse e altri condimenti attraverso il proprio sito Web ad acquirenti di tutti gli Stati Uniti e di paesi esteri quali l’Inghilterra e l’Arabia Saudita.6 Esamineremo i problemi della distribuzione nei Capitoli 14 e 15. ■ Variabile promozione. La variabile promozione attiene alle attività svolte per fornire agli individui o ai gruppi informazioni sull’organizzazione e sui suoi prodotti. La promozione può mirare ad aumentare la consapevolezza del pubblico riguardo all’organizzazione e ai suoi prodotti nuovi o già esistenti. Per esempio, la Shering-Plough impiega Mike Piazza, il ricevitore della squadra di baseball dei New York Mets, per reclamizzare i benefici del farmaco antiallergico Claritin mediante annunci pubblicitari televisivi.7 Le attività promozionali possono anche fornire ai clienti informazioni sulle caratteristiche del prodotto o stimolare le persone ad assumere un particolare atteggiamento riguardo a un problema politico o sociale, quale il fumo o l’abuso di sostanze stupefacenti. La promozione può aiutare a mantenere alto l’interesse per prodotti consolidati e disponibili ormai da decenni, quali il lievito in polvere Arm & Hammer o il sapone Ivory. Molte imprese usano Internet e il World Wide Web (Web) per comunicare informazioni su se stesse e sui propri prodotti. Il sito Web di Ragu (www.ragu.com o www.eat.com), per esempio, offre ricette e glossari di termini della cucina italiana, mentre il sito Web delle Southwest Airlines permette ai clienti di prenotare online i voli aerei. Le attività di promozione verranno esaminate in modo particolareggiato nei Capitoli 16, 17 e 18. ■ Il marketing costruisce relazioni di scambio soddisfacenti scambio La fornitura o il trasferimento di beni, servizi o idee in cambio di qualcosa di valore Individui e organizzazioni si impegnano nel marketing per facilitare gli scambi, la fornitura o il trasferimento di beni, servizi o idee in cambio di qualcosa di valore. In uno scambio di marketing può essere coinvolto qualunque prodotto (bene, servizio o persino idea). Il presupposto comune è che gli individui e le organizzazioni si aspettano di ottenere una remunerazione superiore ai costi che hanno sostenuto. Affinché avvenga uno scambio, devono essere soddisfatte quattro condizioni. In primo luogo, devono partecipare allo scambio due o più individui, gruppi o organizzazioni e ciascuna parte deve possedere qualcosa di valore che l’altra parte desideri. In secondo luogo, lo scambio dovrebbe procurare un beneficio o una soddisfazione a entrambe le parti che intervengono nella transazione. In terzo luogo, ciascuna parte deve avere fiducia che l’altra parte mantenga la promessa di «qualcosa di valore». Per esempio, se andiamo a un concerto di Sting, ci aspettiamo una grande performance. Infine, per infondere fiducia i partecipanti allo scambio devono soddisfare le aspettative. Il processo di scambio è illustrato dalla Figura 1.2 (alla pagina seguente). Le frecce indicano che le parti comunicano che ciascuna dispone di qualcosa di valore da scamQualcosa di valore Moneta, credito, lavoro, beni Venditore Figura 1.2 Scambio tra compratore e venditore Compratore Qualcosa di valore Beni, servizi, idee CAPITOLO 1 Figura 1.3 L’evoluzione del concetto di marketing Ruolo del marketing nell’impresa e nella società Orientamento alla produzione 1850 11 Orientamento alla vendita Orientamento al marketing 1900 1950 2000 ■ L’orientamento alla produzione. Nella seconda metà del XIX secolo, negli Stati Uniti, la rivoluzione industriale era in piena espansione. L’energia elettrica, i trasporti su rotaia, la divisione del lavoro, le linee (o catene) di montaggio e la produzione di massa permettevano di produrre i beni più efficientemente. Con la nuova tecnologia e i nuovi metodi di impiego del lavoro i prodotti invasero il mercato dove la domanda di prodotti industriali era forte. ■ Orientamento alla vendita. Negli anni Venti del secolo scorso la domanda di prodotti, fino ad allora forte, calò e le imprese si resero conto che avrebbero dovuto «vendere» prodotti agli acquirenti. Dalla metà degli anni Venti all’inizio degli anni Cinquanta le imprese considerarono le vendite come il principale mezzo per aumentare i profitti e in questo periodo si instaurò il cosiddetto orientamento alla vendita («sales orientation, selling orientation»). Gli operatori economici ritennero che le attività di marketing più importanti fossero la vendita personale (personal selling), la pubblicità (advertising) e la distribuzione. Oggi alcuni identificano erroneamente il marketing con l’orientamento alla vendita. ■ L’orientamento al marketing. All’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso orientamento al marketing Un impegno da parte di tutta l’organizzazione a individuare i bisogni dei clienti e a rispondere a essi alcuni operatori economici cominciarono a rendersi conto che la produzione efficiente e la promozione capillare non garantivano che i clienti avrebbero comprato i prodotti. Queste imprese, e da allora molte altre, hanno compreso che devono prima determinare quali prodotti siano desiderati dai clienti per poi produrli, anziché creare prima i prodotti e tentare poi di persuadere i clienti di averne bisogno. Quando è aumentato il numero delle organizzazioni che hanno capito l’importanza di soddisfare i bisogni dei clienti, le imprese degli Stati Uniti e di altri paesi sono entrate nell’era del marketing, ossia nell’era dell’orientamento al marketing (marketing orientation). Un orientamento al marketing richiede «la generazione, a livello dell’intera organizzazione, di marketing intelligence* riguardante i bisogni attuali e futuri dei clienti, la disseminazione di queste informazioni tra le funzioni aziendali e la capacità di rispondere a esse a livello dell’intera organizzazione».10 I top manager, i marketing manager, i nonmarketing manager (i manager impegnati nella produzione, nella finanza, nelle risorse umane e così via) e i clienti sono tutti importanti nello sviluppo e nella conduzione di un orientamento al marketing. Se i marketing manager non forniscono una leadership continua focalizzata sul cliente, con minimo conflitto interdipartimentale, sarà difficile ottenere un orientamento al marketing. I non-marketing manager devono comunicare con i marketing manager per condividere informazioni importanti per la comprensione del cliente. Infine, un orientamento al marketing richiede di essere in grado di rispondere ai bisogni e ai desideri continuamente mutevoli dei clienti. A questo scopo, Amazon.com, fornitore online di libri, VHS, CD, DVD e altri prodotti, segue gli acquisti online dei clienti e consiglia campi affini. Il tentativo di valutare che cosa desiderino i clienti, un compito già di per sé difficile, è ulteriormente complicato dalla velocità con cui le mode, le preferenze e i gusti possono cambiare. Le imprese attuali desiderano soddisfare i clienti e costruire significative relazioni compratore-venditore a lungo termine. ■ Implementazione del concetto di marketing Una filosofia può apparire ragionevole e valida quando è espressa verbalmente o è scritta nero su bianco, ma ciò non significa che possa essere messa facilmente in pratica. Per implementare il concetto di marketing, un’organizzazione orientata al marketing deve accettare alcune condizioni generali e riconoscere e affrontare numerosi problemi. Di conseguenza, il concetto di marketing non è stato ancora accettato pienamente da tutte le imprese. * Informazioni a sostegno dell’attività di marketing. CAPITOLO 2 Pianificazione delle strategie di marketing 23 Analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza (SWOT analysis) dell’organizzazione Identificazione delle opportunità e delle minacce dell’organizzazione Missione e obiettivi dell’organizzazione Strategia corporate e strategia a livello di area d’affari Marketing Produzione Obiettivi Strategia Piano di marketing Obiettivi Strategia Piano di produzione strategia di marketing Un piano d’azione per identificare e analizzare un mercato target e sviluppare un marketing mix per soddisfare i bisogni di quel mercato piano di marketing Documento scritto che specifica le attività da compiere per implementare e controllare le attività di marketing di un’organizzazione Finanza Obiettivi Strategia Piano finanziario Risorse umane Obiettivi Strategia Piano delle risorse umane Figura 2.1 Componenti della pianificazione strategica Fonte: Da O.C. Ferrell, Michael Hartline, George Lucas, Jr., Marketing Strategy. Seconda edizione. Copyright © 2002. Thomson Learning. sostenere gli obiettivi e la missione complessivi dell’organizzazione; le aree funzionali stesse dovrebbero essere coordinate attraverso un focus sull’orientamento al marketing. Dato che la nostra attenzione è concentrata sul marketing, il nostro interesse verte ovviamente soprattutto sullo sviluppo di obiettivi e strategie di marketing. Gli obiettivi di marketing dovrebbero essere progettati in modo che il loro raggiungimento contribuisca alla strategia corporate e che possano realizzarsi mediante l’impiego efficiente delle risorse dell’impresa. Per raggiungere gli obiettivi di marketing un’organizzazione deve sviluppare una strategia di marketing (marketing strategy), che comprende l’identificazione e l’analisi di un mercato target e lo sviluppo di un marketing mix atto a soddisfare gli individui in quel mercato. Un marketing mix comprende pertanto un piano d’azione per sviluppare, distribuire, promuovere e prezzare prodotti che soddisfino i bisogni del mercato target. La strategia di marketing è formulata in modo ottimale quando riflette la direzione complessiva dell’organizzazione ed è coordinata con tutte le aree funzionali dell’impresa. Quando è implementata e controllata in modo appropriato, una strategia di marketing contribuirà infatti al raggiungimento non soltanto degli obiettivi di marketing, ma anche degli obiettivi generali dell’organizzazione. Per esempio, la Chrysler Crossfire 2004, che compete nel mercato dei coupé a due posti, monta molte parti della Mercedes SLK. Gli executive della DaimlerChrysler sperano che questo piano migliori l’immagine della marca Chrysler e aiuti ad aumentare il fatturato dell’azienda. Il processo di pianificazione strategica definisce sostanzialmente la strategia di marketing che costituisce a sua volta il framework per il piano di marketing (marketing plan), un documento scritto che specifica le attività da compiere per implementare e controllare le attività di marketing dell’organizzazione. Nel resto di questo capitolo esamineremo le principali componenti del processo di pianificazione strategica: opportunità e risorse dell’organizzazione, missione e obiettivi dell’organizzazione, strategia corporate e strategia a livello di area d’affari, strategia di marketing e ruolo del piano di marketing. Valutazione delle risorse e delle opportunità di un’organizzazione Il processo di pianificazione strategica inizia con un’analisi dell’ambiente di marketing. Come vedremo nel Capitolo 3, forze economiche, competitive, politiche, legali e normative, socioculturali e tecnologiche possono influenzare non solo gli obiettivi complessivi di un’impresa ma anche la quantità e il tipo di risorse che essa è in grado CAPITOLO 2 CONVERSIONE Punti di forza Punti di debolezza M A T C H I N G Pianificazione delle strategie di marketing 25 litare l’uso dei computer. Anche se la maggior parte dei personal computer viene oggi venduta con una versione di Windows già installata, la Microsoft si sforza di mantenere il suo vantaggio competitivo migliorando il sistema operativo Windows e introducendo software Windows-compatibili, per esempio, Internet Explorer, il suo browser Web. ■ SWOT Analysis Opportunità Minaccia CONVERSIONE Figura 2.2 Matrice SWOT a quattro celle Fonte: Nigel F. Piercy, Market-Led Strategic Change. Copyright © 1992, p. 371. SWOT analysis (strengths/weaknesses, opportunities/threats analysis) Valutazione dei punti di forza e di debolezza, delle opportunità e delle minacce di un’organizzazione Uno strumento che i manager impiegano per valutare i punti di forza, i punti di debolezza, le opportunità e le minacce di un’organizzazione è rappresentato dalla SWOT analysis (strengths/weaknesses, opportunities/threats analysis, analisi dei punti di forza e di debolezza, delle opportunità e delle minacce). I punti di forza e i punti di debolezza sono fattori in- terni che possono influenzare la capacità di un’organizzazione di soddisfare i suoi mercati target. Con l’espressione punti di forza si designano i vantaggi competitivi o le competenze fondamentali che conferiscono all’impresa un vantaggio nel soddisfacimento dei bisogni dei suoi mercati target. Per esempio, la John Deere promuove il suo servizio, la sua esperienza e la sua reputazione nel business delle macchine e attrezzature agricole per mettere in rilievo la maestria che impiega nelle sue trattrici agricole e nelle sue macchine per uso privato (tosaerba, trattorini, spazzaneve, macchine da golf ecc.). Con l’espressione punti di debolezza si designano le limitazioni che un’impresa deve affrontare nello sviluppo o nell’implementazione di una strategia di marketing. Si consideri che la PepsiCola, con meno risorse rispetto alla Coca-Cola Company, ha incontrato difficoltà nell’espandersi nel mercato delle bevande analcoliche alla spina (fountain market), che comprende ristoranti, cinematografi e impianti sportivi e dove la CocaCola detiene 2/3 del mercato.7 Sia i punti di forza sia i punti di debolezza dovrebbero essere esaminati dal punto di vista di un cliente, perché sono significativi soltanto quando sono d’aiuto o d’ostacolo a un’impresa nel soddisfacimento dei bisogni dei clienti. Soltanto quei punti di forza che attengono al soddisfacimento dei clienti dovrebbero essere considerati veri vantaggi competitivi. Analogamente, i punti di debolezza che influenzano direttamente la customer satisfaction dovrebbero essere considerati svantaggi competitivi. Opportunità e minacce esistono indipendentemente dall’impresa e quindi rappresentano problemi che devono essere presi in considerazione da tutte le imprese, anche da quelle che non sono in concorrenza con l’impresa in questione. Con il termine opportunità si designano le condizioni ambientali favorevoli che potrebbero produrre remunerazioni per l’organizzazione se questa agisse in base a esse in modo appropriato. Cioè, le opportunità sono situazioni che esistono ma che procurano benefici all’impresa soltanto se questa agisce sfruttandole. Con il termine minacce, d’altra parte, si designano le condizioni o le barriere che possono impedire all’impresa di raggiungere i suoi obiettivi. L’impresa deve agire anche in base alle minacce per impedire che esse limitino le capacità dell’organizzazione. Opportunità e minacce possono scaturire da molte fonti presenti nell’ambiente. Quando l’introduzione di un nuovo prodotto da parte di un concorrente minaccia un’impresa, può rendersi necessaria una strategia difensiva. Se l’impresa minacciata dalla concorrenza è in grado di sviluppare e lanciare un nuovo prodotto che eguagli o superi quello offerto dal concorrente, essa riesce a trasformare la minaccia in un’opportunità.8 La Figura 2.2 riproduce una matrice SWOT a quattro celle che può aiutare i manager nel processo di pianificazione. Quando un’organizzazione fa corrispondere i punti di forza interni alle opportunità esterne, essa crea vantaggi competitivi nel soddisfacimento dei bisogni dei suoi clienti. Inoltre, un’organizzazione dovrebbe agire in modo da convertire i punti di debolezza interni in punti di forza, e le minacce esterne in opportunità. Per esempio, la Saturn della General Motors ha convertito in opportunità le minacce poste dai SUV (sports-utility vehicle, vettura sportiva a quattro ruote motrici utilizzabile su strada ordinaria e fuoristrada) della Ford e di altre case automobilistiche quando ha introdotto la Vue, una SUV compatta. Un’azienda che sia priva di adeguate capacità di marketing può ricorrere a consulenti esterni retribuiti che l’aiutino a convertire un punto di debolezza in un punto di forza. CAPITOLO 2 Pianificazione delle strategie di marketing 27 chiari affinché tutto il personale del marketing comprenda esattamente che cosa si sta tentando di ottenere. In secondo luogo, un obiettivo di marketing dovrebbe essere definito in modo da poter essere misurato accuratamente. Ciò permette all’organizzazione di determinare se e quando l’obiettivo è stato raggiunto. Per esempio, se l’obiettivo fosse quello di aumentare del 10 per cento la quota di mercato, l’impresa dovrebbe essere in grado di misurare accuratamente le variazioni della quota di mercato. In terzo luogo, un obiettivo di marketing dovrebbe specificare un timeframe (intervallo di tempo) per il suo raggiungimento. Un’impresa che fissi l’obiettivo di introdurre un nuovo prodotto dovrebbe stabilire l’intervallo di tempo in cui farlo. Infine, un obiettivo di marketing dovrebbe essere compatibile sia con la strategia a livello di area d’affari sia con la strategia corporate. Ciò assicura che la missione dell’impresa sia eseguita a tutti i livelli dell’organizzazione. Per esempio, la General Motors (GM) può avere l’obiettivo di marketing complessivo di mantenere una quota del 28 per cento del mercato statunitense dell’automobile. Per raggiungere questo obiettivo, alcune divisioni della GM possono dovere aumentare la loro quota di mercato mentre le quote di altre divisioni decrescono. Sviluppo di strategie corporate, a livello di area d’affari e di marketing Mission statement Strategia corporate Strategia a livello di area d’affari Strategia di marketing In ogni organizzazione la pianificazione strategica comincia a livello corporate e procede verso il basso fino al livello di area d’affari e al livello di marketing. La strategia corporate rappresenta il più alto di questi livelli e dovrebbe essere sviluppata tenendo presente la missione complessiva dell’organizzazione. La strategia a livello di area d’affari dovrebbe essere compatibile con la strategia corporate, e la strategia di marketing dovrebbe essere compatibile sia con la strategia a livello di area d’affari sia con la strategia corporate. La Figura 2.3 mostra le relazioni tra questi livelli di pianificazione. ■ Strategia corporate La strategia corporate (corporate strategy) determina i mezzi per l’utilizzazione delle risorse nelle aree funzionali del marketing, della produzione, della finanza, della ricerca e sviluppo (R&S) e delle risorse Elementi del marketing mix umane al fine di raggiungere gli obiettivi dell’organizzazione. Una straProdotto tegia corporate determina non soltanto l’ambito di attività dell’impresa Distribuzione ma anche il suo impiego di risorse, i suoi vantaggi competitivi e il suo Promozione coordinamento complessivo delle aree funzionali. Affronta le due Pricing domande poste nella missione dell’organizzazione: «Quali sono i nostri clienti?» e: «Qual è la nostra competenza fondamentale?». In questo contesto il termine corporate non si applica soltanto alle corporation, Figura 2.3 ossia alle società di capitali (Spa, Srl ecc.) ma a tutte le organizzazioni, dalla più piccola Livelli di pianificazione strategica impresa individuale alla più grande società internazionale o multinazionale. I pianificatori della strategia corporate si interessano di questioni di vasta portata, quali la cultura aziendale, la concorrenza, la differenziazione, la diversificazione, le interrelazioni tra le aree d’affari e i problemi ambientali e sociali, cercando di far corrispondere le risorse dell’organizzazione alle opportunità e alle minacce nell’ambiente. I pianificatori della strategia corporate si propongono anche di definire strategia corporate l’ambito e il ruolo delle aree d’affari dell’impresa in modo che esse siano coordinate Strategia che determina i mezzi per raggiungere i fini desiderati. Per esempio, la General Motors pianifica di ritirare per utilizzare le risorse gradualmente la marca Oldsmobile per semplificare le offerte e fare spazio a nuovi pronelle varie aree funzionali al fine dotti capaci di soddisfare meglio i mercati target prescelti.11 di raggiungere gli obiettivi dell’organizzazione strategic business unit (SBU) (area strategica d’affari (ASA) Una divisione, una linea di prodotti o un altro centro di profitti all’interno di una capogruppo (casa madre) ■ Strategia a livello di area d’affari Dopo avere analizzato le operazioni e la performance aziendali, il passo successivo nella pianificazione strategica è la determinazione delle direzioni future dell’impresa e lo sviluppo di strategie per singole aree d’affari. Una strategic business unit (SBU)* è * Area strategica d’affari (ASA). 28 PARTE PRIMA Il marketing strategico e il suo ambiente Crescita del mercato di un prodotto una divisione, una linea di prodotti o un altro centro di profitti all’interno della capogruppo (casa madre). Per esempio, le aree strategiche d’affari della Borden comprendono prodotti lattiero-caseari, snack, paste alimentari, generi alimentari di nicchia quali il ReaLemon juice ** e il Cremora coffee creamer***, e altre aree quali adesivi e pitture. Ciascuna di queste aree d’affari vende un insieme distinto di prodotti a un gruppo identificabile di clienti, e ciascuna compete con un insieme ben definito di concorrenti. Le entrate, i costi, gli investimenti e i piani strategici di ciascuna area strategica d’affari possono essere distinti da quelli della capogruppo e valutati separatamente. Le aree strategiche d’affari operano in un’ampia varietà di mercati che hanno differenti tassi di crescita, opportunità, gradi di concorrenza e profittabilità potenziale. mercato Un gruppo I pianificatori strategici dovrebbero riconoscere le differenti capacità di perfordi individui e/o di organizzazioni mance di ciascuna area strategica d’affari e allocare accuratamente risorse scarse tra che hanno bisogno di prodotti queste divisioni. Numerosi strumenti permettono di classificare e di presentare visivain una classe di prodotti e hanno mente un portafoglio di aree strategiche d’affari di un’impresa o persino di singoli prola capacità, l’intenzione e il potere dotti secondo l’attrattività di vari mercati e la quota di mercato relativa dell’impresa di comprare quei prodotti all’interno di questi mercati. Un mercato (market) è un gruppo di persone e/o di organizzazioni che hanno bisogno di prodotti appartenenti a una specifica categoria e quota di mercato hanno la capacità, la volontà e l’autorità di acquistarli. La percentuale di un mercato La percentuale di un mercato che compra effettivamente un prodotto specifico da una particolare impresa è nota che compra effettivamente come quota di mercato (market share) di quel prodotto (o di quell’area d’affari). Per un prodotto specifico esempio, la Palm Inc. controlla il 59 per cento del mercato dei palmari con la sua famida una particolare impresa glia di PalmPilot, mentre il sistema Visor della rivale Handspring è cresciuto fino al 28 per cento del mercato.12 matrice crescita/quota Uno degli strumenti più utili è la matrice crescita/quota di mercato o matrice del di mercato (o matrice BCG) Boston Consulting Group (matrice BCG), che si basa sulla filosofia secondo cui il tasso Strumento di pianificazione di crescita del mercato di un prodotto e la sua quota di mercato sono variabili imporstrategica basato sulla filosofia tanti nella determinazione della strategia di marketing. Tutte le aree strategiche d’affari secondo cui il tasso di crescita e tutti i prodotti dell’impresa dovrebbero essere integrati in un’unica matrice complesdel mercato di un prodotto siva e valutati al fine di determinare strategie appropriate per singoli prodotti e stratee la quota di mercato sono gie di portafoglio complessive. I manager possono usare questo modello per importanti nella determinazione determinare e classificare i contributi futuri attesi di ciascun prodotto al cash flow della strategia di marketing (flusso di cassa) e il fabbisogno di cassa futuro. Generalmente, i manager che impiegano questo modello dovrebbero esaminare la posizione competitiva di un prodotto (o l’area strategica d’affari) e le opportunità di migliorare il contributo di quel prodotto alla profittabilità e al cash flow.13 L’approccio analitico del Boston Consulting Group è più uno strumento diagnostico che una guida per formulare prescrizioni strategiche. La Figura 2.4, che si basa sul lavoro del Boston Consulting Group, permette al pianificatore strategico di classificare i prodotti di un’impresa in quattro tipi fondamentali: prodotti star («stelle»), prodotti cash cow («vacche da mungere», «vacche da cassa»), prodotti dog («cani») e prodotti question mark («interrogativi», «dilemmi»).14 I prodotti star sono prodotti con una quota dominante del mercato e buone prospettive di crescita. Però usano più cash di quanto ne generino per finanziare la crescita, Prodotti Prodotti aumentare la capacità ed estendere la quota di mercato. Un Alta star question mark esempio di prodotto star potrebbe essere la famiglia di computer Internet-friendly iMac della Apple. I prodotti cash cow hanno una quota dominante del mercato ma basse prospettive di crescita; tipicamente, generano più cash di quanto sia necessario per mantenere la quota di mercato. I rotoli di carta asciugatutto Bounty, i più venduti negli Stati Uniti, rappresentano un proProdotti Prodotti Bassa dotto cash cow per la Procter & Gamble. I prodotti dog hanno cash cow dog una quota subordinata del mercato e basse prospettive di crescita; questi prodotti si trovano spesso in mercati consolidati. La marca Oldsmobile può essere considerata un prodotto dog nella General Motors; i suoi profitti e la sua quota di mercato in calo Bassa Alta hanno contribuito alla decisione della GM di eliminare la Quota relativa di mercato marca. I prodotti question mark, detti talvolta «problem chilFigura 2.4 Matrice crescita/quota di mercato sviluppata dal Boston Consulting Group (matrice BCG) Fonte: da Product Portfolio Matrix, © 1970, The Boston Consulting Group. * Puro succo di limone concentrato. ** Polvere, non contenente latte e derivati, per la preparazione istantanea del «cappuccino». CAPITOLO 2 vantaggio competitivo sostenibile Un vantaggio che la concorrenza non è in grado di riprodurre Pianificazione delle strategie di marketing 33 deve superare la concorrenza offrendo al cliente qualcosa di superiore. In altri termini, i suoi prodotti devono essere di qualità superiore, i suoi prezzi compatibili con il livello di qualità (valore per il cliente), i suoi metodi di distribuzione efficienti, i suoi costi i più bassi possibili e la sua promozione più efficace di quella della concorrenza. È importante anche che l’impresa tenti di rendere sostenibili questi vantaggi. Un vantaggio competitivo sostenibile è un vantaggio che la concorrenza non è in grado di riprodurre. Per esempio, la Wal-Mart mantiene un vantaggio competitivo sostenibile sulla Kmart grazie al suo sistema di distribuzione molto efficiente e a basso costo. Questo vantaggio permette alla Wal-Mart di offrire prezzi più bassi. Creazione del piano di marketing pianificazione di marketing Il processo di valutazione delle opportunità e delle risorse, di determinazione degli obiettivi, di definizione delle strategie e di istituzione di linee guida per l’implementazione e il controllo del programma di marketing Tabella 2.1 Un importante elemento nel processo di pianificazione strategica è la pianificazione di marketing (marketing planning), il processo sistematico di valutazione delle opportunità e delle risorse di marketing, di determinazione degli obiettivi di marketing, di definizione delle strategie di marketing e di programmazione di linee guida per l’implementazione e il controllo del programma di marketing. Il risultato della pianificazione di marketing è lo sviluppo di un piano di marketing. Come abbiamo notato precedentemente, un piano di marketing è un documento scritto che delinea e spiega tutte le attività necessarie per implementare le strategie di marketing. A livello di contenuti, esso descrive la posizione o la situazione attuale dell’impresa, stabilisce obiettivi di marketing per il prodotto o il gruppo di prodotti e specifica come l’organizzazione tenterà di raggiungere questi obiettivi. Ha grande importanza sviluppare un piano di marketing chiaro e ben scritto, anche se ciò richiede molto tempo. Il piano è la base per la comunicazione interna tra i dipendenti; copre l’assegnazione di responsabilità e compiti, oltre che la tempistica di implementazione; presenta obiettivi e precisa come si devono allocare le risorse per raggiungerli; infine, aiuta i marketing manager a monitorare e valutare la performance di una strategia di marketing. Componenti del piano di marketing Componente del piano Sommario delle componenti Sommario per gli executive Una sinossi di 1 o 2 pagine dell’intero piano di marketing. Punti essenziali Analisi dell’ambiente esterno Informazioni sulla situazione attuale dell’impresa rispetto all’ambiente di marketing. 1. Valutazione dei fattori dell’ambiente di marketing 2. Valutazione del/i mercato/i target 3. Valutazione degli attuali obiettivi di marketing e performance. SWOT analysis Valutazione dei punti di forza e di debolezza, delle opportunità e delle minacce. 1. 2. 3. 4. Obiettivi di marketing Specificazione degli obiettivi di marketing dell’impresa. 1. Misure qualitative di quanto si deve raggiungere. Strategie di marketing Descrizione a grandi linee di come l’impresa raggiungerà i suoi obiettivi. 1. Mercato/i target 2. Marketing mix Implementazione di marketing Descrizione a grandi linee di come l’impresa implementerà le sue strategie di marketing. 1. Organizzazione di marketing 2. Attività e responsabilità 3. Tabella di marcia dell’implementazione Valutazione e controllo Spiegazione di come l’impresa misurerà e valuterà i risultati del piano di implementazione. 1. Performance standard 2. Controlli finanziari 3. Procedure di monitoraggio (audit) Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Minacce 38 PARTE PRIMA Il marketing strategico e il suo ambiente l’approccio funzionale può essere adatto a una grande impresa centralizzata i cui prodotti e i cui clienti non siano rispettivamente numerosi e diversi. ■ Organizzazione per prodotti. Un’organizzazione che produce e commercializza prodotti diversi può trovare inadeguato l’approccio funzionale. Le decisioni e i problemi attinenti a una singola funzione di marketing per un certo prodotto possono essere piuttosto diversi da quelli attinenti alla stessa funzione di marketing per un prodotto diverso. Di conseguenza, le imprese che forniscono prodotti diversi organizzano talvolta le loro unità di marketing secondo gruppi di prodotti. L’organizzazione secondo gruppi di prodotti conferisce a un’impresa la flessibilità necessaria a sviluppare speciali marketing mix per differenti prodotti. Per esempio, la Procter & Gamble, come molte altre imprese nel settore dei beni di consumo confezionati, è organizzata per gruppi di prodotti. Anche se l’organizzazione secondo i prodotti permette a un’impresa di restare flessibile, questo approccio può essere piuttosto costoso, a meno che categorie di prodotti non siano raggruppate in modo efficiente al fine di ridurre la duplicazione e migliorare il coordinamento del product management. ■ Organizzazione geografica. Una grande impresa che commercializza prodotti su scala nazionale (o su scala internazionale) può organizzare le proprie attività di marketing secondo regioni geografiche. I manager incaricati delle funzioni di marketing per ciascuna regione riferiscono al loro marketing manager regionale; tutti i marketing manager regionali riferiscono direttamente all’executive marketing manager. Per esempio, la Frito-Lay, il gigante statunitense degli snack (www.fritolay.com), è organizzata in quattro divisioni regionali, il che permette all’impresa di avvicinarsi ai clienti e di rispondere in modo più rapido ed efficiente ai concorrenti locali. Questa forma di organizzazione è particolarmente efficace per un’impresa i cui clienti abbiano caratteristiche e bisogni che variano da regione a regione. Le imprese che tentano di penetrare intensivamente nel mercato nazionale possono dividere le regioni in sottoregioni. ■ Organizzazione per tipologia di clienti. L’unità di marketing di un’impresa è organizzata talvolta secondo le tipologie di clienti. Questa forma di organizzazione interna funziona bene per un’impresa che abbia numerosi gruppi di clienti i cui bisogni e problemi differiscono notevolmente tra di loro. Per esempio, la Bic può vendere penne a grandi punti vendita al dettaglio (retailer), a punti vendita all’ingrosso (wholesaler) e a istituzioni. I retailer possono desiderare una consegna più rapida di piccole spedizioni e una vendita personalizzata da parte del produttore rispetto agli wholesaler o agli acquirenti istituzionali. Poiché le decisioni e le attività di marketing necessarie per questi due gruppi di clienti differiscono notevolmente, l’impresa può trovare efficiente organizzare la propria unità di marketing secondo le tipologie di clienti. 1 3 Figura 2.5 Il processo di controllo di marketing Azione correttiva (se necessaria) Istituzione di standard di performance 2 Valutazione della performance effettiva rispetto agli standard stabiliti 48 PARTE PRIMA Il marketing strategico e il suo ambiente Punteggio nazionale 75 Figura 3.1 American Customer Satisfaction Index (ACSI) disponibilità alla spesa L’inclinazione ad acquistare per effetto della soddisfazione attesa da un prodotto, influenzata dalla capacità d’acquisto e da numerose forze psicologiche e sociali ciclo economico Un andamento delle fluttuazioni economiche che presenta quattro fasi: prosperità, recessione, depressione e ripresa 74 73 72 71 70 Linea di base 1995 1996 1997 1998 Anno 1999 2000 2001 2002 che le persone ricorrano al credito o vi rinuncino dipende da parecchi fattori. I tassi di interesse influenzano le decisioni degli acquirenti di utilizzare il credito, specialmente per acquisti costosi quali case, grandi elettrodomestici e automobili. Quando i tassi di interesse sono bassi, il costo totale delle automobili e delle case diventa più accessibile. Per contro, quando i tassi di interesse sono alti, i consumatori tendono a rinviare l’acquisto di queste tipologie di beni. Anche l’utilizzo del credito è influenzato dai termini di credito, come l’ammontare dell’acconto e l’ammontare e il numero delle rate mensili. Il patrimonio (o ricchezza) è la quantità di reddito, risorse naturali e risorse finanziarie accumulata nel passato. Esiste in molte forme, comprendenti cash (denaro liquido, contante), titoli, conti di risparmio, gioielli e beni immobili. Per le imprese l’importanza del patrimonio sta nel fatto che le persone, quando si arricchiscono, acquisiscono potere d’acquisto in tre modi: possono usare il loro patrimonio per fare acquisti nel presente, per generare reddito e per acquisire grandi quantità di credito. La disponibilità alla spesa (willingness to spend) – l’inclinazione delle persone a comprare per effetto della soddisfazione attesa da un prodotto – è correlata, in una certa misura, alla loro capacità d’acquisto. Cioè, le persone sono talvolta più disposte ad acquistare se hanno potere d’acquisto. Però la disponibilità alla spesa è influenzata anche da numerosi altri elementi, alcuni dei quali influenzano prodotti specifici, mentre altri influenzano la spesa in generale. Il prezzo e il valore di un prodotto influenzano quasi tutte le persone. Per esempio, gli orologi Rolex attraggono i clienti che sono disposti a spendere di più per cronografi di valore anche quando sono facilmente disponibili orologi a prezzo inferiore. Anche la soddisfazione ricevuta da un prodotto già posseduto può influenzare il desiderio dei clienti di acquistare altri prodotti. La soddisfazione dipende non soltanto dalla qualità del prodotto posseduto attualmente ma anche da numerose forze psicologiche e sociali. L’American Customer Satisfaction Index (ACSI), calcolato dal National Quality Research Center (NQRC) presso la University of Michigan (vedi Figura 3.1), offre un indicatore di customer satisfaction per un’ampia varietà di settori. L’indice evidenzia, tra l’altro, che se aumenta l’insoddisfazione dei clienti essi possono ridurre la loro spesa complessiva, il che potrebbe soffocare la crescita economica.6 Altri fattori che influenzano la disponibilità alla spesa dei clienti sono le aspettative riguardo all’occupazione, ai livelli di reddito, ai prezzi, alla dimensione della famiglia e alle condizioni economiche generali nel futuro. ■ Condizioni economiche. Lo stato complessivo dell’economia (intesa come sistema economico) fluttua in tutti i paesi. Le variazioni delle condizioni economiche generali influenzano la domanda e l’offerta, il potere d’acquisto, la volontà di spendere, i livelli di spesa dei consumatori e l’intensità del comportamento competitivo, e ne sono a loro volta influenzate. Perciò, le condizioni economiche attuali e l’andamento dell’economia hanno un ampio impatto sul successo delle strategie di marketing delle organizzazioni. Le fluttuazioni dell’economia seguono un andamento generale noto come ciclo economico. Nella concezione tradizionale il ciclo economico comprende quattro fasi. Durante la prosperità la disoccupazione è bassa e il reddito totale è relativamente alto. Se si suppone che il tasso di inflazione sia basso, questa combinazione assicura un alto potere d’acquisto. Ma durante una recessione la disoccupazione aumenta mentre il potere d’acquisto totale diminuisce. Il pessimismo che accompagna una recessione CAPITOLO 3 Tabella 3.1 L’ambiente, la responsabilità sociale e l’etica nel marketing Principali leggi federali che influenzano le decisioni di marketing negli Stati Uniti Legge (data di approvazione) Scopo Leggi a favore della concorrenza Sherman Antitrust Act (1890) Vieta ogni contratto, associazione o collusione che limiti il commercio; considera illegale la creazione, o il tentativo di creazione, di forme di monopolio. Clayton Antitrust Act (1914) Integra lo Sherman Antitrust Act. Proibisce pratiche specifiche quali la discriminazione dei prezzi, gli accordi di vendita esclusiva e le acquisizioni azionarie il cui effetto può ridurre notevolmente la concorrenza o tendere a creare un monopolio. Federal Trade Commission Act Legge istitutiva della Federal Trade Commission (FTC); conferisce alla FTC anche poteri (1914) d’indagine da usare nella prevenzione di metodi sleali di concorrenza. Robinson-Patman Act (1936) Integra il Clayton Antitrust Act. Proibisce la discriminazione dei prezzi che riduce la concorrenza tra grossisti o tra dettaglianti; proibisce ai produttori di discriminare nei prezzi tra acquirenti di beni dello stesso grado e qualità. Demanda alla Federal Trade Commission (FTC) il potere di determinare i limiti massimi di sconto che si possono praticare su vendite in blocco o in grandi quantità. Wheeler-Lea Act (1938) Emenda il Federal Trade Commission Act. Proibisce gli atti e le pratiche sleali e ingannevoli, indipendentemente dal fatto che riducano o no la concorrenza; pone la pubblicità dei cibi e dei farmaci sotto la giurisdizione della FTC. Celler-Kefauver Antimerger Emenda il Clayton Antitrust Act. Proibisce a ogni azienda impegnata nel commercio Act (1950) di acquisire la totalità o una qualsiasi quota delle azioni o delle attività capitali di un’altra azienda quando l’effetto riduce notevolmente la concorrenza o tende a creare un monopolio. Consumer Goods Pricing Proibisce l’uso di accordi di mantenimento dei prezzi tra produttori e