Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Capitolo 2: Parametri geotecnici caratteristici medi di formazioni detritiche Gli scopi dell’indagine geotecnica possono essere così riassunti: Riconoscimento stratigrafico, con particolare riferimento alla forma e alle dimensioni delle differenti unità litologiche Riconoscimento delle falde idriche e dei livelli piezometrici Misura delle proprietà fisiche, meccaniche ed idrauliche di ogni unità litologica Con tali informazioni può essere realizzato un modello geotecnico del sottosuolo affidabile, sulla base del quale si decidono i parametri di progetto, i criteri e i metodi di progettazione. La pianificazione di un’indagine geotecnica deve però essere preceduta dall’inquadramento geologico dell’area e dall’esecuzione di uno studio idrogeologico e geomorfologico. Il paragrafo 6.2.2 del D.M. 14 gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni”, relativo alle “Indagini, caratterizzazione e modellazione geotecnica”, riporta: “Le indagini geotecniche devono essere programmate in funzione del tipo di opera e/o di intervento e devono riguardare il volume significativo di cui al § 3.2.2, e devono permettere la definizione dei modelli geotecnici di sottosuolo necessari alla progettazione. I valori caratteristici delle grandezze fisiche e meccaniche da attribuire ai terreni devono essere ottenuti mediante specifiche prove di laboratorio su campioni indisturbati di terreno e attraverso l’interpretazione dei risultati di prove e misure in sito. Per valore caratteristico di un parametro geotecnico deve intendersi una stima ragionata e cautelativa del valore del parametro nello stato limite considerato.” Pertanto, per il riconoscimento dei terreni, delle condizioni stratigrafiche e dei parametri meccanici, si può fare ricorso a: Sondaggi meccanici, a carotaggio continuo o a distruzione Prove in situ Prove di laboratorio Prove geofisiche Occorre anche tener presente che il comportamento del terreno è marcatamente influenzato dalla sua struttura, risultato del processo d’interazione tra le varie particelle, soggette a forze di 64 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 massa16 e di superficie17, e tra queste e l’ambiente circostante. A sua volta struttura è funzione della forma e dell’orientazione delle particelle. La caratterizzazione geotecnica si suddivide in caratterizzazione fisica e meccanica. Per la prima vengono valutate le relazioni tra le fasi, effettuate analisi granulometriche, calcolati i limiti di Atterberg ed operata una classificazione in base ai risultati ottenuti. La caratterizzazione meccanica prevede, unitamente ad un’analisi degli sforzi efficaci e totali e ai relativi percorsi di carico cui il terreno è interessato, la valutazione della relazione sforzo!deformazione, con l’individuazione di un criterio di rottura valido e dei parametri meccanici che lo regolano18. Alla luce di quanto riportato sul D.M. 14 gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni” , una volta effettuate le indagini, rimane il problema dell’interpretazione dei dati e della scelta dei parametri caratteristici. Definire il valore caratteristico significa pertanto scegliere il parametro geotecnico che influenza il comportamento del terreno in quel determinato stato limite, ed adottarne un valore, o stima, a favore di sicurezza. A tal riguardo, l’unica metodologia delineata dall’Eurocodice 7: “Progettazione geotecnica” per la definizione dei valori caratteristici è di natura statistica (§2.4.3): “i valori caratteristici delle proprietà del terreno possono essere determinati applicando metodi statistici. Questi metodi dovrebbero permettere di tenere conto di risultati precedentemente acquisiti da esperienze confrontabili sulle proprietà del terreno”. Si specifica in aggiunta che: “Nella scelta dei valori caratteristici si deve tener conto delle incertezze dei dati geometrici e del modello di calcolo, a meno che tali incertezze non vengano considerate direttamente nel modello di calcolo”. Questa metodologia non è resa obbligatoria, tuttavia non vengono esplicitamente espressi altri metodi di natura oggettiva, se non, al §2.4.5.2 12(P), l’eventuale utilizzo di tavole standardizzate (a discrezione degli stati membro). In generale, in tutta la letteratura specializzata, così come nella Circolare 617/2009 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, quando si parla di valore caratteristico, si parte sempre dal concetto di valore medio. A questo riguardo si possono definire tre tipi di valore medio: valore medio statistico, spaziale e probabilistico (Tanzini, 2006). 16 Le forze di massa sono responsabili delle interazioni di tipo meccanico Le forze di superficie sono responsabili delle interazioni di tipo fisico 18 In genere viene assunto quello di Mohr!Coulomb: !"# $ % & '() & * +,, anche se per i terreni non drenati occorre fare riferimento ad un criterio di rottura fittizio quale quello di Tresca: !"# $ -. . Nel primo caso occorre quindi individuare l’angolo di resistenza al taglio ’ e la coesione c’; nel secondo caso la coesione non drenata Cu, quest’ultimo funzione però dello stato di sovra consolidazione e della tensione totale agente alla profondità di interesse. 17 65 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Il valore medio statistico è semplicemente la media dei valori disponibili, ad esempio i risultati di prove geotecniche in sito o di laboratorio, tenendo eventualmente conto delle condizioni presenti nel sito. Questo è il valore generalmente assunto. Il valore medio spaziale è la media dei valori di un determinato parametro (ad esempio l’angolo di resistenza al taglio) relativamente ad un determinato volume di terreno, come il volume di terreno interessato dall’applicazione di un carico o da una potenziale superficie di scivolamento. Il valore medio probabilistico è un valore, scelto in un campo di incertezza, tale che per lo stato limite da analizzare si ha una probabilità stabilita (ad esempio il 50%) che il valore più adeguato alla situazione che si sta analizzando sia inferiore a tale valore probabilistico medio. Verrà condotta nei §2.2 e §2.3 della presente un’analisi spazialmente distribuita in tutta l’Italia relativamente ad alcune tipologie litografiche per poter giungere a dei parametri meccanici caratteristici. 2.1 Cenni di geomorfologia inerente ai versanti detritici Il modellamento dei versanti è generato dalla combinazione di vari processi di degradazione19 e denudazione20 tali da provocare un abbassamento dei rilievi mediante erosione e un colmamento delle aree depresse mediante l’accumulo. La variabilità nel tempo di tale fenomeno geomorfologico è molto pronunciata, in quanto è funzione della velocità e dell’intensità dei processi di modellamento, alternando fasi di quiescenza, di normalità e parossistiche21, il tutto correlato con le variabilità climatiche, capaci di produrre processi differenti, la cui sovrapposizione può alterare o mascherare le forme precedenti. I processi morfogenetici dei versanti possono essere ricondotti a due categorie principali: Alterazione e disgregazione della roccia in sito Erosione e trasporto dei prodotti dell’alterazione verso il basso I primi agiscono in direzione perpendicolare rispetto alla superficie del versante e sono rappresentati da: Crioclastismo: azione meccanica esercitata dall’acqua nel passare dallo stato liquido allo stato solido Escursioni termiche: le forti variazioni di temperatura provocano differenti reazioni elastiche nelle rocce 19 Comprendente processi di alterazione meccanica e chimica Processo di erosione e trasporto detriti 21 Fase di più intenso e violento corrugamento di un ciclo orogenetico, che si manifesta durante lo stadio orogenetico detto anche parossistico. 20 66 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Alterazioni chimiche: modificazione della composizione chimica conseguenti prevalentemente alle azioni climatiche Improvvise sollecitazioni anomale: come per esempio l’azione sismica22 I processi di denudazione agiscono invece parallelamente al versante e sono dovuti in prevalenza all’azione meccanica delle acque che ruscellano in superficie ed ai movimenti di massa (frane) che tendono ad erodere le rocce in sede e trasportare i detriti verso il basso per effetto del loro peso. In particolare definendo bilancio morfogenetico il rapporto tra le grandezze di questi due processi, quando prevalgono quelli che si svolgono perpendicolarmente ai versanti si osserva un progressivo inspessimento delle rocce delle zone di alterazione, favorendo la formazione di coperture di terreno vegetale, mentre si verifica l’asportazione delle alteriti , con conseguente denudamento del versante stesso nel caso di processi paralleli al versante prevalenti. L’evoluzione delle forme dei rilievi, che tende a ripristinare gli equilibri sconvolti, è però spesso influenzato dall’attività antropica, che tende ad accelerare i meccanismi denudazionali comportando talvolta l’evoluzione in fenomeni franosi. Il processo di modellamento di un versante porta quindi ad una forma più stabile della precedente, meno soggetta a modificazione nel tempo, comportando quindi un progressivo esaurirsi dell’effetto dell’azione alterativa. Nonostante quindi la formazione dei versanti sia interessata dalla combinazione di più fenomeni morfogenetici elementari, si possono individuare i seguenti processi geomorfici principali: Degradazione fisica: a tale categoria si possono ascrivere tutti i processi legati a condizioni climatiche tali da generare forti escursioni termiche o variazioni di temperatura, in presenza di acqua, con alternanza di valori sopra e sotto il punto di congelamento di quest’ultima. Vengono così a determinarsi processi termoclastici, con frantumazione della roccia in assenza di acqua, e crioclastici, determinati dalle pressioni esercitate dal ghiaccio entro i pori e le fessure della roccia. L’azione meccanica di tali processi porta alla formazione di un mantello detritico in sito, che può svolgere funzione protettiva della roccia integra per versanti poco acclivi, o, per pendenze dei versanti superiori all’angolo di riposo naturale dei detriti prodotti, accumularsi progressivamente a valle del versante, mentre a monte prosegue il processo erosivo della roccia in sito. A titolo esemplificativo nei sistemi geomorfici periglaciali e crionivali23 invece il ruolo dei processi termoclastici e crioclastici risulta essere prevalente. 22 I primi tre fenomeni sono riconducibili all’insieme di processi geodinamici esogeni, connessi quindi con l’atmosfera, la biosfera e l’idrosfera; il quarto rappresenta invece un processo endogeno,legato quindi a fenomeni tettonici, sismici e vulcanici. 67 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Nelle zone interessate da clima umido prevale invece la formazione di suoli24 come risultato dell’accumulo dei materiali a valle. A tali fenomeni di degradazione fisica si può anche ascrivere l’aloclastismo, in cui le rocce, esposte a spruzzi di acqua salata, vengono disgregate per effetto dei sali in presenza di alternanza di umidificazione e disseccamento. Le rocce più sensibili risultano essere quelle più porose, quali per esempio i graniti. Movimenti lenti di regolite25: con tali movimenti s’intende il risultato del lento e continuo spostamento del mantello detritico superficiale, frammisto al suolo, lungo i versanti. Essi comprendono i fenomeni di soil creep e soliflusso. Il soil creep o reptazione è il movimento del suolo lungo i versanti, dovuto al lento spostamento complessivo delle singole particelle, e che coinvolge la porzione alterata delle rocce frammista al terreno umidificato. Tale fenomeno è dovuto alle escursioni termiche, ai cicli di gelo e disgelo, alle variazioni di imbibizione26 e alle bioturbazioni, umidificazione ed essicazioni. Si ha pertanto una prima fase di microespansione e microcontrazione del suolo in direzione normale al versante, cui segue una fase di contrazione con andamento parallelo al versante per effetto della gravità. La velocità di movimento è bassissima, da qualche millimetro ad alcuni centimetri per anno, decresce in maniera esponenziale con l’aumento della profondità e della distanza dal piano campagna ed è proporzionale al valore del seno dell’angolo di pendenza. Affinchè avvenga il movimento l’inclinazione minima del pendio è circa 5°. Nei versanti interessati da tale fenomeno si può escludere la presenza di movimenti di erosione di massa. Il versante assume forma convessa, con trasporto di materiale detritico verso le quote più basse ed arretramento della sommità del versante. Il soliflusso è invece il movimento lento e discontinuo di porzioni superficiali di versante rese fluide e viscose, coinvolgendo spessori di suolo non superiori al metro e con velocità variabili da pochi centimetri a qualche metro per anno. Si verifica in affioramenti di rocce prevalentemente argillose, per effetto delle piogge o dell’acqua di imbibizione, o in ambiente 23 Caratterizzati da neviflusso e reptazione crionivale, caratterizzata da una lenta progressione del ghiaccio e della neve 24 Prodotto dell’alterazione della roccia madre tramite processo di pedogenesi, quindi per alterazione chimica, fisica e biologica (crf. Nota 12). Comprende sia sedimenti che detriti. 25 Per regolite s’intende il materiale eluviale residuale (eluvium) formatosi in loco per disgregazione della roccia sottostante. Tale deposito di materiale detritico ha pertanto origine locale. 26 L'imbibizione consiste nell'assorbimento in assenza di reazioni chimiche delle molecole all'interno di materiali porosi, rappresentando quindi la capacità di questi ultimi di saturarsi in misura più o meno rilevante. Nel caso del terreno si parla di imbibizione capillare, che si verifica il liquido penetra nel solido per capillarità attraverso fori già preesistenti dai quali elimina gas eventualmente presenti: la penetrazione del liquido. 68 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 periglaciale27 per effetto del disgelo. La risposta nella forma dei versanti è caratterizzata da un profilo di versante sub!rettilineo. Le evidenze morfogenetiche di entrambi i fenomeni sono costituite da lobi, terrazzetti, alberi inclinati e ricurvi alla base, increspature, avvallamenti. Inoltre in alcune rocce stratificate, con giacitura a reggipoggio o a franapoggio più inclinata del versante, si possono verificare incurvamenti verso il basso di pacchi di strati più o meno disgregati con forme a “uncino”. In alcuni casi tali fenomeni di soil creep e soliflusso possono evolvere in frane. Dilavamento superficiale: tale fenomeno è prodotto dalle acque pluviali che, raggiunta la superficie del suolo, possono infiltrarsi dando luogo a ruscellamento con asportazione e trasporto di suolo e detriti ai piedi del versante. Come già specificato nel §1.2 della presente, il dilavamento può essere laminare (sheet erosion) per azione areale del ruscellamento, oppure dovuto a ruscellamento embrionale per effetto di flussi idrici concentrati in rigagnoli che subiscono continue modificazioni spaziali e temporali (rill erosion), ed infine si verifica quello dovuto al ruscellamento concentrato di acque superficiali in canali stabili con incisione di veri e propri solchi (gully erosion). I volumi e le velocità interessate in tale fenomeno aumentano progressivamente da monte a valle, ed ad una certa distanza critica dalla cresta il flusso laminare dell’acqua si ripartisce in canali concentrando i processi erosionali. Particolari sono poi forme di erosione accelerata detti calanchi che hanno inizio con la formazione di solchi in terreni argillosi erodibili e creando progressivamente una rete di vallecole. Similari sono le biancane, dal classico aspetto cupuliforme. Si registra inoltre, come processo di dilavamento, la formazione di piramidi di terra, caratteristiche di rocce sabbiose o sabbioso!argilloso poco coerenti, contenenti blocchi lapidei, con formazione di guglie sormontate all’apice da massi con ruolo protettivo. La presenza di terreni sciolti sui versanti, principalmente in solchi o impluvi ad elevata pendenza, insieme all’azione meccanica dell’acqua, può portare all’asportazione e al trasporto non selettivo di materiale solido detritico, fino alla formazione di una miscela dotata di grande densità media ed energia, che si accumula a valle del versante con formazione di coni di deiezione. Se il dilavamento è intenso esso può evolvere in fenomeni franosi. Fenomeni di trasporto di massa (frane): essi comprendono i movimenti per gravità delle masse rocciose e di materiali sciolti. Il raggiungimento della nuova configurazione di equilibrio implica un movimento tale da spostare verso il basso il centro di gravità della massa e che può presentare anche componente orizzontale di notevole entità.28 I fenomeni di trasporto di massa risultano predominanti dal punto di vista morfoevolutivo specialmente nelle zone dove 27 28 In tal caso viene definito geliflusso I fenomeni franosi sono stati trattati nel §1.3 della presente 69 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 sono presenti ammassi rocciosi prevalentemente impermeabili come sequenze terrigene a componente argillosa. Le zone interessate da fenomeni franosi presentano un profilo di versante con alternanza di concavità e convessità, corrispondenti a nicchie di distacco e a zone di accumulo. Si osserva inoltre come le frane recenti ed attuali sano spesso localizzati nei corpi di frane più antiche. Processi endogeni: essi si verificano in particolare nei versanti di faglia, e sono riconoscibili in misura differente in funzione della resistenza della roccia. Quando le faglie interessano rocce più facilmente erodibili, i fenomeni di smantellamento della scarpata possono avvenire con arretramento progressivo del ciglio con conseguente accumulo di detriti nella parte inferiore. Spesso la ripresa del fenomeno tettonico durante la fase evolutiva del versante, interviene nel modellamento del versante stesso imponendo una ripresa dei fenomeni erosionali fino al raggiungimento del raccordo con la porzione a monte del versante. Importanti sono poi anche le variazioni climatiche che, provocando oscillazioni eustatiche29 del livello del mare, generano uno spostamento delle linee di costa verso l’interno del continente o verso il mare, provocando una variazione temporale dei sistemi morfoevolutivi, con influenza notevole sul modellamento dei versanti. S’intende ora, come già specificato, dopo uno studio degli aspetti geomorfologici salienti, caratterizzare da un punto di vista geotecnico le formazioni detritiche, definendo parametri di resistenza meccanica e, quando possibile anche di deformabilità, caratteristici. L’analisi effettuata è di tipo comparativo, si basa infatti sulla ricerca di risultati di prove in situ o in laboratorio effettuate su formazioni detritiche, suddividendole in due sottocategorie meglio specificate in seguito, quali depositi alluvionali e detriti di falda di natura carbonatica e da calcescisti. Una volta ottenuti tali dati si opererà una valutazione basata su metodi statistici e su considerazione cautelative per la scelta dei parametri geotecnici d’interesse. 2.2 Depositi alluvionali fluviali, lacustri, glaciali Per depositi alluvionali s’intendono formazioni di materiali detritici di ambiente continentale, incoerenti o semicoerenti, di dimensioni varie, dovuti all'azione di erosione, di trasporto e di sedimentazione dei corsi d'acqua. La composizione petrografica dei depositi alluvionali è funzione della resistenza delle rocce del bacino all'attacco chimico!fisico delle acque e risente inoltre dell'alterazione dovuta al clima e agli acidi umici eventualmente presenti. In particolare gli elementi costitutivi subiscono modificazioni di forma in funzione della dinamica del corso d'acqua 29 Di dinamica esogena 70 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 e vengono depositati e distribuiti, in senso sia orizzontale sia verticale, gradatamente per valori decrescenti di dimensione, per effetto della gravità. La conformazione superficiale dei depositi varia in funzione del luogo e delle modalità di sedimentazione, nonché delle dimensioni del materiale; pertanto si possono distinguere differenti tipologie sotto elencate, di cui la prima risulta essere la più importante per quanto concerne lo studio dei versanti detritici. Si osservano infatti: Conoidi di deiezione: o coni alluvionali, formazioni caratterizzate da configurazioni convesse che si aprono a ventaglio allo sbocco dei corsi d’acqua nella pianura o nei fondovalle. Si tratta di forme di deposizione fluviale, con dimensioni e pendenze molto varie, in funzione delle dimensioni e la natura delle rocce del bacino idrografico che li sottende. La deposizione avviene alla base dei rilievi montuosi, dove il corso d'acqua trasporta e rilascia il materiale detritico derivato dai processi erosivi che agiscono all'interno del bacino idrografico.30 I fattori che regolano lo sviluppo di tali formazioni sono quello climatico e quello tettonico, oltre alla litologia ed alla morfologia delle zone di alimentazione. Si osserva infatti come il clima influisca sullo sviluppo dei conoidi condizionando sia l'intensità che la frequenza dei processi fluviali. Invece l’attività tettonica dell’area di alimentazione condiziona l'evoluzione dei cicli di crescita dei conoidi, modificando i rapporti tra erosione e sedimentazione del bacino idrografico. Si possono ascrivere a tale categoria anche i conoidi torrentizi in evoluzione, ovvero depositi alluvionali prevalentemente ghiaiosi, anch’essi dalla caratteristica forma di ventaglio aperto verso valle, in corrispondenza dello sbocco di valli e vallecole trasversali ai corsi d’acqua principali, in cui la diminuzione di pendenza provoca la sedimentazione del materiale trasportato dall’acqua. Essi risultano soggetti ad evoluzione dovuta alla dinamica torrentizia. Si osservano infine i conoidi torrentizi inattivi, ovvero depositi alluvionali identici ai precedenti ma attualmente non soggetti ad evoluzione. 30 In bacini di alimentazione piccoli, costituiti da terreni poco coerenti, attivi specialmente in determinati periodi con intense precipitazioni accompagnate da frane, si possono generare conoidi alluvionali con caratteristiche alquanto diverse, determinati da colate di detrito (debris flow) o colate di fango (mud flow). Questi si configurano come flussi gravitativi di sedimento, la cui matrice tipicamente fangosa o argillosa funge da supporto a clasti e frammenti rocciosi anche di grandi dimensioni in essa dispersi. Di conseguenza, mentre i depositi dei conoidi legati ai processi fluviali si presentano ben stratificati e gradati, i depositi relativi a processi di debris flow o di mud flow invece non contengono strutture sedimentarie e sono caratterizzati da una elevata matrice che rende i depositi stessi “fangosostenuti». Questo è il caso dei conoidi dove anche le azioni della gravità sono significative e vi predominano i depositi massivi. Si tratta di un processo intermedio fra i fenomeni torrentizi veri e propri e i fenomeni di dilavamento dall’alto. 71 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Figura 34: Conoide di deiezione. Fonte: www.igmi.org._Presentazione di Giovanni Battista Pellegrini Pianure alluvionali: zone pianeggianti derivate dal colmamento per deposizione fluviale di preesistenti depressioni topografiche. Esse derivano dalla fusione di tutti i conoidi di deiezione dei corsi d’acqua facenti in prossimità di tali depressioni. Le superfici presentano una forma concava. Isole fluviali: sono così definite le isole che si possono frequentemente osservare nei letti alluvionali dei fiumi, specie nei corsi di pianura. Esse assumono una configurazione a forma di scafo, con composizione variabile di ghiaia, sabbia e limo. Si distinguono in due tipi, quali isole di sedimentazione, formate da depositi alluvionali accumulati nell’alveo, e isole di avulsione, prodotte dal distacco dei lembi per azione erosiva della corrente. Penisole di confluenza: dalla caratteristica forma triangolare, che si formano alla confluenza di due corsi d’acqua. Pianure deltizie: con superfici pressoché orizzontali. Delta: si differenziano dai cono di deiezione è la formazione in ambiente subacqueo, motivo per cui il processo di sedimentazione e deposito risulta diverso. Presenta svariate forme planimetriche. Modellamenti successivi all'accumulo possono provocare nei depositi citati la comparsa di forme secondarie, quali terrazzi, altopiani alluvionali isolati, meandri, dune. 72 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Da ultimo si può considerare la presenza di depositi alluvionali in evoluzione, ovvero costituiti da materiale detritico generalmente non consolidato (ghiaie, talora embriciate, sabbie e limi argillosi) di origine fluviale, attualmente soggetto a variazioni dovute alla dinamica fluviale, talora fissato da vegetazione. Le tipologie sopra elencate derivano essenzialmente da fenomeni di erosione fluviale o lacustre, che si configura come la tendenza all’incisione e allo scalzamento laterale, quindi dovuta ad un’azione dell’acqua prevalentemente meccanica e solo in minima parte dovuta al disfacimento chimico. I depositi detritici alluvionali glaciali sono invece dovuti al trasporto e al rilascio di detriti raccolti dai ghiacciai e inglobati nel moto di scorrimento verso valle di questi. Infatti ai lati del ghiacciaio di accumulano frammenti di roccia provenienti dai versanti della valle, formando le cosiddette morene laterali e procedendo verso la parte terminale del ghiacciaio la coltre detritica risulta più abbondante. Qualora due ghiacciai provenienti da valli attigue confluiscano, viene a formarsi un unico ghiacciaio; questo comporta che le morene laterali si uniscano formando un’unica morena mediana. Si può inoltre effettuare una distinzione e parlare di till, qualora i detriti vengano trasportati e depositati direttamente dal ghiaccio, o di depositi fluvioglaciali, qualora il trasporto avvenga attraverso corsi d’acqua alimentati dalle acque di fusione. Dal momento che il ghiacciaio è in grado di trasportare corpi di differente peso, i till sono formati da detriti eterogeni, andando da argille finissime, dette farina glaciale, a giganteschi massi erratici. Si osserva invece come i depositi fluvioglaciali presentino una granulometria media più piccola e una coltre detritica più omogenea, comprendente sabbia e ciottoli più leggere, depositati in modo selettivo dai più pesanti ai più leggeri. Vengono ora a seguito riportati i risultati dell’indagine effettuata per la ricerca di parametri geotecnici caratteristici di tali formazioni. L’analisi è stata condotta considerando come area geografica d’interesse l’Italia, con particolare riferimento alla Regione Piemonte. Si precisa che il livello di approfondimento e, talvolta, anche la natura delle informazioni fornite, relativamente all’inquadramento geologico del sito e all’analisi geotecnica dei depositi, risulta differente da caso a caso. Questo è dovuto all’eterogeneità delle fonti, cui si fa totale riferimento. Va inoltre aggiunto che, nonostante l’interesse sia focalizzato sui depositi di tipo alluvionale, risulta opportuno citare anche i depositi detritici di falda o di natura eluvio!colluviale presenti, di qualsiasi natura essi siano, non solamente carbonatica o da calcescisti, affrontati nel §2.3. Risulta infatti frequente che le opere di sostegno, oggetto della presente tesi, possano trovarsi di fronte a depositi detritici sia di natura alluvionale ma anche eluvio!colluviale o di tipo misto. 73 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 2.2.1 Caso 1: Torrente Orata!Calitri (AV) (Fonte: Geotest S.a.s. relazione metodologica per la scelta dei parametri geotecnici caratteristici con caso studio sul Torrente Orata!Calitri) Il caso studio in esame si riferisce ad una campagna geognostica, effettuata dalla “Geotest S.a.s.” per la realizzazione di un viadotto sul Torrente Orata – Calitri (AV), nel corso della quale sono stati effettuati 4 sondaggi a rotazione e carotaggio continuo, spinti alla profondità di 30 metri, e prelevati 24 campioni indisturbati di terreno, successivamente analizzati nel laboratorio geotecnico della stessa “Geotest S.a.s.” Inquadramento geologico Il rilevamento geologico!geomorfologico effettuato sull’area su base topografica in scala 1:2.500 ha evidenziato l’affioramento dei seguenti tipi litologici: Alluvioni costituite da materiale detritico in matrice limo!argillosa di colore marrone chiaro: dal punto di vista granulometrico si tratta di materiale detritico costituito da abbondanti ciottoli a spigoli vivi, immersi in una matrice essenzialmente limosa di colore marrone chiaro. Il deposito non di rado contiene livelli decimetrici di pezzate lapideo calcareo e calcareo!marnoso e/o di calcare fratturato bianco con noduli di selce rosso!azzurra. Ovviamente, soprattutto negli spessori più superficiali il materiale alluvionale!detritico è misto a terreno vegetale. Questi termini litologici risultano poco addensati, con spessore limitato, variabile da un minimo di 2.80 m ad un massimo di 4.20 m. Nella parte terminale, al passaggio con le sottostanti Argille grigie, il deposito passa gradualmente ad un limo argilloso con radi ciottoli e venature rossastre. Questi termini litologici sono riscontrabili solamente in corrispondenza della stretta fascia prospiciente l’alveo del Torrente Orata. Argille e argille marnose di colore grigio: sono costituite da un’alternanze di argille prevalentemente grigie e scagliettate, con rari livelli di marne calcaree e calcari in strati decimetrici. Dalla lettura dei log stratigrafici ricavati dalla perforazione dei sondaggi geognostici, nonché dai risultati delle prove geotecniche in sito e in laboratorio, si evince chiaramente che lo stato di addensamento e le condizioni geostrutturali di questi termini litologici migliorano decisamente con la profondità. In particolare, intorno a – 20 metri, le argille passano a marne argillose compatte e omogenee. All’interno del primo spessore, invece, è possibile individuare chiaramente una differenziazione sia in termini granulometrico! tessiturali, sia in termini di risposta geomeccanica: da / 03.00 m a / 07.00 m, le argille risultano laminate, plastiche e compressibili, disturbate tettonicamente e a frattura concoide; da / 07.00 m a / 020.00 m, invece, le caratteristiche fisico!meccaniche migliorano e sono 74 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 decisamente meno evidenti gli effetti di quella accentuata tettonizzazione che solitamente accentua questi caratteri geologici. Analisi geotecnica e parametri individuati Mediante un’analisi stratigrafica ottenuta dai sondaggi e i risultati delle analisi geotecniche si sono individuati 4 orizzonti geotecnici, corrispondenti ad altrettante condizioni strutturali e geomeccaniche dei terreni attraversati dalle terebrazioni. L’orizzonte d’interesse risulta essere il primo. Su tutti i campioni, oltre alla definizione delle caratteristiche fisiche, delle proprietà indice e delle caratteristiche granulometriche, sono state effettuate prove edometriche31, prove triassiali del tipo CID32 e prove di compressione ad Espansione Laterale Libera (E.L.L.)33. Le prove triassiali hanno permesso l’acquisizione dei parametri geomeccanici a lungo termine (Condizioni drenate). Le prove di compressione E.L.L. hanno permesso l’acquisizione della Coesione non drenata. Sui soli campioni afferenti all’orizzonte geotecnico più superficiale, che, come già detto, da evidenze di superficie e dall’analisi del carotaggio continuo mostrava evidenti segni di alterazione e scompaginamento, è stata effettuata anche la prova di Taglio Torsionale su provino anulare34 per l’acquisizione della resistenza residua. Quest’ultima metodologia di prova, rispetto ai classici cicli di reverse nella scatola di Casagrande, come è noto, meglio rappresenta le condizioni ultime di 31 Procedura sperimentale che permette di stabilire il grado di sovra consolidazione in un terreno argilloso. Condizione necessaria è che il campione sia indisturbato. Da tale prova è anche possibile ricavare gli indici di compressibilità e la storia tensionale subita dal terreno. Nelle celle edometriche tradizionali il provino cilindrico di terreno, confinato lateralmente entro le pareti rigide di un anello metallico, viene sottoposto ad una sollecitazione verticale in modo da trovarsi in condizioni di compressione di tipo ‘k0’, cioè di deformazione trasversale impedita. 32 Prova che permette di determinare i parametri di resistenza (in condizioni di picco, di statao critico e più difficilmente in condizioni residue) e i parametri di deformabilità. In questo caso le prove sono state eseguite in condizioni drenate (CID = consolidazione isotropa drenata), e hanno compreso una fase di saturazione del campione, una fase di consolidazione per mezzo di una compressione isotropa, e una fase di compressione fino a rottura del campione. 33 La prova di compressione ad espansione laterale libera consiste nel comprimere un campione a forma di cilindretto nella direzione del suo asse maggiore, fino alla rottura dello stesso, lasciandolo libero di espandersi lateralmente. Il test viene condotto a deformazione controllata o a carico controllato. La misura delle deformazioni assiali e delle tensioni applicate, fornisce delle coppie di valori che, riportati su un grafico, producono una tipica curva che ha nel punto più alto il valore della resistenza alla compressione di un provino ad espansione laterale libera. Tale procedura può essere effettuata in controllo di carico o in controllo di deformazione. Tale prova risulta importante poiché permette di comparare tra loro, in modo veloce, diversi tipi di terreno coesivo, al fine di valutare le differenze tra un terreno compattato ed un terreno allo stato naturale. 34 In tale prova un provino cilindro cavo è posto in una cella divisa in due parti, di cui una può ruotare relativamente rispetto all’altra. Il provino, successivamente alla fase di consolidazione, viene sollecitato alla fase di taglio mediante l’applicazione di una rotazione continua fino alla rottura su una prestabilita superficie del provino. Tale prova, rispetto a quella di taglio tradizionale, consente una notevole riduzione dei tempi. Con tale prova vengono valutati i parametri di resistenza al taglio c’ e ’ di terre a grana fine, con campioni indisturbati, e grossa, su campioni ricostruiti ad una prestabilita densità relativa. 