rivenditori Act (1975) nel commercio interstatale. Antitrust Improvements Impone alle grandi aziende di informare i regolamentatori federali delle potenziali fusioni Act (1976) o acquisizioni affinché possano essere studiate per determinare ogni possibile violazione della legge. Leggi di protezione dei consumatori Pure Food and Drug Proibisce l’adulterazione e l’etichettatura ingannevole di prodotti alimentari Act (1906) e farmacologici; ha istituito la Food and Drug Administration (FDA). Fair Packaging and Labeling Dichiara illegale la confezione o l’etichettatura menzognera o ingannevole dei prodotti Act (1966) di consumo. Consumer Product Safety Ha istituito la Consumer Product Safety Commission (CPSC); protegge il pubblico contro Act (1972) il rischio irragionevole di lesioni e morte associato ai prodotti. Magnuson-Moss Warranty Provvede a standard di trasparenza minimi per le garanzie scritte sui prodotti di consumo; (FTC) Act (1975) definisce standard di consenso minimi per le garanzie scritte; permette alla FTC di prescrivere regole interpretative nelle dichiarazioni di politica riguardanti pratiche sleali o ingannevoli. Nutrition Labeling and Proibisce le affermazioni esagerate sulla sanità dei cibi e impone che tutti gli alimenti Education Act (1990) trasformati rechino etichette contenenti informazioni nutrizionali. Telephone Consumer Stabilisce procedure per evitare sollecitazioni telefoniche indesiderate; proibisce Protection Act (1991) alle imprese di usare sistemi di chiamata telefonica automatizzata o una voce artificiale o preregistrata per certe linee telefoniche. Children’s Online Privacy Regolamenta la raccolta online di informazioni ottenute da bambini di età inferiore a 13 Protection Act (2000) anni e che permettano di identificare la persona (nome, indirizzo postale, indirizzo e-mail, hobby, interessi o informazioni raccolte mediante i cookie). Leggi di protezione dei marchi di fabbrica e del copyright Lanham Act (Trademark Act) Fornisce protezione e regolamentazione dei nomi di marca (brand name), delle effigi (1946) di marca (brand mark), dei nomi commerciali (trade name) e dei marchi di fabbrica (trademark). Trademark Law Revision Act Emenda il Lanham Act per consentire la protezione delle marche non ancora introdotte (1988) mediante la registrazione presso il Patent and Trademark Office (PTO). Federal Trademark Dilution Conferisce ai proprietari dei marchi di fabbrica il diritto di proteggerli e impone la rinuncia Act (1995) a nomi uguali o paralleli a marchi di fabbrica esistenti. Digital Millennium Copyright Perfeziona le leggi sul copyright per proteggere le versioni digitali dei materiali coperti Act (1998) da copyright, comprendenti musiche e film. 51 54 PARTE PRIMA Il marketing strategico e il suo ambiente televisori, pager (dispositivo portatile per radiocomunicazioni unidirezionali, diffuso negli Stati Uniti, capace di ricevere messaggi numerici, alfanumerici o vocali, inviati mediante una normale chiamata telefonica) e chiavi per gli autoveicoli. In futuro la maggior parte delle comunicazioni a grande distanza avverrà probabilmente mediante cavi a fibre ottiche, mentre le comunicazioni a breve distanza saranno wireless.15 Per rimanere competitive, le imprese attuali devono stare al passo con questi progressi tecnologici e adattarsi a essi. Mediante una procedura nota come valutazione delle tecnologie (technology assessment) i manager tentano di prevedere gli effetti di nuovi prodotti e processi sulle operazioni della propria impresa, su altre organizzazioni aziendali e sulla società in generale. Con le informazioni ottenute mediante una valutazione delle tecnologie il management tenta di stimare se i benefici derivanti dall’adozione di una tecnologia specifica superino i costi per l’impresa e per la società in generale. Anche il grado di intensità tecnologica del settore influenza il tipo di risposte dei manager alla tecnologia. ■ Forze socioculturali forze socioculturali Le influenze che, in una società e nella/e sua/e cultura/e, determinano cambiamenti degli atteggiamenti, delle credenze, delle norme, dei costumi e degli stili di vita Le forze socioculturali sono i fattori di influenza, in una società e nella/e sua/e cultura/e, che determinano i cambiamenti negli atteggiamenti, nelle credenze, nelle norme, nei costumi e negli stili di vita. Queste forze, che influenzano profondamente il modo di vivere delle persone, aiutano a determinare che cosa, dove, come e quando le persone acquistano i prodotti. Come le altre forze ambientali, le forze socioculturali offrono alle imprese sia sfide sia opportunità. Le variazioni delle caratteristiche demografiche della popolazione – età, sesso, etnia, stato civile, reddito e istruzione – hanno un’importante influenza sulle relazioni e sul comportamento individuale. Queste variazioni determinano cambiamenti nello stile di vita delle persone e, in ultima analisi, nel loro consumo di prodotti quali cibo, abbigliamento, alloggio, trasporti, comunicazioni, ricreazione, istruzione e servizi sanitari. Consideriamo alcune delle dinamiche demografiche che stanno influenzando le attività di marketing. Una variazione demografica che influenza il contesto di mercato (marketplace) è la percentuale crescente di consumatori anziani. Negli Stati Uniti, secondo l’US Bureau of Census, ci si attende che il numero di persone di età superiore o uguale a 65 anni cresca di più del doppio entro l’anno 2050, raggiungendo gli 82 milioni di persone.16 Di conseguenza, le imprese si possono attendere rilevanti aumenti della domanda di servizi sanitari, ricreazione, turismo, case di riposo e prodotti per la cura della pelle specifici per gli anziani. Figura 3.2 Proiezioni della popolazione statunitense per etnia 250 Bianchi Ispanici Afroamericani Asiatici Nativi americani Numero di persone 200 150 100 50 0 2000 2010 2020 2030 2040 Anno Fonte: Bureau of the Census. Statistical Abstract of the United States, 2001. Washington, DC: Government Printing Office, 2002, p. 17. 2050 CAPITOLO 3 L’ambiente, la responsabilità sociale e l’etica nel marketing 57 RESPONSABILITÀ Dimensione filantropica Essere un «good corporate citizen» Donare risorse alla comunità; migliorare la qualità della vita Figura 3.3 La piramide della responsabilità sociale aziendale Fonte: Archie B. Carroll, «The Pyramid of Corporate Social Responsibility: Toward the Moral Management of Organizational Stakedholders», adattamento della Figura 3, p. 42. Da: Business Horizons, luglio/agosto 1991. Copyright © 1991 dei Trustees at Indiana University, Kelly School of Business. Riproduzione autorizzata. Dimensione etica Essere etici Impegnarsi a fare ciò che è giusto, imparziale ed equo Evitare di arrecare danni Dimensione legale Rispettare la legge La legge è la codificazione di ciò che è giusto e sbagliato per la società Giocare secondo le regole Dimensione economica Essere profittevoli Il fondamento su cui si basano tutte le altre responsabilità Le imprese hanno anche la responsabilità economica di competere lealmente. La dimensione dà spesso alle imprese un vantaggio sui concorrenti. Le grandi imprese sono sovente capaci di generare economie di scala che permettono loro di fare uscire dal settore le imprese più piccole. Di conseguenza le piccole imprese, ma in alcuni casi anche intere comunità, possono opporsi alle iniziative di grandi imprese quali WalMart, Home Depot e Best Buy di aprire punti vendita nelle proprie vicinanze. Le grandi imprese sono capaci di operare a costi così bassi che le piccole imprese locali spesso non riescono a competere. Questi problemi destano preoccupazioni riguardo alla responsabilità sociale per le organizzazioni, le comunità e i consumatori. ■ Dimensione legale etica di marketing I principi e gli standard che definiscono la condotta accettabile nel marketing, determinata dai vari stakeholder comprendenti il pubblico, i regolamentatori pubblici, i gruppi di interesse privato, i consumatori, l’industria e l’organizzazione stessa Ci si attende anche, ovviamente, che le imprese si conformino alle leggi e alle regolamentazioni. Negli Stati Uniti gli sforzi dei rappresentanti popolari e dei gruppi di interesse per promuovere il comportamento responsabile delle imprese hanno dato origine a leggi e regolamentazioni finalizzate a mantenere l’attività delle imprese statunitensi entro i limiti di una condotta accettabile. Quando i clienti, i gruppi di interesse e le imprese si sentono lesi da ciò che percepiscono come una condotta irresponsabile da parte di un’organizzazione di marketing, possono chiedere ai legislatori competenti di promulgare una nuova legge per regolamentare il comportamento lesivo oppure possono adire le vie legali per costringere l’organizzazione a «giocare secondo le regole». Per esempio, la Fruit of the Loom ha citato in giudizio la Gildan Activewear accusando la rivale canadese di utilizzare documenti confidenziali ottenuti da un ex manager della Fruit of the Loom per sottrarre quote di mercato e acquisire un vantaggio nel mercato iper-competitivo della biancheria intima. I manager sono particolarmente ansiosi di evitare questi incidenti: secondo alcune stime, infatti, le imprese di «Fortune 1000» perdono ogni anno 45 miliardi di dollari a causa dello spionaggio aziendale.25 ■ Dimensione etica Le responsabilità economiche e legali costituiscono il nucleo di fondo della responsabilità sociale se non altro per un buon motivo: non prenderle in considerazione può significare, per un’impresa, non rimanere sulla scena sufficientemente a lungo da potersi impegnare in attività etiche o filantropiche. Oltre a queste dimensioni, tuttavia, c’è l’etica di marketing: essa è costituita dai principi e dagli standard che definiscono la condotta accettabile nel marketing; quest’ultima è determinata dai vari stakeholder, CAPITOLO 3 questione etica Un problema, una situazione o un’opportunità che richiedono a un individuo o a un’organizzazione di scegliere tra azioni differenti che devono essere valutate come giuste o sbagliate, etiche o antietiche L’ambiente, la responsabilità sociale e l’etica nel marketing 59 Una questione etica è un problema, una situazione o un’opportunità definiti che richiedono a un individuo o a un’organizzazione di scegliere tra azioni alternative, che devono essere valutate come giuste o sbagliate, etiche o antietiche. Ogni volta che un’attività fa sì che i manager o i clienti del mercato target si sentano manipolati o imbrogliati, esiste una questione etica di marketing, indipendentemente dalla legalità di quell’attività. Per esempio, gli obiettivi di un’organizzazione che richiedono un aumento dei profitti o della quota di mercato possono esercitare sulle imprese una pressione tale da indurle a introdurre nel mercato, pur essendone consapevoli, un prodotto che non rispetta i criteri di sicurezza. Queste pressioni rappresentano questioni etiche: per esempio, è ipotizzabile che simili pressioni abbiano indotto i manager dell’impresa di telecomunicazioni Global Crossing, che gestisce una rete a fibre ottiche, a creare false transazioni nell’acquisto e nella vendita di capacità di rete e quindi a «gonfiare» le entrate. Anche se l’impresa ha negato le accuse, è stata oggetto di un’indagine federale e ha dichiarato fallimento.28 Indipendentemente dai motivi alla base di specifiche questioni etiche, le imprese devono essere capaci di identificarle e di decidere come risolverle. Per farlo devono avere familiarità con molti tipi di questioni etiche che si possono originare nel marketing. Alcuni esempi di questioni etiche in relazione al prodotto, alla promozione, al prezzo e alla distribuzione (il marketing mix) sono presentati nella Tabella 3.2. ■ Dimensione filantropica Al vertice della piramide vi sono le responsabilità filantropiche. Queste responsabilità, che vanno oltre l’etica di marketing, non sono indispensabili per un’impresa ma promuovono il benessere umano (goodwill) al pari della dimensione economica, legale ed etica della responsabilità sociale. Il fatto che molte imprese abbiano mostrato responsabilità filantropica è provato dai quasi 8 miliardi di dollari annui di donazioni e contributi delle imprese alle cause ambientali e sociali.29 Molte imprese hanno offerto immediatamente contributi rilevanti alle vittime e alle famiglie dell’11 settembre 2001, il giorno dell’attacco terroristico agli Stati Uniti. Per esempio, la Coca-Cola Company, la DaimlerChrysler, la Microsoft, la Home Depot e la Starbucks hanno effettuato donazioni nell’ordine di milioni di dollari e hanno partecipato anche ad attività destinate ad aiutare le vittime.30 Anche le imprese di piccole dimensioni partecipano alla filantropia mediante donazioni e sostegno volontario a cause locali e a organizzazioni benefiche, quali la Croce Rossa e la United Way. Tabella 3.2 Questioni etiche nel marketing Categoria di questioni Esempi Prodotto • Occultare i rischi associati a un prodotto. • Occultare informazioni sulla funzione, sul valore o sull’uso di un prodotto. • Occultare informazioni sui cambiamenti della natura, della qualità o della grandezza di un prodotto. Distribuzione • Venire meno ai diritti e alle responsabilità associati a specifici ruoli di intermediazione. • Manipolare la disponibilità di un prodotto. • Usare un potere coercitivo per vincolare altri intermediari a comportarsi in un certo modo. Promozione • Pubblicità menzognera o ingannevole. • Impiego di promozioni delle vendite, di tattiche e di pubblicità manipolative o ingannevoli. • Offerta o accettazione di tangenti nelle situazioni di vendita personale. Pricing • Price fixing. • Prezzo predatorio. • Occultamento del prezzo pieno di un acquisto. 76 PARTE SECONDA Tabella 4.1 Impiego della tecnologia per le relazioni con i clienti in un ambiente globale Uso di Internet in paesi scelti del mondo, 2004 Popolazione mondiale di Internet nel 2004: 934 milioni; Proiezione per il 2005: 1,07 miliardi Proiezione per il 2006: 1,21 miliardi; Proiezione per il 2007: 1,35 miliardi Paese Popolazione (in milioni) Numero di utenti (in milioni) Percentuale della popolazione Gran Bretagna Stati Uniti Canada Germania Italia Australia Israele Giappone Cile Turchia Argentina Russia Repubblica Sudafricana Cina Messico India 0060,90 0290,34 0032,20 0082,39 00 57,99 0019,73 0006,11 0 127,21 0015,66 0068,10 0038,74 0144,52 0043,60 1280,00 0104,90 1040,00 033,11 185,55 020,45 041,88 025,53 013,01 003,13 078,05 005,04 007,27 004,65 021,23 004,78 099,80 013,88 036,97 54,37 63,91 63,51 50,83 44,02 65,94 51,23 61,36 32,18 10,68 12,00 14,69 10,96 07,80 13,23 03,55 Fonte: Global Online Populations, ClickZ, 10 settembre 2004, www.clickz.com/stats/big_picture/demographics/print.php/5911_151151/. Qualunque cosa sia associata a Internet sembra muoversi alla velocità della luce: per questa ragione le statistiche sull’accesso a Internet e sul suo uso diventano obsolete nel momento stesso in cui vengono stampate. Un’utile fonte di statistiche aggiornate per gli operatori di marketing è ClickZ Stats (precedentemente CyberAtlas) (www.clickz.com/stats/), che fornisce una clearing house facilmente accessibile di dati Internet provenienti da eminenti istituti di ricerca, quali per esempio Forrester Research (www.forrester.com), Jupiter Research (www.jupiterresearch.com), Gartner (www.gartner.com) e Nielsen/NetRatings (www.nielsennetratings.com). Il sito, vincitore di premi, offre le più recenti statistiche demografiche e geografiche sull’uso e sul traffico di Internet, nonché articoli su vari argomenti quali la pubblicità in Internet, i mercati business-to-business e il retailing. zioni. Computer e periferiche, forniture industriali e software sono i principali acquisti aziendali online. Secondo la International Data Corporation (IDC) (www.idc.com), il volume totale di beni e servizi acquistati da imprese su scala mondiale attraverso l’ecommerce salirà da 282 miliardi di dollari nel 2000 a 4300 miliardi di dollari entro il 2005, con un tasso annuo di crescita del 73 per cento.20 I prodotti di consumo rappresentano una percentuale piccola ma crescente delle transazioni via Internet, e la compravendita di titoli, i viaggi, il turismo e i libri rappresentano la voce più importante negli acquisti di beni di consumo. Attraverso l’e-marketing le imprese sono in grado di fornire prodotti, comprendenti beni, servizi e idee, che offrono benefici peculiari e migliorano la customer satisfaction. Il marketing online di beni quali l’hardware e il software per computer, i libri, i VHS, i DVD, i CD, i giocattoli, le automobili e persino i prodotti alimentari (grocery) sta subendo una notevole accelerazione. La Dell Computer (www.dell.com) ha venduto nel 2003 computer e relativo hardware e software per un valore di 31 miliardi di dollari, di cui circa la metà attraverso il proprio sito Web.21 La Autobytel (www.autobytel.com) ha stabilito un modello efficace per la vendita online di automobili aiutando i consumatori a trovare il prezzo migliore per i loro modelli preferiti e poi accordandosi per la consegna locale. Però, i bassi margini di profitto a causa delle consegne personalizzate hanno messo a dura prova la capacità delle imprese di consegnare beni tangibili. I servizi possono avere la massima potenzialità di successo nel marketing online. Molti siti Web offrono o migliorano servizi che vanno dall’assistenza all’acquisto di un’automobile o di una casa alle prenotazioni di viaggi e alla compravendita di titoli. Nel sito Web della Century 21 (www.century21.com) i consumatori possono cercare la casa dei sogni in ogni località degli Stati Uniti, ottenere informazioni sui mutui ipotecari e sul credito e suggerimenti sull’acquisto di beni immobili, o ottenere informazioni sui servizi di relocation (trasferimento: trasloco e operazioni associate) dell’impresa. Le compagnie aeree stanno ricorrendo sempre più ai propri siti Web per la prenotazione dei voli. Per esempio, nel 2003 la Southwest Airlines ha venduto online prenotazioni per più di 2,2 miliardi di dollari.22 La proliferazione di informazioni sul Web ha dato origine di per sé a nuovi importanti servizi. I motori di ricerca e gli indirizzari (directory) quali Yahoo!, Google, Excite, Lycos, AltaVista e via dicendo sono tra i siti più visitati su Internet. Senza questi servizi, che tracciano e indicizzano la grande quantità di informazioni disponibili sul Web, il compito di 78 PARTE SECONDA Tabella 4.2 Impiego della tecnologia per le relazioni con i clienti in un ambiente globale Tipi di pubblicità (advertising, ads) nei siti Web Banner (banner pubblicitario) (banner ad) Piccola immagine grafica statica (banner statico) o animata (banner animato o dinamico), generalmente di forma rettangolare, che compare alla sommità di una pagina Web. Keyword advertising (advertising per parole chiave) (keyword ad) Forma di pubblicità online che si basa sulle preferenze degli utenti e le sfrutta mediante parole chiave: il messaggio pubblicitario è legato alle parole chiave richieste dagli utenti ed è visualizzato durante le loro ricerche. Button (bottone pubblicitario) (button ad) Piccola immagine statica (bottone statico) o animata (bottone animato), di forma rettangolare o quadrata, che reca un nome aziendale o di marca o un logo; di solito compare al fondo o al lato di una pagina Web. Quando l’attenzione di un visitatore viene attratta dall’immagine del bottone, è sufficiente un clic sul bottone per raggiungere il sito di destinazione. Pop-up (pop-up pubblicitario) (pop-up ad) Finestrella più o meno grande del browser che viene lanciata automaticamente dopo che l’utente ha scaricato il sito; è l’utente che la deve chiudere con un clic. Può anche chiudersi automaticamente dopo essere stata completamente scaricata (pop-up autoclose). Pop-under (pop-under ad) Pagina Web contenente un prodotto o un servizio da pubblicizzare, la quale compare dietro la homepage del sito desiderato e richiamato dall’utente, cosicché, appena questi ha terminato la navigazione e chiude la pagina del suo browser, compare a tutto schermo l’annuncio pubblicitario. Sponsorship (sponsorizzazione) (sponsorship ad) Attività di sostegno, finanziario e/o in natura, a programmi, eventi o manifestazioni ricreativi, sportivi o culturali di un individuo, un gruppo o un’organizzazione, allo scopo di associare il nome del proprio prodotto e/o della propria marca alcontenuto editoriale di certe pagine Web ottenendone un beneficio in termini di notorietà e immagine. municazione. La caratteristica di controllo dell’e-marketing significa che i clienti che visitano il sito Web di un’impresa sono lì perché hanno scelto di esserci, la qual cosa implica che sono interessati ai prodotti dell’impresa e quindi possono essere alquanto coinvolti nel messaggio e nel dialogo forniti dall’impresa stessa. Per questi motivi Internet rappresenta un mezzo di comunicazione altamente efficace in termini di costi (cost effective) per le piccole imprese. I risultati dell’Annual Small Business Internet Survey, condotto dalla Gallup Organization per Verizon Information Services (VIS), indicano che il 37 per cento delle piccole imprese ha oggi un sito Web, e che queste imprese usano Internet primariamente come strumento per favorire le relazioni con i clienti, per la pubblicità e per le comunicazioni.25 Molte imprese integrano le proprie campagne pubblicitarie televisive e sulla stampa con comunicazioni basate sul Web. Per esempio, sia la Kraft (www.kraft.com) sia la Ragù (www.eat.com) hanno creato siti Web con ricette e suggerimenti divertenti allo scopo di aiutare i clienti a ottenere il massimo dai propri prodotti. Molte case cinematografiche hanno allestito siti Web in cui i visitatori possono vedere clip delle loro ultime release, e i trailer televisivi di nuovi film invitano spesso gli spettatori a visitare questi siti. Inoltre, molte imprese scelgono di pubblicizzare i propri beni, servizi e idee su portali, motori di ricerca e persino siti Web di altre imprese. La Tabella 4.2 descrive i tipi più comuni di advertisement che si trovano nei siti Web. Molti operatori offrono online anche incentivi all’acquisto e aumentano il valore dei propri prodotti mediante l’uso di promozioni, specialmente di coupon. Parecchi siti Web, fra cui coolsavings.com, valupage.com e valpak.com, offrono coupon online ai propri membri. Per esempio, la Valpak (www.valpak.com) offre attraverso il proprio sito circa 30.000 coupon, e il numero degli iscritti (l’iscrizione è gratuita) è salito a 600.000. La Valpak ha avuto successo offrendo coupon per un’ampia varietà di commercianti locali, comprendenti ristoranti, lavanderie a secco, punti vendita di VHS e DVD, centri fitness, autolavaggi e molte altre attività.26 Le caratteristiche dell’e-marketing fanno sì che gli sforzi promozionali su Internet siano notevolmente diversi da quelli usati sui media più tradizionali. In primo luogo, gli utenti di Internet sono in grado di controllare ciò che guardano; i clienti che visitano CAPITOLO 4 E-marketing e customer relationship management 85 senza danneggiare altri utenti e per ottenere il massimo dalle risorse disponibili su questo medium in crescita. Per fortuna, la maggior parte delle imprese si rende conto della necessità di mutuo rispetto e fiducia durante la comunicazione in qualsiasi medium pubblico. Le imprese sanno che così facendo possono massimizzare le enormi opportunità che Internet offre per promuovere relazioni di lungo periodo con i clienti. Tabella 4.3 Il «Code of Ethic for Marketing on the Internet» dell’American Marketing Association Preambolo Internet, comprendente le comunicazioni tra computer online, è diventato sempre più importante per le attività delle imprese, poiché esso permette scambi e accesso ai mercati su scala mondiale. La capacità di interagire con gli stakeholder ha creato nuove opportunità di marketing e nuovi rischi che attualmente non sono affrontati specificamente nel Code of Ethics dell’American Marketing Association (AMA). Il Code of Ethics for Marketing on the Internet dell’American Marketing Association fornisce guida e direzione addizionali per la responsabilità etica in quest’area dinamica del marketing. L’American Marketing Association si impegna per una condotta professionale etica e ha adottato questi principi per l’utilizzazione di Internet, comprendenti le attività di marketing online che impiegano computer di rete. Responsabilità generali Gli Internet marketer devono valutare i rischi e assumersi la responsabilità delle conseguenze delle proprie attività. La condotta professionale degli Internet marketer deve essere guidata dai seguenti principi: 1. Il sostegno dell’etica professionale per evitare i danni proteggendo i diritti della privacy, della proprietà e dell’accesso. 2. L’ottemperanza di tutte le leggi e le regolamentazioni applicabili per evitare un uso illegale dell’Internet marketing, se condotto via posta, telefono, fax o altri media. 3. La consapevolezza dei cambiamenti delle regolamentazioni in materia di Internet marketing. 4. La comunicazione efficace ai membri dell’organizzazione riguardo ai rischi e alle politiche attinenti all’Internet marketing, quando è opportuna. 5. L’impegno dell’organizzazione a comunicare ai dipendenti, ai clienti e agli stakeholder pertinenti le pratiche etiche per l’uso di Internet. Privacy Le informazioni che l’organizzazione raccoglie dai clienti dovrebbero essere confidenziali e impiegate soltanto per scopi dichiarati. Tutti i dati, specialmente i dati confidenziali dei clienti, dovrebbero essere salvaguardati contro l’accesso non autorizzato. Rispetto alla ricezione di messaggi di posta elettronica non sollecitati, dovrebbero essere rispettati i desideri espressi dagli utenti. Proprietà Le informazioni ottenute dalle fonti Internet dovrebbero essere autorizzate e documentate in modo appropriato. La proprietà delle informazioni dovrebbe essere salvaguardata e rispettata. Le aziende dovrebbero rispettare l’integrità e la proprietà dei sistemi di computer e di reti. Accesso Le imprese dovrebbero considerare confidenziale l’accesso agli account, alle password e alle altre informazioni ed esaminarne o renderne noto il contenuto soltanto quando sono autorizzate a farlo da un avente diritto. L’integrità dei sistemi informativi di terzi dovrebbe essere rispettata per quanto attiene all’introduzione di informazioni, pubblicità o messaggi. 92 PARTE SECONDA Impiego della tecnologia per le relazioni con i clienti in un ambiente globale Tabella 5.1 Analisi economica comparativa di Canada, Svizzera e Stati Uniti Canada Svizzera Stati Uniti Superficie delle terre emerse (km2) 9.217.407 39.754 9.163.059 Popolazione (milioni di abitanti) 31,59 7,28 278,06 3,43 183 30,35 PIL nell’anno 2000 (miliardi di dollari USA) 689 241 9.896 PIL pro capite (migliaia di dollari USA) 26.423 28.697 33.836 Densità di popolazione (abitanti per km2) Fonte: Bureau of the Census. Statistical Abstract of the United States, 2001. Washington, D.C. superficie di circa 230 volte minore di quella degli Stati Uniti (e soltanto lievemente maggiore di quella del Maryland), ma ha una densità di popolazione che è 6 volte quella degli Stati Uniti. Anche se il PIL della Svizzera è circa un quarto del PIL degli Stati Uniti, il suo PIL pro capite è quasi uguale. Anche il Canada, la cui superficie è confrontabile con quella degli Stati Uniti, ha un PIL e un PIL pro capite inferiori a quelli statunitensi.8 La Tabella 5.1 presenta un’analisi economica comparativa della Svizzera, del Canada e degli Stati Uniti. La conoscenza del reddito pro capite, dell’accesso al credito e della distribuzione del reddito permette di farsi un’idea più approfondita delle potenzialità di un mercato. Le opportunità di commercio internazionale non sono limitate ai paesi con i redditi più alti. Alcuni paesi stanno progredendo a un tasso di crescita molto maggiore di quello che presentavano qualche anno fa ed essi – specialmente in America Latina, in Africa, in Europa Orientale e in Medio Oriente – hanno un grande potenziale di mercato. Ma è necessario che i manager comprendano l’ambiente politico e legale prima di essere in grado di convertire il potere d’acquisto dei clienti in questi paesi in domanda d’acquisto effettiva di prodotti specifici. dazio doganale di importazione Un’imposta applicata da un paese sui beni comprati fuori dei suoi confini e importati nel paese stesso contingentamento delle importazioni Un limite alla quantità (o all’ammontare in valore) di una determinata merce di cui un paese consente l’importazione agli operatori residenti in un periodo di tempo specificato embargo La proibizione o la limitazione di importare e/o esportare beni e/o servizi imposta da un governo nei confronti di uno o più paesi ■ Forze politiche, legali ed etiche Il sistema politico, le leggi, gli enti di regolamentazione, i gruppi di interesse e i tribunali di un paese hanno tutti un grande impatto sul marketing internazionale. Le politiche di governo verso le imprese pubbliche e private nazionali, i consumatori e le imprese estere influenzano il marketing oltre i confini nazionali. Alcuni paesi, per esempio, hanno istituito restrizioni al commercio internazionale, quali i dazi doganali di importazione. Un dazio doganale di importazione è un’imposta applicata da un paese sui beni comprati fuori dai suoi confini e importati nel paese stesso. I dazi doganali, aumentando i prezzi dei beni esteri, impediscono il libero scambio tra paesi. Essi hanno di solito lo scopo di procurare entrate o di proteggere i prodotti interni. Le barriere non tariffarie al commercio internazionale comprendono i contingenti di importazione e gli embarghi. Un contingentamento delle importazioni è un limite alla quantità (o all’ammontare in valore) di una determinata merce di cui un paese consente l’importazione agli operatori residenti in un periodo di tempo specificato. Un embargo è la proibizione o la limitazione di importare e/o esportare beni e/o servizi imposta da un governo nei confronti di uno o più paesi. Gli embarghi riguardano generalmente specifici beni o paesi e sono istituiti per motivi politici, militari, sanitari o religiosi. Per esempio, gli Stati Uniti, nell’ambito dell’embargo nei confronti CAPITOLO 5 controllo dei cambi (o controllo valutario) Disposizioni emanate da un governo in relazione all’acquisto e alla vendita di valute estere, allo scopo di impedire fughe di capitali all’estero o di proteggere il valore della valuta del paese all’estero bilancia commerciale La differenza tra il valore delle esportazioni e il valore delle importazioni di un paese Tabella 5.2 I primi dieci paesi con cui gli Stati Uniti hanno un disavanzo commerciale (agosto del 2004) Paese Disavanzo commerciale (milioni di dollari USA) Cina 15.386,36 Canada 6.635,57 Giappone 6.438,78 Germania 3.896,19 Messico 3.727,38 Irlanda 2.082,97 Arabia Saudita 1.884,22 Malaysia 1.753,63 Italia 1.725,76 Venezuela 1.708,30 Fonte: www.census.gov/ foreigntrade/top/dst/current/deficit. html. Mercati globali e marketing internazionale 93 di Cuba per motivi politici, proibiscono l’importazione di sigari cubani; però, la domanda di sigari cubani negli Stati Uniti è così forte che nel mercato statunitense ne entrano illegalmente molti. Il commercio internazionale può essere limitato anche dal controllo dei cambi (o controllo valutario), un insieme di disposizioni emanate da un governo in relazione all’acquisto e alla vendita di valute estere, allo scopo di impedire fughe di capitali all’estero o di proteggere al di fuori dei confini nazionali il valore della valuta del paese stesso. Perciò i controlli dei cambi possono costringere gli operatori economici a comprare e vendere prodotti esteri attraverso un’istituzione centrale, quale una banca centrale. D’altra parte alcuni paesi, per promuovere il commercio internazionale, si sono uniti per formare zone di libero scambio: comunità economiche internazionali che eliminano i dazi doganali e le altre barriere al libero scambio. Questi accordi commerciali regionali verranno esaminati più avanti in questo capitolo. Anche i tassi di cambio influenzano i prezzi che le imprese sono in grado di applicare nei mercati esteri. Le fluttuazioni nel mercato monetario internazionale possono fare variare su base giornaliera i prezzi applicati oltre i confini nazionali. Di conseguenza, queste fluttuazioni devono essere prese in considerazione in ogni strategia di marketing internazionale. I paesi possono limitare le importazioni per mantenere una bilancia commerciale attiva. La bilancia commerciale è la differenza tra il valore delle esportazioni e il valore delle importazioni di un paese. Quando un paese esporta più prodotti di quanti ne importi, esiste una bilancia commerciale attiva (un saldo positivo della bilancia commerciale) perché in esso affluisce moneta. Per esempio, ad agosto 2004 gli Stati Uniti avevano una bilancia commerciale passiva (un saldo negativo della bilancia commerciale) per beni e servizi di 54 miliardi di dollari. Una bilancia commerciale passiva è considerata dannosa per gli Stati Uniti perché significa che i dollari sostengono le economie estere a spese delle imprese e dei lavoratori statunitensi.9 La Tabella 5.2 elenca i paesi con cui gli Stati Uniti avevano i più grandi disavanzi della bilancia commerciale ad agosto 2004. Molte barriere non tariffarie, quali contingenti di importazione, livelli minimi dei prezzi applicati alle importazioni, le imposte e la normativa sulla salute e la sicurezza, possono rendere difficile per le imprese statunitensi esportare i propri prodotti. Per esempio, la natura collettivistica della cultura giapponese e la natura ad alta densità contestuale della comunicazione giapponese fanno sì che alcuni tipi di messaggi di marketing siano meno efficaci in Giappone che altrove, e possano addirittura spingere molti giapponesi ad auspicare e sostenere una maggiore regolamentazione delle attività di marketing diretto.10 L’atteggiamento di un governo verso gli importatori ha un impatto diretto sulla fattibilità economica delle esportazioni verso quel paese. Gli sforzi di marketing possono essere influenzati anche dalle differenze negli standard etici. Per esempio, la Cina e il Vietnam hanno standard relativi alla proprietà intellettuale diversi da quelli degli Stati Uniti. Queste differenze creano un problema per le imprese che producono software per computer, CD musicali e libri. A causa delle differenze negli standard etici e legali molte imprese stanno operando sia individualmente sia collettivamente per stabilire programmi e standard per la condotta del business internazionale.11 Per esempio, il codice di etica della Levi Strauss (www.levistrauss.com) proibisce all’impresa di produrre in paesi dove i lavoratori sono notoriamente vessati. Il codice di etica globale della Starbucks (www.starbucks.com), la più importante catena di caffetterie degli Stati Uniti, si sforza di proteggere i braccianti agricoli che raccolgono il caffè. Molte imprese scelgono di standardizzare il proprio comportamento etico oltre i confini nazionali per mantenere una cultura aziendale coerente e ben integrata. Le differenze negli standard nazionali di etica sono illustrate da ciò che i messicani chiamano la mordida, «il morso». L’uso di tangenti e bustarelle è profondamente radicato in molti governi. Poiché la politica commerciale e aziendale, oltre che le leggi, proibiscono il versamento diretto di tangenti e bustarelle, le imprese statunitensi possono incontrare difficoltà nel competere con le imprese estere che indulgono in queste pratiche. Alcune imprese statunitensi che rifiutano di versare tangenti sono costrette ad assumere consulenti, imprese di public relations e agenzie pubblicitarie locali, il che equivale a versare tangenti indirettamente. La decisione ultima se concedere piccole mance o piccoli doni laddove sono una consuetudine deve basarsi sul codice di etica di un’impresa. Tuttavia, in base al Foreign Corrupt Practices Act (1977) è illegale per le imprese statunitensi tentare di versare tangenti di rilevante entità o 98 PARTE SECONDA Impiego della tecnologia per le relazioni con i clienti in un ambiente globale Marketing rivolto al mercato interno (marketing domestico) L’impresa focalizza tutte le strategie di marketing sul mercato nel paese d’origine. Esportazione limitata L’impresa non sviluppa strategie di marketing internazionale, ma vende alcuni dei suoi prodotti a distributori internazionali o a imprese estere. Marketing internazionale L’impresa prende in considerazione i mercati internazionali nella strategia di marketing. Figura 5.1 Livelli di coinvolgimento nel marketing globale dumping La pratica, considerata concorrenza sleale, consistente nel vendere a un paese estero determinati prodotti a prezzi inferiori a quelli applicati sul mercato interno, ossia a quelli considerati normali sul mercato internazionale secondo il GATT WTO (World Trade Organization) Organismo internazionale, con sede a Ginevra, operante dal 1° gennaio 1995, in applicazione dell’accordo dell’Uruguay Round. Ha il compito di monitorare l’applicazione dei trattati sulla proprietà intellettuale e gli scambi internazionali di beni e servizi, di risolvere le controversie commerciali, di verificare la compatibilità degli accordi commerciali regionali con la normativa GATT e di promuovere la liberalizzazione nei settori Marketing globalizzato Le imprese sviluppano strategie di marketing per le principali regioni o per l’intero mondo, quindi sono in grado di competere a livello globale. discussi e risolti. I negoziati GATT hanno visto la partecipazione di 124 paesi e hanno avuto ramificazioni di vasta portata per le strategie di marketing internazionale delle imprese statunitensi. Il GATT sponsorizza round (tornate) di negoziati miranti a ridurre le restrizioni al libero scambio. Il round più recente, l’Uruguay Round (19861994), ha ridotto le barriere commerciali per la maggior parte dei prodotti e ha fornito una nuova normativa per impedire il dumping, la pratica, considerata concorrenza sleale, consistente nel vendere a un paese estero determinati prodotti a prezzi inferiori a quelli applicati sul mercato interno, ossia a quelli considerati di riferimento sul mercato internazionale secondo il GATT. Il più importante risultato dell’Uruguay Round è stata l’istituzione del WTO (World Trade Organization, Organizzazione mondiale per il commercio), sancita dal Final Act dell’Uruguay Round firmato nell’aprile del 1994 nel meeting ministeriale di Marrakech in Marocco: l’accordo promuove il libero scambio fra i paesi membri, che nel maggio del 2004 erano 148. (La Cina ha aderito al WTO soltanto nel 2001.29 Gli ultimi paesi ammessi sono il Nepal e la Cambogia, che hanno aderito ufficialmente nella conferenza di Cancun). Per realizzare questo obiettivo si devono eliminare le barriere commerciali, informare individui, imprese e governi sulle normative commerciali vigenti in tutto il mondo e assicurare i mercati globali che non avverranno improvvisi e inattesi cambiamenti di politica commerciale. Al centro del WTO vi sono gli accordi che forniscono una normativa legale fondamentale per il commercio internazionale e la politica commerciale dei paesi aderenti.30 Coinvolgimento internazionale Le imprese si impegnano in attività di marketing internazionale secondo diversi livelli di coinvolgimento, come è mostrato nella Figura 5.1., alla pagina seguente. Il marketing rivolto al mercato interno (domestic marketing) implica strategie di marketing miranti a mercati all’interno del paese d’origine; all’altro estremo il marketing globale implica lo sviluppo di strategie di marketing per tutte le regioni principali o per il mondo intero. Molte imprese con presenza internazionale nascono come piccole imprese che servono mercati locali e regionali e si espandono a mercati nazionali CAPITOLO 5 Tabella 5.3 Mercati globali e marketing internazionale 103 Le dieci più grandi multinazionali Rango Società Paese Settore 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. Wal-Mart ExxonMobil General Motors BP Ford Motor DaimlerChrysler* Royal Dutch/Shell General Electric Toyota Motor Citigroup Stati Uniti Stati Uniti Stati Uniti Gran Bretagna Stati Uniti Germania Gran Bretagna/Olanda Stati Uniti Giappone Stati Uniti grande distribuzione generalista raffinazione del petrolio veicoli a motore e componenti raffinazione del petrolio veicoli a motore e componenti veicoli a motore e componenti raffinazione del petrolio attività diversificate veicoli a motore e componenti attività diversificate Entrate (milioni di dollari USA) 219.812 191.581 177.260 174.218 162.412 136.997 135.211 125.913 120.814 112.022 * Fortune aveva assegnato alla Enron il 6° posto nella classifica, ma la Enron ha dichiarato fallimento. Fonte: Global 500: The World’s Largest Corporations. «Fortune» (www.fortune.com). Personalizzazione rispetto a globalizzazione delle strategie di marketing internazionale globalizzazione Nell’ambito del marketing, lo sviluppo di strategie di marketing come se l’intero mondo, o le sue regioni principali, fossero un’unica entità Come le imprese che si rivolgono al mercato interno, quelle internazionali sviluppano strategie di marketing per servire mercati obiettivi specifici. Le strategie di marketing internazionale hanno tradizionalmente personalizzato i marketing mix secondo le differenze culturali, regionali e nazionali. Per esempio, molti produttori di saponi e detergenti adattano i propri prodotti alle condizioni dell’acqua e alle attrezzature e alle abitudini di lavaggio locali. La Ford Motor Company ha personalizzato il proprio autocarro serie F per tenere conto di differenze nelle strade, nell’uso del prodotto e nelle condizioni economiche. Questa strategia ha avuto notevole successo, con milioni di autocarri Ford venduti in tutto il mondo. La strategia della Ford può essere qualificata come personalizzazione di massa (mass customization), ovvero l’impiego di piattaforme standard con applicazioni personalizzate. Questa pratica dissolve il trade-off tra efficienza della produzione di massa ed efficacia della personalizzazione (customizzazione) di un prodotto o servizio.38 All’altro estremo dello spettro, la globalizzazione del marketing implica lo sviluppo di strategie di marketing come se l’intero mondo, o le sue regioni principali, fossero un’unica entità; un’impresa globalizzata affronta il mercato globale (mondiale) con la massima standardizzazione possibile della strategia di marketing. Per esempio, le scarpe Nike e Adidas sono standardizzate a livello mondiale. Altri esempi di prodotti standardizzati sono gli apparecchi elettronici per comunicazioni, l’abbigliamento americano occidentale, i film, le bevande analcoliche, i CD di musica rock e alternativa, i cosmetici e i dentifrici. I televisori Sony, i jeans Levi’s e le marche di sigarette statunitensi fanno registrare di anno in anno guadagni considerevoli nel mercato globale. Da molti anni le organizzazioni tentano di globalizzare il più possibile il marketing mix impiegando prodotti, campagne promozionali, prezzi e canali di distribuzione standardizzati per tutti i mercati. I payoff economici e competitivi per le strategie di marketing globalizzate sono certamente notevoli. Il nome di marca, le caratteristiche del prodotto, il packaging e il labeling sono alcune delle variabili del marketing mix più facili da standardizzare; può essere invece più difficile standardizzare l’allocazione dei media, i punti vendita al dettaglio e il prezzo. In definitiva, il grado di somiglianza tra le varie condizioni ambientali e di mercato determina la fattibilità e il grado di globalizzazione. Il successo di una strategia di globalizzazione dipende spesso dalla misura in cui un’impresa è in grado di implementare il concetto di «pensare globalmente, agire localmente».39 Anche i cibi da asporto sono suscettibili di globalizzazione: i ristoranti KFC e Taco Bell sembrano soddisfare consumatori in ogni emisfero, anche se i menu possono essere parzialmente personalizzati per soddisfare i gusti locali. Il marketing internazionale richiede una certa pianificazione strategica affinché CAPITOLO 6 Ricerca di marketing e marketing information system 111 Figura 6.1 Le cinque fasi nel processo di ricerca di marketing 1 Localizzazione e definizione del problema o dell’interrogativo 2 Disegno del progetto di ricerca 3 Raccolta dei dati 4 Interpretazione dei risultati della ricerca 5 Presentazione dei risultati della ricerca ■ Localizzazione e definizione del problema o dell’interrogativo di ricerca La prima fase nel lancio di uno studio di ricerca è la definizione del problema o dell’interrogativo che consiste nel chiarire la natura e i confini di una situazione o di una questione correlata con la strategia di marketing o la sua implementazione. Il primo segnale di un problema è tipicamente uno scostamento nei risultati, quale il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati. Se l’obiettivo di un’impresa fosse un aumento del 12 per cento del fatturato e l’attuale strategia di marketing determinasse un aumento del 6 per cento, questa discrepanza dovrebbe essere analizzata per aiutare a guidare le strategie di marketing future. Anche il calo del fatturato, l’aumento delle spese e la diminuzione dei profitti segnalano problemi. Un’impresa, provvista di queste conoscenze, potrebbe definire come un problema la ricerca volta a correggere le distorsioni che derivano dal raccogliere i dati attraverso i clienti esistenti o volta a sviluppare metodi per raccogliere informazioni che aiutino a trovare nuovi clienti. Per contro, quando un’impresa riscontra un drastico aumento del fatturato o qualche altro evento positivo, può condurre ricerca di marketing per scoprire le cause e massimizzare le opportunità che ne scaturiscono. La ricerca di marketing si focalizza spesso sull’identificazione e sulla definizione di opportunità di mercato o di cambiamenti nell’ambiente esterno. Quando un’impresa scopre un’opportunità di mercato, può dover condurre una ricerca per comprendere più precisamente la situazione e riuscire così a elaborare un’appropriata strategia di marketing. Per esempio, la Lowe’s Companies (www.lowes.com), la seconda più grande catena di punti vendita di prodotti per uso domestico (elettrodomestici, mobili, infissi, pavimenti, materiali per impianti elettrici, idrosanitari e per giardinaggio, elettroutensili, ferramenta, attrezzi ecc.), ha scoperto che il 75 per cento del suo fatturato proviene dai clienti al dettaglio (retail customer) – i clienti fai-da-te – che rappresentano il 50 per cento dei 400 miliardi di dollari del mercato. D’altra parte, il 25 per cento del fatturato della Lowe’s proviene da appaltatori (contractor) e altri clienti aziendali commerciali, che spendono 175 miliardi di dollari in prodotti per uso domestico.5 L’azienda può utilizzare queste informazioni per focalizzare i propri sforzi su mercati target specifici e perfezionare la propria strategia di marketing. Per definire chiaramente i confini specifici di un problema o di una questione mediante la ricerca, le imprese devono definire la natura e l’ambito (scope) della situazione in un modo da poter condurre un’indagine approfondita. Dall’interazione tra il marketing manager e il ricercatore di marketing (marketing researcher) dovrebbe scaturire una definizione chiara della ricerca. I ricercatori e i marketing manager dovrebbero rimanere nella fase di definizione del problema o della questione finché non hanno determinato con precisione che cosa desiderino ottenere dalla ricerca di marketing e come la utilizzeranno. Un requisito essenziale per la fase successiva nel processo di ricerca è precisare un problema – o un interrogativo – indefinito, generico, trasformandolo in un enunciato preciso, suscettibile di ricerca. ■ Progetto di ricerca progetto di ricerca Un piano complessivo per ottenere le informazioni necessarie per affrontare un problema o una questione (issue) di ricerca Dopo che si sono definiti i confini di un problema o di una questione, la fase successiva consiste nel redigere il progetto di ricerca (research design), un piano complessivo con cui ottenere le informazioni necessarie per affrontare la questione oggetto di ricerca. Questa fase richiede la formulazione di un’ipotesi e la determinazione della ricerca più appropriata per la sua verifica, allo scopo di assicurare che i risultati siano affidabili e validi. ■ Formulazione di un’ipotesi. L’enunciato oggettivo di un progetto di ricerca di marketing dovrebbe comprendere le ipotesi basate sia sui risultati di ricerche prece- CAPITOLO 6 Ricerca di marketing e marketing information system 113 non qualcos’altro. Per esempio, anche se un gruppo di clienti può esprimere lo stesso livello di soddisfazione sulla base di una scala di valutazione (rating), gli individui possono non presentare lo stesso comportamento di riacquisto (repurchase) a causa di differenti caratteristiche personali. Questo risultato potrebbe indurre il ricercatore a mettere in dubbio la validità della scala di soddisfazione se lo scopo della valutazione fosse quello di stimare il comportamento di riacquisto potenziale.7 Uno studio per misurare l’effetto della pubblicità sulle vendite sarebbe valido se la pubblicità potesse essere isolata dagli altri fattori o dalle altre variabili che influenzano le vendite. Lo studio sarebbe affidabile se, replicandolo a distanza di tempo, si ottenessero gli stessi risultati. In sintesi, una bilancia non affidabile indica un peso diverso ogni volta che uno stesso individuo di peso immutato sale su di essa; una bilancia non valida non misura il peso dell’individuo ma altre sue caratteristiche. ■ Raccolta dei dati La fase successiva nel processo di ricerca di marketing è la raccolta dei dati (data collection) per convalidare (o per confutare) l’ipotesi di ricerca. Il disegno di ricerca deve specificare quali tipi di dati raccogliere e come raccoglierli. dati primari Dati osservati e registrati o raccolti direttamente studiando i rispondenti dati secondari Dati raccolti sia all’interno sia all’esterno dell’organizzazione per scopi diversi da quelli dell’indagine in corso ■ Tipi di dati. I ricercatori di marketing hanno a disposizione due tipi di dati. I dati primari sono osservati e registrati o raccolti direttamente studiando i rispondenti. I dati di questo tipo devono essere raccolti mediante l’osservazione dei fenomeni o l’indagine condotta sulle persone di interesse. I dati secondari sono raccolti sia all’interno sia all’esterno dell’organizzazione per scopi diversi da quelli dell’indagine in corso. I dati secondari comprendono rapporti (report) generali forniti a un’impresa da vari data service e database interni e online. Questi rapporti potrebbero riguardare la quota di mercato, i livelli di scorte nei punti vendita e il comportamento d’acquisto dei clienti. I dati secondari sono disponibili comunemente in rapporti privati o pubblici oppure sono stati raccolti e memorizzati dall’organizzazione stessa. Grazie all’opportunità di ottenere dati via Internet, più della metà di tutta la ricerca di marketing proviene oggi da fonti secondarie. ■ Fonti di dati secondari. I marketing manager iniziano spesso la fase di raccolta dei dati del processo di ricerca di marketing acquisendo dati secondari. Per studiare un problema di marketing possono usare rapporti disponibili e altre informazioni tratte da fonti sia interne sia esterne. Le fonti interne di dati secondari sono in grado di dare enormi contributi alla ricerca. Il database di un’organizzazione può contenere informazioni sulle attività di marketing condotte nel passato, quali documenti di vendita (sales record) e rapporti di ricerca (research report), che possono essere utilizzate per verificare ipotesi e identificare problemi. Per esempio, in base ai rapporti di vendita (sales report) un’impresa può essere in grado di determinare non soltanto quale prodotto sia stato venduto meglio in certi momenti dell’anno, ma anche quali colori e dimensioni i clienti abbiano preferito. Queste informazioni possono essere state raccolte per fini gestionali o finanziari.8 La Tabella 6.1 elenca alcune informazioni aziendali interne disponibili comunemente che possono essere utili per scopi di ricerca di marketing. Anche i documenti contabili (accounting record) sono una fonte eccellente di dati, ma, stranamente, vengono spesso trascurati. Il grande volume di dati raccolti dall’amministrazione contabile dell’impresa non affluisce automaticamente ad altri dipartimenti; di conseguenza, possono non essere facilmente disponibili all’area marketing informazioni particolaregTabella 6.1 giate sui costi, sulle vendite, sui conti clienti (customer Fonti interne di dati secondari account) o sui profitti. Questa condizione viene a crearsi particolarmente nelle organizzazioni che non memoriz• Rapporti vendite giornalieri, settimanali, mensili e annuali, zano sistematicamente informazioni di marketing. che possono essere suddivisi per area geografica, per linea Le fonti esterne di dati secondari comprendono i di prodotto o persino per singolo prodotto. periodici, le pubblicazioni della pubblica amministra• Informazioni contabili, quali vendite, utili, investimenti. zione, le fonti inedite e i database online. Periodici quali «Business Week», «The Wall Street Journal», «Sales & • Informazioni sulla concorrenza raccolte dalla forza vendita. Marketing Management», «American Demographics», «Marketing Research», «Industrial Marketing» o «Il Sole 24 Ore» pubblicano informazioni generali che possono Fonte: Lycos Small Business, Internal Secondary Market Research, 2002 114 PARTE TERZA Ricerca e scelta del mercato target aiutare i marketing manager a definire problemi e a formulare ipotesi. «Survey of Buying Power», un supplemento annuale di «Sales & Marketing Management», contiene dati sulle vendite dei principali settori indu• Associazioni di categoria. striali per differenti paesi. Molte imprese statunitensi • Pubblicazioni e database del settore. consultano anche pubblicazioni dell’amministrazione federale degli Stati Uniti quali «Statistical Abstract of the • Database della pubblica amministrazione (per esempio, United States», «Census of Business», «Census of AgriculUS Bureau of the Census). ture» e «Census of Population»; alcune di queste pubbli• Sistemi di misurazione delle vendite, del volume e della cazioni sono disponibili attraverso servizi informativi quota di mercato della marca (per esempio, ACNielsen online su sottoscrizione o in Internet. I dati tratti dal cenCompany e Information Resources (IRI). simento statunitense del 2000 hanno aiutato la casa automobilistica Hyundai Motor America a identificare comunità e quartieri con caratteristiche demografiche Fonte: Lycos Small Business, Internal Secondary Market Research, 2002. specifiche, corrispondenti ai profili degli acquirenti di veicoli Hyundai. Queste informazioni hanno permesso all’azienda di rivolgere i propri sforzi promozionali a specifici codici di avviamento postale con caratteristiche demografiche promettenti anziché a intere città. Di conseguenza, è aumentato notevolmente il numero di clienti che hanno accettato di fare un giro di prova e hanno finito per acquistare veicoli Hyundai, quali i modelli Sonata e Santa Fe, e i costi di marketing dell’azienda per ogni veicolo si sono dimezzati.9 Inoltre, le imprese possono abbonarsi a servizi quali ACNielsen (www.acnielsen.com) o Information Resources, Inc. (IRI) (www.infores.com) che forniscono informazioni sulle vendite al dettaglio e di altro genere. Le piccole imprese possono non essere in grado di permettersi questi servizi, ma possono trovare comunque una grande quantità di informazioni attraverso le pubblicazioni di settore e le associazioni di categoria.10 La Tabella 6.2 riassume le principali fonti esterne di dati secondari, esclusi i servizi consortili. Tabella 6.2 Fonti esterne di dati secondari ■ Metodi di raccolta dei dati primari. popolazione La totalità degli elementi, delle unità o degli individui di interesse per i ricercatori per uno studio specifico campione Un numero limitato di unità scelte per rappresentare le caratteristiche di una popolazione campionamento Il processo di scelta di unità rappresentative da una popolazione campionamento probabilistico Metodo di campionamento in cui ogni elemento della popolazione studiata ha una probabilità nota di essere scelto per lo studio campionamento casuale Metodo di campionamento probabilistico in cui tutte le unità di una popolazione hanno la stessa probabilità di comparire nel campione La raccolta di dati primari è un processo più lungo, costoso e complesso della raccolta di dati secondari. Per raccogliere dati primari i ricercatori impiegano procedure di campionamento, metodi di indagine di mercato (survey), osservazione ed esperimenti. Questi sforzi possono essere gestiti inhouse dal dipartimento ricerca dell’impresa o essere affidati a imprese di ricerca private quali ACNielsen, Information Resources, Inc. (IRI), IMS International (www.imsworld.org) e Quality Controlled Services (QCS) (www.qcs.com). Campionamento. Poiché il tempo e le risorse disponibili per la ricerca sono limitati, è quasi impossibile indagare su tutti i membri di un mercato target o di un’altra popolazione. Una popolazione (detta anche, con termine poco usato, «universo»), comprende la totalità degli elementi, delle unità o degli individui di interesse per i ricercatori ai fini di uno studio specifico. Per un sondaggio della Gallup progettato per prevedere i risultati di un’elezione presidenziale negli Stati Uniti, la popolazione sarebbe costituita dalla totalità degli elettori. Scegliendo con metodo sistematico un numero limitato di unità – un campione – per rappresentare le caratteristiche di una popolazione totale, i ricercatori sono in grado di proiettare le caratteristiche del campione su un mercato totale o su un segmento di mercato. Perciò, nella ricerca di marketing il campionamento è il processo di scelta di unità rappresentative da una popolazione totale. Le tecniche di campionamento permettono ai marketing manager di prevedere in modo piuttosto accurato il comportamento d’acquisto sulla base delle risposte ottenute da una porzione rappresentativa della popolazione di interesse. La maggior parte delle ricerche di marketing impiega tecniche di campionamento. I tipi fondamentali di campionamento impiegati sono due: il campionamento probabilistico e il campionamento non probabilistico. Con il campionamento probabilistico ogni elemento della popolazione studiata ha una probabilità nota di essere scelto per lo studio. Un tipo di campionamento probabilistico è il campionamento casuale, in cui tutte le unità di una popolazione hanno la stessa probabilità di comparire nel campione. I vari eventi che possono avvenire hanno una probabilità uguale o nota di verificarsi. Per esempio, una carta specifica in un mazzo ordinario di 52 carte da gioco dovrebbe avere una probabilità di 1/52 di essere estratta. Le unità campionarie vengono scelte di solito estraendo delle cifre da una tavola di numeri casuali generati statisticamente in modo che ciascuna delle 10 cifre da 0 a 9 abbia la stessa probabilità di ricorrere in ciascuna posizione della sequenza. Gli elementi di una 116 PARTE TERZA Tabella 6.3 Ricerca e scelta del mercato target Confronto dei quattro metodi fondamentali di indagine Indagini postali Indagini telefoniche Indagini online Indagini tramite intervista personale Costi Il costo per intervista è potenzialmente più basso rispetto alle indagini telefoniche o personali se il tasso di risposta è adeguato. Evitano le spese di viaggio degli intervistatori; sono meno costose delle interviste a casa dell’intervistato. Sono il metodo meno costoso se il tasso di risposta è adeguato. Sono il metodo di indagine più costoso; le interviste dirette nei centri commerciali e i focus group costano meno delle interviste a casa dell’intervistato. Flessibilità Sono rigide; il questionario deve essere breve e di facile compilazione da parte dei rispondenti. Sono flessibili perché gli intervistatori sono in grado di porre domande di probing, ma l’osservazione diretta è impossibile. Meno flessibili; l’indagine deve poter essere ricevuta e restituita facilmente dagli utenti online; le domande brevi, dicotomiche o a scelta multipla funzionano meglio. Sono il metodo più flessibile; i rispondenti sono in grado di reagire ai materiali visivi; i dati demografici sono i più accurati; sono possibili prove in profondità. Bias dell’intervistatore Il bias dell’intervistatore è eliminato; i questionari possono essere restituiti anonimamente. Consentono un certo anonimato, ma può essere difficile ispirare fiducia nei rispondenti. Il bias dell’intervistatore è eliminato, ma l’indirizzo e-mail nella restituzione del questionario elimina l’anonimato. Le caratteristiche personali degli intervistatori o la loro incapacità di mantenere l’oggettività possono causare bias nella rilevazione. Campionamento e cooperazione dei rispondenti È difficile ottenere una mailing list completa; la non risposta è un importante svantaggio. Il campione è limitato a rispondenti provvisti di telefono; i dispositivi che filtrano le chiamate, i segnali di linea occupata, e i rifiuti di rispondere sono un problema. Il campione è limitato a rispondenti con accesso a un computer connesso a Internet; per alcuni scopi l’elenco degli indirizzi e-mail disponibili può non essere un campione rappresentativo. Le persone assenti da casa sono un problema, che può essere superato con focus group o interviste dirette nei centri commerciali. un’indagine telefonica ha alcuni vantaggi. Il tasso di risposta è più alto perché occorre meno sforzo per rispondere a una chiamata telefonica e parlare al telefono piuttosto che per compilare e restituire un questionario. Se si dispone di un numero sufficiente di intervistatori, un’indagine telefonica può essere condotta molto rapidamente. Perciò, possono scegliere questo metodo i candidati politici o le organizzazioni che cercano una reazione immediata a un evento. Inoltre, un’indagine telefonica permette agli intervistatori di stabilire un contatto con i rispondenti e porre domande di probing che verifichino se il soggetto abbia effettivamente le caratteristiche richieste dal campione cercato. Tuttavia soltanto una piccola percentuale della popolazione è disponibile a partecipare a indagini telefoniche. La maggior parte degli statunitensi non gradisce partecipare a indagini telefoniche e sta adottando sempre più diffusamente tecnologie come la funzione di identificativo delle chiamate per bloccare le chiamate telefoniche indesiderate.12 Questa cattiva immagine può limitare notevolmente la partecipazione e distorcere la rappresentatività in un’indagine telefonica. Inoltre le indagini telefoniche sono limitate alla comunicazione orale; non comprendono aiuti visivi. Molte famiglie non figurano sugli elenchi telefonici per loro scelta (numeri telefonici riservati) o non sono reperibili perché hanno traslocato dopo la pubblicazione dell’elenco. Queste questioni hanno gravi implicazioni nell’impiego di campioni telefonici per la conduzione di 126 PARTE TERZA Ricerca e scelta del mercato target Tabella 6.4 Risorse online per le informazioni di marketing Fonti della pubblica amministrazione, Stati Uniti U.S. Bureau of the Census U.S. Department of State FedWorld Chamber of Commerce www.census.gov www.state.gov www.fedworld.gov chamber-of-commerce.com Fonti commerciali ACNielsen Information Resources (IRI) Gallup Arbitron www.acnielsen.com www.infores.com www.gallup.com www.arbitron.com Periodici e libri «American Demographics» «Advertising Age» «Sales & Marketing Management» «Fortune» «Inc.» «Business Week» Bloomberg Report Tabella 6.5 www.americandemographics.com www.adage.com www.salesandmarketing.com www.fortune.com www.inc.com www.businessweek.com www.bloomberg.com Linee guida all’introduzione del questionario L’introduzione del questionario dovrebbe: • Permettere agli intervistatori di introdursi per nome e cognome. • Enunciare il nome dell’impresa di ricerca. • Indicare che il questionario introdotto è un progetto di ricerca di marketing. • Spiegare che non si tenterà di effettuare vendite. • Notare l’argomento generale di discussione (se questo è un problema in uno studio «in cieco», è accettabile un enunciato come «opinione del consumatore»). • Dichiarare la durata probabile dell’intervista. • Assicurare l’anonimato del rispondente e la con•denzialità di tutte le risposte. • Dichiarare l’onorario, se applicabile. • Rassicurare il rispondente con una dichiarazione come: «Non esistono risposte giuste o risposte sbagliate, quindi rispondete sinceramente a ciascuna domanda dopo avere riflettuto bene» (è raccomandato da molti committenti). Fonte: Riproduzione autorizzata da The Marketing Research Association, P.O. Box 230, Rocky Hill, CT 06067-0230, 860) pp. 257-408. energia elettrica, tuttavia ognuna guarda la televisione. In El Salvador il 42 per cento delle famiglie non ha accesso all’acqua potabile, ma ognuna fa il bagno. Queste statistiche illustrano alcune apparenti contraddizioni che possono emergere da una ricerca; tali contraddizioni creano problemi impegnativi e stimolanti per le imprese che effettuano marketing a livello internazionale. Risulta quindi di importanza cruciale che i ricercatori adattino alle circostanze locali le loro tattiche per generare informazioni, per poter prendere corrette decisioni di marketing in altri paesi.26 Per assicurare che le differenze globali e regionali siano affrontate in modo soddisfacente, molte imprese ricorrono ai servizi di un’impresa di ricerca con esperienza nel paese di interesse. La maggior parte delle più grandi imprese di ricerca di marketing statunitensi ottiene una quota rilevante delle sue entrate da ricerche condotte fuori degli Stati 132 PARTE TERZA Ricerca e scelta del mercato target Mercati di consumo e mercati industriali La Roadway Express si rivolge al mercato industriale, mentre la HeftyPals si rivolge al mercato di consumo. industriale per il filo conduttore resistivo. La stessa impresa acquista panni catturapolvere per spolverare gli uffici. Anche se i panni catturapolvere non sono usati direttamente nella produzione di lampade, essi sono usati nell’attività dell’impresa; perciò, questo produttore fa parte di un mercato industriale per i panni catturapolvere. Il mercato industriale è detto anche «mercato business-to-business» (mercato B2B), mercato delle imprese o mercato delle organizzazioni. Può essere denominato anche mercato dei produttori, mercato dei rivenditori (reseller), mercato delle pubbliche amministrazioni o mercato delle istituzioni, come vedremo nel Capitolo 9. Processo di scelta del mercato target Nel Capitolo 1 abbiamo detto che la prima delle due fasi di sviluppo di una strategia di marketing è la scelta di un mercato obiettivo (o mercato target). Anche se i marketing manager possono impiegare parecchi metodi per la scelta del mercato obiettivo, in genere seguono un processo a cinque sottofasi. Questo processo è illustrato nella Figura 7.1 e verrà esaminato approfonditamente in ciascuna delle sue fasi nelle sezioni successive. 1 Identificazione della strategia di targeting appropriata 2 Determinazione delle variabili di segmentazione da utilizzare Figura 7.1 Processo di selezione del mercato obiettivo (target) 3 Sviluppo dei profili dei segmenti di mercato 4 Valutazione dei segmenti di mercato rilevanti 5 Scelta di mercati obiettivo (target) specifici CAPITOLO 7 Mercati target: segmentazione e valutazione 133 ■ Fase 1: identificazione di un’appropriata strategia di targeting Un mercato obiettivo (target) è un gruppo di persone o di organizzazioni per le quali un’impresa crea e mantiene un marketing mix progettato specificamente per soddisfare i bisogni dei membri del gruppo. La strategia impiegata per scegliere un mercato obiettivo è influenzata dalle caratteristiche del mercato stesso, dagli attributi dei prodotti, e dagli obiettivi e dalle risorse dell’organizzazione. La Figura 7.2, alla pagina seguente, illustra tre differenti strategie di targeting che si rivelano fondamentali: indifferenziata, concentrata e differenziata. Strategia indifferenziata Prodotto Promozione Prezzo Distribuzione Impresa Marketing mix unico A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A Mercato obiettivo Strategia concentrata Prodotto Promozione Prezzo Distribuzione Organizzazione Marketing mix unico A A A A A A A A A A A A A A A B B B B B B B B B B B B B B B C C C C C C C C C C C C C C C Mercato obiettivo (target) Strategia differenziata Prodotto Promozione Prezzo Distribuzione Marketing mix I Prodotto Figura 7.2 Strategie di targeting Le lettere in ciascun mercato rappresentano clienti potenziali. I clienti indicati con la stessa lettera hanno caratteristiche e bisogni simili Organizzazione A A A A A A A A A A A A A A A B B B B B B B B B B B B B B B C C C C C C C C C C C C C C C Mercati obiettivo Promozione Prezzo Distribuzione Marketing mix II CAPITOLO 7 Mercati target: segmentazione e valutazione Variabili demografiche Età Sesso Gruppo etnico Reddito Livello di istruzione Occupazione Dimensione del nucleo familiare Religione Classe sociale Variabili psicografiche 137 Variabili geografiche Regione Dimensione dello stato Area urbana, suburbana, rurale Densità del mercato Dimensione della città Clima Dimensione Conformazione della contea dei rilievi Variabili comportamentali Caratteri della personalità Consumo in volume Motivazioni Utilizzo finale Stili di vita Aspettative di benefici Fedeltà alla marca Figura 7.3 Variabili di segmentazione per i mercati di consumo Sensibilità al prezzo ■ Variabili per la segmentazione dei mercati di consumo. Un marketing manager che adotta la segmentazione per raggiungere un mercato di consumo può scegliere una o più variabili di segmentazione. Come è mostrato nella Figura 7.3, le variabili di segmentazione possono essere raggruppate in quattro categorie: variabili demografiche, variabili geografiche, variabili psicografiche e variabili comportamentali. Variabili demografiche. Le caratteristiche demografiche che le imprese utilizzano comunemente nella segmentazione dei mercati comprendono l’età, il sesso, l’etnia, il reddito, il livello di istruzione, l’occupazione, la dimensione della famiglia, la religione e la classe sociale. I marketing manager ricorrono a queste caratteristiche demografiche perché esse sono spesso in stretta relazione con i bisogni e il potere d’acquisto dei clienti, e sono inoltre facilmente misurabili. L’età è la variabile utilizzata più comunemente a fini di segmentazione. Per esempio, la Toyota, sapendo che un’immagine più fresca aiuterebbe i concessionari a rivolgersi ai consumatori più giovani, ha cambiato recentemente in Netz il nome di una rete di concessionari in Giappone. Rifocalizzando i propri sforzi di vendita sugli automobilisti di entry-level e offrendo automobili di prezzo inferiore come la Hatchback bB e i modelli FunCargo, la Toyota spera di aumentare la propria quota di mercato tra i consumatori nella fascia d’età di 20-39 anni.5 Le imprese devono conoscere la distribuzione di età nella popolazione e sapere come questa varia nel tempo. Sia negli Stati Uniti che altrove ci si attende che tutti i gruppi di età inferiore ai 55 anni diminuiscano e tutti i gruppi di età superiore ai 55 anni aumentino entro il 2025. Nel 1970 l’età media dei cittadini statunitensi era di 27,9 anni; nel 2000 (anno dell’ultimo censimento) era di 35,3 anni. Il sesso è un’altra variabile demografica frequentemente utilizzata nella segmentazione dei mercati, compresi i mercati per i capi d’abbigliamento, le bevande analcoliche, i farmaci non soggetti a prescrizione medica (farmaci da banco), gli articoli per l’igiene personale, le riviste e persino le sigarette. Alcune imprese di deodoranti utilizzano la segmentazione basata sul sesso: il deodorante Secret è commercializzato specificamente per le donne, mentre il deodorante Old Spice è dedicato agli uomini. I dettaglianti di prodotti per la casa (home improvement retailer), quali Home Depot (www.homedepot.com) e Lowe’s (www.lowes.com), hanno scoperto che le donne sono responsabili di circa la metà di tutti gli acquisti effettuati nei loro punti vendita e che le donne influenzano molte altre decisioni di acquisto. Per rivolgersi a questo segmento, la Lowe’s sta operando per rendere più «women-friendly» i propri punti vendita, mentre alcuni punti vendita della Home Depot offrono reparti «do-it-yourself» riservati alle donne, reparti che hanno ricevuto un’ottima accoglienza. Anche alcuni produttori di utensili, compresa la Black & Decker (www.blackanddecker.com), si rivolgono a questo segmento di mercato con speciali annunci pubblicitari che pongono in risalto le donne «do-it-yourselfer».6 Le imprese adottano anche le caratteristiche etniche come variabili per la segmentazione dei mercati di prodotti quali cibi, musica, abbigliamento e cosmetici e per servizi quali le banche e le assicurazioni. Il caso della popolazione ispanica degli Stati 138 PARTE TERZA Ricerca e scelta del mercato target Segmentazione basata sul sesso I pattini presentati in questo catalogo sono progettati e commercializzati specificamente per le donne. Figura 7.4 Stadi del ciclo di vita della famiglia: diffusione in percentuale sul totale delle famiglie (Stati Uniti) Fonte: U.S. Bureau of the Census, Current Population Survey. 7% 8% 13% 19% 9% 10% 9% 9% 16% Uniti illustra l’importanza dell’etnia come variabile di segmentazione. Questo gruppo etnico, costituito da persone di origine messicana, cubana, portoricana, centroamericana e sudamericana, sta crescendo a una velocità pari a cinque volte quella a cui cresce la popolazione complessiva. Gli ispanici costituiscono oggi il 12,5 per cento della popolazione statunitense, un aumento del 60 per cento in soli 10 anni.7 Alla luce di questa dinamica demografica, imprese come la Campbell Soup, la Procter & Gamble e altre si sono rivolte ai consumatori di etnia ispanica, considerando attraente questo segmento per le sue dimensioni e il suo potenziale di crescita. Per esempio, la Procter & Gamble spende più di 46 milioni di dollari all’anno per promuovere i propri prodotti tra i clienti ispanici attraverso pubblicità sulle reti Univision e Telemundo.8 Gli asiatico-americani sono un altro importante segmento di mercato per molte aziende. Per esempio, la Sears (www.sears.com) modifica la propria strategia promozionale per i punti vendita ubicati in aree urbane con grandi popolazioni asiatico-americane. Questo grande retailer ha anche legato promozioni al Black History Month in febbraio e al Mexican Independence Day in settembre.9 Il reddito fornisce spesso un metodo per segmentare i mercati perché influenza fortemente i bisogni di prodotti da parte delle persone. Influenza la loro capacità d’acquisto e i loro desideri di adottare un dato stile di vita. I mercati dei prodotti segmentati in base al reddito comprendono gli articoli sportivi, le case, l’arredamento, i cosmetici, l’abbigliamento, i gioielli, gli elettrodomestici, le automobili e l’elettronica di consumo. I fattori che influenzano il reddito delle famiglie e i bisogni di prodotti comprendono lo status coniugale e la presenza e l’età di eventuali bambini. Queste caratteristiche, spesso combinate e note come ciclo di vita della famiglia, influenzano i bisogni di case, elettrodomestici, cibi e bevande, automobili e attrezzature ricreative. I cicli di vita delle famiglie possono essere suddivisi in vari modi. La Figura 7.4 mostra una suddivisione in nove categorie. La composizione della famiglia statunitense in relazione al ciclo di vita della famiglia è cambiata. La famiglia statunitense «tipica», costituita da una coppia coniugata monoreddito con figli a carico, è scesa dal 21 per cento di tutte le famiglie nel 1970 a circa il 7 per cento nel 2000, e il numero di famiglie costituite da un single o da una persona che convive con persone non imparentate è aumentato dal 23 per cento nel 1970 a circa il 38 per cento nel 2000. I single Coppie monoreddito con figli di età inferiore ai 45 anni, senza figli a carico, a carico ammontavano a soltanto il 3 per cento delle famiglie nel 1970, ma la loro percentuale è Coppie coniugate bireddito con figli a carico salita a circa il 10 per cento nel 2000. Le persone in una particolare fase del ciclo di vita Nuclei di convivenza di più membri hanno bisogni molto specifici che possono con responsabilità condivise essere soddisfatti con marketing mix progetSingle di età uguale o superiore tati in modo puntuale. a 45 anni senza figli a carico Le imprese utilizzano anche molte altre Single di età inferiore a 45 anni senza variabili demografiche. Per esempio, le case figli a carico editrici di dizionari e vocabolari segmenGenitori single tano i mercati secondo il livello di istruzione. Negli Stati Uniti alcune compagnie di Coppie coniugate di età uguale o superiore a 65 anni senza figli a carico assicurazione segmentano i mercati in base all’occupazione, rivolgendo assicurazioni Coppie coniugate di età compresa contro le malattie agli studenti universitari, tra i 45 e i 64 anni senza figli a carico e a lavoratori più giovani con piccoli datori Coppie coniugate di età inferiore di lavoro, che non provvedono alla copera 45 anni senza figli a carico tura sanitaria. CAPITOLO 7 Mercati target: segmentazione e valutazione 143 Actualizer Experiencer Achiever Maker Fulfilled Striver Believer Pattinaggio Figura 7.5 Percentuale di statunitensi adulti, classificati secondo VALS 2 Type, che hanno partecipato a un insieme predefinito di sport Fonte: Da: Rebecca Piirto Heath, You Can Buy a Thrill: Chasing the Ultimate Rush. «American Demographics», giugno 1997, pp. 47-51. Acqua-scooter Alpinismo/arrampicata Struggler 0 2 4 6 8 10 12 14 Percentuale Posizione geografica. Come abbiano notato precedentemente, la domanda di alcuni prodotti di consumo può variare notevolmente da area geografica ad area geografica a causa di differenze di clima, conformazione dei rilievi, preferenze dei clienti e altri fattori simili. Anche la domanda di prodotti industriali varia secondo la posizione geografica. Per esempio, i produttori di certi tipi di legname dividono geograficamente i propri mercati perché i bisogni dei loro clienti variano da regione a regione. La segmentazione geografica può essere particolarmente appropriata per raggiungere settori industriali concentrati in certe aree geografiche. Per esempio, negli Stati Uniti i produttori di mobili e tessili sono concentrati nel sudest. Tipo di organizzazione. Un’impresa segmenta talvolta un mercato in base ai tipi di organizzazione in quel mercato. Differenti tipi di organizzazioni richiedono spesso differenti caratteristiche dei prodotti, sistemi di distribuzione, strutture dei prezzi e strategie di vendita. Data questa variabilità, un’impresa può concentrarsi su un singolo segmento con un solo marketing mix (strategia di targeting concentrato) oppure può focalizzarsi su più gruppi con più marketing mix (strategia di targeting differenziato). Per esempio, un produttore di tappeti e moquette potrebbe segmentare i potenziali clienti in più gruppi, quali case automobilistiche, posatori di moquette in appalto (aziende specializzate nella posa in opera di moquette sui pavimenti di grandi edifici commerciali), operatori di sviluppo di grandi complessi di appartamenti, grossisti di tappeti e moquette e grandi punti vendita al dettaglio di tappeti e moquette. 