75 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 resistenza meccanica. I sondaggi sono stati eseguiti lungo una direzione perpendicolare al letto del Torrente Orata, esattamente lungo il tracciato del viadotto, ad una distanza reciproca di 1 40 m, ed hanno interessato, in senso trasversale, tutta la fascia di affioramento dei depositi detritico! alluvionali (1 120 m). I risultati ottenuti sono: Figura 35: Risultati delle analisi fisico meccaniche 76 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Riassumendo i parametri geotecnici di maggiore interesse ottenuti si ha: [kN/m3] Depositi !’ [°] !’rediduo [°] c’ [kPa] Cu [kPa] 20 17 17.5 55.3 Depositi alluvionali 18.4 torrentizi Depositi Etangente [kPa] Esecante [kPa] Ea rottura [kPa] 4657 4366 2746 Depositi alluvionali torrentizi 2.2.2 Caso 2: Comune di Baveno (VB) (Fonte: PRG Baveno: Relazione geologica del progetto definitivo a seguito delle controdeduzioni) Il caso d’interesse prende in considerazione l’intero comune di Baveno. L’area in esame presenta caratteristiche geologico!strutturali particolarmente complesse. Inquadramento geologico Si osserva la presenza di: Substrato roccioso, suddiviso in: ! Scisti dei laghi ! Graniti dei laghi Depositi superficiali, costituiscono lo strato d’interesse, e si può ancora suddividere in: ! Depositi glaciali: sono presenti nei tratti montani dei rii affluenti di destra del Lago Maggiore e a Feriolo; sul versante settentrionale del Mottarone costituiscono gran parte del bacino del Rio Frassino. Gli spessori sono molto variabili, da un minimo di 2 m ad un massimo di 7!8 m. Si tratta dei depositi prodotti dall'azione di erosione, trasporto e deposito dei ghiacciai quaternari. I depositi sono costituiti da diamicton addensati o scarsamente addensati a matrice sabbiosa o sabbioso!limosa alterata, con abbondanti clasti di varia natura a scarso arrotondamento di dimensioni da centimetriche a decimetriche (probabili till indifferenziati) e da diamicton a matrice sabbioso!ghiaiosa, poco addensati con frequenti ciottoli decimetrici e blocchi metrici subangolosi (probabili till di ablazione). In corrispondenza dei bacini del Rio dei Pesci e del Rio Pessina, nel tratto tra Feriolo ed Oltrefiume, sono stati rilevati limi grigi caratterizzati da grado di consolidamento molto elevato e da presenza in percentuali variabili, 77 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 di clasti da decimetrici a centimetrici subarrotondati e talora striati; essi possono essere interpretati come depositi glaciali di fondo. Ai fini del riconoscimento dei depositi glaciali si può osservare che gli stessi, quando situati sotto falda, sono quasi sempre poco ossidati, grigi o addirittura nerastri con la matrice limosa meno coerente, a volte addirittura plastica. I depositi glaciali che sono stati a lungo in ambiente areato sono, invece, ossidati e molto compatti, in alcuni casi fortemente coerenti. Localmente possono essere rimaneggiati ad opera delle acque correnti e presentano caratteri simili a quelli alluvionali ma con aspetto più ossidato e con elevato grado di addensamento. ! Depositi di versante: ovvero depositi superficiali costituiti da elementi eterometrici di varia natura, immersi in scarsa matrice sabbiosa; sono stati generati dall'azione della gravità (favorita soprattutto dai cicli crioclastici), dagli agenti atmosferici e dalle acque ruscellanti che hanno alterato gli affioramenti rocciosi e hanno rielaborato i depositi glaciali già presenti. Tali depositi appaiono localizzati alla base di pareti rocciose, soprattutto dove le caratteristiche geomeccaniche della roccia appaiono mediamente scadenti, per presenza di accentuate fratturazioni, di lineamenti tettonici o di una particolare fissilità della roccia. Nel territorio esaminato tali depositi si ubicano soprattutto a valle sia delle impervie pareti di granito presente sul versante nord del Monte Mottarone, sia di quelle affioranti sul versante orientale del Monte Camoscio. ! Depositi alluvionali torrentizi: i corsi d'acqua provenienti dal massiccio del Mottarone presentano sia nell'alveo montano sia nei tratti in conoide (per esempio il T. Selvaspessa) depositi alluvionali torrentizi derivati da processi di debris flow. Si tratta di accumuli di materiale di natura diversa a disposizione generalmente caotica o con gradazione inversa, con selezione praticamente nulla, spessore che può raggiungere alcuni metri, estensione variabile, forma assimilabile a quella di un cordone longitudinale o, nel caso di deposizione in conoide, ad un lobo. In corrispondenza dei dissesti presenti lungo le fasce spondali, sono ancora rilevabili in alveo accumuli di frana parzialmente asportati dalle acque dei torrenti in piena e ridepositati sotto forma di depositi alluvionali derivanti da trasporto di massa. Attualmente tali depositi sono sottoposti ad erosione continua da parte delle acque dei torrenti che tendono ad asportare la frazione più fine depositandola nel tratto medio!distale della conoide. I depositi di conoide alluvionale sono scarsamente affioranti poiché tutte le conoidi sono generalmente urbanizzate. Va inoltre ricordato che una buona parte delle conoidi sono sommerse dalle acque del Lago Maggiore o sono interdigitate coi depositi alluvionali del F. Toce. Si tratta generalmente di depositi a granulometria varia: molto grossolana (anche con massi metrici) spesso con aspetto caotico nella parte apicale; ghiaioso!ciottolosa con carattere di deposizione 78 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 alternata da caotica a selettiva nelle parti medio!apicali; sabbioso ghiaiosa ben selezionata nella parte medio!distale sino al passaggio coi sedimenti lacustri, fluviali o di conoide subacquea di tipo sabbioso!limoso. ! Depositi alluvionali fluviali: I depositi alluvionali fluviali dovuti all'attività del F. Toce e in misura minore al T. Stronetta, sono sedimenti di notevolissimo spessore a granulometria sabbiosa e sabbioso!limosa, con rare intercalazioni ghiaiose e lenti torbose, che sono stati formati per deposizione, prima subacquea poi deltizia e subaerea, dall’avanzamento del F. Toce nel Lago Maggiore. I sedimenti mostrano granulometria più fine in profondità con caratteristiche prevalentemente limose e livelli torbosi mentre in superficie prevalgono alternanze sabbioso limose verso il F. Toce e sabbioso!ghiaiose verso il Mottarone in corrispondenza delle conoidi degli affluenti. ! Depositi di spiaggia lacustre Depositi di frana in roccia, depositi costituiti da clasti eterometrici ad assetto caotico, presenti lungo l’area in frana attiva in sponda destra del T. Selvaspessa. Si suddividono in: ! Coltre eluvio!colluviale ! Depositi antropici Analisi geotecnica e parametri individuati Per quanto riguarda i terreni è stato possibile ottenere una loro prima caratterizzazione geotecnica sulla base dei principali parametri geotecnici, cioè granulometria, peso di volume ( ) angolo di resistenza al taglio (!’) e coesione (c’). Tali parametri sono stati ottenuti mediante attraverso osservazioni empiriche o semplici prove. È stata eseguita una prima caratterizzazione geotecnica di massima dei terreni riconosciuti durante il rilievo geologico ai fini della progettazione delle opere. Una stima di tali parametri, per i terreni d’interesse, è rappresentata nella seguente tabella: Depositi [kN/m3] !’ [°] Depositi alluvionali torrentizi e di conoide c’ [kPa] 30 (sabbie e ghiaie), 17!21 35!40 (depositi calcici alluvionale 0 in alveo montano) Depositi alluvionali fluviali della piana del 16!20 25!35 10!100 19!21 35!40 10!50 Fiume Toce Depositi alluvionali 79 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 glaciali Depositi detritici di falda,frana 18!20 35!45 0 2.2.3 Caso 3: Comune di Exilles (TO) (Fonte: PRG Exilles: Relazione geologica della variante strutturale, rielaborazione del progetto definitivo) Inquadramento geologico Il territorio comunale, il substrato pre!quaternario comprende il basamento cristallino del Massiccio d’Ambin e le sue coperture metamorfiche di età permomesozoica e i calcescisti che, sulla base di dati bibliografici, debbono essere riferiti alla Zona Piemontese dei Calcescisti con Ofioliti. I depositi calcescistici verranno ripresi del §2.3 della presente. Segue una descrizione schematica dei litotipi cartografati, suddivisi in due grandi categorie: quelli costituenti i depositi quaternari e quelli costituenti le rocce del basamento pre!quaternario. In questa sede verranno riportati anche i depositi detritici colluviali e detriti di frana, benché d’interesse prevalente nel successivo capitolo: Depositi alluvionali torrentizi: corrispondono sia ai depositi della Dora Riparia sia quelli legati ai rii tributari e sono in genere conservati lungo l’asse vallivo principale o lungo le più importanti valli secondarie. La litologia comprende ciottoli e ghiaie e massi anche di grandi dimensioni con grado di arrotondamento medio!alto e sfericità medio!bassa, immersi in un’abbondante matrice a composizione prevalentemente sabbiosa o limoso!sabbiosa, con grado di addensamento mediamente elevato. La genesi è quella di depositi alluvionali di ambiente torrentizio sia di fondovalle che di conoide. L’età varia dal tardo Olocenica all’attuale. Depositi alluvionali glaciali: costituiscono i lembi nella parte bassa del versante sinistro e i depositi in formazione in alta quota. Dal punto di vista litologico sono costituiti da ciottoli, massi e subordinati blocchi con basso grado di arrotondamento e sfericità, immersi in un’abbondante matrice a composizione prevalentemente limoso!sabbiosa. Raramente si osservano depositi glaciali di fondo e depositi di origine fluvio!glaciale. Il grado di addensamento è molto variabile in relazione alla genesi, se di ablazione o di fondo. L’età di formazione varia dall’età Pleistocenica a quella attuale. Depositi detrici eluvio!colluviali: subaffiora diffusamente su tutto il territorio comunale e, per quanto riguarda la litologia, la frazione detritica è costituita da ciottoli, massi e subordinati blocchi con basso grado di arrotondamento e sfericità, immersi in un’abbondante matrice a composizione prevalentemente limoso!sabbiosa e di colore molto variabile. Il grado di 80 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 addensamento è mediamente elevato. Sono compresi eventuali brecce di versante a cemento carbonatico affioranti sporadicamente nel versante destro (loc. Finiere). La potenza varia da pochi decimetri a 3!4 metri. La genesi è mista detritico!colluviale ed eluvio!colluviale, legata ai processi di alterazione e degradazione del substrato roccioso e degli altri depositi quaternari. Depositi detritici di frana: sono distribuiti prevalentemente al piede dei principali affioramenti del substrato roccioso e costituiscono il corpo delle principali frane. Presentano ciottoli, massi e blocchi di forma irregolare in matrice sabbiosoghiaioso! limosa. La genesi detritica è dovuta a fenomeni di crioclastismo e termoclastismo, unito ad una forte disarticolazione del substrato roccioso. Analisi geotecnica e parametri individuati Mediante fonti bibliografiche (Hoek & Bray 1981, Barla, 1982; Aigotti et Al., 1983) e prove di taglio diretto, sondaggi, analisi granulometriche, si sono ottenuti i seguenti parametri geotecnici: Depositi Depositi alluvionali torrentizi Depositi alluvionali glaciali e fluvio!glaciali [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] 18!20 30!40 0!40 18!20 25!35 0 16!18 27!32 0 Depositi detritici colluviali e detrito di falda 2.2.4 Caso 4: Paternò!Priolo (CT) (Fonte: Relazione geologica preliminare per la realizzazione di un nuovo elettrodotto in Singola Terna) L’area in esame è ubicata sul margine sud!orientale dell'Altipiano Ibleo. L’assetto morfologico del primo tratto del tracciato dalla S.E. di Paternò alla nuova S.E. di Pantano d’Arci è dettato dalla presenza del Fiume Simeto che scorre in una valle estremamente ampia. Le caratteristiche dell’alveo variano a causa delle diversità geolitologiche dei terreni attraversati, (alluvioni terrazzate ed argille pleistoceniche), della variazione delle pendenze di fondo e della variazione spaziale dell’ordine di grandezza delle portate, ed infine in relazione agli interventi di sistemazione effettuati in passato. I terreni attraversati sono estesamente interessati da coltivazioni agrumicole. 81 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Inquadramento geologico Vengono a seguito identificati alcuni raggruppamenti litologici cui si possono ascrivere gli affioramenti presenti lungo il tracciato interessato dall’elettrodotto e delle aree ad esso adiacenti. L’intervallo stratigrafico coperto dai terreni affioranti nell’area d’indagine è compreso tra il Miocene e il Quaternario. Vengono trattati nello specifico solo le litologie d’interesse, ovvero i depositi di tipo alluvionale: Depositi alluvionali: complesso alluvionale, comprendente depositi alluvionali (talora terrazzati), depositi litorali e lacustri. Sono localizzati nella pianura alluvionale di Catania e lungo i principali affluenti del Fiume Simeto. Sono costituiti prevalentemente da lenti e livelli discontinui di ghiaie e di sabbie limo!argillose soprattutto in prossimità delle aste dei torrenti minori, caratterizzate da elevata ripidità, mentre i corpi sedimentari connessi ai corsi d’acqua principali sono costituiti da sabbie, sabbie ghiaiose, limi, limi sabbiosi e limi argillosi. Dal punto di vista granulometrico complessivo si può definire il deposito come sabbia!limosa con ghiaia. La giacitura è lentiforme mentre lo spessore è variabile da luogo a luogo a causa delle non uniformi modalità di deposizione. Ciò si verifica a causa della continua reincisione ed asportazione da parte delle acque incanalate dotate di un elevato potere di erosione e trasporto specialmente in occasione di intense e prolungate precipitazioni che determinano le cosiddette “ondate di piena”. Conglomerati Policenici Argille pleistoceniche siltose e marnose Calcareniti basali e sabbie giallastre Calcareniti bianco!giallastre Calcari a lumachelle Vulcaniti basiche Vulcanoclasti a lave Vulcaniti mioceniche Analisi geotecnica e parametri individuati Si sono ottenuti i principali parametri geotecnici attraverso osservazioni empiriche o semplici prove. È stata eseguita una caratterizzazione di massima dei terreni, è rappresentata nella seguente tabella: 82 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 [kN/m3] Depositi Depositi alluvionali lacustri (sabbie!limose con ghiaia) 18 !’ [°] c’ [kPa] Esecante [kPa] 22!23 5!15 3000!6000 2.2.5 Caso 5: Comune di Osasco (TO) (Fonte: PRG Osasco: Relazione geologico!tecnica della variante strutturale 1!2) Inquadramento geologico Dal punto di vista geologico regionale il territorio comunale di Osasco è parte integrante della pianura pedemontana pinerolese localizzata al bordo dei primi rilievi della catena alpina occidentale. In corrispondenza dello sbocco vallivo del Torrente Chisone, questi rilievi sono caratterizzati dall’affioramento di litotipi riferibili al “Massiccio Cristallino del Dora!Maira e in particolare affiorano micascisti e gneiss minuti a pigmento grafitico cui sono associati corpi intrusivi tardo!ercinici costituiti da ortogneiss dioritico!tonalitici. Più in dettaglio il territorio comunale di Osasco è caratterizzato dalla presenza di depositi alluvionali di natura fluvio! torrentizia da recenti (Olocene) a medio!antichi (Pleistocene superiore). Si osserva la presenza di depositi alluvionali da antichi a recenti (fluvioglaciale Riss, fluviale Wurm e alluvioni recenti). Dal punto di vista sedimentologico i terreni che caratterizzano l’area oggetto d’indagine sono dei depositi fluvio!torrentizi di natura grossolana: essi sono infatti prevalentemente costituiti da ghiaie e ciottoli in matrice sabbiosa. Peraltro non si può escludere la presenza di livelli a granulometria più fine (sabbie e limi); essi possono dare origine a corpi lentiformi di varia potenza ed estensione laterale. In superficie il materasso costituito da questi depositi può essere “sigillato” da un orizzonte di potenza metrica di sedimenti a granulometria fine (sabbie limose e limi sabbiosi). Questi materiali rappresentano il “top” di una normale sequenza deposizionale di ambiente fluviale. I depositi più recenti olocenici sono caratterizzati da un grado di alterazione pedogenetica piuttosto basso o addirittura inesistente, mentre i depositi del Pleistocene sup. presentano gli effetti di modesti fenomeni di argillificazione della matrice fine e di alterazione dei clasti. Si distinguono in: Depositi alluvionali torrentizi: ovvero lungo gli alvei attuali dei torrenti Chisone e Chiamogna, il materasso superficiale alluvionale è costituito da ghiaie sabbiose con ciottoli aventi caratteristiche geotecniche generalmente buone. Depositi alluvionali da terrazzi alluvionali: in corrispondenza dei terrazzi alluvionali di poco sospesi rispetto agli alvei attuali dei torrenti (depositi olocenici) si riscontra la presenza di 83 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 ghiaie sabbioso!limose con ciottoli e intercalazioni lentiformi di sabbie limoso!argillose. Le caratteristiche geotecniche dei livelli a granulometria grossolana sono generalmente buone. Depositi alluvionali da terrazzi rissiani: il terrazzo "rissiano", sospeso di qualche metro sulla pianura "olocenica", è modellato in depositi grossolani costituiti da ghiaie e ciottoli in matrice limoso!sabbiosa talora abbondante, che possono essere interessati da fenomeni di alterazione dei clasti e argillificazione della matrice. Analisi geotecnica e parametri individuati Per la valutazione dei parametri geotecnici principali si è fatto riferimento a due sondaggi a carotaggio continuo realizzati nel settore sud!orientale del capoluogo e alla stratigrafia di un pozzo idropotabile realizzato nel settore meridionale. In aggiunta sono stati raccolti i dati relativi a 15 pozzetti geognostici distribuiti sul territorio e a due prove penetrometriche dinamiche S.P.T.35. Depositi Depositi alluvionali torrentizi Depositi alluvionali da terrazzi alluvionali Depositi alluvionali da terrazzi rissiani [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] 20 35 0 19 33 0 19 32 10!50 2.2.6 Caso 6: Comune di Cascina (PI) (Fonte: Relagione geologica e sismica: Progetto per la realizzazione di un campo fotovoltaico nella località di Nugaiolo, Comune di Cascina) L’area oggetto di studio si ubica nel Comune di Cascina (provincia di Pisa), più precisamente in località Pratacci. Il territorio del Comune di Cascina si estende per intero nella pianura alluvionale del fiume Arno, in sinistra idrografica dello stesso. 