146 PARTE TERZA Ricerca e scelta del mercato target Tabella 7.1 Atteggiamenti dei proprietari di cani verso i loro animali Attività Percentuale di proprietari che dichiarano di impegnarsi nell’attività Accarezzare e abbracciare il cane tutti i giorni 95 Giocare con il cane tutti i giorni 92 Portare con sé il cane in vacanza 45 Festeggiare il compleanno del cane 42 Portare con sé il cane a fare shopping o in un negozio di prodotti per animali domestici 35 Visitare strutture sanitarie o scuole portando con sé il cane 28 Portare con sé il cane nel luogo di lavoro 19 Portare con sé il cane in negozi/ ristoranti/bar (dove è permesso) 16 Fonte: Ralston Purina, riportato in In the Doghouse, «American Demographics». ■ Valutazione della concorrenza. La valutazione dei segmenti rilevanti, oltre che fondarsi su stime di vendita, si fonda sull’analisi dei concorrenti già operanti nei segmenti considerati. Senza informazioni sulla concorrenza le stime di vendita possono indurre a prendere decisioni errate. Un segmento di mercato che sembra attraente sulla base di stime di vendita può dimostrarsi molto meno attraente in seguito a una valutazione della concorrenza. Questa considerazione dovrebbe indurre a porsi parecchie domande sulla concorrenza. Quanti sono i concorrenti? Quali sono i loro punti di forza e i loro punti di debolezza? Vi sono parecchi concorrenti che hanno importanti quote di mercato e che, nel loro insieme, dominano il mercato? La nostra impresa è in grado di creare un marketing mix per competere efficacemente contro i marketing mix della concorrenza? È probabile che in questo segmento entrino nuovi concorrenti? In caso affermativo, come influenzeranno la capacità della nostra impresa di competere con successo? Le risposte a queste domande sono importanti per una valutazione corretta della concorrenza in potenziali segmenti di mercato. Per esempio, usando i dati presentati nella Tabella 7.1 un produttore di cibo per animali domestici potrebbe sviluppare un marketing mix per rivolgersi a un segmento di mercato che considera i cani come se fossero membri della famiglia. Ciononostante, l’impresa dovrebbe considerare la forza delle marche rivali, quali Purina e Iams, che si rivolgono già ai proprietari di animali domestici. ■ Stime dei costi. Essere ben informati sugli sviluppi correnti nel marketplace ha importanza cruciale quando si deve decidere quali segmenti di mercato adottare come target. Bizjournals (www.bizjournals.com) è un sito Web dove i marketing manager e gli studiosi di marketing possono ottenere notizie rilevanti sul marketplace. Il sito contiene le notizie più importanti pubblicate da decine di business journal regionali, nonché informazioni su trend e demografie settoriali. Per soddisfare i bisogni di un segmento obiettivo, un’organizzazione deve sviluppare e mantenere un marketing mix che si adegui perfettamente ai bisogni e ai desideri degli individui e delle organizzazioni in quel segmento. Sviluppare e mantenere un simile marketing mix può essere costoso. Caratteristiche distintive dei prodotti, design attraente del package, generose garanzie sui prodotti, pubblicità estensiva, offerte promozionali attraenti, prezzi competitivi e personale di servizio di alta qualità assorbono una grande quantità delle risorse di un’organizzazione. In effetti, per raggiungere certi segmenti i costi possono essere così alti che un’impresa potrebbe considerarli inaccessibili. Un secondo tipo di considerazione attinente ai costi consiste nello stabilire se l’organizzazione sia effettivamente in grado di raggiungere un segmento a costi pari o inferiori a quelli della concorrenza. Se i costi dell’impresa fossero con un’elevata probabilità più alti, essa non sarebbe in grado di competere in quel segmento nel lungo periodo. ■ Fase 5: scelta di mercati target specifici Una questione iniziale importante da prendere in considerazione nella scelta di un mercato obiettivo è stabilire se i bisogni dei clienti siano diversi in misura tale da giu- 158 PARTE QUARTA Comportamento dei clienti Possibili influenze sul processo decisionale Influenze situazionali Contesti fisici Contesti sociali Tempo Motivo dell’acquisto Stato d’animo e condizione dell’acquirente Influenze psicologiche Percezione Motivazioni Apprendimento Atteggiamenti Personalità e immagine di sé Stili di vita Influenze sociali Ruoli Famiglia Gruppi di riferimento e opinion leader Classi sociali Cultura e subculture Processo decisionale di acquisto del consumatore Riconoscimento del problema Ricerca di informazioni Valutazione di alternative Acquisto Valutazione post-acquisto Figura 8.1 Processo decisionale di acquisto del consumatore e possibili influenze sul processo La velocità con cui un consumatore riconosce un problema può essere relativamente bassa o alta. Talvolta una persona ha un problema o un bisogno di cui non è consapevole. Il personale di vendita, la pubblicità e il packaging vengono utilizzati dalle imprese per aiutare il consumatore a riconoscere e divenire consapevole di questi problemi o bisogni. Per esempio, una libreria universitaria può pubblicizzare calcolatrici programmabili sul giornale dell’università durante il periodo di inizio dei corsi. Gli studenti che vedono l’inserzione pubblicitaria possono riconoscere di avere bisogno di quella calcolatrice per svolgere i compiti assegnati nel corso seguito. ■ Ricerca di informazioni ricerca interna Ricerca di informazioni in cui gli acquirenti esplorano la propria memoria per reperirvi informazioni su prodotti che potrebbero risolvere il loro problema ricerca esterna Ricerca di informazioni in cui gli acquirenti cercano informazioni da fonti esterne Dopo avere riconosciuto il problema/bisogno, un acquirente (se prosegue il processo decisionale) cerca informazioni sul prodotto che lo aiutino a risolvere il problema o a soddisfare il bisogno. Per esempio, lo studente, dopo avere riconosciuto il bisogno di una calcolatrice programmabile, può cercare informazioni su differenti tipi e marche di calcolatrici. Nel corso del tempo acquisisce informazioni dall’ambiente circostante. L’impatto di tali informazioni dipende però da come lo studente le interpreta. Una ricerca di informazioni ha due caratterizzazioni: ricerca interna e ricerca esterna. In una ricerca interna gli acquirenti esplorano la propria memoria per reperirvi informazioni su prodotti che potrebbero risolvere il problema. Se non riescono a reperire dalla propria memoria informazioni sufficienti per prendere una decisione, cercano ulteriori informazioni da fonti esterne in una ricerca esterna. La ricerca esterna può focalizzarsi sulla comunicazione con amici o parenti, sul confronto delle marche disponibili e dei relativi prezzi, su fonti dominate dagli operatori di marketing e/o su fonti pubbliche. Per esempio, un’indagine recente indica che Internet è la fonte di informazioni preferita in assoluto tra gli acquirenti di automobili facenti parte di famiglie con accesso a Internet, specialmente per il reperimento di informazioni sui prezzi.2 I contatti personali di un individuo – amici, parenti, colleghi – sono spesso fonti influenti di informazioni perché la persona nutre nei loro confronti fiducia e rispetto. L’utilizzazione di fonti di informazioni dominate dagli operatori di marketing, quali il personale di vendita, la pubblicità, le etichette delle confezioni e le dimostrazioni e i display nel punto vendita, richiede tipicamente poco sforzo da parte del consumatore. Gli acquirenti ottengono informazioni anche da fonti pubbliche – per esempio, da rapporti della pubblica amministrazione, presentazioni sulla stampa, pubblicazioni come «Consumer Reports» e rapporti di organizzazioni che conducono test sui prodotti. I consumatori considerano spesso altamente credibili le informazioni reperite CAPITOLO 8 Pesci o uccelli? Che cosa vedete: pesci o uccelli? Fonte: Maurits Cornelius Escher (1898-1972) Cielo e acqua I (giugno 1938), xilografia. motivazione Uno stimolo interno (spinta, forza) che indirizza il comportamento di una persona verso il soddisfacimento di bisogni o il raggiungimento di scopi gerarchia dei bisogni secondo Maslow I cinque livelli di bisogni che gli esseri umani cercano di soddisfare, ordinati dal più importante al meno importante Comportamento di acquisto del consumatore 163 La seconda fase nel processo di percezione è l’organizzazione percettiva. Gli input informativi che raggiungono la consapevolezza non sono ricevuti in forma organizzata. Per generare significato, un individuo deve organizzare mentalmente e integrare nuove informazioni con quelle già immagazzinate nella memoria. Le persone impiegano più metodi per organizzare gli input informativi. Un metodo, noto come «chiusura» (closure), è impiegato quando una persona completa mentalmente gli elementi mancanti in uno schema o in un enunciato. Nel tentativo di attirare l’attenzione sulla marca pubblicizzata è possibile trarre vantaggio dalla chiusura usando immagini, suoni o enunciati incompleti nel messaggio pubblicitario. L’interpretazione, la terza fase nel processo percettivo, è l’assegnazione di significato a quanto è stato organizzato. Una persona basa l’interpretazione su quanto si aspetta o su quanto le è familiare. Per questo motivo un produttore che cambia un prodotto o il suo package deve affrontare un problema importante: quando le persone cercano il vecchio prodotto o package a loro familiare possono non riconoscere quello nuovo. Se il cambiamento di un prodotto o di un package non viene accompagnato da un programma promozionale che renda i consumatori consapevoli di questo cambiamento, l’impresa potrebbe vedere diminuire le vendite. ■ Motivazioni Una motivazione è uno stimolo interno che orienta le attività di una persona verso il soddisfacimento di bisogni o il raggiungimento di scopi. Le azioni degli acquirenti sono influenzate da un insieme di motivazioni anziché da un’unica motivazione. In un dato momento alcune delle motivazioni di una persona sono più forti di altre. Per esempio, le motivazioni di una persona a bere una tazzina di caffè sono molto più forti dopo il risveglio che immediatamente prima di coricarsi. Le motivazioni influenzano anche la direzione e l’intensità del comportamento. Alcune motivazioni possono aiutare un individuo a raggiungere i propri scopi, mentre altre creano barriere al raggiungimento degli stessi. Lo psicologo statunitense Abraham Maslow (1908-1970) propose una teoria della motivazione basata su una gerarchia dei bisogni. Secondo Maslow gli esseri umani cercano di soddisfare cinque livelli di bisogni, dai più importanti ai meno importanti, come è illustrato nella Figura 8.2. Questa sequenza è nota come gerarchia dei bisogni secondo Maslow. Dopo aver soddisfatto i bisogni a un certo livello, gli esseri umani cercano di soddisfare i bisogni ad un livello superiore nella gerarchia. Al livello base si situano i bisogni fisiologici, le necessità per la sopravvivenza quali il cibo, l’acqua, l’attività sessuale, l’abbigliamento e l’alloggio, che le persone tentano di soddisfare per prime. Le imprese che commercializzano cibi e bevande ricorrono spesso all’appeal dei bisogni fisiologici. Al livello successivo si situano i bisogni di sicurezza, che com- Bisogni di autorealizzazione Bisogni di stima Bisogni sociali Bisogni di sicurezza Bisogni fisiologici Figura 8.2 Gerarchia dei bisogni secondo Maslow CAPITOLO 8 Tabella 8.1 Comportamento di acquisto del consumatore 171 Tratti comportamentali e caratteristiche di acquisto delle classi sociali negli Stati Uniti Classe (% della popolazione) Tratti comportamentali Caratteristiche di acquisto Upper class (14 per cento); comprende la upper-upper class, la lower-upper class, la upper-middle class Hanno un reddito che varia da gruppo a gruppo, ma hanno gli stessi scopi; hanno stili di vita vari: preppy, convenzionale, intellettuale ecc.; giudicano importante l’istruzione in scuole prestigiose ubicate nel quartiere. Apprezzano i beni di elevata qualità; prediligono le marche di prestigio; acquistano prodotti che devono rispecchiare il buon gusto; investono in oggetti d’arte; spendono in viaggi, cinema e teatri, libri, tennis, golf e piscine. Middle class (32 per cento) Sono spesso impiegati; sono considerati colletti bianchi; apprezzano le buone scuole; desiderano una casa attraente in un quartiere elegante e ben mantenuto; emulano spesso la upper class; prediligono i viaggi e l’attività fisica; partecipano spesso alle attività scolastiche e sportive dei bambini. Amano gli oggetti alla moda; consultano esperti tramite libri, articoli ecc. prima di fare acquisti; spendono per esperienze che considerano utili per i figli (per esempio, soggiorni in località sciistiche, istruzione a livello universitario), pacchetti turistici, viaggi nei weekend, mobili attraenti per la casa. Working class (38 per cento) Attribuiscono grande importanza alla famiglia, specialmente per ottenerne sostegno economico ed emozionale (per esempio, suggerimenti per opportunità di lavoro, aiuto in momenti di difficoltà); sono considerati colletti blu; percepiscono buoni redditi; amano gli oggetti meccanici e le attività ricreative; godono del tempo libero dopo un intenso lavoro. Acquistano veicoli e attrezzature attinenti ad attività ricreative, al campeggio e a determinati sport; hanno un forte senso del valore; fanno shopping cercando le migliori occasioni in off-price store e discount store; acquistano attrezzature per effettuare riparazioni alle automobili; prediligono i viaggi locali e i parchi divertimento. Lower class (16 per cento) Sono spesso disoccupati a causa di situazioni fuori del loro controllo (per esempio, licenziamenti, takeover dell’impresa); possono comprendere individui a carico del servizio sociale (welfare) e senza tetto (homeless); hanno spesso forti credenze religiose; possono essere costretti a vivere in quartieri meno desiderabili; nonostante i loro problemi, sono spesso compassionevoli verso gli altri; amano le attività quotidiane quando è possibile. Acquistano la maggior parte dei prodotti per la sopravvivenza; sono capaci di convertire gli scarti recuperabili in oggetti utilizzabili. Fonte: Adattato da: Richard P. Coleman, «The Continuing Significance of Social Class to Marketing», Journal of Consumer Research, 1983, pp. 265-280. future. Sono esempi di oggetti i cibi, i mobili, gli edifici, l’abbigliamento, gli utensili e gli strumenti. I concetti comprendono l’istruzione, il benessere e le leggi. La cultura comprende anche valori fondamentali (core values) e il grado di accettabilità di un’ampia gamma di comportamenti in una società specifica. Per esempio, nella cultura occidentale ci si attende un comportamento etico sia da parte dei clienti sia da parte degli operatori economici. La cultura influenza il nostro comportamento di acquisto perché permea la nostra vita quotidiana. La nostra cultura determina ciò che indossiamo e ciò che mangiamo e dove risiediamo e viaggiamo. L’interesse della società per la salubrità dei cibi influenza gli approcci delle aziende alimentari allo sviluppo e alla promozione dei propri prodotti. La cultura influenza anche il modo in cui acquistiamo e usiamo i prodotti e la soddisfazione che ne traiamo. Quando le imprese italiane vendono i loro prodotti in altri paesi, si rendono conto dell’enorme impatto che queste differenti culture hanno sull’acquisto e sull’uso dei prodotti. Le imprese globali si rendono conto che le persone in altre regioni del mondo hanno differenti atteggiamenti, valori e bisogni, che richiedono differenti metodi per CAPITOLO 9 Mercati e comportamento d’acquisto business-to-business Tabella 9.1 Numero di imprese nei gruppi industriali, Stati Uniti Industria Numero di imprese Agricoltura, selvicoltura, pesca 117.000 Estrazione mineraria 25.000 Costruzioni 656.000 Industria manifatturiera 364.000 Trasporti, imprese di pubblici servizi 194.000 Finanza, assicurazioni, beni immobili 684.000 Servizi 615.000 Fonte: Bureau of the Census, Statistical Abstract of the United States, Washington, D.C., Government Printing Office. mercato dei rivenditori Mercato degli intermediari che comprano beni finiti e li rivendono per trarne un profitto 179 ai trasporti, alle comunicazioni Come è indicato nella Tabella 9.1, alla pagina seguente, il numero di imprese appartenente al mercato dei produttori statunitensi è enorme. Negli Stati Uniti i produttori sono concentrati geograficamente. Più della metà è localizzata in soli sette stati: New York, California, Pennsylvania, Illinois, Ohio, New Jersey e Michigan. Questa concentrazione permette alle imprese che riforniscono i mercati dei produttori di servirli più efficientemente. In certi stati la produzione in un settore industriale specifico può rappresentare una rilevante percentuale della produzione totale di quell’industria. ■ Mercato dei rivenditori I mercati dei rivenditori sono costituiti dagli intermediari, quali i grossisti e i dettaglianti, che acquistano beni finiti e li rivendono per trarne un profitto. Se si trascura l’effettuazione di trasformazioni di secondaria importanza, i rivenditori non modificano le caratteristiche fisiche dei prodotti che rivendono. Con l’eccezione dei beni che i produttori vendono direttamente ai consumatori, tutti i prodotti venduti nei mercati di consumo vengono prima ceduti ai mercati dei rivenditori, costituiti da grossisti e dettaglianti. I grossisti acquistano prodotti da rivendere ai dettaglianti (retailer), ad altri grossisti, ai produttori, alle pubbliche amministrazioni e alle istituzioni. Dei 453.000 grossisti esistenti negli Stati Uniti, una grande percentuale è localizzata nello stato di New York, in California, nel Texas, nell’Ohio, in Pennsylvania e nel New Jersey.2 Anche se alcuni prodotti sono venduti direttamente ai consumatori finali, alcuni produttori vendono i propri prodotti ad altre imprese operanti nel sistema di distribuzione. I dettaglianti acquistano prodotti e li rivendono a consumatori finali. Negli Stati Uniti esistono circa 1,1 milioni di dettaglianti, che danno lavoro a più di 14 milioni di persone e generano più di 2500 miliardi di dollari di fatturato annuo.3 Alcuni dettaglianti mettono in vendita numerosi prodotti. I supermarket possono metterne in vendita fino a 30.000 diversi. Nei piccoli punti vendita al dettaglio in proprio, i proprietari o i manager prendono decisioni relative agli acquisti. Quando prendono decisioni di questo tipo, i rivenditori considerano vari fattori. Valutano il livello di domanda di un prodotto per determinare in quale quantità e a quali prezzi il prodotto può essere rivenduto. I dettaglianti valutano la quantità di spazio necessaria per mettere in vendita un prodotto rispetto al suo profitto potenziale. In realtà, talvolta valutano i prodotti sulla base delle vendite per unità di area della superficie di vendita. Poiché i clienti ricorrono spesso a rivenditori per disporre dei prodotti quando si rendono necessari, i rivenditori apprezzano tipicamente la capacità di un fornitore di far giungere quantità adeguate quando e dove sono desiderate. I rivenditori tengono conto anche della facilità di esecuzione degli ordini, della disponibilità di assistenza tecnica e di programmi di formazione da parte del produttore. Questi tipi di interessi distinguono i mercati dei rivenditori dagli altri mercati. Rivolgersi ai mercati dei produttori La Baldor commercializza prodotti a imprese che verrebbero considerate come mercati dei produttori. 188 PARTE QUARTA Comportamento dei clienti Influenze possibili sul processo decisionale Fattori ambientali Fattori competitivi Fattori economici Forze politiche Forze legali e regolamentative Cambiamenti tecnologici Considerazioni socioculturali Fattori organizzativi Obiettivi Politiche d’acquisto Risorse Struttura del centro acquisti Fattori interpersonali Cooperazione Conflitto Relazioni di potere Fattori individuali Età Livello di istruzione Personalità Titolarità Posizione nell’organizzazione Processo decisionale d’acquisto degli acquirenti business (delle organizzazioni) Riconoscimento del problema Sviluppo di specifiche del prodotto per risolvere il problema Ricerca e valutazione di possibili prodotti e fornitori Scelta del prodotto e del fornitore e ordinazione del prodotto Valutazione delle performance del prodotto e del fornitore Figura 9.1 Processo decisionale d’acquisto degli acquirenti industriali e fattori che lo possono influenzare analisi del valore Valutazione di ciascuna componente di un acquisto potenziale analisi del fornitore Valutazione sistematica formale dei fornitori esistenti e di quelli potenziali approvvigionamento multiplo (multiple sourcing) Decisione di un’organizzazione di ricorrere a più fornitori approvvigionamento unico (single sourcing) Decisione di un’organizzazione di ricorrere a un solo un fornitore La seconda fase del processo, lo sviluppo di specifiche del prodotto, richiede che i membri del centro acquisti valutino il problema o il bisogno e determinino che cosa sia necessario per risolverlo o soddisfarlo. Durante questa fase gli utilizzatori e gli influenzatori, quali gli ingegneri, forniscono spesso informazioni e consigli per lo sviluppo di specifiche del prodotto. L’organizzazione, valutando e descrivendo i bisogni, dovrebbe essere in grado di stabilire specifiche del prodotto. La ricerca e la valutazione di prodotti e di fornitori potenziali costituiscono la terza fase nel processo decisionale. Le attività di ricerca possono implicare l’esame dei file aziendali e delle directory commerciali, il contatto con i fornitori per ottenere informazioni, la sollecitazione di proposte da fornitori noti e l’esame di siti Web, cataloghi e pubblicazioni commerciali. Per facilitare la ricerca di venditori, alcune organizzazioni, come la Wal-Mart, pubblicizzano il proprio desiderio di formare partnership con tipi specifici di fornitori, come quelli di proprietà di donne o di gruppi di minoranza. Durante questa fase alcune organizzazioni si impegnano nell’analisi del valore, una valutazione di ciascuna componente di un acquisto potenziale. L’analisi del valore esamina la qualità, i design, i materiali e la riduzione o l’eliminazione di componenti possibili per acquistare il prodotto a un miglior rapporto qualità/prezzo. Si valutano i prodotti per accertarsi che soddisfino o superino le specifiche del prodotto sviluppate nella seconda fase. I fornitori sono giudicati generalmente secondo molteplici criteri. Alcune imprese impiegano l’analisi del fornitore, una valutazione sistematica formale dei fornitori esistenti e potenziali, focalizzata su caratteristiche quali il prezzo, la qualità del prodotto, il servizio di consegna, la disponibilità del prodotto e l’affidabilità complessiva. Alcuni fornitori possono essere considerati inaccettabili perché non sono grandi a sufficienza per fornire le quantità necessarie. Altri possono essere esclusi perché hanno fatto registrare consegna e servizio mediocri. Accade talvolta che il prodotto non sia disponibile presso alcun fornitore esistente; in tal caso l’acquirente deve trovare un’impresa innovativa, quale la 3M, per progettare e fabbricare il prodotto. I risultati delle deliberazioni e delle valutazioni nella terza fase sono usati nella quarta fase per scegliere il prodotto da acquistare e il fornitore da cui acquistarlo. In alcuni casi l’acquirente sceglie e ricorre a più fornitori, un processo noto come approvvigionamento multiplo (multiple sourcing). In altri casi viene scelto un solo fornitore, una situazione nota come approvvigionamento unico (single sourcing). Negli Stati Uniti, alle imprese con contratti con l’amministrazione federale si richiede di avere più fonti di approvvigionamento di un bene o servizio. Un tempo l’approvvigionamento CAPITOLO 9 Tabella 9.2 Mercati e comportamento d’acquisto business-to-business 191 Confronto tra SIC System e NAICS per produttori di mezzi magnetici e ottici Gerarchia SIC Gerarchia NAICS Division D Industria manifatturiera Sector 31-33 Industria manifatturiera Major Group 36 Produttori di apparecchi elettronici e altri apparecchi elettrici, eccettuati i computer Subsector 334 Produzione di computer e apparecchi elettronici Industry Subgroup 369 Produttori di macchine elettriche, apparecchiature e forniture varie Industry Group 3346 Produzione e riproduzione di mezzi ottici Detailed Industry 3695 Produttori di mezzi di registrazione magnetici e ottici Industry 33461 Produzione e riproduzione di mezzi magnetici e ottici US Industry 334611 Riproduzione di software specifico per gli USA North American Industry Classification System (NAICS) Sistema di classificazione industriale che genererà statistiche confrontabili fra Stati Uniti, Canada e Messico per generare statistiche confrontabili fra di loro. La classificazione NAICS si basa sui tipi di attività produttive eseguite.14 Il NAICS è simile al sistema International Standard Industrial Classification* (ISIC) usato in Europa e in molti altri paesi del mondo. Mentre il sistema SIC suddivide l’attività industriale in 10 settori, il NAICS la divide in 20 settori. Il NAICS contiene 1172 classificazioni industriali, rispetto alle 1004 del sistema SIC. Il NAICS è più ampio e sarà ulteriormente aggiornato. Tutti e tre i paesi hanno concordato di aggiornarlo ogni 5 anni. Inoltre, il NAICS fornirà una quantità molto maggiore di informazioni sulle industrie dei servizi e dei prodotti high-tech. Un confronto fra il sistema SIC e il NAICS è presentato nella Tabella 9.2. Nei prossimi 5 anni tutti e tre i paesi del NAFTA passeranno dai sistemi di classificazione industriale usati precedentemente al NAICS. Anche in Italia, l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT, www.istat.it) ha recentemente predisposto una nuova classificazione delle attività economiche denominata ATECO 2002. Essa è la versione nazionale della classificazione NACE definita in ambito europeo. I sistemi di classificazione industriale sono strumenti pronti all’uso che permettono alle imprese industriali di suddividere le organizzazioni in gruppi sulla base principalmente dei tipi di beni e servizi forniti. Anche se un sistema di classificazione industriale è uno strumento di segmentazione, esso trova il suo impiego più appropriato in associazione ad altri tipi di dati per determinare esattamente quanti e quali clienti un’impresa BtoB sia in grado di raggiungere. Un’impresa industriale può adottare più approcci per determinare le identità e le localizzazioni delle organizzazioni in specifici gruppi di classificazione industriale. Un approccio seguito negli Stati Uniti è l’utilizzo di directory degli stati o directory industriali commerciali, quali lo Standard & Poor Register of Corporations, Directors and Executives della Standard & Poor Corporation e il Million Dollar Directory della Dun & Bradstreet. Queste fonti contengono informazioni su un’impresa, quali il nome, la classificazione industriale, l’indirizzo, il numero telefonico e il fatturato annuo. Consultando una o più di queste fonti di informazioni, le imprese isolano clienti business con numeri di classificazione industriale, determinano le loro localizzazioni e sviluppano elenchi di clienti potenziali secondo l’area geografica desiderata. Un approccio più comodo, benché più costoso, è usare un data service commerciale. Per esempio, la Dun & Bradstreet (www.dnb.com) è in grado di fornire un elenco di organizzazioni che rientrano in un particolare gruppo della classificazione industriale. Per ciascuna impresa che compare nell’elenco, la Dun & Bradstreet fornisce il nome, la localizzazione, il volume di vendite, il numero di dipendenti, il tipo di prodotti trattati, i nomi * Classificazione Industriale Standard Internazionale. 202 PARTE QUINTA Decisioni sui prodotti Profondità Detergenti per bucato Ivory Snow 1930 Dreft 1933 Tide 1946 Cheer 1950 Bold 1965 Gain 1966 Era 1972 Febreze Clean Wash 2000 Dentifrici Gleem 1952 Crest 1955 Saponette Deodoranti Shampoo Ivory 1879 Camay 1926 Zest 1952 Safeguard 1963 Oil of Olay 1993 Old Spice 1948 Secret 1956 Sure 1972 Pantene 1947 Head & Shoulders 1961 Vidal Sassoon 1974 Pert Plus 1979 Ivory 1983 Physique 2000 Fazzoletti/ asciugamani Charmin 1928 Puffs 1960 Bounty 1965 Kids’ Fresh Wipes 1998 Ampiezza Figura 10.1 I concetti di ampiezza e di profondità del mix di prodotti (product mix) applicati a prodotti scelti della Procter & Gamble commercializzati negli Stati Uniti Fonte: The Procter & Gamble Company. ciclo di vita del prodotto Il procedere di un prodotto attraverso quattro fasi: introduzione, crescita, maturità e declino fase di introduzione La fase iniziale del ciclo di vita di un prodotto – la sua prima comparsa nel marketplace – nella quale le vendite partono da zero e i profitti sono negativi liminazione di un prodotto siano effettuate in tempi e modi appropriati. I marketing manager, comprendendo il pattern tipico del ciclo di vita, sono in grado di mantenere mix di prodotti redditizi. ■ Introduzione La fase di introduzione del ciclo di vita di un prodotto comincia con la sua prima comparsa nel mercato. I profitti sono negativi perché le entrate iniziali sono basse e l’impresa generalmente deve coprire ingenti spese per lo sviluppo, la promozione e la distribuzione del prodotto. Si noti nella Figura 10.2 che le vendite dovrebbero salire partendo da zero, e anche che i profitti dovrebbero salire partendo da una posizione in cui sono negativi a causa di spese elevate. Gli acquirenti potenziali devono essere resi consapevoli delle caratteristiche, degli usi e dei vantaggi del nuovo prodotto. A questo punto possono sorgere due difficoltà. In primo luogo, i venditori possono essere privi delle risorse, della conoscenza tecnologica e del know-how di marketing per lanciare con successo il prodotto. Però, anche gli imprenditori privi di grandi budget sono in grado di attrarre l’attenzione, per esempio distribuendo campioni gratuiti come fa la Essence of Vali (www.essenceofvali.com) con i propri prodotti per aromaterapia. Un’altra tecnica è acquisire visibilità attraverso la presenza nei media, il modo in cui spesso vengono lanciati libri o film comparendo come ospiti in vari show televisivi.5 In secondo luogo, il prezzo iniziale del prodotto può essere elevato per recuperare gli alti costi di ricerca di marketing o di sviluppo. Date queste difficoltà, non sorprende che molti prodotti non vadano mai oltre la fase di introduzione. La maggior parte dei nuovi prodotti decolla lentamente e raramente genera un fatturato sufficiente per procurare profitti immediati. Via via che gli acquirenti imparano a conoscere il nuovo prodotto, i marketing manager dovrebbero Fase di introduzione La Johnson & Johnson (www.jnj.com) promuove l’introduzione del suo filo interdentale. CAPITOLO 10 Fase di introduzione Concetti di prodotto, branding e packaging Fase di crescita Fase di maturità 203 Fase di declino Dollari Fatturato del settore Profitti del settore 0 Figura 10.2 Le quattro fasi del ciclo di vita del prodotto Tempo essere pronti a individuare i punti di debolezza del prodotto stesso e ad apportare rapidamente correzioni per impedirne l’eliminazione prematura. Quando la curva di vendita sale, viene raggiunto il punto di pareggio (breakeven point), nel mercato entrano concorrenti e comincia la fase di crescita. ■ Crescita fase di crescita La fase del ciclo di vita di un prodotto nella quale le vendite aumentano rapidamente e i profitti raggiungono un massimo (picco) e poi cominciano a diminuire Durante la fase di crescita le vendite aumentano rapidamente, i profitti raggiungono un massimo (picco) e poi cominciano a diminuire (vedi Figura 10.2). La fase di crescita ha importanza critica per la sopravvivenza di un prodotto perché le reazioni della concorrenza al suo successo durante questo periodo ne influenzeranno l’attesa di vita (life expectancy). I profitti cominciano a diminuire verso la fine della fase di crescita, via via che aumenta il numero di concorrenti che entrano nel mercato facendo diminuire i prezzi. Man mano che le vendite aumentano, il management deve sostenere la loro accelerazione adattando la strategia di marketing. Lo scopo è stabilire e rafforzare la posizione del prodotto nel mercato promuovendo la fedeltà alla marca. Per ottenere una maggiore penetrazione di mercato si deve usare più intensamente la segmentazione, e ciò richiede lo sviluppo di varianti del prodotto per soddisfare i bisogni delle persone in differenti segmenti del mercato. Per esempio, la Palm (www.palm.com) commercializza molte versioni del proprio PDA (personal digital assistant, assistente digitale personale), nonché dei relativi software e accessori, per soddisfare differenti gruppi di clienti. I marketing manager dovrebbero anche analizzare le posizioni dei prodotti delle marche concorrenti rispetto alle proprie marche e compiere azioni correttive, se necessarie. Via via che il volume di vendite aumenta, le efficienze nella produzione possono fare diminuire i costi, offrendo così un’opportunità per diminuire i prezzi. Per esempio, quando furono introdotti inizialmente sistemi di navigazione satellitare per automobile, il prezzo era di 5000 dollari o più. Quando la domanda salì rapidamente, i produttori furono in grado di sfruttare le economie di scala per ridurre i costi di produzione e abbassare i prezzi a meno di 2000 dollari nel giro di pochi anni.6 Se le riduzioni dei prezzi sono fattibili, esse possono aiutare una marca a conquistare quota di mercato e a scoraggiare nuovi concorrenti dall’entrare nel mercato. Le carenze nella copertura geografica del mercato dovrebbero essere colmate durante la fase di crescita. Man mano che un prodotto conquista il favore del mercato, generalmente diventa più facile ottenere nuovi punti di distribuzione. Le spese in promozione possono essere lievemente inferiori rispetto alla fase di introduzione, ma sono ancora piuttosto elevate. Via via che le vendite aumentano, i costi di promozione dovrebbero diminuire come percentuale del fatturato totale. I messaggi pubblicitari dovrebbero porre in risalto i benefici della marca. Per aumentare la quota di mercato si possono usare coupon e campioni gratuiti. 206 PARTE QUINTA Decisioni sui prodotti Processo di adozione del prodotto processo di adozione di un prodotto Le fasi che un acquirente percorre nell’accettazione di un prodotto: consapevolezza, interesse, valutazione, sperimentazione e adozione L’accettazione di nuovi prodotti – specialmente quelli totalmente innovativi (new-tothe-world) – di solito non avviene dalla sera al mattino. In realtà può richiedere molto tempo. Le persone sono talvolta caute o persino scettiche riguardo all’adozione di nuovi prodotti, come è indicato da alcune delle osservazioni riportate nella Tabella 10.1. I clienti che eventualmente accettano il nuovo prodotto, lo fanno attraversando un tipico processo di adozione. Le fasi del processo di adozione di un prodotto sono le seguenti: 1. Consapevolezza (awareness): l’acquirente diventa consapevole dell’esistenza del prodotto. 2. Interesse: l’acquirente cerca informazioni e si dedica alla comprensione del prodotto. 3. Valutazione: l’acquirente prende in considerazione i benefici del prodotto e decide se sperimentarlo. 4. Prova: l’acquirente esamina, prova o sperimenta il prodotto per determinare se soddisfi i propri bisogni. La Product Development & Management Association (PDMA), fondata nel 1976, è un’organizzazione non-profit di product developer (sviluppatori di prodotto), accademici e fornitori di servizi che si propone di sostenere la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti. La PDMA sponsorizza una conferenza internazionale annuale sullo sviluppo di nuovi prodotti, ponendo in risalto la ricerca accademica più recente, e offre ai membri parecchie pubblicazioni dedicate all’innovazione del prodotto. Molte di queste pubblicazioni e altre informazioni attinenti allo sviluppo e alla gestione di nuovi prodotti sono disponibili nel sito Web dell’organizzazione: www.pdma.org. 5. Adozione: l’acquirente acquista il prodotto e potrà riacquistarlo quando si ripresenterà il bisogno soddisfatto da questo prodotto.10 Nella prima fase, in cui gli individui diventano consapevoli dell’esistenza del prodotto, essi hanno scarse informazioni su di esso e non si preoccupano di ottenerne altre. I consumatori entrano nella fase di interesse quando sono motivati ad acquisire notizie sulle caratteristiche, sugli usi, sui vantaggi, sugli svantaggi, sul prezzo o sulla localizza- Tabella 10.1 La maggior parte delle nuove idee ha i loro scettici «Penso che ci sia un mercato mondiale forse per cinque computer.» Thomas Watson, presidente della IBM, 1943 «Questo “telefono” ha troppi inconvenienti per essere preso in seria considerazione come mezzo di comunicazione. Il dispositivo è intrinsecamente privo di valore per noi.» Promemoria interno della Western Union, 1876 «La scatola musicale senza fili è priva di valore commerciale immaginabile. Chi pagherebbe per un messaggio inviato a nessuno in particolare?» Soci di David Sarnoff in risposta alle sue sollecitazioni di investimenti nella radio negli anni Venti del secolo scorso «Il concetto è interessante e ben formato, però, per fruttare più di un 18, l’idea deve essere fattibile.» Un professore di management della Yale University in risposta a un paper di Fred Smith in cui questi proponeva un servizio affidabile di recapito in ventiquattrore (Smith avrebbe fondato la Federal Express Corp.) «Chi diavolo vuole sentire parlare gli attori?» H.M. Warner, Warner Brothers, 1927 «Un negozio di biscotti è una cattiva idea. Inoltre, i rapporti della ricerca di mercato dicono che l’America ama i biscotti friabili, non i biscotti molli, difffcili da masticare, che fate voi.» Risposta di Banker all’idea di Debbie Field di avviare i Mrs. Fields’ Cookies «Non ci piace la loro sonorità, e la musica con le chitarre è in via di estinzione.» Decca Recording Co, nel rifiutare i Beatles, 1962 CAPITOLO 10 Concetti di prodotto, branding e packaging 207 Stimolare la sperimentazione del prodotto Il produttore del deodorante Dove Silk offre gratuitamente la propria linea di prodotti con l’acquisto di un rasoio Schick Silk Effects Plus per rendere gratuita e conveniente la sperimentazione del prodotto. innovatori I primi adottanti di un nuovo prodotto adottanti iniziali Attenti acquirenti di nuovi prodotti maggioranza anticipatrice Le persone che adottano nuovi prodotti immediatamente prima che lo faccia la persona media maggioranza ritardataria Persone scettiche che adottano un nuovo prodotto solo quando percepiscono che è necessario farlo zione del prodotto. Durante la fase di valutazione gli individui considerano se il prodotto soddisferà certi criteri cruciali per il soddisfacimento di bisogni specifici. Nella fase di sperimentazione usano o sperimentano il prodotto per la prima volta, forse acquistandone una piccola quantità, sfruttando campioni gratuiti o prendendo a prestito il prodotto da qualcuno. Gli individui entrano nella fase di adozione scegliendo un prodotto specifico quando hanno bisogno di un prodotto del tipo generale. L’entrata nel processo di adozione non significa che la persona finirà per adottare il nuovo prodotto. Il rifiuto del prodotto può avvenire in qualsiasi fase, compresa la fase di adozione. Sia l’adozione del prodotto sia il suo rifiuto possono essere temporanei o permanenti. Quando un’organizzazione introduce un nuovo prodotto, le persone non iniziano simultaneamente il processo di adozione, né lo percorrono alla stessa velocità. Tra le persone che finiscono per adottare il prodotto, alcune entrano nel processo di adozione piuttosto rapidamente, mentre altre cominciano molto più tardi. Per la maggior parte dei prodotti esiste anche un gruppo di non adottanti che non iniziano mai il processo. A seconda dell’intervallo di tempo che impiegano per adottare un nuovo prodotto, i consumatori rientrano in una delle cinque categorie principali di adottanti: innovatori, adottanti iniziali, maggioranza anticipatrice, maggioranza ritardataria e ritardatari.11 La Figura 10.3, alla pagina seguente, illustra ciascuna categoria di adottanti e la percentuale di adottanti totali che rappresenta tipicamente. Gli innovatori sono i primi ad adottare nuovi prodotti; provano piacere a sperimentarli e tendono a essere audaci. Gli adottanti iniziali scelgono accuratamente i nuovi prodotti e sono visti come «quelli a cui chiedere» dalle persone nelle restanti categorie di adottanti. Le persone nella maggioranza anticipatrice adottano il prodotto immediatamente prima che lo faccia la persona media; sono prudenti e caute nello sperimentare nuovi prodotti. Gli individui nella maggioranza ritardataria sono piuttosto scettici, ma finiscono per adottare un prodotto a causa della necessità economica o della pressione sociale. I ritardatari, ovvero gli ultimi ad adottare un nuovo Figura 10.3 Distribuzione delle categorie di adottanti di un nuovo prodotto Innovatori 2,5% Adottanti iniziali 13,5% Maggioranza anticipatrice 34% Maggioranza ritardataria 34% Ritardatari 16% Fonte: Riproduzione autorizzata da The Free Press, un imprint del Simon & Schuster Publishing Group, da: Everett M.Rogers, Diffusion of Innovations, 4a edizione. CAPITOLO 10 Concetti di prodotto, branding e packaging 209 La sfida del branding Lo sviluppo della fedeltà alla marca per prodotti come quelli agricoli può essere stimolante perché i clienti spesso possono giudicare da soli la qualità del prodotto. Il nome Del Monte (www. delmonte.com), è usato dall’azienda per convincere i clienti della qualità dei prodotti. ■ Brand equity brand equity Il valore di marketing e finanziario associato alla forza di una marca in un mercato fedeltà alla marca L’atteggiamento favorevole di un cliente verso una marca specifica riconoscimento della marca La consapevolezza, da parte di un cliente, dell’esistenza di una marca e del fatto che è un acquisto alternativo se la marca preferita non è disponibile e se le altre marche disponibili non sono familiari Una marca ben gestita è un asset per un’organizzazione. Il valore di questo asset è detto brand equity. La brand equity (valore della marca) è il valore di marketing e finanziario associato alla forza di una marca in un mercato. Oltre agli effettivi asset proprietari della marca, quali brevetti e marchi, alla base della brand equity stanno quattro elementi principali: la consapevolezza (awareness) del nome della marca, la fedeltà alla marca, la qualità percepita della marca e le associazioni di marca (vedi Figura 10.4).15 Essere consapevoli di una marca determina familiarità, la quale, a sua volta, determina un livello di comfort associato alla marca. Una marca familiare ha una probabilità molto maggiore di essere scelta perché considerata spesso più affidabile e di qualità più accettabile. La marca familiare tende a essere nell’insieme presa in considerazione da un cliente, mentre la marca non familiare no. La fedeltà alla marca (brand loyalty) è l’atteggiamento favorevole di un cliente verso una marca specifica. Se la fedeltà alla marca è sufficientemente elevata, i clienti possono continuare ad acquistare questa marca quando hanno bisogno di un prodotto in quella categoria. Lo sviluppo della fedeltà alla marca in un cliente riduce i suoi rischi e abbrevia il tempo dedicato all’acquisto del prodotto. Il grado di fedeltà alla marca per i prodotti, comunque, varia da categoria a categoria. Sviluppare la fedeltà alla marca per alcuni prodotti come le banane è impegnativo e stimolante perché i clienti sono in grado di giudicare la qualità di questi prodotti e non devono necessariamente fare riferimento a una marca come indice di qualità. La fedeltà alla marca varia anche da paese a paese: i clienti francesi, tedeschi e britannici tendono a essere meno fedeli alla marca rispetto ai clienti statunitensi. Esisono tre gradi di fedeltà alla marca: riconoscimento della marca (brand recognition), preferenza della marca (brand preference) e perseveranza sulla marca (brand insistence). Il riconoscimento della marca (brand recognition) ha luogo quando un cli- Consapevolezza del nome di marca Fedeltà alla marca Brand equity Percezione della qualità della marca Associazioni di marca Figura 10.4 Elementi principali della brand equity Fonte: Adattato, con autorizzazione di The Free Press, un imprint di Simon & Schuster Publishing Group, dall’originale in: David A. Aaker, Managing Brand Equity: Capitalizing on the Value of a Brand Name. 210 PARTE QUINTA Decisioni sui prodotti Tabella 10.2 Le dieci marche leader mondiali con il più alto valore economico Marca Valore della marca (miliardi di dollari) Coca-Cola 68,9 Microsoft 65,1 IBM 52,8 GE 42,4 Nokia 35,0 Intel 34,7 Disney 32,6 Ford 30,1 McDonald’s 25,3 AT&T 22,8 Fonte: World’s Most Valuable Brands Ranked by Interbrand, 2001, www.brandchannel.com/images/home/ ranking_methodology. preferenza di marca Il grado di fedeltà alla marca in cui un cliente preferisce definitivamente una marca alle offerte concorrenti e acquisterà questa marca se essa è disponibile perseveranza sulla marca Il grado di fedeltà alla marca in cui un cliente preferisce fortemente una marca specifica, non accetterà alcuna marca sostitutiva e sarà disposto a spendere molto tempo e sforzo per acquisire quella marca marca del produttore (manufacturer brand) Marca che è lanciata da produttori e assicura che i produttori siano identificati con i propri prodotti al momento dell’acquisto marca commerciale Marca che è lanciata ed è di proprietà del canale: grossisti o dettaglianti. È detta anche marca del distributore o del rivenditore (dealer brand), marca del punto vendita (store brand), marca privata (private brand) ente è consapevole dell’esistenza della marca e la considera come un acquisto alternativo se la marca preferita non è disponibile e se le altre marche disponibili non sono familiari. È la forma meno forte di fedeltà alla marca. È chiaro che il termine fedeltà viene usato qui in senso molto lato. La preferenza per la marca (brand preference) è un grado più forte di fedeltà: un cliente preferisce definitivamente una marca alle offerte concorrenti e acquisterà questa marca se è disponibile. Se la marca non è disponibile, tuttavia, il cliente accetterà una marca sostitutiva invece di compiere sforzi supplementari per trovare e acquistare la marca preferita. Nei casi di perseveranza sulla marca (brand insistence) un cliente preferisce fortemente una marca specifica, non accetterà alcuna marca sostitutiva e sarà disposto a spendere molto tempo e sforzo per acquisire quella marca. Se un cliente che insiste su una marca specifica si reca in un punto vendita e trova che la marca preferita non è disponibile, cercherà la marca altrove invece di cercare una marca sostitutiva. La perseveranza sulla marca è il grado più forte di fedeltà: è il sogno di un brand manager. È, tuttavia, il tipo meno comune di fedeltà alla marca. La fedeltà alla marca è una componente importante della brand equity perché riduce la vulnerabilità di una marca alle azioni della concorrenza. La fedeltà alla marca permette a un’organizzazione di mantenere i clienti e di evitare di spendere enormi risorse per acquisirne di nuovi. I clienti fedeli assicurano visibilità di marca (brand visibility) e rassicurano i potenziali nuovi clienti. E, poiché i clienti si aspettano che le marche che preferiscono siano disponibili quando e dove fanno shopping, i punti vendita al dettaglio si sforzano di disporre delle marche che sanno essere cercate dai loro clienti forti. I clienti associano una particolare marca a un certo livello di qualità complessiva. Un nome di marca può essere usato come sostituto del giudizio di qualità effettivo. In molti casi i clienti non sono in grado di giudicare concretamente essi stessi la qualità del prodotto e devono fare affidamento sulla marca come indicatore di qualità. L’alta qualità percepita di una marca aiuta a sostenere un premium price, permettendo così a un marketing manager di evitare un’accanita concorrenza basata sul prezzo. Inoltre, la percezione favorevole della qualità di una marca può facilitare l’introduzione di brand extension (estensione di marca): l’elevata considerazione per la marca potrebbe infatti tradursi in un’alta considerazione per i prodotti correlati. L’insieme di associazioni collegate a una marca è un’altra componente essenziale della brand equity. Un marketing manager opera talvolta per associare a una specifica marca un particolare stile di vita o, in alcuni casi, un certo tipo di personalità. Per esempio, i clienti associano i pneumatici Michelin alla protezione dei membri della famiglia; un diamante De Beers a una relazione amorosa durevole («un diamante è per sempre»); e una bevanda della Dr Pepper a un sapore unico. Questi tipi di associazioni di marca danno un notevole contributo alla brand equity. Le associazioni di marca sono talvolta facilitate dall’impiego di trade character, ovvero personaggi come l’ippopotamo della Pampers, il clown della Mc Donald’s o l’omino coi baffi della Bialetti. L’inserimento dei trade character in annunci pubblicitari e nei package aiuta i consumatori ad associare la comunicazione e le confezioni alle marche. La brand equity, pur essendo difficile da misurare, rappresenta il valore di una marca per un’organizzazione. La Tabella 10.2 elenca le dieci marche leader mondiali con il più alto valore economico. Ogni impresa che sia titolare di una delle marche elencate nella Tabella 10.2 concorderebbe che il valore economico di quella marca è probabilmente il più grande asset di proprietà dell’organizzazione. ■ Tipi di marche Esistono tre categorie di marche: marche del produttore, marche commerciali e marche generiche. Le marche del produttore (manufacturer brand) sono lanciate da produttori e assicurano che questi siano identificati con i propri prodotti al momento dell’acquisto; esempi sono Pirelli, Compaq Computer o Levi’s jeans. Una marca del produttore richiede generalmente che il produttore sia coinvolto nella distribuzione, nella promozione e, in una certa misura, nelle decisioni di pricing. Una marca commerciale (private distributor brand) è lanciata ed è di proprietà del canale: grossisti o dettaglianti. La principale caratteristica delle marche commerciali è il fatto che i produttori non sono identificati con i prodotti. I dettaglianti e i grossisti usano le marche commerciali per sviluppare una promozione più efficiente, generare CAPITOLO 11 Generazione delle idee Selezione delle idee generate Test del concept di prodotto Business analysis Sviluppo del prodotto Test di mercato Commercializzazione Figura 1.1 Fasi dello sviluppo di un nuovo prodotto processo di sviluppo di un nuovo prodotto Processo di introduzione di un prodotto che si svolge in sette fasi: (1) generazione delle idee, (2) selezione (screening) delle idee generate, (3) test del concetto di prodotto (concept testing), (4) business analysis, (5) sviluppo del prodotto, (6) test di mercato e (7) commercializzazione generazione delle idee Fase dello sviluppo di un nuovo prodotto nella quale si ricercano idee che aiutino a raggiungere obiettivi Sviluppo e gestione di beni e servizi 225 Il termine nuovo prodotto può avere più di un significato. Un prodotto veramente nuovo offre di fatto nuovi benefici. Ma anche prodotti che sono diversi e significativamente migliori sono spesso considerati come nuovi prodotti. I seguenti casi rappresentano alcune tra le principali innovazioni di prodotto negli ultimi 30 anni: Post-it Notes, macchina per fax, telefono cellulare, personal computer (PC), PDA (personal digital assistant, assistente digitale personale), rasoio monouso, Caller ID (identificativo del chiamante) e DVD (digital versatile disc). In primo luogo, dunque, un nuovo prodotto può essere considerato come un prodotto innovativo che non è mai stato venduto da alcuna impresa, come la fotocamera/videocamera digitale quando è stata introdotta per la prima volta. Un prodotto radicalmente nuovo implica un processo di sviluppo complesso, comprendete un’ampia business analysis (analisi di business) per determinare la possibilità di successo.6 Tuttavia, nuovo prodotto può essere considerato anche un prodotto che una data impresa non ha commercializzato precedentemente, anche se prodotti simili, come la Crayola School Glue, potevano essere messi a disposizione da altre aziende. Infine, un prodotto può essere considerato come un nuovo prodotto anche quando si tratta di un prodotto già esistente su un dato mercato e viene trasferito su uno o più nuovi mercati. Per esempio, il SUV Saturn VUE, già diffuso negli Stati Uniti, è stato considerato un prodotto nuovo quando è stato commercializzato in Giappone. Un prodotto, prima di essere introdotto sul mercato, attraversa le sette fasi del processo di sviluppo di un nuovo prodotto indicate nella Figura 11.1: (1) generazione delle idee; (2) selezione (screening) delle idee generate; (3) test del concept di prodotto; (4) business; analysis; (5) sviluppo del prodotto; (6) test marketing e (7) commercializzazione. Un prodotto può essere ritirato dal mercato in una qualsiasi fase di sviluppo. In questa sezione considereremo il processo attraverso il quale vengono sviluppati nuovi prodotti, a partire dalla fase di generazione delle idee, sino ad arrivare alla commercializzazione. ■ Generazione delle idee Le imprese e le altre organizzazioni cercano di formulare idee di prodotto che le supportino nel raggiungere i propri obiettivi. Questa attività è la generazione delle idee. Il fatto che soltanto alcune idee siano sufficientemente valide per conseguire il successo commerciale sottolinea la difficoltà del compito. Anche se alcune imprese giungono a un’idea di prodotto quasi per caso, le imprese che mirano a gestire efficacemente il mix di prodotti tendono a sviluppare un approccio sistematico alla generazione di idee per nuovi prodotti. In effetti, esiste una relazione fra la quantità di informazioni sul mercato raccolte e il numero di idee generate dai gruppi di lavoro all’interno delle organizzazioni.7 Al centro dell’innovazione c’è uno sforzo deliberato, focalizzato, di identificare nuovi approcci per servire un mercato. Le idee di nuovi prodotti scaturiscono da parecchie fonti. Possono provenire da fonti interne: marketing manager, ricercatori, personale di vendita, ingegneri o altro personale organizzativo. Il brainstorming e gli incentivi o le remunerazioni sono tipici mezzi per stimolare lo sviluppo di nuove idee. Per esempio, l’idea per i Post-it della 3M nacque da un dipendente che, come membro del coro della chiesa locale, usava striscioline di carta per segnare i canti nel proprio libro di inni. Poiché le striscioline di carta tendevano a cadere, egli propose di sviluppare un segnapagina rivestito di adesivo. Le idee di nuovi prodotti possono originarsi anche da fonti esterne all’impresa, quali clienti, concorrenti, agenzie pubblicitarie, consulenti e istituti di ricerca. Negli Stati Uniti imprese come la GoodMark Foods* hanno ottenuto idee di nuovi prodotti dall’esercito americano, che compie ricerche per trovare tecnologie atte a risolvere problemi come l’alimentazione dei soldati sul campo. Dopo che le forze armate hanno sviluppato un metodo per mantenere fresco il pane per tre anni, la GoodMark ha lavorato con i ricercatori militari per creare una linea di sandwich tascabili a lunga conservazione.8 Spesso si ricorre anche a consulenti quali fonti per stimolare idee di nuovi prodotti. La Eureka Ranch (www.eurekaranch.com), nota anche come la «fabbrica delle idee» (l’«idea factory»), fa pagare ai clienti fino a 150.000 dollari per una seduta di creatività della durata di 3 giorni.9 * Oggi acquisita dalla ConAgra per formare la ConAgra Foods (www.conagrafoods.com). CAPITOLO 11 229 Sviluppo e gestione di beni e servizi ■ Commercializzazione commercializzazione La fase dello sviluppo di un nuovo prodotto durante la quale si decidono i piani di produzione e marketing su larga scala e si preparano i budget Durante la fase di commercializzazione si devono perfezionare e istituire i piani di produzione e marketing full-scale e si devono preparare i budget per il progetto. All’inizio della fase di commercializzazione il marketing management analizza i risultati del test marketing per determinare quali cambiamenti del marketing mix siano necessari prima dell’introduzione del prodotto. I risultati del test di mercato possono per esempio suggerire modifiche su uno o più degli attributi fisici del prodotto, oppure un aggiustamento a livello del prezzo. Tuttavia, all’aumentare progressivo del numero dei cambiamenti basati sui risultati del test marketing, le proiezioni del test marketing tendono a diventare meno attendibili. All’inizio di questa fase, i marketing manager devono non solo provvedere alla produzione su scala più ampia, ma devono anche prendere decisioni sulle garanzie, sulle riparazioni e sulle parti di ricambio. Il tipo di garanzia fornito da un’impresa può essere una questione di importanza critica per gli acquirenti, specialmente quando si ha a che fare con prodotti costosi, tecnicamente complessi. Per mantenere relazioni favorevoli con i clienti è inoltre necessario istituire un sistema efficace di servizi di riparazione e di fornitura di parti di ricambio. Anche se il produttore può fornirli direttamente agli acquirenti, è più frequente che si avvalga di centri di servizio su base regionale. Indipendentemente da come vengono forniti i servizi, tuttavia, è importante per i clienti che questi siano eseguiti rapidamente e correttamente. Il prodotto entra nel mercato nella fase di commercializzazione. Quando introduce un prodotto, un’impresa può spendere somme enormi in pubblicità, vendita personale e altri tipi di produzione, oltre che in impianti e attrezzature. Queste spese possono non essere recuperate per molti anni a venire. Per questo la commercializzazione di un prodotto può essere particolarmente difficile per le imprese più piccole. I prodotti generalmente non vengono lanciati all’improvviso su scala nazionale, bensì vengono introdotti mediante un processo noto come roll-out. Attraverso un rollout un prodotto viene introdotto per fasi successive, partendo da un insieme di aree geografiche ed espandendosi gradualmente in aree adiacenti. Possono occorrere molti anni per commercializzate il prodotto su scala nazionale. Le città test sono usate talvolta come prime aree per sviluppare il marketing, cosicché l’introduzione del prodotto diventa un’estensione naturale del test di mercato. Per esempio, un prodotto sottoposto a test di mercato a Midland (Texas), Eau Claire (Wisconsin), Rome (Georgia), Visalia (California) e Pittsfield (Massachusetts), come è mostrato dalla carta della Figura 11.2, potrebbe essere introdotto prima in queste città. Dopo il completamento dell’introduzione nella fase 1, la fase 2 potrebbe comprendere la copertura del mercato degli stati in cui sono ubicate le città test. Nella fase 3, gli sforzi di marketing potreb- NH WA ND MT OR VT MN SD ID WY UT CO CA PA IA OH IN IL KS SC AR MS TX VA NC TN AL GA LA FL Figura 11.2 Fasi dell’espansione in un mercato nazionale durante la commercializzazione HI AK Città test e fase 1 Fase 2 Fase 3 MA RI CT NJ DE MD WV KY MO OK NM AZ NY MI NE NV WI ME Fase 4 DC 234 PARTE QUINTA Decisioni sui prodotti mente a due variabili, il prezzo e il tipo di dolore per cui usano il prodotto. Inoltre, si Excedrin pongono loro domande circa le preferenze per le caratteristiche dei prodotti al fine di stabilire Bufferin Nuprin «punti ideali» o «cluster ideali» rappresentativi Aleve di ciò che un gruppo specifico di clienti desiOrudis KT dera in termini di caratteristiche dei prodotti. Advil Sulla base di queste informazioni le imprese Anacin Extra Strength sono in grado di confrontare in che modo la Tylenol Tylenol propria marca è percepita rispetto al posizioPer Per dolori namento o punto ideale. cefalee del corpo Motrin Un’impresa può posizionare un prodotto Bayer per competere direttamente contro un’altra marca, come ha fatto la PepsiCo contro la CocaCola, o per evitare la concorrenza, come ha fatto la 7Up rispetto ad altri produttori di bevande analcoliche. La concorrenza diretta – o frontale – può essere un obiettivo di posizionaSt. Joseph's mento dell’impresa se le caratteristiche di Norwich performance del prodotto sono almeno uguali Poco costosi a quelle delle marche concorrenti e se il prezzo del prodotto è più basso. Il posizionamento Figura 11.3 frontale può essere appropriato anche quando il prezzo è più alto, se le caratteristiche Ipotesi di mappa percettiva di performance del prodotto sono superiori. Viceversa, il posizionamento per evitare la per gli analgesici concorrenza può essere l’opzione migliore quando le caratteristiche di performance del prodotto non differiscono significativamente dalle marche concorrenti. Il posizionamento di una marca per evitare la concorrenza può essere appropriato quando quella marca ha caratteristiche peculiari che sono importanti per alcuni acquirenti. Per esempio, la Volvo si è posizionata da anni lontano dai concorrenti focalizzandosi sulle caratteristiche di sicurezza delle proprie automobili. Anche se alcune case automobilistiche menzionano le questioni di sicurezza nei propri annunci pubblicitari, molte tendono a focalizzarsi sullo stile, sull’efficienza di utilizzazione del carburante/combustibile, sulle performance o sulle condizioni di vendita. Evitare la concorrenza ha importanza critica quando un’impresa introduce una marca in un mercato in cui ne possiede già una o più. I marketing manager vogliono di solito evitare la cannibalizzazione delle vendite tra le proprie marche, a meno che la nuova marca non generi profitti significativamente superiori. Il posizionamento è utilizzato sia per i prodotti esistenti sia per quelli nuovi. Valutare il posizionamento dei prodotti esistenti è importante perché la quota di mercato e la redditività di una marca possono essere rafforzate da un suo eventuale riposizionamento. Per esempio, alcuni anni fa la Kraft stava per cessare la produzione del Cheez Whiz perché le vendite avevano subito un notevole declino. Dopo che i marketing manager della Kraft ebbero riposizionato il Cheez Whiz come un formaggio spalmabile di rapido uso, conveniente, che può essere messo nel forno a microonde, le vendite subirono un incremento sostanziale. Quando si introduce un nuovo prodotto in una linea di prodotti già esistenti, può essere necessario riposizionare una o più marche al fine di ridurre al minimo la cannibalizzazione di quelle esistenti e assicurare una posizione favorevole a quella nuova. Il riposizionamento si può eseguire modificando fisicamente il prodotto, il suo prezzo o la sua distribuzione. Invece di effettuare alcune di queste modificazioni, i marketing manager talvolta riposizionano un prodotto modificandone l’immagine mediante iniziative promozionali. Costosi Eliminazione di un prodotto eliminazione di un prodotto Il processo di eliminazione di un prodotto dal mix di prodotti, di solito motivato dal fatto che non soddisfa più in misura sufficiente i clienti In generale, un prodotto non è in grado di soddisfare i bisogni dei clienti nel mercato target e di contribuire al raggiungimento degli obiettivi complessivi di un’impresa per un tempo indefinito. L’eliminazione di un prodotto è il processo di eliminazione di un prodotto dal mix di prodotti, che viene tipicamente attuato quando esso non soddisfa più un numero sufficiente di clienti. Un prodotto in declino riduce la redditività di un’impresa e drena risorse che potrebbero essere utilizzate per modificare altri pro- CAPITOLO 11 Sviluppo e gestione di beni e servizi 235 dotti o per svilupparne di nuovi. Un prodotto marginale può richiedere cicli di produzione più brevi, il che può aumentare i costi di produzione unitari. Infine, quando un prodotto in fase di declino perde completamente il favore dei clienti, i sentimenti negativi possono trasferirsi ad altri prodotti della stessa impresa. Per la maggior parte delle imprese, tuttavia, risulta difficile eliminare un prodotto. Alla decisione di eliminare un prodotto possono opporsi i manager e altri dipendenti che credono che esso sia necessario al mix di prodotti. La forza vendita che ha ancora alcuni clienti fedeli è particolarmente turbata quando un prodotto viene eliminato. Talvolta si investono risorse e sforzi considerevoli per tentare di cambiare il marketing mix di un prodotto in declino al fine di migliorarne le vendite e di evitare così la necessità di eliminarlo. Alcune imprese eliminano un prodotto soltanto quando questo diventa un pesante onere finanziario. Un approccio preferibile consiste nel definire una modalità di revisione sistematica del portafoglio prodotti, in cui si valuta periodicamente ciascun prodotto per determinare il suo impatto sull’efficacia complessiva del mix di prodotti dell’impresa. In questa revisione si dovrebbe analizzare il contributo del prodotto al fatturato dell’impresa in un dato intervallo di tempo, nonché le vendite, i costi e i profitti futuri associati al prodotto; inoltre, si dovrebbe valutare il valore delle modificazioni apportate alla strategia di marketing per migliorare la performance del prodotto. Una revisione sistematica permette a un’impresa di migliorare la performance del prodotto e di stabilire quando eliminare certi prodotti. Per esempio, la Procter & Gamble eliminò il brand White Cloud di carta igienica all’inizio degli anni Novanta dopo avere determinato che il prodotto non era più in grado di soddisfare i bisogni dei propri clienti. Però, dopo che la Wal-Mart ebbe acquisito i diritti sul nome, la marca White Cloud fu riposizionata come marca commerciale premium e fu ampliata per includere detergenti per bucato, ammorbidenti per tessuti e fogli antistatici. Per ironia della sorte, nei punti vendita della Wal-Mart questi prodotti oggi sono tra i principali concorrenti del detergente per bucato Tide e dell’ammorbidente Downy della Procter & Gamble.19 Un prodotto può essere eliminato secondo tre modalità: per eliminazione graduale (phase-out), per esaurimento (run-out) oppure mediante ritiro immediato (vedi Figura 11.4). Un’eliminazione graduale (phase-out) permette all’impresa di far uscire il prodotto dal mercato senza modificare la strategia di marketing e senza effettuare alcun tentativo di infondere nuova vitalità nel prodotto. Un’eliminazione per esaurimento (run-out) sfrutta ogni punto di forza che resta nel prodotto. Intensificando gli sforzi di marketing nei mercati strategici ed eliminando alcune spese di marketing come la pubblicità, si può determinare un improvviso incremento nei profitti. Questo approccio è adottato comunemente per prodotti tecnologicamente obsoleti, quali i vecchi modelli di computer e di calcolatrici. In questi casi, spesso, si riduce il prezzo per stimolare le vendite. La terza alternativa, il ritiro immediato di un prodotto non più redditizio, è la strategia migliore quando le perdite sono troppo elevate per consentire un prolungamento della vita del prodotto. Gestione dei servizi come prodotti Molti prodotti sono servizi anziché beni tangibili. Le imprese che commercializzano prodotti sotto forma di servizi comprendono organizzazioni profit (a scopo di lucro), Revisione della linea di prodotti Analisi di eliminazione Riportare nella linea Phase-out Eliminare Run-out Decisione di eliminazione Figura 11.4 Processo di eliminazione di un prodotto Fonte: Martin L. Bell, Marketing, Concepts and Strategy, 3a edizione, p. 267; 1979, Houghton Mifflin Company. Ritiro immediato CAPITOLO 11 Tabella 11.1 Sviluppo e gestione di beni e servizi 239 Caratteristiche dei servizi e problemi di marketing Caratteristiche dei servizi Conseguenti problemi di marketing Intangibilità La valutazione da parte del cliente è difcile Il cliente non prende possesso fisico La pubblicità e la presentazione sono complesse da realizzare È difficile stabilire e giustificare i prezzi Il processo di servizio di solito non è tutelabile mediante brevetti Inseparabilità di produzione Il fornitore del servizio non è in grado di produrre e consumo servizi in massa Il cliente deve partecipare alla produzione Altri consumatori in•uenzano i risultati del servizio La distribuzione dei servizi è difficile Deperibilità I servizi non possono essere immagazzinati È molto difficile trovare un equilibrio tra la domanda e l’offerta La capacità inutilizzata è persa per sempre La domanda può essere molto sensibile al fattore tempo Eterogeneità È difficile controllare la qualità del servizio È difficile standardizzare l’erogazione del servizio Relazioni client-based Il successo dipende dal soddisfacimento e dal mantenimento deiv clienti nel lungo periodo È difficile generare ripetizione delle transazioni Il marketing relazionale diventa critico Contatto con il cliente I fornitori del servizio hanno importanza critica per la sua erogazione Sono necessari alti livelli di formazione e motivazione dei dipendenti addetti al servizio La trasformazione di un servizio ad alto contatto in un servizio a basso contatto per ottenere costi più bassi senza ridurre la soddisfazione del cliente Fonti: K. Douglas Hoffman, John E.G. Bateson, Essentials of Services Marketing, Dryden Press, 1997. Valarie A. Zeithaml, A. Parasuraman, Leonard L. Berry, Delivering Quality Service: Balancing Customer Perceptions and Expectations, Free Press, 1990. Leonard L. Berry, A. Parasuraman, Marketing Services: Competing Through Quality, Free Press, 1991. ■ Sviluppo di servizi. Un servizio offerto da un’impresa è costituito generalmente da un pacchetto (package, bundle) di servizi, nel quale rientrano un servizio essenziale (o «core») e uno o più servizi supplementari. Un servizio core è rappresentato dall’esperienza del cliente relativamente al servizio di base e/o dal bene che il cliente si aspetta di ricevere. Un servizio supplementare è un servizio di supporto correlato con il servizio essenziale ed è usato per differenziare il pacchetto di servizi da quello della concorrenza. Per esempio, la catena di alberghi Hampton Inns offre una stanza come servizio essenziale. Insieme alla stanza il pacchetto include una serie di servizi supplementari, quali le chiamate telefoniche urbane gratuite, la televisione via cavo e una colazione continentale in omaggio. Come abbiamo visto precedentemente, l’eterogeneità dà origine a variabilità della qualità dei servizi e rende al contempo difficile la standardizzazione della prestazione. Però, l’eterogeneità offre un vantaggio alle imprese di servizi, in quanto permette loro di personalizzare l’offerta sino a soddisfare uno specifico bisogno di un singolo cliente. L’assistenza sanitaria è un esempio di servizio altamente personalizzato: i servizi forniti differiscono infatti da paziente a paziente. I servizi personalizzati possono essere costosi sia per il fornitore sia per il cliente, e quindi le imprese di servizi si trovano 254 PARTE SESTA Decisioni di prezzo Prezzo aspetta sia venduta in corrispondenza di vari prezzi se gli altri fattori rimangono costanti.8 La curva di domanda mostra che, al diminuire del prezzo, la quantità domandata generalmente aumenta. Poiché la domanda di un bene dipende da altri fattori del marketing mix, quali la qualità, la promozione e la distribuzione del prodotto, il miglioramento di uno qualsiasi di questi fattori può determinare uno spostamento della curva di domanda parallelamente a se stessa, per P esempio da D1 a D2. In questo caso verrà venduta una maggiore quantità (Q2) in corrispondenza dello stesso prezzo (P). Esistono molti tipi di domanda e non tutti si conformano alla curva di domanda classica presentata nella Figura 12.1. Per esempio, D2 i prodotti di prestigio, quali profumi e gioielli, vengono venduti in quantità maggiore a prezzi alti piuttosto che a prezzi bassi. Questi prodotti sono desiderabili in parte perché gli acquirenti, in virtù della D1 loro spesa, si sentono parte di un’élite. Se il prezzo calasse drasticamente e molte persone possedessero questi prodotti, essi perderebQ1 Q2 bero parte del loro appeal. Quantità La curva di domanda presentata nella Figura 12.2 rappresenta la Figura 12.1 relazione fra prezzo e quantità domandata di prodotti di prestigio. La quantità domanQuesta curva di domanda data è maggiore, non minore, in corrispondenza di prezzi più alti. Per un certo interrappresenta la relazione vallo di prezzo – P1/P2 – la quantità domandata (Q1) sale a Q2. Però, dopo un certo fra prezzo e quantità e punto, l’aumento del prezzo è controproducente: se il prezzo sale troppo, la quantità l’aumento della domanda domandata scende. La figura mostra che, se il prezzo sale da P2 a P3, la quantità domandata retrocede da Q2 a Q1. ■ Fluttuazioni della domanda Prezzo P3 P2 P1 Q1 Q2 Quantità Figura 12.2 Questa curva di domanda rappresenta la relazione fra prezzo e quantità per prodotti di lusso elasticità della domanda rispetto al prezzo Una misura della sensibilità della domanda alle variazioni del prezzo La domanda può essere influenzata dalle variazioni dei bisogni degli acquirenti, dalle variazioni dell’efficacia delle altre variabili del marketing mix, dalla presenza di prodotti sostitutivi e da altri fattori ambientali. I ristoranti e le imprese di pubblici servizi sono soggette ad ampie fluttuazioni giornaliere della domanda. Anche i produttori di giocattoli e di fuochi d’artificio e gli installatori di sistemi di condizionamento dell’aria e di riscaldamento degli ambienti sono soggetti a fluttuazioni della domanda a causa della natura stagionale dei loro prodotti. La domanda di servizi online, di latte intero e di pellicce è variata negli ultimi anni. In alcuni casi le fluttuazioni della domanda sono prevedibili. Che la domanda fluttui non è sorprendente per i ristoranti e i manager delle imprese di pubblici servizi. Però, le variazioni della domanda di altri prodotti possono essere meno prevedibili e ciò crea problemi per alcune imprese. Altre organizzazioni, in previsione delle fluttuazioni della domanda, sviluppano nuovi prodotti e prezzi per soddisfare i bisogni variabili dei consumatori. ■ L’elasticità della domanda rispetto al prezzo Fino a questo punto abbiamo visto come le imprese cercano di identificare la valutazione del prezzo da parte del mercato target e la sua capacità d’acquisto e come esaminano la domanda per stabilire se il prezzo sia legato alla quantità domandata da una relazione inversa oppure diretta. L’elasticità della domanda rispetto al prezzo fornisce una misura della sensibilità della domanda alle variazioni del prezzo. È formalmente definita come la variazione percentuale della quantità domandata rapportata a una data variazione percentuale del prezzo (vedi Figura 12.3).9 La variazione percentuale della quantità domandata, causata da una variazione percentuale del prezzo, è molto maggiore per la domanda elastica che per la domanda anelastica. Nel caso di un prodotto quale l’energia elettrica, la domanda è relativamente anelastica: quando il suo prezzo aumenta, per esempio da P1 a P2, la quantità domandata diminuisce soltanto lievemente, da Q1 a Q2. Nel caso di prodotti quali i veicoli ricreativi la domanda è relativamente elastica: quando il prezzo subisce un netto aumento, da P1 a P2, la quantità domandata subisce una forte diminuzione, da Q1 a Q2. Se i manager sono in grado di determinare l’elasticità della domanda rispetto al prezzo, stabilire un prezzo diventa molto più facile. Analizzando il ricavo totale al CAPITOLO 12 ELETTRICITÀ Figura 12.3 Elasticità della domanda rispetto al prezzo P1 255 VEICOLI RICREATIVI Domanda anelastica Domanda elastica P'2 Prezzo Prezzo P2 Fondamenti del pricing Q2 Q1 Quantità P'1 Q'2 Quantità Q'1 variare del prezzo, essi sono in grado di determinare se la domanda di un prodotto rispetto al prezzo sia elastica. Il ricavo totale è dato dal prezzo moltiplicato per la quantità; per esempio, 10.000 rotoli di carta da parati venduti in 1 anno a un prezzo di 10 euro a rotolo danno un ricavo totale di 100.000 euro. Se la domanda è elastica, una variazione del prezzo causa una variazione del ricavo totale nel verso opposto: un aumento del prezzo farà diminuire il ricavo totale, mentre una diminuzione del prezzo farà aumentare il ricavo totale. La domanda anelastica determina una variazione del ricavo totale nello stesso verso: un aumento del prezzo farà aumentare il ricavo totale e una diminuzione del prezzo farà diminuire il ricavo totale. La formula seguente determina l’elasticità della domanda rispetto al prezzo: elasticità della domanda rispetto al prezzo = variazione percentuale della quantità domandata variazione percentuale del prezzo Per esempio, se la domanda diminuisce dell’8 per cento quando un venditore aumenta del 2 per cento il prezzo, l’elasticità della domanda rispetto al prezzo è pari a –4 (il segno negativo indica la relazione inversa fra prezzo e domanda). Se la domanda diminuisce del 2 per cento quando il prezzo aumenta del 4 per cento, l’elasticità è pari a –0,5. Minore è l’elasticità della domanda, più è vantaggioso per il venditore alzare il prezzo. I prodotti privi di sostituti facilmente reperibili e di cui i consumatori hanno forte bisogno (per esempio, energia elettrica o estrazioni dentarie) hanno tipicamente una domanda anelastica. Le imprese non possono basare i prezzi unicamente su considerazioni di elasticità, ma devono esaminare anche i costi associati a differenti volumi di vendite e valutare che cosa accada ai profitti. Relazioni fra domanda, costo e profitto L’analisi della domanda, del costo e del reddito è importante perché i clienti tollerano sempre meno gli aumenti dei prezzi, costringendo i produttori a trovare nuovi metodi per controllare i costi. In passato molti clienti desideravano marche premium ed erano disposti a pagare un extra per questi prodotti. Oggi i clienti abbandonano certi nomi di marca se riescono a pagare meno senza sacrificare la qualità. Per mantenersi competitiva, un’impresa deve stabilire prezzi che non soltanto coprano i costi, ma che soddisfino anche le aspettative dei clienti. In questa sezione esamineremo due approcci per comprendere le relazioni fra domanda, costo e profitto: l’analisi marginale e l’analisi del punto di pareggio. ■ Analisi marginale costo fisso Il costo che rimane invariato al variare del numero di unità prodotte o vendute. L’analisi marginale esamina ciò che accade ai costi e ai ricavi di un’impresa quando la produzione (o il volume delle vendite) varia di una unità. Si devono valutare sia i costi di produzione sia i ricavi. Per determinare i costi di produzione si deve distinguere tra vari tipi di costi. Un costo fisso è un costo che rimane invariato al variare del numero 256 PARTE SESTA Decisioni di prezzo costo fisso unitario (costo medio fisso) Il costo fisso riferito a ogni unità prodotta, uguale al rapporto tra il costo fisso e il numero di unità prodotte costo variabile Il costo che varia direttamente al variare del numero di unità prodotte o vendute costo variabile unitario (costo medio variabile) Il costo variabile riferito a ogni