35 Prova in situ eseguita a partire da un foro di sondaggio. Essa consiste nell’infissione, per profondità di 45 cm per volta, di un tubo campionatore mediante caduta di un maglio battente standardizzato, e nel rilevamento del numero di colpi (NS.P.T.) per l’infissione del campionatore per 30 cm, trascurando i primi 15 cm ritenuti disturbati dall’infissione precedente. Mediante correlazione empiriche, in funzione anche della tensione verticale efficace, è possibile valutare lo stato di addensamento, l’angolo di resistenza al taglio di picco ’. Viene eseguita in terreni in prevalenza sabbiosi. 84 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Inquadramento geologico La geologia della Pianura Pisana e' molto complessa avendo subito gli effetti delle trasgressioni e regressioni marine, l’azione morfogenetica di due importanti corsi d'acqua quali Arno e Serchio, e le modifiche operate dall'intervento umano con opere idrauliche ed idrogeotecniche quali colmate, canalizzazioni, bonifiche, rettifiche di alvei. La presenza nel sottosuolo della Pianura Pisana dell'orizzonte dei conglomerati dell'Arno e Serchio, testimonia un momento paleo climatico caratterizzato dall’intensa azione erosiva e di trasporto materiali ghiaiosi ad opera dei fiumi della Pianura. AI di sopra di tali conglomerati si trovano i limi fluviopalustri, corrispondenti ad un forte calo del trasporto fluviale. I limi fluviopalustri sono a loro volta coperti dalle sabbie eoliche che indicano una fase climatica con tendenza ad ulteriore diminuzione della piovosità. La superficie della Pianura Pisana si presenta quindi caratterizzata da: Lidi e dune litoranee Sabbie Argillose di Le Rene Deposito alluvionale di limi e argille Limi, argille e torbe palustri Nel dettaglio l’area in esame è interessata da depositi alluvionali sub attuali con granulometria sabbioso!limosa e limo!argillosa. Analisi geotecnica e parametri individuati Il programma di indagini geognostiche è stato finalizzato sia alla ricostruzione litostratigrafica del volume significativo di terreno, al di sotto e nell’intorno del sito di progetto, sia all’acquisizione dei parametri fisico!meccanici. Nel dettaglio sono state effettuate 6 prove penetrometriche statiche CPT36 . Il deposito viene suddiviso in terreno di natura coesiva e non coesiva. Depositi [kN/m3] Cu [kPa] 36 Enon drenato5037 Enon drenato25 [kPa] [kPa] La prova CPT (Cone Penetration Test) consiste nell’infissione nel terreno di una punta conica di dimensioni standardizzate alla velocità costante di 20 mm/min. il risultato della prova consiste nella resistenza all’avanzamento della punta qc e la resistenza di attrito laterale fs. può essere eseguita in terreni fini e in sabbie. Da tali valori si ottengono, indirettamente ed empiricamente, indicazioni sullo stato di addensamento e di consistenza, sulla resistenza al taglio e sulla deformabilità, in funzione dello stato di tensione efficace cui il terreno è sottoposto. 37 E50 e E25 corrispondono rispettivamente ad un grado dello sforzo devia torico pari al 50!25% 85 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Depositi alluvionali fluviali 10 (matrice limo! 60!87 10300!14000 15400!21000 argillosa) Depositi Dr [%] [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] 35!42 0 Edrenato 50 Edrenato 25 [kPa] [kPa] 3500!3800 5300!5800 Depositi alluvionali fluviali 42!51 10 (natura granulare) Si precisa come non venga data nessuna spiegazione in merito ad un così eccessivamente basso, prossimo a quello dell’acqua. Probabilmente si tratta invece di 2 & $ 2 0 23 , ovvero del peso specifico alleggerito. 2.2.7 Caso 7: Comune di Pisticci (MT) (Fonte: Regolamento urbanistico Pisticci: Relazione geologica) Il territorio comunale di Pisticci ricade nel settore sud!orientale della Fossa Bradanica, la quale si individua come dominio di avanfossa nel sistema catena!avanfossa!avampaese a partire dal Miocene superiore!Pliocene inferiore. Inquadramento geologico La stratigrafia individuata mediante indagini geognostiche, considerando interessanti nella valutazione dei depositi alluvionali solamente la zona di Pisticci Scalo, si presenta come: Depositi alluvionali recenti: affiorano per ampi tratti lungo il fondovalle dell'area. Si tratta di depositi eterogenei a granulometria variabile dalle sabbie alle argille limose con assetto lentiforme. La natura di tali sedimenti è legata all'apporto di materiale derivante dall'erosione dei depositi prevalentemente pelitici presenti nelle aree circostanti. Lo spessore è mediamente di 15 m. Depositi alluvionali terrazzati: Nel settore settentrionale dall’abitato di Pisticci Scalo è presente alla sommità di un rilievo argilloso un piccolo lembo di deposito alluvionale terrazzato costituito da sabbie e ghiaie con intercalazioni limoso!argillose. 86 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Argille marnose grigio!azzurre Analisi geotecnica e parametri individuati La caratterizzazione geotecnica dei terreni scaturisce da dati provenienti da campagne geognostiche precedenti e più precisamente da prove di laboratorio effettuate su n°2 campioni indisturbati prelevati dai sondaggi. Le prove eseguite sono di tipo Down!Hole.38 Le caratteristiche meccaniche sono state ottenute mediante prove di compressione triassiale non consolidata non drenata39, dal momento che il terreno era in prevalenza costituito da limo argilloso debolmente sabbioso. Depositi [kN/m3] Indice dei pori Cu [kPa] Porosità “n” [%] “e” [!] Depositi alluvionali fluviali 20 109 0.66 39.5 2.2.8 Caso 8: Comune di Oristano (OR) (Fonte: Agenzia Regionale per l’Edilizia Abitativa: Studi geotecnici a supporto della progettazione definitiva nel viale Indipendenza) Inquadramento geologico La stratigrafia del territorio in esame prevede la presenza di: 38 Le prove sismiche Down!Hole vengono eseguite con lo scopo di misurare la velocità delle onde sismiche dirette che si propagano dalla superficie nel terreno in profondità. Il terreno viene energizzato in superficie, in prossimità di testa foro, e la registrazione avviene in foro grazie ad un geofono triassiale ancorato a profondità via via crescenti. Tale geofono registra gli spostamenti (tradotti sotto forma di impulsi elettrici) lungo tre direzioni ortogonali tra loro (x, y, z). Le onde sismiche possono essere generate energizzando il terreno in direzione verticale oppure in direzione trasversale (parallelamente al suolo). Nel primo caso verranno generate prevalentemente onde compressive (onde P) che si propagano in profondità e vengono registrate al meglio dal geofono verticale (asse z). La velocità delle onde P, ovvero il rapporto tra il tempo di arrivo delle onde al geofono e la distanza di che separa la sorgente dal ricevitore, si rileva mediante il picking del primo arrivo. Nel secondo caso verranno generate prevalentemente onde di taglio (onde S) visibili principalmente sui geofoni con l’asse posto orizzontalmente (assi x e y). La velocità delle onde di taglio Vs viene ricavata dalla conoscenza della lunghezza e del tempo di percorrenza del percorso sorgente!ricevitore o del percorso tra coppie di ricevitori. In generale, le onde di taglio viaggiano attraverso strati di terreno di diversa rigidezza. Il tempo di viaggio misurato è quello necessario per attraversare l’insieme dei diversi strati, ognuno caratterizzato dalla propria velocità di propagazione. A rigore anche la lunghezza del percorso di propagazione è influenzata dalla presenza di strati con rigidezza diversa. 39 Si tratta delle prove UU, in cui la prima fase è costituita da compressione isotropa non drenata e la seconda fase da un incremento della tensione assiale, a tensione radiale costante, fino a raggiungere la rottura in condizioni non drenate. Consente di ricavare i valori di coesione non drenata Cu, considerando quindi nullo l’angolo di attrito ’, valutando quindi, in via semplificata, la rottura mediante il criterio di Tresca. 87 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Argille limo!sabbiose Depositi alluvionali: si tratta di depositi ghiaioso!sabbiosi e debolmente limosi, a partire dallo strato argilloso. Si osserva un’abbondante presenza di ciottoli centimetrici. Analisi geotecnica e parametri individuati Per la valutazione dei parametri di interesse sono stati effettuati sondaggi, prove penetrometriche dinamiche S.P.T., prove udometriche per la matrice argillosa. Infine sono stati effettuate prove di laboratorio per confermare i dati ottenuti in sito, quali prove di taglio diretto, con cui si sono ricavati i parametri di coesione (c’) e di angolo di resistenza al taglio ( ’). Depositi Depositi alluvionali fluviali [kN/m3] 20 !’ [°] c’ [kPa] 29!31 31!32 2.2.9 Caso 9: Comune di Potenza (PT) (Fonte: Servizio ferroviario metropolitano hinterland potentino: Relazione geotecnica del progetto preliminare per appalto integrato) Inquadramento geologico L’area geografica nella quale ricade la città di Potenza si contraddistingue, dal punto di vista geologico, per la presenza di terreni di età pliocenica e quaternaria. Essi sono costituiti da complessi di differente natura e pertanto caratterizzati da proprietà geotecniche assai variabili. Più nello specifico, il settore di dorsale appenninica sulla quale si erge la città è contraddistinto dall’affioramento di depositi pliocenici di facies sabbioso!siltosa e siltoso!argillosa oltre che da numerosi orizzonti di mare basso. Tra i depositi che interessano il sito in esame si riscontrano: Depositi alluvionali attuali e recenti: risultano essere costituiti da successioni eteropiche di limi ed argille, originatesi, in tempi che vanno dal Pleistocene superiore all’epoca attuale, per fenomeni di deposizione nella piana alluvionale, conseguenti ad episodi di alluvionamento, e di depositi ghiaiosi in matrice argilloso!limosa e/o sabbiosa, con ciottoli calcarei, calcareo! marnosi e silicei provenienti dall’erosione delle formazioni affioranti in gran parte dell’area di alimentazione del bacino imbrifero del fiume Basento. Tali materiali si presentano con geometrie lentiformi con la prevalenza o della frazione limo!argillosa o di quella ghiaiosa; anche granulometricamente la frazione prevalente è alquanto variabile da punto a punto con 88 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 locale prevalenza della ghiaia, del limo, della sabbia e dell’argilla. Pertanto tali terreni presentano una elevata eterogeneità ed anisotropia litologica e geotecnica sia in senso orizzontale sia verticale. Lo spessore di tali materiali è variabile da luogo a luogo sia per l’andamento irregolare del substrato sia per gli interventi antropici occorsi nel tempo. Materiali detritici e riporti Argille siltose grigio!azzurre Analisi geotecnica e parametri individuati Si è operata una prima fase di classificazione, effettuata in modo convenzionale facendo riferimento ai risultati delle prove di laboratorio, eseguite sui campioni esaminati, in termini di: Curve granulometriche Limiti di Atterberg (limite liquido e limite plastico) Pesi di volume Contenuti d’acqua naturale Indice dei vuoti iniziale Poi, per la valutazione dei parametri geotecnici di interesse, si sono utilizzate differenti prove, in situ e in laboratorio. Per la resistenza al taglio non drenata cu si è fatto riferimento sia ai risultati delle prove di laboratorio (prove di compressione ad espansione laterale libera), sia all’interpretazione dei risultati delle prove penetrometriche dinamiche (S.P.T.). La valutazione dei parametri di resistenza in termini di sforzi efficaci è stata effettuata, oltre che sulla base dei risultati di prove di taglio diretto (TD), anche sulla base di correlazioni con i risultati delle prove penetrometriche dinamiche (S.P.T.), utilizzate anche per i parametri di deformabilità. Infatti i valori del modulo di taglio Go e del modulo di elasticità Eo iniziali sono stati ricavati a partire dai valori delle velocità delle onde di taglio (Vs) ottenute indirettamente a partire dai valori di NS.P.T.. Per quanto riguarda i parametri fisici, dalle analisi eseguite sui campioni prelevati, il materiale detritico di origine alluvionale ha presentato contenuti granulometrici variabili nei seguenti intervalli: argilla = 26.20% ! 39.50 % mediamente 33.02 % limo = 44.90 % ! 55.30 % mediamente 49.78 % sabbia = 14.50 % ! 19.70 % mediamente 16.88 % ghiaia = 0 % ! 1.10 % mediamente 0.32 % Il contenuto d’acqua naturale (wn) risulta compreso tra 22.20 % e 24.90 % mediamente pari a 23.16%. L’indice dei vuoti iniziale (eo) risulta compreso tra 0.63 e 0.73, mediamente pari a 0.67 89 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Le caratteristiche di plasticità (limite liquido LL e indice di plasticità IP) variano generalmente entro i seguenti valori: LL = limite liquido = 31.20 % ! 40.80 % IP = indice di plasticità = 12 .00 % ! 19.10 % A seguito sono riportati i parametri geotecnici di interesse. Depositi Depositi alluvionali 3 [kN/m ] 19 !’ [°] c’ [kPa] Cu [kPa] Eedometrico Kpermeabilità E0 G0 [kPa] [cm/sec] [MPa] [MPa] 101300 39000 ! ! 167600 64500 (prove (prove in situ) in situ) 19.5!26.5 48!65 (prove di (prove di laboratorio) laboratorio) 2646! 2.7*10!9! 31.2!53.1 6217 4.38*10!8 9!20 30!35 (prove in (prove in situ) situ) Mediando tra le prove si è ottenuto: Eoperativo Depositi [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] Cu [kPa] Eedometrico [kPa] ( !" 19 25!27 9!20 vert orizz [kPa] [kPa] 10000 5000 & 3000! 10000! 6000 20000 40!60 alluvionali KWinkler #$%" [kPa] Depositi KWinkler 2.2.10 Caso 10: Valsessera, Torrente Dolca (BI) (Fonte: Valutazione di impatto ambientale: Relazione geologica per nuova concessione di derivazione della centralina idroelettrica in Valsessera) Inquadramento geologico L’area dell’Alta Val Sessera all’interno della quale è compreso il sottobacino del torrente Dolca si trova in un contesto geologico e strutturale costituito da un importante lineamento tettonico, rappresentato dalla “Linea del Canavese” e da due grandi complessi litologici: la “Zona Ivrea! Verbano” e la “Zona Sesia!Lanzo”.) Nell’area in esame sono presenti depositi torrentizi, costituiti prevalentemente da grossi blocchi lapidei con ciottoli, ghiaie e sabbie a definire forme di accumulo ad andamento parallelo alla direzione di deflusso delle acque e in dettaglio, un’ampia barra longitudinale che isola due linee attive di deflusso nel tratto compreso tra la confluenza del rio Casogna e il ponte. 