unità prodotta, uguale al rapporto tra il costo variabile e il numero di unità prodotte costo totale La somma dei costi fissi unitari e dei costi variabili unitari moltiplicata per la quantità prodotta costo totale unitario (costo medio totale) La somma del costo fisso unitario e del costo variabile unitario costo marginale Il costo addizionale che un’impresa deve sostenere quando produce una unità addizionale di prodotto ricavo marginale La variazione del ricavo totale che avviene quando un’impresa vende una unità addizionale di un prodotto Tabella 12.1 1 di unità prodotte o vendute. Per esempio, il costo che un produttore di carta da parati sostiene per prendere in locazione una fabbrica non varia perché la produzione aumenta da uno a due turni al giorno o perché raddoppia la quantità di carta venduta. Il canone di locazione può aumentare, ma non perché la fabbrica ha raddoppiato la produzione o il ricavo. Il costo fisso unitario (costo medio fisso) è il costo fisso riferito a una unità prodotta e si calcola dividendo il costo fisso per il numero di unità prodotte. Il costo variabile è il costo che varia direttamente al variare del numero di unità prodotte o vendute. I salari di un secondo turno e il costo di una quantità doppia di carta sono costi addizionali che devono essere sostenuti quando la produzione raddoppia. I costi variabili sono tipicamente costanti per ogni unità prodotta o venduta; cioè, un numero doppio di lavoratori e una quantità doppia di materiale producono un numero doppio di rotoli di carta da parati. Il costo variabile unitario (costo medio variabile), il costo variabile riferito a una unità prodotta, si calcola dividendo il costo variabile per il numero di unità prodotte. Il costo totale è la somma dei costi fissi unitari e dei costi variabili unitari moltiplicata per la quantità prodotta. Il costo totale unitario (costo medio totale) è la somma del costo fisso unitario e del costo variabile unitario. Il costo marginale (CM) è il costo addizionale che un’impresa deve sostenere quando produce una unità addizionale di prodotto. La Tabella 12.1 illustra vari costi e le loro relazioni. Si noti che il costo fisso unitario diminuisce all’aumentare del livello di produzione. La curva rappresentativa del costo variabile unitario ha un andamento a U, così come la curva rappresentativa del costo totale unitario. Poiché il costo totale unitario continua a diminuire dopo che il costo variabile unitario ha cominciato ad aumentare, il suo minimo si situa a un livello di produzione più alto di quello a cui si situa il minimo del costo variabile unitario. Il costo totale unitario raggiunge il suo minimo in corrispondenza di 5 unità, assumendo il valore di 22,00 euro, mentre il costo variabile unitario raggiunge il suo minimo in corrispondenza di 3 unità, assumendo il valore di 11,67 euro. Come mostra la Figura 12.4, il costo marginale è uguale al costo totale unitario in corrispondenza del minimo di quest’ultimo. Nella Tabella 12.1 ciò avviene tra 5 e 6 unità di produzione. Il costo totale unitario diminuisce finché il costo marginale è minore del costo totale unitario e aumenta quando il costo marginale aumenta al di sopra del costo totale unitario. Il ricavo marginale (RM) è la variazione del ricavo totale che avviene quando un’impresa vende una unità addizionale di un prodotto. La Figura 12.5 presenta la curva di ricavo marginale e una curva di domanda. Negli Stati Uniti e altrove la maggior parte delle imprese ha di fronte curve di domanda inclinate verso il basso (con pendenza negativa) per i propri prodotti; in altre parole, deve abbassare i prezzi per vendere unità addizionali. Questa situazione significa che ciascuna unità addizionale di prodotto venduta procura all’impresa un ricavo minore di Costi e loro relazioni 2 3 4 5 6 7 Costo fisso unitario (2) : (1) Costo variabile Quantità Costo fisso Costo totale unitario (3) + (4) Costo totale (5) ¥ (1) 1 40 euro 40,00 euro 20,00 euro 60,00 euro 60 euro 2 40 20,00 15,00 35,00 70 3 40 13,33 11,67 25,00 75 4 40 10,00 12,50 22,50 90 5 40 8,00 14,00 22,00 110 6 40 6,67 16,67 23,33 140 7 40 5,71 20,00 25,71 180 Costo marginale 10 euro 5 euro 15 euro 20 euro 30 euro 40 euro CAPITOLO 12 Figura 12.4 Curve tipiche di costo marginale e di costo totale unitario Fondamenti del pricing 257 Costo totale unitario Euro Costo marginale Quantità Prezzo quello procurato dalla precedente unità venduta. Quindi il ricavo marginale diventa minore del ricavo unitario, come è mostrato nella Figura 12.5. Il ricavo marginale finisce per annullarsi e la vendita di unità addizionali danneggia in realtà l’impresa. Però, prima che l’impresa sia in grado di determinare se un’unità produttiva realizzi un profitto, deve conoscere il suo costo, Domanda nonché il suo ricavo, perché il profitto è uguale alla differenza tra (ricavo medio) ricavo e costo (ricavo – costo). Se il ricavo marginale è il contributo di un’unità produttiva al ricavo e il costo marginale è il contributo Ricavo di un’unità produttiva al costo, il ricavo marginale meno il costo marginale marginale indica se l’unità produttiva sia o no redditizia. La Tabella 12.2 mostra le relazioni fra prezzo, quantità venduta, ricavo totale, ricavo marginale, costo marginale e costo totale, e indica dove sono possibili profitti massimi in corrispondenza di varie combinazioni di prezzo e costo. Il reddito è massimizzato nel punto in cui CM = RM (vedi Quantità Tabella 12.2). In questa tabella, la coincidenza CM = RM si verifica in corrispondenza di 4 unità vendute. Il prezzo migliore è 33,00 euro e il profitto è Figura 12.5 42,00 euro. Fino a questo punto il ricavo addizionale generato da una unità addizioCurve tipiche di ricavo marginale nale venduta è maggiore del costo totale addizionale. Oltre questo punto il costo e di ricavo medio addizionale di una unità addizionale venduta è maggiore del ricavo addizionale generato e il profitto diminuisce. Se il prezzo fosse basato sul costo totale unitario minimo – 22,00 euro (Tabella 12.1) – genererebbe meno profitto: soltanto 40,00 euro (Tabella 12.2) per 5 unità a un prezzo di 30,00 euro rispetto a 42,00 euro per 4 unità a un prezzo di 33,00 euro. Combinando graficamente le Figure 12.4 e 12.5 per ottenere la Figura 12.6 si vede che ogni unità produttiva per cui RM > CM aumenta i profitti di un’impresa, e ogni unità produttiva per cui CM > RM diminuisce i profitti dell’impresa. L’impresa dovrebbe produrre nel punto in cui RM = CM perché questo è il livello di produzione più redditizio. Costo marginale Euro Costo medio P Ricavo medio (domanda) Figura 12.6 Combinazione dei concetti di costo marginale e di ricavo marginale per il profitto ottimale Ricavo marginale Q Quantità 258 PARTE SESTA Tabella 12.2 Decisioni di prezzo Analisi marginale: metodo per ottenere il prezzo di produzione che massimizza il profitto 1 2 3 4 Prezzo Quantità venduta Ricavo totale (1) ¥ (2) Ricavo marginale 57,00 euro 1 55,00 2 110 53 39,00 3 117 33,00* 4 30,00 57 euro 57 euro 5 Costo marginale – euro 6 Costo totale 7 Profitto (3) – (6) 60 euro –3 euro 10 70 40 7 5 75 42 132 15 15 90 42 5 150 18 20 110 40 27,00 6 162 12 30 140 22 25,00 7 175 13 40 180 –5 * Il neretto indica la migliore combinazione prezzo-profitto. Questo esame dell’analisi marginale può dare la falsa impressione che il pricing possa essere altamente preciso. Se il ricavo (la domanda) e il costo (l’offerta) rimanessero costanti, i prezzi potrebbero essere stabiliti per ottenere i massimi profitti. Ma nella pratica il costo e il ricavo variano frequentemente. Le tattiche competitive di altre imprese o l’azione della pubblica amministrazione possono compromettere rapidamente le aspettative di ricavo di un’impresa. Perciò, l’analisi marginale è soltanto un modello da cui partire; essa, per esempio, offre scarso aiuto nel pricing di nuovi prodotti prima che si stabiliscano costi e ricavi. D’altra parte, nello stabilire i prezzi dei prodotti esistenti, specialmente in situazioni competitive, la maggior parte delle imprese è in grado di trarre vantaggio dalla comprensione della relazione fra costo marginale e ricavo marginale. ■ Analisi del punto di pareggio punto di pareggio Il punto in cui il costo di produzione di un prodotto è uguale al ricavo ricevuto vendendo il prodotto Il punto in cui il costo di produzione di un prodotto è uguale al ricavo ottenuto vendendo il prodotto è detto punto di pareggio (break-even point). Se un produttore di carta da parati ha un costo totale di 100.000 euro in un dato anno e nello stesso anno vende carta da parati ricevendo un ricavo di 10.000 euro, l’impresa ha raggiunto il punto di pareggio. La Figura 12.7 illustra la relazione fra costi, ricavi, profitti e perdite implicati nella determinazione del punto di pareggio. Conoscere il numero di unità necessarie per raggiungere il punto di pareggio è importante nella determinazione del prezzo. Se un prodotto con un prezzo unitario di 100 euro ha un costo medio unitario di 60 euro, il contributo al costo fisso totale (il totale dei costi fissi) è di 40 euro. Se il costo fisso totale è 120.000 euro, il punto di pareggio, espresso in unità, si determina come segue: punto di pareggio = costo fisso totale contributo unitario al costo fisso totale = costo fisso totale prezzo unitario – costo variabile unitario = euro 120.000 euro 40 = 3.000 unità Per calcolare il punto di pareggio in termini di volume di vendite espresso in euro si moltiplica il punto di pareggio espresso in unità per il prezzo unitario. Nell’esempio precedente, il punto di pareggio in termini di volume di vendite in euro è dato da (3000 unità) x (euro 100/unità) = euro 300.000. CAPITOLO 12 Fondamenti del pricing 259 Ricavo totale Profitti Euro Punto di pareggio Totale dei costi variabili Costi fissi Perdite Figura 12.7 Determinazione del punto di pareggio Costo totale Unità Per usare efficacemente l’analisi del punto di pareggio, un manager dovrebbe determinare il punto di pareggio per ciascuno dei diversi prezzi alternativi. Questa determinazione permette di confrontare gli effetti sul ricavo totale, sul costo totale e sul punto di pareggio per ciascun prezzo preso in considerazione. Anche se questa analisi comparativa può non indicare esattamente quale prezzo praticare, essa identificherà prezzi alternativi altamente indesiderabili che dovrebbero essere decisamente evitati. L’analisi del punto di pareggio è semplice, però presuppone che la quantità domandata sia fondamentalmente fissa (anelastica) e che il compito principale nella determinazione dei prezzi sia quello di recuperare i costi. Si focalizza maggiormente sulle modalità di determinazione del punto di pareggio piuttosto che sulle modalità di raggiungimento di obiettivi di prezzo, quale la definizione della percentuale di quota di mercato o il rendimento sugli investimenti. Ciononostante, i marketing manager possono usare questo concetto per determinare se un prodotto raggiungerà almeno un volume di pareggio. Fattori che influenzano le decisioni di prezzo Le decisioni di prezzo possono essere complesse a causa del numero di fattori che devono essere presi in considerazione. Vi è spesso una notevole incertezza riguardo alle reazioni al prezzo tra gli acquirenti, i membri del canale e i concorrenti. Il prezzo è una variabile importante anche nella pianificazione di marketing, nell’analisi del mercato e nella previsione delle vendite ed è di portata rilevante quando si valuta la posizione di una marca rispetto alle marche concorrenti. La maggior parte dei fattori che influenzano le decisioni di prezzo può essere raggruppata in una delle otto categorie indicate nella Figura 12.8. In questa sezione esamineremo come ciascuno di questi otto gruppi di fattori entra nella decisione di prezzo. ■ Obiettivi organizzativi e di marketing Le imprese dovrebbero stabilire prezzi che siano compatibili con gli obiettivi generali e la missione dell’organizzazione. Per esempio, un dettagliante che tenti di posizionarsi come operatore orientato al valore può desiderare di stabilire prezzi che siano piuttosto ragionevoli rispetto alla qualità del prodotto. In questo caso il management non desidererebbe stabilire premi di prezzo (premium price) sui prodotti, ma si sforzerebbe di stabilire i prezzi dei prodotti in modo che siano conformi agli obiettivi generali dell’organizzazione. Le decisioni di prezzo dovrebbero essere compatibili con gli obiettivi di marketing dell’organizzazione. Supponiamo, per esempio, che uno degli obiettivi di marketing di un produttore sia un aumento del 12 per cento delle vendite unitarie entro la fine dell’anno seguente. Se si suppone che gli acquirenti siano sensibili al prezzo, aumentare il prezzo o stabilire un prezzo superiore al prezzo di mercato medio non sarebbe compatibile con questo obiettivo. 260 PARTE SESTA Decisioni di prezzo Altre variabili del marketing mix Obiettivi di prezzo Costi Obiettivi organizzativi e di marketing Concorrenza Questioni legali e regolamentative Decisioni di prezzo Figura 12.8 Fattori che influenzano le decisioni di prezzo Aspettative dei membri del canale Interpretazione e risposta dei clienti ■ Tipi di obiettivi di prezzo Il tipo di obiettivi di prezzo impiegato da un’impresa ha evidentemente una notevole influenza sulla determinazione dei prezzi. Per esempio, un’organizzazione che usasse il pricing per aumentare la propria quota di mercato stabilirebbe probabilmente il prezzo della marca al di sotto di quello di marche concorrenti di qualità confrontabile per attrarre i clienti dei concorrenti. Un’impresa impiega talvolta riduzioni temporanee del prezzo nella speranza di conquistare quota di mercato. Se un’impresa ha bisogno di generare flussi cassa rapidamente, userà probabilmente riduzioni temporanee del prezzo quali liquidazioni, ribassi e sconti speciali. Esamineremo gli obiettivi di prezzo in modo più particolareggiato nel capitolo seguente. ■ Costi È chiaro che i costi devono essere tenuti in considerazione quando si stabilisce il prezzo. Un’impresa può vendere temporaneamente sottocosto i propri prodotti per fare fronte alla concorrenza, per generare cash flow (flusso di cassa) o anche per aumentare la quota di mercato, ma nel lungo periodo non è in grado di sopravvivere vendendo sottocosto. Anche quando un’impresa ha un business di grande volume, essa non è in grado di sopravvivere se vende sottocosto ciascuno dei suoi prodotti. Il management dovrebbe dedicare attenzione all’analisi di tutti i costi affinché essi possano essere inclusi nel costo totale associato a un prodotto. Per mantenere la quota di mercato e le entrate in un mercato sempre più sensibile al prezzo, molte imprese si sono concentrate sulla riduzione dei costi. Per esempio, la Exxon Mobil (www.exxonmobil.com), la più grande corporation del mondo, lotta continuamente per abbassare il costo di ricerca e sfruttamento di nuove fonti di petrolio al fine di mantenere competitivi i prezzi e conservare i profitti. Per questo motivo, negli ultimi 20 anni l’impresa ha trovato metodi per abbassare questi costi da 4 dollari a soltanto 0,65 dollari.10 Tecnologie che permettono di risparmiare sul costo del lavoro, la focalizzazione sulla qualità ed efficienti processi manifatturieri hanno procurato aumenti di produttività che si traducono in riduzione dei costi e in abbassamento dei prezzi per i clienti. Oltre a considerare i costi associati a un particolare prodotto, i marketing manager devono tenere conto dei costi che il prodotto condivide con gli altri prodotti in una stessa linea. I prodotti condividono spesso alcuni costi, in particolare i costi di ricerca e sviluppo (R&S), produzione e distribuzione. La maggior parte delle imprese considera il costo di un prodotto come un minimo sotto il quale non può scendere il prezzo di un prodotto. 266 PARTE SESTA Tabella 12.3 Decisioni di prezzo Sconti usati per i mercati business Tipo Motivi di utilizzo Esempi Sconto commerciale (funzionale) Attrarre e mantenere efficaci i rivenditori remunerandoli per l’esecuzione di certe funzioni, quali il trasporto, il magazzinaggio, la vendita e l’erogazione di servizi di credito. Una libreria universitaria paga per un nuovo manuale un prezzo di circa il 30 per cento inferiore al prezzo al dettaglio pagato da uno studente. Sconto quantità Incoraggiare i clienti ad acquistare grandi quantità quando effettuano acquisti e, nel caso degli sconti cumulativi, promuovere la fedeltà dei clienti. Le grandi catene di department store acquistano alcuni capi di abbigliamento per donna a prezzi più bassi di quelli a cui li acquistano gli specialty store di proprietà individuale. Sconto di cassa Ridurre le spese associate ai crediti a breve termine e alla loro riscossione incoraggiando i pagamenti a pronti o in contanti. Numerose imprese che servono mercati business concedono uno sconto del 2 per cento se un conto è saldato entro 10 giorni. Sconto stagionale Permettere a un’impresa di utilizzare più efficientemente le risorse stimolando le vendite durante i periodi di domanda non di punta. Gli alberghi della Florida offrono alle imprese che tengono riunioni della forza vendita nazionali e regionali accoglienza fortemente scontata nei mesi estivi. Abbuono sulle vendite Nel caso di un abbuono per permuta, aiutare l’acquirente nell’effettuare l’acquisto e ricevere potenzialmente un profitto sulla rivendita del prodotto usato; nel caso di un abbuono promozionale, assicurare che i rivenditori partecipino ai programmi di pubblicità e supporto alle vendite. Un rivenditore di attrezzature e macchine agricole ritira la trattrice usata di un agricoltore in conto permuta con una trattrice nuova. La Nabisco paga un abbuono promozionale a un supermarket per allestire e mantenere un grande display a un’estremità di una corsia per un periodo di due settimane. sconto commerciale Riduzione del prezzo di listino concessa da un produttore a un intermediario per svolgere certe funzioni sconto quantità Una deduzione dal prezzo di listino che rispecchia le economie derivanti dall’acquisto in grandi quantità sconto cumulativo Sconto quantità aggregato in un determinato intervallo di tempo sconto non cumulativo Sconto quantità consistente in una riduzione una tantum del prezzo basata sul numero di unità acquistate, sul valore monetario dell’ordinativo o sul mix di prodotti acquistato ■ Sconti commerciali (sconti mercantili, sconti riservati al distributore, sconti funzionali). Una riduzione sul prezzo di listino concessa da un produttore a un intermediario per svolgere certe funzioni è detta sconto commerciale (sconto mercantile, sconto riservato al distributore, sconto funzionale). Uno sconto commerciale è tipicamente espresso come percentuale o serie di percentuali del prezzo di listino. Gli intermediari ricevono sconti commerciali come remunerazione per l’esecuzione di varie funzioni, quali la vendita, il trasporto, il magazzinaggio, il processing finale e talvolta l’erogazione di servizi di credito. Anche se certi sconti commerciali sono spesso una pratica standard all’interno di un settore industriale, gli sconti variano ampiamente da settore a settore. È importante che un produttore conceda uno sconto commerciale di entità sufficienti a compensare i costi dell’intermediario, più un profitto ragionevole, per indurre il rivenditore a vendere il prodotto. ■ Sconti quantità. Una deduzione dal prezzo di listino che rispecchia le economie derivanti dall’acquisto in grandi quantità è detta sconto quantità (sconto di quantità). Gli sconti quantità sono usati per trasmettere all’acquirente le economie di costi ottenute mediante economie di scala. Gli sconti quantità possono essere cumulativi o non cumulativi. Uno sconto cumulativo è uno sconto quantità aggregato in un determinato intervallo di tempo. Per esempio, gli acquisti che ammontano a un totale di 10.000 euro in un periodo di 3 mesi potrebbero dare all’acquirente il diritto a uno sconto del 5 per cento, pari a 500 euro. Si suppone che questi sconti rispecchino economie nella vendita e incoraggino l’acquirente ad acquistare da un unico venditore. Uno sconto non cumulativo è una riduzione una tantum dei prezzi basata sul numero di unità acquistate, sul valore monetario dell’ordinativo o sul mix di prodotti acquistato. Come gli sconti cumulativi, gli sconti non cumulativi dovrebbero rispecchiare alcune economie nella vendita o nelle funzioni commerciali. CAPITOLO 13 Gestione del pricing 279 manuale è stato determinato sulla base dei prezzi dei concorrenti. Il pricing basato sulla concorrenza può aiutare un’impresa a raggiungere l’obiettivo di pricing di aumentare il fatturato o la quota di mercato. Il pricing basato sulla concorrenza può richiedere frequenti adeguamenti dei prezzi. Per esempio, molte compagnie aeree adeguano frequentemente le tariffe. Scelta della strategia di pricing Una strategia di pricing è un approccio o una condotta avente lo scopo di raggiungere obiettivi di pricing e di marketing. Generalmente, le strategie di pricing aiutano i marketing manager a risolvere problemi pratici di determinazione dei prezzi. Nella Tabella 13.1 sono elencate le strategie di pricing più comuni, che esamineremo in questo paragrafo. ■ Differenziazione dei prezzi differenziazione dei prezzi L’applicazione di prezzi diversi a clienti diversi per la stessa qualità e quantità di prodotto negoziazione del prezzo Determinazione di un prezzo finale mediante trattativa fra venditore e acquirente Un problema importante nelle decisioni di pricing è stabilire se usare un unico prezzo o differenti prezzi per lo stesso prodotto. Usare un prezzo unico ha parecchi benefici. Un vantaggio primario è la semplicità. Un prezzo unico è compreso facilmente sia dai dipendenti sia dai clienti e, dato che molti addetti alle vendite e molti clienti non gradiscono dover negoziare un prezzo, riduce la possibilità che si sviluppi una relazione ostile tra impresa e cliente. Però, l’uso di un prezzo unico crea alcuni problemi. Se il prezzo unico è troppo alto, parecchi clienti potenziali possono non essere in grado di permettersi il prodotto. Se è troppo basso, l’organizzazione perde le entrate che riceverebbe da quei clienti che avrebbero pagato di più se il prezzo fosse stato più alto. La differenziazione dei prezzi (differential pricing) significa praticare prezzi diversi ad acquirenti diversi per la stessa qualità e quantità di prodotto. Affinché la differenziazione di prezzo sia efficace, il mercato deve essere costituito da più segmenti con differenti sensibilità al prezzo, e il metodo dovrebbe essere usato in modo tale da evitare di confondere i clienti o renderli antagonisti fra loro. I clienti che pagano i prezzi più bassi non dovrebbero essere in grado di rivendere il prodotto agli individui e alle organizzazioni che pagano prezzi più alti, salvo che questa non sia l’intenzione del venditore. La differenziazione di prezzo può realizzarsi in più modi, comprendenti la negoziazione del prezzo, il prezzo sul mercato secondario, lo sconto periodico e lo sconto casuale. ■ Negoziazione del prezzo. Ha luogo una negoziazione del prezzo (negotiated pricing) quando il prezzo finale è stabilito attraverso la trattativa tra venditore e acquirente. La negoziazione del prezzo è impiegata in numerosi settori industriali e a tutti i livelli di distribuzione. Anche quando esistano un prezzo dichiarato predeterminato e un listino prezzi, i produttori, i grossisti e i dettaglianti possono comunque negoziare Tabella 13.1 Strategie di pricing di impiego comune Differenziazione dei prezzi Negoziazione del prezzo Prezzo sul mercato secondario Sconto periodico Sconto casuale Pricing di un nuovo prodotto Scrematura del prezzo Pricing di penetrazione Pricing di una linea di prodotti Pricing di beni complementari Pricing mediante premio di prezzo Pricing mediante prezzi civetta Allineamento dei prezzi Pricing psicologico Reference pricing Bundle pricing Pricing per unità multiple EDLP (everyday low prices) Odd-even pricing Pricing tradizionale Pricing di prestigio Pricing professionale Pricing promozionale Prodotti con prezzi civetta Pricing di eventi speciali Sconto comparativo 294 PARTE SETTIMA Decisioni di distribuzione La tecnologia facilita il supply-chain management La CT Logistic (www.ctlogistics.com) assiste le imprese nella gestione della loro supply-chain con efficienti applicazioni software. supply-chain management (gestione della catena di fornitura) Le partnership di lungo periodo tra membri del canale di marketing che riducono le inefficienze, i costi e le ridondanze nel canale di marketing e sviluppano approcci innovativi per soddisfare i clienti di facilitare la distribuzione dei prodotti connettendo tutti i membri del canale di marketing al fine di migliorare il livello globale del servizio. Una funzione importante del canale di marketing è l’attività congiunta di tutti i suoi membri per creare una supplychain (catena di fornitura), cioè un sistema di distribuzione totale che serva i clienti e crei un vantaggio competitivo. (gestione della catena di fornitura). Il supply-chain management (gestione della catena di fornitura) è costituito da partnership di lungo periodo tra membri del canale di marketing, che riducono le inefficienze, i costi e le ridondanze, sviluppando approcci innovativi per soddisfare i clienti. Per raggiungere il livello ottimale di efficienza e servizio, il supply-chain management implica la produzione, la ricerca, la vendita, la pubblicità, la spedizione e, soprattutto, la cooperazione e la comprensione dei tradeoff nell’intero canale. La Tabella 14.1 illustra i compiti principali connessi con il supplychain management. Mentre i canali di marketing tradizionali tendono a focalizzarsi sui produttori, sui grossisti, sui dettaglianti e sui clienti, la supply-chain è un concetto più generale, comprendente facilitating agency (agenzie di facilitazione), quali imprese di spedizione, imprese di comunicazioni e altre organizzazioni che prendono parte indirettamente agli scambi di marketing. La supply-chain, quindi, annovera tutte le entità che facilitano la distribuzione dei prodotti e traggono beneficio dalle attività di cooperazione.Il supply-chain management consente agli operatori di marketing di controllare i costi riducendo le scorte e condividendo i compiti e la tecnologia, facendo così funzionare più efficientemente la catena. Per esempio, la Owens & Minor (www.owens-minor.com), un distributore nazionale di forniture mediche e chirurgiche, gestisce tali prodotti per conto del Moses Cone Health System (www.mosescone.com) di Greensboro, North Carolina. La Owens & Minor coordina le forniture per le strutture del Moses Cone Health System, e le due imprese collaborano al raggiungimento di target specifici finalizzati alla riduzione dei costi.3 Il supply-chain management sta mettendo altre imprese nelle condizioni di capire che l’ottimizzazione dei costi dell’intera catena attraverso partnership può migliorare i profitti di tutti i membri. Ciascuna parte dovrebbe concentrarsi sulla cooperazione allo scopo di ridurre gli oneri di ogni membro del canale. Le supply-chain partono dal cliente e richiedono la collaborazione dei membri del canale per soddisfarne le esigenze. Quando l’acquirente, il venditore, gli intermediari di marketing e le facilitating agency cooperano, si ottengono risultati che soddisfano i bisogni dei clienti riguardo alla consegna, alla tempistica, al packaging e altri aspetti. Tabella 14.1 Compiti chiave nel supply-chain management Pianificazione Coordinamento a livello di organizzazione e di sistema delle partnership del canale di marketing per soddisfare i bisogni dei clienti. Acquisizione delle risorse Acquisizione delle risorse, dei beni e dei servizi necessari per supportare i membri della supply-chain. Facilitazione della consegna Tutte le attività progettate per trasferire il prodotto attraverso il canale di marketing fino all’utilizzatore finale. Costruzione di relazioni Tutte le attività di marketing correlate con la vendita, il servizio e lo sviluppo di relazioni di lungo periodo con i clienti. 296 PARTE SETTIMA Decisioni di distribuzione svantaggiati dalla mancata distribuzione in questi punti vendita. Le decisioni del canale hanno un’importanza strategica aggiuntiva, in quanto comportano impegni di lungo periodo. Perciò è generalmente più facile modificare le strategie di prezzo o promozionali anziché modificare i canali di marketing. I canali di marketing svolgono molte funzioni, comprese la creazione di utilità e la facilitazione delle efficienze di scambio. Sebbene alcune di queste funzioni possano essere svolte da un singolo membro del canale, la maggior parte di esse implica attività sia indipendenti sia congiunte dei diversi membri. Come già sottolineato, quando sono gestite efficacemente, le relazioni tra i membri del canale possono formare catene che avvantaggiano tutti i membri del canale stesso, compreso il consumatore finale. ■ I canali di marketing creano utilità. I canali di marketing creano tre tipi di utilità: utilità di tempo, utilità di luogo e utilità di possesso.Utilità di tempo significa che il cliente dispone dei prodotti quando li desidera.Utilità di luogo significa che il cliente trova i prodotti là dove desidera acquistarli. Utilità di possesso significa che il cliente accedeai prodotti per utilizzarli immediatamente o stoccarli in vista di un utilizzo futuro. L’utilità di possesso può realizzarsi tramite la proprietà o tramite contratti che conferiscono al cliente un diritto d’uso, come in un contratto di locazione di beni immobili o mobili. I membri del canale creano talvolta utilità di forma assemblando, preparando o perfezionando il prodotto per adattarlo ai bisogni del singolo cliente. ■ I canali di marketing facilitano le efficienze di scambio. Gli intermediari di marketing sono in grado di ridurre i costi degli scambi eseguendo in modo efficiente certi servizi o funzioni. Anche se i produttori e gli acquirenti risiedono nella stessa città, vi sono comunque costi associati agli scambi. Come è mostrato nella Figura 14.1, alla pagina seguente, quando quattro acquirenti cercano di acquistare prodotti da quattro produttori, sono possibili sedici transazioni. Se un intermediario serve sia i produttori sia gli acquirenti, il numero di transazioni può ridursi a otto. Gli intermediari sono specialisti nel facilitare gli scambi: forniscono un’utile assistenza al processo, essendo in grado di accedere e di controllare importanti risorse del canali di marketing. Produttori Acquirenti Produttori Acquirenti Intermediario Figura 14.1 Efficienza negli scambi dovuta a un intermediario CAPITOLO 14 Canali di marketing e supply-chain management 297 Ciononostante,stampa, consumatori, uomini pubblici e altri operatori di marketing criticano liberamente gli intermediari, specialmente i grossisti, accusandoli di essere inefficienti e parassitari. Poiché sono convinti che, con la diminuzione del numero di intermediari, cali anche il prezzo, spesso gli acquirenti desiderano abbreviare il canale di distribuzione. Dato che la proposta di eliminare gli intermediari proviene dai due estremi del canale, i grossisti devono badare a svolgere soltanto quelle attività di marketing che considerano veramente importanti. Per sopravvivere, essi devono essere più efficienti e più focalizzati sui clienti rispetto ad altre istituzioni di marketing. I sostenitori dell’ipotesi che l’eliminazione dei grossisti farebbe calare i prezzi al consumo non si rendono conto che quest’operazione non abolirebbe il bisogno dei servizi forniti dai grossisti stessi. Sebbene i grossisti possano essere tagliati fuori, non possono esserlo le funzioni che svolgono: di queste dovrebbero farsi carico altri membri del canale. Inoltre, tutti i produttori sarebbero costretti a trattare direttamente con i dettaglianti o i clienti, la qual cosa significherebbe che ogni produttore dovrebbe mantenere una voluminosa documentazione e assumere personale sufficiente per trattare con una moltitudine di acquirenti. Dal momento che i prezzi rifletterebbero i costi dei membri del canale meno efficienti, i clienti potrebbero trovarsi a pagare i prodotti molto di più. ■ Tipologie di canali di marketing Dato che i canali di marketing appropriati per un prodotto possono risultare inadatti per un altro, sono stati sviluppati diversi percorsi di distribuzione. I vari canali di marketing possono essere classificati generalmente come canali per i prodotti consumer e canali per i prodotti business. ■ Canali per i prodotti consumer. La Figura 14.2 illustra alcuni canali usati nella distribuzione dei prodotti consumer (prodotti di consumo). Il canale A mostra il movimento diretto di beni dal produttore ai consumatori. I produttori che vendono beni direttamente agli utilizzatori finali usano canali di marketing diretto, per esempio le imprese che vendono i propri prodotti su Internet, come la Dell Computer. In realtà, dato che si prevede che nei prossimi anni gli acquisti su Internet aumenteranno notevolmente, è probabile che i canali diretti via Internet diventeranno importanti componenti delle strategie di distribuzione di molte imprese. I canali di marketing diretto, pur essendo i più semplici, non rappresentano necessariamente il metodo di distribuzione più efficace. Posta di fronte alla scelta strategica di vendere direttamente al cliente oppure di valersi di intermediari, un’impresa deve valutare i benefici che derivano ai A B C D Produttore Produttore Produttore Produttore Agenti o intermediari Figura 14.2 Canali di marketing tipici per prodotti consumer Consumatori Grossisti Grossisti Dettaglianti Dettaglianti Dettaglianti Consumatori Consumatori Consumatori 298 PARTE SETTIMA Decisioni di distribuzione clienti dal marketing diretto confrontandoli con i costi di transazione conseguenti dall’impiego di intermediari. Il canale B, che trasferisce beni da un produttore a un dettagliante e da questi ai clienti, è una scelta frequente da parte di grandi dettaglianti, perché permette loro di acquistare grandi quantità di beni dai produttori. Catene al dettaglio come Upim o Unieuro vendono prodotti acquistati direttamente dai produttori. Tramite questo canale di marketing vengono venduti anche le automobili e i testi universitari. Il canale C, canale di lunga tradizione, specialmente per prodotti consumer, trasferisce beni dal produttore a un grossista, poi a un dettagliante e, infine, ai consumatori. È un’opzione che soddisfa i produttori che vendono a centinaia di migliaia di clienti attraverso migliaia di dettaglianti. Per un singolo produttore è difficile fare business con migliaia di dettaglianti. Consideriamo, per esempio, il numero di dettaglianti che vendono le caramelle Tic Tac: per la Ferrero, casa produttrice, sarebbe estremamente complicato, se non impossibile, trattare direttamente con ciascuno di essi. I produttori di beni a base di tabacco, di alcuni elettrodomestici, di ferramenta e di molti beni di largo consumo (convenience goods) vendono i loro prodotti a grossisti, che li vendono a dettaglianti, che li vendono a loro volta a singoli consumatori. Il canale D, attraverso cui i beni passano dal produttore agli agenti, da questi ai grossisti e quindi ai dettaglianti, è spesso usato per prodotti destinati alla distribuzione di massa, quali gli alimenti trasformati. Per esempio, per collocare una linea di cracker in specifici punti vendita al dettaglio, un’impresa di trasformazione degli alimenti può impiegare un agente (food broker) che vende i cracker ai grossisti che, a loro volta, possono vendere i cracker a supermercati, a operatori di distributori automatici e ad altri punti vendita al dettaglio. Contrariamente all’opinione comune, per alcuni beni di consumo un canale lungo può essere il canale di distribuzione più efficiente. Quando numerosi intermediari del canale svolgono funzioni specializzate, i costi possono essere inferiori rispetto a quando è un solo membro del canale a tentare di svolgerle tutte. ■ Canali per prodotti business. La Figura 14.3 presenta quattro canali tra i più comuni per i prodotti business. Come nel caso dei prodotti consumer, i produttori di prodotti business operano talvolta con più di un livello di grossisti. Il canale E illustra il canale diretto per i prodotti industriali. A differenza dei prodotti consumer, più della metà di tutti i prodotti di questo tipo, specialmente le attrezzature costose, viene venduta attraverso canali diretti. La Handspring distribuiva inizialmente i suoi palmari Visor tramite punti vendita di elettronica online e offline, che distribuiscono a consumatori e piccole imprese. Dopo avere deciso di rivolgersi al mercato delle grandi organizzazioni, tuttavia, la Handspring creò e addestrò una forza vendita per vendere direttamente alle società.6 I clienti business preferiscono comunicare direttamente con i produttori, soprattutto quando le transazioni riguardano prodotti costosi o tecnicamente complessi; è questo il motivo per cui gli acquirenti business prediligono l’acquisto di computer mainframe costosi e altamente complessi E F G H Produttore Produttore Produttore Produttore Agenti Agenti Distributori industriali Figura 14.3 Canali di marketing tipici per prodotti industriali Acquirenti industriali Acquirenti industriali Distributori industriali Acquirenti industriali Acquirenti industriali CAPITOLO 14 Canali di marketing e supply-chain management 305 tanti quanto i costi per i clienti. Le imprese che dispongono dei beni giusti, nel posto giusto, al momento giusto, nella quantità giusta e con i servizi di supporto giusti sono in grado di vendere più di quanto non riescano a fare i concorrenti che ne sono sprovvisti. Per esempio, quando un distributore di attrezzature per l’edilizia con esigue scorte di pezzi di ricambio necessita di parti di cui non dispone, esige dai fornitori di componenti un servizio veloce, con un elevato livello di affidabilità. Anche quando la domanda di prodotti è imprevedibile, i fornitori devono essere capaci di rispondere in maniera rapida ai bisogni di adeguamento delle riserve. In questi casi, la considerazione dei costi di distribuzione fisica può essere di secondaria importanza se confrontata con il servizio, l’affidabilità e la tempestività. Come si è detto precedentemente, i sistemi di customer relationship management utilizzano le informazioni acquisite dai database e dai sistemi informativi dei partner nella supply-chain per facilitare le decisioni di strategia di marketing. Queste informazioni possono aiutare i manager della logistica a identificare ed estirpare le inefficienze nella supply-chain a beneficio di tutti i membri del canale di marketing, dal produttore al consumatore finale. La tecnologia sta svolgendo un ruolo sempre più importante nella distribuzione fisica all’interno dei canali di marketing. Il Web, in particolare, ha trasformato la distribuzione fisica facilitando la consegna just-in-time, l’esatta conoscenza e il monitoraggio delle scorte, o il tracking istantaneo delle spedizioni, che consentono alle imprese di evitare errori costosi, di ridurre i costi e perfino di generare entrate.15 Le nuove tecnologie basate sul Web assicurano visibilità alla supply-chain, permettendo ai membri del canale di vedere esattamente che cosa si sta muovendo lungo la catena, quando e dove.16 Per esempio, la Landstar Logistics (www.landstar.com), che fornisce servizi di trasporto in tutto il Nordamerica, ha introdotto un nuovo servizio di tracking basato sul Web che permette ai clienti di monitorare lo stato delle sue spedizioni in qualsiasi momento tramite 6% computer o telefoni cellulari.17 Tale funzione 4% può permettere ai partner della supply-chain di acquisire un vantaggio competitivo basato sulla funzione di distribuzione.18 Il Web offre un mezzo alla portata di tutti i 23% membri del canale per condividere dati sulla supply-chain e accedere a essi in tempo reale. Trasporto Integrando i sistemi di supply-chain management, tecnologie informatiche e customer relaStoccaggio tionship management, i membri del canale di Tenuta delle scorte marketing hanno l’opportunità di sincronizzare 48% 19% le informazioni e di eliminare le inefficienze, Acquisizione degli riducendo così i costi.19 ordini/servizio ai clienti Anche se i responsabili della distribuzione Amministrazione fisica tentano di minimizzare i costi associati alla gestione degli ordini, alla gestione delle scorte, alla movimentazione dei materiali, allo stoccaggio e al trasporto, l’abbassamento di tali costi in un’area provoca spesso un aumento Figura 14.4 degli stessi in un’altra. La Figura 14.4, alla pagina seguente, mostra la percentuale del Costo proporzionale di ciascuna costo totale rappresentata dalle funzioni di distribuzione fisica. Un approccio alla funzione della logistica come distribuzione fisica basato sul costo totale permette ai manager di considerare la distripercentuale del costo buzione fisica come un sistema anziché come un insieme di attività non correlate. di distribuzione totale Questo approccio sposta l’attenzione dalla riduzione dei costi separati delle singole Fonte: Herbert W. Davis and Company, Ft. Lee, NJ. Logistics Cost and Service, 2000. attività alla minimizzazione dei costi complessivi di distribuzione. I responsabili della distribuzione fisica devono essere sensibili alla questione dei tradeoff tra costi: ci può essere bisogno di costi più alti in un’area funzionale di un sistema di distribuzione per ottenere costi più bassi in un’altra. I tradeoff comportano decisioni strategiche per aggregare (e riaggregare) risorse allo scopo di ottenere la massima efficacia in termini di costi. Quando i responsabili della distribuzione considerano il sistema come una rete di funzioni integrate, i tradeoff diventano utili strumenti nell’implementazione di una strategia di distribuzione unificata, efficace in termini di costi. tempo di ciclo L’intervallo Un altro importante scopo della distribuzione fisica attiene alla riduzione del di tempo necessario per portare tempo di ciclo, l’intervallo di tempo necessario per portare a termine un processo. La a termine un processo riduzione del tempo di ciclo diminuisce i costi e/o aumenta il servizio ai clienti. Molte 310 PARTE SETTIMA Decisioni di distribuzione ■ Trasporto trasporto Il movimento di prodotti dal luogo di produzione al luogo di utilizzazione 13,1% Il trasporto, ossia il movimento di prodotti dal luogo di produzione al luogo di utilizzazione, è la funzione di distribuzione fisica più costosa. Poiché la disponibilità dei prodotti e la loro tempestiva consegna dipendono dalle funzioni di trasporto, le decisioni di trasporto influenzano direttamente il servizio ai clienti. Un’impresa può perfino organizzare la sua strategia di distribuzione e marketing attorno a un sistema di trasporto unico, 0,4% se questo è in grado di assicurare consegne rapide, conferendo così un vantaggio competitivo all’impresa. Le imprese possono costruire proprie flotte di trasporto (vettori privati) o affidare in outsourcing la funzione di trasporto a un vettore comune o a contratto. Ferrovia ■ Modalità di trasporto. Per movimentare beni fisici ci sono cinque modalità di trasporto fondamentali, ciascuna delle quali offre vantaggi distinti: 16,8% Condotte il trasporto ferroviario, l’autotrasporto su strada, per via d’acqua, per via aerea e mediante condotte. Vie d'acqua Molte imprese adottano procedure di trasferimento fisico che impiegano due o più modalità di trasporto 29,4% Via aerea combinate. La Figura 14.5 indica la percentuale di trasporto interurbano di merci effettuata con ciascuna modalità di trasporto negli Stati Uniti. Le ferrovie, quali la Union Pacific e la Canadian Figura 14.5 National in Nordamerica, trasportano merci pesanti Percentuale di trasporto merci interurbano con le diverse e voluminose, quali minerali, sabbia, legname, promodalità di trasporto negli Stati Uniti dotti chimici e agricoli, beni industriali di basso Fonte: US Bureau of the Census, Statistical Abstract of the United States 2001. valore e automobili, che devono essere spedite a grandi distanze via terra. Per facilitare il carico e lo scarico delle merci, molte imprese localizzano fabbriche o magazzini in prossimità di linee ferroviarie. L’autotrasporto merci è la modalità di trasporto più flessibile in termini di tempo e percorsi, perché è in grado di raggiungere pressoché qualsiasi destinazione. Grazie alla sua capacità esclusiva di trasferire beni dalla fabbrica o dal magazzino direttamente al cliente, l’autotrasporto è usato spesso in combinazione con altre forme di trasporto che non permettono di effettuare consegne door-to-door. Anche se i tir viaggiano di solito molto più velocemente dei treni merci, sono però più costosi e alquanto più vulnerabili alle condizioni meteorologiche avverse; inoltre, sono soggetti a limitazioni di dimensioni e massa del carico trasportato. Spesso si sono imputati all’autotrasporto alti livelli di perdita, danni alle merci trasportate, nonché ritardi causati dalla rimovimentazione delle piccole spedizioni. Il settore dell’autotrasporto ha risposto facendo ricorso al monitoraggio computerizzato delle spedizioni e allo sviluppo di nuove attrezzature per accelerare il carico e lo scarico. I trasporti per via d’acqua sono il metodo meno costoso di spedizione di beni non deperibili, pesanti e di basso valore unitario, quali minerali grezzi, carbone fossile, cereali e derivati del petrolio.I mezzi di trasporto per vie d’acqua hanno una capacità di carico molto alta. Le chiatte trainate da rimorchiatori o automotrici che viaggiano lungo canali o fiumi pos- 40,3% Strada Autotrasporto merci La Bax Global (www.baxglobal.com) fornisce servizi di autotrasporto merci. CAPITOLO 14 Canali di marketing e supply-chain management 311 sono trasportare una massa pari a 10 volte quella di un carro ferroviario. Le navi oceanichepossono trasportare migliaia di container. Più del 95 per cento dei trasporti internazionali è effettuato per vie d’acqua.26 Tuttavia molti mercati, se non sono integrati da trasporto ferroviario o su gomma, restano irraggiungibili dal trasporto per acqua. Anche le siccità e le inondazioni possono creare difficoltà agli utilizzatori dei trasporti per via d’acqua interni. Ciononostante, l’estrema efficienza in termini di utilizzazione dei combustibili e la globalizzazione dei mercati faranno verosimilmente aumentare in futuro l’impiego dei trasporti per acqua. I trasporti aerei sono i più veloci, ma anche i più costosi. Sono impiegati più frequentemente per beni deperibili, per beni di valore e poco ingombranti, e per prodotti che richiedono una consegna rapida a grandi distanze, quali le spedizioni di emergenza. Alcuni vettori aerei trasportano contemporaneamente passeggeri, merci e posta. Nonostante il costo, i trasporti aerei possono diminuire le spese di stoccaggio e packaging e le perdite causate da furti e danni, contribuendo così a ridurre i costi totali (sebbene l’autotrasporto necessario poi per il prelievo delle merci e la loro consegna finale faccia crescere tempi e costi). Anche se i trasporti aerei rappresentano meno dell’1 per cento delle tonnellate-miglia (TM) totali trasportate, la loro rilevanza è in crescita. In realtà, il successo di molte imprese si basa oggi sulla disponibilità del servizio di consegna per via aerea entro 24 ore fornito da organizzazioni come UPS, Airborne o FedEx. Per esempio, la Amazon.com consegna molti prodotti ordinati online tramite la UPS entro un giorno dall’ordine. I trasporti mediante condotte (o pipeline) sono la modalità di trasporto più automatizzata. Di solito l’infrastruttura di condutture è di proprietà di chi la utilizza per distribuire i propri prodotti. La maggior parte delle condotte trasporta derivati del petrolio o prodotti chimici. Per esempio, il Trans-Alaska Pipeline, di proprietà e gestione di un consorzio di compagnie petrolifere comprendenti la ExxonMobil e la BP-Amoco, trasporta petrolio greggio dai pozzi petroliferi in Alaska centrale ai terminal di spedizione sulla costa. Le slurry pipeline trasportano carbone fossile polverizzato (carbodotti), cereali o frammenti di legno sospesi in acqua. Le condotte movimentano i prodotti in modo lento ma continuo e a costi relativamente bassi. Sono affidabili e riducono al minimo i problemi di danni e furti; il volume trasportato è tuttavia soggetto a un calo che può arrivare all’1 per cento, quasi sempre a causa dell’evaporazione. I trasporti mediante condotte preoccupano gli ambientalisti, i quali temono che installazioni e perdite possano danneggiare piante e animali. ■ Scelta delle modalità di trasporto. I responsabili della logistica scelgono una modalità di trasporto in base a una combinazione di costo, velocità, affidabilità, flessibilità di carico, accessibilità e frequenza, che sia la più adatta ai loro prodotti e generi il livello desiderato di servizio ai clienti. La Tabella 14.2, alla pagina seguente, indica le valutazioni per ciascuna modalità di trasporto secondo questi criteri di scelta. Gli operatori di marketing confrontano modalità di trasporto alternative per determinare se i benefici derivanti da una modalità di trasporto più cara ne giustifichino i costi più elevati. Imprese quali la Accuship (www.accuship.com) mettono in grado gli operatori di marketing di analizzare varie opzioni di trasporto. Il software di questa impresa Internet fornisce a utilizzatori industriali, quali la Coca-Cola e la Home Shopping Network, informazioni sulla velocità e sul costo di differenti modalità di trasporto Tabella 14.2 Valutazioni relative alle diverse modalità di trasporto Modalità Costo Velocità Affidabilità Flessibilità di carico Accessibilità Frequenza Ferrovia Moderato Media Media Alta Alta Bassa Strada Alto Alta Alta Media Molto alta Alta Via d’acqua Molto basso Molto bassa Media Molto alta Limitata Molto bassa Via aerea Molto alto Molto alta Alta Bassa Media Media Condotte Basso Bassa Alta Molto bassa Molto limitata Molto alta CAPITOLO 15 Tabella 15.1 Vendita al dettaglio, marketing diretto e vendita all’ingrosso 319 Dettaglianti generalisti Tipo di dettagliante Descrizione Esempi Department store Grande organizzazione di vendita al dettaglio caratterizzata da ampi mix di prodotti e organizzata in dipartimenti (reparti) distinti per facilitare le attività di marketing e la gestione interna. Macy’s, Sears Punto vendita generalista self-service che offre regolarmente prodotti di marca e non di marca a prezzi bassi. Wal-Mart, Target Supermercato Grande punto vendita a self-service che propone una linea completa di prodotti alimentari e anche alcuni prodotti non alimentari. Kroger, Albertson’s Superstore Punto vendita al dettaglio gigante che offre non soltanto i prodotti alimentari e non alimentari presenti ordinariamente nei supermercati, ma anche prodotti consumer acquistati abitualmente. Wal-Mart Supercenters Ipermercato Punto vendita che combina in un unico spazio lo shopping nei supermercati e quello nei discount store; è più grande di un superstore. Carrefour Warehouse club Punto vendita al dettaglio che vende attraverso il sistema del selfservice una gamma relativamente ampia di articoli ai soli membri del club a prezzi fortemente scontati; combina l’ingrosso cashand-carry e il discount retailing. Sam’s Club, Costco Magazzino showroom Punto vendita in edificio di grandi dimensioni e basso costo, con grandi scorte nei locali del magazzino e servizi ridotti al minimo. IKEA Catalogo showroom Forma di magazzino showroom in cui i consumatori fanno shopping da un catalogo e i prodotti sono stoccati fuori della portata degli acquirenti. Service Merchandise Discount store department store Grande organizzazione di vendita al dettaglio caratterizzata da ampi mix di prodotti e organizzata in dipartimenti (reparti) distinti per facilitare le attività di marketing e la gestione interna discount store Punto vendita generalista a self-service che propone regolarmente prodotti di marca e non di marca a basso prezzo Department store. I department store sono grandi organizzazioni di vendita al dettaglio caratterizzate da ampi mix di prodotti, che impiegano almeno 25 persone. Per facilitare le attività di marketing e la gestione interna di questi punti vendita, le linee di prodotti correlate sono organizzate in dipartimenti (reparti) distinti: cosmetici, casalinghi, abbigliamento, mobilio per casa ed elettrodomestici. Ogni reparto funziona spesso come un’impresa autonoma, così come godono di una discreta autonomia anche i responsabili acquisti dei singoli reparti. Un’alta percentuale di vendite di department store quali Macy’s, Sears, Marshall Field’s, Dillard’s e Neiman Marcus è realizzata nei settori dell’abbigliamento, degli accessori e dei cosmetici. Tra gli altri prodotti venduti in questi department store vi sono gli articoli da regalo, la valigeria, l’elettronica di consumo, gli accessori per la casa e le attrezzature sportive. Alcuni department store offrono servizi come quelli relativi all’assicurazione auto e consulenze per la denuncia dei redditi o di tipo fiscale e hanno al loro interno agenzie viaggi, negozi di ottica e parrucchieri. In alcuni casi lo spazio riservato a questi servizi specializzati è dato in locazione: imprenditori autonomi lo gestiscono in proprio e pagano un canone di locazione ai department store. Molti department store vendono prodotti anche attraverso propri siti Web. I department store sono nettamente orientati ai servizi. Possono comprendere credito, consegna a domicilio, assistenza personale, restituzione della merce e offrono un’atmosfera gradevole. Anche se alcuni cosiddetti department store sono in realtà grandi punti vendita specializzati (specialty store) dipartimentalizzati, la maggior parte di essi sono shopping store. I consumatori sono in grado di confrontare prezzo, qualità e servizio di un punto vendita con quelli dei concorrenti. Insieme con i grandi discount store, all’interno di una comunità i department store sono spesso considerati leader della vendita al dettaglio e sono presenti dovunque vi sia una popolazione superiore a 50.000 abitanti. Discount store. Negli ultimi anni i department store sono andati cedendo quote di mercato ai discount store.3 I discount store sono punti vendita generalisti self-service che offrono regolarmente prodotti di marca e non di marca a basso prezzo. I discoun- CAPITOLO 15 ruota del dettaglio Ipotesi secondo cui i nuovi dettaglianti entrano di solito nel mercato come operatori di basso status, di basso margine e di basso prezzo, ma alla fine si evolvono diventando operatori di alto costo e di alto prezzo Vendita al dettaglio, marketing diretto e vendita all’ingrosso 327 ■ La ruota del dettaglio. Via via che vengono creati nuovi tipi di imprese per la vendita al dettaglio, esse cercano di trovare in questo ambiente dinamico la propria nicchia. Un’ipotesi riguardo all’evoluzione e allo sviluppo di nuovi tipi di punti vendita al dettaglio è la ruota del dettaglio. Secondo questa teoria, nuovi dettaglianti entrano nel marketplace con prezzi, margini e status bassi. I loro prezzi contenuti sono di solito il risultato di procedure innovative di riduzione dei costi che presto vengono imitate. A mano a mano che queste imprese tentano di ampliare la loro base di clienti e di aumentare le vendite, le loro operazioni e facility diventano gradualmente più elaborate e costose. Possono ubicarsi meglio, cominciare a offrire merce di qualità superiore o aggiungere servizi. Alla fine emergono all’estremità superiore delle scale di prezzi, costi e servizi, competendo con discount retailer che seguono lo stesso processo evolutivo.11 Consideriamo l’evoluzione dei department store, dei discount store, dei warehouse club, dei category killer e degli online retailer (dettaglianti online), illustrata nella Figura 15.1. I department store come la Sears nacquero come operatori commerciali ad alto volume e a basso costo in competizione con punti vendita generalisti e altri piccoli venditori al dettaglio. I discount store si svilupparono successivamente in risposta ai costi crescenti dei servizi nei department store. A quanto pare, oggi molti discount store seguono la ruota del dettaglio offrendo più servizi, migliori ubicazioni, scorte di qualità e quindi prezzi più alti. Alcuni discount store, come Kohl’s, sono quasi indistinguibili dai department store. In risposta sono nati category killer, quali PETsMART e Office Depot, che si concentrano su un’importante categoria di prodotti offrendone un’enorme profondità, in molti casi a prezzi più bassi di quelli praticati dai discount store. Tuttavia, sembra che anche questi dettaglianti seguano la ruota del dettaglio. Per esempio, la Lowe’s, un dettagliante di prodotti per l’home improvement, ha aggiunto ai suoi articoli prodotti di prezzo elevato e marche di fascia più alta, come Laura Ashley. Dato che i consumatori hanno meno tempo da Prezzi alti e markup, molti servizi, ambiente costoso Department store Department store Discount store General store e piccoli dettaglianti vari Factory outlet mall Department store Discount store Warehouse club Category killer Prezzi bassi e markup, pochi servizi, ambiente austero Online retailer 1890–1910 1955–1970 1990-2010 Figura 15.1 La ruota del dettaglio Se si considera che la «ruota» giri lentamente nel verso delle frecce, allora si può pensare che i department store attorno al 1900 e i discount store che li hanno seguiti siano comparsi sulla scena alla sua estremità inferiore. Mentre la ruota gira lentamente, i punti vendita si muovono insieme a essa, diventano operazioni a prezzo superiore e lasciano spazio all’entrata di imprese a prezzo più basso alla sua estremità inferiore. Fonte: da Robert F. Hartley, Retailing: Challenge and Opportunity, 3a edizione, p. 42, Houghton Mifflin. CAPITOLO 15 Vendita al dettaglio, marketing diretto e vendita all’ingrosso 333 Grossisti indipendenti Acquisiscono il titolo di proprietà dei prodotti trattati, si fanno carico dei rischi e acquistano e rivendono prodotti ad altri grossisti, dettaglianti o altri clienti business Grossisti a servizio completo Figura 15.2 Tipi di grossisti indipendenti grossista generale Grossista a servizio completo che tratta un ampio mix di articoli ma offre una profondità limitata all’interno delle linee di prodotti grossista a linee limitate Grossista a servizio completo che tratta soltanto alcune linee di prodotti, ma offre un ampio assortimento di articoli all’interno di ciascuna linea grossista specializzato Grossista a servizio completo che offre la gamma di prodotti più ristretta, di solito un’unica linea di prodotti o un numero contenuto di articoli all’interno di una linea di prodotti rack jobber Grossista a servizio completo specializzato che possiede e mantiene espositori e scaffali in supermercati, drugstore, discount store e variety store grossista a servizio limitato Grossista indipendente che fornisce meno servizi di marketing rispetto a un grossista a servizio completo ed è specializzato soltanto in alcune funzioni Grossisti generali Grossisti a linee limitate Grossisti specializzati Rack jobber Grossisti a servizio limitato Grossisti cash-and-carry Grossisti con consegna al punto vendita Distributori di ordini Grossisti per corrispondenza tion (www.universalcorp.com), con sede centrale a Richmond in Virginia, il più grande acquirente e trasformatore di tabacco in foglia del mondo. L’impresa acquista, rivende, imballa e spedisce tabacco, e finanzia i suoi clienti, inclusi produttori di sigarette come la Philip Morris (che assorbe una percentuale rilevante delle sue vendite). La Universal Corporation opera anche nella compravendita di legname, gomma, noci, frutta secca e altri prodotti, e ha attività in 40 paesi.15 I grossisti a servizio completo trattano prodotti consumer o business e forniscono numerosi servizi di marketing ai loro clienti. Molti grandi grossisti di prodotti grocery forniscono ai dettaglianti consulenza sul design del punto vendita, sulla scelta del sito, l’addestramento del personale, il finanziamento, il merchandising, la pubblicità, la redemption dei buoni sconto (coupon redemption) e lo scanning. Anche se i grossisti a servizio completo godono spesso di margini lordi più consistenti rispetto a quelli degli altri grossisti, i costi delle loro attività sono più alti in quanto svolgono molte più funzioni. I grossisti a servizio completo sono classificati come grossisti generali o generalisti o despecializzati, grossisti a linee limitate, grossisti specializzati e come rack jobber. I grossisti generali o generalisti o despecializzati trattano un ampio mix di articoli ma offrono una profondità limitata all’interno delle linee di prodotti. Trattano per esempio farmaci, cibi non deperibili, cosmetici, detergenti e tabacco. I grossisti a linee limitate trattano soltanto alcune linee di prodotti, quali prodotti grocery, apparecchi di illuminazione o attrezzature per perforazione petrolifera, ma offrono un ampio assortimento di articoli all’interno di ciascuna linea. Per esempio, la AmerisourceBergen (www.amerisourcebergen.com) è un grossista a linee limitate di prodotti farmaceutici, integratori e cosmetici. I grossisti a linee limitate forniscono una gamma di servizi simile a quella dei grossisti generali. I grossisti specializzati offrono la gamma di prodotti più ristretta, di solito un’unica linea di prodotti o un numero limitato di articoli all’interno di una linea di prodotti. Per esempio, la Red River Foods, con sede centrale a Richmond in Virginia, è l’importatore leader (grossista specializzato) negli Stati Uniti di noci, semi e frutta secca.16 I rack jobber sono grossisti a servizio completo specializzati che possiedono e mantengono espositori e scaffali (display rack) in supermarket, drugstore, discount store e variety store*. Allestiscono display, marchiano le merci, riforniscono gli scaffali e mantengono la documentazione sulle fatture e sulle scorte; i dettaglianti devono fornire soltanto lo spazio. I rack jobber sono specializzati in prodotti non alimentari con ampi margini di profitto: articoli per la salute e la bellezza, periodici, maglieria e cartoline d’auguri. I grossisti a servizio limitato forniscono meno servizi di marketing rispetto ai grossisti a servizio completo e sono specializzati soltanto in alcune funzioni. Le funzioni restanti sono svolte dai produttori, i quali possono anche trasmetterle ai clienti o ad altri intermediari. I grossisti a servizio limitato acquisiscono il diritto di proprietà delle merci ma spesso non si occupano della loro consegna, non concedono crediti, non forniscono informazioni di marketing, non stoccano scorte né pianificano in previsione delle esigenze future dei clienti. Poiché offrono servizi limitati, sono remunerati con * Punti vendita di merci diverse a basso prezzo. 334 PARTE SETTIMA Tabella 15.2 Decisioni di distribuzione Grossisti cashandcarry Possesso fisico della merce Sì Visite di vendita personale ai clienti No Informazioni sulle No condizioni di mercato Consigli ai clienti percentuali minori e hanno margini di profitto inferiori rispetto ai grossisti a servizio completo. La decisione se usare un grossista a servizio limitato oppure un grossista a servizio Grossista completo dipende dalla struttura del canale di con consegna Grossista marketing e dalla necessità di gestire la supplyal punto Distribuzione per chain per acquisire un vantaggio competitivo. vendita di ordini corrispondenza Pur essendo in pochi, certi tipi di grossisti a Sì No Sì servizio limitato sono di fondamentale importanza nella distribuzione di prodotti, quali specialità alimentari, prodotti deperibili, materiali Sì No No edili e carbone fossile. La Tabella 15.2 riassume i servizi forniti da quattro tipici grossisti a serAlcune Sì Sì vizio limitato: grossisti cash-and-carry, grossisti con consegna al punto vendita, distributori Alcuni Sì No di ordini e grossisti per corrispondenza. I grossisti cash-and-carry sono intermediari i No No No cui clienti – quasi sempre piccole imprese – pagano in contanti e provvedono autonomamente al trasporto delle merci acquistate. I cash-and-carry trattano di solito una linea No Sì Qualche limitata di articoli con un elevato tasso di avviSì No No cendamento: prodotti grocery, materiali edilizi, materiali elettrici e forniture per ufficio. Molti piccoli dettaglianti i cui account vengono rifiutati da altri grossisti sopravvivono grazie ai cash-and-carry. I grossisti con consegna al punto vendita trasportano una linea ristretta di prodotti direttamente ai punti vendita dei clienti, i quali possono esaminarli e sceglierli. Si tratta spesso di piccoli operatori che guidano personalmente i propri autocarri, percorrono tragitti fissi, visitando dettaglianti e altri clienti per determinarne i bisogni e riceverne gli ordinativi. I distributori di ordini acquisiscono il titolo di proprietà dei prodotti che trattano e ne negoziano la vendita, senza entrare mai effettivamente in possesso degli stessi. Inoltrano ai produttori gli ordini che ricevono da dettaglianti, acquirenti business o altri grossisti, e prendono accordi per la spedizione di carichi completi che i produttori si incaricano di consegnare direttamente ai clienti. Si assumono la responsabilità dei prodotti durante l’intera transazione, compresi i costi dell’eventuale invenduto. I grossisti per corrispondenza impiegano cataloghi anziché rappresentanti per vendere prodotti a dettaglianti e acquirenti business. Le aziende di ingrosso per corrispondenza offrono generalmente cosmetici, specialità alimentari, articoli sportivi, forniture per ufficio e ricambi per automobile. L’ingrosso per corrispondenza consente agli acquirenti di scegliere e ordinare particolari articoli su catalogo e di riceverli attraverso l’UPS (United Parcel Service), l’USPS (United States Postal Service) o altri corrieri. Questo è un metodo conveniente ed efficace di vendita di piccoli articoli a clienti che risiedono in aree scomode, il cui servizio potrebbe essere considerato non redditizio da altri grossisti. Internet ha offerto ai grossisti per corrispondenza l’opportunità di vendere prodotti sui loro siti Web affidando la spedizione ai produttori. Servizi forniti dai grossisti a servizio limitato No Stoccaggio No e mantenimento della merce nei punti vendita dei clienti Credito ai clienti No Consegna della merce ai clienti No grossista cash-and-carry Grossista a servizio limitato i cui clienti – quasi sempre piccole imprese – pagano in contanti e provvedono autonomamente al trasporto delle merci acquistate grossista con consegna al punto vendita Grossista a servizio limitato che trasporta una linea ristretta di prodotti direttamente ai punti vendita dei clienti, i quali possono esaminarli e sceglierli distributore di ordini Grossista a servizio limitato che acquisisce il titolo di proprietà dei prodotti che tratta e ne negozia la vendita, senza entrare mai effettivamente in possesso degli stessi grossista per corrispondenza Grossista a servizio limitato che per smerciare prodotti a dettaglianti e acquirenti business impiega cataloghi anziché forze vendita agente Intermediario che rappresenta gli acquirenti o i venditori su base permanente broker Intermediario che mette in contatto temporaneamente gli acquirenti e i venditori ■ Agenti e broker. Gli agenti e i broker negoziano gli acquisti e facilitano le vendite ma non acquisiscono il titolo di proprietà dei prodotti (vedi Figura 15.3). Questi operatori, noti anche come intermediari funzionali, svolgono un numero limitato di servizi in cambio di una provvigione, basata generalmente sul prezzo di vendita del prodotto. Gli agenti rappresentano gli acquirenti o i venditori su base permanente, mentre i broker sono intermediari che gli acquirenti o i venditori impiegano temporaneamente. Gli agenti e i broker, sebbene svolgano ancor meno funzioni rispetto ai grossisti a servizio limitato, sono di solito specialisti in particolari prodotti o tipi di clienti e sono in grado di fornire un’utile esperienza di vendita. Conoscono bene i loro mercati e sono capaci di creare rapporti di lunga durata con i clienti. Agenti e broker consentono ai produttori di espandere le vendite quando le risorse sono limitate, di trarre beneficio dai servizi di una forza vendita qualificata e di mantenere bassi i costi di vendita personale. I servizi forniti da agenti e broker sono riassunti nella Tabella 15.3. CAPITOLO 15 Vendita al dettaglio, marketing diretto e vendita all’ingrosso 335 Agenti e broker Non acquisiscono il titolo di proprietà dei prodotti trattati e sono remunerati con provvigioni (commissioni) per la negoziazione degli scambi tra venditori e acquirenti Broker Pongono in contatto acquirenti e venditori su base temporanea Agenti Rappresentano l’acquirente oppure il venditore, di solito su base permanente Figura 15.3 Tipi di agenti e broker agente dei produttori Intermediario indipendente che rappresenta due o più venditori e solitamente offre ai clienti linee di prodotti complete agente di vendita Intermediario che commercializza la totalità di una linea di prodotti specificata o l’intera produzione di un produttore Tabella 15.3 Broker alimentari Broker immobiliari Altri broker, per esempio broker di borsa, broker di assicurazioni Agenti dei produttori Agenti di vendita Commissionari Gli agenti dei produttori, che costituiscono più della metà di tutti gli agenti, sono intermediari indipendenti che rappresentano due o più venditori e solitamente offrono ai clienti linee di prodotti complete. Vendono e acquisiscono ordini durante tutto l’anno, più o meno come fa la forza vendita del produttore. Un agente dei produttori, all’interno di una precisa area, tratta prodotti non complementari e non reciprocamente competitivi. La relazione fra l’agente e il produttore è governata da contratti scritti che specificano a grandi linee le aree di competenza, il prezzo di vendita, le modalità di acquisizione dell’ordine e le condizioni di vendita riguardanti la consegna, il servizio e le garanzie. Gli agenti dei produttori hanno scarso o nessun controllo sulle politiche di pricing e marketing dei produttori. Non estendono il credito e possono non essere in grado di fornire una specifica consulenza tecnica. Gli agenti dei produttori sono impiegati comunemente nella vendita di abbigliamento, macchine e attrezzature, acciai, mobilio, prodotti automobilistici, materiali e apparecchi elettrici, prodotti alimentari. Gli agenti di vendita commercializzano o una sola linea di prodotti o l’intera produzione di un produttore. Svolgono ogni attività di ingrosso eccetto l’acquisizione del titolo di proprietà dei prodotti. Di solito gli agenti di vendita assumono la rappresentanza di diversi produttori contemporaneamente e sono impiegati spesso in luogo dei dipartimenti di marketing. In realtà, gli agenti di vendita sono in larga misura utilizzati da piccoli produttori o da produttori che hanno difficoltà a mantenere un dipartimento di marketing a causa della stagionalità della produzione o di altri fattori. A differenza degli agenti dei produttori, gli agenti di vendita non hanno generalmente limiti territoriali, mentre hanno autorità completa sui prezzi, sulla promozione e sulla distri- Servizi forniti da agenti e broker Agenti dei produttori Agenti di vendita Commissionari Broker Possesso fisico della merce Qualche Qualche Sì No Relazione di lungo periodo con gli acquirenti o i venditori Sì Sì Sì No Rappresentanza di linee di prodotti concorrenti No No Sì Sì Territorio geografico limitato Sì No No No Credito ai clienti No Sì Qualche No Consegna della merce ai clienti Qualche Sì Sì No CAPITOLO 16 Figura 16.1 Nella comunicazione integrata di marketing i flussi di informazioni sono importanti Informazioni sui clienti e forze dell’ambiente di marketing Comunicazione integrata di marketing Piano di comunicazioni integrate di marketing 345 Clienti F E E D B A C K Promozione e processo di comunicazione comunicazione di significato La condivisione fonte Nel processo di comunicazione, una persona, un gruppo o un’organizzazione che tenta di condividere un significato con un’audience destinatario Nel processo di comunicazione, l’individuo, il gruppo o l’organizzazione che decodifica un messaggio codificato. Un’audience è costituita da due o più destinatari codifica Conversione di significato in una serie di segni o simboli La comunicazione è essenzialmente la trasmissione di informazioni. Affinché avvenga, sia l’emittente (comunicatore) sia il destinatario delle informazioni devono partire da una base comune: devono avere una comprensione comune dei simboli, delle parole e delle immagini impiegati per trasmettere informazioni. Definiamo perciò la comunicazione come una condivisione di significato.5 In questa definizione, il concetto di trasmissione di informazioni è implicito perché la condivisione impone la trasmissione. Come è mostrato nella Figura 16.2, la comunicazione parte da una fonte. Una fonte è una persona, un gruppo o un’organizzazione che tenta di condividere un significato con un’audience. Potrebbe trattarsi di un venditore che desidera comunicare un messaggio di vendita oppure di un’organizzazione che desidera inviare un messaggio a migliaia di clienti attraverso un annuncio pubblicitario. Un’adeguata strategia è in grado di accrescere l’efficacia della comunicazione di una fonte. Un destinatario è l’individuo, il gruppo o l’organizzazione che decodifica un messaggio codificato. Un’audience è costituita da due o più riceventi. Per esempio, i riceventi o l’audience a cui si rivolge un annuncio pubblicitario per la Lean Cousine della Stouffer’s (www.stouffers.com) potrebbero essere i consumatori attenti al loro peso: nel rivolgersi a riceventi con comunicazioni integrate di marketing sui suoi prodotti la Stouffer’s potrebbe tenere conto di questo dato. Per condividere un significato, una fonte deve convertirlo in una serie di segni o simboli che rappresentino idee o concetti, un processo noto come codifica (codificazione). Quando codifica un significato in un messaggio, la fonte deve considerare certe caratteristiche del destinatario o dell’audience e per condividerlo, la fonte deve usare segni o simboli familiari al destinatario o all’audience. Gli operatori di marketing si rendono conto di ciò e comprendono l’importanza di conoscere a fondo il proprio mercato obiettivo: nel caso di un annuncio pubblicitario, per esempio, si assicurano che venga impiegato un linguaggio comprensibile. Quando la General Mills pubblicizza i cereali Cheerios, non menziona tutti gli ingredienti usati per prepararli, perché alcuni di essi non avrebbero significato per i consumatori. Un problema è costituita dalla difficoltà di traduure in altre lingue gli annunci pubblicitari per comunicare con clienti dei mercati globali: la Budweiser è stata quindi pubblicizzata in Spagna come «la regina delle birre»(el Rey de las Cervezas) mentre per i cinesi lo slogan delle patatine Fonte Messaggio codificato Mezzo di trasmissione Messaggio decodificato Destinatario o adiacente F E E D B A C K Figura 16.2 Il processo di comunicazione Rumore Rumore CAPITOLO 16 Comunicazione integrata di marketing 351 dell’altra. In mercati consumer estremamente competitivi, quali i settori del fast-food e dell’automobile, le imprese adottano molto spesso un obiettivo promozionale aggressivo. Quando negli Stati Uniti alcune case automobilistiche cominciarono a pubblicizzare la capacità delle loro automobili di resistere agli urti (verificata tramite crash test condotti da vari enti federali e privati), la Volkswagen, la BMW, la Saturn, la Mercedes-Benz, la Toyota e altre case automobilistiche fecero rapidamente altrettanto, per compensare gli effetti negativi della pubblicità dei concorrenti. Mentre questi annunci pubblicitari tentavano di promuovere record di sicurezza, le case tentavano anche di impedire la perdita di quote di mercato in un ambito molto competitivo.15 ■ Ridurre le fluttuazioni delle vendite mix promozionale Una combinazione di metodi promozionali usata per promuovere un prodotto specifico pubblicità Una comunicazione impersonale a pagamento riguardo a un’organizzazione e ai suoi prodotti trasmessa a un’audience obiettivo attraverso i mass media La richiesta di molti prodotti varia di mese in mese a causa di fattori quali il clima, le festività e le stagioni. Un’impresa non è in grado di operare al massimo dell’efficienza se le vendite fluttuano rapidamente. Le variazioni del volume di vendite si traducono in variazioni della produzione, dei livelli di scorte, dei bisogni di personale e delle risorse finanziarie. Se le tecniche promozionali riducono le fluttuazioni generando vendite anche nei periodi di rallentamento, un’impresa riesce a utilizzare più efficientemente le sue risorse. Le tecniche promozionali sono spesso progettate per stimolare le vendite durante i periodi di stagnazione. Per esempio, gli annunci pubblicitari che promuovono il ribasso dei prezzi degli attrezzi da giardino possono far lievitare le vendite nei mesi autunnali e invernali. Nei periodi di picco un’impresa può astenersi dal fare pubblicità per evitare di stimolare le vendite fino al punto da non essere in grado di soddisfare tutte le richieste. Talvolta un’organizzazione pubblicizza un servizio migliore per i clienti in certi giorni. Per esempio, una pizzeria potrebbe distribuire buoni sconto validi soltanto da lunedì a giovedì per evitare l’affollamento del fine settimana. Per raggiungere i principali obiettivi della promozione qui esaminati, le imprese devono sviluppare programmi promozionali appropriati. Nel paragrafo seguente considereremo le componenti fondamentali di questi programmi, detti elementi del mix promozionale. Il mix promozionale Promozione delle vendite Public relations Pubblicità Per comunicare con individui, gruppi e organizzazioni si possono usare vari metodi promozionali. Quando un’impresa combina metodi specifici per gestire le comunicazioni integrate di marketing per un particolare prodotto, tale combinazione costituisce il mix promozionale per quel prodotto. I quattro elementi possibili di un mix promozionale (promotion mix) sono la pubblicità (advertising), la vendita personale (personal selling), le public relations e la promozione delle vendite (sales promotion) [vedi Figura 16.3, alla pagina seguente]. Per alcuni prodotti le imprese usano tutte e quattro le componenti; per altri, ne usano soltanto due o tre. ■ Pubblicità Vendita personale Figura 16.3 I quattro elementi possibili di un mix promozionale La pubblicità (advertising) è una comunicazione impersonale a pagamento riguardante un’organizzazione e i suoi prodotti trasmessa a un’audience obiettivo attraverso i mass media: televisione, radio, Internet, quotidiani, periodici, posta diretta, display esterni e cartellonistica sui mezzi di trasporto pubblico. Gli individui e le organizzazioni impiegano la pubblicità per promuovere beni, servizi, idee, problemi e persone. Essendo altamente flessibile, la pubblicità è in grado di raggiungere un’audience obiettivo estremamente grande o di focalizzarsi su un piccolo segmento esattamente definito. Per esempio, la pubblicità della Burger King (www.bk.com) si concentra su una grande audience di potenziali clienti di fast-food, dai bambini agli adulti, mentre la pubblicità per gli aerei della Gulfstream (www.gulfstream.com) è diretta