90 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Si riscontra la presenza di: Depositi alluvionali e di conoide torrentizia: la presenza di depositi di tipo torrentizio si riscontra in modo diffuso all’interno dell’alveo del Dolca in piuttosto continuo nell’area di indagine, favorita dalla presenza di pendenze non elevate e accresciuta dagli apporti dei colatori minori che affluiscono al torrente su entrambe le sponde, a volte a costituire veri e propri apparati di conoide. Si tratta in ogni caso di materiali prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi con presenza di blocchi di dimensione lineare anche rilevante. Data la loro composizione granulometrica presentano in genere buone caratteristiche geotecniche. Depositi detritici di falda: caratterizzano in modo sporadico i fianchi dei versanti e vengono prodotti da fenomeni di disgregazione meccanica degli ammassi rocciosi e dal rimaneggiamento ad opera della gravità dei depositi glaciali, si tratta di depositi per lo più grossolani costituiti da ciottoli e trovanti anche metrici, spigolosi ed eterometrici, immersi in scarsa matrice sabbiosa o sabbioso!limosa. Data la loro composizione granulometrica presentano in genere buone caratteristiche geotecniche. Depositi glaciali: definiscono gran parte dell’area di indagine, si tratta di depositi costituiti da ciottoli e blocchi eterometrici e spigolosi immersi in matrice sabbiosa, sabbioso!limosa e/o limoso argillosa, talora caratterizzati da un elevato grado di consolidazione. Le loro caratteristiche geotecniche variano in funzione delle qualità e della quantità percentuale della matrice fine, in genere comunque presentano caratteristiche geotecniche da discrete a buone. Depositi rimaneggiati Ammasso roccioso Analisi geotecnica e parametri individuati In questo caso, data l’inaccessibilità del sito,i parametri geotecnici di riferimento sono quindi stati in parte desunti dall’ampia letteratura disponibile nonché dall’esperienza acquisita durante la realizzazione degli impianti sul torrente Sessera in condizioni geologiche spesso del tutto confrontabili. A seguito sono riportati i dati geotecnici d’interesse individuati: Depositi [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] 18!20 33!36 0 18!20 30!35 0!10 Depositi alluvionali e di conoide torrentizia Depositi alluvionali glaciali 91 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Depositi [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] 19!20 33!38 0 Depositi detritici di falda 2.2.11 Parametri geotecnici caratteristici Come prima specificato, lo scopo di tale indagine, estesa su tutta Italia, ha lo scopo di determinare, mediante i dati disponibili ricavati, parametri caratteristici medi delle formazioni generate da depositi alluvionali di natura fluviale, lacustre o glaciale. La scelta deve essere effettuata mediante una stima cautelativa. Nei casi esaminati non si è sempre osservata lo stesso quantitativo di dati e parametri fisico!meccanici individuati. Nel 70% dei casi si è osservata la possibilità di effettuare le analisi, relativamente al deposito alluvionale, in condizioni drenate, mentre nel 30%, per la presenza di una matrice argillosa o limosa, si è dovuta ricercare una coesione non drenata. Tuttavia quest’ultima tipologia di terreno si è riscontrata in special modo in zone pianeggianti, in pianure alluvionali semi urbanizzate, quindi difficilmente interessate da opere di ingegneria naturalistica, presenti invece a difesa dei versanti e sull’alveo o sulle sponde fluviali. I parametri di deformabilità quali il modulo elastico e il modulo di taglio sono stati forniti solamente in alcuni casi. Si riporta a seguito la tabella riassuntiva dei dati ottenuti, priva della sola analisi granulometrica. 92 15400! 21000 Enon drenato 50 [kPa] 93 3000! 6000 10300! 14000 4366 2746 10000! 20000 3000! 6000 Esecante [kPa] Ea rottura [kPa] 4657 Etangente [kPa] 40!60 109 60!87 55.3 Cu [kPa] 18!20 18!20 18!20 16!18 35!45 30!40 25!35 27!32 0 0!40 0 0 19 18!20 18!20 19!20 33!36 30!35 33!38 0 0!10 0 20 25!27 29!31 20 10 9!20 31!32 35!42 19 32 10!50 0 19 33 0 10 20 35 0 18 19!21 35!40 10!50 22!23 16!20 25!35 10!100 5!15 17!21 3 [kN/m ] 30 (sabbie e ghiaie), 35!40 (depositi calcici in alveo montano) [°] 0 !’ 18.4 17 [°] !’rediduo 20 17.5 c’ [kPa] 9 10 10 10 Depositi alluvionali e di conoide torrentizia Depositi alluvionali glaciali Depositi detritici di falda 8 Depositi alluvionali fluviali Depositi alluvionali 7 6 6 5 5 5 Depositi alluvionali fluviali Depositi alluvionali da terrazzi alluvionali Depositi alluvionali da terrazzi rissiani Depositi alluvionali fluviali (matrice limo!argillosa) Depositi alluvionali fluviali (natura granulare) Depositi alluvionali torrentizi 4 3 3 3 Depositi alluvionali torrentizi Depositi alluvionali glaciali e fluvio!glaciali Depositi detritici colluviali e detrito di falda Depositi alluvionali lacustri (sabbie!limose con ghiaia) 2 2 2 2 1 Caso Depositi detritici di falda,frana Depositi alluvionali glaciali Depositi alluvionali torrentizi e di conoide alluvionale Depositi alluvionali fluviali della piana del Fiume Toce Depositi alluvionali torrentizi Depositi Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Verifica della stabilità di opere in legname 10 10 10 9 39000 ! 64500 G0 [MPa] !9 2.7*10 ! !8 4.38*10 Kpermeabilità [cm/sec] 5000 [kPa] 10000 KWinkler vert [kPa] orizz 39.5 Porosità “n” [%] 0.66 Indice dei pori “e” [!] Dr [%] KWinkler 8 7 6 42!51 Edrenato 25 [kPa] 5300! 5800 Edrenato 50 [kPa] 3500! 3800 6 5 5 5 4 3 3 3 2 2 2 2 Enon drenato 25 [kPa] 1 Caso Capitolo 2 Osservata la variabilità, la numerosità e la natura dei dati, sembra quindi opportuno ricercare come parametri geotecnici caratteristici, il peso specifico !, l’angolo di resistenza al taglio ’ e la coesione c’, ovvero quei parametri quasi sempre presenti, assumendo il terreno, in riferimento a quanto detto prima, come in condizioni per lo più drenate. Di questi viene effettuata la media statistica ma anche considerata la moda, ovvero il valore più frequente. Qualora la moda si discosti eccessivamente dalla media viene a sua volta effettuata un’ulteriore media aritmetica tra i due valori, assumendo quindi la possibilità che vi siano all’interno dei campioni “gross errors” che potrebbero disperdere i dati. Qualora invece non si discosti si assume come valore caratteristico la media statistica, se esso è inferiore alla moda, o la media tra i due valori se è 94 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 superiore. Questo procedimento è stato effettuato in favore di sicurezza, nell’ottica proposta dal D.M. 14 gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni” nel §6.2.2. “Indagini, Caratterizzazione e Modellazione Geotecnica”, per cui occorre effettuare “una stima ragionata e cautelativa”, e non semplicemente assumendo la semplice media dei valori disponibili, ovvero il valore medio statistico. Vengono quindi trascurati i parametri fisici e presi in esame quelli meccanici. Come prima espresso, verranno tenuti in considerazione anche i depositi detritici di falda o eluvio!colluviali incontrati. FLUVIALE TORRENTIZIA Tipologia Caso Depositi [kN/m3 ] !’ [°] c’ [kPa ] 1 Depositi alluvionali torrentizi 18.4 20 17.5 0 2 Depositi alluvionali torrentizi e di conoide alluvionale 17!21 30 (sabbie e ghiaie), 35!40 (depositi calcici in alveo montano ) 3 Depositi alluvionali torrentizi 18!20 30!40 0!40 5 Depositi alluvionali torrentizi 20 35 0 10 Depositi alluvionali e di conoide torrentizia 18!20 33!36 0 MEDIA STATISTIC A 19 31.5 7.5 MODA 19 35 0 VALORE ASSUNTO 19 31.5 4 2 Depositi alluvionali fluviali della piana del Fiume Toce 16!20 25!35 10! 100 5 Depositi alluvionali da terrazzi alluvionali 19 33 0 95 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Tipologia Caso Depositi [kN/m3 ] !’ [°] c’ [kPa ] 5 Depositi alluvionali da terrazzi rissiani 19 32 10! 50 6 Depositi alluvionali fluviali (matrice limo! argillosa) 10 6 Depositi alluvionali fluviali (natura granulare) 10 35!42 0 7 Depositi alluvionali fluviali 20 8 Depositi alluvionali fluviali 20 29!31 31! 32 9 Depositi alluvionali 19 25!27 9!20 MEDIA STATISTIC A 18 33 23 MODA 19 29 10 VALORE ASSUNTO 18 31 16 18 22!23 5!15 18 22 10 4 GLACIALE LACUSTR E DEPOSITI DETRITICI Depositi alluvionali lacustri (sabbie!limose con ghiaia) VALORE ASSUNTO 2 Depositi alluvionali glaciali 19!21 35!40 10! 50 3 Depositi alluvionali glaciali e fluvio!glaciali 18!20 25!35 0 10 Depositi alluvionali glaciali 18!20 30!35 0!10 MEDIA STATISTIC A 19 33 13 MODA 19 35 10 VALORE ASSUNTO 19 33 12 18!20 35!45 0 2 Depositi detritici di falda,frana 96 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Tipologia Caso Depositi [kN/m3 ] !’ [°] c’ [kPa ] 3 Depositi detritici colluviali e detrito di falda 16!18 27!32 0 10 Depositi detritici di falda 19!20 33!38 0 19 35 0 19 [!] 0 19 33 0 MEDIA STATISTIC A MODA VALORE ASSUNTO Tabella 3: Tabella di ricerca dei parametri geotecnici caratteristici, desunti dai 10 casi reali sopra riportati. Vengono individuati il valore medio statistico, la media e il valore assunto per il parametro, per depositi alluvionali fluviali, lacustri glaciali e per i depositi detritici di varia natura. Si precisa che i dati scartati, in quanto non valutabili in condizioni drenate, sono posti in grigio. 2.3 Detrito di falda di natura carbonatica e da calcescisti Il detrito di falda è costituito da un accumulo detritico di materiale eterogeneo ed eterometrico, generalmente a quote elevate o molto elevate, con frammenti litoidi di dimensioni variabili tra qualche cm3 e decine di m3, privo di matrice o in matrice sabbioso!pelitica alterata e pedogenizzata40. Generalmente infatti gli elementi che costituiscono tale accumulo sono detriti poco arrotondati e di dimensioni variabili da diversi metri di diametro dei blocchi rocciosi precipitati dai versanti adiacenti alla frazione millimetrica di elementi fini argillosi portati dal dilavamento delle acque. Il detrito può essere stato anche rielaborato da fenomeni di gelo!disgelo e dal ruscellamento delle acque superficiali. Pertanto per effetto di fenomeni morfogenetici di alterazione meccanica e chimica come il crioclastismo o fenomeni gravitativi, sulla base dei versanti fortemente inclinati o sulla superficie dei versanti stessi si genera un mantello detritico di spessore variabile. Si tratta in genere di regolite, ovvero una coltre detritica formatasi in situ per disgregazione della roccia sottostante, con origine quindi locale. Questi depositi, qualora poi non subiscano alcun trasporto vengono definiti eluviali, mentre se presente in parte una forma di trasporto, vengono detti colluviali. Benchè i primi risultino il reale gruppo di appartenenza dei 40 Per pedogenesi s’intende l’insieme dei processi fisici, chimici e biologici che portano alla formazione del suolo a partire dal substrato pedogenetico, derivante da una prima alterazione della roccia madre. Tali processi prevedono infatti l’alterazione dei composti inorganici, quali minerali e rocce, e organici, come piante e animali morti, presenti nella zona, la loro deposizione e la formazione di nuovi minerali e molecole organiche che costituiscono il suolo. 97 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 depositi odetritici di falda, spesso non si può escludere la presenza di una piccola fase di trasporto, dovuto anche a fattori climatici. Risulta corretto quindi parlare di depositi di natura eluvio!colluviale e non solo eluviale. Formazione tipica dei detriti di falda sono i conoidi di falda, similari ai conoidi di deiezione. Il conoide di falda attribuisce alle caratteristiche del detrito di falda la forma morfogenetica del cono e viene generato da movimenti franosi che coinvolgono coperture detritiche di notevole estensione in senso longitudinale. S’intende qui analizzare in particolare i depositi detritici di falda di natura carbonatica e da calcescisti. Le rocce carbonatiche sono rocce sedimentarie di tipo chimico. Si tratta del prodotto del consolidamento di sedimenti, dovuto alla precipitazione da soluzione con o senza intervento di organismi che fissano i sali dell’acqua (sedimenti organogeni e chimici) ed in tal senso presentano struttura organogena.41 In particolare i sali principali sono in prevalenza carbonato di calcio e in subordine fosfato di calcio e idrossidi di ferro e silice. Il primo precipita sia in ambiente continentale che marino, talvolta mescolato con carbonato di magnesio e limi silicatici finissimi, a profondità d’acqua non eccessive. La precipitazione di sali e i colloidi dalle soluzioni acquose è essenzialmente dovuta all’evaporazione o a un cambiamento di ambiente chimico dovuto, a titolo di esempio, a mescolamento improvviso di gas o soluzione vulcanica. Le rocce sedimentarie chimiche vengono ulteriormente classificate in funzione della composizione chimica dei precipitati, che, come già anticipato, possono essere carbonati (calcite, dolomite), come nel caso di interesse, silicei, ferriferi, magnesi feri e salini. Generalmente questi vengono raccolti sotto il nome di evaporiti, poiché derivati dall’evaporazione di acque in bacini chiusi come laghi salati. Le rocce carbonatiche sono essenzialmente monomineraliche. Essendo la loro genesi strettamente legata all’azione diretta o indiretta della biosfera, esse mostrano differente composizione, tessitura e struttura al variare delle condizioni ambientali. Si può comunque riconoscere una tessitura caratterizzata da tre componenti: Granuli: formati da materiale organogeno, ooliti e frammenti di rocce carbonatiche preesistenti Matrice: materiali di taglia minore, che riempie gli spazi interstiziali 41 Tali strutture organogene si formano e accrescono nel luogo della deposizione, per azione di organismi come i coralli che secernono carbonato di calcio o ne favoriscono la precipitazione all’interno dei loro tessuti. 98 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Cemento: formato da cristalli spatici che si formano nelle varie fasi della diagenesi42 Chimicamente la reazione che porta al carbonato di calcio, con formazione del minerale calcite qualora il primo a precipitare sia il carbonato semplice di calcio risulta: !"# $ %&"' ( ! %& In ambienti continentali, presso circuiti termali, avviene la stessa reazione, ma a spese dello ione idrogeno carbonato con degasazione della CO2: !"# $ )* %&' ( ! %& $ *" % $ %" La roccia derivante è il travertino, roccia a grana grossolana. Infine, nell’acqua marina per la presenza di magnesio che determina la precipitazione di carbonato doppio di calcio e magnesio, si ha la dolomite: !"# $ +,"# $ %&"' ( !+,- %& ." Nel processo di diagenesi la dolomite prende il nome di dolomia. Dolomie e calcari43 sono infatti i principali costituenti delle rocce carbonatiche. Dal punto di vista morfogenetico di particolare interesse è l’evoluzione dei versanti di faglia in rocce carbonatiche, soprattutto nelle aree in cui sono intervenute modificazioni climatiche. A differenza delle sequenze dolomitiche che, sia per la fragilità delle rocce che per il più intenso fenomeno erosivo da parte delle acque indotto da una minore permeabilità, non mantengono nel tempo le tracce degli eventi morfogenetici, i litotipi calcarei hanno permesso di studiare l’evoluzione dell’andamento della scarpata di faglia nel tempo. Questa infatti sembra seguire due modelli erosionali, uno dei quali prevalentemente legato ai processi denudazionali, mentre l’altro a meccanismi di erosione lineare: Recessione rettilineo!parallela: ipotizzando un versante originario con scarpata sub!verticale, limitato a valle e a monte da due plateaux, con rocce omogeneee e soggette a processi denudazionali clastici, si può supporre un modello teorico che, a partire dalla demolizione per degradazione fisica della scarpata verticale, provoca un accumulo di materiale detritico disposto secondo l’angolo di riposo naturale. Il fenomeno progredisce con intensità maggiore nella parte alta, meno protetta, mentre al di sotto della copertura detritica la roccia evolve verso un profilo di forma parabolica, il cui sviluppo è funzione della quantità di detrito che alla base del versante riesce ad essere smaltito dagli agenti erosivi. Si assiste così alla progressiva trasformazione della parete verticale di un versante rettilineo con acclività sempre minore, il cui ultimo stadio corrisponde alla soglia di funzionamento del processo morfogenetico, detto di recessione rettilineo!parallela. Nel caso in cui una parte dei detriti alla base venga rimossa si 42 43 Passaggio di un sedimento dallo stato incoerente a quello compatto, ad opera di fattori fisici e chimici Il calcare è infatti una roccia sedimentaria il cui componente principale è il minerale calcite. 99 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 osserva come il segmento inferiore alla cornice sommitale risulti costituito verso il basso dalla superficie di accumulo dei detriti, e verso l’alto dalla roccia in posto.44 Versante di Richter: nel caso limite in cui tutti i detriti prodotti dalla degradazione vengano asportati il versante risulta costituito dalla roccia in posto, con formazione di un angolo di scarpa di circa 35!40°, ad eccezione di una cornice verticale sommitale. Tale regolarizzazione porta quindi ad una morfologia priva di copertura detritica del versante. Le calcescisti sono rocce metamorfiche regionali, dal chimismo calcareo!pelitico45 o calcareo! arenaceo, i cui componenti essenziali risultano calcite geminata, mica in laminette, clorite e quarzo. I calcescisti derivano pertanto da calcari argillosi e argille calcaree per metamorfismo di epizona, con pressione e temperatura relativamente basse, ma notevoli pressioni orientate: da quest'ultimo fattore deriva la spiccata scistosità della roccia. Essa si presenta con un aspetto dal colore variabile da grigio chiaro a bruno!nero, con tessitura granoblastica e lepidoblastica, presenta una struttura scistosa, frequentemente pieghettata con alternanza di letti granulari e lamellari. Molto spesso la superficie si presenta alterata a causa dell’alterazione selettiva dei carbonati presenti da parte degli agenti meteorici. Nelle Alpi Occidentali si osserva la formazione di “calcescisti con pietre verdi”, ovvero una sequenza di cipollini46, calcescisti propriamente detti e “quarzoscisti” depositate in ambiente pelagico. Tale sequenza è stata successivamente compressa in una zona di subduzione ad alta pressione e a bassa temperatura ed è tornata in superficie. Vengono ora a seguito riportati i risultati dell’indagine effettuata per la ricerca di parametri geotecnici medi di tali formazioni. Come prima detto non ci si è limitati alla presa in considerazione dei soli depositi detritici di versante o di falda propriamente detti, ovvero quelli di tipo eluviale, ma, immaginando possibile anche una fase contenuta di trasporto, sono stati considerati anche i depositi di natura eluvio!colluviale. Tali depositi presentano caratteristiche meccaniche leggermente differenti dai depositi puramente eluviali. La fase di trasporto produce infatti una maggiore quantità di materiale fine. Come nel caso dei depositi alluvionali, si precisa che il livello di approfondimento e, talvolta, anche la natura delle informazioni fornite, relativamente all’inquadramento geologico del sito e all’analisi geotecnica dei depositi, risulta differente da caso a caso. Questo è dovuto all’eterogeneità delle fonti, cui si fa totale riferimento. 