a un mercato obiettivo molto più ristretto e specializzato. La pubblicità offre parecchi vantaggi. Quando raggiunge un grande numero di per- CAPITOLO 16 Politica di tipo push Produttore Grossisti Dettaglianti Consumatori Figura 16.4 Confronto tra le strategie promozionali di tipo push e di tipo pull Comunicazione integrata di marketing 357 Diageo (www.diageo.com) ha stimato che per pubblicizzare la sua tequila José Cuervo su un canale televisivo nazionale, l’investimento necessario a raggiungere 1000 persone è di 15 dollari. Quando la Produttore Flusso Diageo ha affittato un’isoletta caraibica e ha usato di prodotti attività di publicity, come una petizione per l’ammissione alle Nazioni Unite, il costo per raggiunFlusso di gere 1000 persone è sceso a 0,15 dollari.23 Alcune Grossisti comunicazioni forme di pubblicità sono relativamente poco costose come quelle a cui ricorrono le piccole imprese locali che pubblicizzano i loro prodotti attraverso quotidiani, periodici, stazioni radiofoniDettaglianti che e televisive locali, display esterni e cartelloni sui mezzi di trasporto pubblico. Un altro fattore che gli operatori di marketing prendono in considerazione quando formulano Consumatori un mix promozionale è l’effettiva disponibilità di tecniche promozionali. Negli Stati Uniti, nonostante il numero spropositato di veicoli mediatici, può accadere che un’impresa sperimenti la mancanza di un medium pubblicitario in grado di raggiungere efficacemente un dato mercato obiettivo. Il problema della disponibilità di media si accentua quando le imprese fanno pubblicità in alcuni paesi. Alcuni media, come la televisione, possono semplicemente non essere disponibili, oppure la pubblicità televisiva di alcuni prodotti può essere considerata illegale o fortemente regolamentata. Inoltre, i media utilizzabili possono non essere aperti a certi tipi di pubblicità. In alcuni paesi agli inserzionisti televisivi è proibito fare confronti tra marche. Politica di tipo pull ■ Politiche di canale: politica push o pull politica di tipo push Politica di canale di marketing in cui un produttore promuove un prodotto soltanto all’istituzione successiva lungo il canale politica di tipo pull Politica di canale di marketing in cui un produttore promuove direttamente un proprio prodotto presso i consumatori allo scopo di sviluppare in essi una forte richiesta che lo faccia procedere lungo il canale Un altro elemento che le imprese considerano quando pianificano un mix promozionale è se usare una politica di tipo push oppure una politica di tipo pull. Adottando una politica di tipo push, il produttore promuove il prodotto soltanto all’organizzazione successiva lungo il canale di marketing. In un canale di marketing con grossisti e dettaglianti, il produttore promuove al grossista, perché in questo caso il grossista è il membro del canale immediatamente a valle del produttore (vedi Figura 16.4). Ciascun membro del canale promuove, a sua volta, al membro successivo. Una politica di tipo push privilegia normalmente la vendita personale. Talvolta, per spingere i prodotti lungo il canale, si usano la promozione delle vendite e la pubblicità associate alla vendita personale. Come è mostrato nella Figura 16.4, un’impresa che usa una politica di tipo pull promuove i propri prodotti direttamente presso i consumatori allo scopo di sviluppare una forte domanda. Lo fa principalmente attraverso la pubblicità e la promozione delle vendite. Poiché i consumatori vengono persuasi a cercare gli articoli nei punti vendita, i dettaglianti, a loro volta, si rivolgono ai grossisti o ai produttori per comprare i prodotti. Con questa politica si intende far procedere i prodotti lungo il canale creando domanda a livello dei consumatori. Agli acquirenti si può comunicare che, se i punti vendita non dispongono dei prodotti desiderati, essi devono richiederli esplicitamente. La politica pull e la politica push non si escludono a vicenda e talvolta un’organizzazione le impiega contemporaneamente. Critiche e difese della promozione Anche se le attività promozionali sono in grado di aiutare i clienti ad acquistare in modo informato, scienziati sociali, gruppi di consumatori, enti pubblici e membri della società in generale criticano da lungo tempo la promozione. Tali critiche si basano principalmente su due motivi: la promozione presenta in effetti certi inconvenienti e, inoltre, è un’attività aziendale altamente visibile che pervade la vita quotidiana dei cittadini. Molte persone lamentano l’eccessiva attività promozionale delle aziende e vengono sollevate spesso alcune questioni più specifiche: le attività promo- 358 PARTE OTTAVA Decisioni di promozione zionali sono state a volte considerate ingannevoli, la promozione è stata accusata di far lievitare i prezzi, di manipolare i consumatori inducendoli ad acquistare prodotti di cui non hanno bisogno, di condurre a una società più materialistica, di non procurare ai consumatori vantaggi sufficienti a giustificarne gli alti costi di commercializzare prodotti potenzialmente nocivi (vedi la Tabella 16.1). Tabella 16.1 Critiche e difese della promozione Questione Discussione La promozione è ingannevole? Sebbene non sia più diffusa, si verificano ancora casi di promozione ingannevole; leggi, regolamentazioni pubbliche e autoregolamentazione dell’industria hanno contribuito a diminuire la promozione intenzionalmente ingannevole; i clienti possono essere involontariamente ingannati perché alcune parole hanno significati differenti. La promozione fa aumentare i prezzi? Quando la promozione stimola la domanda, l’aumento dei livelli di produzione può determinare una diminuzione dei costi di produzione unitari, con un conseguente abbassamento del livello dei prezzi; però, quando la promozione non stimola la domanda, i prezzi aumentano a causa dei costi aggiuntivi della stessa. La promozione crea bisogni? Molti operatori di marketing traggono vantaggio dai bisogni delle persone e basano i propri appeal promozionali su di essi; però non sono loro a creare questi bisogni. Anche se la promozione non ci fosse, le persone continuerebbero ad avere bisogni fondamentali come quelli indicati da Maslow. La promozione favorisce il materialismo? Dato che la promozione crea consapevolezza e visibilità dei prodotti, essa può contribuire al materialismo nello stesso modo in cui vi possono contribuire il cinema, il teatro, l’arte, la letteratura e lo sport. Se non esistesse la promozione, probabilmente in alcuni gruppi di soggetti il materialismo sarebbe comunque presente. La promozione aiuta i clienti senza costare troppo? La promozione permette ai clienti di acquisire informazioni su prodotti e servizi e quindi di prendere decisioni d’acquisto più intelligenti. Si dovrebbero pubblicizzare prodotti potenzialmente dannosi? Alcuni critici propongono di non consentire affatto la promozione di prodotti potenzialmente nocivi alla salute; altri sostengono che questi prodotti, purché la loro vendita sia legale, dovrebbero poter essere promossi. CAPITOLO 17 1 Identificare e analizzare la target audience Pubblicità e public relations 365 ■ Identificazione e analisi del pubblico obiettivo Il pubblico obiettivo (target audience) è il gruppo di persone a cui sono diretti gli annunci pubblicitari. Per esempio, gli annunci pubblicitari 2 Definire gli obiettivi pubblicitari relativi ai cereali per la prima colazione Barbie sono diretti alle bambine che giocano con le bambole Barbie, mentre quelli per i cereali Special K sono diretti agli adulti attenti alla salute. L’identificazione e l’analisi 3 Creare la piattaforma pubblicitaria della target audience sono cruciali, in quanto le informazioni ottenute aiutano a determinare altre fasi nello sviluppo della campagna. La tar4 Determinare lo stanziamento pubblicitario get audience può comprendere tutte le persone nel mercato obiettivo dell’impresa, ma le imprese indirizzano una campagna soltanto a una parte del mercato obiettivo. Per esempio, per posizionare il suo Palmare 5 Sviluppare il piano media Visor come un accessorio alla moda, la Handspring* si è rivolta alle donne con annunci pubblicitari su «Martha Stewart Living», «Country Home» e «Wired».3 6 Creare il messaggio pubblicitario Per determinare una base informativa inerente a una campagna, gli inserzionisti conducono ricerche e analisi sugli obiettivi (target) pubblicitari. Normalmente le informazioni necessarie comprendono l’ubica7 Implementare la campagna pubblicitaria zione e la distribuzione geografica del pubblico o gruppo obiettivo (target group); la distribuzione dei fattori demografici, quali l’età, il red8 Valutare l’efficacia della pubblicità dito, il gruppo etnico, il genere e il livello di istruzione; gli stili di vita e gli atteggiamenti dei consumatori in relazione all’acquisto e all’uso sia dei prodotti dell’inserzionista sia di quelli dei concorrenti. Il tipo esatto di Figura 17.1 informazioni che un’organizzazione ritiene utili dipende dal tipo di prodotto pubbliFasi generali nello sviluppo cizzato, dalle caratteristiche della target audience e dal tipo e dalla quantità di concore nell’implementazione renza. Generalmente, maggiori sono le informazioni che l’inserzionista possiede di una campagna pubblicitaria riguardo alla target audience, maggiore è la possibilità che l’impresa sviluppi una campagna pubblicitaria efficace. Quando l’obiettivo pubblicitario non è identificato esattamente e non è analizzato in modo appropriato, la campagna può fallire. pubblico obiettivo Il gruppo di persone a cui sono diretti gli annunci pubblicitari ■ Definizione degli obiettivi pubblicitari La fase successiva dell’inserzionista consiste nel determinare ciò che l’impresa spera di realizzare con la campagna pubblicitaria. Dal momento che lo sviluppo della campagna è guidato dagli obiettivi pubblicitari, gli inserzionisti dovrebbero definirli accuratamente. Gli obiettivi pubblicitari dovrebbero essere enunciati in termini chiari, precisi e misurabili. Alla fine della campagna, la precisione e la misurabilità consentono agli inserzionisti di valutare il successo della pubblicità in termini di conseguimento o mancato conseguimento degli obiettivi. Per assicurare precisione e misurabilità, gli obiettivi della pubblicità dovrebbero contenere benchmark e indicare fino a che punto l’inserzionista desidera discostarsi da questi standard. Se lo scopo è aumentare le vendite, l’inserzionista dovrebbe enunciare il livello di vendite corrente (benchmark) e l’entità dell’aumento delle vendite che cerca di conseguire attraverso la pubblicità. Un obiettivo pubblicitario dovrebbe anche specificare un time frame (intervallo temporale) affinché gli inserzionisti sappiano esattamente di quanto tempo dispongono per raggiungere l’obiettivo. Per esempio, un inserzionista con un fatturato mensile medio di 450.000 euro (benchmark) potrebbe stabilire il seguente obiettivo: «Il nostro obiettivo pubblicitario primario è aumentare il fatturato mensile medio da 450.000 euro a 540.000 euro entro 12 mesi». Se un inserzionista definisce gli obiettivi sulla base del fatturato, essi si focalizzano sull’aumento del fatturato monetario assoluto o del fatturato unitario, sull’aumento di una certa percentuale del fatturato o sull’aumento della quota di mercato dell’impresa. Sebbene lo scopo di un inserzionista sia l’aumento del fatturato, non tutte le campagne pubblicitarie sono progettate per conseguire vendite immediate: alcune campagne sono progettate per aumentare la consapevolezza del prodotto o della marca (awareness), rendere più favorevoli gli atteggiamenti dei consumatori o aumentare la conoscenza delle caratteristiche del prodotto da parte degli stessi. Tali tipi di obiettivi sono enunciati in termini di comunicazione. * Oggi palmOne. 368 PARTE OTTAVA Decisioni di promozione Tabella 17.1 I 10 inserzionisti leader negli Stati Uniti Fatturato (milioni di dollari) 1. General Motors 3374 132.399 2,5 2. Procter & Gamble 2541 20.334 12,5 3. Ford 2408 108.296 2,2 4. PepsiCo 2210 18.215 12,1 5. Pfizer 2189 19.932 11,0 6. DaimlerChrysler 1985 72.708 2,7 7. AOL Time Warner 1885 32.676 5,8 8. Philip Morris 1816 52.098 3,5 9. Walt Disney 1757 20.970 8,4 1618 20.204 8,0 Organizzazione 10. Johnson & Johnson metodo degli obiettivi e dei compiti Metodo per determinare lo stanziamento pubblicitario in cui prima si stabiliscono gli obiettivi della campagna e poi si calcola il costo di tutte le attività necessarie per raggiungerli metodo della percentuale delle vendite Metodo per determinare lo stanziamento pubblicitario in cui si moltiplica per una percentuale standard il fatturato passato o il fatturato previsto dell’impresa metodo di confronto con la concorrenza Metodo per determinare l’investimento pubblicitario in cui si tenta di uguagliare gli stanziamenti della concorrenza metodo soggettivo Metodo per determinare l’investimento pubblicitario in cui esso viene stabilito da un executive di alto livello dell’impresa Spese pubblicitarie come percentuale del fatturato Spese pubblicitarie (milioni di dollari) pubblicità. Rispetto al fatturato, gli stanziamenti pubblicitari per i prodotti business sono di solito piuttosto scarsi, mentre quelli per i prodotti convenience, quali le bevande analcoliche, i saponi e i cosmetici, sono generalmente elevati. Delle molte tecniche usate per determinare l’investimento pubblicitario, una delle più logiche è il metodo degli obiettivi e dei compiti. Secondo tale metodo, gli operatori di marketing stabiliscono gli obiettivi che una campagna pubblicitaria deve raggiungere e, successivamente, tentano di elencare i compiti necessari per conseguirli. Calcolano i costi delle singole attività e poi li sommano per definire lo stanziamento totale. Tale metodo presenta un inconveniente fondamentale: talvolta è difficile stimare con precisione il livello di sforzo indispensabile per raggiungere certi obiettivi. Per esempio, per un produttore di caffè può essere estremamente difficile determinare di quanto aumentare la pubblicità televisiva per incrementare dall’8 per cento al 10 per cento la quota di mercato della sua marca. Nel metodo della percentuale delle vendite l’impresa moltiplica semplicemente il suo fatturato nel passato, più un fattore per l’aumento o la diminuzione pianificati del fatturato, per una percentuale standard basata su quanto spende tradizionalmente in pubblicità e magari su una media del settore. Tale metodo presenta però dei problemi perché si basa sull’ipotesi errata che le vendite creino pubblicità anziché il contrario. Un’impresa che lo impieghi durante un calo delle vendite ridurrà gli investimenti in pubblicità, ma tale diminuzione potrebbe abbassare ulteriormente le vendite. Benché illogico, data la sua facilità di implementazione, questo metodo è stato ampiamente usato. Un altro approccio per determinare lo stanziamento pubblicitario è il metodo di confronto con la concorrenza. In questo caso, le imprese tentano di uguagliare gli stanziamenti dei principali concorrenti in termini monetari assoluti o di allocare alla pubblicità la stessa percentuale delle vendite allocata dai concorrenti. Anche se un’impresa dovrebbe essere a conoscenza degli investimenti pubblicitari della concorrenza, tale metodo non dovrebbe essere utilizzato da solo. Infatti, i concorrenti dell’impresa hanno probabilmente obiettivi pubblicitari differenti e differenti risorse a disposizione per conseguirli. Molte imprese e agenzie di pubblicità rivedono la spesa della concorrenza su base trimestrale, confrontando le spese monetarie dei concorrenti per pubblicità sulla stampa, radiofonica e televisiva con i propri livelli di spesa. Talvolta le imprese usano il metodo soggettivo (arbitrary method), in cui è un executive di alto livello dell’impresa a stabilire quanto spendere in pubblicità per un certo intervallo di tempo. Il metodo soggettivo conduce spesso a una spesa insufficiente o 370 PARTE OTTAVA Tabella 17.2 Decisioni di promozione Spese pubblicitarie totali (In milioni di dollari) 2000 Totale in dollari Percentuale del totale Televisione 59.231 24,3 Giornali quotidiani 49.050 20,1 Posta diretta 44.591 18,3 Radiofonia 19.295 7,9 Pagine gialle 13.228 5,4 Periodici 12.370 5,1 Stampa aziendale 4.915 2,0 Internet 4.333 1,8 Pubblicità esterna 1.758 0,7 34.919 14,4 243.680 100,0 (direct mail) Pubblicità varia TOTALE copertura (reach) e la frequenza appropriate del messaggio per la target audience. Il termine copertura indica la percentuale di consumatori nella target audience effettivamente esposta a un particolare annuncio pubblicitario in un intervallo di tempo specificato. Il termine frequenza designa quante volte i consumatori a cui è diretto il messaggio (targeted) sono esposti all’annuncio pubblicitario. I media planner prendono decisioni inizialmente di carattere generale, che diventano, via via, molto specifiche. Prima stabiliscono quali tipi di media usare: radio, televisione, Internet, giornali quotidiani, periodici, posta diretta, display esterni o cartellonistica sui veicoli di trasporto di massa. Valutano poi differenti format e approcci per determinare quali siano i più efficaci. Alcuni piani media sono molto ben delineati e impiegano un solo medium; invece i piani media dei produttori di beni di largo consumo confezionati possono essere assai complessi e dinamici. Quando formulano un piano media, i media planner tengono conto di molti fattori. Analizzano l’ubicazione e le caratteristiche demografiche delle persone nella target audience perché possono influenzare le preferenze rispetto ai media. Esistono stazioni radio specifiche per i teenager, riviste per gli uomini nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni e canali TV via cavo rivolti a donne di età differenti. I media planner considerano anche le dimensioni e i tipi di audience raggiunti da specifici media. Parecchi data service raccolgono e forniscono periodicamente informazioni sulla diffusione e sulle audience di vari media. Talvolta la scelta dei media è influenzata dal contenuto del messaggio. I media stampati (print media) possono essere usati più efficacemente dei media radiofonici/televisivi (broadcast media) per presentare aspetti complessi o numerosi dettagli in singoli annunci pubblicitari. Se un inserzionista desidera promuovere bei colori, pattern o texture, dovrebbe usare media capaci di offrire una riproduzione dei colori di elevata qualità – i periodici o la televisione – anziché giornali quotidiani. Per esempio, i cibi possono essere promossi efficacemente in inserzioni pubblicitarie su periodici full color, ma con molta meno efficacia in bianco e nero. Il costo dei media è una considerazione importante ed estremamente critica. I media planner tentano di ottenere la miglior copertura possibile per ogni dollaro o euro speso. Tuttavia non esiste un metodo accurato per confrontare il costo e l’impatto di un commercial televisivo con il costo e l’impatto di un annuncio pubblicitario su un quotidiano. Un indicatore di confronto tra costi permette a un inserzionista di confrontare i costi di più veicoli all’interno di un medium specifico (per esempio, tra due periodici) in relazione al numero di persone raggiunto da ciascuno di essi. Il «costo per mille» o «cost per thousand» (CPM) è l’indicatore di confronto tra costi per i periodici: indica il costo necessario per esporre 1000 persone a un annuncio pubblicitario di una pagina. La Tabella 17.2 mostra che la misura in cui ciascun medium è usato risulta Promozione da parte di un’organizzazione mediatica Organizzazioni come Google (www.google.com) pubblicizzano ai media planner la propria copertura internazionale. 372 PARTE OTTAVA Tabella 17.3 Decisioni di promozione Caratteristiche, vantaggi e svantaggi dei principali media pubblicitari Medium Tipi Unità di vendita Fattori che influenzano le tariffe Giornale quotidiano Mattino Sera Domenica Supplemento domenicale Settimanale Speciale Negli USA: agate line (unità di misura pari a 1/14 di pollice di altezza e a 1 colonna di larghezza) Column inch (1 column inch = 14 agate line) Conteggio parole Righe stampate Sconti per volume e frequenza Numero di colori Supplementi per posizioni preferite e garantite Livello di circolazione Dimensioni dell’annuncio Periodico Consumer magazine Periodico agricolo Business magazine Pagine parziali Altezza colonna (centimetri o pollici) Livello di circolazione Costo editoriale Tipo di audience Sconti per volume Sconti per frequenza Dimensioni dell’annuncio Posizione dell’annuncio (copertine) Numero di colori Edizioni regionali Posta diretta (direct mail) Lettere; cataloghi; listini prezzi; calendari; brochure; coupon; circolari; newsletter; cartoline postali; opuscoli; volantini; campionari Non applicabile Costo delle mailing list Affrancatura postale Costi di produzione Radiofonia Modulazione di ampiezza (AM) Modulazione di frequenza (FM) Programmi: sponsor unico, co-sponsor, sponsor partecipativo Spot: 5, 10, 20, 30 secondi Ora del giorno Dimensione dell’audience Lunghezza dello spot o del programma Sconti per volume Sconti per frequenza Televisione Rete Locale TV via cavo Programmi: sponsor unico, co-sponsor, sponsor partecipativo Spot: 5, 10, 20, 30 secondi Ora del giorno Lunghezza del programma Lunghezza dello spot Sconti per volume e frequenza Dimensione dell’audience Internet Siti Web Banner Button Sponsorizzazioni Interstitial Annunci classificati Non applicabile Durata Complessità Tipo di audience Parole-chiave Continuità Mezzi di trasporto interno Autobus Metropolitana Venduta su base mensile: full showing (sul 100% dei veicoli), half showing (50%) e quarter showing (25%) Numero di passeggeri Sconti per più mesi Costi di produzione Posizione Mezzi di trasporto esterni Autobus Taxi Full showing (sul 100% dei veicoli), half showing (50%) e quarter showing (25%); lo spazio è affittato anche su base unitaria Numero di annunci Posizione Dimensioni Pubblicità esterna Poster Cartelloni grandi Spectacular Poster: venduti su base mensile in multipli detti "showing" Cartelloni grandi e spectacular: venduti su base unitaria Intervallo di tempo acquistato Locazione del terreno Costo di produzione Intensità del traffico Sconti per frequenza e continuità Ubicazione CAPITOLO 17 Pubblicità e public relations Indicatore di confronto tra costi Vantaggi Svantaggi Negli USA: milline rate = costo per agate line ¥ 1.000.000 diviso per circolazione Raggiunge una grande audience; acquistata per essere letta; flessibilità geografica nazionale; lead time breve; pubblicazione frequente; indicata per la pubblicità cooperativa; servizi di merchandising Non selettiva per gruppi socioeconomici; vita breve; capacità di riproduzione limitate; il grande volume pubblicitario limita l’esposizione a un singolo annuncio Costo per mille (CPM) = costo per pagina ¥ 1000 diviso per circolazione Selettività demogra•ca; buona riproduzione; vita lunga; prestigio; selettività geografica quando sono disponibili edizioni regionali; possibilità di essere letto con comodo Costo monetario assoluto alto; lead time lungo Costo contatto Scarsa circolazione sprecata; altamente selettiva; circolazione controllata dall’inserzionista; poche distrazioni; personale; stimola le azioni; uso della novità; performance misurabile con relativa facilità; nascosta ai concorrenti Costosa; assenza di materiale redazionale per attirare i lettori; considerata junk mail («posta spazzatura») da molti; criticata come invasione della privacy Costo per mille (CPM) = costo al minuto ¥ 1000 diviso per dimensione dell’audience Raggiunge il 95 per cento dei consumatori di età ≥ 12 anni; altamente mobile; medium broadcast di basso costo; il messaggio può essere cambiato rapidamente; selettività geografica; selettività demografica Fornisce soltanto messaggi audio; vita breve del messaggio; l’attenzione degli ascoltatori è limitata perché durante l’ascolto svolgono altre attività Costo per mille (CPM) = costo al minuto ¥ 1000 diviso per dimensione dell’audience Raggiunge grandi audience; costo per esposizione basso; usa audio e video; altamente visibile; alto prestigio; selettività geografica e demografica Alti costi monetari; messaggio altamente deperibile; dimensione dell’audience non garantita; quantità limitata di prime time Costo per mille o in base al numero di click-through Risposta immediata; potenziale di raggiungere con precisione una data target audience; capacità di monitorare (tracciare) i clienti e costruire database; medium altamente interattivo I costi di targeting preciso sono elevati; inserimento inappropriato dell’annuncio; effetti difficili da misurare; preoccupazioni per sicurezza e privacy Costo per mille viaggiatori Costo basso; captive audience (audience «prigioniera», ossia non in grado di sottrarsi al messaggio pubblicitario); selettività geografica Non raggiunge molti professionisti; non assicura risultati rapidi Costo per mille esposizioni Costo basso; selettività geografica; raggiunge un’audience ampia e diversa È priva di selettività geografica; non ha un alto impatto sui lettori Nessun indicatore standard Permette la ripetizione; costo basso; il messaggio può essere comunicato in prossimità del punto vendita; selettività geografica; può operare 24 ore su 24 Il messaggio deve essere breve e semplice; nessuna selettività demografica; raramente cattura la piena attenzione dei lettori; criticata come rischiosa per il traffico e come deturpante per l’ambiente Fonte: Informazioni tratte da William F. Arens, Contemporary Advertising, Burt Ridge (USA, IL): Irwin/McGraw-Hill, 2002. George E. Belch, Michael Belch, Advertising and Promotion, Burt Ridge (USA, IL): Irwin/McGraw-Hill, 2001. 373 386 PARTE OTTAVA 1 Prospezione 2 Pre-approccio 3 Approccio 4 Presentazione 5 Superamento delle obiezioni 6 Conclusione della vendita 7 Follow-up Decisioni di promozione Figura 18.1 Fasi generali nel processo di vendita personale Identificazione dei clienti potenziali Gli operatori di marketing utilizzano numerosi strumenti come Salesnet (www.salesnet.com) e Zapdata.com (www.zapdata.com) per identi•care più facilmente i clienti potenziali. [www.sciatl.com], un’impresa con sede centrale a Lawrenceville in Georgia (USA) che applica le innovazioni tecnologiche alla convergenza di PC e TV e contribuisce a estendere le applicazioni multimediali della banda larga, i venditori raccolgono di routine informazioni sulle attività della concorrenza e le inviano al dipartimento marketing per l’impostazione (posting) sull’Intranet dell’impresa. Questo flusso continuo di informazioni consente a tutti i 6500 dipendenti di tenersi al passo con gli sviluppi dei concorrenti in modo da reagire rapidamente.3 I venditori devono mettere in rilievo i vantaggi dei loro prodotti, specialmente quando quelli della concorrenza non offrono altrettanto. Poche imprese sopravvivono unicamente grazie ai profitti derivanti da clienti di breve periodo. Per la sopravvivenza nel lungo periodo la maggior parte delle imprese si basa sulle vendite ripetute, e quindi si sforza di mantenere soddisfatta la propria clientela. I clienti soddisfatti sono veicoli di comunicazioni favorevoli che attirano nuovi clienti attraverso il passaparola. Sebbene l’intera organizzazione sia responsabile del conseguimento della customer satisfaction, gran parte dell’onere ricade sui venditori: essi, infatti, sono quasi sempre più vicini ai clienti di chiunque altro nell’impresa, e sono generalmente incaricati di fornire al cliente anche informazioni e servizi postvendita. Questo contatto offre ai venditori l’opportunità di generare vendite addizionali e di valutare i punti di forza e di debolezza dei prodotti dell’impresa e altre componenti del marketing mix. Le loro osservazioni sviluppano e mantengono un marketing mix migliore sia per i clienti sia per l’impresa. ■ Il processo di vendita personale Le attività specifiche che rientrano nel processo di vendita variano da venditore a venditore e da situazione a situazione: non esistono due venditori che impieghino esattamente gli stessi metodi. Ciononostante, nel corso della vendita molti venditori adottano uno schema generale. CAPITOLO 18 Vendita personale e promozione delle vendite 393 nendo loro un addestramento formale soltanto dopo che hanno acquisito una certa esperienza. I programmi di addestramento del personale neoassunto possono durare da qualche giorno fino a tre anni; alcuni durano anche di più. Poiché i venditori esperti hanno di solito bisogno di addestramenti periodici, il sales management di un’impresa deve determinarne la frequenza, la successione e la durata dei momenti di formazione. I materiali per i corsi di addestramento alla vendita includono video, testi, materiali online, manuali, casistica, nonché dispositivi di apprendimento programmato, audio e videocassette. Lezioni, dimostrazioni, esercizi di simulazione e addestramento sul lavoro possono essere tutti metodi didattici efficaci. La scelta degli uni o degli altri per un particolare programma di addestramento alla vendita dipende dal tipo e dal numero di allievi, dal contenuto e dalla complessità, dalla lunghezza e dall’ubicazione del programma, dalla consistenza del budget destinato all’addestramento, dal numero di docenti e dalle loro preferenze. ■ Retribuzione dei venditori. piano retributivo a stipendio fisso Piano di retribuzione dei venditori in cui questi ricevono una rimunerazione monetaria specificata per un intervallo di tempo specificato piano retributivo a provvigione fissa Piano di retribuzione dei venditori in cui la rimunerazione è determinata unicamente dalle vendite effettuate in un intervallo di tempo specificato, generalmente sotto forma di percentuale delle vendite in termini monetari (provvigione o commissione) Per sviluppare e mantenere una forza vendita altamente produttiva, un’impresa deve formulare e amministrare un piano retributivo allettante, che motivi e invogli gli elementi più validi a rimanere. Il piano dovrebbe dare al sales management il livello di controllo desiderato e fornire al personale di vendita standard accettabili di reddito, libertà e incentivo. Dovrebbe essere flessibile, equo, facile da amministrare e da comprendere. Buoni programmi di retribuzione facilitano e incoraggiano il trattamento appropriato dei clienti. Ovviamente, però, è piuttosto difficile includere tutti questi requisiti in un unico programma. Gli sviluppatori di programmi di retribuzione devono determinare il livello generale di retribuzione indispensabile e il metodo più opportuno per calcolarlo. Nell’analizzare il livello di retribuzione richiesto, il sales management deve accertare il valore di un venditore per l’impresa sulla base dei compiti e delle responsabilità associati alla sua posizione di vendita. I sales manager possono prendere in considerazione numerosi fattori comprendenti gli stipendi di altri tipi di personale nell’impresa, i piani retributivi della concorrenza, i costi del turnover della forza vendita e le spese di vendita non retributive. Negli Stati Uniti il venditore medio con basse performance percepisce circa 52.000 dollari l’anno (incluse provvigioni e gratifiche), mentre un venditore di alta performance e alto livello può percepire fino a 140.000 dollari l’anno.7 Nella Tabella 18.1 sono elencati gli stipendi medi del personale di vendita negli Stati Uniti. Generalmente i programmi di retribuzione dei venditori rimborsano le spese di vendita, forniscono alcune gratifiche accessorie e corrispondono il livello di retribuzione richiesto. A questo scopo un’impresa può usare uno o più di tre metodi di retribuzione fondamentali: piano retributivo a stipendio fisso, piano retributivo a provvigione fissa, o una combinazione di stipendio e provvigione. In un piano retributivo a stipendio fisso il venditore riceve un compenso specificato per un intervallo di tempo dato. Lo stipendio rimane invariato finché il venditore non riceve un aumento o una riduzione di retribuzione. In un piano retributivo a provvigione fissa la retribu- Tabella 18.1 Stipendi medi dei rappresentanti di vendita e dei direttori delle vendite negli Stati Uniti, 2001 Stipendio base (dollari) Gratifica 1 provvigione (dollari) Retribuzione totale (dollari) Executive 87.178 35.721 122.899 Top performer 78.483 60.976 139.459 Rappresentanti di livello medio 49.144 28.035 77.179 Rappresentanti di livello base 37.698 14.294 51.992 Media 54.452 25.571 80.023 Fonte: Salary Survey, «Sales & Marketing Management», maggio 2002. CAPITOLO 18 Tabella 18.2 Vendita personale e promozione delle vendite 395 Caratteristiche dei metodi di retribuzione della forza vendita Metodo di retribuzione Frequenza d’uso (%)* Quando è particolarmente utile Vantaggi Svantaggi Stipendio fisso 17,5 Retribuzione dei nuovi venditori; l’impresa entra in nuove areedi vendita che comportano lavoro di sviluppo; le vendite richiedono lunghi servizi di pre-vendita e di post-vendita. Dà sicurezza ai venditori; dà ai sales manager il controllo sui venditori; facile da amministrare; implica costi più prevedibili. Non fornisce incentivi; richiede una più accurata supervisione dei venditori; durante i cali delle vendite, i costi di vendita rimangono costanti. Provvigione fissa 14,0 È richiesta una vendita altamente aggressiva; i compiti non attinenti alla vendita sono ridotti al minimo; l’impresa usa lavoro in appalto e part-time. Fornisce la massima quantità di incentivo; aumentando il tasso di provvigione, i sales manager sono in grado di stimolare i venditori a vendere certi prodotti; i costi di vendita sono correlati direttamente con le risorse di vendita. I venditori hanno scarsa sicurezza finanziaria; il sales manager ha un controllo minimo sulla forza vendita; può indurre i venditori a fornire un servizio inadeguato ai clienti più piccoli; i costi di vendita sono meno prevedibili. Retribuzione combinata 68,5 Le aree di vendita hanno potenziale di vendita relativamente simile; l’impresa desidera incentivare la forza vendita e tuttavia controllarne le attività. Fornisce un certo livello di sicurezza finanziaria; fornisce un certo incentivo; è in grado di indirizzare gli sforzi della forza vendita verso la redditività. I costi di vendita sono meno prevedibili; può essere difficile da amministrare. * Le cifre sono calcolate in base alla Dartnell’s 30th Sales Force Compensation Survey, Chicago, Darnell Corporation, 1999. Fonte: Charles Futrell, Sales Management, Dryden Press, 2001. Le remunerazioni in denaro sono facili da amministrare, sono sempre apprezzate da chi le riceve ed esercitano appeal su tutti i gruppi demografici. Però la remunerazione in denaro non ha un valore di «trofeo» visibile e fornisce pochi bragging rights. I vantaggi della remunerazione in natura consistono nel fatto che le merci hanno un valore di trofeo visibile: coloro ai quali è consentito di scegliere la merce sentono di avere un controllo maggiore. Le remunerazioni in natura possono inoltre contribuire a imprimere slancio alla forza vendita. Gli svantaggi riguardano le complicazioni amministrative e i problemi associati al valore percepito dai riceventi.11 Alcune imprese affidano in outsourcing i loro programmi di incentivi a imprese esperte come la OCTanner (www.octanner.com), che produce medaglie e gioielli personalizzati per programmi di riconoscimento dei dipendenti e amministra programmi di riconoscimento aziendale.12 ■ Gestione delle aree di vendita. L’efficacia di una forza vendita che deve visitare i clienti è molto influenzata dalle decisioni del management riguardo alle aree di vendita. Nel prendere decisioni in merito, i sales manager devono considerare la dimensione e la forma del territorio e il routing e la programmazione delle visite di vendita. Nella progettazione delle dimensioni e della forma di un’area di vendita entrano in gioco molti fattori. In primo luogo, i sales manager devono costruire aree di vendita in CAPITOLO 18 Vendita personale e promozione delle vendite 399 Tabella 18.3 Categorie di prodotti con la più alta distribuzione di buoni sconto 1. Prodotti per la pulizia della casa 2. Condimenti, sughi, salse 3. Cibi preparati surgelati 4. Medicamenti, rimedi, aiuti per la salute 5. Prodotti cartacei 6. Detergenti 7. Cibi preparati 8. Cereali per prima colazione 9. Saponi per l’igiene personale e additivi per bagno Buoni sconto (coupon) La Duracell (www.duracell.com) incoraggia i consumatori a testare la durata garantita delle proprie batterie offrendo un buono sconto da 1 dollaro. 10. Materiali per avvolgimento e sacchetti Fonte: «Promotion marketing Association». offerta scontata Promozione che per incoraggiare l’acquisto consente agli acquirenti di pagare un prezzo scontato rispetto al prezzo pieno rimborso parziale del prezzo pagato Tecnica di promozione delle vendite che offre denaro ai consumatori in cambio dell’inoltro al produttore di una prova d’acquisto del prodotto, di solito relativa a più acquisti rebate Tecnica di promozione delle vendite in cui viene inviata una somma specifica di denaro a un cliente per l’acquisto di un singolo prodotto marca o un nuovo prodotto, i buoni sconto hanno perciò un successo discutibile. Un altro problema associato ai coupon è che spesso i punti vendita non hanno a disposizione scorte sufficienti a soddisfare la richiesta di prodotti soggetti a buono sconto, una situazione che genera ostilità sia verso il punto vendita sia verso il prodotto. Nel caso di un’offerta scontata (cents-off offer), gli acquirenti pagano un prezzo scontato rispetto al prezzo pieno indicato sull’etichetta o sulla confezione. Questo metodo, simile ai buoni sconto, può essere un forte incentivo a provare prodotti: è in grado di stimolare le vendite di prodotti, determinare aumenti di breve durata delle vendite e promuovere prodotti fuori stagione. È un metodo facilmente gestibile ed è impiegato spesso per scopi specifici. Se usate continuativamente, le offerte scontate portano tuttavia di fatto a una riduzione del prezzo pieno per il cliente, e possono anche compromettere l’immagine del brand. Inoltre, il metodo richiede spesso un trattamento speciale da parte dei dettaglianti. ■ Rimborsi e rebate. Nel caso di rimborsi parziali del prezzo pagato, i consumatori inviano al produttore una prova d’acquisto e ricevono per posta una specifica somma di denaro. Prima di concedere rimborsi, di solito i produttori richiedono ai consumatori più prove d’acquisto del prodotto. Nel caso dei rebate, al cliente viene inviata una determinata somma di denaro per l’acquisto di un singolo prodotto. I rimborsi parziali del prezzo pagato, usati principalmente per promuovere la prova di un prodotto, hanno un costo relativamente contenuto; tuttavia, poiché talvolta hanno un tasso di risposta basso, il loro impatto sulle vendite è limitato. Un problema associato ai rimborsi parziali del prezzo pagato e ai rebate è il fatto che molti percepiscano come troppo complicato il processo di rimborso: soltanto il 50 per cento dei soggetti che acquistano prodotti per i quali è previsto un rebate chiedono effettivamente di esercitare tale diritto.18 I consumatori possono anche farsi un’opinione negativa circa i motivi per cui i produttori offrono rebate: possono pensare che si tratti di prodotti nuovi, non testati o di prodotti che non hanno successo. Se non si interviene su queste percezioni, le offerte di rebate possono in realtà danneggiare l’immagine e la desiderabilità dei prodotti. ■ Incentivi per gli utilizzatori abituali. Molte imprese sviluppano programmi di incentivi per rimunerare i clienti che si impegnano in acquisti ripetuti (frequenti). Per esempio, le principali compagnie aeree offrono programmi frequent-flyer che premiano con biglietti gratuiti per viaggi addizionali i clienti che hanno viaggiato per un