44 Tuttavia si può osservare come la geometria di un versante di recessione rettilineo!parallela può essere alterata dalla presenza di banchi meno gelivi, o di minore resistenza, che provocano nella forma del versante locali incrementi di pendenza. 45 Le rocce pelitiche derivano da originari sedimenti argillosi. 46 Marmi ricchi di bande e zonature costituite in prevalenza da clorite, epidoto e quarzo 100 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 2.3.1 Caso 1: Comune di Trieste (TR) (Fonte: PRGC: Variante Generale n° 118 di Revisione dei vincoli: Relazione geologica) ! Deposito di natura carbonatica Inquadramento geologico Nella valutazione dei sedimenti sciolti o non litificati presenti, relativamente a successioni quaternarie continentali e marine, si hanno: Depositi alluvionali: sono costituiti da depositi di ghiaie prevalentemente arenacee, localmente arenacee!calcaree, miste ad argille e limi, con livelli si sabbie di origine alluvionale del corsi d’acqua della fascia collinare del Flysch. Tali depositi sono generalmente massivi, mal classati con clasti sub angolosi. Si tratta di depositi torrentizi, legati a fasi di trasporto solido elevato del corso d’acqua. Coperture eluvio!colluviali: comprendono i prodotti della degradazione superficiale del substrato pre!quaternario e dei depositi quaternari. I depositi possono essersi evoluti in posto o aver subito trasporto lungo i versanti principalmente per mezzo di acque ruscellanti. Sono molto diffusi in corrispondenza delle zone vallive e di versante dl Flysch. Si tratta di prodotti prevalentemente a supporto di matrice, con matrice argilloso!limosa e sabbiosa, clasti arenacei e, in minor misura calcarei, etero metrici ed angolosi sub arrotondati. Lo spessore è variabile da decimetrico e metrico sui versanti, può essere plurimetrico alla base dei versanti. Depositi di detrito di falda: sono costituiti da ghiaie grossolane mal classate, angolose a tessitura aperta: i clasti hanno litologia omogenea (rocce carbonatiche e arenarie) sono sciolti e a volte con matrice limo!sabbiosa proveniente dall’alterazione dei litotipi locali. Detrito di versante cementato: si tratta di ghiaie grossolane mal classate, angolose, a litologia costituita da clasti carbonatici, da addensate a cementate, localmente carnificate. In deposito affiora in una fascia lungo il contatto tra le successioni carbonatiche e quelle torbiditiche. In molti casi derivano da falde di detrito che hanno subito una parziale cementazione per opera delle acque meteoriche sature di carbonato di calcio, formando vere brecce di versante. Terre rosse: sono depositi essenzialmente franco limosi!argillosi rossastri il cui spessore può variare dal metro fino a raggiungere profondità di gran lunga superiore (decine di metri) all’interno delle doline. Riporti: accumulo artificiale di materiale detritico e/o inerte. Tali depositi quaternari fanno riferimento a rocce quasi esclusivamente carbonatiche, caratterizzate da elevate resistenze meccaniche e ed una forte permeabilità. I depositi sono rappresentati da rocce sciolte con e classi granulometriche sopra viste e possono raggiungere spessori notevoli. 101 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Analisi geotecnica e parametri individuati La caratterizzazione geotecnica dei terreni scaturisce da dati provenienti da campagne geognostiche relative ad opere eseguite nel territorio comunale. I dati geotecnici ottenuti da queste indagini, che riguardano settori di territorio piccoli, sono stati estesi a tutta l’area di affioramento dell’unità litologica in base a criteri geologici (stratigrafici e sedimentologici). Le indagini condotte hanno portato alla conoscenza anche dei parametri fisici47 dei depositi di natura eluvio!colluviale, superficiali e sepolti. Nel dettaglio: Depositi detritici eluvio!colluviali superficiali: !contenuto naturale in acqua wn= 19/21% !limite di liquidità LL= 37/48% !limite di plasticità LP= 23/29% !Indice di plasticità Ip= 15/23% !Indice di consistenza Ic= 1/1.4 Depositi detritici eluvio!colluviali sepolti: !contenuto naturale in acqua wn= 19.6/25.3% !limite di liquidità LL= 37.9/47.4% !limite di plasticità LP= 17.9/24.6% !Indice di plasticità Ip= 19.1/24.1% !Indice di consistenza Ic= 0.80/1.12 Per quanto riguarda le caratteristiche meccaniche, esse sono state ottenute mediante prove geotecniche di laboratorio e in situ, da cui emerge che il terreno è in prevalenza costituito da limo argilloso debolmente sabbioso. Depositi Detrito di falda [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] 21.7/23 25/40 0/10 20.3/21.4 23/26 Cu [kPa] Depositi eluvio! colluviali 4/6 superficiali 47 In particolare si ha che: !wn=ww/ws*100 contenuto naturale d’acqua, dove ww è il peso della parte liquida, ws della parte solida. !wl o LL= limite liquido, ovvero il contenuto d’acqua per cui si ha il passaggio dallo stato liquido allo stato plastico. !wp o LP= limite palstico, ovvero il contenuto d’acqua per cui si ha il passaggio dallo stato plastico allo stato semisolido. !Ip=wl!wp indice di plasticità !Ic=(wl!wn)/Ip indice di consistenza 102 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Depositi eluvio! 26.9/27.6 20/24 14/16 colluviali sepolti 2.3.2 Caso 2: Comune di Pinerolo (TO) (Fonte: Sistemazione della Strada Comunale Talucco Brun: Progetto Esecutivo: Relazione geologica e geotecnica) ! Deposito di natura carbonatica (e calcescisti) Il substrato roccioso della val Lemina è rappresentato da litotipi metamorfici ascrivibili al Massiccio Cristallino Interno Dora!Maira, che si estende per l’appunto tra il Torrente Maira a ovest ed il Fiume Dora Riparia a est, costituendo il basamento pretriassico delle Alpi Cozie. Con le Falde del Monte Rosa e del Gran Paradiso appartiene al Dominio Pennidico superiore e rappresenta una porzione di crosta continentale. Inquadramento geologico Dal punto di vista petrografico i litotipi affioranti in destra orografica della Val Lemina si individua: Substrato roccioso: Il substrato roccioso della val Lemina è rappresentato da litotipi metamorfici ascrivibili al Massiccio Cristallino Interno Dora!Maira. Si hanno: !"Complesso Carbonifero del Pinerolese": ! quarziti e gneiss metarenitici, micascisti, filladi grafitiche; transizione delle medesime rocce a plagioclasioblastiti ! !metaconglomerati e metareniti associate ! !blastocataclasiti e feldspatoblastiti di cataclasiti ! !metaquarzareniti nere a grana fine ! !anfiboliti e anfiboliti plagioclasioblastitiche ! "Complesso gneissico": plagioclasioblastiti di cataclasiti e miloniti gneissiche Formazioni superficiali: esse costituiscono il prodotto dell'alterazione chimica e della disgregazione fisica delle rocce del substrato, in posto (depositi eluviali) o interessati da rimaneggiamento legato essenzialmente al ruscellamento diffuso (depositi eluvio!colluviali). Trattasi di limi sabbioso!argillosi con subordinati clasti eterometrici. Lo spessore è assai variabile ed è maggiore al raccordo tra il rilievo e la pianura; ove cartografati, mostrano potenze comprese generalmente tra 2÷3 e 5 m. Nell’area di indagine la potenza di tali depositi raramente eccede 1!2 m. 103 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Si constata che tali settori sono potenzialmente esposti a fenomeni di dissesto, soprattutto di tipo gravitativo, a causa del locale stato di fratturazione del substrato roccioso e della presenza di elementi predisponenti l’innesco di fenomeni di saturazione e fluidificazione dei terreni di copertura (ridotti spessori dei depositi eluvio!colluviali e detritico!colluviali poggianti su roccia relativamente poco alterata e acclività dei versanti talora elevata). Analisi geotecnica e parametri individuati La natura del terreno di copertura del substrato non ha permesso la realizzazione di prove in sito tali da fornire in modo oggettivo parametri di resistenza significativi. Ciò in quanto la struttura caotica del detrito costituito dalla presenza di uno scheletro a pezzatura medio elevata non permette la realizzazione delle prove usualmente applicate per la definizione della densità in posto dei materiali incoerenti. A tale aspetto occorre inoltre aggiungere che gli interventi strutturali andranno ad interessare una carreggiata stradale caratterizzata da una sezione a mezzacosta il cui lato di valle è in genere costituito dalla presenza di terreni di riporto, spesso da ricondurre agli sbancamenti realizzati sul lato di monte. Per cui per la definizione dei parametrigeotecnici necessari alla progettazione si dovrà necessariamente far riferimento a dati bibliografici e alle risultanze di precedenti esperienze su terreni analoghi. Depositi Struttura !’ [°] [kN/m3] c’ [kPa] E [MPa] n [!] 0 36/38 0.30 Struttura caotic, Depositi 36/42 (se di terreno detritici picco)31/33 incoerente da eluvio! 18/20 (se a volume mediamente a colluviali costante) molto addensato 2.3.3 Caso 3: Comune di Alatri (FR) (Fonte: Studio di macrozonazione sismica livello I: Relazione geologico!tecnica illustrativa) ! Deposito di natura carbonatica Dal punto di vista geologico!stratigrafico e strutturale, il Comune di Alatri è caratterizzato dai lineamenti generali e dalle tipiche evidenze che caratterizzano la catena appenninica nel suo complesso. Quest’ultima infatti è costituita da una fascia crostale intensamente deformata in seguito alle diverse fasi tettoniche, prevalentemente neogeniche; quelle di origine compressiva 104 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 sono conseguenti alla collisione tra i blocchi litosferici continentali europeo ed africano avvenuta nell’Eocene. Inquadramento geologico I litotipi carbonatici presenti sono riconducibili a depositi di piattaforma, con ambiente deposizionale caratterizzato sia da bassi fondali e lagune (calcilutiti prevalentemente micritiche quali depositi di bassa energia) e scogliere coralline (calcari organogeni, oolitici e biocalcarenitici relativi ad ambienti di alta energia). Tale deposizione carbonatica, previo passaggio attraverso una lacuna sedimentaria paleocenica ed un ciclo trasgressivo, permane anche nel Miocene con calcari di natura spiccatamente organogena. Descrivendo con maggiore precisione i litotipi d’interesse, all’interno del dominio continentale si osserva la presenza di: Depositi alluvionali olocenici: Trattasi di termini trasportati e sedimentati all’interno del bacino del Fiume Cosa. Tali depositi mostrano frequenti rapporti eteropici sia con le coperture eluvio! colluviali che con le cineriti pedogenizzate. Risultano costituiti da limi sabbiosi, caratteristici dei corsi d’acqua situati nella porzione meridionale del territorio, fino a sabbie limose con componente argillosa estremamente variabile, inglobanti elementi clastici eterometrici ed eterogenei (con natura prevalentemente carbonatica e subordinatamente vulcanica). La colorazione della matrice va dal marrone chiaro al brunastro. Mostrano una generale tendenza all’aumento delle granulometrie procedendo verso la base, dove possono organizzarsi in orizzonti più maturi di natura ghiaioso!sabbiosa. Detrito di falda (olocene): Il litotipo è costituito prevalentemente da elementi clastici calcarei eterometrici, ad indice di arrotondamento variabile, immersi in matrice limoso!argillosa, da subordinata a rilevante procedendo verso i settori distali. Si tratta di depositi la cui potenza diviene rilevante solo al piede dei versanti carbonatici delle principali strutture collinari dell’area, laddove si organizzano in corpi detritici noti come conoidi di deiezione, situati prevalentemente allo sbocco delle ripide aste torrentizie che incidono gli acclivi pendii posti alle loro spalle. Ne sono un esempio: la fascia estesa lungo le pendici meridionali ed occidentali di Monte Reo, quelle sviluppate al piede dei versanti meridionale (Località Monte San Marino) e nordorientale della struttura di Monte Lungo, quelle rinvenibili ad oriente di Monte Caprara, le conoidi che discendono dalle propaggini sudoccidentali dei Monti Maggiori e quelle evidenti nella zone di Castagneto e Seritico nel settore occidentale. Coltri eluvio!colluviali (olocene): L’alterazione supergenica delle torbiditi arenaceo pelitiche, ed in subordine dei termini calcareo!marnosi miocenici, comporta la formazione di coperture 105 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 sciolte di natura limoso!sabbiosa ed argillosa. Si mostrano con potenze esigue (inferiori ai 5 metri) nei settori addossati alle strutture rilevate, che divengono consistenti nelle principali linee d’impluvio interne alle strutture collinari flischoidi rinvenibili sul territorio indagato o al vasto settore di piana meridionale (Località Mole Bisleti e Laguccio). Depositi alluvionali antichi terrazzati (pleistocene!olocene): Sono litologie rinvenibili a ridosso dell’alveo del Fiume Cosa, nella sua asta torrentizia che interessa il settore centro! settentrionale del territorio comunale. Procedendo da nord a sud, i principali affioramenti si rilevano in prossimità delle Località Porpuro, Magliano, Fiura, Allegra e Mole Santa Maria, mostrandosi spesso con orli di terrazzo fluviale e con spessori variabili da qualche metro sino a circa 10 metri (figura 7). Sono termini essenzialmente costituiti da ciottolame calcareo eterometrico, generalmente ad alto indice di arrotondamento, immerso in matrice sabbiosa e limoso!argillosa, con grado di cementazione variabile: si va da depositi detritico!ciottolosi sciolti a veri e propri conglomerati con evidenze stratigrafiche (classazione granulometrica verticale e stratificazione lenticolare). Cineriti pedogenizzate e terre rosse (pleistocene!olocene): le prime sono termini cineritici più o meno rimaneggiati rappresentati da limi argillosi, a componente sabbiosa estremamente variabile, solo talora rilevante, di colorazione dal marrone al bruno!rossastro. Si presentano come litotipi piuttosto compatti e coesivi, sebbene mostrino degli allentamenti nella coltre più superficiale e negli orizzonti maggiormente sabbiosi pseudocoesivi. Le terre rosse, invece, si concentrano nelle ambientazioni carsiche rinvenibili sulle strutture carbonatiche e nei settori di piana interni ad esse. Si tratta di litologie sciolte aventi la classificazione granulometrica di sabbie limose e limi argilloso!sabbiosi a componente detritica variabile, con colorazione prevalente dal marrone rossastro al rosso mattone e clasti avana!biancastri. Analisi geotecnica e parametri individuati Le informazioni relative alle caratteristiche geotecniche dei depositi che caratterizzano il territorio di Alatri provengono tutte dai dati raccolti nelle indagini pregresse, in quanto non è prevista nello studio di Livello 1 di microzonazione sismica l’esecuzione di ulteriori indagini dirette, come sondaggi geognostici e prove geotecniche in situ. La maggior parte dei dati raccolti proviene dai risultati delle analisi geotecniche di laboratorio condotte su campioni prelevati da sondaggi a carotaggio continuo nonché dall’elaborazione di dati penetrometrici derivanti da prove dinamiche di tipo leggero e da prove del tipo S.P.T. in foro di sondaggio. Si tratta di sondaggi (comprensivi delle stratigrafie di n°3 pozzi profondi per uso idropotabile) e prove pregresse eseguiti dallo 106 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 scrivente studio tecnico o reperiti dalla bibliografia e dalla documentazione connessa alla pratica geognostica locale, per un totale di n°70 verticali d’indagine. I parametri geotecnici individuati risultano: Depositi [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] Detrito di falda 18/21 24/32 0/2 Coltri eluvio!colluviali 17/18.5 16/25 1/4 2.3.4 Caso 4: Comune di Acuto (FR) (Fonte: Realizzazione di edifici e viabilità interna a servizio di azienda zootecnica: Relazione geologica) ! Deposito di natura carbonatica L’area interessata dal presente studio è situata a quota 450 m slm sui rilievi carbonatici mesozoici che, con quote intorno ad 800/1000 m slm, bordano a nord la Valle del F. Sacco. Inquadramento geologico Si riscontra la presenza di: Serie carbonatica: potente diverse centinaia di metri, viene ribassata in corrispondenza della Valle del Sacco, da una serie di faglie dirette a direzione appenninica NW!SE. Le faglie, non più attive, presentano un rigetto variabile superiore comunque alle decine di metri. Il bacino creatosi, rappresentato dall’attuale valle del F. Sacco, è stato da prima sede di sedimentazione di tipo torbidico, successivamente, in vari episodi, è stato interessato dalla sedimentazione di vulcaniti provenienti da centri di emissione della Valle Latina e del Vulcano Laziale. Vulcaniti Depositi eluvio!colluviali: al di sopra delle vulcaniti si trovano depositi continentali costituiti da depositi eluvio!colluviali (terre rosse) e, nella fascia pedemontana, sono presenti conoidi di deiezione antichi (Olocene) e detriti di falda. Terre rosse L’area di progetto è costituita da un versante inciso nei calcari mesozoici stratificati e fratturati parzialmente ricoperti da una coltre di spessore variabile di depositi detritici di versante e terre rosse. Analisi geotecnica e parametri individuati Le caratteristiche geotecniche di questi terreni, vengono stimate su valori presenti in letteratura e/o rilevati da indagini in sito eseguite in aree vicine e in condizioni geomorfologiche e 107 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 stratigrafiche paragonabili. A vantaggio della sicurezza, si assumono valori di resistenza che possono essere ritenuti sottostimati. [kN/m3] Depositi !’ [°] c’ [kPa] 27/30 1/3 Depositi detritici di 20 versante 2.3.5 Caso 5: Comune di Courmayeur, Saint!Rhemy!En!Bosses, Saint!Oyen, Valsavarenche, Cogne, Saint!Nicolas (AO) (Fonte: Costruzione di siti attrezzati per radiotelecomunicazioni: Relazione geologico!tecnica) ! Deposito di natura carbonatica Inquadramento geologico La relazione fa riferimento a molteplici siti. Si prenderà in considerazione il solo con presenza di detriti di falda di natura carbonatica. Il sito Plan Puitz TX si colloca su un pendio aperto, non soggetto a dissesti in atto o pregressi. Sono presenti: Depositi detritico!colluviali di versante: coperti da uno strato superficiale pedogenizzato, di circa 20!40 cm di spessore. Il terreno di fondazione è costituito da materiale detritico sciolto, privo di coesione, a clasti angolosi di taglia da centimetrica a decimetrica, in abbondante matrice fine, di tipo ghiaioso!sabbioso!limosa (tessitura a supporto di matrice). Non è definibile con precisione la profondità dell’interfaccia roccia!detrito. Substrato roccioso: il substrato roccioso che caratterizza le pareti sottostanti e gli affioramenti lungo il taglio stadale, è rappresentato da micascisti e gneiss con relitti di alto grado delle unità Brianzonesi interne della Zona Pennidica media. Lo strato dell’ammasso roccioso è mediamente sano. Non è tuttavia definibile con precisione la profondità dell’interfaccia roccia!detrito. Depositi detritici di varia natura: oltre ai litotipi caratterizzati dal substrato roccioso sono presenti talvolta depositi detritici sciolti, di natura sia glaciale che detritico!alluvionale e di valanga Analisi geotecnica e parametri individuati Nel mese di ottobre 2011 è stata eseguita una campagna di indagine geosismica allo scopo di determinare, per ogni sito a progetto, le categorie di suolo con la valutazione del parametro di 108 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Vs3048, i valori di frequenza fondamentale del sito(F0) e l’interfaccia coperture/substrato roccioso. Le caratteristiche geotecniche dei terreni interessati dagli interventi previsti sono state stimate sulla base di esperienze pregresse in aree e condizioni simili a quelle oggetto del presente studio. Si individuano pertanto i seguenti parametri geotecnici: [kN/m3] Depositi Depositi detritici eluvio!colluviali 17/19 !’ [°] c’ [kPa] 30/32 0 2.3.6 Caso 6: Comune di Sparone (TO) (Fonte: Adeguamento sezione stradale Point!Sparone: Progetto definitivo!esecutivo: Relazione geologica) – Deposito da calcescisti Le opere in progetto insistono su di un breve tratto di torrente Orco, ove la strada provinciale segue la sponda idrografica sinistra del corso d’acqua ed è costretta, in quella posizione, dalla presenza di una importante falda detritica, che rappresenta localmente il fianco sinistro della valle. Altimetricamente, il tratto di strada interessato dall’intervento è compreso tra le quote 470 e 477 circa m s.l.m. Inquadramento geologico Dal punto di vista geologico regionale, l’area in esame ricade nella Zona Sesia!Lanzo , la quale appartiene al dominio Austroalpino. Le litologie prevalenti sono calcescisti, micascisti, gli gneiss minuti ed i micascisti eclogitici (rocce derivate per metamorfismo da preesistenti gabbri). Più nel dettaglio, la Zona Sesia Lanzo è un sistema multifalda, formato da un elemento inferiore e da uno superiore, separati da un’ampia zona di taglio e laminazione con formazione di miloniti. L’elemento inferiore, in cui s’inserisce l’area in oggetto, è a sua volta diviso in tre differenti complessi: 48 Vs30 è la velocità media di propagazione entro 30 m di profondità delle onde di taglio e viene calcolata con la seguente espressione: 01&2 3 &2 56 , 48 69: dove 76 hi = spessore [m]; Vi =velocità delle onde di taglio dello strato i!esimo, per un totale di N strati presenti nei 30 m superiori; N = numero di strati Mediante tale velocità Vs30 vengono definite le categorie di sottosuolo, in accordo con §3.2.2 del D.M. 14 gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni”. 109 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Micascisti eclogitici: il complesso presenta una tipica morfologia irregolare ed è costituito da micascisti a granato, giadeite e varietà di cloritoide ricco in magnesio. Calcescisti: il complesso presenta anch’esso una tipica morfologia irregolare. S’inseriscono nella strato interno, così come i micascisti eclogitici. Gneiss minuti: nel settore più esterno della Zona Sesia Lanzo affiorano rocce tabulari grigie del complesso degli gneiss minuti albitici, che conferiscono ai versanti una morfologia più regolare e in netto contrasto con l’unità interna dei micascisti eclogitici. L’area in studio è caratterizzata dalla presenza, in affioramento, di gneiss minuti. Il settore in studio è peraltro posto al passaggio tra gli gneiss minuti, calcescisti e micascisti eclogitici e si possono dunque rinvenire in affioramento, nelle vicinanze dell’area in studio, litotipi afferenti a questi complessi. Le nuove opere interagiranno essenzialmente con i depositi sciolti granulari di copertura, che si configurano come depositi detritici eluviali. Analisi geotecnica e parametri individuati Nel marzo 2009 è stata eseguita una campagna di indagini geofisiche finalizzata a fornire informazioni indirette sullo spessore della falda detritica, nel tratto interessato dall’intervento e sull’andamento del substrato roccioso, mediante l’elaborazione di sezioni interpretative del sottosuolo. Sono state eseguite 3 linee di tomografia sismica per onde P49, una delle quali disposta lungo la direzione di massima pendenza e le restanti in direzione ortogonale, parallelamente 49 Le indagini sismiche tomografiche permettono di ricostruire una sezione bidimensionale di velocità sismica dei terreni, grazie all`analisi di una molteplicità di percorsi di onde sismiche fra stazioni trasmittenti e stazioni riceventi, in cui le stazioni trasmittenti corrispondono ai punti di energizzazione del terreno, le stazioni riceventi alle posizioni dei singoli geofoni della catena geofonica (minimo 24). La realizzazione delle indagini sismiche basate sulla tecnica a rifrazione necessita il posizionamento in superficie, con geometria nota e prefissata, di uno stendimento lineare di geofoni, che registrano le vibrazioni prodotte da una sorgente impulsiva di sollecitazione dinamica: di tipo verticale per il rilievo delle onde di compressione longitudinali (P) e di tipo orizzontale per l’analisi delle onde di taglio polarizzate orizzontalmente (SH). Nel dettaglio l’energizzazione viene prodotta da una sorgente ("scoppio") situata in superficie. Lo sparo provoca un fronte di onde sferiche che, a seconda del materiale attraversato e delle sue caratteristiche fisiche, si propaga nel terreno con diverse velocità in diverse direzioni. L’energia non si limita a viaggiare nello strato superficiale (onda diretta) ma scende in profondità fino a quando non incontra strati a velocità più alta, in cui viaggia lateralmente (onda rifratta) prima di tornare in superficie dove viene rilevata dai geofoni disposti a intervalli regolari lungo una linea (stendimento). Gli scoppi (in genere 7) si effettuano lungo la linea dello stendimento dei geofoni sia all’interno che ai due lati. L’elaborazione successiva prevede il trattamento di una notevole quantità di dati costituiti dai tempi di primo arrivo ai geofoni delle diverse fasi di onde P e SH; tali tempi che vengono utilizzati per produrre un diagramma di velocità medie delle differenti parti di terreno in profondità. Per ciascuno dei percorsi sismici viene infatti misurato il tempo di primo arrivo delle onde compressive P e viene inserita nel programma di elaborazione la posizione dello sparo e del geofono relativo, misurata rispetto a un sistema di riferimento comune. Il numero totale di percorsi sismici analizzati corrisponde al numero di stazioni riceventi moltiplicate per gli spari effettuati. I tempi di arrivo vengono poi elaborati mediante modelli matematici. 110 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 all’asse stradale. E’ stata inoltre acquisita una sezione di tomografia elettrica50 di resistività a lato strada, coincidente con una tomografia sismica, in modo da indagare la medesima porzione di sottosuolo, sulla base di proprietà fisiche differenti e fornire maggiore solidità interpretativa. Infine,per la caratterizzazione geotecnica dei litotipi interferenti con le nuove opere di sostegno necessarie all’allargamento stradale, si sono utilizzate le informazioni disponibili in letteratura o ricavate da casi analoghi a quello in esame, facendo riferimento anche alle informazioni pseudostratigrafiche ricavabili dalle indagini geofisiche eseguite sull’area. Si possono dunque assumere i seguenti parametri, in condizioni drenate, trascurando, in prima analisi a favore di sicurezza, il contributo fornito dalla coesione: Depositi [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] E [MPa] 0 5/10 35 (se di picco)25 Depositi detritici 19 (se a volume eluvio!colluviali costante) 2.3.7 Caso 7: Località Val Chisone (TO) (Fonte: Risistemazione della S.P. N. 172, strada di collegamento tra la S.R. N.23 ed il complesso di Pra Catinat: Relazione geologica) – Deposito da calcescisti L’intervento in oggetto riguarda la SP 172 del Colle delle Finestre in comune di Fenestrelle, nel tratto che collega la SR 23 al complesso di Pra Catinat. Inquadramento geologico Dalla lettura e dalla consultazione del materiale bibliografico citato in premessa si evince che nell’area analizzata sono rappresentati due domini strutturali principali del basamento pre – 50 Per quanto riguarda la tomografia elettrica, si tratta di una moderna metodologia d'indagine geofisica frutto dell'evoluzione delle classiche metodologie d'indagine geoelettrica. L´indagine sul terreno viene realizzata con un set di elettrodi (a partire da un minimo di 16 per arrivare anche a diverse centinaia), distribuiti lungo un profilo a distanza ravvicinata (generalmente qualche metro). Tramite un apposito sistema ! basato su uno o più cavi multielettrodo e relativi ¨switching box¨ ! questi elettrodi sono collegati all´unità di acquisizione dati / energizzatore in modo da poter funzionare alternativamente come elettrodi di corrente o di misura. Questo tipo d'indagine permette di acquisire migliaia di misurazioni di resistività elettrica del sottosuolo con numerose combinazioni elettrodiche opportunamente programmate. La Tomografia elettrica 2D che si serve di uno stendimento rettilineo e permette di ottenere un profilo elettroresistivo al di sotto dello stendimento, pertanto è possibile studiare esclusivamente la porzione di sottosuolo al di sotto dello stendi mento. La tomografia elettrica 3D analizza interi volumi di sottosuolo compreso tra gli elettrodi disposti seguendo stendimenti non convenzionali, ovvero con disposizioni elettrodiche che si adattano realmente agli spazi disponibili, per esempio con configurazioni a "C", ad anello, a quadrato, etc. 111 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 quaternario: uno comprendente unità di margine continentale costituite da uno zoccolo cristallino (Unità del Dora – Maira) e coperture, e uno comprendente Unità Oceaniche e di Fossa (Unità dei Calcescisti s.l. e Unità Ofiolitiche). Entro tali domini si riconoscono più unità strutturali, caratterizzate da proprie associazioni litologiche con distinte caratteristiche mineralogiche, petrografiche e strutturali. La bibliografia geologica ha messo in evidenza il carattere di polifasicità e policiclicità dell’evoluzione metamorfica del Massiccio Dora – Maira. Oltre alle unità di margine continentale anzi descritte, si riconoscono le unità oceaniche e di fossa (unità Ligure –piemontese) corrispondenti essenzialmente alla Formazione dei Calcescisti con Pietre Verdi. Si tratta di unità considerate alloctone e spesso raggruppate, nella letteratura attuale, a formare una Falda “Piemontese” o “Ligure – Piemontese”. Tutta la zona dell’intervento è caratterizzata dalla presenza di calcescisti, come a seguito riportato. In particolare l’intervento da realizzarsi presso il tornante 2 è ubicato in un a zona dove si ha: Substrato roccioso formato da calcescisti Coperture detritiche del basamento: ascrivibili al complesso tettonometamorfico del Dora Maira. Presso il tornante 4 affiorano: Micascisti in lenti entro calcescisti e prasiniti Presso il tornante 5: Substrato roccioso: non affiornate, esso risulta essere costituito dai calcescisti, dai micascisti e dalle restanti litologie appartenenti all’unità tettonometamorfica Bassa Valle Susa – Valli di Lanzo – Monte Orsiera e identificata in letteratura come unità oceanica. Presso il tornante 6 affiorano: Micascisti in lenti entro calcescisti e prasiniti Presso il tornante 7 è evidenziato l’affioramento di: Calcescisti Micascisti Presso il tornante 8: Substrato roccioso: non affiornate, esso risulta essere costituito dai calcescisti, dai micascisti e dalle restanti litologie appartenenti all’unità tettonometamorfica Bassa Valle Susa – Valli di Lanzo – Monte Orsiera e identificata in letteratura come unità oceanica. Dal punto di vista geologico tecnico si è rilevato in definitiva che, nell’area in esame il substrato non è immediatamente affiorante, e l’intervento in progetto interesserà litologie appartenenti alle coperture detritico – colluviali. 112 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Analisi geotecnica e parametri individuati Vista la consistenza delle opere in progetto si è ritenuto di procedere ad accertamenti di tipo geognostico e geofisico per avere un riscontro oggettivo invece di una stima riguardo alla profondità del substrato. Si è proceduto alla realizzazione di un sondaggio a carotaggio continuo della profondità inizialmente stimata di 20 m e poi estesa fino a m 25, da piano stradale, in cui non si è riscontrata la presenza del substrato roccioso, unitamente all’esecuzione di prove penetrometriche S.P.T. Inoltre, si è proceduto alla realizzazione di n°1 profilo di velocità delle onde di taglio MASW51 e relativo calcolo del parametro VS30 e di 2 sezioni tomografiche di velocità delle onde di compressione. Depositi [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] 18 26/27 0 18 26/27 3 Depositi detritici eluvio!colluviali TORNANTI 1!2!3!4 Depositi detritici eluvio!colluviali TORNANTI 5!6!7!8 51 Il metodo di indagine, conosciuto comunemente e impropriamente come MASW (multichannel analysis of surface waves), delle onde superficiali attive (anche detto S.W.M. – Surface Wave Method) è un metodo di caratterizzazione sismica basato sull’analisi della dispersione geometrica delle onde superficiali (onde di Rayleigh). Il risultato è un profilo verticale delle velocità delle onde di taglio nel terreno ed una stima del modulo di rigidezza al taglio dinamico (G0) in funzione della profondità. Il profilo di Vs, a differenza dei metodi di indagine basati sulla propagazione delle onde di compressione P, permette di indagare anche mezzi saturi. L’indagine sismica per onde superficiali restituisce: Una pseudosezione per ogni sismogramma invertito, contenente le lunghezze d’onda estratte dalla curva di dispersione moltiplicarte per 0.4. Questo grafico dà qualitativamente l’idea della massima profondità raggiunta dall’indagine. Un profilo verticale di velocità di propagazione delle onde S. Nelle situazioni di geologia complessa, in cui non è significativo produrre un unico profilo rappresentativo dell’intero stendimento, è necessario energizzare da entrambe le teste dello stendimento. In questo caso si può frazionare il sismogramma e produrre due profili indipendenti, pertinenti alle estremità dello stendimento. Parametro Vs30 per ogni profilo 113 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 2.3.8 Caso 8: Comune di Frabosa Soprana (CN) (Fonte: Progetto dei lavori di ristrutturazione dell’impianto di depurazione esistente in località “Mondagnola”: Relazione geologica e sismica) – Deposito da calcescisti L’area di interesse è in particolare localizzata lungo il fondovalle del rio Mondagnola a margine della vecchia strada comunale dal Capoluogo per Mondagnola. Inquadramento geologico Dal punto di vista geomorfologico l’area indagata presenta una morfologia piuttosto articolata, fortemente influenzata dalla presenza di litotipi ad erodibilità differenziale (calcescisti, dolomie e quarziti). In particolare i versanti che si sviluppano su rocce compatte, maggiormente resistenti all’erosione, come i conglomerati, le quarziti, i calcari e i porfiroidi, si presentano da mediamente a molto acclivi, mentre quelli che si sviluppano su rocce maggiormente erodibili, come i calcescisti e i depositi quaternari, si presentano poco acclivi. I processi gravitativi principali che possono interessare i versanti sono i crolli, in molti casi prodotti da termoclastismo e dal crioclastismo, e i colamenti della coltre superficiale, in seguito all’imbimbizione della coltre stessa di acqua di provenienza meteorica. Sul reticolo idrografico minore possono essere presenti invece accentuati fenomeni di erosione e trasporto. In corrispondenza al raccordo tra i versanti ed il fondovalle si rinvengono: Depositi detritici eluvio!colluviali: di grande spessore, dovuti al trasporto e successivo accumulo dei prodotti dell’alterazione dei litotipi affioranti nei settori sovrastanti. In alcuni settori si segnalano inoltre: Forme moreniche: esse sono piuttosto estese legate all’attività glaciale pleistocenica. Alcuni tratti vallivi si sono impostati in corrispondenza di strutture tettoniche disgiuntive di media estensione, lungo le quali si è avuta una maggiore erodibilità ed un maggior modellamento da parte degli agenti esogeni. La successione stratigrafica puntuale del settore indagato risulta definita da: Coltre detritica eluvio!colluviale Depositi alluvionali grossolani Blocchi metrici di natura quarzitica Analisi geotecnica e parametri individuati Per la classificazione dei materiale, con particolare riferimento alle coltri detritiche eluvio! colluviali, si è tenuto conto di quanto accertato nel corso di sopralluoghi in sito in aree di affioramento. Dalle indagini è stato possibile ricavare sia i parametri della coltre detritica 114 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 superficiale, a seguito presentati, ma anche del substrato quaternario. Sono in aggiunta state condotte campagne geofisiche per la caratterizzazione e classificazione sismica del terreno Depositi [kN/m3] !’ [°] Cu [kPa] 38 (se di picco)34 Depositi detritici 19/20 (se a volume 0 eluvio!colluviali costante) 2.3.9 Caso 9: Comune di Ceresole Reale (TO) (Fonte: Prevenzione rischio valanghe centrale idroelettrica di Ceresole Reale: Relazione geologica e geomeccanica in prospettiva sismica) – Deposito da calcescisti L’area oggetto del presente studio è compresa fra le quote 1875 e 2050 m. s.l.m. in loc. Villa comune di Ceresole Reale, in corrispondenza di un versante roccioso molto acclive esposto a grande scala a Nord! Est. Nel dettaglio l’analisi riguarda il versante immergente a Sud!Est di una valletta in destra orografica (Valle Orco). Inquadramento geologico Da un punto di vista geologico il massiccio montuoso in cui la pendice si inserisce è costituito da rocce metamorfiche rappresentate da gneiss occhiadini (Complesso degli gneiss Minuti) derivanti dal metamorfismo di rocce granitiche (granitoidi) risalenti al Carbonifero (tardo paleozoico). Il massiccio appartenente alle falde “Pennidiche” superiori è sovrascorso da diversi elementi strutturali appartenenti alla “Zona Piemontese” dei calcescisti con metaofioliti (poco a est di Ceresole, e al sistema Austroalpino del Falda Dent!Blanche. Le vicende deformative hanno inoltre determinato all’interno dell’ammasso la genesi di ulteriori set di discontinuità (legati anche alle fasi di metamorfismo), che ne incrementano il grado di fratturazione, con formazione di elementi lapidei di forma prevalentemente da prismatica a tabulare. Dal rilievo geomorfologico eseguito è emerso come localmente (incisioni/impluvi), il substrato roccioso metamorfico sia sormontato da coltri detritiche più o meno continue, a cui si sovrappone localmente materiale detritico rimaneggiato (materiale di risulta relativo allo scavo della galleria a servizio della centrale idroelettrica). Si osserva quindi la presenza di: Detrito di versante: si tratta di depositi granulari sciolti o mediamente addensati (key block) per lo più costituiti da ghiaie grossolane con immersi grossi elementi e massi in appoggio 115 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 (misurati in campagna volumi fino a 1!3 m3) caratterizzati da potenza eterogenea variabile stimata da pochi decimetri a oltre 3!4 m nella zona di valle (cono di detrito). Analisi geotecnica e parametri individuati Si è eseguito un riconoscimento speditivo del terreno mediante prove di cantiere. Sono riportati nella seguente tabella i valori (range) dei parametri geotecnici attribuibili al terreno analizzato, ricavati dalle osservazioni geotecniche condotte in campagna e da valutazioni circa il grado di arrotondamento (basso) e dimensioni dei clasti. Viene precisato che in caso di cavità dovute a mancata saturazione dei vuoti esistenti fra gli elementi di grosse dimensioni (in generale difficilmente prevedibili a priori), le caratteristiche geotecniche possono subire puntuali significative parzializzazioni (decadimenti). Depositi [kN/m3] !’ [°] c’ [kPa] 35/38 0 Depositi detritici di 18/19 versante 2.3.10 Caso 10: Comune di Vaiano (PR) (Fonte: Prevenzione rischio valanghe centrale idroelettrica di Ceresole Reale: Relazione geologica e geomeccanica in prospettiva sismica) – Deposito da calcescisti L’area in esame è sita sul margine Ovest, a quota circa 160!170 m s.l.m. in corrispondenza dell’abitato di Case Pozzino, è presente il limite della pianura alluvionale del Fiume Bisenzio. Inquadramento geologico L’area che circonda l’Impianto del Pozzino è stata oggetto di un rilevamento geologico, ed evidenzia la presenza di differenti litotipi. Di interesse, in questa sede, risulta la Formazione di Sillano. Questa formazione non manifesta mai un aspetto simile nei vari affioramenti sparsi in tutta la Toscana centro!settentrionale. La presenza di numerose litofacies diverse tra loro, sia per composizione interna che come componenti percentuali dell’intera massa, costituisce un ostacolo per una precisa e semplice descrizione della formazione. Nella zona oggetto di studio, la Formazione di Sillano si presenta principalmente costituita: 116 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Argilliti e siltiti: di color grigio, grigio scure all’alterazione, si trovano in strati di spessore da centimetrico a decimetrico. Argilliti e siltiti costituiscono circa il 75!80% dell’intera formazione, conferendo ad essa proprietà di discreta plasticità e duttilità. Arenarie calcareo!quarzose, calcareniti e calcescisti grigie e avana intercalate a peliti: in strati di spessore variabile, da pochi centimetri ad alcuni decimetri. Più raramente vi sono anche intercalazioni marnose e calcareo marnose di colore marrone scuro. Va sottolineato che da un punto di vista sedimentologico la Formazione di Sillano non presenta mai marcate regolarità, né come continuità laterale degli strati, né come ripetizione stratigrafica dei litotipi. Tratti a maggior pendenza sono localizzati lungo gli impluvi fluviali, sempre in marcata attività erosiva, mentre nella parte medio bassa del versante si notano occasionali spianate caratterizzate generalmente da maggiori spessori di copertura detritica. Dallo studio e analisi di tale copertura eluviale è emerso che sotto l’aspetto granulometrico la varia fra un limo con argilla debolmente sabbioso!ghiaioso ed una ghiaia con limo sabbioso debolmente argilloso. La percentuale di limo nel deposito è compresa fra il 55% ed il 31% mentre quella di argilla fra il 26% ed il 10%. Maggiore variabilità manifestano invece la frazione sabbiosa e quella ghiaiosa che oscillano fra il 15% ed il 40%. Analisi geotecnica e parametri individuati E' stata realizzata una campagna di indagini geognostiche, nell'estate del 1993, mediante l’esecuzione di sondaggi a carotaggio continuo con prelievo di campioni indisturbati di terreno. Nei fori di sondaggio sono state eseguite sia prove penetrometriche S.P.T. che prove di permeabilità in sito (Lefranc o Lugeon)52 che hanno permesso di valutare le caratteristiche fisico! 52 Tali prove di permeabilità, eseguite in foro di sondaggio, consentono di ottenere una stima quantitativa del coefficiente di permeabilità del terreno (prova Lefranc) o della roccia (prova Lugeon). Nel dettaglio le prove di permeabilità Lefranc si distinguono in prove a carico costante e prove a carico variabile a seconda delle modalità esecutive e delle caratteristiche granulometriche e tessiturali del terreno. In genere la prova a carico variabile è stata realizzata dove l'assorbimento dei terreni appare scarso. La prova a carico costante, eseguita in avanzamento durante la perforazione a diversi livelli di profondità, consiste nel misurare la portata necessaria per mantenere costante il livello d'acqua nel foro, controllando tale livello con una sondina elettrica e misurando la portata con un contatore di precisione inserito nella mandata della pompa della sonda. Nella prova a carico variabile è misurata la velocità di riequilibrio del livello idrico dopo averlo alterato mediante immissione (generalmente fino a piano campagna) di acqua in foro. La prova consiste nell'eseguire alcune letture di livello dell'acqua in foro (h) a frequenti intervalli di tempo (t) annotando sia il livello dell'acqua sia il tempo di ciascuna lettura. La prova Lugeon, che si esegue esclusivamente in corrispondenza degli ammassi rocciosi, consiste invece nel misurare la portata di acqua iniettata nel foro di sondaggio opportunamente predisposto ( detto camera filtrante) in almeno cinque gradini di pressione, misurando la costanza della portata ogni 2 minuti. 117 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 meccaniche dei terreni attraversati. Infine, per lo studio della circolazione idrica sotterranea, tutti i fori di sondaggio sono stati muniti di piezometri. Sono stati eseguiti sondaggi a carotaggio continuo con lo scopo di consentire una precisa ricostruzione litostratigrafica e geotecnica dei terreni attraversati e di permettere lo studio della circolazione idrica sotterranea. Nel corso delle perforazioni sono state eseguite prove penetrometriche S.P.T. in avanzamento per verificare il grado di consistenza dei litotipi attraversati. Per quanto riguarda le analisi geotecniche di laboratorio nel corso dei sondaggi sono stati prelevati 7 campioni di terreno sui quali sono state eseguite le seguenti determinazioni ed analisi: Determinazione della massa volumica apparente umida e dell’umidità naturale Analisi granulometrica per via umida e sedimentazione Determinazione dei limiti liquido e plastico Prova di taglio con apparecchio di Casagrande di tipo consolidato drenato Prova di compressione edometrica con determinazione del coefficiente di consolidazione e permeabilità Prova di compressione con espansione laterale libera53 Per quanto riguarda le proprietà meccaniche del deposito detritico eluvio!colluviale esso è stato distinto il comportamento in condizioni non drenate e drenate. Per la definizione dei parametri in condizioni non drenate sono state eseguite prove di compressione con espansione laterale. I valori della resistenza dei terreni sono correlabili direttamente al grado di umidità dello stesso che manifesta forte variabilità da zona a zona: in associazione alle umidità più basse sono relativi maggiori valori di coesione. I parametri geotecnici in condizioni di tensioni efficaci sono stati ottenuti mediante prove di taglio diretto. Si hanno pertanto i seguenti valori: Depositi Depositi detritici eluvio!colluviali [kN/m3] 18.6 22.4 53 !’ [°] c’ [kPa] Cu [kPa] 22 27 3.8 11.3 3.8 11.3 Nel documento si fa riferimento ad un “Allegato G1”, per risultati di tali indagini. Non essendo presente tale allegato, non è stato possibile ricavare le caratteristiche fisiche del deposito. 118 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 2.3.11 Parametri geotecnici caratteristici Come già osservato per la valutazione dei parametri geotecnici caratteristici dei depositi alluvionali, occorre andare alla ricerca di quei parametri geotecnici caratteristici, scelti mediante una stima cautelativa. Nei casi esaminati non si è sempre osservata lo stesso quantitativo di dati e parametri fisico!meccanici individuati. In particolare per quanto riguarda i parametri di deformabilità, il modulo elastico viene fornito solo in due indagini e il rapporto di Poisson in un unico caso. La variabilità dei dati ha fatto optare per una valutazione statistica per i soli parametri che avessero un campione significativo, ovvero il peso specifico , l’angolo d’attrito !’, la coesione c’, utili per una valutazione in condizioni drenate. Talvolta sono stati forniti gli angoli di resistenza al taglio residui !’cv e la coesione non drenata Cu, di cui si è inteso comunque darne un valore approssimato. In particolare si è deciso di dare una stima della Cu, nell’ipotesi di voler considerare le condizioni non drenate. In conclusione il campione scelto può ritenersi più concentrato geograficamente rispetto alla valutazione di parametri geotecnici medi di depositi alluvionali, ma esso può comunque considerarsi rappresentativo dell’Italia stessa. A seguito sono riportati i dati ottenuti, riassunti in forma tabellare: Natura del detrito CARBONATICA Caso Depositi [kN/m3] !’ [°] 1 Detrito di falda e detrito di versante cementato 21.7!23 25!40 1 Depositi eluvio! 20.3!21.4 colluviali superficiali 1 Depositi eluvio! colluviali sepolti 26.9!27.6 !’rediduo [°] c’ [kPa] Cu [kPa] 0!10 23!26 40!60 20!24 140!160 119 E [MPa] ! ["] Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Natura del detrito DA CALCESCISTI 3 !’ [°] !’rediduo [°] c’ [kPa] 2 Depositi detritici eluvio! colluviali 18!20 36!42 31!33 0 3 Detrito di falda 18!21 24!32 0!20 3 Coltri eluvio! colluviali 17!18.5 16!25 10!20 4 Depositi detritici di versante 20 27!30 1!3 5 Depositi detritici eluvio! colluviali 17!19 30!32 0 6 Depositi detritici eluvio! colluviali 19 30 7 Depositi detritici eluvio! colluviali 18 26!27 Caso Depositi [kN/m ] 120 25 0 0 Cu [kPa] E [MPa] ! ["] 36!38 0.3 5!10 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Natura del detrito !’ [°] !’rediduo [°] c’ [kPa] Caso Depositi 7 Depositi detritici eluvio! colluviali 18 26!27 8 Depositi detritici eluvio! colluviali 19!20 38 9 Depositi detritici di versante 18!19 35!38 0 10 Depositi detritici eluvio! colluviali 18.6!22.4 22!27 38!113 3 [kN/m ] Cu [kPa] E [MPa] ! ["] 3 0 34 38!113 Tabella 4: parametri geotecnici ottenuti dall’indagine. Analogamente a quanto effettuato per i depositi alluvionali, sono stati valutati i parametri statistici di media e valor medio e, sulla base di questi, con una valutazione cautelativa, sono stati scelti i parametri geotecnici d’interesse. Natura del detrito CARBONATICA Caso Depositi [kN/m3] !’ [°] 1 Detrito di falda e detrito di versante cementato 21.7!23 25!40 1 Depositi eluvio! colluviali superficiali 121 20.3!21.4 23!26 !’rediduo [°] c’ [kPa] Cu [kPa] 0!10 40!60 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Natura del detrito !’ [°] !’rediduo [°] c’ [kPa] Cu [kPa] CALCESCISTI DA Caso Depositi 1 Depositi eluvio! colluviali sepolti 2 Depositi detritici eluvio!colluviali 18!20 36!42 3 Detrito di falda 18!21 24!32 0!20 3 Coltri eluvio!colluviali 17!18.5 16!25 10!20 4 Depositi detritici di versante 20 27!30 1!3 5 Depositi detritici eluvio!colluviali 17!19 30!32 0 MEDIA STATISTICA 20.5 28 5 100 MODA 19 ["] 10 ["] VALORE ASSUNTO 20 27 5 100 19 30 6 [kN/m3] 140!160 26.9!27.6 20!24 Depositi detritici eluvio!colluviali 122 31!33 25 0 0 Verifica della stabilità di opere in legname Capitolo 2 Natura del detrito !’rediduo [°] c’ [kPa] Caso Depositi [kN/m3] !’ [°] 7 Depositi detritici eluvio!colluviali 18 26!27 0 7 Depositi detritici eluvio!colluviali 18 26!27 3 8 Depositi detritici eluvio!colluviali 19!20 38 9 Depositi detritici di versante 18!19 35!38 10 Depositi detritici eluvio!colluviali Cu [kPa] 0 34 0 18.6!22.4 22!27 38!113 38!113 MEDIA STATISTICA 19 30 29.5 16 37.5 MODA 19 27 ["] ["] ["] VALORE ASSUNTO 19 30 29 16 37.5 Tabella 5: Tabella di ricerca dei parametri geotecnici caratteristici, desunti dai 10 casi reali sopra riportati. Vengono individuati il valore medio statistico, la media e il valore assunto per il parametro, sia per i depositi detritici di natura carbonatica che derivati da calcescisti. 123